Fluidodinamica dei processi astrofisici Introduzione all’Astrofisica AA 2012/2013 Prof. Alessandro Marconi Dipartimento di Fisica e Astronomia Università di Firenze Dispense e presentazioni disponibili all’indirizzo http://www.arcetri.astro.it/„marconi Ultimo aggiornamento: 13 maggio 2013 1 Equazioni della fluidodinamica Equazione di conservazione della massa Bρ ~ ` ∇ ¨ pρ~v q “ 0 Bt (1) ~ B~v ∇p 1 ` p~v ¨ ∇q~v “ ´ ` F~ext Bt ρ ρ (2) Equazione di moto Se siamo in un campo gravitazionale ~ F~ext “ ´ρ∇φ (3) ~ B~v ∇p ~ ` p~v ¨ ∇q~v “ ´ ´ ∇φ Bt ρ (4) se il campo è generato dalla stessa massa del fluido, ∇2 φ “ 4πGρ (5) Nel caso ~v “ 0 ritroviamo l’equazione dell’equilibrio idrostatico. Queste equazioni sono scritte in notazione Euleriana, ovvero consideriamo una posizione nello spazio ~r e guardiamo come variano le grandezze fisiche in ~r al variare del tempo. Esiste anche la notazione Lagrangiana in cui si segue il moto di un ben definito volumetto di fluido (particella fluida) e si osservano le variazioni delle grandezze fisiche che lo caratterizzano: si individua la particella fluida alla posizione ~r0 al tempo t0 e se specifica la posizione in funzione del tempo ~r “ ~rp~r0 , t0 , tq (6) La derivata temporale nell’approccio Lagrangiano è data da B d ~ “ ` ~v ¨ ∇ dt Bt (7) dρ Bρ ~ “ Bρ ` ∇ ~ ¨ pρ~v q ´ ρ∇ ~ ¨ ~v “ ` ~v ¨ ∇ρ dt Bt Bt (8) Ad esempio, 1 da cui, applicando l’equazione di continuità in forma Euleriana (1) otteniamo l’equazione di continuità in forma Lagrangiana dρ ~ ¨ ~v “ ´ρ∇ dt (9) Per l’equazione di moto, si riconosce che l’equazione in forma Euleriana (2) è direttamente ~ d~v ∇p ~ “´ ´ ∇φ (10) dt ρ ovvero il secondo principio della dinamica applicato alla particella fluida. Riassumendo abbiamo 6 funzioni incognite (ρ, ~v , p, e φ) per 5 equazioni: Bρ ~ ` ∇ ¨ pρ~v q “ 0 Bt ~ B~v ∇p ~ ` p~v ¨ ∇q~v “ ´ ´ ∇φ Bt ρ ∇2 φ “ 4πGρ A queste dobbiamo aggiungere l’equazione di stato p “ ppρ, T q che nel caso dei gas perfetti è ρ (11) p “ kT m̄ ma questa introduce un’ulteriore incognita T . Per determinare la temperatura occorre considerare l’equazione per la conservazione dell’energia. Dal primo e dal secondo principio della Termodinamica dU “ T dS ´ pdV (12) che si riferisce all’elemento fluido di massa M ; U è l’energia interna (termica) e S è l’entropia. Dividendo membro a membro per M possiamo passare alle grandezze per unità di massa (specifiche) ovvero U M S s “ M “ ma dV {M “ dpV {M q “ dp1{ρq per cui ˆ ˙ 1 p d “ T ds ´ pd “ T ds ` 2 dρ ρ ρ 2 (13) Consideriamo il caso in non ci siano processi dissipativi (con produzione di calore) e non ci sia trasmissione di calore da un elemento fluido all’altro (tempi scala trasmissione del calore sono più lunghi dei tempi scala tipici del sistema fluido). Queste approssimazioni sono ben verificate per il gas perfetto. Allora siamo nell’approssimazione adiabatica in cui T ds “ 0 e pertanto l’equazione dell’energia esprime la conservazione dell’entropia specifica ds ~ “0 ` ~v ¨ ∇s dt (14) Una trasformazione adiabatica di un gas perfetto è caratterizzata da una relazione ben precisa tra p e ρ che deriva dalla ben nota pV γ “ cost. ovvero p “ Kργ (15) con K costante e γ “ CP {CV . Nel caso di un gas perfetto monoatomico γ “ 5{3. Una relazione come la 15 per un qualsiasi valore di γ prende il nome di Politropica e può essere presa in sostituzione dell’equazione dell’energia per chiudere il sistema. La relazione adiabatica T ds “ 0 fornisce un’altra relazione che posso usare come alternativa per l’equazione dell’energia ovvero d “ p{ρ2 dρ. L’energia interna specifica (energia termica) è “ 1 p γ ´1ρ (16) dove p si sono utilizzate le relazioni che legano l’energia termica alla temperatura e l’equazione di stato dei gas perfetti. Infine l’equazione dell’energia, in assenza di processi dissipativi (o di produzione di energia) ed in assenza di conduzione del calore è ˆ ˙ d 1 p p~ “´ ∇ ¨v (17) dt γ ´ 1 ρ ρ dove si è sfruttata l’equazione di continuità della massa in forma Lagrangiana. 