APPROCCIO CONDIVISO ALLA CURA DELLA FERITA NELL’EPIDERMOLISI BOLLOSA Abstract 1 Prefazione: Persone con l’Epidermolisi Bollosa e preparazione del letto della ferita 3 Esperti internazionali 4 Approccio condiviso alla cura della ferita nell’Epidermolisi Bollosa L ’Epidermolisi Bollosa ( EB ) è un gruppo di malattie ereditarie con quattro sottotipi. Il disturbo è caratterizzato dalla fragilità della pelle in alcuni individui affetti, che presentano ferite croniche, di difficile guarigione. Valutazione e trattamento delle ferite negli EB sono suggeriti dal programma di Preparazione del Letto della Ferita. L’approccio olistico al paziente tiene in considerazione i fattori che ritardano la guarigione e le preoccupazioni del paziente circa la sofferenza, la dermatite pruriginosa e le attività della vita di ogni giorno. La cura locale della ferita è una sfida mirata ad ottimizzarne la pulizia, la situazione infettivo – infiammatoria e l’equilibrio dell’umidità. Ferite croniche radicate, ma guaribili, possono essere aiutate da terapie progredite ( Edge Effect ) o ottimizzando la cura del paziente tramite sostituzione dei geni difettosi ( p.es. produzione di collagene tipo 7 dopo trapianto del midollo osseo ). La presente rassegna riporta le peculiarità cliniche che distinguono i deversi sottotipi dell’Epidermolisi Bollosa, le frequenti complicazioni mediche e la prognosi. La cura migliore è garantita da una èquipe interprofessionale. Il trattamento delle ferite croniche è descritto in una regola di rapida consultazione, costituita da 12 raccomandazioni formulate dai 13 membri esperti dell’èquipe interessata all’EB. Le raccomandazioni sono state riesaminate tramite processo di modifica Delphi facilitato al computer, dove quindici revisori esterni ( dei quali il 68,8% con esperienza di cura dell’EB di 11 anni o più ), indipendentemente, hanno registrato il forte punteggio dell’80 % o quasi di ciascuna raccomandazione. FOTOGRAFIE IN COPERTINA Applicazione di Alpigraf in paziente con EB distrofica recessiva: una persona affetta da EB distrofica recessiva ha subito ulcerazioni sulla spalla al 50% per tre anni. Gli sono stati applicati due strati di pelle viva equivalente ( fibroplasti dermici umani Apligraf + collagene bovino Tipo 1 sotto strato cellulare epidermico umano ). Un pezzo aveva una fasciatura in argento con schiuma equilibratrice di umidità, mentre l’altro soltanto questa schiuma. Una settimana dopo, soltanto il pezzo con fasciatura in argento più schiuma ha resistito ( equilibrio batterico + equilibrio dell’umidità della preparazione del letto della ferita ). Persone con l’Epidermolisi Bollosa e preparazione del letto della ferita R. Gary Sibbald and Elena Pope, Co-Presidenti, a nome del gruppo Epidermolisi Bollosa e preparazione del letto della ferita Le persone con Epidermolisi Bollosa ( EB ), in particolare l’EB Distrofica Recessiva ( RDEB ) ed i sottotipi dell’EB giunzionale, sono afflitti vita natural durante da ferite croniche ed infezioni. Questo studio dedicato ad una pratica largamente condivisa, esamina il problema della Preparazione del Letto della Ferita ‟ discusso ” alla lettera ‟ sulle ” spalle di Alex, una persona affetta da EB. Noi intendiamo diffondere questa esperienza a beneficio di tutte le persone affette da EB. Al progetto hanno partecipato esperti in Epidermolisi Bollosa, guaritori delle ferite ( ricercatori, medici, infermieri specializzati ) ed un pioniere nel trapianto del midollo osseo. Ci siamo proposti di rendere accessibile la conoscenza dei quattro differenti sottotipi dell’Epidermolisi Bollosa, così che gli individui affetti siano subito riconosciuti e si somministri solo il trattamento sintomatico opportuno, compresa la cura locale ottimale della ferita, per prevenire le infezioni sempre incombenti ed il mancato accrescimento. I clinici devono anche avere consapevolezza di complicazioni, quali la miocardiopatia ed il carcinoma cellulare squamoso ( l’infiammazione persistente porta alla metaplasia maligna ), che insorge addirittura nell’infanzia. Nel gennaio 1997, il Canada, per primo al mondo ha legalizzato il sostituto artificiale della pelle cresciuto in vitro ( Graftskin: collagene bovino Tipo 1 con fibroblasti umani e strato cellulare epidermico ). Nel febbraio 1997, sulla parte superiore della spalla di Alex, ulcerata fino al 50% per 3 anni, venivano sistemati due pezzi di Graftskin ( Apligraf, Organogenesis, Canton Ma ). Una settimana dopo l’applicazione, il sostituto della pelle ( con fessure di rilascio del fluido per mantenere il contatto ) sotto la fasciatura a schiuma ed argento era intatto. Al contrario, l’altro pezzo di sostituto della pelle privo dell’argento equilibratore batterico era stato distrutto dalla collagenasi locale, in parte causata dagli organismi pseudomonas. Le successive applicazioni sia del sostituto della pelle in vicrile composto da fibroblasti umani ( Dermagraf, Advanced Biobealing, La Jolla CA ) che del Graftskin, ottennero la guarigione completa della spalla di Alex. Malgrado Alex non sia più con noi a causa della miocardiopatia, il suo contributo ci ha consentito di migliorare la conoscenza della cura locale della ferita, chiarendo quanto oggi i clinici sanno. Successivamente abbiamo pubblicato il Progetto di Preparazione del Letto della Ferita ( WBP: Sibbald et al, 2000, 2003, 2006 – 07 – 10, 2011). Il WBP, è un progetto che comprende il trattamento del paziente nella sua globalità, le sue personali preoccupazioni e la cura locale della ferita. Idealmente, il trattamento del paziente comporta per i pazienti RDEB il rimpiazzamento del collagene Tipo 7 attraverso trapianti del midollo osseo o con altre terapie basate sulla modificazione genetica. Il trattamento della causa comporta anche l’ottimizzazione di altri co - fattori implicati nella guarigione, quali la nutrizione ( p.es: supplementi ed inserzioni di sonde per alimentazione ) e la correzione dell’anemia. 1 I componenti della cura locale della ferita sono DIM prima del DIME: Debridement – pulizia, Infection/Inflammation – controllo del processo infettivo/infiammatorio, Moisture balance – equilibrio dell’umidità, prima dell’Edge effect – effetto margine grazie a terapie progredite ( p.es: i sostituti della pelle per ferite radicate, ma guaribili ). La cura locale della ferita è stata migliorata con i prodotti di reticolo al silicone locale, gli strati di schiuma di silicone soffice ed il cerotto di silicone. Wagner et al. hanno pubblicato nell’agosto del 2010 un articolo settimanale nel New England Journal of Medicine, in cui parlano dei primi 7 pazienti RDEB sottoposti a chemioterapia immunoablativa ed a trapianto allogenico di cellule capostipiti. Dei sette, uno è morto per miocardiopatia prima del trapianto, un secondo è morto di infezione e per rigetto 183 giorni dopo il trapianto. In tutti i riceventi si è avuta riduzione nella formazione di nuove vesciche fra i 30 ed i 130 giorni successivi al trapianto. In cinque dei sei, il collagene Tipo 7 è aumentato, senza che si formassero tutte le fibrille di ancoraggio normalmente osservate. Due sono le preoccupazioni sollevate dai trapianti. La prima consiste nel fatto che il ristretto numero di individui destinati al trapianto sviluppino gli antigeni HLA delle cellule allogeniche nella pelle trapiantata, accrescendo il potenziale rigetto di un trapianto BM ( Bone Marrow ). Quanto alla seconda, gli individui RDEB più avanzati in età ( specie dopo i 20 anni ), sono molto predisposti ai carcinoma cellulari squamosi, e l’immunosoppressione associata al trapianto allogenico di cellule capostipiti, può incrementare questa predisposizione. Noi siamo ormai in condizione di applicare i principi di preparazione del letto della ferita in modo specifico alle persone con l’Epidermolisi Bollosa, non soltanto per ottimizzare la guarigione, ma anche per prevenire le infezioni e le altre complicazioni pre – e post trapianto del midollo osseo. Noi consigliamo anche strategie per persone con EB e per quanti se ne prendono cura ( famiglia ed operatori sanitari ) che vivono in terre povere, dove la connessione con gli esperti nell’EB contribuirà a migliorare la diagnosi ed il trattamento. L’EB è anche significativa per la pelle fragile riscontrata nell’anziano, ‟ Trapianti di pelle alla fine della vita ” ( SCALE ) ed in altre persone afflitte da malattia cronica o da immunosoppressione; di conseguenza i principi discussi nel nostro documento si riferiscono a qualsiasi altro paziente dalla cute delicata. Questo studio è dedicato a tutte le persone sofferenti di EB, nel tentativo di migliorarne la qualità di vita. Un ringraziamento particolare rivolgiamo ad Alex Melkic & Deanna Molinaro, che tanto ci hanno insegnato. 2 Esperti internazionali Approccio condiviso alla cura dell’Epidermolisi Bollosa Elena Pope, MD, MSc, FRCPC The Hospital for Sick Children Head, Section of Dermatology, Divisiom of Paediatric Medicine Research Institute, Toronto/Canada Upton Allen, MBBS, MSc, FAAP, FRCPC President, Canadian Association of Wuond Care Registrered Nurse Faculty member & inaugural graduate, International Interdisciplinary Wound Care Course ( IIWCC ), University of Toronto/Canada Michelle Lee, RN, BScN Dermatology Wound Care Nurse, EB Subspecialty clinic, Hospital for Skin Children, Toronto Canada Graduate, International Interdisciplinary Wound Care Course ( IIWCC ) Uniersity of Toronto Gregory Schultz, PhD Researcher, molecular and cellular regulation of wound healing. University of Florida Research Foundation, Professor and Director, The Institute for Wound Research, University of Florida/USA Professor of Medicine, Public Health, University of Toronto/Canada President, World Union of Wound Healing Societies Robert E Burrell, Phd Professor and Chair, Departement of Biomedical Engineering Faculties of Engineering & Medicine & Dentistry Professor, Canada Research Chair in Nanostructured Biomaterials Engineering Faculty of Engineering, University of Alberta/Canada Division Head, INfectious Diseases, The Hospital for Sick Children, Toronto/Canada Professor, Pediatrics and Health Policy Management and Evaluation University of Toronto/Canada Patricia Coutts, RN R. Gary Sibbald, Bsc, MD FRCPC (Med, Derm) Laurie Goodman, RN, BA, MHScN IIrene Lara-Corrales, MD, FRCPC (Derm ) Director, Mississauga Halton Wound Initiative Co-Director, International Interdisciplinary Wound Care Course ( IIWCC ), University of Toronto/Canada Advanced Practice Nurse & Clinical Educator Assistant Professor, Pediatrics, University of Toronto/Canada Pediatrics Dermatologisy Interdisciplinary Clinic Hospital for Sick Children, with Epidermolysis Bullosa/Wound Care interest Anna Elizabeth Martinez, MBBS, MRCP, MRCPCH Jemina Mellerio, BSc, MD, FRCP Consultant Pediatrician and Clinical Lead for the Pediatric EB service Great Ormond Street Hospital, London/UK Consultant Dermatologist and Clinical Lead for the Adult EB Service, Guy’s & St Thomas’ Hospital Great Ormond Street Hospital, London/UK St John’s Institute of Dermatology Jakub Tolar, MD, PhD John Wagner, MD Associate Professor, Department of Pediatrics, University of Minnesota/USA Blood and Marrow Transplation Chair, Albert D.& Eva J. Corniea Director of Stem Cell/Gene Therapies Director, Blood and Marrow Transplation Professor, Department of Pediatrics, University of Minesota/USA Principal Investigator, Clinical Stem Cell Trials for Severe Epidermolysis Bullosa Collaboration of… Knowledge and Expertise EB Team and Affiliates 3 Introduzione L’Epidermolisi Bollosa ( EB ) è un gruppo di malattie ereditarie caratterizzate da fragilità della pelle e delle mucose. Vi sono quattro differenti sottotipi di EB, determinati da mutazioni genetiche strutturali proteiniche nella membrana basale cutanea ( BMZ ) o nelle relativamente rare proteine desmosomiche sovra basali di adesione cellula a cellula. In base alla classificazione di recente stabilita di comune accordo, l’EB si distingue in quattro tipi principali, a seconda della formazione bollosa all’altezza della giunzione dermoepidermica ( DEJ ) ( simplex, giunzionale, distrofica e mista ) – ciascuna è poi determinata dal difetto proteinico specifico¹. La gravità dell’affezione delle mucose cutanee e di altri organi si differenzia sensibilmente nei tipi dell’EB. Nei diversi sottotipi dell’EB, la distribuzione muco cutanea e di altri organi, è ampiamente condizionata dalla natura delle mutazioni e dalla componente genetica, sfociante nei profili differentemente espressi dei geni responsabili dell’EB2,3. Quando possibile, una équipe interprofessionale specializzata si dedica alla complessa cura dell’EB. Qualora essa mancasse, fondamentali diventano per il paziente la terapia d’appoggio della ferita, la rapida identificazione ed il trattamento delle complicazioni. La cura delle ferite negli EB è una vera e propria sfida. Di fatto, data la variabilità clinica dei molti tipi e sottotipi di EB, ciascun paziente ha bisogno di un programma di trattamento specificatamente individualizzato. Nel decidere come curare la diffusa compromissione cutanea, peculiare di molti pazienti, si deve avere presente la spesa complessiva per la famiglia, per