la Somalia - Il Discorso

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L’ennesima
guerra
dimanticata: la Somalia
La Somalia alla fine dell’800 era sede di
piccoli emirati, a carattere tribale, di
cui il più importante era la Migiurtina,
posta al sud del Paese; seguivano gli
Hauia, i Darod e gli Issa. In essi vi era
praticata, come tutt’oggi, la religione
Islamica e importante era la sua
collocazione geografica, a cavallo del
Corno d’Africa, dove il mar Rosso sbocca
nell’Oceano Indiano e quindi in posizione
strategica
rispetto
gli
scambi
commerciali. Nel 1899 dopo svariati
tentativi
e
con
il
beneplacido
dell’impero Britannico, la Somalia
Meridionale diventò Italiana, la parte
Settentrionale, col nome di Somaliland
divenne protettorato inglese e una
piccola porzione a Nord di essa, il
Gibuti, tutt’ora indipendente, venne
assegnata alla Francia. La Somalia
Italiana era una striscia di deserto
delimitata dagli altipiani e dal mare e
tagliata dai fiumi Giuba e Uebi Scebeli.
La capitale Mogadiscio fu ingrandita e le
venne dato uno stile europeo; dopo la
presa di potere del duce Benito Mussolini
furono edificati palazzi in stile
razionale nella quale spiccava l’hotel
Croce del Sud. Furono inoltre realizzati
piccoli borghi come il Villaggio Duca
degli
Abruzzi
(l’odierna
Giohar),
numerose imprese italiane vi furono
inviate per costruire infrastrutture,
realizzare opere di canalizzazione, in
maniera alquanto maldestra. Le autorità
imposero
l’italiano
come
lingua
ufficiale, nonostante gli autoctoni
continuassero a parlare i dialetti
Migiurtino, Hauia, Darod e Issa.
La
Somalia salì agli onori delle cronache
internazionali,
durante
l’invasione
Italiana del 1935/36 ai danni del
confinante impero Etiopico a cui i somali
furono costretti a prendervi parte.
L’esercito etiopico combatté eroicamente
ma venne subito battuto dalle truppe
italiane che, per esplicito ordine del
Maresciallo Pietro Badoglio, fecero largo
uso di gas asfissianti. Al termine di
questa guerra la Somalia fu inglobata
nell’A.O.I (Africa Orientale Italiana)
retta dal Viceré Duca Amedeo di SavoiaAosta. A Danane, località a 40 km da
Mogadiscio, fu istituito un campo di
prigionia riservato per la maggior parte
alla piccola nobiltà Etiopica; i nobili
più influenti infatti scapparono in
esilio come ad esempio il Negus Neghesti
(Re dei Re) Ailè Selassiè, mentre altri
come l’importante Ras (principe) Himmirù
vennero
deportati
in
Italia.
Le
condizioni igieniche del campo erano al
limite dell’indigenza, con capanne fatte
di fango e sabbia (tucul) in stato
pietoso e dove gli internati erano
esposti a ogni tipo di epidemia. Numerose
furono le richieste da parte dei
direttori del campo di migliorarne le
condizioni ma furono tutte ignorate dalle
autorità di Mogadiscio. Allo scoppio
della seconda guerra mondiale nel 194o,
tutta l’Africa Orientale Italiana, in
meno di un anno fu riconquistata
facilmente, nonostante l’eroica ma breve
resistenza di Amedeo di Aosta sull’Amba
Alagi. Le truppe britanniche rimisero al
suo posto il Negus Haile Selassie. La
Somalia Meridionale fu amministrata per
un breve periodo dalle forze armate
Anglo-Americane, ma nel 1950, dopo che
l’assetto mondiale era stato assegnato
alle
2
sfere
di
influenza
delle
superpotenze U.S.A e U.R.S.S., fu
affidata nuovamente all’Italia come
Amministrazione Fiduciaria delle Nazioni
Unite. Questa”amministrazione”aveva come
scopo il mantenimento della convivenza
pacifica
fra
tribù
ostili
e
la
democratizzazione del paese; questo
incarico ebbe termine nel 1960, quando fu
unita alla Somaliland, ex Britannica e fu
dichiarata l’indipendenza del Paese. Dopo
un effimero governo democratico dominato
dal clan dei Migiurtini, il potere fu
preso dal Generale Mohamed Siad Barre,
appartenente al clan degli Ogaden, stirpe
di origine Somala ma collocato in
Etiopia.