1.1 Il Teorema di Bernoulli Vediamo adesso come si può ricavare il Teorema di Bernoulli dalle equazioni fluide. Il Teorema di Bernoulli vale nel caso stazionario per cui per ogni grandezza fisica f , Bf {Bt “ 0. Partiamo dall’equazione dell’energia d “ ´p dp1{ρq che possiamo scrivere come ˆ ˙ ˆ ˙ 1 p 1 “ ´d ` dp (18) d “ ´p d ρ ρ ρ 3 esplicitando la derivata Lagrangiana, con B{Bt “ 0, si ha ˆ ˙ ~ ~ “ ´~v ¨ ∇ ~ p ` 1 ~v ¨ ∇p ~v ¨ ∇ ρ ρ ˆ ˙ 1 ~ p ~ ~v ¨ ∇p “ ~v ¨ ∇ ` ρ ρ (19) Consideriamo l’equazione della forza con B{Bt “ 0 p~v ¨ ∇q~v “ ´ ~ ∇p ~ ´ ∇φ ρ ~ ∇p ~ v ´ ∇φ ~ “ ´p~v ¨ ∇q~ ρ (20) moltiplichiamo scalarmente membro a membro per ~v , 1 ~ ~ v ´ ~v ¨ ∇φ ~ ~v ¨ ∇p “ ´~v ¨ p~v ¨ ∇q~ ρ ˙ ˆ 1 ~ 1 2 ~ ~ ~v ¨ ∇p “ ´~v ¨ ∇ v ´ ~v ¨ ∇φ ρ 2 ˆ ˙ 1 ~ 1 2 ~ ~v ¨ ∇p “ ´~v ¨ ∇ v `φ ρ 2 ma sostituendo l’equazione 19 otteniamo infine ˆ ˙ 1 p 2 ~ ~v ¨ ∇ v `φ`` “0 2 ρ Poichè ` otteniamo infine ˆ ~ ~v ¨ ∇ p γ p “ ρ γ ´1ρ 1 2 γ p v `φ` 2 γ ´1ρ (21) (22) (23) ˙ “0 (24) questo significa che lungo una linea di flusso (linea di campo di ~v ) il gradiente deve essere nullo, ovvero 1 2 γ p v `φ` “ cost. 2 γ ´1ρ (25) che è proprio il Teorema di Bernoulli. Vediamo adesso l’applicazione delle equazioni della fluidodinamica a vari casi di rilevanza astrofisica. 4 2 Perturbazioni lineari e onde Consideriamo adesso le piccole perturbazioni di un mezzo statico, omogeneo e indefinito. Le grandezze fisiche della soluzione di equilibrio sono indicate con il pedice 0: ρ “ ρ0 , p “ p0 , ~v “ 0, ~ 0 “ 0 ∇ρ ~ 0“0 ∇p Le piccole perturbazioni possono essere espresse nella forma f “ f0 ` δf con δf {f ! 1, ovvero ρ p φ ~v “ “ “ “ ρ0 ` δrho p0 ` δp φ0 ` δφ δ~v (26) Le equazioni fluide per il mezzo perturbato sono pertanto Bpδρq ~ ` ∇ ¨ rpρ0 ` δρqδ~v s “ 0 Bt Bpδ~v q ~ v “ ´ 1 ∇pp ~ 0 ` δpq ´ ∇pφ ~ 0 ` δφq ` pδ~v ¨ ∇qδ~ Bt ρ0 ` δρ ∇2 pφ0 ` δφq “ 4πGpρ0 ` δρq (27) Sviluppando al primo ordine (dove necessario), eliminando i termini del secondo ordine e utilizzando le soluzioni di equilibrio si ottiene Bpδρq ~ ` ∇ ¨ pρ0 δ~v q “ 0 Bt ~ Bpδ~v q ∇δp ~ “´ ´ ∇δφ Bt ρ0 ∇2 δφ “ 4πGδρ (28) Consideriamo perturbazioni adiabatiche, ovvero tali che s “ cost. Allora l’equazione di stato è esprimibile come ˆ ˙ Bp δp “ δρ “ c2s δρ (29) Bρ s dove la derivata è stata indicata con c2s e il suo significato sarà chiaro a breve. Adesso deriviamo rispetto al tempo la prima equazione e prendiamo 5 la divergenza della seconda: ı B 2 pδρq B ”~ ` ρ ∇ ¨ pδ~ v q “0 0 2 Bt „ Bt 2 ~ ¨ Bpδ~v q “ ´ ∇ δp ´ ∇2 δφ ∇ Bt ρ0 2 ∇ δφ “ 4πGδρ (30) eliminiamo p utilizzando l’equazione di stato, sostituiamo la terza equazione nella seconda e definiamo il contrasto di densità ∆ “ δρ{ρ0 ı B2∆ B ”~ ` ∇ ¨ pδ~ v q “0 Bt2 Bt „ ~ ¨ Bpδ~v q “ ´c2s ∇2 ∆ ´ 4πGρ0 ∆ ∇ Bt Infine, sostituendo la seconda equazione nella prima si ottiene B2∆ ´ c2s ∇2 ∆ ´ 4πGρ0 ∆ “ 0 Bt2 (31) questa è una equazione delle onde con un termine forzante dovuto alla gravità. Cerchiamo soluzioni tipo onda piana ” ı ∆k p~r, tq “ ∆k exp ˘iωt ` ~k ¨ ~r (32) con ∆k ampiezza costante. E’ facile verificare che B2 ∆ “ ´ω 2 ∆ 2 Bt ∇2 ∆ “ ´k 2 ∆ (33) (34) per cui si ottiene la relazione di dispersione ω 2 “ c2s k 2 ´ 4πGρ0 (35) Una qualsiasi soluzione dell’equazione 31 è esprimibile come la combinazione lineare di onde piane (32) ovvero ” ı ∆p~r, tq “ Σk ∆k exp ˘iωt ` ~k ¨ ~r (36) con ω e k che soddisfano la relazione di dispersione 35. 6 Consideriamo il caso in cui la forza di gravità sia trascurabile, ovvero eliminiamo dall’equazione 31 il termine forzante. Otteniamo la classica equazione delle onde con ω “ cs k per cui le piccole perturbazioni sono descrivibili come una sovrapposizione di onde piane che si propagano con velocità cs : queste sono le ben note onde sonore e cs è la velocità del suono. Nel caso in cui la gravità non sia trascurabile abbiamo due tipi di soluzioni a seconda che ω 2 ą 0 o ω 2 ă 0. Nel primo caso abbiamo delle soluzioni che continuano a essere esprimibili come la sovrapposizione di onde piane con le oscillazioni sostenute dalla pressione del gas, sufficiente a opporsi alla forza di gravità; sostituendo k “ 2π{λ la condizione per le soluzioni oscillatorie è ˆ λă πc2s Gρ0 ˙1{2 “ λJ (37) λJ prende il nome di lunghezza d’onda di Jeans. Ovvero la lunghezza d’onda delle perturbazioni deve essere superiore ad un valore critico al disotto del quale la gravità prevale. Nel secondo caso la pressione non è in grado di sostenere