Prof. Bertagna EPISTEMOLOGI A PEDAGOGICA E DELLE SCIENZE DELL’EDUCAZIO NE a.a. 2013/2014 1 Obiettivi del corso 1. 2. 3. Cogliere le differenze e le analogie esistenti fra epistéme antica, moderna (galileiana) e contemporanea nella pedagogia e nelle scienze dell’educazione Riconoscere le differenze e le analogie esistenti a livello epistemologico tra il punto di vista della pedagogia e delle moderne scienze dell’educazione (psicologia, sociologia, antropologia, neurofisiobiologia) Individuare le connessioni esistenti tra differenti visioni dell’uomo e differenti concezioni sulla natura epistemica e metodologica della pedagogia e delle scienze dell’educazione 2 Testi del corso G. Bertagna, Dall’educazione alla pedagogia. Avvio al lessico pedagogico e alla teoria dell’educazione, La Scuola, Brescia 2010, pp. 132-247 y G. Bertagna, Quale identità per la pedagogia? Un itinerario e una proposta, in «Rassegna di pedagogia», nn. 1-4, gennaio-dicembre 2009, pp. 13-36 (disponibile nella biblioteca della sede di S. Agostino) y G. Bertagna, Ritorno alla pedagogia. Ma quale?, in «Rassegna di pedagogia», nn. 3-4, luglio-dicembre 2013, pp. 191-209 (disponibile nella biblioteca della sede di S. Agostino) y G. Bertagna, Una pedagogia tra metafisica ed etica, in Id. (a cura di), Il pedagogista Rousseau. Tra metafisica, etica e politica, La Scuola, Brescia 2014, pp. 11-66. y 3 Obiettivo 1 Storia dell’epistéme 4 L’ESSERE L’essere è tutto ciò che c’è: y la natura, il cosmo y il linguaggio y ciascuno di noi MA y ciò che è nel pensiero y …… è anche il tutto di questi diversi modi di essere. L’essere è l’INTERO non solo di tutto ciò che è esperienza, ma anche di tutto ciò che non è esperienza 5 L’essere come Intero dell’esperienza Si tratta di indagare tutto ciò che è esperibile: Che cos’è la natura, il cosmo? Che cos’è il linguaggio? Che cos’è ciascuno di noi e l’insieme di tutti noi? Che cos’è la mente? Che cos’è l’arte ……. Ecc. 6 L’essere come Intero Si tratta di indagare anche ciò che non è esperibile, immediatamente o mediatamente, ma che è pensabile Che cos’è questo «Intero»? Perché non è riducibile all’Intero dell’esperienza? 7 Le domande sui due Interi Come «stanno»? Come si presentano? Si mantengono sempre uguali a se stessi? Perché sono così come sono? Presentano «regole»/«cause» nel loro mantenimento o nella loro permanenza? Ecc. 8 La risposta a queste domande è offerta grazie alla RAZIONALITÀ TEORETICA o EPISTÉME 9 EPISTÉME Etimologia: da epi = su histamai = stare/stabilire Scopo dell’epistéme è: dichiarare delle cose dell’essere dell’esperienza e dell’essere dell’Intero le conoscenze che «stiano dritte», che siano vere, universali e necessarie per tutti, senza sostegni esterni alla propria evidenza o alla propria struttura argomentativa 10 Ma è facile dichiarare queste conoscenze in modo tale che siano condivise e dichiarate vere? Come possiamo fare? 11 Non è facile dichiarare queste conoscenze vere, in modo tale che siano poi condivise La razionalità teoretica (theoréo, osservo/vedo) è la riflessione intenzionale che cerca di conoscere l’essere dell’esperienza e l’Intero in modo vero e quindi intersoggettivo 12 LÓGOS E NOÛS La riflessione intenzionale è resa possibile, per noi, da lógos e noûs 13 Lógos Aristotele: la definizione di uomo come animale sociale non è sufficiente a distinguere l’uomo dagli altri animali, per questo egli aggiunge una qualificazione specifica “l’uomo è l’unico animale che abbia lógos” In greco: lógos = parola / lógos = dialogo 14 Significati di lógos 1 lógos: differenza fra lingua intesa come “voce” e lingua intesa come “lógos” 1. la “voce” è segno del 2. il “lógos” va oltre il piacere e del dolore, della paura o della rabbia (e l’hanno anche gli animali) piacere e il