4. L’ ”economia del mare”: una prima ricognizione per la provincia di Ancona. 4.1. Introduzione: l’economia del mare in Italia L’importanza del mare per l’Italia appare evidente già in base al semplice esame delle sue caratteristiche 1 geografiche: sono 7.375 i chilometri di costa marina che si distribuiscono tra 15 delle sue 20 regioni. Il mare costituisce dunque una risorsa e una fonte di opportunità economiche per una parte consistente del nostro Paese. I settori economici che dal mare traggono la capacità di creare ricchezza sono indubbiamente molti e diversificati. Non sempre appare agevole individuarli in maniera chiara e precisa. Per tale motivo, volendo approfondire la conoscenza dell’importanza dell’economia del mare a livello locale, un autorevole punto di riferimento è senza dubbio costituito dallo studio che il CENSIS periodicamente produce su questo tema. È stato infatti recentemente pubblicato il IV Rapporto sull’economia del mare – Cluster marittimo e sviluppo in 2 Italia e nelle regioni 2011 . Tale lavoro sintetizza l’importanza dell’economia del mare con alcuni dati significativi, per quanto riferiti al 2009. Al cluster marittimo, utilizzando la terminologia adottata dal CENSIS, si attribuisce infatti un contributo pari al 2,6% del PIL italiano a prezzi correnti, nonché la capacità di impiegare lo 0,9% delle unità di lavoro dirette del Paese, quota che sale al 2% se alle unità di lavoro dirette si aggiungono quelle generate nelle attività a monte e a valle. Le attività che costituiscono il cluster marittimo sono raggruppate in: attività marittime manifatturiere e terziarie, quali la pesca, la cantieristica navale, la nautica da diporto, i trasporti marittimi e le attività logistiche 3 e ausiliarie, cui vanno aggiunte le attività dei soggetti e organi istituzionali del sistema marittimo . È evidente che si tratta di attività dalle caratteristiche piuttosto diversificate. Limitando, in questo contesto, la sintesi dei risultati dello studio del CENSIS alle attività di mercato, emerge che nell’anno di riferimento (2009) il contributo al Pil dei settori in questione è stato il seguente: trasporti marittimi 10,3 miliardi di euro, attività marittime di logistica portuale e ausiliarie ai trasporti 6,7 miliardi di euro, pesca 4,4 miliardi di euro, cantieristica navale 4,3 miliardi di euro, e infine nautica da diporto 3,3 miliardi di euro. Sul versante dell’occupazione diretta, è invece la pesca il settore che assorbe il maggior numero di unità di lavoro (oltre 59 mila), seguita dai trasporti marittimi (più di 42 mila), dalle attività ausiliarie e di logistica portuale (oltre 31 mila), quindi dalla nautica da diporto (oltre 22 mila) e infine dalla cantieristica (oltre 11 mila). 1 Ministero del lavoro, della salute e delle politiche sociali, Qualità delle acque di balneazione CENSIS, Franco Angeli editore, 2011. La Fondazione CENSIS produce questo rapporto con una periodicità di 4 o 5 anni per conto della FEDERAZIONE DEL MARE, che attualmente riunisce molte delle organizzazioni del settore. 3 Marina militare italiana, Capitanerie di porto, Autorità portuali e sistema assicurativo e previdenziale degli operatori dei marittimi. 2 30 4.2. Il posizionamento delle Marche nel contesto nazionale Lo studio del CENSIS individua un indice sintetico di intensità delle attività marittime, grazie al quale il variegato panorama delle vocazioni marittime regionali italiane viene posto a confronto e classificato secondo la diversa importanza che le rispettive vocazioni “marittime” rivestono nell’ambito nazionale (da un massimo di 100 ad un minimo di 0). Le posizioni di vertice della graduatoria, che tale indice ha consentito di elaborare, sono individuate nella Liguria, nella Campania e nel Friuli