o Acqua o Grassi o Proteine o Un carboidrato (Lattosio) o Sali minerali o Vitamine o Enzimi Latte Proteine Caseina Proteine Zucchero Lipidi Ceneri del siero Umano 0.9 (1.6) 0.4 0.5 7.1 4.5 0.2 Bovino 3.2 2.6 0.6 4.6 3.9 0.7 Soluzione vera Lattosio, sali minerali, vitamine idrosolubili, gas Soluzione colloidale Proteine Emulsione Lipidi e vitamine liposolubili Sospensione Cellule, microorganismi % solido/liquido Belitz, H.-D., Grosch, W. Food Chemistry, 2nd Edition, pg. 473. Frazioni del latte bovino: Latte solido (13%) Latte Acqua (87%) Grasso (3.9%) Solidi non grassi Proteine (3.2%) Lattosio (4.6%) Minerali (0.7%) Caseina (2.6%) Proteine del siero (0.6%) Globuli di grasso 3 µm Micelle di caseina Proteine del siero 30 nm (0.3 µm) • Globuli circondati da membrana ¶ Miscela di trigliceridi (>90%), colesterolo e fosfolipidi ¶ Pencentuali relativamente elevate di acidi grassi a corta catena • Il grasso tende ad affiorare (crema) • L’agitazione danneggia la membrana Burro 1 Proteine β[1,4] CH2OH O OH OH + OH OH β-D-galactose CH2OH O OH OH OH OH D-glucose CH2OH O OH O OH OH α- or β-D-lactose % delle proteine totali 80 CH2OH O OH OH OH Lattosio • Meno dolce e meno solubile del saccarosio • Può fermentare ad acido lattico • A caldo può reagire con proteine ⇒ prodotti bruni • Può dare origine a intolleranze alimentari Caseine α-caseina 42 β-caseina 25 κ-caseina 9 Proteine siero 20 α-lattoalbumine 4 β-lattoglobuline 9 Source: Fennema, O.R. Food Chemistry, Third Edition, pg. 847 • Principale proteina del latte • Forma aggregati detti “micelle” • Differente distribuzione di amminoacidi carichi • Le caseine α, β e κ formano delle submicelle Regione non legante Amminoacidi idrofobi Amminoacidi idrofili Coultate, T.P., Food - The Chemistry of Its Components, Second Edition, pg. 101 Aggregazione tra submicelle P = fosfato Ca = calcio Zone scure = regioni non leganti o kappa caseina ¶ β-lattoglobuline ¶ α-lattoalbumine ¶ Sieroalbumina ¶ Lattoferrina Micella totale La k caseina, non partecipando ai legami, limita la crescita delle micelle • non è fosforilata • è glicosata con due oligosaccaridi ¶ Immunoglobuline ¶ Proteosi-peptoni (PP) ¶ Enzimi Coultate, T.P., Food - The Chemistry of Its Components, Second Edition, pg. 101 2 Vitamine liposolubili ¶ Macroelementi Citrati e fosfati (anioni) di calcio (Ca++) e potassio (K+) Vitamina A Carotenoidi Vitamina D Vitamina E Vitamina K ¶ Microelementi Zn, Mg, Fe, Cu. Vitamine idrosolubili Vitamina C (acido ascorbico) Vitamina B1 (tiamina) Vitamina B2 (lattoflavina) Vitamina B6 (piridossina) Vitamina B12 e acido folico Vitamina PP (acido nicotinico) Acido pantoteico Biotina Media in 100 g di latte Pecora Capra Vacca Umano Solido, % 18.4 12.4 12.7 13.3 Energia,kcal 108 69 61 70 Proteine, % 6.3 3.3 3.3 1.6 Lipidi, % 6.5 3.7 3.9 4.5 Lattosio, % 4.8 4.7 4.8 7.0 Ca, mg 193 134 119 32 u Latte scremato o parzialmente scremato u Latte delattosato u Latte condensato u Latte in polvere u Yogurt u Crema u Formaggio TRASFORMAZIONI o Riduzione del contenuto idrico o Glucidi o Proteine o Lipidi Siero caseina (gel) 3 AUTOCONTROLLO D.P.R. 14.1.97 n. 54 REQUISITI MINIMI PESO SPECIFICO a °t= +20°C Superiore a 1,028 g/L Punto congelamento ≤ - 0,520°C RICERCA DI RESIDUI • ad azione farmacologica • ad azione ormonica • ad azione antibiotica e chemioterapica Grasso 3,2 % • ad azione antiparassitaria Residuo magro 8,5 % • detergenti e altre sostanze nocive tali da alterare le caratteristiche organolettiche del latte o dei prodotti a base di latte o da renderne comunque pericoloso, se non nocivo, il consumo Nel latte non è ammessa l’aggiunta