le oscillazioni e la gravità prevale determinando il collasso gravitazionale del mezzo, infatti se ω 2 ă 0 si hanno soluzioni del tipo ´ ¯ “ ‰ ∆k p~r, tq “ ∆k exp ˘p4πGρ0 ´ c2s k 2 q1{2 t exp i~k ¨ ~r (38) Le soluzioni con il segno ´ sono ovviamente oscillazioni smorzate nel tempo e quindi poco interessanti. Nel caso invece del segno ` cui il contrasto di densità cresce esponenzialmente nel tempo, ovvero soluzioni in cui si ha il collasso gravitazionale. Avevamo trovato che una nube sferica autogravitante di massa M (fissata!) e temperatura T era gravitazionalmente instabile se il suo raggio era inferiore al raggio di Jeans r ă rJ “ GmM 3kT0 (39) rJ rappresenta le dimensioni massime per avere il collasso della nube se M è fissata. Questa espressione può essere modificata sostituendo M “ 4{3πrJ3 ρ0 da cui ˆ ˙1{2 ˆ ˙1{2 9kT0 kT0 r ą rJ,ρ “ “ 0.846 (40) 4πGmρ0 Gmρ0 ovvero, nel caso in cui fissiamo la densità della nube, troviamo le dimensioni minime per la stabilità. Per poter confrontarlo con il risultato appena ottenuto bisogna considerare che il diametro della nube 2rJ,ρ deve corrispondere 7 a mezza lunghezza d’onda di Jeans λJ {2. Inoltre nel caso di un gas perfetto risulta ρ0 kT0 m p0 kT0 “ γ “γ ρ0 m p0 “ c2s (41) per cui rJ,ρ λJ 1 “ “ 4 4 ˆ πc2s Gρ0 ˙1{2 ˆ “ πγkT0 16Gmρ0 ˙1{2 ˆ “ 0.572 kT0 Gmρ0 ˙1{2 (42) avendo utilizzato γ “ 5{3 dei gas perfetti. Questa espressione ottenuta con l’analisi perturbativa delle equazioni fluide è, a meno di un fattore numerico, la stessa di quella ottenuta studiando la stabilirà di una nube sferica autogravitante col teorema del viriale. Consideriamo adesso il caso dell’instabilità gravitazionale e della crescita esponenziale del contrasto di densità. Trascurando il contributo della pressione ovvero k 2 c2s , il fattore di crescita esponenziale è “ ‰ ∆k p~r, tq „ exp p4πGρ0 q1{2 t “ exppt{τf f q (43) e, in assenza del contributo di pressione, il tempo scala di crescita del contrasto di densità τf f assume il significato di tempo di caduta libera: ˆ τf f “ 1 4πGρ0 ˙1{2 “ 0.282 pGρ0 q´1{2 (44) Studiando la caduta libera di una distribuzione sferica di massa avevamo trovato ˙1{2 ˆ 3π “ 0.543 pGρ0 q´1{2 (45) τf f “ 32Gρ0 che, a parte il fattore numerico, è la stessa espressione appena ottenuta. 8 Y Y Flusso di massa X X F(X) F(X) X X Discontinuità a contatto Onda d’urto Figura 1: Superfici di discontinuità delle soluzioni: discontinuità a contatto (sinistra) e onda d’urto (destra). 3 Superfici di discontinuità Una delle peculiarità dell’idrodinamica è quella di ammettere soluzioni discontinue, ovvero esistono delle superfici speciali, dette superfici di discontinuità, attraverso le quali tutte le grandezze fisiche sono discontinue. Matematicamente, le soluzioni sono funzioni a gradino. Dal punto di vista fisico invece, le discontinuità sono regioni molto sottili rispetto alle altre dimensioni fisiche; le grandezze variano in modo continuo attraverso le regioni di discontinuità e quindi hanno gradienti molto grandi, ma non infiniti come nel limite matematico. Tuttavia, nella maggior parte dei casi è ragionevole fare l’approssimazione matematica di discontinuità a gradino. Esistono due tipi di discontinuità (figura 1): • le discontinuità tangenziali, che si hanno ad esempio quando due fluidi diversi scorrono l’uno accanto all’altro e la superficie di contatto non è attraversata da alcun flusso di materia; 9 • le onde d’urto (shock waves o shocks), che si hanno quando la superficie di separazione tra i due fluidi è attraversata da un flusso di massa, quantità di moto ed energia. Le discontinuità tangenziali sono in genere poco interessanti perchè sono configurazioni instabili e quindi con vita breve. Al contrario, le onde d’urto sono estremamente importanti in astrofisica perchè sono alla base di molti fenomeni, specialmente quelli di natura esplosiva come le Supernovae (ma non solo ...). Potrebbe sembrare che le soluzioni discontinue in generale, e le onde d’urto in particolare, si formino soltanto per particolari condizioni al contorno; in realtà si formano naturalmente in un ampio spettro di fenomeni. Sono praticamente inevitabili quando le perturbazioni del sistema idrodinamico non sono infinitesime come quelle viste in precedenza. Per poter trattare le soluzioni (matematicamente) discontinue è necessario prima di tutto esprimere le equazioni idrodinamiche in forma conservativa per vedere quali grandezze si conservano al passaggio delle superfici di discontinuità. 