dolore:, la paura o altro, ma indica l’utile e il dannoso, il giusto e l’ingiusto, il vero e il falso, il bello e il brutto, il buono e il cattivo; perciò «giudica» 15 Significati di lógos 2 Quando parliamo con lógos abbiamo sempre un rapporto/una relazione con «l’Altro» lógos come relazione, quindi DIALOGO con… 16 Significati di lógos 3 Lógos come KRISIS yDal greco: Krínein = criticare. Rimanda al gesto agricolo di separare il grano dalla pula e dalle altre impurità ySignifica: discernere, discriminare una cosa dall’altra, prendere una cosa escludendone un’altra L’uomo usa il lógos per distinguere, in ciò che dice, fa o sente o pensa, quanto e perché è vero o falso, bello o brutto, buono o cattivo, fonte di felicità o infelicità, degno o indegno, utile o 17 inutile… Significati di lógos 4 Lógos: ÉTHOS e POLIS Attraverso il lógos, l’uomo dà e ottiene dall’altro ragione, ovvero avviene il riconoscimento di «dare» e «aver dato ragione» dei suoi giudizi. Dunque, è attraverso il medio dell’altro che ogni uomo si scopre con lógos. Per questo, il lógos è: Éthos (modo di agire comune, nelle relazioni tra uomini) Polis (ricerca e condivisione di questo modo di agire con altri uomini che vivono insieme in un luogo) Il lógos è critica, espressione pubblica di ragioni, dialogo e giudizio tra diversi uomini per giungere a visioni condivise 18 Il legame tra lógos e noûs Ciò che subito colpisce del lógos (della razionalità umana che permette il discorso pubblico) è non soltanto la sua dimensione critico-argomentativa, ma anche la sua componente intuitiva che non a caso i Greci chiamarono con un nome diverso: il NOÛS 19 Noûs.1 Noûs = intuizione componente intuitiva (andare dentro, dietro e oltre a come le cose appaiono Immediatamente ai sensi; anche “fiuto”) Agisce quando: yafferriamo il significato unitario e «invisibile» di una parola ycapiamo l’intenzione di un’altra persona prima che agisca yinventiamo creativamente una soluzione ad un problema che non si era mai presentato prima (Wittgenstein) 20 Noûs. II Il noûs sembra rimandare al radicamento della razionalità nella sensibilità e nella psichicità, e viceversa: yConosciamo la verità non solo con la ragione, ma anche col cuore Sulle conoscenze del cuore e dell’istinto la ragione deve appoggiarsi e su di esse fondare il suo ragionamento (Pascal) yIl ruolo della neurofisiologia umana (neuroni specchio) ySenza noûs non sarebbe possibile procedere nelle continue “scoperte” di nuove verità attraverso il lógos 21 Noûs. III Il noûs non basta per creare e mantenere un discorso pubblico intersoggettivo critico. Per due ragioni: 1. per trovare, nel comune 2.nell’esplorazione sentire, primi principi intuitivi che stiano, per tutti, all’inizio di possibili percorsi logici, tecnici e morali, bisognerebbe ascoltare e interrogare tutti gli uomini, passati, presenti e futuri dell’intenzionalità umana non si va molto avanti se ci si accontenta dell’intuizione: è necessario riflettere razionalmente sui principi e sulle ipotesi intuitive 22 Ratio/lógos Il noûs non basta, quindi serve il lógos I latini tradussero lógos con il termine ratio, che significa “conto”, “calcolo”, usato in espressioni come: y“render conto” agli altri (rendere controllabile agli altri ciò che si dice) y“regolare qualcosa su qualcos’altro” che funge da unità di misura (contare, enumerare, misurare…) Il lógos/ratio e il noûs/intelligere (intus ire) costituiscono quindi le condizioni per ragionare, dimostrare, dialogare, confutare, argomentare, difendere (una tesi) ecc. 23 Razionalità (relazionalità) come unione di lógos e noûs Lógos e noûs (mai separabili) sono perciò le condizioni per impostare il discorso pubblico della ragione tra gli uomini e per renderlo sempre più critico, trasparente e intersoggettivo 