le unità sanitarie e, ulteriore complicazione, l’enorme quantità di prodotti per la cura della ferita. Ad oggi, non ci sono linee guida specifiche per la cura delle ferite, indirizzate ai problemi unici degli EB. Un gruppo di esperti internazionali nella EB, nella cura della ferita, in microbiologia, nelle malattie infettive e nei trapianti del midollo osseo si sono incontrati per tre giorni ad Alton, Ontario, in Canada ed hanno redatto una lista di 12 raccomandazioni inerenti alla cura delle ferite nei pazienti EB. Grazie al metodo Delphi di sondaggio della condivisione, modificato su base computerizzata, la lista è stata tradotta in un compendio completato da 15 altri esperti di diversa nazionalità ( Tabella 1 ), quindi ulteriormente perfezionato in un elenco di raccomandazioni ( Tabella 2). Tabella 1 REVISORI ESTERNI EB Karen Wiss ( USA ) Edward Barret ( Canada ) Anna Bruckner ( USA ) Annamarie Ormonde ( Italia ) Anne Lucky ( USA ) Michelle Lee ( Canada ) Gerry Kelly-Mancuso ( USA ) Celia Moss ( UK ) Agnes Schwieger ( Canada ) May El Hachem ( Italia ) Louise Fret-Lalonde ( Canada ) Dedee Murrell ( Australia ) Andrew Lin ( Canada ) Francis Palisson ( Cile ) 4 A. Trattare le cause I reperti clinici cutanei di tutti i tipi dell’EB sono il risultato della fragilità della pelle che porta alla formazione di bolle. L’ampio spettro clinico, procede dalle forme più moderate [ p.es: EB simplex ( EBS ), EB distrofica dominante ( DDEB ) ] fino all’affezione deformante disabilitante che condiziona la durata della vita [ p.es: EB giunzionale ( JEB ) distrofica recessiva ( RDEB ) ]. Il quadro clinico, la morbilità e la mortalità di questo gruppo di condizioni sono il risultato della compromissione della pelle e della vescicazione delle mucose ( occhi 4,5, mucosa orale, tratto gastroenterico6, tratto genitourinario7,8, tratto respiratorio ). Per di più, si riscontrano, nei casi gravi, anemia, cardiomiopatia9,10, insufficienza renale, insufficienza respiratoria, osteoporosi comprese le fratture13, malnutrizione cronica e mancato sviluppo13. Mentre la vescicabilità traumatica è norma negli EB, l’estensione, la profondità e la guaribilità delle ferite variano ampiamente da paziente a paziente, a seconda soprattutto del tipo di EB. È ben noto che molti pazienti affetti dalle EBS più moderate presentano vescicazioni limitate e guariscono solitamente tramite cura minima della pelle o interventi sistemici. Al contrario, i pazienti con RDEB grave generalizzata presentano ampie aree cutanee ricoperte di ulcere croniche non guaribili, che portano alla cicatrizzazione e alle contratture. Tuttavia, la gravità, l’ampiezza e la localizzazione delle vesciche sono certo indicative del tipo di affezione, ma non la prognosticano in senso categorico. Intendiamo dire che è fondamentale avere gli occhi particolarmente aperti nei primi mesi di vita, così che la vescicazione cutanea non sia sottovalutata. Sulla capacità di guarire incidono anche altri fattori, quali il carico batterico, la malnutrizione ed i bassi livelli dell’emoglobina. La Preparazione del Letto della Ferita è un ‟ vademecum ” dedicato alla valutazione, alla diagnosi ed al trattamento delle ferite lungo un iter che conduce alla guarigione ottimale 14, nel quale sono inclusi il trattamento delle cause e le preoccupazioni del paziente in quanto persona ( DIM prima di DIME: Debridement – pulizia, Infection and Inflammation – infezione ed infiammazione, Moisture Balance – equilibrio dell’umidità e Edge Effect – effetto margine per le ferite guaribili, pur se radicate ). Tabella 2: raccomandazioni per la cura della ferita nelle persone con Epidermolisi Bollosa Temi principali · · A. Trattare le cause Temi specifici 1. Valutare la capacità del paziente di guarire Raccomandazioni specifiche Valutare la compromissione del tipo specifico di EB ( simplex, giunzionale, distrofica, sindrome di Kindler ) e gli stati patologici connessi · Considerare l’età del paziente · Valutare lo stato della nutrizione: crescita in centili, BMI ( Body Mass INDEX ) · Monitorare i livelli di emoglobina 5 Continuazione Tabella 2 · Emoglobina bassa: considerare integratori Fe, trasfusioni · Albumina bassa: integratori proteinici, sonda per alimentazione via esofagea, ecc. · Affrontare la compromissione specifica del sottotipo 3. Avviare e sostenere la gestione Dolore: dei problemi del paziente in · Scala del dolore – organizzazione Mondiale della quanto persona, così che sia Sanità per il dolore nocicettivo messo in condizione di guarire · Dolore neuropatico: considerare il tricyclics, il gabapentin, il pregabulin · Approcci locali o topici · Approcci non farmacologici Prurito ( solo parzialmente istaminico mediato ) · Alternare l’antistaminico non sedativo H1 al mattino con farmaci sedativi di notte · Considerare preparati liquidi ad esordio rapido per la riacutizzazione Attività di vita giornaliera · Suggerire un consulto per la riabilitazione 4. Garantire l’educazione ed il · Comunicare fiducia al paziente ed a quanti se ne sostegno a paziente e famiglia, ed prendono cura, per accrescere la collaboratività a quanti se ne prendono cura, per · Creare una èquipe interprofessionale accrescere la collaboratività* · Sondare l’aiuto da parte dei centri EB autorizzati Da consultare: · ebcare network ( [email protected] ) · dEBra foundations ( www.debrainternational.org;http://www.debra.org/internation al ) 5. Localizzare la ferita e · Localizzazione determinarne le peculiarità · Tracciare la ferita o le ferite · Moltiplicare la massima lunghezza per la larghezza massima agli angoli retti · MEASURE mnemonica · Soluzione salina, acqua o acido acetico ( 0,5%6. Ripulire delicatamente le ferite 1.0 ) con soluzioni a bassa tossicità · Considerare i bagni, la vasca +/- con soluzione salina, candeggina, altri anti microbici 7. Pulizia · Drenare le vesciche con ago sterile per evitare lesioni, MA LASCIARE IL TETTO SULLA VESCICA · Considerare la pulizia conservativa non – traumatica del tessuto necrotico 8. Valutare e trattare · Colonizzazione superficiale critica ( NERDS ) ed infiammazione anormale · Infezione tessutale profonda /circoscritta ( STONESS )/ Infiammazione generalizzata 2. Definire gli obiettivi specifici ed il programma di cura B. Problemi del paziente in prima persona C. Cura locale della ferita 9. Scegliere la terapia opportuna / fasciatura topica, a seconda del sottotipo di EB · Pulizia autolitica - alginati, gel acquosi · Colonizzazione critica superficiale – argento, miele PHMB · Equilibrio dell’umidità con strati di silicone per prevenire trauma e sofferenza 6 Continuazione Tabella 2 10. Valutare il tempo previsto di guarigione o rideterminare gli obbiettivi terapeutici D. Fornire l’apparato organizzativo 11. Effetto margine: se una ferita è radicata o le aree marginali o altre appaiono atipiche,effettuare la biopsia cutanea, per escludere il carcinoma cellulare squamoso o altre complicazioni, prima di valutare opzioni terapeutiche concrete 12. Contemplare una struttura sistematicamente impegnata nell’assistenza sanitaria, costituita di infermieri specializzati, clinici interprofessionali, e in grado di approcciarsi ai nuovi casi Rivalutare le situazioni non guaribili al tasso previsto: · Emoglobina bassa · Albumina bassa · Infezione · Compromissione organica sistemica · Definire se la ferita, pur se radicata, è guaribile · Considerare le terapie progredite o concrete · Trapianti della pelle · Equivalenti della cute vivi ( nella consapevolezza della potenziale sensibilizzazione HLA in vista di futuro trapianto del midollo osseo e di altre procedure )** · Agenti biologici · Ogni nuovo caso abbisogna di diagnosi e di ASAP del tipo e del sottotipo · Sviluppare il sistema d’assistenza sanitaria in sostegno ai nuovi pazienti ( in base ai modelli esistenti ) · I singoli pazienti abbisognano di una èquipe interprofessionale virtuale comunitaria · http://www.internationalebforum.org *Per ulteriore sostegno da parte di professionisti, contattare DEBRA o altri centri riconosciuti dell’EB. **Se si deve adottare la terapia cellulare ( identificare con rapidità, specie la JEB ): usare prodotti di sangue filtrati; considerare il rischio di esposizione HLA con i prodotti cellulari ( p.es: trapianto della cute allogenico ); ottimizzazione delle strategie di vaccino per individui potenzialmente immunocompromessi. 7 1. Valutare le capacità del paziente di guarire 1.1 Determinare la compromissione specifica del tipo di EB ( simplex, giunzionale, distrofica, sindrome di Kindler ) e stati patologici connessi. Nell’EB simplex ( EBS ), il distacco indotto dal Figura 1: Preparazione del letto della ferita, adattata alle persone affette da Epidermolisi Bollosa trauma si verifica nell’epidermide. Nella maggior parte dei casi, ciò si manifesta all’altezza dei cheratinociti basali, come risultato delle mutazioni autosomiche dominanti nell’uno o nell’altro dei geni cheratinici di base ( KRTS o KRT14, che codificano rispettivamente la cheratina 5 o 14 )15. I pazienti con forme più moderate localizzate di EBS ( Weber - Cockayne ) presentano prevalentemente vesciche acrali alle palme delle mani ed alle piante dei piedi, incattivite dal caldo e dalla frizione. La forma più grave, la EBS generalizzata Dowling - Meara, è caratterizzata da un quadro clinico classico consistente in vesciche raggruppate che si propagano perifericamente come un filo di perle e di vesciche acrali che portano alla dolorosa cheratodermia. La EBS Dowling - Meara può essere molto grave nell’infanzia, con tendenza ad un lento miglioramento della vescicazione via via che il tempo scorre. La EBS con distrofia muscolare è una forma autosomica recessiva di EB, che si manifesta alla nascita con vescicazione, cui segue il progressivo indebolimento muscolare dopo un intervallo variabile fino a tre decenni. Le mutazioni nel gene della plectina ( PLEC1 ) producono l’insufficienza della plectina, una proteina della parte interna emidesmosomica presente anche nel muscolo scheletrico16. Forme rare recessive di EBS con clivaggio soprabasale sono determinate dalle mutazioni nei geni desmosomici PKP1 ( codificano la plakofilina 1, responsabile della sindrome di displasia dell’ectoderma per fragilità della pelle ) 17 o DSP1 ( codifica la desmoplachina, provocando una forma grave di EB acantolitica ), di solito è letale nel periodo neonatale18. L’EB giunzionale ( JEB ) è autosomica ereditata recessivamente, caratterizzata da formazione bollosa a livello della lamina lucida. Le mutazioni in uno dei tre geni che codificano la laminina 332 ( LAMA3, LAMB3, LAMC2 ), causano o la forma molto grave 8 Herlitz della JEB ( dove la grave fragilità muco cutanea, la difficoltà respiratoria ed il mancato sviluppo portano di solito alla morte nel primo o nei primi due anni di vita ) o la forma non-Herlitz che può essere grave nell’infanzia, ma è in genere compatibile con una vita di durata normale19. La variante Herlitz della JEB ha un quadro patognomico con vescicazione periorifiziale, ipergranulazione sovrabbondante del tessuto, compromissione periungueale e caduta delle unghie. Spesso è particolarmente difficoltoso gestire l’area del pannolino; è anche difficile proteggere dall’urina e dalle feci ampie aree scoperte. Se la vescicazione è molto estesa, questi pazienti presentano perdite percutanee significative di fluido che determina l’anemia, l’ipoalbuminemia, gli squilibri elettrolitici e accresciuto rischio di sepsi batterica. Nella JEB non - Herlitz ( COL17A1 )20 peculiari sono: i difetti allo smalto dentale, la compromissione ungueale, l’alopecia cicatrizzata a macchie, la compromissione oculare. Una forma molto rara di JEB, associata con atresia gastroenterica, che di solito colpisce il piloro, appunto la EB con atresia pilorica ( EB-PA ), è causata dalle mutazioni nei geni che codificano l’integrina α6 o β4 ( ITGA6 o ITGB4 ) o, molto di rado la plectina21. Queste proteine sono copresenti negli epiteli gastrointestinali relativi al fenotipo di coinvolgimento intestinale. La maggior parte dei casi si concludono fatalmente nei primi giorni o settimane, malgrado in una minorità si riscontri un quadro clinico meno aggressivo. L’EB distrofica ( DEB ) è ereditata in modo dominante o recessivo, ma tutte le forme sono causate da mutazioni nel gene che codifica il collagene tipo VII ( COL7A1 ), il componente maggiore delle fibrille di ancoraggio22. In contrasto con altre forme di EB, le note caratteristica della DEB sono la cicatrizzazione e la formazione di noduli miliarici. La localizzazione delle vesciche varia da paziente a paziente, ma tende a colpire aree traumatizzabili. Di solito i pazienti con forme gravi di RDEB presentano ferite croniche ( della durata di mesi, talvolta di anni ), che colpiscono ampie aree della superficie corporea. Poiché le possibilità di colonizzazione e di infezione critica aumentano in relazione alla cronicità della ferita, la maggior parte di questi pazienti hanno ferite ‟ radicate ” nella fase infiammatoria, perciò la guarigione è ritardata. Le stenosi esofagee sono una complicazione frequente, specie nella RDEB, e di solito sono più gravi delle forme dominanti. La compromissione delle membrane della mucosa orale, importante alla bocca e agli occhi, porta alla vescicazione, all’ulcerazione ed alla cicatrizzazione. I pazienti affetti dalla DEB, specie quella recessiva generalizzata particolarmente grave, sono a rischio accresciuto, dall’adolescenza in avanti, di carcinoma cellulare squamoso cutaneo aggressivo. È la maggior causa di morte in questo sottogruppo di pazienti DEB 23. La sindrome di Kindler ( KS ) è una rara genodermatosi autosomica recessiva dove alla fragilità della pelle presto subentrano, mano a mano, la poichilodermia, la cicatrizzazione e la fotosensibilità della pelle insieme con l’infiammazione alle gengive 24. Viene oggi etichettata come EB a forma ‟ mista ”, in ragione del piano di clivaggio, che si osserva ultrastrutturalmente in combinazione con tutti e tre i livelli insorgenti: separazione nella simplex, nella giunzionale e nella distrofica. 