di nessun additivo Inacidimento Titolazione dell'acidità Annacquamento Indice crioscopico Densità Residuo secco e magro Sottrazione di grassi Determinazione dei grassi Aggiunta di conservanti Analisi delle ceneri Presenza di aflatossine Test ELISA Valutare i CARATTERI ORGANOLETTICI e lo STATO di CONSERVAZIONE del prodotto Determinare il contenuto di MATERIA GRASSA e degli altri costituenti per accertare la rispondenza ai limiti di legge accertare la genuinità del prodotto, che può essere adulterato con l’aggiunta di acqua, conservanti o per sottrazione di grasso mediante centrifugazione Ricercare eventuali sostanze estranee o comunque non consentite L’ alterazione più comune è l’inacidimento in seguito a fermentazione lattica che trasforma il lattosio in acido lattico IL LATTE FRESCO E SANO CONGELA TRA 0,55°C E 0,58°C, CON UNA MEDIA DI 0,555°C. La temperatura di congelamento viene notevolmente influenzata da cause patologiche (latte patologico, fermentazione del latte) o da cause esogene (aggiunta di acqua o altre sostanze solubili). Per determinare il punto crioscopico esistono vari strumenti che si basano sullo stesso principio: L’ acidità del latte viene calcolata determinando quanti mL di una soluzione di NaOH a titolo noto (0,25 N) sono necessari per ottenere il viraggio di un indicatore, di solito fenolftaleina, dall’incolore (acido) al rosa (basico). Il campione di latte viene inserito in una bagno di raffreddamento (- 7°C), dopo di che subisce un sottoraffreddamento fino all’equilibrio termico con il bagno. Una agitazione improvvisa provoca il congelamento del campione, che avviene con liberazione del “calore di fusione”, grazie al quale il campione torna velocemente alla sua effettiva temperatura di congelamento. Si ottiene così un equilibrio, col campione che rimane tra lo stato solido ed il liquido e di conseguenza un plateau della temperatura, durante il quale si esegue la lettura. 4 IL RESIDUO SECCO TOTALE SI DETERMINA PESANDO 10 g DI LATTE IN UNA CAPSULA TARATA ED EVAPORANDO A BAGNOMARIA. QUINDI SI PONE LA CAPSULA IN STUFA A 100 °C PER 2 ORE ED IL PESO OTTENUTO, DOPO RAFFREDDAMENTO, MOLTIPLICATO PER 10 DA’ IL “RESIDUO SECCO TOTALE” Questa analisi serve per vedere se il latte è stato annacquato e si effettua utilizzando un LATTODENSIMETRO (es di Quevenne); questi lattodensimetri generalmente sono tarati a 15 °C e quindi per temperature diverse occorre apportare delle correzioni seguendo le apposite tabelle. La densità del latte a 15 °C è mediamente pari a 1.032 kg/L Le ceneri rappresentano i sali minerali del latte; il loro tenore normale è di 0,75-0,80%, valori inferiori indicano una probabile aggiunta di acqua; determinandone l’alcalinità si può vedere se è stato aggiunto al latte del bicarbonato di sodio, utilizzato come conservante allo scopo di tamponare l’acidità derivante dalla fermentazione lattica. Il campione di latte viene pesato, posto in una capsula di porcellana e fatto evaporare a bagno maria. SI pesa il residuo secco ottenuto e lo si incenerisce in muffola a 550 °C per 1 ora. Si introducono nel butirrometro di Gerber 10 mL di acido solforico, 11 mL di latte e 1 mL di alcool amilico. L’ acido solforico denatura le proteine e libera il grasso in emulsione, l’ alcool amilico aiuta la separazione della fase grassa dalla fase acquosa. Si chiude il tubo e si agita fino a completa soluzione, si centrifuga per 10-15 min a 65 °C poi si legge la percentuale di grasso direttamente sulla scala graduata del butirrometro. La parte organica prima carbonizza, poi brucia completamente. Si raffredda il campione in essiccatore, affinché non assorba umidità, poi si pesa la capsula fino ad ottenere un peso costante. SONO MICOTOSSINE PRODOTTE DA ALCUNI CEPPI DI Aspergillus flavus ED 5 g LATTE Aspergillus parasiticus. 