24 I Greci: «l’invenzione del perché» Secondo il modello di conoscenza teorizzato dalla filosofia greca il sapere autentico si raggiunge solo quando, dopo aver appurato la verità, si è anche in grado di darne la ragione, ossia di darne il perché I Greci introducono «l’invenzione del perché» 25 1. EPISTÉME ANTICA I primi che hanno cercato di rispondere alle domande sull’essere dell’esperienza e sull’Intero sono stati i GRECI yIl termine greco epistéme oggi viene di solito tradotto solo con «scienza», ma per i Greci non era solo scienza/riflessione sull’Intero dell’esperienza, ma anche sull’Intero che lo superava e lo comprendeva yI Greci non distinguevano tra scienza e filosofia (riflessione sull’Intero dell’esperienza e sull’Intero), nonché sui loro rapporti Æ i primi filosofi furono fisici yScienza e filosofia miravano a pronunciare discorsi epistemici che fossero certi e affidabili per tutti 26 I Greci: aitía La razionalità teoretica scopre le cause intellegibili (aitías, da cui etiologia o eziologia) delle cose sensibili e ne dà le ragioni a chiunque AITÍA yNon solo la causa, piuttosto la ragione per cui una cosa esiste: talvolta tale ragione può essere fatta risalire a una causa conosciuta, talvolta è la casualità, talaltra il destino (necessità) o un progetto preordinato (téchne) yLa teoresi vuole andare oltre l’accidentalità cogliendo quanto è universale e per questo indaga una pluralità di cause: 1. Causa formale Æ la forma o essenza delle cose 2. Causa materiale Æ ciò di cui è fatta una cosa, la sua materia 3. Causa efficiente Æ ciò da cui provengono il mutamento e il movimento delle cose 4. Causa finale Æ il fine delle cose e delle azioni (compimento) 27 I Greci In che cosa consiste il «dare le ragioni/cause»/etiologia/eziologia per giungere ad affermazioni affidabili e certe? I Greci giunsero a definire queste affermazioni con quattro metodi della conoscenza: 1.Metodo dimostrativo (assiomatico-deduttivo) 2.Metodo ipotetico-deduttivo 3.Metodo dialogico-confutativo 4.Metodo induttivo 28 1. Metodo dimostrativo (assiomatico-deduttivo) Deduzione sillogistica: yConoscenza dimostrata in base a principi yUtilizza passaggi logici controllati e controllabili da tutti yRicava da premesse intellettualmente evidenti e quindi vere per tutti (assiomi), conseguenze altrettanto vere yLe conseguenze sono conoscenze vere che 29 Aristotele: esempio di sillogismo Premessa maggiore Tutti gli uomini sono mortali Premessa minore Socrate è un uomo Conclusione Socrate è mortale 30 2. Metodo ipotetico-deduttivo È riassumibile in due alternative: 1.Si riduce un problema 2.Si spiega una situazione di cui non si conosce ancora la soluzione ad un altro problema analogo di cui, invece, si possiede già una soluzione evidente/dimostrata nuova che eccede quelle già spiegate da una teoria condivisa dagli esperti con una teoria diversa ma più comprensiva, che dà ragione della nuova e delle vecchie situazioni 31 2. Metodo ipotetico-deduttivo y y y y Le ipotesi non sono già contenute nel problema Æ sono solo condizioni per la soluzione del problema stesso Dunque, possono esistere anche più condizioni (modelli) Le ipotesi possono variare nel tempo, nello spazio e nelle circostanze, alla luce di determinati metodi di indagine Le verità sono verità per quel problema o quella cosa considerati sotto determinate e ben precise condizioni di tempo, luogo, circostanze, oltre che di metodo e di strumenti di indagine; non sono verità assolute (absolute: sciolte dal vincolo delle condizioni date) 32 3. Metodo dialogico-confutativo y y y y Avviato da Zenone, esaltato da Socrate-Platone, formalizzato da Aristotele Non è sufficiente, anche se lo si potesse, dedurre in maniera rigorosa le conseguenze di una certa premessa ritenuta