4 Equazioni in forma conservativa Consideriamo l’equazione di conservazione della massa Bρ ~ ` ∇ ¨ pρ~v q “ 0 Bt (46) Consideriamo un elemento di fluido di massa ∆M , volume ∆V e integriamo l’equazione di continuità sul volumetto in esame „ż ż B ~ ¨ pρ~v q “ 0 ∇ ρdV ` Bt ∆V ∆V ż B ∆M ` pρ~v q ¨ ~n dS “ 0 (47) Bt ∆S quest’ultima equazione indica che la massa dell’elemento fluido ∆M può variare nel tempo solo per un flusso di massa, ρ~v , attraverso la superficie ∆S che delimita il volume ∆V . In generale, data una grandezza u nel volume ∆V caratterizzata da un flusso f~u attraverso la superficie ∆S che delimita il volumetto, si può scrivere „ż ż B u dV ` f~u ¨ ~n dS “ 0 (48) Bt ∆V ∆S 10 da cui l’equazione in forma conservativa Bu ~ ~ ` ∇ ¨ fu “ 0 Bt (49) Per quanto riguarda ρ, con flusso ρ~v , la prima equazione della fluidodinamica è direttamente in forma conservativa: Bρ ~ ` ∇ ¨ pρ~v q “ 0 Bt (50) Consideriamo l’equazione per ~v ~ B~v ~ v “ ´ ∇p ` p~v ¨ ∇q~ Bt ρ (51) dove abbiamo trascurato il termine gravitazionale per semplicità. Consideriamo la variazione temporale di ρ~v e utilizziamo l’equazione di continuità per ρ e quella per ~v : Bρ B~v B pρ~v q “ ~v ` ρ Bt Bt Bt B ~ ¨ pρ~v q~v ´ ρp~v ¨ ∇q~ ~ v ´ ∇p ~ pρ~v q “ ´∇ Bt Consideriamo la i-esima componente di questa equazione ˆ ˙ B B Bp B pρvi q “ ´ pρvj q vi ´ ρ vj vi ´ Bt Bxj Bxj Bxi (52) (53) dove si è utilizzato la convenzione di Einstein in base alla quale gli indici ripetuti sono sommati (ad esempio, vj uj “ Σ3j“1 vj uj ). Si nota che quell’equazione può essere riscritta come B B Bp pρvi q “ ´ pρvi vj q ´ Bt Bxj Bxi (54) Si definisce il tensore degli sforzi di Reynolds Rij “ ρvi vj ` pδij (55) dove δij è la delta di Kronecker (δij “ 1 per i “ j, 0 altrimenti). Il tensore Rij è chiaramente simmetrico, per cui si può operare sugli indici i e j indifferentemente. Si può scrivere B ~ ¨ R̂ Rij “ ∇ Bxj 11 (56) da cui si vede come si può definire la divergenza del tensore R̂ che è un vettore. Infine si ottiene B ~ ¨ R̂ “ 0 pρ~v q ` ∇ Bt (57) ovvero l’equazione in forma conservativa per ρ~v , il cui flusso è un tensore R̂. Per quanto riguarda l’equazione dell’energia in forma conservativa, notiamo che la densità di energia del fluido è ˙ ˆ 1 2 v `ε (58) η“ρ 2 con ε energia interna (termica) del fluido. Allora l’equazione di continuità sembrerebbe essere Bη ` ~v ¨ f~E “ 0 (59) Bt con f~E “ η~v “ ρpv 2 {2 ` εq~v , in analogia all’equazione di continuità per ρ. In realtà f~E è incompleta; in condizioni adiabatiche come quelle che abbiamo considerato, l’energia non varia solo per il suo flusso attraverso la superficie ma anche per il lavoro termodinamico dE “ ´pdV . Utilizzando le equazioni fluide ottenute fin qui si dimostra che „ ˆ 2 ˙ „ ˆ 2 ˙ v v B ~ ~ ¨ pp ~v q ρ `ε `∇¨ ρ ` ε ~v “ ´∇ (60) Bt 2 2 e quindi l’equazione dell’energia in forma conservativa è „ ˆ 2 ˙ „ ˆ 2 ˙ B v v p ~ ρ `ε `∇¨ ρ `ε` ~v “ 0 Bt 2 2 ρ (61) notare che ε ` p{ρ “ h con h entalpia specifica, ovvero per unità di massa. 12 5 Le onde d’urto Nel caso delle piccole perturbazioni abbiamo trovato delle soluzioni tipo onde sonore che si propagano con velocità cs , se non si tien conto della gravità. La propagazione di onda sonora è rappresentata in figura 2: il profilo della perturbazione della grandezza F pxq si propaga inalterato nello spazio. Se le perturbazioni non sono piccole, ovvero siamo nel regime non lineare, si trova che esistono delle soluzioni tipo onda dette onde semplici. La caratteristica di queste onde è che non hanno una velocità di propagazione (del suono) costante ma che dipende dalla densità: maggiore è la densità, maggiore è la velocità di propagazione. La propagazione di un’onda nel regime non lineare è rappresentata sempre in figura 2. La cresta dell’onda, dove la densità è massima, si muove più rapidamente del ventre dove la densità è minima. Dopo un certo tempo si tenderebbe ad avere una