50-60 mL ACQUA COAGULAZIONE della CASEINA Alcune gocce di ACIDO ACETICO FEHLING Il precipitato si tira dietro i grassi e filtrando si riesce a separarlo dal SIERO Con una buretta si fa gocciolare il siero in una beuta contenente : Sol. A CuSO4 in acqua Sol. B Tartrato sodico potassico/NaOH in acqua (soluzione alcalina) IN AMBIENTE ALCALINO ED A CALDO GLI ZUCCHERI RIDUCONO IL Cu2+ A Cu2O , OSSIDO DI RAME DI COLORE ROSSO 5 mL Fehling sol.A 5 mL Fehling sol.B 40 mL acqua Il tutto in EBOLLIZIONE Cu2O IL “RESIDUO MAGRO” SI DETERMINA SOTTRENDO DAL RESIDUO SECCO TOTALE IL CONTENUTO DI GRASSO VALUTATO ATTRAVERSO IL BUTIRROMETRO DI GERBER Quando finisce il Cu2+, il lattosio in eccesso riduce il blu di metilene a leucoderivato incolore, quindi si vede il ROSSO del Cu2O Blu di metilene + blu del Cu2+ non ancora ridotto + rosso del Cu2O = verde Per cogliere il punto finale della titolazione si aggiungono alcune gocce di blu di metilene (sol. all’1%) Comincia a formarsi il Cu2O Queste muffe attaccano diverse specie vegetali e possono contaminare i foraggi, soprattutto se questi vengono conservati in condizioni di scarsa aerazione ed elevate temperatura ed umidità, caratteristiche che promuovono lo sviluppo fungino. Le principali aflatossine alimentari sono le B1, B2, G1 e G2; tra queste la B1 è quella più studiata a causa della sua diffusione e tossicità, ed è stata riconosciuta come epatocancerogena per l’uomo. Analoga tossicità presenta un suo metabolita idrossilato, l’aflatossina M1 , che è stato ritrovato nel latte ottenuto da mucche che hanno consumato foraggio contaminato. Oltre alla elevata tossicità, queste sostanze risultano pericolose in quanto termostabili, quindi non vengono eliminate con i trattamenti termici. 5 L’aflatossina M1è un metabolita, piuttosto stabile al calore, della aflatossina B1. Per questo motivo si può rinvenire nel latte pastorizzato. Una analisi rapida per la sua determinazione è il Test ELISA INCUBAZIONE MICROPIASTRA Si ripete questa operazione in doppio per ciascun campione e, nella stessa piastra, si caricano varie soluzioni standard di aflatossina a concentrazioni note. Dal latte centrifugato si prelevano 100 µL di siero e si pongono in un pozzetto LAVAGGI Si aggiunge un enzima (perossidasi) coniugato con l’aflatossina M1; grazie all’M1 esso si va a legare agli anticorpi non occupati dalle aflatossine presenti nei campioni. 96 pozzetti rivestiti di anticorpi anti-M1 Aggiunta di SOLUZIONE STOP (contenente acido solforico) che provoca il viraggio dal blu al giallo SPETTROFOTOMETRO PASTORIZZAZIONE SISTEMA UHT STERILIZZAZIONE 71,7 °C 15 sec 135 °C 1 sec 120 °C 15-20 min LAVAGGI La perossidasi converte il cromogeno in un prodotto blu; di conseguenza i pozzetti con colorazione blu più intensa contengono campioni con poca aflatossina M1. Si aggiunge una soluzione di tetrametilbenzidina (cromogeno) e perossido di urea (substrato) Lettura della piastra a λ 450 nm INCUBAZIONE ESSENDO LA PEROSSIDASI UN ENZIMA PIUTTOSTO STABILE AL CALORE, QUESTO TEST SERVE A CONTROLLARE SE, IN UN LATTE FOSFATASI NEGATIVO, IL TRATTAMENTO TERMICO E’ STATO MODERATO. SERVE A CONTROLLARE SE IL LATTE HA SUBITO O MENO UNA CORRETTA PASTORIZZAZIONE O TRATTAMENTO TERMICO SUPERIORE. QUESTO ENZIMA VIENE INATTIVATO ALLE TEMPERATURE DI PASTORIZZAZIONE FOSFATO SODICO REATTIVO OSSIDATO REATTIVO FENILFOSFATO BISODICO COLORAZIONE AZZURRA PEROSSIDASI FENOLO FOSFATASI ALCALINA REATTIVO