9 Prima di scegliere la cura specifica della ferita, bisogna avere ben presenti le aree della superficie corporea ( BSA ) colpite, i tipi di compromissione della pelle ( vesciche intatte, erosioni, ferite croniche, essudativo, tipo non-essudativo ), infine la colonizzazione e l’infezione. Mancano le metodiche ideali in grado di valutare serialmente le ferite nei pazienti EB. Per di più, la maggior parte di essi sono riluttanti a mostrare la propria pelle ad ogni visita. Sovente l’èquipe medica assistenziale deve battersi in favore di un programma di esame della pelle a rotazione, che garantisca di tenere scrupolosamente sotto controllo l’intera pelle almeno ogni sei mesi. Le sequenze fotografiche sono di aiuto alle ferite particolarmente problematiche. I sintomi di infezione locale come il rossore in aumento, il dolore locale, l’odore e l’essudato devono essere annotati per ogni ferita problematica. 1.2 L’età del paziente Quando si mette a punto il piano terapeutico della ferita, è importante tenere presente l’età del paziente. In particolare si deve esercitare un più grande controllo sull’ambiente famigliare degli infanti, al fine di evitare il trauma 25. Perciò si adottino, ma non sono le sole misure, tecniche di delicata manipolazione da parte degli assistenti. Oltre alla soluzione delle fasciature per le ferite, le fasciature a base di schiuma devono essere ritenute capaci di ovattare e di proteggere le prominenze ossee esposte al trauma reiterato. È particolarmente difficile gestire l’area del pannolino, poiché è disposta a trauma fisico e chimico ( frizione del pannolino, frequente pulizia dell’area, irritazione chimica da urina e feci ). Si raccomanda: La rimozione degli elastici dai pannolini e la sostituzione con materiale non colloso Di evitare lo strofinio con asciugamani per minimizzare la frizione Alcune famiglie di pazienti JEB Herlitz hanno costatato che la pasta all’ossido di zinco è più lenitiva ed efficace delle fasciature nell’area del pannolino. Non appena il bimbo diventa più mobile, la vescicazione attacca prevalentemente le sue estremità. Una particolare imbottitura alle ginocchia e una maggiore attenzione ai piedi, fornendoli di tamponamento e di scarpe speciali può far scemare la vescicabilità. Pazienti più grandi tendono ad avere ulcere più croniche, criticamente colonizzate ed infette. Inoltre nei bambini più grandi e negli adulti si riscontra un’accresciuta probabilità di colonizzazione con batteri antibiotico resistenti come lo stafilococcus aureus resistente alla meticillina ( MRSA ). I pazienti con forme più gravi di EB sono a rischio più aumentato di carcinoma cellulare squamoso ( SCC ), in particolare quelli affetti da RDEB grave generalizzata, ma in misura inferiore lo è il paziente con altre forme di DEB e di JEB. Benché questo sia un evento straordinario prima del secondo o terzo decennio di vita 26,27, è stato descritto in un bambino dell’età di sei anni ( comunicazione personale del Dr. Mellerio ) 10 1.3 La valutazione dello status nutrizionale: per i bambini usare i centili dello sviluppo, per gli adulti il BMI La guarigione della ferita può essere ritardata o interrotta nelle persone con morbilità annesse. La malnutrizione è molto frequente nei tipi gravi di EB: deriva dalla combinazione di un apporto ridotto ( causa le vesciche orali, la disfagia, l’apertura ridotta della bocca, il dolore dentale, l’avversione per il cibo, le stenosi esofagee ed il reflusso gastro – esofageo ) e di richieste in aumento ( guarigione della ferita, perdita di sangue e di proteine, infiammazione cronica ed infezione )28,29. Gli esiti finali della malnutrizione sono il mancato sviluppo, la pubertà ritardata e l’anemia. Di conseguenza si susseguono precipitosamente eventi clinici e biologici che abbassano il potenziale di guarigione della ferita ed accrescono il potenziale di ulteriore collassamento cutaneo. Con l’andare del tempo i pazienti EB presentano carenze multiple, responsabili del ritardo nella guarigione della ferita29, di deficit minerali ( zinco e selenio )30, e vitaminici ( A, B6, C, 25 ( OH ), vitamina D3 e folato )31. Lo scarso apporto proteinico o il relativo deficit può prevenire la produzione di tessuto di granulazione, contribuendo al ritardo o al progressivo arresto della guarigione. I livelli di albumina, un indicatore globale del deficit nutrizionale a lungo termine, inferiori a 2.0 – 3.0g/dL ( nella norma: da 3.0 a 5.4g/dL )32 si associano con la compromissione della guarigione. Mentre i livelli di albumina o prealbuminici sono utili, la campionatura del sangue è difficile negli EB gravi, poiché l’approccio venoso è infelice. Una pratica più eseguita da molti centri della EB, volta a valutare lo status nutrizionale totale, consiste nell’attento monitoraggio delle curve della crescita nei pazienti pediatrici e negli BMI negli adulti EB. Si raccomandano regolari consulenze nutrizionali ( calorimetria compresa ) per stimare i bisogni calorici33. 1.4 Monitoraggio dei livelli di emoglobina: idealmente sopra gli 80g/L L’anemia è una complicazione frequente e seria nei tipi gravi della EB come la RDEB e la JEB. Anche se non si conoscono a pieno i meccanismi, verosimilmente i molteplici fattori coinvolti sono: Perdita in aumento di sangue attraverso la pelle ed il tratto GI Produzione diminuita delle cellule rosse, secondaria all’infiammazione cronica Deficit di ferro e ridotta utilizzazione di questo Carenze di vitamina B 12, folato ed altri minerali27 Per persone con ulcere da pressione, si è ipotizzato che l’emoglobina inferiore a 100g/L causi peggioramento nella guarigione della ferita, data la diminuita ossigenazione del tessuto34. I bassi livelli di emoglobina negli EB sono fra i fattori che si associano verosimilmente con il ritardo o l’arresto della guarigione in questi pazienti. Il consenso del gruppo, riferito alle ferite degli EB mira a fissare i livelli di emoglobina ad 80g/L o oltre come obbiettivo più conseguibile, allo scopo di evitare potenziali complicazioni a lungo termine di sovraccarico di ferro da terapia di ferro intravenoso o da trasfusioni di globuli rossi. 11 EB SIMPLEX vesciche alla punta del tallone EBS vesciche e cheratoderma EBS tipo Dowling Meara “ vesciche erpetiformi ” Figura 2: EPIDERMOLISI BOLLOSA QUADRI CLINICI SPECIFICI JEB ampie bolle neonatali JEB vesciche sulla mano DEB DOMINANTE formazioni miliari DEB RECESSIVA vesciche croniche al collo RDEB carcinoma cellulare squamoso nell’ ulcera cronica 12 2. Descrizione degli obbiettivi individualizzati e piano terapeutico L’èquipe interprofessionale deve definire il piano terapeutico individualizzato della ferita al termine di una valutazione completa ed esauriente. Il piano, ritagliato a misura dell’individuo, ne prende in considerazione i bisogni biopsicosociali. Bisogno biopsicosociale Considerazioni Preferenze individuali del singolo · Tenere presenti, rispettare ed integrare le esperienze e la reazione del paziente e di quanti se ne prendono cura · Sottotipo specifico della EB · Anemia · Malnutrizione · Cardiomiopatia · Gestione del dolore · Frequenza dei cambi della fasciatura · Interferenza con le attività quotidiane frequenza scolastica e/o impiego · Tenere in considerazione chi cura la pelle · Accedere all’assistenza domiciliare. · Èquipe specializzate in EB · Èquipe interprofessionale specializzata nell’EB Fattore di rischio Comorbilità Problemi di qualità di vita Sistemi di sostegno / cerchia assistenziale Accesso alla cura La preferenza del paziente in quanto individuo deve essere rispettata ed introdotta nel piano terapeutico della ferita35. Sacker et al. hanno fissato tre dimensioni, di eguale importanza: la migliore evidenza scientifica disponibile, la competenza clinica e la libertà del paziente. Di frequente accade che le famiglie degli EB siano sottoposte a ritmi eccezionali di cura della ferita ‟ a prova di tempo ”, che non rispettano necessariamente la prassi medica comunemente intesa. Col passare degli anni ci siamo convinti che un approccio flessibile inclusivo della famiglia e delle decisioni del paziente è più in grado di favorire la disponibilità, la soddisfazione della cura ed miglioramento dei risultati. Grazie alle nuove stimolanti terapie cellulari, ora emergenti, che modificano l’affezione, è importante massimizzare le possibilità che ogni paziente ne diventi un potenziale candidato. L’individuazione precoce della JEB - Herlitz è un esempio. Cura per i candidati potenziali alle terapie cellulari che modificano l’affezione Mantenere la salute in generale prevenendo, individuando e curando le complicazioni relative all’affezione Minimizzare i rischi di esposizione agli anticorpi · Anemia · Malnutrizione · Cardiomiopatia Ottimizzare i metodi di vaccinazione per individui potenzialmente immuno compromessi · Essere sicuri della validità del programma di vaccinazione prima delle procedure · Usare prodotti di sangue filtrati · Tenere presenti i rischi di esposizione HLA con prodotti cellulari come il trapianto di pelle allogenico 13 Il programma terapeutico della ferita deve essere puntualizzato con chiarezza in un documento scritto da consegnare alla famiglia, quindi, in copia ai registri sanitari, al medico di famiglia ed al personale addetto all’assistenza domiciliare. Il programma terapeutico deve essere valutato ed aggiornato con regolarità. 2.1 L’emoglobina bassa: integrazione a base di Fe, trasfusione ( i ) Ad oggi, non si dispone di un metodo terapeutico ideale per quanto riguarda l’anemia nei pazienti EB. Un approccio su base patogenica è ragionevole, ma non sempre possibile. L’utilizzazione della cura adeguata della pelle, la prevenzione ed il trattamento dell’infezione minimizzano le perdite di sangue attraverso la pelle. L’integrazione di ferro orale per correggerne il deficit è ampiamente usata, ma la sua efficacia varia da individuo ad individuo. I pazienti di solito denunziano disturbo gastroenterico e costipazione, come conseguenze della non tolleranza. L’assorbimento scarso di ferro limita ulteriormente l’influenza positiva delle sostanze sostitutive27. Il ferro intravenoso insieme con l’eritropoietina sono risultati efficaci in piccoli studi su pazienti RDEB38. Le trasfusioni di sangue vanno eseguite nei casi in cui i livelli HGB sono chiaramente al di sotto degli 80mg/dL e / o con i pazienti sintomatici che non rispondono ad altre interventi. 2.2 Il trattamento dell’albumina bassa: ottimizzazione della nutrizione, integrazione a base di proteine, sonda per alimentazione enterale Per ottimizzare lo status nutrizionale dei pazienti EB, bisogna utilizzare il tubo gastrostomico ( G – tube ). Benchè non si disponga di linee guida certe, le utilizzazioni del predetto tubo sono indicate per l’aspirazione ricorrente, necessaria in caso di deglutizione squilibrata, per l’assunzione orale difficoltosa relativa alla somministrazione di medicine, per la perdita significativa o per il mancato acquisto di peso e per la caduta delle curve della crescita negli infanti e nei bambini29. Gastrostomie sono eseguite in più del 40% dei pazienti con JEB - Herlitz e nel 4.2% dei pazienti con RDEB39, malgrado le cifre sembra debbano essere più elevate40. Impiantata la gastrostomia, è più agevole provvedere all’alimentazione supplementare di notte, mentre di giorno si promuove l’apporto orale. Molti centri di EB sostengono l’integrazione dei deficit individuali, stabilendone il monitoraggio da 6 a 12 volte al mese29. 