Venezia Giulia, rispettivamente con valori dell’indice sintetico pari a 100, 73 e 69. Vengono poi il Veneto e la Sicilia, che rientrano anch’esse nel gruppo di regioni per cui risulta elevata l’intensità dell’attività marittima, grazie a valori dell’indice sintetico pari rispettivamente a 64 e 63. Altre 6 regioni, poi, “pur senza raggiungere i livelli d’eccellenza delle precedenti – possono essere a pieno titolo considerate parte integrante di un sistema che vede nelle attività marittime un tassello d’indiscusso valore”. Si tratta di Toscana, Marche, Lazio, Sardegna, Emilia Romagna e Puglia. Questo gruppo viene definito come sistemi intermedi a valenza settoriale. Alle spalle di queste 11 regioni, si collocano poi quelle indicate come territori di retroguardia attiva: la Calabria (indice sintetico paria 28) e la Lombardia (21). Le Marche si collocano dunque in una posizione di rilievo per l’importanza che il mare riveste a livello economico (con un valore dell’indice sintetico pari a 53), importanza che si lega in particolare, secondo quanto emerge dai dati elaborati dal CENSIS, al rilievo dell’attività armatoriale, della cantieristica e della pesca. Ciò è chiaramente illustrato dalle graduatorie specifiche stilate: per l’attività armatoriale le Marche sono al terzo posto (con un indice specifico pari a 53), per la cantieristica al quarto (43), come pure per la pesca, seppure con un indice più elevato (64). Portualità e servizi ausiliari ai trasporti marittimi, nonché il settore del diporto, non risultano invece essere elementi di spicco dell’economia del mare delle Marche, il primo di questi due settori infatti vede la nostra regione in undicesima posizione, con un valore dello specifico indice pari ad appena 30, mentre con riferimento al secondo, il diporto, siamo in dodicesima posizione con un valore di 28. 4.3. L’economia del mare nella provincia di Ancona: alcuni indicatori 4.3.1. Premessa metodologica L’economia del mare della provincia di Ancona non può essere in questa sede indagata con la medesima elaborata metodologia utilizzata dal CENSIS. Per tale motivo verranno qui presi in esame alcuni dati disponibili a livello provinciale, in grado di fornire indicazioni sull’importanza che il mare riveste a livello economico locale, senza avere la pretesa di riproporre i complessi indici di sintesi che sono stati utilizzati a livello nazionale e regionale nello studio citato. I dati che verranno utilizzati sono quindi quelli di fonte ISTAT relativi alle esportazioni, disponibili a livello provinciale con riferimento alla classificazione ATECO 2007 delle attività economiche, con un dettaglio che giunge alla terza cifra della classificazione. In riferimento all’economia del mare si tratta delle esportazioni del gruppo AA030 - pesci e altri prodotti della pesca; prodotti dell’acquacoltura, nonché di quelle del gruppo CL301 - navi e imbarcazioni, che aggrega al suo interno le costruzioni metalliche e non metalliche per navi e strutture galleggianti (vale a dire la cantieristica), e le imbarcazioni da diporto e sportive. 31 Con riferimento alle navi e imbarcazioni non appare possibile distinguere a livello provinciale le costruzioni navali, da quelle relative alla nautica da diporto, analogamente avviene, ma a tutti i livelli territoriali, per la pesca, relativamente alla quale il dato della pesca e dell’acquacoltura risulta sempre aggregato sia che sia relativo all’acqua di mare sia che riguardi l’acqua dolce. Alle esportazioni si aggiunge il dato relativo alle imprese, di fonte Infocamere. Con riferimento a queste il livello di dettaglio disponibile risulta molto maggiore rispetto alle esportazioni, consentendo di disegnare il settore con una certa accuratezza per tutti i comparti, che sulla