3 Digital divide una zeppa nell`innovazione Basta slittamenti agli

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DELLE
n°1. 20 gennaio 2014
www.corrierecomunicazioni.it
3
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Agenda2014
IL
FOCUS
[ lE TESTIMONIANZE ]
di vista più macro, occorre agire sulla
domanda interna. Le imprese italiane,
con vocazione all’export, hanno retto
bene la concorrenza sui mercati internazionali ma è assolutamente necessario che, nel 2014, ripartano i consumi
per tonificare il
mercato interno.
Più in generale,
c’è bisogno di
un “salto culturale” che liberi
il paese da schemi mentali datati che ci hanno
impedito di fare
le cose che servono, velocemente e bene.
Solo così potremo mantenere l’Italia
nel ruolo che merita nell’economia
mondiale. E non è un problema di risorse. Se pensiamo solo alle competenze e
al know-how che esportiamo all’estero,
abbiamo la misura di quanto possiamo
concretamente realizzare in Italia. Ma
dobbiamo fare sistema, mobilitando
subito le risorse nei settori cruciali
per lo sviluppo: istruzione, formazione avanzata, start up e incentivi alle
aziende affinché tornino ad assumere.
Infine, una riforma vera dello Stato con
meno burocrazia e maggiore produttività. Serve, in sostanza, un’Agenda
per l’Italia che guardi al futuro con una
passione nuova.
Digital divide
una zeppa
nell’innovazione
Vincenzo Novari
Ceo 3 Italia
«Voi avete una carta in più da giocare:
quella del patrimonio culturale»: incontrando i funzionari dell’Ambasciata italiana in Vaticano, il 20 dicembre scorso,
Papa Francesco per la prima volta ha
parlato dell’Italia come nazione, definendola sinonimo “di cultura, di arte,
di civiltà”. Anche il Papa “venuto dalla
fine del mondo”, ma oriundo italiano,
sa che l’Italia ha questa carta in più da
giocare. Solo gli italiani e chi li governa
si direbbe non ne siano convinti. Perché
non la giocano a dovere per vincere la
partita della ripresa. Tantomeno sul terreno che le sarebbe più propizio, quello
della Rete, della connettività. È solo
un esempio, uno
dei tanti, di un
atteggiamento
complessivo di
attesa e lentezza, che aggrava
la crisi e frena
la crescita, che
dissuade gli investitori esteri,
deprime le imprese, ostacola
l’occupazione,
contrasta ogni innovazione. In particolare sul fronte tecnologico, che oggi
è anche e soprattutto digitalizzazione e
connettività. Alla fine del 2012 l’Agenda digitale era già legge, e cos’ha fatto
il governo, dopo un anno? Ha affidato
una “missione di verifica” al commissario per l’attuazione dell’Agenda, Francesco Caio, sullo stato della rete delle
Tlc. Ma la realtà è già ben nota. Siamo
il fanalino di coda in Europa. Certo,
le risorse pubbliche scarseggiano ma
l’impressione è che la gravità di questo
“spread” sia sottovalutata. Un Paese di
piccole imprese creative e innovativa,
e di straordinarie bellezze naturali e
artistiche, deve puntare sul digitale se
vuole creare lavoro e benessere. Invece
la condizione della rete fissa in Italia
- sideralmente lontana dagli obiettivi
europei per il 2020 - non lo consente.
Il digital divide lo impedisce. Ma così
nessun obiettivo di crescita, e tantomeno le finalità dell’Agenda digitale,
potranno essere raggiunte quando e
come sarebbe necessario al Paese.
Basta slittamenti
agli obiettivi
di Francesco Caio
Alberto Calcagno
Ad Fastweb
Il ritardo che sconta l’Italia rispetto
ai principali Paesi europei, non è tanto
infrastrutturale, quanto di diffusione
della cultura digitale. E’ questa arretratezza culturale
rispetto all’utilizzo di Internet
che sta bloccando lo sviluppo
di nuovi servizi
digitali.
Gli obiettivi
indicati dall’ingegner Caio
circa la realizzazione dell’identità digitale del
cittadino, l’anagrafe dei residenti e la
fatturazione elettronica rappresentano
un importante volano per incoraggiare
cittadini ed imprese ad abituarsi all’uso
del digitale nel loro rapportarsi quotidiano con la Pubblica amministrazione.
E’ importante che i tempi per la realizzazione di questi progetti siano rispettati e non slittino ulteriormente. Questo
processo rappresenta anche l’occasione
per modernizzare i processi burocratici
e, quindi, diffondere la cultura digitale
anche a livello amministrativo. La digitalizzazione della PA e la relativa semplificazione dei processi amministrativi
(per esempio il completo switch off dei
processi cartacei) è il vero driver per
favorire l’opportunità di impresa e, di
conseguenza, incoraggiare e pianificare
nuovi investimenti da parte dell’industria. E’ su questo punto che l’Italia e
l’Europa scontano realmente un ritardo
rispetto a mercati più dinamici, come
quello Usa. Per questo il Governo dovrebbe definire l’introduzione di misure
di incentivo alla domanda di servizi
digitali e all’alfabetizzazione informatica, coerentemente con gli obiettivi
dell’Agenda digitale europea.