14 B. Preoccupazioni del paziente in quanto persona 3. Terapia orientativa e di sostegno delle afflizioni del paziente, per metterlo in condizioni di guarire 3.1 Il dolore I pazienti sono dei malati, che subiscono un malanno con relativa sofferenza. Questo è particolarmente appropriato al dolore. Il dolore è il sintomo più tipico avvertito dai pazienti EB, a prescindere dal sottotipo. La frequenza e la gravità del dolore è sovente proporzionale alla gravità dell’affezione – più del 50% dei pazienti affetti dal tipo più diffuso della EB ( la RDEB ) sentono quotidianamente dolore >5 ( scala da 0 a 10 )41. Mentre la causa del dolore è multifattoriale, la pelle e le lesioni connesse dell’EB sono di gran lunga la fonte più eloquente del dolore. Questo si manifesta a riposo per la pressione esercitata sulle vesciche e sulla cute scoperta, per infezione secondaria, per slittamento dei bendaggi da movimenti fisici. Il dolore è anche incalzato o esacerbato dal trauma in corso di fasciatura o durante il bagno ed altre attività di vita quotidiana. Lo si misura utilizzando diversi strumenti standardizzati appropriati all’età, p.es: le scale a facce per i bambini piccoli, ed una scala visuale analoga o una scala di valutazione numerica da 0 a 10 42. Gli strumenti pluridimensionali del dolore ne garantiscono la valutazione intelligentemente e l’impatto sui pazienti. Sono stati realizzati anche dei lettori comportamentali del dolore per infanti e quanti non possono esprimerlo a parole. Sono facilmente utilizzabili nelle molteplici situazioni cliniche, anche in quelle vissute in casa della famiglia. Al fine di affrontare un approccio terapeutico opportuno del dolore, bisogna registrarne i livelli, durante e dopo i cambi delle fasciature, il bagno ed altri interventi afflittivi43. La considerazione di altri fattori riferiti ad altri pazienti ( ansia, esperienze precedenti, mancanza di assistenza, depressione ) è fondamentale per la comprensione dell’esperienza del dolore. Essi vanno riconosciuti e trattati separatamente dal dolore collegato alla ferita. L’impatto del dolore cronico ininterrotto è devastante, intacca la qualità di vita della persona, procurando notevole stress a pazienti e famiglie. Ogni paziente è unico, in grado di decidere l’approccio terapeutico al dolore che include la somministrazione delle medicine ( agenti ad impatto lungo, a breve impatto, nocicettivi e neuropatici ) e le strategie non – farmaceutiche complementari ( l’ago puntura, la musica, la distrazione, il massaggio ). Il miglior modo per valutare il dolore su base corrente, consiste nel confrontare il dolore fra i cambi della fasciatura con il dolore acuto che si ripete al cambio della fasciatura o con quello incidentale scatenato dalle procedure, pulizia chirurgica compresa. Le valutazioni regolari del dolore stabiliscono dei modelli temporanei dove si individuano i fattori di incremento e di mitigazione del dolore 44. È ormai accertato che i livelli accresciuti dello stress abbassano le soglie del dolore, riducendone la tolleranza. Il risultato è un circolo vizioso di dolore, ansia e stress, dolore anticipato, aggravamento di questo. Lo stress aumentato attiva anche l’asse surrenalico 15 ipotalamico – ipofisario ( HPA ), generatore di ormoni che modulano il sistema immune, compromettendo di conseguenza la guarigione normale della ferita45. L’approccio al dolore nei pazienti EB comporta modalità preventive e terapeutiche 46. La prevenzione si fonda, ma non soltanto, sull’uso di fasciature protettive atraumatiche, sull’imbottitura delle aree predisposte al trauma, sulla fuoriuscita del fluido dalle vesciche tese, sull’esclusione delle fasciature adesive o dei prodotti aderenti alla pelle, sulla rimozione delle fasciature in acqua idratando la superficie e limitando la frizione dovuta alla rimozione ed al trattamento delle infezioni cutanee. Le terapie del dolore non farmaceutiche aggiuntive summenzionate e ritenute benefiche comprendono modalità fisiche, quali i sacchettini di ghiaccio, le vibrazioni, la distrazione, il rilassamento e la musicoterapia. Tabella 3: strategie terapeutiche del dolore Strategie terapeutiche Finalità/Tipi Dinamiche del dolore Preventiva Evitare il trauma · Protezione, utilizzo di fasciature alla schiuma, Evitare l’espansione della vescica di un letto soffice e di sedili imbottiti Prevenire l’infezione locale · Abbigliamento e calzature adatte · Far uscire il fluido dalla vescica, lasciare il tetto di questa nell’area colpita · Ricoprire le aree scoperte · Controllare la colonizzazione locale · Uso di asciugamani da parte degli assistenti prima di cambiare le fasciature Terapeutica Farmacologica Nocicettiva: · dolore lieve: Acetaminophen +/- NSAIDS · dolore medio: Acetaminophen +/- NSAIDS + morfina · dolore acuto: Acetaminophen + NSAIDS + morfina ed altri oppiacei forti Non - farmacologica Neuropatica: · tricyclics ( nortriptilina, desipramina ), gabapentin, pregabulin, altri anti – epilettici · rilassamento e distrazione · bioreazione · modalità fisiche ( p.es: le vibrazioni, il raffreddamento ) NSAIDS= farmaci antinfiammatori non – steroidei Nelle situazioni in cui il dolore è anticipato ( p.es: al cambio della fasciatura ), vanno considerate procedure aggiuntive in associazione con la terapia medica. La somministrazione terapeutica del dolore è eseguita topicamente e sistematicamente ( TAB.3 ). Alcune opzioni potenzialmente efficaci includono: l’aggiunta di soluzione salina nell’acqua della vasca, così che diventi isotonica 47; l’utilizzo di fasciature dalle superfici di contatto al silicone, per prevenire il dolore ed il trauma al momento della rimozione ( p.es: Mepitel, Mepilex, Mölnlycke, Swedwen ) o, dietro raccomandazione di esperti, l’uso 16 di fasciature che hanno analgesici ( Fasciature alla schiuma con ibuprofene a fuoriuscita lenta: Biatin – IBU, Coloplast, Denmark non reperibile negli USA ). Al fine di optare per il miglior intervento farmaceutico, bisogna studiare la dinamica del dolore. In generale, il dolore associato alla ferita è tanto nocicettivo quanto stimolo – dipendente ( lacerante, appena angoscioso, palpitante ) vs. il dolore neuropatico o non stimolo – dipendente o spontaneo ( bruciante, pungente, lancinante, a fitte ). Il dolore nocicettivo è curato, in base alla scala del dolore WHO con l’aspirina e con antinfiammatori non – steroidei, quindi con narcotici deboli e forti ( Tabella 3 )48. Gli agenti a breve azione sono spesso usati per determinare la dose degli agenti ad azione più duratura con gli agenti a breve azione destinati ad abbattere il dolore, compresa la somministrazione da 30 a 60 minuti prima del cambio della fasciatura. Il dolore neuropatico risponde sovente agli agenti triciclici, specie quelli di seconda generazione ad elevata attività anti – noradrenalinica. La nortriptilina e la desipramina sovente sono migliori della amitriptilina. Laddove non ci sia reazione, conviene ricorrere ad agenti alternativi, quali il gabapentin, il pregabalin o altri antiepilettici48. Il protocollo del dolore ( p.es: prima dei cambi della fasciatura, il bagno ) deve essere messo a punto con un approccio interprofessionale ponderato, quindi comunicato agli addetti alla cura. Il che è di particolare importanza nella cura dei bambini EB, poiché questi spesso abbisognano di protocolli reiterati spiacevoli. Se il protocollo non è opportunamente eseguito, si possono avere risultati negativi di lunga durata; il rapporto terapeutico potrebbe risentirne, di conseguenza il programma terapeutico diventa essenziale per il trattamento del dolore. La saccarina orale al 24% è un analgesico valido, a lunga azione, efficace per i bambini al di sotto dei due anni49. Ai bambini più grandi ed agli adulti si possono somministrare l’acetaminofen o la morfina 30 minuti prima della procedura. Anche le modalità non – farmacologiche ( Tabella 3 ) sono giovevoli, se associate con le misure farmacologiche surriportate. In generale, la musicoterapia migliora i malumori del paziente, quando è ansioso nel corso del trattamento 50 ed in caso di depressione51. La musicoterapia è stata utilizzata con successo in molte cliniche EB per trattare il dolore e l’ansia, associata ai controlli terapeutici del dolore. 3.2 La dermatite pruriginosa La dermatite pruriginosa, anche nota come prurito, può essere una sensazione molto affliggente per ogni persona affetta da disturbi cutanei; sovente è associata con la depressione, l’insonnia e l’angoscia totale52. Kini ed al. ( 2011) osservano nelle loro ricerche che: ‟ il prurito cronico ha un forte impatto sulla Qualità della Vita ( QoL ), paragonabile a quello esercitato dal dolore. La gravità dei sintomi e l’utilizzo dei sistemi di sostegno sono i fattori principali che determinano il grado d’attacco dei sintomi ai pazienti. L’esecuzione dei sistemi di sostegno insieme con lo sviluppo delle nuove terapie migliorano la QoL dei pazienti pruriginosi ”. 17 La dermatite pruriginosa è un sintomo comune agli EB. Non è noto il meccanismo esatto: l’infiammazione anormale persistente della pelle, il surriscaldamento dovuto alle fasciature, i sensibilizzatori locali, l’uso sistemico di oppioidi che liberano l’istamina, sono tutti in potenza responsabili46. Il prurito porta ad un’aumentata vescicazione cutanea da trauma della pelle che a sua volta esaspera il prurito. La dermatite pruriginosa è spesso un sintomo scarsamente controllato nella maggior parte degli EB, perché non c’è modo di etichettare tutti i potenziali componenti patogeni, compresa l’istamina, le sostanze a reazione lenta o le prostaglandine. Il trattamento deve cominciare dall’anamnesi completa, al fine di stabilire la tempistica in relazione alla maggior gravità della dermatite pruriginosa ed ai fattori esasperanti. Il cambio occasionale della routine topica ( cambio delle fasciature o interruzione degli antibiotici topici ) può determinare un abbassamento di livello accettabile del prurito. È importante fissare il momento del giorno in cui il prurito è più evidente. Il prurito notturno può dipendere dal surriscaldamento corporeo, quindi va trattato con antistaminici sedativi ( p.es: Hydroxyzine ).o con un antidepressivo triciclico ad azione antistaminica prevalente H1 ( p.es: doxepin ). A prescindere dalla sedazione, il vantaggio dei triciclici consiste negli effetti antidepressivi moderati ( doxepin in dosi più elevate ). Il prurito diurno richiede l’aggiunta di un antistaminico H1 – bloccante non – sedativo, come la Cetirizina o la Loratadina. L’utilizzo di antistaminici H1 di diverse classi chimiche consente un effetto sinergico sul bloccaggio competitivo dell’H1 bloccante con alcuni altri agenti come il Ketotophen, anche questo dotato di proprietà addizionali stabilizzanti di sostegno cellulare. I medicinali liquidi sono sempre preferibili in quanto risolutori: ad azione più breve, si deglutiscono agevolmente e si somministrano via G – tubes. Delle relazioni aneddotiche riportano il ricorso efficace dell’Ondansetron o del Gabapentin in dose bassa46, in riferimento al prurito persistente. I clinici devono essere consapevoli dei sensibilizzatori potenziali che promuovono il prurito nella fasciatura ed in altro medicamento topico. In conformità con le ricerche, il profumo è uno dei più comuni sensibilizzatori cutanei53. 3.3 Le attività di vita quotidiana Il dolore, l’odore, la mobilità limitata incidono notevolmente nei pazienti EB e sulla loro vita quotidiana. L’onere dell’affezione comporta difficoltà riguardo alla cura della propria persona, all’impegno nell’ambito scolastico o in attività lavorative, un esborso finanziario aumentato, infine condiziona fortemente la voglia ed il piacere di vivere. La depressione e l’ansia sono frequenti e contribuiscono ulteriormente all’isolamento sociale34. Promuovere il senso d’indipendenza e di sicurezza nello svolgimento delle attività quotidiane, riduce il peso della malattia e la dipendenza dagli altri. Modifiche ambientali significative ( p.es: un sedile particolare nelle vasche, le sedie a rotelle, le calzature ) abbassano il livello del trauma e del patimento che questi pazienti subiscono, rendendo l’ambiente funzionale ai loro bisogni. Si raccomanda per tempo la consulenza per la riabilitazione insieme con una frequente rivalutazione. 18 L’EB può danneggiare l’immagine che l’individuo ha di sé. Oltre all’aspetto, l’odore e l’essudato dalle ferite impediscono spesso ai pazienti di impegnarsi in attività sociali per noi scontate. Vale la pena ricordare che la maggior parte dei pazienti crescono con la malattia e che l’isolamento sociale e la rottura della routine giornaliera ( p.es: quando si frequenta la scuola ) incidono sensibilmente sullo sviluppo della personalità. 