scorta dello studio del CENSIS concorrono a formare l’economia del mare. Tuttavia occorre sottolineare che lo studio citato si riferisce alla classificazione delle attività economiche ATECORI 2002, rimasta in vigore fino al 2008. A partire dal 2009, invece, le imprese sono classificate nel Registro delle Imprese tenuto dalle Camere di Commercio sulla base della nuova codifica, l’ATECO 2007. La nuova classificazione risulta piuttosto diversa rispetto alla precedente, alla quale non è sempre univocamente riconducibile. Per tale motivo, allo scopo di dare un quadro quanto più attuale possibile dell’economia del mare della provincia di Ancona, si è optato per limitare l’ambito di esame agli ultimi tre anni disponibili, vale a il periodo 2009-2011. Questa scelta ha comportato inoltre, in qualche caso, una parziale ridefinizione dei codici inclusi nei comparti che compongono l’economia del mare. Gli archivi camerali purtroppo non sempre possono essere una fonte aggiornata e completa con riferimento al numero degli addetti delle imprese, informazione che sarebbe di grande importanza per la conoscenza delle caratteristiche di tale settore. In primo luogo, il dato presente nel registro delle imprese riferisce alla sede legale dell’impresa tutti gli addetti della stessa, anche nel caso di imprese plurilocalizzate, da ciò discende che tale dato rappresenta un parametro dimensionale dell’impresa stessa e non un indicatore del livello occupazionale del territorio, potendo darsi il caso di imprese con localizzazioni fuori provincia. Inoltre non sempre il dato presente negli archivi è aggiornato, come ad esempio è il caso del settore della pesca 4 della provincia di Ancona . Infine, verranno esaminati i dati, forniti dall’Autorità portuale di Ancona, relativi al trasporto merci e passeggeri del porto di Ancona. Lo studio ha privilegiato un’ottica di tipo strutturale, per tale ragione si fa riferimento in prevalenza, rispetto alle grandezza considerate, alla media triennale, piuttosto che ai dati riferiti ai singoli anni, sebbene questi siano riportati per completezza di informazione nelle tabelle. Alcune considerazioni di natura congiunturale sono tuttavia riportate, con riferimento ai dati delle esportazioni. 4.3.2. Uno sguardo d’insieme all’economia del mare provinciale. Tabella 1 – Le imprese registrate “del mare” nelle Marche e nelle sue province. ANCONA 2009 2010 2011 505 507 506 ASCOLI PICENO 227 229 226 FERMO MACERATA 136 136 135 PESARO E URBINO MARCHE 303 312 301 578 583 596 1.749 1.767 1.764 305,3 17,3% 0,76% 585,7 33,3% 1,36% 1760,0 100,0% 0,99% media 2009-2011 imprese registrate distribuzione provinciale incidenza sulle imprese totali 506,0 28,8% 1,08% 227,3 12,9% 0,92% 135,7 7,7% 0,60% Fonte: Infocamere, Stockview 4 In sintesi, tutto ciò che si può desumere attualmente dalle informazioni disponibili è che il settore della pesca e acquacoltura marine è caratterizzato da una dimensione media in termini di addetti piuttosto contenuta, limitatamente alle imprese per cui l’informazione è aggiornata. Per la provincia di Ancona la dimensione media è infatti di 4 addetti. 32 Circa 1.760, vale a dire l’1% delle imprese della regione, sono riferibili all’economia del mare (sulla base della media del dati del triennio 2009-2011). Il dettaglio provinciale mostra un’incidenza maggiore nella provincia di Pesaro e Urbino, dove la quota sale a 1,36%, seguita da quella di Ancona, attestata all’1,08%, cui corrispondono poco più di 500 imprese. La provincia picena non si discosta in misura significativa dalla media regionale, fermandosi a 0,92%, mentre per le province di Fermo e Macerata la quota è relativamente contenuta, rispettivamente 0,60% e 0,76%. Sempre con riferimento alla media dei tre anni 2009-2011, le