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Monastero di Santa Scolastica
Dei dodici monasteri voluti da San Benedetto nella valle sublacense, l’unico sopravvissuto ai terremoti e alle
distruzioni saracene fu quello di Santa Scolastica, che, sino alla fine del XII secolo, fu il solo monastero di Subiaco.
In origine si chiamò “Monastero di San Silvestro”, successivamente (IX secolo) fu detto “Monastero di San
Benedetto e di Santa Scolastica” e nel XIV secolo prese il nome attuale.
Si presenta come un complesso di edifici costruiti in epoche e stili diversi: un ingresso, sul quale figura la scritta
“Ora et Labora”, con strutture del XX secolo, introduce nel primo chiostro o “Chiostro Rinascimentale” del secolo XVI,
dal quale si passa in un secondo chiostro o “Chiostro Gotico” del secolo XIV ed, infine, in un terzo, detto “Chiostro
Cosmatesco”, del secolo XIII. Il Campanile è del XII secolo e la Chiesa attuale è della fine del 1700, l’ultima di ben
cinque chiese stratificatesi lungo i secoli.
Il monastero ebbe il periodo di maggiore splendore tra il secolo XI e il secolo XIII. Nel 1465 i due chierici tedeschi
A. Pannartz e C. Sweynheym vi impiantarono la prima tipografia italiana, che arricchì la Biblioteca, già esistente, di
incunaboli e di libri di grande valore.
La Biblioteca è oggi situata sul lato nord del Chiostro Gotico, mentre il Refettorio si trova nel lato ovest del
Chiostro Cosmatesco, un tempo sormontato dal Dormitorio.
Il monastero di Santa Scolastica si trova ad est di Subiaco, a 510 metri di altezza, ed è disposto longitudinalmente
e parallelamente alla valle, dove, per secoli, vissero nella contemplazione e nella preghiera, eremiti e monaci, che le
meritarono il nome di “valle santa”.
Chiostro Rinascimentale
Il primo Chiostro o “Chiostro Rinascimentale” è la parte più recente del monastero di Santa Scolastica.
La sua costruzione iniziò nel 1580, durante l’abbaziato di Cirillo di Montefiascone e fu portata a termine nel 1689,
quando era abate Michelangelo Inurea, fratello del doge Luca Maria. Il lato ovest, ricostruito dopo il bombardamento
del 23 Maggio 1944, e il lato sud sono formati da archi poggianti su robusti pilastri; il lato nord ed il lato est, che, prima
del 1580, costituivano la facciata e l’ingresso del monastero, sono oggi occupati da altri edifici.
Affreschi di autore ignoto, risalenti al 1600, si trovano sui pilastri del lato sud e raffigurano i papi che, nel tempo,
visitarono il cenobio: Gregorio IX, Alessandro IV, Urbano VI, Pio II.
Sulla parete dello stesso lato si trovano, incorniciate, fotocopie di documenti, di codici e di incunaboli presenti
nella biblioteca del monastero, come la Regola di San Benedetto e il Regesto del IX secolo, nonché fotografie che
testimoniano la visita degli ultimi papi: Giovanni XXIII, Paolo VI e Giovanni Paolo II.
Arco Flamboyant
Il lato ovest del secondo chiostro del monastero di Santa Scolastica presenta al suo inizio un grande Arco
"flamboyant", del 1400, a doppia arcata, dal quale si vede la facciata della chiesa gotica e il campanile romanico.
Grande importanza assumono i due archivolti, con larga modanatura a gola: l'arco interno è acuto e ornato di
grosse foglie, quello esterno è a chiglia, con nicchie all'imposta e fiore sulla cuspide. La novità dell'Arco sta proprio
nella curvatura, detta appunto "a profilo di chiglia" dell'arcata esterna, che fu un elemento decorativo notevole nel
gotico d'oltralpe; si usò soprattutto nelle entrate delle chiese e in qualche facciata, ma fu poco presente in Italia.
La prima arcata contiene, in tenero calcare, figure di patriarchi o di profeti dai volti barbuti, sorretti da mensole;
nella seconda arcata sono rappresentati alcuni angeli che incorniciano la statua della Madonna in trono, posta al
centro.
Questo particolare, unico in Italia, si trova, invece, in portali gotici d'oltralpe soprattutto spagnoli e catalani.