4. Educare e sostenere il paziente ed i genitori e quanti se ne prendono cura per aumentare l’accettazione del trattamento Al fine di educare e di sostenere un paziente EB, è necessario guadagnarsi la fiducia del paziente e della sua famiglia instaurando un rapporto terapeutico. Ciò avviene quando la fiducia, la comunicazione ed il dialogo aperto mettono il paziente e quanti se ne prendono cura in condizioni di capire che ogni persona coinvolta dà il proprio significativo contributo. Mettere il paziente in grado di partecipare alle decisioni significa assicurarsi l’interrelazione fra lui e l’èquipe. Fondamentale è il dialogo costante con tutti gli interessati. Spesso le famiglie EB vivono routine insolite fortemente individualizzate, che è complicato cambiare o per la praticabilità di attivare nuove modalità terapeutiche o a causa di sfiducia nei confronti della comunità medica. L’EB è un’affezione multi sistemica complessa: perciò l’interrelazione fra i diversi professionisti dediti all’assistenza ed alla cura è di fondamentale importanza. Ci siamo convinti che il miglior modo per curare questi pazienti è l’approccio interprofessionale centralizzato, cioè il coordinamento terapeutico fondato sulla comunicazione aperta con il medico generico e l’èquipe operante a domicilio. Il peso della cura di questi pazienti è imponente per le èquipe. Poiché non è possibile che i centri specializzati accolgano tutti gli EB, i medici non – EB devono servirsi del sostegno di centri EB legalizzati, della rete sanitaria o delle fondazioni DEBRA. C. La cura locale della ferita 5. Valutazione delle localizzazioni della ferita e delle sue peculiarità Il primo passo nella messa a punto di un programma terapeutico della ferita è l’inventario dell’area della superficie corporea ( BSA ) compromessa e del tipo di ferite ( vesciche intatte, vesciche aperte, erosioni, ulcere, ferite acute vs. ferite croniche, essudative vs. non – essudative ). Disponiamo di pochi strumenti per definire l’ampiezza della compromissione cutanea. I metodi classici come quello palmare, impiegato per gli ustionati55, non sono praticabili, data la molteplicità degli stadi di vescicazione cutanea e le difficoltà che comporta l’esame di tutta la pelle ad ogni visita. La fotografia digitale è di aiuto in particolare per la valutazione ed il monitoraggio del progresso delle lesioni problematiche. Un altro metodo obbiettivo è il MEASURE 56, paradigma adottato per la valutazione delle ferite croniche, dove Measure sta per dimensione lunghezza massima per larghezza massima agli angoli retti, Exudate – amount sta per quantità di essudato ( nulla, scarsa, moderata, abbondante ) e relative caratteristiche ( sieroso, sanguinoso, pustoloso o combinato ), Apparence sta per aspetto ( base: necrotico [ nero ], fibrinoso [ giallo deciso ], crostoso [ giallo tenue ], 19 o tessuto granuloso [ rosa che tende alla guarigione vs. rosso e friabile, cioè facilmente sanguinante ] ), Suffering sta per dolore, Undermining, misura in cm ed uso delle lancette dell’orologio per documentare l’estensione: ore 6, ecc, Re – evaluate, sta per rivalutare, Edge sta per estremità ( ipercheratosica, macerata, normale ). Il metodo, modificato per i pazienti EB con eliminazione dell’undermining, va applicato alle ferite non guaribili particolarmente problematiche, al fine di puntualizzare un programma terapeutico e di monitorare la risposta in corso d’opera. La decisione riguardante il tipo di cura della pelle tiene in considerazione la localizzazione della ferita. Altre prescrizioni interessano il tamponamento extra e la protezione, le fasciature specializzate e la praticabilità per l’uso di ogni giorno ( Tabelle 4, 5, 6 ). Tabella 4: scelte della fasciatura in base alle indicazioni ed al tipo delle ferite Tipo della ferita / indicazioni Protezione Fasciatura primaria Schiume al silicone soffice Tamponi assorbenti modificati Fasciature lipidocolloidi Strati a contatto Non – essudativa Schiume al silicone soffice scoperta Tamponi assorbenti modificati Fasciature lipidocolloidi Strati a contatto Essudativa Schiuma al silicone soffice Fasciature lipidocolloidi Idrofibre Escara Gel acquosi Cellulosa biosintetica Infetta o criticamente Strato a contatto + Ag o altri colonizzata antimicrobici · Schiume atraumatiche · Idrofibre · Alginati Dolore · Rivestimento al silicone soffice ( es: Safetac Technology ) · Cellulosa biosintetica · Fogli di Hydrogel Dermatite puriginosa · Rivestimento al silicone soffice · Cellulosa biosintetica · Fogli di Hydrogel Ipergranulazione · · · · · · · · · · · · · · Strato a contatto + o – argento o altro antimicrobico Fasciatura secondaria Terapia topica · Se praticabile, mantenere in loco la rete · Nessuna · Se praticabile, mantenere in loco la rete · Nessuna · Se praticabile tenere in loco la · Antibiotici topici rete ( evitare gli allergeni ) · Schiume · Nessuna · Tamponi assorbenti modificati · Schiume · Antibiotici topici · Tamponi assorbenti modificati ( evitare gli allergeni ) · Schiume · NSAIDs topici · Tamponi assorbenti modificati · Schiume · Breve · Tamponi assorbenti modificati somministrazio ne di corticosteroidi a media potenza · Schiume · Breve · Tamponi assorbenti modificati somministrazio ne di forti corticosteroidi topici 20 Tabella 5: categorie delle fasciature, proprietà, indicazioni Tipo di ferita /Indicazione Fasciatura primaria Schiume · · · · 3 Mepilex 3 Mepilex Lite 3 Mepilex Border 3 Mepilex Border Lite 2 · PolyMem ( per opinione condivisa dei membri del gruppo ) Gel acquosi Alginati ( calcio o calcio e sodio ) · Gels: 4 · Duoderm 5 · Intrasite · Fogli ( fasciature fresche ): 6 · ActiFoamCool 5 · Intrasite Comformable 7 · Kaltostat 7 Hydrofibers · Acquacel Tamponi assorbenti modificati · Telfa 1 · Restore 3 · Mesorb 8 Fasciatura secondaria Terapia topica · Contiene uno strato al · Assicura ampie quantità silicone, per non farle aderire di fluido e che il drenaggio sia assorbito · Fa da tamponamento e protegge le ferite · In genere fatto di poliuretano · A seconda della quantità idrofilo di essudato, può essere · Non occlusivo. La superficie tenuta in loco fino a 7 semipermeabile lascia giorni l’essudato nelle fasciature e · Alcuni hanno bisogno di nell’umidità una fasciatura secondaria da tenere sul posto · Talvolta la fasciatura con bordi è molto collosa perciò va utilizzata con prudenza · Fatti di polimeri idrosolubili · Per ferite con essudato che si espandono nell’acqua minimo o nullo e nelle ferite idratate · Data la capacità · Consente la pulizia autolitica idratante, assicurano un effetto rinfrescante, alleviano il dolore, il prurito, il disagio · Fatto di fibre non tessute ricavate da alghe marine · A contatto con il drenaggio della ferita diventa un gel non colloso · Fatta di cellulosa carboxymethyl di sodio che, a contatto con il drenaggio della ferita, diventa un gel promuovendo un ambiente umido · Strato sottile di fibre di cotone assorbenti, racchiuse in un manicotto di tereftalato polietilene perforato e sigillato alle due estremità · Una pellicola plastica impedisce alla fasciatura di aderire alla superficie della ferita e la superficie perforata permette il passaggio dell’essudato nel tampone · Per l’essudato · Non agisce sulle ferite secche o sulle ferite con escara · Le fasciature a base di alginato di calcio liberano gli ioni di calcio bloccando il sanguinamento · Più assorbente degli alginati · Da tenere presente nelle ferite con drenaggio abbondante 21 Continuazione Tabella 5 Strati a contatto · · · · · · Cellulosa biosintetica Fasciature lipocolloidi 3 Mepitel Mepitac 9 Silflex 10 Adaptic touch 9 Siltape 11 Suprasorb X · Protettivo, materiale inerte che consente la rimozione non – traumatica ( studi scientifici Mepitel, consenso di altri esperti ) · Fasciatura fatta di cellulosa, acqua e dello 0,085% di clorexidina di gluconato ( conservante ), in grado tanto di assorbire quanto di distribuire umidità 12 · Urgotul · Costituito di un reticolo in · Restore ( l’equivalente tessuto poliestere aperto nord americano di Urgotul ) imbevuto di polimeri idrocolloidi sparsi nel petrolato · A contatto con l’essudato, i polimeri idrocolloidi si idratano, componendo con il petrolato un’interfaccia lipido colloide che fornisce una superficie non – aderente · Considerata anche una fasciatura rinfrescante,favorisce la riduzione del dolore ed aggiunge umidità alle ferite · Può anche ridurre il prurito · Per ferite con essudato. Utilizzata anche per la protezione delle aree vulnerabili 1 Hollister, 2 Ferris Mfg., 3 Molnlycke Health Care ,4 ConvaTec, 5 Smith & Nephew, 6 Activa Healthcare, 7 ConvaTec, 8 Kendall Company Ltd, 9 Advancis Medical, 10 Systagenix, 11 Activa Healthcare, 12 Urgo, 13 3M Healthcare Tabella 6: scelte della fasciatura e terapia topica per indicazioni e localizzazioni particolari Localizzazione Area perianale Terapia topica e fasciatura · Strato a contatto Restore · Intrasite conformable · Bepanthen ( unguento con Pro Vitamin B5 ) · Cavilon ( pellicola di protezione liquida ) · Spray emolliente Emollin 50/50 ( CD Medical Ltd ) ( paraffina bianca soffice e paraffina liquida ) Proprietà Opinioni dell’esperto · Pulizia autolitica · Difficile da tenere · Promuove l’umidità in loco · Utilizzabile per allineare il pannolino · Pulizia autolitica · Difficile da tenere · Promuove l’umidità in loco · Utilizzabile per allineare il pannolino · Agevola l’equilibrio dell’umidità · Crea sulla pelle · Non irrita una copertura · Privo di alcool trasparente, traspirante · Idrorepellente · Non irrita · Fornisce una barriera protettiva 22 Continuazione Tabella 6 Mucosa orale · BioXtra ( sostituto salivare ) · Spray Difflam ( l’ingrediente attivo è l’idrocloruro di benzidamina, ed il NSAID ) · Corsodyl ( lavaggio per la bocca contenente clorexidina ) · Gelclair ( gel orale bioaderente ) Siti del tubo di alimentazione Fissatore, strisce PC/C Adesivi Bendaggio ritentivo · Facsiatura a schiuma a forma di disco perforato AMD – PHMB ( fasciatura a schiuma antimicrobica ) · 4% saccarina mista con Cavilon · Mepitac, Mepitel, Adaptic touch, Siltape · Fornisce umidità · Riduce il dolore e l’infiammazione · Agisce anche da anestetico locale ·Fornisce proprietà antisettiche e disinfettanti ·Crea uno · Somministrabile sbarramento che prima dei pasti protegge le estremità nervose riducendo il dolore ·Bilanciamento dell’umidità ·Contiene antisettici ·( Biguanide poliexametilene, PHMB) ( Efficace contro la MRSA, VRE, gram+ e gram- batteri, funghi e lievito ·Protettivo ·Non aderisce · Asportatore adesivo medico ( Hollister ) · Appeel ( CliniMed Ltd ) o Niltac ( equivalente nordamericano ) · Asportatore adesivo spray ( Coloplast ) · Tubifast · Bendaggio Acti – Wrap a ritenzione coesiva ( Activa Healthcare ) ·Assicura le fasciature in loco · Asportatore adesivo temporaneo · Questi spray sono a base di silicone · Vantaggioso per il fissaggio delle piccole fasciature 6. Pulire delicatamente le ferite con soluzioni a bassa tossicità Circa la pulizia della ferita, la cura ideale consiste nell’uso di soluzioni delicate, possibilmente non citotossica per la ferita, come la soluzione salina, l’acqua o l’acido acetico ( 0,5 – 1,0% )14, da ricerche risulta che certe soluzioni come i fibroblasti in vitro, possono essere citototossiche ai fini della guarigione delle cellule. La Rassegna Cochrane 200837 ha stabilito che ‟ non è fortemente dimostrato che la pulizia delle ferite di per sé accresca la guaribilità o ne riduca l’infezione ”. La Cooperazione Cochrane ha aggiornato le sue rassegne documentaristiche ( 2011 ) sulla pulizia della ferita nelle ulcere da pressione, concludendo che ‟ non vi è prova certa a sostegno dell’uso di una soluzione particolare per la pulizia della ferita né di una tecnica per le ulcere da pressione ” 58. Finchè non disporremo di ulteriori certezze, il buon senso suggerisce cautela nei confronti degli individui immuno compromessi o qualora l’acqua di rubinetto non sia potabile. Una decisione ragionevolmente prudente evita le soluzioni citotossiche, come lo Iodio Povidone e di Dakin, per pulire le ferite guaribili, o ne fa uso soltanto per periodi di tempo limitati. Malgrado vi sia posto per questi agenti nel trattamento delle ferite 23 altamente essudative, al fine di tenere sotto controllo la carica batterica e l’odore, la loro praticabilità negli EB è limitata dalla fragilità della pelle e dal dolore associato alle ferite aperte. Noi raccomandiamo di pulire con delicatezza adoperando acqua o una soluzione salina adattata alla temperatura corporea. I pazienti soffrono la ‟ collosità ” con le fasciature non rivestite di silicone. L’imbibizione per 5-10 minuti di ciascuna ferita o l’asportazione delle fasciature in vasca da bagno riduce il dolore ed il trauma associato con la forza di strappo alla rimozione della fasciatura. Una soluzione acetica diluita ( 5% di aceto bianco diluito da 0,25% a 1,0% acidificherà l’acqua, agevolando la decrescita dei batteri ) o una soluzione di candeggina ( 5-10 ml in 5 L per acidificazione, che libera acido ipocloroso e proteine coagulanti ), possono ridurre il trasporto batterico ed essere quindi di particolare efficacia, se somministrati non frequentemente27. Tanto il bagno, che è la pratica preferita per la cura dei pazienti EB, quanto la doccia, si associano col crescere del dolore47. Il bagno facilita la pulizia, grazie ai connessi vantaggi della relativamente non – traumatica rimozione della fasciatura e del supplementare controllo antibatterico con antimicrobici ( p.es: candeggina o acido acetico diluito ). In teoria si ipotizza che il bagno incrementi la colonizzazione batterica patogena della pelle già colonizzata, tuttavia questo inconveniente è compensato dagli stessi benefici. 7. La pulizia In principio le ferite si presentano nei pazienti EB come delle vesciche. Per impedirne l’ampliamento, bisogna pungere con attenzione la vescica con un ago sterile, così che il fluido interno fuoriesca e si eviti l’estensione della vescica con il fluido successivo. Può essere necessario pungere la vescica in diversi siti, al fine di ottimizzare la fuoriuscita del fluido. Questo deve drenarsi da sé, poiché la pressione eccessiva sul sito determina ingrandimento della vescica o bolle. Mai va rimossa la pelle soprastante, la quale è una sorta di fasciatura naturale che favorisce la guarigione, riducendo il dolore e minimizzando il rischio di infezione esogena. Quando la ferita è ricoperta da un’escara disidratata o da tessuto necrotico soffice, il normale processo di guarigione è pregiudicato. Un’escara conclamata è uno stimolo pro infiammatorio che inibisce la guarigione, mentre il tessuto morto agisce da terreno di coltura nella pulizia della proliferazione batterica. La pulizia promuove la guarigione, rimuovendo le cellule senescenti carenti di attività cellulari, e rimuove il biofilms che conservano il processo infiammatorio59. La pulizia degli EB – in contrasto con le procedure fissate per altre ferite croniche – va eseguita con estrema delicatezza, adottando, quando possibile metodi non – fisici ( p.es: per via autolitica, tramite gel acquoso o fasciature di alginato di calcio ). 