DALL’ INTENSITA’ DELLA VARIAZIONE DELLA COLORAZIONE DEL REATTIVO OSSIDATO SI RISALE ALLA CONCENTRAZIONE DELL’ ENZIMA ATTIVO, LA CUI PRESENZA E’ INDICE DI UN TRATTAMENTO TERMICO MODERATO 2,6-DIBROMOCHINONCLORIMMIDE LA COMPARSA DELLA COLORAZIONE AZZURRA INDICA LA PRESENZA DELL’ ENZIMA ATTIVO, ED E’ QUINDI INDICE DI UN TRATTAMENTO TERMICO NON CORRETTO METODO KJELDAHAL 2-3 g di latte + Acido solforico RISCALDAMENTO Mineralizzazione completa della sostanza organica ANCHE QUESTA ANALISI SERVE A VERIFICARE L’ENTITA’ DEL TRATTAMENTO TERMICO SUBITO DAL LATTE IN QUANTO MAN MANO CHE AUMENTA LA TEMPERATURA ED IL TEMPO DI TRATTAMENTO, UNA QUOTA SEMPRE MAGGIORE DI SIEROPROTEINE COAGULA Tutto l’azoto presente si ritrova sotto forma di SOLFATO DI AMMONIO Aggiunta di una base forte (NaOH) LA QUANTITA’ DI AZOTO OTTENUTA, MOLTIPLICATA PER UN FATTORE DI Titolazione della CONVERSIONE CARATTERISTICO, AMMONIACA FORNISCE IL CONTENUTO IN PROTEINE Liberazione di AMMONIACA L’AMMONIACA viene distillata in corrente di azoto E’ la principale causa di modificazioni chimiche negli alimenti; deriva dalla reazione dei gruppi amminici delle proteine con gli zuccheri riducenti. All’interno delle proteine alimentari, l’amminoacido più suscettibile alla reazione di Maillard è la lisina, e le lisine che hanno subito una reazione con uno zucchero riducente vengono definite “bloccate”. Vd.testo sotto 6 IL BURRO E’ UN PRODOTTO CHE SI OTTIENE DALLA CREMA DI LATTE PER SEPARAZIONE DAL SIERO DELLA FRAZIONE LIPIDICA E PER AGGREGAZIONE DI QUEST’ ULTIMA ATTRAVERSO IL PROCESSO DI BURRIFICAZIONE. COMPOSIZIONE CHIMICA: materia grassa acqua caseina e lattosio ceneri 82-85% 14-17% 1-1,5% 0,2% Per quanto riguarda la materia grassa, il minimo legale è dell’ 82% Valutare i CARATTERI ORGANOLETTICI e lo STATO di CONSERVAZIONE del prodotto Determinare il contenuto di MATERIA GRASSA e degli altri cosituenti per accertare la rispondenza ai limiti di legge Stabilire la natura del grasso in modo da accertare la genuinità del prodotto, che può essere adulterato con l’aggiunta di grassi di minor valore economico, commerciale e bionutrizionale Ricercare eventuali sostanze estranee o comunque non consentite 3-5 g di burro vengono posti in una capsula precedentemente tarata Il campione di burro (circa 10 g) viene essiccato e disidratato su sodio solfato anidro Si lascia la capsula in un termostato a 100-105 °C per 2-3 ore Il campione, ormai privo di acqua, viene pesato e si determina la quantità di acqua evaporata per sottrazione dei pesi, iniziale e finale. Si effettua mediante la GASCROMATOGRAFIA degli esteri metilici degli acidi grassi, che si preparano aggiungendo al campione di burro, precedentemente disidratato, un reattivo metilante. Il grasso viene estratto dal campione con etere etilico in un apparecchio distillatore (Soxhlet) per almeno 10 ore Alla fine si pesa l’estratto raccolto nel palloncino tarato previa evaporazione del solvente Le principali considerazioni si basano non tanto sulla composizione percentuale completa di tutti gli acidi grassi, quanto piuttosto sul valore di alcuni rapporti caratteristici. Un burro viene considerato regolamentare quando: 1) il contenuto in acido butirrico è circa uguale alla somma degli acidi capronico e caprilico (tra 0,7 ed 1,7; il valore più frequente è però circa 1) C4 C6 + C 8 = 0,7-1,7 2) il contenuto di acido laurico è leggermente superiore a quello del caprinico C12 = 1-1,3 C10 3) il contenuto di acido miristico è almeno tre volte (circa) maggiore del laurico C14 > 2,8 C12 4) il contenuto di acido oleico è almeno il doppio dello stearico = C18 C18 > 2 7