L'influsso catalano, evidente nell'Arco, testimonia la presenza nel monastero, in quel periodo, di monaci spagnoli e di
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altre nazionalità europee, secondo l'apertura culturale ed artistica dei monasteri sublacensi, e la presenza di un abate
spagnolo (il cardinale Torquemada).
Un'ulteriore conferma dell'influsso iberico è data dall'edicola rettangolare che inquadra l'Arco e che risulta
leggermente aggettante rispetto al muro. Gli Spagnoli avevano ereditato questo elemento architettonico dagli Arabi,
dei quali per anni subirono la presenza.
Chiostro Gotico
Il secondo Chiostro del monastero di Santa Scolastica, detto anche “Chiostro Gotico”, fu costruito tra la fine del
1200 e gli inizi del 1300.
La sua forma irregolare, a sei lati, deriva dall’unione di due rettangoli con diverso orientamento: i lati adiacenti
alla chiesa rispettano la disposizione della parte più antica del monastero, mentre gli altri seguono una direzione che
devia verso est.
Forse qui un tempo stava l’ingresso, come si vede nell'affresco de “Il miracolo della falce”, posto nella galleria
meridionale. Si chiama “Chiostro Gotico” per gli archi a sesto acuto, con doppio sguancio, che poggiano su robusti
pilastri.
Al centro sta un pozzo esagonale con parapetto e colonne di marmo, che, un tempo appartenevano alla villa
neroniana.
Nel lato ovest, all’altezza del terzo e del quarto arco, è possibile ammirare il campanile e il monte Francolano. La
parete del lato nord è ornata di reperti provenienti dalle diverse chiese del monastero e dalla villa di Nerone. In una
lapide, murata su un pilastro posto dirimpetto al portale della chiesa, è raffigurato il noto simbolo eucaristico: due
cervi si abbeverano ad un recipiente poggiato su una pianta. Sulla schiena dell’animale di sinistra sta un’epigrafe, che
allude alla consacrazione della chiesa di Santa Scolastica (4 Dicembre 980).
Non chiaro è, invece, il significato dell’iscrizione posta nella parte superiore della lapide. Dal XIII secolo in questo
luogo vennero stipulati gli atti pubblici, perciò era accessibile anche ai laici; tale prassi cessò con l’abate Cirillo (15771581), che apportò radicali modifiche alla vita monastica.
Chiostro Cosmatesco
"Magister Jacobus Romanus fecit hoc opus" si legge nell'archivolto, in pietra calcare, del lato meridionale del terzo
chiostro del monastero di Santa Scolastica.
La firma indica l'autore, il marmoraro romano Jacopo il Vecchio, figlio di Lorenzo di Tebaldo, che lo iniziò
probabilmente prima del 1210. Suo figlio Cosma, dal quale prese il nome l'arte dei marmorari romani, alla morte del
padre, verso il 1240, insieme ai figli Luca e Jacopo, continuò e portò a termine la costruzione È da notare l'assenza
dell'incrostazione a mosaico caratteristica di quegli artisti; in compenso, però, sulle colonne sono presenti diverse
testine mostruose, tipiche dello stile romanico internazionale, che Jacopo tentò di imitare.
Al tempo dell'abate Cirillo (1577-1581) fu costruito, con arcate di tufo, il piano superiore, ma nel 1700 ne fu
murato il lato nord, volendo dare una nuova sistemazione alla parte riservata ai novizi. Il Chiostro ha la forma di un
rettangolo, i cui lati lunghi vanno nello stesso senso della chiesa. Il portico, da ovest ad est, è costituito da archi
romanici che poggiano su colonnine in parte binate, in parte solitarie e tortili su una delle quali è presente la faccia di
un diavolo e su un'altra una testa umana rovesciata, con capitelli sempre diversi, in marmo bianco di Carrara, preso,
dopo un terremoto, da S. Clemente, primo monastero benedettino sorto in uno degli ambienti della vicina villa di
Nerone.
Le cornici hanno un andamento irregolare, perché scendono e risalgono, con un effetto plastico notevole.
L'architettura organica ed equilibrata di questo Chiostro non solo compensa l'assenza del mosaico, presente in altri
chiostri cosmateschi, ma ne fa un esempio di stile, pressoché unico.