24 8. Valutazione e trattamento 8.1 Colonizzazione critica superficiale ed infiammazione anormale Le ferite croniche contengono batteri; tuttavia la presenza di batteri raccolti con un tampone superficiale non definisce l’infezione. Le implicazioni batteriche relative alla guarigione dipendono dalla virulenza e dalla carica batterica. La contaminazione si riferisce alle cariche batteriche più piccole sulla superficie della ferita, la colonizzazione si collega all’insediamento delle colonie batteriche nel tessuto, di solito senza interferire con la guarigione. La colonizzazione critica si verifica quando la proliferazione batterica causa danno locale, così che la ferita si radichi, precludendo la guarigione. L’infezione è determinata dalla carica batterica totale, caratteristicamente definita >105 colonie per gram di tessuto ( cioè 1,0 ₓ 106 o più elevato ), dalla natura dei batteri invasori e dalla resistenza molto più rilevante dell’ospite60. Diagnosi cliniche sono la colonizzazione critica superficiale e l’infezione della pelle circostante e profonda. I sistemi mnemonici NERDS e STONEES61,62, che rappresentano i due livelli del danno batterico o dell’infezione, sono stati omologati per le ferite croniche. Il dolore nuovo o in aumento, è un sintomo che peggiora a causa del danno batterico, fino a provocare la colonizzazione superficiale critica o l’infezione in profondità ed intorno ai margini della ferita, come dimostrato da Gardiner et al14. Circa la colonizzazione superficiale critica ed il bisogno di un antibiotico batterico, si devono riscontrare almeno tre criteri NERDS: Non – guaribile: la ferita non ingrandisce né rimpicciolisce L’essudato è in aumento ( risposta dell’ospite al danno nocivo ) Tessuto friabile rosso ( indicatore di iper produzione dei vasi sanguigni, dovuta all’aumentata produzione VEGF, stimolata dai batteri ) Detriti: nuovo tessuto necrotico sulla superficie, che deve essere distinto dal tetto epidermico che si distacca dalla vescicha L’odore: denota la presenza di organismi gram negativi ed anaerobi. Circa l’infezione della pelle più profonda e circostante e la terapia sistemica, si devono riscontrare almeno tre criteri STONEES: Aumento di dimensioni: dipende dai batteri che distruggono il margine della ferita e/o la base La temperatura: la termometria a raggi infrarossi è efficace per misurare il cambio del tessuto circostante ( immagine speculare >3 gradi Fahrenheit ) Os in Latino sta per osso: esposto o sondaggio dell’osso Nuove aree di collassa mento, indice di compromissione satellitare della ferita L’eritema e/o edema della pelle circostante, in quanto segni clinici dell’infezione cellulare Aumento dell’essudato come in NERDS 25 L’odore come in NERDS: se l’essudato e l’odore sono presenti, si richiede un criterio aggiuntivo per definire il danno batterico superficiale, profondo o l’uno e l’altro insieme. Malgrado questi concetti siano validi per gli EB, il riscontro dei tre criteri aiuta a distinguere l’infezione dall’infiammazione persistente. Gli EB possono non manifestare tutti i segni classici dell’infezione profonda, ma sono proprio questi che contribuiscono all’identificazione delle modifiche più minuziose associate al danno batterico. Secondo la comunicazione personale resa da R. Gary Sibbald, i batteri di gran lunga più caratteristici, isolati dalle ferite croniche e più verosimilmente degli EB, sono gli organismi gram - positivi ( Staphiliccoccus areus e Streptococci ), quelli gram – negativi ( Pseudomonas aeruginosa ) e gli anaerobi. Raramente si richiede per gli EB, la documentazione dell’infezione e della colonizzazione critica. I tamponi cutanei sono prescritti solo per determinare la scelta antibiotica, qualora si sospettino organismi multi resistenti o un’infezione non – reattiva. Una tecnica adatta è quella di Levine: si tratta della rotazione di un tampone batterico a 360° su di un’area di pelle clinicamente normale esercitando la giusta pressione per estrarre il fluido63. Il tampone può essere preinumidito nel terreno di trasporto, se la superficie della ferita è relativamente asciutta. Questa tecnica esige che la superficie della ferita sia ripulita anteriormente alla raccolta64. La colonizzazione critica può essere controllata con agenti topici. La carica batterica viene ridotta durante il bagno con candeggina diluita, utilizzando compresse o spray a base di aceto diluito64. La crema al perossido di idrogeno lipidostabilizzata ( Crystacide, disponibile nell’UK ), ben tollerata, è efficace se applicata direttamente sulla ferita o sulla fasciatura che entra in contatto con la ferita colonizzata 25,63. Gli antibiotici topici ( p.es: Polisporina, Acido Fucidico, Mupirocina ) vanno somministrati soltanto per brevi periodi di tempo, a rotazione da due a sei settimane, al fine di prevenire la resistenza, e da parte dei clinici bisogna fare attenzione alla sensibilizzazione. Inoltre l’utilizzo di forti sensibilizzatori topici, quali la neomicina, va scoraggiato. Vi è una gamma di fasciature contenenti argento, miele, iodio in un carboidrato cadexomero ed in un preparato a base di glicole polietilene a fuoriuscita lenta, e il PHMB ( PolyHexaMethyleneBiguinide ), che facilita la decrescita della colonizzazione critica ( Tabelle 4, 6 ). L’uso delle fasciature antimicrobiche deve essere valutato ad intervalli regolari preferibilmente ogni due / quattro settimane, quindi interrotto se la colonizzazione critica è stata corretta o se non c’è un effetto benefico evidente14. Attualmente si tende ad abusare delle fasciature antimicrobiche, pur se non sono così convenienti. Il largo spettro d’attività antimicrobica dell’argento è utilizzato nelle ferite croniche criticamente colonizzate, suscettibili di guarigione. L’argento deve essere ionizzato, per esercitare un effetto antimicrobico. L’argento ionizzato ha bisogno d’acqua o di un ambiente acquoso e non va applicato ad una ferita conclamata o non guaribile, dove l’esito desiderato è la combinazione della riduzione dell’umidità e della riduzione batterica14. L’argento non deve trovarsi nelle immediate vicinanze di un qualsiasi farmaco 26 a base di olio ( p.es: il petrolatum, l’ossido di zinco ), perché le molecole d’olio interferiscono con la ionizzazione dell’argento 14. I farmaci che forniscono un approvvigionamento continuo di argento ionizzato risultano, a quanto pare più efficaci, e livelli più elevati di fuoriuscita d’argento sono spesso necessari per trattare lo Pseudomonas14. La quantità di argento fuoriuscita da queste è una minima parte dell’argento rilasciato dal preparato a base di crema di sulfadiazina d’argento. La sulfadiazina d’argento è stata associata con l’argiria ( depositi permanenti d’argento nel derma con impallidimento della cute ), e le fasciature d’argento sono state associate con la maculosità attorno alla ferita, ma mancano pubblicazioni inerenti all’argiria riguardo ai pazienti non trattati con crema a base di sulfadiazina d’argento. Vi sono relazioni aneddotiche su elevati livelli d’argento nel siero, successivamente all’uso di una fasciatura d’argento nell’Epidermolisi Bollosa ( comunicazione personale di Jemima Mellerio ); tuttavia, a dispetto del fatto che esse rilascino meno argento della crema a base di sulfadiazina d’argento, è meglio evitarne l’uso prolungato, specialmente sulle aree ampie o su soggetti con un’area superficiale ampia rispetto al peso corporeo totale. Risultano di provata efficacia altri agenti antibatterici topici in altri preparati per la ferita, compresi i prodotti medici a base di miele ( unguenti, fasciature ). I preparati a base di miele consentono benefici, sia pure di breve durata ( PH basso, osmolarità elevata, fuoriuscita del perossido di idrogeno ), pertanto il loro utilizzo può accrescere il dolore locale e può aumentare temporaneamente i livelli dell’essudato 65. Una volta diluito il miele con il fluido della ferita, il cattivo odore si assocerà con la crescita batterica, compresi i gram – negativi e gli anaerobi. 8.2 Infezione del tessuto circostante in profondità ed infiammazione generalizzata I segni dell’infezione del tessuto circostante ed in profondità sono evidenziati nei mnemonici STONEES, dove 3 o più criteri raccomandano la terapia atimicrobica sistemica. I segni ed i sintomi regionali e costituzionali ( linfoadenopatia, febbre, malessere ) impongono che si esegua con rapidità la terapia antimicrobica, e si potenzi la terapia parentale. Si raccomanda l’uso empirico di antibiotici sistemici che proteggono dai patogeni comuni. La scelta antibiotica è ulteriormente migliorabile, una volta che il tampone batterico abbia individuato gli organismi patogeni e la loro sensibilità antimicrobica. La somministrazione via orale potrebbe bastare, pur se dovessero essere necessari per il trattamento tempi più lunghi. I tamponi batterici positivi per lo Streptococcus devono essere eseguiti perfino in assenza d’infezione clinica conclamata, stante il rischio di complicazioni ( sepsi, malessere prodotto da tossine, nefropatia )64. Circa le ferite croniche non guaribili o la formazione frequente di vesciche, si usano per lunghi periodi di tempo agenti sistemici, antibatterici a bassa dose antinfiammatoria ( p.es: il trimethoprim, i macrolidi e la doxiciclina ). Questi agenti, che controllano il danno batterico di bassa entità associato con l’infiammazione locale sistemica12, non sono stati di solito associati con la resistenza batterica ( comunicazione 27 personale di Elena Pope ). È consigliabile un protocollo a periodi alterni di due – tre mesi fra ogni due o tre agenti. 9. Selezionare la fasciatura opportuna e la terapia topica, che soddisfi i bisogni del paziente e di quanti se ne prendono cura, a seconda del sottotipo dell’EB La scelta delle fasciature si fonda sul tipo di EB, sull’ampiezza e sulla localizzazione della ferita, sulla frequenza del cambio, sul costo e sulla disponibilità. È importante ricordare che, dati i diversi tipi di ferite cui un paziente va incontro ad un certo momento, la scelta della fasciature deve essere individualizzata ferita per ferita. Le ferite croniche sono le più difficili da trattare nei pazienti EB. Esse possono essere ‟ radicate ” nella fase infiammatoria14. Esse evidenziano rilevante aumento d’attività delle cellule infiammatorie e dei mediatori connessi come la matrice mettaloproteinasi ( MMP ) e la elastasi 14. La guarigione della ferita si arresta a seguito della degradazione della matrice extracellulare, e i fattori di crescita agiscono con più rapidità quando la loro sintesi impedisce che la ferita proceda verso la fase proliferativa e la riepitelizzazione 14,66. Moore e al. Riferiscono che, quanto più a lungo la ferita permane nella fase infiammatoria, tanto più i difetti cellulari sono responsabili del ritardo della guarigione66. Di recente, nuovo interesse ha suscitato l’analisi diagnostica della ferita, consistente in test di aumento della metalloproteasi al letto del paziente14; vi sono in proposito fasciature con collagene ossidato ridotto e con cellulosa, in grado di insidiare la metelloproteasi. Queste fasciature si combinano con antimicrobici, come l’argento. Nel cubo di Sibbald14, queste s fasciature particolari possono essere antimicrobiche, a seconda della presenza del NERDS ( criteri di fasciatura superficiale antibatterica ) o degli STONEES ( antibiotico sistemico ), qualora l’aumento dell’infiammazione sia curabile topicamente e per via sistemica. L’umidità opportuna è necessaria per agevolare l’azione dei fattori di crescita, le citochine, e la migrazione delle cellule, compresi i fibroblasti ed i cheratinociti. L’equilibrio dell’umidità è un evento particolarmente delicato. L’umidità in eccesso può danneggiare la pelle attorno alla ferita, provocando la macerazione della cheratina, l’aumento della proliferazione batterica ed il potenziale collasso. Per inverso, l’umidità non sufficiente nell’ambiente della ferita ostacola le attività cellulari promuovendo la formazione dell’escara, determinando il ritardo della guarigione e la scarsa qualità della guarigione della ferita. L’ambiente della ferita si manifesta equilibratamente umido soprattutto grazie all’utilizzo di fasciature dotate di proprietà occlusive, semi - occlusive, assorbenti, idratanti ed emostatiche, a seconda del drenaggio della ferita. Nelle Tabelle 4 e 5 si illustra l’approccio pratico alla ferita, fondato sulla scelta delle fasciature per gli EB. 28 10. Valutazione del tasso supposto di guarigione o riconsiderazione delle finalità terapeutiche della ferita ( compreso lo status potenziale di conservazione ) È risaputo che la riduzione dal 20% al 40% di grandezza della ferita in un tempo da 2 a 4 settimane è un segno sicuro di guarigione67,68. In uno studio dedicato a diabetici dai piedi ulcerati, dove si considera la guarigione totale come un evento finale, la riduzione al 30% in 4 settimane è risultato un buon segno ai fini della guarigione conseguita nella dodicesima settimana69. Un indice di guarigione è l’osservazione clinica del margine della ferita: le ferite non guaribili hanno spesso un dirupo come margine al posto di una rastremata striscia sabbiosa di spiaggia con contorno mano a mano in pendenza, spesso color porpora in ragione della nuova epitelizzazione. Se il margine della ferita non emigra dopo opportuna preparazione del letto ( pulizia, bilancio batterico, equilibrio dell’umidità ) e la ferita si radica, allora si devono prendere in considerazione le terapie progredite per superare l’effetto di non avanzamento del margine70. Questo passo va compiuto, dopo che siano state escluse altre cause ed i cofattori della guarigione ritardata. I clinici ricordano che la guarigione della ferita non è sempre il risultato principale. La guarigione totale è particolarmente difficile nei tipi gravi dell’EB. Altri esiti legati alla ferita, quali una minore sofferenza, la riduzione della carica batterica, i pochi cambi della fasciatura con diminuizione dell’essudato e dell’odore, o il miglioramento della qualità di vita, possono essere più fattibili. 