esportazioni del settore sono pari poco meno di 245 milioni di euro per le Marche, dove incidono per il 2,8% delle importazioni totali. Occorre tuttavia menzionare il fatto che nel triennio tale quota si è progressivamente ridotta, scendendo dal 4,2% del 2009 per arrivare all’1,9% dello scorso anno. Nella provincia di Ancona il valore delle esportazioni “del mare” è, nella media triennale, di oltre 135 milioni di euro, con un’incidenza sul totale provinciale decisamente superiore a quella regionale, essendo pari a 4,3%. Anche nel caso della provincia di Ancona si rileva un ridimensionamento di tale quota, tuttavia esso appare contenuto se confrontato con quello regionale. Tabella 2 – Le esportazioni “del mare” nelle Marche e nelle sue province TERRITORIO 2009 2010 Ancona Marche Italia 132.984.382 338.283.321 4.314.733.564 Ancona Marche Italia 4,7% 4,2% 1,5% 2011 rettificato media 2009-2011 132.842.876 214.705.157 4.432.162.576 141.300.004 181.708.381 3.871.096.834 135.709.087 244.898.953 4.205.997.658 Incidenza sul totale dell'export 4,2% 2,4% 1,3% 4,1% 1,9% 1,0% 4,3% 2,8% 1,3% Fonte: ISTAT, Coeweb 4.3.3. Il settore della pesca. Lo studio del CENSIS delinea per le Marche un ruolo di rilievo con riferimento al settore della pesca (si veda par. 1.2). La provincia di Ancona, a sua volta, si colloca nel quadro regionale in posizione sicuramente di punta in tale settore. I dati relativi alle esportazioni di pesci, prodotti della pesca e prodotti dell’acquacoltura, da diversi punti di vista confortano tale affermazione. Nel periodo 2009-2011, infatti, la quota di export regionale del settore che fa capo alla provincia di Ancona copre in media il 59%, a testimoniare la preminenza della provincia capoluogo rispetto alle altre, ma in realtà l’andamento nel triennio è stato costantemente crescente, giungendo a fine periodo al 64%. A ciò si aggiunge il fatto che il peso che il settore riveste sul totale delle esportazioni provinciali, seppure estremamente contenuto (0,41% la media del triennio), considerata la natura manifatturiera e fortemente 5 vocata all’export del tessuto produttivo provinciale , appare decisamente superiore rispetto a quello 6 regionale (0,24%) e a quello nazionale (0,06%) . 5 6 Quasi tutto l’export provinciale è relativo a prodotti dell’industria manifatturiera. Si tenga tuttavia conto del fatto che nella media nazionale entrano anche regioni che non si affacciano sul mare. 33 Figura 1 – Andamento delle esportazioni di pesca e altri prodotti della pesca, prodotti dell’acquacoltura - Confronto Italia, Marche e provincia di Ancona, anno base 2006 = 100 180 160 140 120 100 80 60 Ancona 40 Marche 20 Italia 0 2006 2007 2008 2009 2010 2011 rettificato Fonte: Istat, Coeweb Tuttavia il confronto con le altre province italiane evidenzia un ruolo di rilievo per le esportazioni con l’estero, infatti nel triennio 2009-2011 la provincia di Ancorasi è collocata sempre tra il quinto e il sesto posto, con una quota sull’export nazionale del settore in crescita dal 5,4% del 2009, fino al 6,8% del 2011. In termini congiunturali, poi, il settore, pur avendo risentito della crisi internazionale manifestatasi in Italia nel 2009, pare aver reagito con vivacità ed essersi ripreso con particolare forza. Tale tendenza si è manifestata in Italia, tornata praticamente al livello pre-crisi, e con maggiore intensità nella provincia di Ancona, dove invece il livello precedente la crisi è stato abbondantemente superato, al contrario di quanto è accaduto nelle Marche (figura 1). Con riguardo alla numerosità delle imprese, di nuovo emerge che il settore della pesca e dell’acquacoltura marine è di dimensioni contenute, infatti esso incide nella media del triennio per appena lo 0,38% delle 7 imprese registrate