situazione non fisica in cui la cresta ha superato il ventre dell’onda. In realtà prima di giungere in tale situazione si arriva alla formazione di una discontinuità nella quantità F pxq la cui variazione è a gradino nel punto indicato in figura dalla riga tratteggiata. Tale condizione è riprodotta anche in figura 3 dove è riportato il profilo dell’onda semplice al passare del tempo con la formazione della discontinuità al posto della soluzione non fisica (tratteggiata). Per semplicità mettiamoci in un sistema di riferimento comovente con la superficie di discontinuità; tale riferimento esiste sempre, almeno istantaneamente. Consideriamo inoltre una situazione stazionaria (B{Bt “ 0) di simmetria piana, ovvero quella in cui tutte le quantità variano solo nella direzione x, perpendicolare alla superficie di discontinuità. Prendiamo in esame una grandezza u con flusso J. L’equazione scritta in forma conservativa è Bu ~ `∇¨J “0 (62) Bt che nell’ipotesi di stazionarietà e simmetria piana diventa semplicemente dJ “0 (63) dx Alla superficie di discontinuità per x “ xs , la quantità J sarà discontinua e tale che J “ J1 per x ą xs e J “ J2 per x ă xs . Posso integrare quell’equazione in un intervallo infinitesimo di ampiezza 2η attorno alla superficie di discontinuità ottenendo nel limite di η piccolo ż `η dJ dx “ J1 ´ J2 “ 0 (64) ´η dx abbiamo quindi trovato la condizione di conservazione attraverso la superficie di discontinuità, ovvero il flusso della grandezza u si deve conservare al 13 F(X) t X F(X) t X Figura 2: Propagazione di un’onda sonora nel regime lineare (alto) e nel regime non lineare (basso). 14 1.8. DISCONTINUITY 27 Figure3:1.1. Formationdi of a shock (Landau and&Lifshitz Figura Formazione un’onda d’urto (Landau Lifshitz). 1987b). from a simple case: very special waves of noninfinitesimal amplitude, calleddi simple waves. Landau and Lifshitz (1987b) passaggio della superficie discontinuità discuss them, whereas we shall simply sum up their main features. Let us considerrJs a perturbation “ J1 ´ J2 “with 0 a finite (i.e., not (65) infinitesimal) amplitude, within an otherwise homogeneous fluid (see fig. 1.1). It compatta is possible rJs to show simple waves, dove si è definita la notazione per laforcondizione di conservaziotoo, that the speed of propagation is greater where density is ne. greater. In particular, the points near the crest of the wave Le equazioni della fluidodinamica scritte in forma conservativa ci forniwill move more quickly than those near its belly, and the difscono direttamente le condizioni di continuità al passaggio della discontinuità ference between the two velocities is not infinitesimal, because the amplitude of the wave has been assumed finite. Therefore, Bρ ~ the crest will reach the belly in a finite`time, thus ∇ ¨ pρ~ v q “forming 0 a surface of discontinuity. The onlyBtwaves that manage to B avoid this destiny are those whose density never ~ ¨ decreases pρ~v q ` ∇ R̂ “ 0 in Bt the direction of motion; but, apart from this peculiar case, „ ˆ 2 ˙ „ ˆ 2 ˙ any with a finite amplitude evolves toward a B perturbation v v p Bt ρ 2 `ε ~ ¨ ρ `∇ 2 `ε` ρ ~v “ 0 (66) con Rij “ ρvi vj ` pδij . Le condizioni di continuità nel caso stazionario e a 15 simmetria piana sono quindi: rρvx s “ 0 (67) ρvx2 s rp ` “0 rρvx vy s “ 0 rρvx vz s “ 0 (68) „ ˆ 2 ˙ v p ρ `ε` vx “ 0 2 ρ (69) dove sono state incluse anche le condizioni per il flusso di quantità di moto parallelo alla superficie di discontinuità. Esistono due tipi di discontinuità. Nel primo caso la massa non attraversa la superficie ed il flusso di massa è nullo. Questo richiede che ρ1 v1x “ ρ2 v2x “ 0 ovvero v1x “ v2x “ 0. La condizione di continuità sul flusso di quantità di moto comporta che rps “ 0. Questa è la discontinuità tangenziale dove, a parte velocità e pressione, tutte le altre quantità sono discontinue. Queste discontinuità, come abbiamo detto, sono instabili per qualsiasi equazione di stato. Questo significa che spariscono in tempi scala molto brevi portando ad un rimescolamento (convettivo) dei fluidi. Nel secondo tipo di discontinuità, le onde d’urto, il flusso di massa attraverso la superficie non è nullo, pertanto v1x e v2x