11. Effetto margine: se la ferita è radicata o il margine o altre aree sembrano atipiche, effettuare una biopsia per escludere il carcinoma cellulare squamoso o altre complicazioni, prima di prendere in considerazione opzioni terapeutiche attive Il carcinoma cellulare squamoso ( SCC )è la maggior causa di morbilità e di mortalità nei pazienti EB, specie quelli RDEB. Il rischio cumulativo che lo SCC insorga negli RDEB gravi generalizzati all’età di 55 anni è del 90,1% di molto più elevato rispetto alla popolazione generale di pari età negli USA ( dal 9% al 14% fra gli uomini, dal 4% al 9% fra le donne )71. Lo SCC tendenzialmente si manifesta prima negli EB, è multifocale, più aggressivo e porta ad un aumento della mortalità ( più del 55% dei pazienti RDEB gravi generalizzati muoiono di SCC a 40 anni )72,73. Poiché la cronicità è la norma in molti paziento EB, è bene sospettare al massimo dei siti di vescicazione cronica, che di fatto possono essere cancerogeni. Qualsiasi ferita che si estenda con rapidità, l’incremento della sofferenza, i cambiamenti dell’aspetto documentati fotograficamente in serie, o il ‟ sentirsi diverso ” da parte del paziente, tutto ciò vale l’esame bioptico 73. 29 D. Fornire il sostegno organizzativo 12. Organizzare una struttura di sostegno che faccia assistenza sanitaria, dove operino infermieri specializzati, clinici interprofessionali ed èquipe in condizioni di affrontare i casi nuovi Poiché l’EB non è ‟ affatto un disturbo della pelle ”, il suo trattamento ha bisogno di una èquipe coinvolta in pieno, dedita e assolutamente competente in tutte le problematiche terapeutiche. L’espressione ‟ è come vivere in un villaggio ” ( Figura 3 ) richiama non soltanto la nostra attenzione su quanti ( personale medico e paramedico ) si trovano necessariamente coinvolti nella cura del paziente, ma evidenzia anche che i medici devono essere in sintonia con i pazienti e le rispettive famiglie, al fine di assicurare il trattamento migliore. Nel corso dell’ultimo decennio cliniche specializzate nell’EB sono state aperte in tutto il mondo in 16 paesi. Esse assicurano un programma terapeutico interprofessionale, fondato sulla competenza di operatori sanitari associati ( infermieri, medici, terapeuti occupazionali, fisioterapisti, logopedisti, assistenti sociali, dietisti, musico terapeuti, etc. ). Queste apprezzabili èquipe di esperti nell’EB trattano il paziente in modo che tutti i sistemi sanitari coinvolti facciano i conti con le forti connessioni comunitarie. Può succedere che gi operatori sanitari non siano in grado di affrontare dei casi isolati, specie se l’affidamento ad un centro EB riconosciuto non è praticabile. L’accesso agli esperti internazionali nell’EB via http://www.internationalebforum.org, ormai possibile, ha mutato la nozione del presistente isolamento professionale. Altre risorse per i pazienti e per gli operatori sono le fondazioni DEBRA che si trovano in molti paesi. Figura 3: èquipe di cura dell’EB 30 La nascita di un bambino EB è per la famiglia un evento traumatico. Noi siamo convinti che l’informazione precoce circa l’affezione, mirata a definire quanto prima possibile il tipo ed il sottotipo di EB, ed insieme il sostegno concreto da parte di operatori consapevoli, mettono la famiglia in condizioni di compattarsi e di assicurare al proprio piccolo la cura migliore. Crediamo anche che un approccio flessibile nel corso di ogni visita, dove si coinvolga e si impegni la famiglia avvii verosimilmente verso una buona cura ed insieme crei fiducia costruttiva. Conclusioni L’EB è una della affezioni più complesse per la scienza medica, con varianti che hanno effetti devastanti sulla qualità e sulla durata della vita dei pazienti colpiti e rispettive famiglie. Il trattamento della ferita necessita di un approccio interprofessionale coordinato che consideri il paziente nella sua totalità. Noi abbiamo assemblato gli esperti in EB, di modo che quanti studiano la cura delle ferite insieme con quanti operano sul piano clinico, assicurino ai singoli EB i migliori approcci a favore di un trattamento ottimale della ferita. Finchè non si disporrà di una terapia definitiva, dovremmo proporci la minimizzazione della sofferenza, il miglioramento dello stato di guaribilità della ferita, in fine la messa a punto di procedure potenzialmente correttive per i pazienti, destinate a migliorare le vite degli individui affetti. 31 Riferimenti 1. Fine JD, Eady RA, Bauer EA, Bauer JW, Bruckner-Tuderman L, Heagerty A, Hintner H, Hovnanian A, Jonkman MF, Leigh I, McGrath JA, Mellerio JE, Murrell DF, Shimizu H, Uitto J, Vahlquist A, Woodley D, Zambruno G. The classification of inherited epidermolysis bullosa (EB): Report of the third international consensus meeting on diagnosis and classification of EB. J Am Acad Dermatol. 2008; 58: 931-50. 2. Fine JD, Mellerio JE. Extracutaneous manifestations and complications of inherited epidermolysis bullosa. Part I. Epithelial associated tissues. J Am Acad Dermatol. 2009a; 61:367-84. 3. Fine JD, Mellerio JE. Extracutaneous manifestations and complications of inherited epidermolysis bullosa. Part II. Other organs. J Am Acad Dermatol. 2009b; 61: 387-402. 4. Fine JD, Johnson LB, Weiner M, Stein A, Cash S, Deleoz J, Devries DT, Suchindran C. Eye involvement in inherited epidermolysis bullosa: experience of the national epidermolysis bullosa registry. Am J Ophthalmol. 2004; 138:254-62. 5. Matsumoto Y, Dogru M , Tsubota K. Ocular surface findings in hallopeausiemens subtype of dystrophic epidermolysis bullosa: report of a case and literature review. Cornea. 2005; 24:474-9. 6. Wright JT, Fine JD, Johnson L. Dental caries risk in hereditary epidermolysis bullosa. Pediatr Dent. 1994; 16:427-32. 7. Freeman EB, Koglmeier J, Martinez AE, Mellerio JE, Haynes L, Sebire NJ, Lindley KJ, Shah N. Gastrointestinal complications of epidermolysis bullosa in children. Br J Dermatol. 2008; 158:1308-14. 8. Fine JD, Johnson LB, Weiner M , Suchindran C. Gastrointestinal complications of inherited epidermolysis bullosa: cumulative experience of the national Epidermolysis bullosa registry. J Pediatr Gastroenterol Nutr. 2008; 46:147-58. 9. Chan SM, Dillon MJ, Duffy PG, Atherton DJ. Nephro-urological complications of epidermolysis bullosa in paediatric patients. Br J Dermatol. 2007; 156:143-7. 10. Fine JD, Johnson LB, Weiner M, Stein A, Cash S, DeLeoz J, Devries DT, Suchindran C. Genitourinary complications of inherited Epidermolysis bullosa: experience of the national Epidermolysis bullosa registry and review of the literature. J Urol. 2004; 172:2040-4. 11. Sidwell RU, Yates R, Atherton D. Dilated cardiomyopathy in dystrophic epidermolysis bullosa. Arch Dis Child. 2000; 83:59-63. 12. Lara-Corrales I, Mellerio JE, Martinez AE, Green A, Lucky AW, Azizkhan RG, Murrell DF, Agero AL, Kantor PF, Pope E. Dilated cardiomyopathy in epidermolysis bullosa: A retrospective, multicenter study. Pediatr Dermatol. 2010; 27(3): 238-43. 13. Martinez AE, Allgrove J, Brain C. Growth and pubertal delay in patients with epidermolysis bullosa. In: Epidermolysis bullosa: part II – diagnosis and management, Murrell DF, Thiers BH, editors. Dermatol Clin. 28, 2. Philadelphia:Saunders; 2010. 14. Sibbald RG, Goodman L, Woo KY, Krasner DL, Smart H, Gulnaz T, Ayello EA, Burrell RE, Keast DH, Mayer D, Norton L. Special Considerations in Wound Bed Preparation 2011: An Update. Advances in skin & wound care. 2011; 24(9):415-436. 15. Coulombe PA, Kerns ML, Fuchs E. Epidermolysis bullosa simplex: a paradigm for disorders of tissue fragility. J Clin Invest. 2009; 119:1784-93. 16. Pfendner E, Rouan F, Uitto J. Progress in epidermolysis bullosa: the phenotypic spectrum of plectin mutations. Exp Dermatol. 2005; 14:241-9. 17. McGrath JA, Mellerio JE. Ectodermal dysplasia-skin fragility syndrome. Dermatol Clin. 2010a; 28:125-9. 18. McGrath JA, Bolling MC, Jonkman MF. Lethal acantholytic epidermolysis bullosa. Dermatol Clin. 2010b; 28:131-5. 19. Nakano A, Chao SC, Pulkkinen L, Murrell D, Bruckner-Tuderman L, Pfendner E, Uitto J. Laminin 5 mutations in junctional epidermolysis bullosa: molecular basis of herlitz vs. non-herlitz phenotypes. Hum Genet. 2002; 110:41-51. 20. Kiritsi D, Kern JS, Schumann H, et al. Molecular mechanisms of phenotypic variability in junctional epidermolysis bullosa. J Med Genet. 2011; 48:450-7. 21. Chung HJ, Uitto J. Epidermolysis bullosa with pyloric atresia. Dermatol Clin. 2010; 28:43-54. 22. Van den Akker PC, Jonkman MF, Rengaw T, Bruckner-Tuderman L, Has C, Bauer JW, Klausegger A, Zambruno G, Castiglia D, Mellerio JE, McGrath JA, van Essen AJ, Hofstra RM, Swertz MA. The international dystrophic epidermolysis bullosa patient registry: an online database of dystrophic epidermolysis bullosa patients and their COL7A1 mutations. Hum Mutat. 2011. 23. Fine JD, Johnson LB, Weiner M, Li KP, Suchindram C. Epidermolysis bullosa and the risk of lifethreatening cancers: the national eb registry experience, 1986-2006. J Am Acad Dermatol. 2009; 60:203-11. 24. Lai-Cheong JE, McGrath JA. Kindler syndrome. Dermatol Clin. 2010; 28:119-24. 32 25. Denyer JE. Wound management for children with epidermolysis bullosa. Dermatology Clin. 2010; 28: 256-264. 26. Shivaswarmy, Nanjundaswarmy K, Sumathy, Kunneth T, Shyamprasad, Lakshminarayana A, Ranganathan, Chandrasekharan. Squamous cell carcinoma complicating epidermolysis bullosa in a 6-yearold girl. Int J Dermatol. 2009; 48: 731-733. 27. Mellerio JE. Weiner M, Denyer JE, Pillay EI, Lucky AW, Bruckner A, Palisson F. Medical management of epidermolysis bullosa: proceedings of the iind international symposium on epidermolysis bullosa, Santiago, Chile 2005. Intern J Dermatol. 2007; 46:795-800. 28. Allman L, MacKinnon P, Atherton DJ. Nutrition in dystrophic epidermolysis bullosa. Pediatr Dermatol. 1992; 9:231-8. 29. Haynes l. Nutrition for children with epidermolysis bullosa. Dermatol Clin. 2010; 28: 289-301. 30. Fine JD, Tamura T, Johnson L. Blood vitamin and trace metal levels in epidermolysis bullosa. Arch Dermatol. 1989; 125:374-9. 31. Ingen-Housz-Oro S, Blanchet-Bardon C, Vrillat M , Dubertret L. Vitamin and trace metal levels in recessive dystrophic epidermolysis bullosa. J Eur Acad Dermatol Venereol. 2004; 18:649-53. 32. Albumin-serum: MelinePlus Medical Encyclopeia. Nlm.nih.gov.retrieved 2011-06-04. Available online at http://www.nlm.nih.gov/medlineplus/ ency/article/003480.htm. Last accessed on: 33. Hubbard L, Haynes L, Sklar M, Martinez AE, Mellerio JE. The challenges of meeting nutritional requirements in children and adults with epidermolysisbullosa: proceedings of a multidisciplinary team study day. Clin Exp Dermatol. 2011; 36(6):579-84. 34.Keast DH, Fraser C. Treatment of chronic skin ulcers in individuals with anemia of chronic disease using recombinant human erythropoietin (EPO): a review of four cases. Ostomy Wound Manage. 2004; 50(10):64 70. 35. Sackett DL, Strauss SE, Richardson WS, Rosenberg W, Haynes RB. Evidencebased medicine: how to practice and teach EBM. 2nd ed. Edinburgh, Scotland: Churchill Livingston; 2000. 36. Wagner JE, Ishida-Yamamoto A, McGrath JA, Hordinsky M, Keene DR, Woodley DT, Chen M, Riddle MJ, Osborn MJ, Lund T, Dolan M, Blazar BR, Tolar J. Bone marrow transplantation for recessive dystrophic epidermolysis bullosa. NEJM. 2010; 363(7): 629-39. 37. Atherton DJ, Cox I, Hann I. Intraveous iron hydroxide-sucrose complex for anemia in epidermolysis bullosa. BJD. 1999; 140:773 38. Fridge JL, Vichinsky EP. Correction of the anemia of epidermolysis bullosa with intravenous iron and erythropoietin. J Pediatr. 