totali a livello regionale, che sale a 0,45% con riferimento ad Ascoli Piceno (dove evidentemente fa premio il porto peschereccio di San Benedetto del Tronto, per scendere a 0,36% nella provincia di Ancona. Tabella 3 - Le imprese registrate della pesca e dell’acquacoltura marine nelle Marche e nelle sue province ANCONA 2009 2010 2011 168 171 166 ASCOLI PICENO 109 112 109 FERMO MACERATA 77 75 74 PESARO E URBINO MARCHE 148 147 143 184 180 185 686 685 677 146,0 21,4% 0,36% 183,0 26,8% 0,43% 682,7 100,0% 0,38% media 2009-2011 imprese registrate distribuzione provinciale incidenza sulle imprese totali 168,3 24,7% 0,36% 110,0 16,1% 0,45% Fonte: Infocamere, Stockview 7 Nuovi confini, dopo la costituzione della provincia di Fermo. 34 75,3 11,0% 0,33% 4.3.4. Il settore della cantieristica navale e della nautica da diporto. Come anticipato in premessa al paragrafo 1.3, i dati relativi alle esportazioni di fonte ISTAT non consentono di distinguere la cantieristica navale dalla nautica da diporto, pertanto i due comparti, tenuti distinti dal CENSIS, verranno in questa sede considerati congiuntamente. Lo studio del CENSIS delinea per le Marche un ruolo di rilievo con riferimento alla cantieristica navale, mentre appare più marginale il posizionamento della nostra regione con riferimento alla nautica da diporto. Il primo elemento di esame, l’incidenza delle esportazioni del settore navi e imbarcazioni in rapporto all’export totale del territorio di riferimento, conferma anche per la provincia di Ancona una notevole importanza di questo settore: infatti, nella media del triennio 2009-2011 le esportazioni di navi e imbarcazioni rappresentano il 3,9% del totale provinciale. L’incidenza si presenta più elevata di quella regionale (2,5%) e di quella media nazionale (1,2%). Il settore risulta inoltre concentrato pressoché esclusivamente nelle due province di Ancona e Pesaro Urbino. A differenza di quanto riscontrato però con riferimento al settore della pesca, in realtà gli anni recenti sono stati caratterizzati da una progressiva diminuzione di tale quota nella provincia di Ancona, come pure nelle Marche e in Italia. Il settore sembra dunque aver risentito particolarmente della recente crisi economica. A tal proposito, la figura 2 evidenzia come il livello delle esportazioni del settore nella provincia di Ancona e nelle Marche risulti negli anni recenti decisamente inferiore rispetto ai livelli degli anni precedenti la crisi, sembra anzi che le difficoltà del comparto abbiano anticipato in qualche misura gli avvenimenti della crisi, 8 che in Italia si è manifestata pienamente nel 2009 . La provincia di Ancona, nel panorama nazionale, negli ultimi tre anni si è tuttavia collocata stabilmente nelle prime 10 posizioni della classifica delle province operanti con l’estero nel settore sulla base del valore complessivo delle vendite all’estero, passando dalla nona posizione del 2009, alla decima del 2010 per finire settima nel 2011, grazie a valori di export di circa 120 milioni di euro, con variazioni tutto sommato contenute di anno in anno. Diverso è il caso di Pesaro e Urbino, provincia la quale, in concomitanza di una decisa e progressiva diminuzione del valore delle esportazioni di questo settore (dai 193 milioni di euro del 2009 ai 31 milioni del 2011), è scesa dalla sesta alla dodicesima posizione nel triennio 2009-2011. 8 Occorre ricordare tuttavia che, a partire dal 2010, con l’entrata in vigore dei nuovi regolamenti comunitari sulle statistiche del commercio con l’estero intracomunitario e con i paesi terzi cambiano i criteri di rilevazione statistica relativa all’acquisto/cessione o all’importazione/esportazione della nave e dell’aeromobile. La transazione fa riferimento al passaggio di “proprietà economica”, intesa come il diritto di una persona fisica o giuridica di reclamare i benefici associati all’uso di una nave o di un aeromobile nell’ambito di un’attività economica, accettando i relativi rischi. I dati relativi al settore Ateco2007 CL “mezzi di trasporto” riflettono, pertanto, la nuova definizione. 