sono diversi da 0. Dalle condizioni rρvx vy s “ 0 e rρvx vz s “ 0 ne consegue che le velocità tangenziali debbano essere continue ovvero che rvy s “ 0, rvz s “ 0. Utilizzando la continuità su ρvx , si può semplificare la condizione di continuità sul flusso di energia ed ottenere infine che per le onde d’urto rρvx s “ 0 rp ` ρvx2 s “ 0 „ p v2 `ε` “0 2 ρ (70) queste sono le condizioni idrodinamiche sulle onde d’urto e sono dette condizioni di Rankine-Hugoniot. Data la continuità nelle velocità trasversali possiamo metterci in un riferimento in cui queste siano nulle. Ricordiamo inoltre che siamo in un 16 riferimento comovente con l’onda d’urto. Indichiamo con 1 il gas prima dell’attraversamento dell’onda d’urto (upstream) e con 2 il gas dopo l’onda d’urto (downstream). Allora, v1x “ ´Vs con Vs velocità dell’onda d’urto, se il gas upstream è in quiete. Definiamo il numero di Mach M“ v cs (71) e consideriamo che nel caso di un gas perfetto c2s “ γ p kT “γ ρ m (72) e che p 1 kT p 1 p γ p c2s “ ` “ `p“ “ (73) ρ γ´1 m ρ γ ´1ρ γ ´1ρ γ´1 Utilizzando queste definizioni si possono risolvere le condizioni RH ed ottenere infine ε` ρ2 v1 pγ ` 1qM12 “ “ ρ1 v2 pγ ´ 1qM12 ` 2 p2 2γM12 γ ´ 1 “ ´ p1 γ`1 γ`1 2 r2γM1 ´ pγ ´ 1qsrpγ ´ 1qM12 ` 2s T2 “ T1 pγ ` 1q2 M12 2 ` pγ ´ 1qM12 M22 “ 2γM12 ´ γ ` 1 (74) Ovvero si vede che le condizioni di Rankine-Hugoniot permettono di determinare le grandezze post-shock in funzione soltanto delle grandezze pre-shock e del numero di Mach dello shock stesso. La prima cosa da notare è che quando M1 “ 1 non si hanno discontinuità e la materia non subisce trasformazioni. Poi si può notare che M1 potrebbe assumere un qualsiasi valore maggiore o minore di 1. Consideriamo quello che succederebbe per M1 ă 1. Si avrebbe v1 ă v2 e T1 ą T2 ovvero si trasformerebbe parte dell’energia interna del fluido (disordinata) in energia cinetica (moto ordinato) senza alcun altro effetto. Per confermare come questo sia impossibile, possiamo calcolare l’andamento dell’entropia pre- e post-shock; si trova che s è discontinua e che, per M1 ă 1, si ha s2 ă s1 ovvero una diminuzione di entropia in una trasformazione adiabatica (sistema isolato). Questo è impossibile per il secondo principio della termodinamica e quindi ne possiamo concludere che per le onde d’urto si deve avere M1 ą 1 ovvero gli shocks devono essere sempre supersonici! 17 Nel caso M1 ą 1, si noti come lo shock converta energia cinetica ordinata (v2 ă v1 ) in moti disordinati (riscaldamento, ovvero aumento di energia interna) in quanto T2 {T1 ą 1; quel rapporto può diventare molto grande all’aumentare di M1 . In contrasto al caso precedente, adesso si ha s2 ą s1 , in accordo con il secondo principio della termodinamica. Nel caso delle esplosioni di supernovae, lo shock può essere ipersonico, ovvero M1 " 1. In tal caso le relazioni appena trovate per f2 {f1 si semplificano e, nel limite M Ñ 8 diventano v1 γ`1 ρ2 “ “ ρ1 v2 γ´1 2 2γM1 p2 “ p1 γ`1 T2 2γpγ ´ 1qM12 “ T1 pγ ` 1q2 pγ ´ 1q M22 “ 2γ (75) che possono anche essere scritte utilizzando M1 “ v1 {cs1 “ v12 ρ1 {pγp1 q e p1 {ρ1 “ kT1 {m: ρ2 “ v2 “ p2 “ T2 “ M22 “ γ`1 ρ1 γ´1 γ´1 v1 γ`1 2ρ1 v12 γ`1 2pγ ´ 1qpm{kB qv12 pγ ` 1q2 pγ ´ 1q 2γ (76) con m massa media delle particelle. Si noti come per γ “ 5{3 si ha un salto massimo di densità pari ρ2 “ 4ρ1 . Da notare come, contrariamente alla densità, pressione e temperatura dopo l’urto (downstream) non abbiano limiti e dipendano direttamente da v12 . 18 6 Flussi auto-similari: la soluzione di SedovTaylor Consideriamo l’esplosione di una supernova che possiamo considerare come il rilascio improvviso di energia E in un volume trascurabile per r “ 0 e t “ 0. Se il mezzo esterno è omogeneo e statico (ρ0 “ cost., ~v0 “ 0), il moto dell’onda d’urto che si genera per r “ 0 sarà radialmente simmetrico. Supponendo poi che il mezzo sia freddo (T0 “ 0, ovvero temperatura trascurabile rispetto al mezzo post-shock), possiamo trovare la forma delle soluzioni con argomenti di auto-similarità usando soltanto i dati a disposizione, ovvero E e ρ0 . Vogliamo ottenere Rs ptq e Vs ptq ovvero il raggio dell’onda d’urto e la sua velocità in funzione del tempo. Questi devono essere una combinazione