1998; 132(5):871-3. 39. Freeman EB, Koglmeier J, Martinez AE, Mellerio JE, Haynes L, Sebire NJ, Lindley KJ, Shah N. Gastrointestinal complications of epidermolysis bullosa in children. Br J Dermatol. 2008; 158:1308-14. 40. Haynes L, Mellerio JE and Martinez AE. Gastrostomy feeding in children with epidermolysis bullosa; consideration of key issues. Pediatr Dermatol. 2011. (pending publication). In press. 41. Fine JD, Johnson LB, Weiner M, Stein A, Cash S, DeLeoz J, Devries DT, Suchindran C. Genitourinary complications of inherited epidermolysis bullosa: experience of the national epidermylosis bullosa registry and review of the literature. J Urol. 2004; 172:2040-4. 42. National Institute of Health Pain Consortium. Available online at http:// painconsortium.nih.gov/pain_scales/index.html. Last accessed on: 43. Woo KY, Coutts PM, Price P, Harding K, Sibbald RG. A randomized crossover investigation of pain at dressing change comparing 2 foam dressings. Adv Skin Wound Care. 2009; 22(7):304-10. 44. Krasner D. The chronic wound pain experience: a conceptual model. Ostomy Wound Manage. 1995; 41(3):20-5. 45. Guo S, DiPietro LA. Factors affecting wound healing. J Dent Res. 2010; 89(3): 219–229. 46. Goldschneider KR, Lucky AW. Pain management in epidermolysis bullosa. Dermatol Clin. 2010; 28:273 82. 47. Arbackle A. Bathing for individuals with epidermolysis bullosa. Dermatol Clin. 2010; 265-7. 48. Price P, Fogh K, Glynn C, Krasner DL, Osterbrink J, Sibbald RG. Managing painful chronic wounds: the wound pain management model. Int Wound J. 2007; 4(1):4-15. 49. Anand KJ. International evidence-based group for neonatal pain; consensus statement for the prevention and management of pain in the newborn. Archives of Pediatric Adolescent Medicine. 2001;155: 173-180. 50. Evans D. The effectiveness of music as an intervention for hospital patients: a systematic review. Journal of Advanced Nursing. 2002;37(1):8-18. 51. Maratos A, Gold C, Wang X, Crawford M. Music therapy for depression. Cochrane Database of Systematic Reviews 2008, Issue 1. Art. No.:CD004517. DOE:10.1002/146518458.CD004517.pub2 52. Kini SP, DeLong LK, Veledar E, McKenzie-Brown AM, Schaufele M, Chen SC. Arch Dermatolog. Published online June 16, 2011. Doi:10.1001/archdermatol. 2011.178 33 53. Sibbald RG, Cameron J. Dermatological aspects of wound care. In: Krasner DL, Rodeheaver GT, Sibbald RG, editors. Chronic Wound Care: A clinical source book for healthcare professionals (3rd edition). HMP Communications, Wayne PA, 2001. 54. Tabolli S, Pagliarello C, Uras C, Di Pietro C, Zambruno G, Castiglia D, Sampogna F, Abeni D. Family burden in epidermolysis bullosa is independent of disease type/subtype. Acta Derm Venereol. 2010; 90(6): 607-11. 55. Hettiaratchy S, Papini R. Initial assessment of a major burn. BMJ. 2004; 329:7457:101-104. 56. Keast DH, Bowering CK, Evans AW, Mackean GL, Burrows C, D’Souza L. MEASURE: A proposed assessment framework for developing best practice recommendations for wound assessment. Wound Repair Regen. 2004; 12(3 Suppl):1-17. 57. Fernandez R, Griffiths R. Water for wound cleansing. Cochrane Database Syst Rev. 2008 Jan 23:CD003861 58. Moore ZEH, Cowman S. Wound cleansing for pressure ulcers. Cochrane Database of Systematic Reviews. 2005; (4). Article CD004983. DOI: 10.1002/14651858.CD004983.pub2. 59. Kirshen C, Woo K, Ayello EA, Sibbald RG. Debridement: a vital component of wound bed preparation. Adv Skin Wound Care. 2006; 19(9):506-17; quiz 517-9. 60. Sibbald RG, Goodman L, Woo KY, et al. Special considerations in wound bed preparation 2011: an update. Adv Skin Wound Care. 2011; 24(9):415-436. 61. Sibbald RG, Woo K, Ayello EA. Increased bacterial burden and infection: the story of the NERDS and STONES. Adv Skin Wound Care. 2006; 19:447-461. 62. Woo K, Sibbald RG. A cross-sectional validation study of using NERDS and STONEES to assess bacterial burden. Ostomy Wound Manage. 2009; 55(8):40-48. 63. Gardner SE, Frantz RA, Saltzman CL, Hillis SL, Park H, Scherubel M. Diagnostic validity of three swab techniques for identifying chronic wound infection. Wound Repair Regen. 2006; 14(5):548-557. 64. Mellerio JE. Infection and colonization in epidermolysis bullosa. Dermtol Clin. 2010; 28:267-71. 65. Mellerio JE. Infection and colonization in epidermolysis bullosa. Dermtol Clin. 2010; 28:265-66. 66. Moore K, McCallion R, Searle RJ, Stacey MC, Harding KG. Prediction and monitoring the therapeutic response of chronic dermal wounds. Int Wound J. 2006; 3(2):89-96. Review. 67. Kantor J, Margolis DJ. A multicentre study of percentage change in venous leg ulcer area as a prognostic index of healing at 24 weeks. Br J Dermatol. 2000;142(5):960-964. 68. Margolis DJ, Allen-Taylor L, Hoffstad O, et al. The accuracy of venous leg ulcer prognostic models in a wound care system. Wound Repair Regen. 2004;12:163-168. 69. Sheehan P, Jones P, Caselli A, Giurini JM, Veves A. Percent change in wound area of diabetic foot ulcers over a 4-week period is a robust predictor of complete healing in a 12-week prospective trial. Diabetes Care 2003;26(6):1879-1882. 70. Woo K, Ayello EA, Sibbald RG. The edge effect: current therapeutic options to advance the wound edge. 2009; 41-57. 71. Fine JD, Johnson LB, Suchindran C. Cancer and inherited epidermolysis bullosa. Baltimore: John Hopkins University Press; 1999. 72. Fine JD, Johnson LB, Weiner M, Suchindran C. Cause-specific risks of childhood death in inherited epidermolysis bullosa. J Pediatr. 2008; 152:276-80. 73. Venugopal SS, Murrell FD. Treatment of skin cancers in epidermolysis bullosa. Dermatol Clin. 2010; 28: 283-87. 74. Arbuckle, HA. Epidermolysis bullosa care in the United States. Dermatol Clin. 2010; 28(2); 387-438. 34 Il dolore e la preparazione del letto della ferita: dalle preoccupazioni del paziente in quanto persona al DIME D Debridement ( Pulizia ) Quadro clinico · Letto della ferita ricoperto di escara nera o di tessuto necrotico libero · Livello dell’essudato oscillante da nullo ad elevato, a seconda delle dinamiche del letto della ferita Osservazioni critiche · Valutare la guaribilità · Asportare i detriti, qualora questo convenga, al fine di accrescere il tasso di guarigione · Il tessuto non – vitale prolunga il processo infiammatorio ed è un mezzo per lo sviluppo batterico I Iflammation/Infection ( Infiammazione/ Infezione ) · Infiammazione cronica · Aumento superficiale della carica batterica ( NERDS ) · Stato di non – guaribilità o deterioramento della condizione della ferita · Livello dell’essudato ↑ · Letto della ferita rosso, facile sanguinamento · Detriti nella ferita · Odore ↑ · Infezioni settoriali profonde ( STONEES ) · Dimensione ↑ · Temperatura ↑ · OS ( sondaggi dell’osso o delle prominenze ) · Nuove aree di rottura · Essudato, eritema, edema · Odore ↑ · Individuare la causa ed i cofattori · Il danno batterico può diffondersi al di là del letto della ferita locale · Il danno batterico esteso porta all’infezione più in profondità e settoriale della pelle circostante, che necessita di solito di un trattamento antimicrobico sistemico · L’infiammazione e l’infezione, inibendo la sintesi del collagene e la migrazione epidermica, sfociano nell’aumento del danno tessutale · L’infezione prolunga la fase infiammatoria · Le tossine batteriche nell’essudato inibiscono il processo riparatorio della ferita M Moisture Balance ( Equilibrio dell’umidità ) · Le ferite presentano livelli di essudato oscillanti da zero ad abbondante e da siero sanguigno fino a viscoso o purulento in base all’eziologia, a fattori concomitanti, quali l’edema, l’infiammazione, l’infezione etc., ed in base alla natura ed al grado di danneggiamento del tessuto E Edge Effect ( Effetto marginale ) · L’epitelio non riesce a migrare attraverso una granulazione basele stabile ed equilibrata · Il margine epidermico può presentarsi come un gradino scosceso o essere arrotolato · L’indebolimento può essere evidente · Valutare la guaribilità. · I cheratinociti, in L’ambiente umido della quanto fattori di ferita può essere crescita, giocano controindicato nelle ferite un ruolo importante non – guaribili o durevoli nella guarigione · Il fluido essudato da una della ferita ferita non è inerte. Esso · I cheratinociti ha proprietà biologiche e anormali non chimiche specifiche, che rispondono ai possono accelerare o segnali di prolungare il tempo della guarigione della guarigione ferita · L’ambiente umido della · Se una ferita ferita accelera il processo cronica non è alla di guarigione e promuove quarta settimana il la crescita di tessuto 30% più piccola, nuovo non guarirà entro la · L’umidità in eccesso nel dodicesima letto della ferita settimana, compromette il processo malgrado di guarigione, danneggia l’ottimizzazione la pelle circostante della cura locale determinandone la della ferita; perciò macerazione si dovranno · Favorire l’ottimizzazione considerare delle dell’equilibrio dell’umidità terapie avanzate 35 Continuazione DIME Preoccupazioni · Gestire il · Trattare il trauma e la del paziente in trauma e la sofferenza quanto persona sofferenza · Aggevolare la · Aggevolare la responsabilizzazione responsabilizz del paziente azione del · Parlare dei problemi paziente inerenti alla qualità · Parlare dei della vita problemi inerenti alla qualità della vita Cura locale della ferita Finalità del trattamento · Gestire il trauma ed il dolore, inclusi la macerazione attorno alla ferita e lo strappo potenziale della pelle · Parlare dei problemi inerenti alla qualità della vita facilitare la responsabilizzazione del paziente · Parlare dei problemi inerenti alla qualità della vita e agevolare la responsabilizzazion e del paziente, l’aderenza e la coaderenza · Gestire il trauma ed il dolore, inclusi la macerazione attorno alla ferita e lo strappo potenziale della pelle · Valutare · Differenziare la · Scegliere la fasciatura · Prendere in l’anamnesi guaribilità: classificare adeguata al livello considerazione i della ferita e le come guaribile, dell’essudato, allo scopo prodotti cellulari e peculiarità duratura o nondi promuovere altre terapie fisiche guaribile l’ottimizzazione complementari · Pulire le ferite · Chiarire se lo squilibrio dell’equilibrio dell’umidità · Sostenere i prodotti guaribili batterico è se · Valutare il bisogno di cellulari con una · Valutare e l’aumento della carica riempire la cavità o lo fasciatura conforme trattare batterica si manifesta spazio morto alla ferita, al fine di l’aumento nell’infezione · Adattare le peculiarità ottimizzare della carica compartimentale della fasciatura alle l’elemento da batterica superficiale o richieste di gestione della trattare, nell’infezione ferita, comprese la relativamente al compartimentale capacità di manipolare il paradigma DIME profonda, o nell’una e fluido, la frequenza del nell’altra insieme cambio della fasciatura · Favorire i meccanismi ed il benessere della di pulitura naturali pelle attorno alla ferita della ferita · Ridurre la carica batterica · Proteggere da un ulteriore invasione di organismi · Favorire · Favorire i meccanismi · Conservare l’equilibrio · Rinforzare la l’efficacia della naturali di ripulitura ottimale dell’umidità migrazione pulizia della ferita · Proteggere il letto della cellulare · Minimizzare il · Ridurre la carica ferita e favorirne la · Stimolare il rischio batterica guarigione processo di dell’infezione · Proteggere da · Prevenire la guarigione nelle · Promuovere il un’ulteriore invasione contaminazione da fonti ferite croniche benessere del di organismi esterne radicate paziente · Gestire l’essudato · Ripristinare la assorbito ed evitare la funzione cellulare contaminazione · Creare un ambiente dell’ambiente esterno favorevole alla guarigione della ferita · Proteggere l’area attorno alla ferita 36 Continuazione DIME Farmaci ed opzioni terapeutiche · Ripulitura chirurgica e tagliente · Ripulitura autolitica Hydrogel · Hypergel · Ripulitura meccanica · Ripulitura biologica - Terapia a base di larve · Detersione enzimatica · Ferite non – guaribili e durature Antisettici topici · Infiammazione Soluzione salina ipertonica · Mesalt · Squilibrio batterico superficiale compartimentale Fasciature antibatteriche · Mepilex Ag, Mepilex Border, Melgisorb Ag · Infezione settoriale profonda Terapia antimicrobica sistemica Fasciature antibatteriche · Mepilex Ag, Mepilex Border, Melgisorb Ag · Assorbente da moderato ad elevato · Schiuma - Mepilex, Mepilex Border · Alginati ed Idrofibre – Melgisorb · Ipertonico asciutto – Mesalt · Assorbente e composto – Mesorb Alldress · Assorbente basso · Schiume Lite – Mepilex Lite, Mepilex Border Lite · Idrocolloide · Acrilico · Non - assorbente · Strati a contatto con la ferita – Mepitel, Mepitel Transfer · Pellicola trasparente – Mepore film · Idratanti · Hydrogel – Normlgel · Preparazioni acellulari · Fattori di crescita · Matrici extracellulari · Matrice metallo proteinasi · Terapie cellulari · Trapianto · Trapianti autologhi · Prodotti epidermici, dermici e composti · Terapie complementari · Ossigeno iperbarico · NPWT · Prodotti di sostegno · Si rinvia alla lista dei prodotti inerenti all’equilibrio dell’umidità Traduzione a cura della Dott.ssa Sofia Strippoli 37