35 Figura 2 – Andamento delle esportazioni di navi e imbarcazioni - Confronto Italia, Marche e provincia di Ancona, anno base 2006 = 100 160 140 120 100 80 Ancona 60 Marche 40 Italia 20 0 2006 2007 2008 2009 2010 2012 rettificato Fonte: Istat, Coeweb In figura 2 si evidenzia dunque la maggiore stabilità nel triennio 2009-2011 dell’export della provincia di Ancona per il settore della nautica, seppure su livelli decisamente più contenuti di quelli raggiunti negli anni 9 precedenti , mentre per quello che riguarda la regione l’andamento maggiormente negativo riscontrato nel triennio è imputabile alla provincia di Pesaro e Urbino. I dati nazionali infine non sembrano mettere in luce con il loro andamento nel tempo una situazione di difficoltà particolarmente accentuata del settore, pur facendo riscontrare una contrazione nel periodo 2011/2010. Con riferimento ai dati sulla numerosità delle imprese, si premette che il settore è stato delimitato sulla base dei seguenti codici ATECO 2007: 30.1 - Costruzione di navi e imbarcazioni 30.11.1.1 - Costruzione di navi e di strutture galleggianti 30.11.0 - Cantieri navali per costruzioni metalliche e non metalliche 30.11.01 - Fabbricazione di sedili per navi 30.11.02 33.15 38.31.2 - Cantieri navali per costruzioni metalliche e non metalliche (esclusi i sedili per navi) - Riparazione e manutenzione di navi e imbarcazioni (esclusi i loro motori) - Cantieri di demolizione navali Così circoscritto il settore rappresenta la nautica in senso stretto, resta ovviamente escluso tutto l’indotto che esso alimenta. Le indicazioni che provengono dai dati estratti dal Registro delle Imprese, indicano che il settore nautico della regione riveste un’incidenza modesta, rappresentando lo 0,28% del totale regionale delle imprese registrate nella media del triennio 2009-2011. La distribuzione provinciale delle circa 490 imprese che costituiscono il settore nelle Marche mostra comunque la presenza di un polo consistente nella provincia di 9 Per quello che riguarda l’export infatti non si pone il problema del confronto con il periodo precedente il 2009, in quanto l’ISTAT ha provveduto a riclassificare i valori degli anni precedenti sulla base della nuova classificazione. 36 Pesaro e Urbino, dove le circa 290 imprese incidono invece per lo 0,67% sul totale provinciale. Nella provincia di Ancona, dove pure è presente un discreto numero di imprese nel settore (130 circa), la quota scende alla media regionale, fermandosi a 0,27%, mentre sono trascurabili i valori delle tre rimanenti province. Tabella 4 - Le imprese registrate della cantieristica navale e della nautica da diporto nelle Marche e nelle sue province. ANCONA 2009 2010 2011 131 133 124 ASCOLI PICENO FERMO 26 26 27 MACERATA 13 13 10 PESARO E URBINO MARCHE 33 37 34 288 291 291 491 500 486 34,7 7,0% 0,09% 290,0 58,9% 0,67% 492,3 100,0% 0,28% media 2009-2011 imprese registrate distribuzione provinciale incidenza sulle imprese totali 129,3 26,3% 0,27% 26,3 5,3% 0,11% 12,0 2,4% 0,05% Fonte: Infocamere, Stockview Nella provincia di Ancona, che rappresenta il riferimento territoriale di massimo interesse in questa sede, una parte consistente delle imprese risulta avere un codice attività generico (costruzione di navi e imbarcazioni), che come tale non consente di distinguere la prevalenza della cantieristica o della nautica da 10 diporto) . Ciò considerato, non appare dunque opportuno esaminare distintamente i comparti che compongono il settore. 