di E, ρ e, ovviamente, tempo t. Ragioniamo in termini dimensionali e scriviamo R “ E α ρβ0 tγ (77) Facendo un’analisi dimensionale otteniamo rLs “ r M α L2α T ´2α M β L´3β T γ s (78) Da cui è facile ottenere che α “ ´β “ 1{5 e γ “ 2{5. Infine, detta B una costante adimensionale che determineremo in seguito, possiamo scrivere ˆ Rs ptq “ E t2 B ρ0 ˙1{5 9 t2{5 (79) Inoltre dRs d ` 2{5 ˘ ´3{5 9 t 9t (80) dt dt Da notare come si sia trovata la dipendenza di Rs e Vs da t in modo puramente dimensionale, senza risolvere alcuna equazione. A questo punto possiamo applicare le condizioni di continuità nel caso ipersonico (Eq. 76). Queste equazioni sono state ottenute nel riferimento comovente con lo shock pertanto le velocità nel riferimento non comovente sono Vs ptq “ v11 “ v1 ` Vs “ 0 v21 “ v2 ` Vs (81) con Vs velocità dello shock e dove si è assunto che la materia pre-shock sia in quiete (v11 “ 0). Pertanto ponendo ρ1 “ ρ0 , v21 “ vpRs´ q [f pRs´ q indica la 19 quantità post-shock] abbiamo: ρpRs´ q “ γ`1 ρ0 γ´1 vpRs´ q “ Vs ` v2 “ Vs ` ppRs´ q “ 2Vs γ´1 Vs “ γ`1 γ`1 2ρ0 Vs2 γ`1 (82) Adesso siamo in grado di calcolare le condizioni post-shock. Definiamo la distanza adimensionale dallo shock dall’origine: ´ ρ ¯1{5 r 0 “r (83) ξptq “ Rs ptq BE t2 e rinormalizziamo tutte le grandezze fisiche relativamente ai loro valori postshock (cioè per Rs´ ) γ`1 ρ0 Rpξq γ´1 2Vs vpr, tq “ Vpξq γ`1 2ρ0 Vs2 ppr, tq “ Ppξq γ`1 ρpr, tq “ (84) Le funzioni dimensionali appena definite hanno condizioni al contorno Rp1q “ Vp1q “ Pp1q “ 1. Quello che abbiamo fatto è molto conveniente perchè adesso le quantità fisiche non sono più funzione di due variabili (r, t) ma di una soltanto (ξ) in modo che un sistema alle derivate parziali è stato ridotto ad un sistema a derivate ordinarie, più semplice da risolvere. Partiamo dalle equazioni fluide, e riscriviamole in simmetria sferica: Bρ Bpρvq 2ρv ` ` “ 0 Bt Br r Bv Bv 1 Bp `v “ ´ Bt Br ρ Br ˆ ˙ B B p `v ln γ “ 0 Bt Br ρ (85) dove la terza equazione è semplicemente l’equazione dell’energia scritta per l’entropia specifica (ds{dt “ 0) e dove si è sfruttato il fatto che s 9 lnpp{ργ q1 . 1 Da T dS “ dU ` pdV si ottiene che S “ nR ln V ` ncV ln T ` cost. da cui, utilizzando l’equazione di stato, S “ n cV ln pV γ `cost. Infine s “ S{M “ 1{pγ ´1qkB lnpp{ργ q`cost. 20 Explosive events: SNe and GRBs Relativistic stars Gravitational collapse and Black Holes Electrodynamics of compact objects High Energy Astrophysics The theory of relativity Applications to compact objects Figura 4: Soluzioni auto-simili di Sedov-Taylor per γ “ 5{3. Figure: The self-similar Sedov-Taylor solution for = 5/3. Indicando con X9 “ dX{dξ si ottiene infine 2 9 ` RVq 9 ` 4 RV “ 0 pRV γ`1 γ`1 ξ 9 γ ´ 1 2P9 4VV “ ´ ´2ξ V9 ´ 3V ` γ`1 γ`1 R 9 9 9 9 Pξ 2 VP R 2γ R ´3 ´ ` ` γξ ´ V “ 0 P γ`1 P R γ`1 R e we know the post-shock quantities and we rescale the radius he self-similarity insures that the spatial profiles of the normali on time explicitly. As we can see, most of the mass (86) is concent while the interior is filled with hot and light gas, providing the pr che è un sistema di equazioni differenziali alle derivate ordinarie. La soluzione questo sistema può essere ottenuta numericamente e, in figura 4, si riporta e the shockdiquella propagate. ottenuta per γ “ 5{3. ´ξ R9 ` Si note come le quantità post-shock dipendano da R, V e P che, riscalando il raggio con Rs ptq, non dipendano esplicitamente dal tempo: l’auto-similarità deriva proprio dal fatto che la forma normalizzata delle soluzioni è sempre la stessa indipendentemente dal tempo. Come si nota dalla figura, gran parte della massa è concentrata nella regione immediatamente successiva allo shock (ovvero per r{Rs ptq » 0.9 ´ 1) mentre il resto della sfera di raggio Rs ptq è 1 riempita di gas tenue e molto caldo che fornisce la pressione necessaria alla 2 propagazione dello shock. e of can now be calculated by integrating the energy density volume occupied by the shock gas 1 2 ⇢v + 2 p 1 ! 