I pezzi che compongono gli archi sono numerati progressivamente da I a XVII e sui pilastri si notano segni identici
a quelli delle lastre collocate vicine orizzontalmente: ciò fa pensare ad un lavoro prefabbricato a Roma e poi qui
trasportato e ricomposto.
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Sulle pareti della galleria sono dipinti i simboli dei paesi che nel Medioevo erano sotto la giurisdizione temporale
dell'abate, come Cervara (bandiera col cervo), Ponza (bandiera con i ponti) e sulle volte sono presenti pitture del
secolo XIV: l'Agnello e gli Evangelisti; da notare l'occhio centrato di San Matteo, che guarda lo spettatore, da
qualunque parte egli si posizioni.
Il pavimento delle gallerie è più basso rispetto a quello del cortile interno, al centro del quale, dal 1578, sta un
pozzo rivestito di marmi provenienti dalla villa neroniana.
Chiesa di Santa Scolastica
La Chiesa del Monastero di Santa Scolastica sorge sul primo oratorio di San Benedetto, di cui, nel 1962, si sono
scoperte le tracce.
Molto probabilmente nel secolo IX una seconda chiesa fu costruita su quella preesistente, come si può dedurre
dai resti che affiorano da sotto il campanile e presenti nella chiesa più moderna. Una terza chiesa, consacrata nel 980
da Benedetto VII, fu edificata in stile romanico e, nel 1300, fu rifatta, mantenendo immutate le dimensioni, secondo lo
stile gotico-cistercense.
È ancora possibile vedere, nel transetto, i resti del rosone originario. Nella zona superiore ed inferiore della
parete orientale dello stesso vi è un dipinto che rappresenta la Pentecoste ed è ambientato in una città; nella parete
occidentale è raffigurata l’Ascensione; nella parete settentrionale oggi sono visibili solo le scene laterali, che
rappresentano l’ “Incoronazione della Vergine”, di un affresco, il cui centro è andato distrutto nella costruzione della
volta di copertura del transetto attuale.
Il famoso architetto Giacomo Quarenghi, nel 1769, restaurò la Chiesa in stile neoclassico, seguendo la struttura
gotica precedente.
Possiamo ammirare il bel portale gotico, i cui elementi decorativi ricordano l’architettura cistercense del basso
Lazio, con un affresco nella lunetta e, ai lati del portale, altri affreschi di scuola senese del secolo XIV, con scene della
vita di San Benedetto: l’episodio del Goto, il tentativo di avvelenare il santo col vino e il castigo inferto al monaco
infedele.
La Chiesa è a croce latina, ad una navata di forma rettangolare irregolare, quasi un trapezio, con volta a botte e
con decorazioni risalenti ai restauri del Quarenghi, che si ispirò al Palladio e in particolare alla chiesa del SS.mo
Redentore alla Giudecca (Venezia); l’abside, a semicupola, sostenuta da due colonne, fu terminata nel 1852
dall’architetto Giacomo Monaldi; nelle cappelle laterali sono visibili vari dipinti. Nel 1052-53, forse sulla torre
campanaria della chiesa del 980, costruita a sua volta sul nartece della chiesa del IX secolo, di cui restano quattro
grossi pilastri con altrettanti archi, fu fatto innalzare dall’abate francese Umberto il campanile a cinque piani.
Gli ultimi due piani furono successivamente rifatti, anche se non si sa ben definire l’epoca, e lo si deduce dalla
cornice di archetti romanici intrecciati. Il lato rivolto ad est presenta minor rilievo decorativo: non ci sono trifore, ma
bifore con pilastro al centro. Nel lato sud la decorazione è a due ordini di nicchie a fondo piatto, con gli archivolti
circondati da ghiere di laterizi di forma romboidale.
Nell’arcata del lato est, vicino alla Chiesa, è presente una pittura del secolo IX, che raffigura un cerchio, simbolo di
Dio, nel quale è evidente la Sua mano benedicente, quale segno di fecondità.
Nell’arcata opposta sono pitture risalenti al IX-X secolo e sono rappresentati, al centro, l’Agnello di Dio, e agli
angoli gli Evangelisti e i loro simboli zoomorfi. Una novità, rispetto alla pittura tradizionale dello stesso periodo, è data
dalla figura di San Matteo, che ha la faccia di un uomo o di un angelo e il corpo di un animale.