4.3.5. Il settore del trasporto marittimo e attività connesse. Il settore del trasporto marittimo e delle attività connesse è senza dubbio quello che nel passaggio dall’utilizzo del codice ATECORI 2002, utilizzato dal CENSIS nel suo studio, all’adozione dell’ATECO 2007 ha subìto le modifiche più consistenti, peraltro senza che sia sempre possibile ricostruire il medesimo aggregato di imprese. Per tale motivo si è ritenuto opportuno procedere ad una parziale ridefinizione del settore, includendo i codici seguenti: 50.1 50.2 Trasporto marittimo e costiero di passeggeri Trasporto marittimo e costiero di merci 52.1 52.10 52.10.1 52.10.2 Magazzinaggio e custodia Magazzinaggio e custodia Magazzini di custodia e deposito per conto terzi Magazzini frigoriferi per conto terzi 52.22 52.22.1.1 Attività dei servizi connessi al trasporto marittimo e per vie d’acqua Attività dei servizi connessi al trasporto marittimo e per vie d’acqua 10 Ciò risulta verificarsi anche per la provincia di Pesaro Urbino. 37 52.22.09.1 52.24.2 52.29 52.29.1 52.29.2 52.29.21 52.29.22 Altre attività dei servizi connesse al trasporto marittimo e per vie d’acqua Movimento merci relativo ai trasporti marittimi e fluviali Altre attività di supporto connesse ai trasporti Spedizionieri e agenzie di operazioni doganali Intermediari dei trasporti Intermediari dei trasporti Servizi logistici relativi alla distribuzione delle merci 79.11 79.12 Attività delle agenzie di viaggio Attività dei tour operator Il settore dei trasporti e attività connesse marchigiano è costituito nella media del triennio 2009-2011 da 585 imprese, localizzate in maggior parte, oltre 200, nella provincia di Ancona. Ad un primo sguardo, esso rappresenta la componente quantitativamente più numerosa delle imprese riferibili all’economia del mare, anche se va detto che questo è in parte il risultato dell’attribuzione ad essa di attività economiche che sicuramente non hanno il mare come “fattore produttivo” esclusivo, diversamente dai settori esaminati nei paragrafi precedenti. Basti pensare alle agenzie di viaggio, la cui attività solo parzialmente fa riferimento al trasporto marittimo di passeggeri, fondando la propria operatività anche su altre tipologie di trasporto e di attività, come pure è il caso della altre attività di supporto connesse ai trasporti e di altre ancora tra quelle incluse nell’elenco sopra riportato. Ad ogni modo, anche questo settore, come già i precedenti, presenta un’incidenza contenuta rispetto alla totalità delle imprese registrate nei livelli territoriali di interesse: nelle Marche esse costituiscono lo 0,33% del totale, mentre nella provincia di Ancona la quota è leggermente più elevata, 0,44%. Tabella 5 - Le imprese registrate dei trasporti marittimi e attività connesse nelle Marche e nelle sue province. ANCONA 2009 2010 2011 206 203 216 ASCOLI PICENO 92 91 90 FERMO MACERATA 46 48 51 PESARO E URBINO MARCHE 122 128 124 106 112 120 572 582 601 124,7 21,3% 0,31% 112,7 19,3% 0,26% 585,0 100,0% 0,33% media 2009-2011 imprese registrate distribuzione provinciale incidenza sulle imprese totali 208,3 35,6% 0,44% 91,0 15,6% 0,37% 48,3 8,3% 0,21% Fonte: Infocamere, Stockview Un’idea del volume di attività, dettagliata e aggiornata, è fornita dai dati diffusi dall’Autorità portuale di 11 Ancona. Il traffico passeggeri del porto di Ancona nella media del triennio 2009-2011 supera il milione e mezzo, grazie principalmente all’intenso movimento da e per la Grecia; i veicoli movimentati sono in media oltre trecentomila. Il traffico merci è stato invece mediamente di 8,5 milioni di tonnellate, con una netta prevalenza delle merci liquide (53%) e delle merci nei TIR (26,8%). 11 38 Passeggeri in arrivo, partenza e transito