Chirurgia cerebrale hi-tech E' l'ora dei lombrichi robot Tanti progetti interessanti, ma al BioRob 2012 della capitale protagonisti sono i microchip vermiformi capaci di entrare nel cervello senza creare traumi. Consentiranno di rimuovere i tumori nelle zone più profonde e delicate. La sperimentazione sull'uomo partirà fra 3-5 anni ROMA - L'idea è un po' alla Matrix ma di fantascientifico non c'è nulla: i mini-robot simili a lombrichi, capaci di entrare nel cervello senza creare traumi e rimuovere tumori preclusi agli ormai sempre più obsoleti bisturi, esistono davvero. E funzionano alla perfezione. Tanto che, secondo i ricercatori dell'università del Maryland che li hanno realizzati, in pochi anni rivoluzioneranno del tutto il mondo della chirurgia cerebrale, salvando da morte certa migliaia di persone. Finora i robot-vermiformi sono stati sperimentati solo su animali ma con ottimi risultati, dimostrandosi ad esempio molto efficaci col glioblastoma, una neoplasia che nel 50% dei casi porta alla morte del paziente, il 50% delle volte entro 6 mesi. La sperimentazione sull'uomo, garantisce il neurochirurgo Jean-Marc Simard, che ha guidato il progetto, dovrebbe partire fra tre, massimo cinque anni. Buone notizie, insomma. La presentazione ufficiale di questo e di altri progetti destinati a far storia è avvenuta a Roma in occasione del BioRob 2012, il Congresso Mondiale che raduna ogni due anni i massimi esperti di bioingegneria al mondo (500 quelli presenti quest'anno), sotto l'egida dell'Università Campus BioMedico. Grande quanto una moneta da un quarto di dollaro, di forma vermiforme e dotato di grande flessibilità, il robot-lombrico è stato battezzato MINIR (Minimally-Invasive Neurosurgical Intracranial Robot) e la sua utilità è in duplice, perchè non solo è capace di asportare tumori situati in zone osticissime, ma con la sua attività mirata riduce al minimo il rischio di lesioni della parte sana della massa celebrale e quindi di danni motori, cognitivi e del linguaggio. "Grazie a un minuscolo foro praticato sul cranio - spiega Simard - MINIR può intervenire sulle profonde neoplasie del cervello senza danneggiare la parte sana. La sua elevata snodabilità e i supporti tubolari di cui è dotato gli agevolano notevolmente il movimento all'interno dell'organo". Simard, neurochirurgo specializzato nel trattamento di tumori cerebrali mediante tecniche di microchirurgia robot-assistita e professore all'università del Maryland, ha sviluppato questo gioiello di nanotecnologia grazie ai fondi statali del Nationale Istitutes of Health (Nih), sperimentandolo però finora solo su cavie animali. Dopo l'inserimento del microchip vermiforme nel cranio, il paziente viene sottoposto a risonanza magnetica, strumento di analisi che in tempo reale fornisce al chirurgo la mappa completa del cervello e la posizione esatta del tumore. "A questo punto il chirurgo, monitorando il video, manovra il mini-robot attraverso un joystick e procede all'asportazione", spiega lo studioso. Nella fase di sperimentazione, il lombrico-robot è arrivato a rimuovere il 95% delle masse tumorali profonde prese in esame "e il restante 5% - conclude Simard - è quel sottilissimo strato tumorale che in neurochirurgia è considerato inamovibile, pena il danneggiamento della parte sana della materia cerebrale". MINIR potrà inoltre essere applicato anche per rimuovere i tumori della corteccia eloquente, che comanda appunto il nostro linguaggio, e rispetto alla quale, con le normali tecniche chirurgiche, i rischi di lesione sono elevatissimi. Al BioRob sono stati presentati anche dei micro-chip inseriti nella calotta cranica, dotati di elettrodi in grado di raccogliere i segnali cerebrali del soggetto e inviarli all'esterno (oggi già sperimentati per permettere a persone completamente immobili di scrivere senza mani al computer). Da un gruppo di ricercatori americani del Massachusetts Institute of Technology (MIT) è invece arrivata l'idea dei "soft robot", automi super-intelligenti realizzati con materiali morbidi e movimenti più "umani", in grado di interagire più facilmente con chi sta loro accanto e di adeguarsi meglio alle intenzioni dell'uomo. L'obiettivo dei creatori è quello di creare una "fisioterapista robot" che sostituisca le odierne piattaforme di riabilitazione per il recupero di pazienti colpiti da ictus (strumenti che, per quanto d'avanguardia, restano pur sempre molto freddi). Ricercatori tedeschi hanno anche presentato delle capsule in grado di navigare all'interno dello stomaco fornendo gli stessi risultati di una gastroscopia ma risparmiando al paziente la sedazione e il fastidioso passaggio dell'endoscopio per esofago e tubo digerente. Guidate con campi magnetici controllati dal medico attraverso un semplice joystick, le capsule sono già state testate in Germania su oltre 50 pazienti e promettono un'interessante alternativa alla tradizionale trafila gastroscopica.