Siad Barre, militare di scuola
Italiana, si dichiarava seguace delle
idee di Marx e impose al Paese una
dittatura a carattere Socialista volta a
imporre con la forza, l’unione di tutte
le tribù somale e con l’obbietivo di
annettere l’Ogaden. Proprio quest’ultima
rivendicazione territoriale fu la causa
della prima guerra mossa da Siad Barre
verso la fine degli anni 70 nei confronti
dell’Etiopia, che da poco(1974) aveva
rovesciato il regime Negus Aile Selassie
sostituendolo col DERG una giunta di
militari allineati all’U.R.S.S. con a
capo”il negus Rosso” Colonnello Menghistu
Hailè Mariam. Il conflitto fu una
disfatta per Siad Barre e provocò un
grave danno economico ad un Paese già
allo stremo per le pesanti carestie.
Tutte queste concause spinsero migliaia
di profughi affamati e perseguitati a
lasciare l’Ogaden. In quel momento Siad
Barre non trovò altra soluzione che
rivolgersi all’ex Paese colonizzatore:
l’Italia. Il nostro Paese, con il
pretesto di riparare i danni provocati
nel periodo coloniale attraverso un aiuto
economico, intensificò i rapporti con tra
il leader del P.S.I Bettino Craxi e il
dittatore somalo.
Uno degli incontri
avvenne in un lussuoso yacht dello stesso
Barre, a largo di Mogadiscio; il rovescio
della medaglia sta nel fatto che la
popolazione Somala, al contrario del suo
governatore, viveva con meno di un
dollaro al giorno. Altri rapporti vennero
allacciati
da
Siad
Barre
con
la
Democrazia Cristiana di Giulio Andreotti,
il quale finanziò la costruzione della
strada Garoe-Bosaso. Questa strada di non
fondamentale
importanza
servì
probabilmente
da
tragitto
per
i
nascondigli di stoccaggio di materiale a
carattere nucleare. Nel 1991 in seguito
al crollo del’Unione Sovietica che
appoggiava il regime Etiopico e a causa
della crisi istituzionale Italiana
culminata in “tangentopoli” gli eventi
precipitarono. La goccia che fece
traboccare il vaso fu l’uccisione del
vescovo cattolico di Mogadiscio sulle
scale della cattedrale della capitale
somala e di fatto il paese sprofondò nel
caos totale. Le province del Somaliland
con
capitale
Hargheisa,
che
fu
immediatamente bombardata e del Puntland
con
capitale
Garoe,
dichiararono
unilateralmente la propria indipendenza
affidandosi,
come
tutt’ora
alla
pirateria; il resto del Paese finì in
mano ai Signori della guerra, fra i quali
spiccava Mohamed Farah Hassan”Aidid”.
Siad Barre, ormai anziano e in preda al
delirio si era rifugiato in una capanna
nella regione dell’Oltregiuba. Le Nazioni
Unite, condizionate dagli Stati Uniti
d’America, preoccupati sicuramente di più
della contemporanea guerra in Iraq,
nazione ricca di petrolio, mandarono un
piccolo
contingente”Unisol”.
Questa
spedizione militare fu ritirata pochi
anni dopo. Nel 1993, durante quei giorni
difficili, perse la vita la giovane e
coraggiosa giornalista italiana Ilaria
Alpi e il suo camera-man bosniaco Miran
Hrovatin, colpevoli solo di voler sapere
la verità sui fondi dati da Andreotti per
costruzione della sopracitata strada
Garoe-Bosaso. Nel periodo di questa
effimera”missione di pace” furono uccisi
per errore anche due militari italiani
dal”fuoco amico”Americano. Nel corso
degli anni successivi ci furono svariati
tentativi da parte delle Nazioni Unite di
indire conferenze al fine di dare un
governo ad “interim”al paese; tentativi
ovviamente falliti. La situazione “de
facto” che regna oggi vede un paese
spaccato in tre, i contrasti fra i clan
tribali
non
hanno
fine,
le
autoproclamatisi
repubbliche
del
Somaliland e del Puntland praticano la
pirateria come fonte di sussistenza e il
Sud del Paese è dominato ancora dai
signori
della
guerra,
appoggiati
dall’Organizzazione
Terroristica
“Fratelli Musulmani”.
Andrea F.
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