4⇡r dr ) 1 = 21 2 16⇡ 1 25 Z 0 3, appropriate for a monoatomic gas, provides L. Del Zanna [R (⇠)V 2 (⇠) + P ' 2.02. Relativistic Astrophysics and compact objects Infine, per calcolare il valore della costante B, si può integrare la densità di energia ρpv 2 {2 ` εq sul volume occupato dal gas post-shock ˙ ż Rs ˆ 1 2 p E“ ρv ` 4πr2 dr (87) 2 γ ´ 1 0 da cui B 16π 1“ 2 γ ´ 1 25 ż1 rRpξqV 2 pξq ` Ppξqsξ 2 dξ (88) 0 che, per γ “ 5{3 (gas monatomic) fornisce B » p2.02q1{5 . Questa soluzione per una forte esplosione in un mezzo omogeneo è dovuta a Sedov (1946) e Taylor (1950). 7 Le fasi dell’espansione dei resti di Supernova Come visto nelle lezioni precedenti, il core di una stella massiccia (M ą 8 Md ) collassa quando sé terminata la reazione di bruciamento del Silicio e si arriva alla formazione di una stella di neutroni. La mancanza del supporto di pressione determina il collasso degli strati esterni della stella che rimbalzano sulla stella di neutroni dando luogo all’esplosione della supernova di tipo II. Nella prima fase dell’esplosione l’energia rilasciata E è talmente grande che la presenza del mezzo interstellare ρ0 è totalmente ininfluente; l’onda d’urto si propaga in modo balistico con velocità costante Vs ptq “ Vs : 1 E “ Mej Vs2 2 (89) con valori tipici di E “ 1052 erg, Mej “ 10 Md , si ottiene Vs “ 104 km s´1 . L’onda d’urto dell’esplosione spazza via il materiale del mezzo circostante (interstellare) che viene spinto verso l’esterno e accumulato dall’onda urto. Pertanto l’espansione libera avrà termine quanto il materiale raccolto (densità del mezzo interstellare ρ0 » 1 cm´3 » 10´24 g cm´3 ) avrà una massa pari a quella del materiale espulso ovvero 4 3 (90) πR ρ0 “ Mej 3 s se Rs “ Vs τ , otteniamo Rs » 5 pc e τ » 500 yr. La seconda fase è causata da un rallentamento dell’espansione dovuto all’accumulo della massa del mezzo interstellare che viene spazzata via; l’espansione avviene in regime adiabatico poiché per T ą 106 K il raffreddamento radiativo del gas è molto poco efficiente ed il tempo di raffreddamento 22 (τcool “ E{L, con L energia irraggiata per unità di tempo) è molto lungo rispetto al tempo scala di espansione. Quindi l’energia totale si conserva (siamo nel caso adiabatico) e possiamo applicare la soluzione di Sedov per un flusso adiabatico autosimile. Per applicare questo modello dobbiamo anche aspettare che il reverse shock ovvero l’onda d’urto che si genera a seguito del rallentamento e si propaga in verso opposto a quello dell’esplosione abbia percorso più volte lo spazio tra Rs e l’origine per portare il gas per r ă Rs nelle condizioni previste dalla soluzione di Sedov. La temperatura post-shock decresce rapidamente al rallentamento dello shock (91) T pRs´ q9 Vs2 9 t´6{5 e, quando diventa inferiore a T » 106 K, il gas comincia a raffreddare efficacemente per l’emissione dovuta alla ricombinazione degli atomi. L’energia non può essere più conservata, ma si deve conservare la quantità di moto ovvero 4 πρ0 Rs3 Vs “ cost. (92) 3 se prendiamo Rs 9 tα , Vs “ dRs {dt9 tα´1 ovvero Rs3 Vs 9 t4α´1 “ cost. Se ne deduce infine che 4α ´ 1 “ 0 ovvero Rs 9 t1{4 Vs 9 t´3{4 (93) Questa fase è detta di snowplow perchè si può dimostrare che il materiale raccolto nella parte post-shock è concentrato in uno strato molto piccolo. Infine, quando Vs raggiunge la velocità del suono del mezzo interstellare, non abbiamo più un’onda d’urto e c’è il mescolamento con il mezzo ambiente Rs „ cost. Queste fasi sono riassunte in figura 5. 23 Explosive events: SNe and GRBs Relativistic stars Gravitational collapse and Black Holes Electrodynamics of compact objects High Energy Astrophysics The theory of relativity Applications to compact objects Figura 5: Le quattro fasi dell’espansione di una supernova (e del suo resto): Rs 9t, Rs 9t2{5 , Rs 9t1{4 , Rs „ cost. 2/5 1/4 re: The four phases of a SNR expansion: Rs / t, Rs / t , Rs / t , Rs ⇠ cons ock temperature decreases rather rapidly as the shock slows down T (Rs ) / Vs2 / t 6/5 , reshold of T ' 106 K ions start to recombine and energy is radiated aw adiative cooling in forbidden lines). Energy cannot be conserved any lo ay still impose the conservation of momentum, which gives 4⇡ 3 ⇢ R Vs 0 s 3 24 = const ) Rs / t 1/4 , Vs / t 3/4 . s said of the snowplow, because material is collected post-shock in a v . Finally, when the local ISM sound speed is reached, we have no long