Ora il Governo
punti sul territorio
Renato Farina
Ad Eutelsat Italia
Porre l’accento sui servizi è senza
dubbio una scelta necessaria per stimolare l’affermazione dell’Agenda
digitale a partire dalla PA. Si tratta di
uno spiraglio di luce nell’ambito di un
processo che resta ancora caratterizzato
da alcune ombre. Per esempio, purtroppo, parlare di Web tax o delle incertezze
del ministero della Coesione per l’uso
dei fondi europei, significa continuare
ad accumulare ritardi. Quello delle reti
di nuova generazione è un tema centrale
che deve essere affrontato con decisione
e tempestività. Senza sminuire l’importanza delle gare regionali degli ultimi
mesi per la banda
larga-ultra larga,
ora credo che
il governo debba concentrarsi
maggiormente
sul territorio e
in particolare su
quelle imprese
che investono in
nuove tecnologie. Lo strumento più idoneo è
certamente il contributo diretto e/o
l’incentivazione fiscale. E serve un segnale forte in questo senso se si vuole
rilanciare in modo organico la competitività delle piccole e piccolissime
iniziative imprenditoriali che da sempre
garantiscono occupazione e preziosissimi punti di Pil in ciascuna regione.
Probabilmente stiamo sottovalutando
quelle zone che ricadono freddamente
sotto la definizione di “aree a fallimento
di mercato” e che rischiano la desertificazione. Secondo i piani, la copertura
spetterà alla tecnologia satellitare ma
bisogna pensarci solo in un secondo
momento, forse a fine 2014 o addirittura nel 2015. Eutelsat, invece, crede
nella necessità di agire fin da subito per
garantire a tutti, cittadini e imprese, pari
opportunità. Ed è per questo motivo
che, dopo l’accordo con Unioncamere,
abbiamo siglato un protocollo d’intesa con Anci sempre con l’obiettivo di
favorire l’accesso alla banda larga via
satellite alle aziende che ne sono prive,
anche attraverso l’impiego di incentivi
economici sotto forma di voucher.
La PA abbandoni
la logica
del «tutto in casa»
Karl Manfredi
Ad Brennercom
Ricordiamo che la digitalizzazione
è uno strumento e non il fine. Il timore per l’Agenda digitale è che essa si
scontri con i vincoli della burocrazia,
come troppe volte è successo, e che si
tramuti in una bella risposta alla ricerca
di una domanda.
Per sostenere lo
sviluppo, non
basta iniettare
più tecnologia:
occorre confrontarsi con le richieste di cittadini e
aziende, valutare
che cosa serve di
più, introducendo
nella PA il criterio
della produttività,
quindi del costo e del ritorno dell’investimento. Se la fattura elettronica lascerà tempi di pagamento che sono tripli o
quadrupli rispetto alla media europea,
sarà un vantaggio per chi? E se l’identità
digitale manterrà la proliferazione degli
sportelli, ci sarà un vero beneficio? Sanità, ambiente, energia sono settori in cui
l’investimento tecnologico ha costi ma
anche sicuri ritorni. Dovremmo introdurre dei benchmark europei per misurarci, ridurre la spesa corrente e finanziare
tecnologia e produttività. La PA deve
organizzare meglio le proprie risorse e
abbandonare anche la logica del “tutto
in casa”. Lo Stato - e in questo termine
includo anche le sue articolazioni territoriali - a sua volta deve considerare le
infrastrutture di comunicazione come
un asset strategico, al pari di strade e
ferrovie. E’ un problema che riguarda
l’Europa nel suo complesso, dove si è
dimostrato che limitarsi a favorire la
competizione sui prezzi e pensare così
di far leva sulla domanda non ha favorito né gli investimenti, né i servizi, né
le stesse industrie europee. Occorre un
nuovo modello che premi chi investe e
faccia leva sulla collaborazione, anche
locale, pubblico-privato per le nuove reti.
Digital agenda
La strada
è ancora lunga
Gianluca Baini
presidente Mediterranean
Countries Alcatel-Lucent
Il percorso per raggiungere gli obiettivi posti dell’Agenda digitale europea
è ancora lungo e articolato. Su quasi
tutti gli obiettivi siamo più indietro
della media europea quindi dobbiamo
aumentare la velocità di realizzazione
dei progetti. È stato un passaggio fondamentale l’incarico a Francesco Caio
quale Digital Champion Italiano su diretto mandato del Primo Ministro, che
correttamente ha definito tre progetti
di e-gov da portare a compimento in
modo prioritario. Riteniamo importante
anche avergli dato mandato di coordinare un team di esperti internazionali
per indirizzare un’analisi dello stato
e delle prospettive di realizzazione della rete
di connettività a
banda ultra larga
(30Mbps per tutti e connessioni a
100Mbps al 50%
degli utilizzatori entro il 2020)
perché senza
un’adeguata rete
internet, disponibile per tutta la popolazione, non sarà
possibile fornire i servizi digitali del futuro, da cui passerà il rilancio dell’economia italiana. Quindi portare la banda
ultrà larga a tutta la popolazione entro
il 2020 sarà la vera sfida su cui bisognerà prendere concrete decisioni nel
2014. Se gli operatori telefonici stanno
facendo e programmano di aumentare
gli investimenti sulla rete di accesso di
nuova generazione, questi comunque
saranno indirizzati alle aree di mercato.
Ma la maggioranza della popolazione,
circa il 60-70%, è distribuita fuori dalle
aree di mercato, ed è per queste aree
che bisognerà trovare meccanismi incentivanti per portare la Nga.
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