Neurochirurgia, i tumori al cervello si operano con il paziente sveglio

Neurochirurgia, i tumori al cervello
si operano con il paziente sveglio
Il primario Guida: “Così non si danneggiano le funzioni cerebrali”
Al centro il primario Franco Guida, accanto a lui Carlo Conti,Giorgio Stevanato, Maurizio Marcelli,
Giuseppe Rizzo,Marco Brollo, Sotiris Daramaras, Luca Vazzana e Manuele pellizzari
Il neurochirurgo opera e fa domande, il paziente completamente sveglio
risponde, legge ed esegue piccoli movimenti. E’ la più avanzata strategia di
intervento sui tumori al cervello messa in atto nella Neurochirurgia dell’ospedale
di Mestre, diretta da Franco Guida. L’obiettivo è preservare al massimo le funzioni
cerebrali. I chirurghi dell’equipe mestrina, tra i primi in Italia, sono andati ad
imparare la procedura direttamente dall’ideatore, il professor Hugues Duffau a
Montpellier (Francia).
“La neurochirurgia moderna ha come obiettivo non solo il trattamento delle
patologie, ma anche il mantenimento di una adeguata funzione cerebrale –
spiega il dottor Guida - Questo significa offrire ad ogni paziente, specie se affetto
da un tumore cerebrale, il massimo dei risultati con il minimo dei rischi,
scongiurando cioè il pericolo di provocare danni neurologici aggiuntivi e
permanenti”.
L’esame di Risonanza magnetica funzionale permette di evidenziare le zone del
cervello che si attivano durante la lettura, la scrittura, l’espressione di parole o
frasi e l’esecuzione di movimenti, ed è in grado di definire i rapporti dei tumori
con queste aree. “Grazie a questa mappatura fotografica – dice il primario possono venire identificate le lesioni nelle “aree critiche” del cervello che
sovrintendono alla parola e ai movimenti. Le tecniche chirurgiche tradizionali
presentavano alti rischi di conseguenze disabilitanti dopo l’operazione. Queste
lesioni sono spesso tumori cerebrali a basso grado di malignità che colpiscono
persone giovani. Sarebbe un paradosso liberare il paziente dal tumore ma
causargli disturbi devastanti nel linguaggio e nella motilità”.
L’evoluzione tecnologica permette ora al neurochirurgo di operare a paziente
sveglio, benché anestetizzato perché non senta alcun dolore. Durante
l’operazione il medico pone domande al malato, controllando attimo per attimo
la sua capacità di parola e di movimento: il paziente infatti può rispondere e
anche muovere gli arti facendo comprendere esattamente al neurochirurgo
l’integrità delle sue funzioni verbali e motorie. Oltre al monitoraggio clinico,
durante l’intervento viene praticato un controllo neurofisiologico per prevenire
crisi epilettiche e identificare altre aree cerebrali potenzialmente a rischio. Il
neuronavigatore , che proietta sul monitor il percorso del bisturi, permette al
chirurgo di sapere in ogni momento la sua posizione rispetto al tumore.
Grazie alla tecnica della “chirurgia a paziente sveglio” si è cominciato ad
intervenire anche su pazienti che una volta erano considerati inoperabili per l'alto
grado di deficit neurologici conseguenti all’operazione. Questa metodica si è
dimostrata molto efficace anche rispetto alla sopravvivenza e alla qualità di vita
dei pazienti.
“All’Angelo possiamo praticare questa tecnica, in media un intervento a
settimana, perché è presente tutta la tecnologia avanzata necessaria – dice
Franco Guida – e soprattutto una squadra di professionisti che consente un
approccio multispecialistico con la collaborazione del neurologo, neuroradiologo,
neuroanestesista al fianco del neurochirurgo. Ogni paziente con questo tipo di
patologia viene fin dall’inizio seguito da neurologi e neuropsicologi che, oltre a
valutare con vari test le diverse funzioni cerebrali, sono in grado di preparare
psicologicamente il paziente all’intervento chirurgico”.
La collaborazione con il neuroradiologo consente lo studio dettagliato non solo
morfologico ma anche funzionale del cervello, mentre l'assistenza
neurofisiologica intraoperatoria permette di raggiungere aree del cervello che in
passato non potevano esser violate. Inoltre, gli anatomopatologi oltre allo studio
anatomico della lesione studiano anche l'aspetto genetico della neoplasia,
conoscenza indispensabile per individuare e conoscere la reazione del paziente al
trattamento dei farmaci chemioterapici.
“Un paziente con tumore cerebrale non ha però esaurito con la chirurgia tutto il
suo percorso - spiega il primario franco Guida - ed è per questo che presso l’Ulss
12 è nato un gruppo multidisciplinare che segue il paziente sia durante la
permanenza in ospedale che dopo la dimissione. I risultati sono molto
incoraggianti sia dal punto di vista clinico che emotivo per l’apprezzamento dei
malati e dei loro famigliari”.