vera Per essere sicuri della verità di una tesi serve dedurre in maniera rigorosa le conseguenze della tesi opposta, cosicché la premessa le cui conseguenze risultassero contraddittorie rispetto al punto di partenza sarà dimostrata falsa Questo metodo comporta una radicale metabolé (trasformazione) non solo delle pretese veritative rivendicate dalle «teorie» degli altri, ma anche nondimeno dalle proprie 33 4. Metodo induttivo y y y L’induzione è una inferenza ampliativa, che obbedisce a precise regole logiche universali e necessarie, dal particolare al generale all’universale Secondo Aristotele, l’induzione apparteneva al regno della dialettica e della retorica, non della scienza, perché può solo argomentare o suggestionare e non ha valore epistemico-dimostrativo Ogni generalizzazione previsione ricavata da casi particolari, qualunque sia il numero di questi casi, può soltanto offrire conoscenze probabili 34 Il tacchino induttivista di Bertrand Russell «Fin dal primo giorno questo tacchino osservò che, nell'allevamento dove era stato portato, gli veniva dato il cibo alle 9 del mattino. E da buon induttivista non fu precipitoso nel trarre conclusioni dalle sue osservazioni e ne eseguì altre in una vasta gamma di circostanze: di mercoledì e di giovedì, nei giorni caldi e nei giorni freddi, sia che piovesse sia che splendesse il sole. Così arricchiva ogni giorno il suo elenco di una proposizione osservativa in condizioni più disparate. Finché la sua coscienza induttivista non fu soddisfatta ed elaborò un'inferenza induttiva come questa: "Mi danno il cibo alle 9 del mattino". Purtroppo, però, questa concezione si rivelò incontestabilmente falsa alla vigilia di Natale, quando, invece di venir nutrito, fu sgozzato» Bertrand Russell, cit. in A. F. Chalmers, Che cos'è questa scienza?, 1979 35 I Greci: l’atteggiamento nei confronti della conoscenza epistemica L’epistéme era il prodotto della forma «superiore» della razionalità umana, il perseguimento e la scoperta di uno stato puro, stabile ed autosufficiente «Non bisogna seguire quelli che consigliano che, essendo uomini, si attenda a cose umane ed, essendo mortali, a cose mortali, bensì, per quanto è possibile, bisogna farsi immortali e far di tutto per vivere secondo la parte più elevata di quelle che sono in noi.» Aristotele, Etica Nicomachea X 36 La fortuna del pensiero greco Fino alla modernità, la distinzione tra scienza (riflessione sull’essere dell’esperienza) e filosofia (riflessione sull’intero) se fu contemplata non giunse mai alla separazione. 37 2. EPISTÉME MODERNA Nella modernità ci fu una svolta epistemologica: con la «rivoluzione scientifica», nel 1600 38 Galileo La svolta avvenne con Galileo Galilei (1564-1642). Egli fu uomo religioso, filosofo, letterato, tecnologo, tecnico, scienziato. Con la scienza moderna si lascia da parte l’ambizione di cogliere l’essenza della cosa stessa, ovvero ciò che sta sotto quanto appare agli occhi e rende possibile la cosa stessa 39 Perché Galileo propose questa svolta? L’ambizione di cogliere le quattro cause delle cose dell’essere dell’esperienza e dell’intero (dare le ragioni certe ed affidabili) era: yDifficile Æ eccessivamente impegnativo anche per ottenere piccoli risultati ySterile Æ impossibile arrivare ad una conoscenza condivisa yPleonastica Æ costringeva a spiegare le «cose» con le «cose» stesse La disputa metafisica dà origine ad opinioni sempre aperte, inconcludibili 40 Erasmo da Rotterdam Già Erasmo da Rotterdam (1466-1536) nell’Elogio della stoltezza si beffava dei filosofi che si sono susseguiti nella storia sottolineandone la loro follia. Le discussioni sull’essenza delle cose erano interminabili e aprivano un ventaglio di risposte che finivano per negarsi a vicenda. 41 In che cosa consiste la svolta galileiana y y Galileo preferisce accontentarsi di sapere cose certe sulle «affezioni» (proprietà empiriche) delle sostanze, che sono gli aspetti misurabili ed osservabili delle cose, piuttosto che cose incerte e controverse sulle sostanze stesse Anche per Galileo, come per i Greci, la scienza è sinonimo di sapere, ma deve limitare il proprio raggio d’azione alle proprietà empiriche delle sostanze se vuole ottenere risultati intersoggettivi ed evidenti 42 Galileo «Io stimo più il trovare un vero, benché di cosa leggiera, che ‘l disputar lungamente delle massime questioni senza conseguir verità niuna» G. Galilei, Nota autografa al p(adre) Campanella, 1610 43 Galileo: il metodo ipoteticodeduttivo-sperimentale 1 Nelle dispute sui problemi dell’essere dell’esperienza si deve fare riferimento alle «sensate esperienze» e alle «dimostrazioni necessarie». Attraverso: 1. Dimostrazioni logico- 2. Proposizioni che si rifanno matematiche il cui modello è fornito dalla geometria all’esperienza, ma “assediata” con l’esperimento che ne permette la matematizzazione L’unione di queste due tipologie porta al metodo ipotetico-deduttivo-sperimentale 44 Galileo: il metodo ipoteticodeduttivo-sperimentale 2 Metodo: ySi argomenta che le cose stiano in un certo modo yA partire da questa ipotesi si dimostrano molti “accidenti” ySe l’esperimento mostra che tali “accidenti” si verificano in natura l’ipotesi è accertata empiricamente yDiversamente, le ipotesi restano valide solo matematicamente, cioè restano ipotesi Strumenti: yOsservazione strumentale della realtà: osservazione scientifica non più basata sui sensi, ma attraverso strumenti 45 Galileo: la legge di caduta dei gravi Ipotesi: la velocità della caduta di un corpo è proporzionale non al peso (Aristotele) ma al tempo trascorso nella caduta y Esperimento del piano inclinato: Nella scanalatura ben levigata del piano, Galileo faceva scendere una sferetta registrando mediante un orologio ad acqua i tempi impiegati per percorrere distanze progressivamente crescenti. Confrontando gli spazi e i tempi di discesa, Galileo si rese conto che in tempi eguali successivi gli spazi percorsi stavano tra di loro come la serie dei numeri dispari (1,3,5,7,9 e così via) y Conclusione: Questo dato non solo confermò a Galileo che il moto naturale di caduta è costantemente accelerato, ma gli consentì anche di stabilirne matematicamente la proporzione. Nel moto naturale gli spazi percorsi sono dunque proporzionali al quadrato dei tempi y 46 Galileo: fortuna e limiti 1 Il cammino euristico di tutte le scienze moderne è improntato sul paradigma galileiano. Nasce il rischio di assolutizzare questo paradigma epistemico. MA in realtà esso non può esaurire tutto l’uomo e tutta la verità. Quindi non può funzionare per spiegare, ad esempio, Dio, il senso delle cose, la libertà, il dover essere, il bello, … 47 Galileo: fortuna e limiti 2 y y y Né Galileo né i suoi immediati successori pensarono che questo modello di scienza dovesse applicarsi a tutti i campi dell’essere dell’esperienza e a maggior ragione dell’intero Erano consapevoli che andava bene per le «affezioni» ma non per spiegare l’essenza (la sostanza, la forma, il fine) delle cose, incluso Dio Questa consapevolezza epistemologica venne diluendosi man mano che si sviluppò la cultura moderna 48 Galileo: fortuna e limiti 3 Una scienza della natura orientata alle caratteristiche quantitative dell’essere dell’esperienza era destinata a dire cose vere circa la realtà e a raggiungere quella certezza che l’antico ideale di scienza esigeva y Ma portava in sé il rischio di arrivare allo «scientismo» y 49 Lo scientismo determinista L’espansione conoscitiva della scienza moderna (meccanica newtoniana) presuppone un nuovo principio di causalità: Antichi: 1.Causa formale 2.Causa materiale 3.Causa efficiente 4.Causa finale • • Moderni: Causa efficiente Gli antichi riconoscevano la causalità delle cose, ma non avevano la pretesa di esaurirla I moderni, invece, per avere una conoscenza completa, riducono il principio di causalità a una sola delle cause, la causa efficiente, che è il fondamento del determinismo 50 Lo scientismo determinista Il nuovo principio di causalità è diverso da quello degli antichi: Moderni: Antichi: a.Ogni causa ha un solo e ben determinato effetto (versione ontologica del principio di causalità) a.Ogni b.Ogni b.La causa ha un solo e ben determinato effetto e viceversa (versione ontologica del principio di causalità) causa ha un effetto, ma esso non è necessariamente determinato, conoscibile (non dicevano quale) conoscenza delle cause consentiva solo di dire che una causa ha un effetto, senza dire esattamente quale e senza c.La conoscenza delle cause consente immaginare che da un solo effetto si potesse risalire all’unica sua esclusiva la previsione esatta dei loro effetti (versione gnoseologica del principio di causa causalità) 51 Indeterminismo: variabile del determinismo L’indeterminismo sostiene che noi non siamo in grado di conoscere con la precisione necessaria lo stato iniziale di tutte le cose, su cui poi poter applicare la nostra deduzione matematica determinista yQuesta concezione non nega il determinismo, perché non è la disconferma del presupposto ontologico deterministico per cui ad ogni causa segue un effetto e viceversa yMa esprime soltanto il nostro limite gnoseologico, perché siamo noi che non riusciamo a padroneggiare tutte le condizioni che ci permetterebbero di giungere alla padronanza del determinismo esistente 52 Lo scientismo determinista Si rafforza il principio per cui «scienza» è scoprire e fissare matematicamente ed empiricamente i nessi deterministici di causa-effetto esistenti tra i fenomeni. Da qui, ad esempio, anche certe ossessioni giornalistiche contemporanee che annunciano ogni volta con titoli gridati l’individuazione, perfino nell’uomo, del gene A della malattia A¹, del gene B causa del comportamento B¹, del gene C all’origine della propensione C¹, dando anche ben più dell’impressione che, quando si rilevasse A¹, B¹, C¹, chiunque sarebbe sicuro di doverli far risalire specificamente alla causa dei geni A, B, C. 53 3. EPISTÉME CONTEMPORANEA Nell’epistéme contemporanea scienza e filosofia sono completamente distinte Scienza: ysi interessa solo di una classe particolare di oggetti (concetto di scienza regionale) ypretendere un’estensione del suo campo di indagine significherebbe cadere nel riduzionismo scientista Filosofia: ysi occupa della scienza in quanto tale (regione scientifica in quanto tale) yriflette sulla dimensione dell’essere in quanto essere (regioni empiriche e del meta empirico) ysi interessa di dare le ragioni di arte, religione, storia,... che non sono «scienze» 54 Il riduzionismo scientista Il determinismo scientista cade nel riduzionismo quando si attribuisce una validità anche metafisica Questa è un’operazione indebita: yl’uomo viene ridotto solo alla sua componente misurabile secondo i canoni dell’epistéme moderna yl’uomo non padroneggia perfettamente il determinismo Æ non può conoscere con precisione lo stato iniziale delle cose su cui poi applicare la deduzione matematica deterministica 55 Il riduzionismo scientista Quali alternative ci lascia il riduzionismo? yRassegnazione a ricavare dalla condizione iniziale solo previsioni sullo stato finale yRiproposizione in termini aggiornati della teosofia rinascimentale yRiduzione della scienza a una finzione letteraria Resta solo la TECNOLOGIA non epistemicamente giustificata, ma pragmatica 56