Oltre la voce. Riflessioni su linguaggio e afasia

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Oltre la voce
Riflessioni su linguaggio e afasia
Tesina per il corso di Cibernetica II
Marco Piersanti
A.a. 2010-2011
It speaks, and yet says nothing.
William Shakespeare, Romeo and Juliet
Indice
Indice
3
1 Precursori
4
2 Il linguaggio
2.1 I pionieri del linguaggio .
2.2 Il linguaggio è universale
2.3 “Language instinct” . . .
2.4 Una questione evolutiva .
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7
9
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3 Senza parole
3.1 L’afasia di Broca . . . . . . . . . . . . . . . . .
3.2 L’afasia di Wernicke . . . . . . . . . . . . . . .
3.3 L’afasia di conduzione . . . . . . . . . . . . . .
3.4 Le afasie transcorticali . . . . . . . . . . . . . .
3.5 Altre aree cerebrali coinvolte nel linguaggio . .
3.6 L’emisfero destro e l’espressività del linguaggio .
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Riferimenti bibliografici
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Precursori
È stato un animale feroce, oggi è cattivo.1
Per centinaia di migliaia di anni si è nutrito di erbe, bacche e frutti,
poi ha scoperto i vantaggi nutrizionali di una dieta a base di carne e ha
cominciato a contendere ai piccoli carnivori le carogne avanzate dai grandi
mammiferi vertebrati. Non ha denti robusti, né artigli. Ci vede. Ma non
bene. Non possiede una visione notturna. Ci sente poco. Non ha un odorato
sviluppato. Non ha neanche una muscolatura adatta alla caccia. Non ha
capacità di corsa.
Con l’urina lasciava segnali che nessun’altra specie animale prendeva sul
serio.
Viveva in piccoli gruppi. Soffriva e soffre il freddo e il caldo eccessivi.
Ha bisogno di un ricovero notturno.
Non conosciamo ancora le modalità evolutive di questo animale a ominide, ma possiamo arguire che si verificarono due trasformazioni importanti
nella struttura della sua vita di gruppo.
Da una parte, l’acquisizione del cibo diventò progressivamente un compito collettivo, dall’altra, questa acquisizione cominciò a essere differenziata
sulla base del sesso.
La prima affermazione è una conseguenza della condizione di inferiorità
in cui si trovava l’individuo isolato che non aveva le capacità di performance
dei predatori.
1
Il contenuto del presente capitolo è stato in gran parte estratto dal discorso di GianniEmilio Simonetti pronunciato alla commemorazione dell’anniversario della morte di Demetrio Stratos al Teatro della Tosse a Genova, nell’ottobre 2009, e contenuto nel libro
Oltre la voce, ed. Feltrinelli.
4
Qui, va da sé, non si tratta solo di strategie per migliorare la predazione, perché la caccia collettiva comporta, per cominciare, un sistema di
comunicazione gestuale e orale che sia in grado di coordinare l’azione.
In sub ordine, il rispetto di una gerarchia e l’obbedienza a un leader,
fatto che possiamo considerare naturale presso i primati.
Infine, c’è da apprezzare il formarsi di una distinzione tra il bisogno e
la sua soddisfazione. Vale a dire di un catalogo di tattiche di caccia in
relazione alle scelte che si operano, ma tutte fondate essenzialmente sulla
voce e il pollice contrapposto, che consente alla mano di diventare assassina.
La differenziazione sessuale legata alla caccia è piú controversa. Certamente, sul piano funzionale, la disparità dei ruoli è piú recente e, per certi
versi, è una perversione sociale attraverso la quale si strutturano il comando
e le forme di potere.
Discende essenzialmente dall’infanzia protratta del cucciolo degli ominidi
che obbliga la madre ad accudirlo per tempi molto lunghi avendo, la postura
eretta, ridotto il passaggio pelvico, obbligandola a un parto prematuro.
Possiamo anche osservare che la caccia richiede, oltre all’attenzione, la
vigilanza e la pazienza nel corso degli appostamenti. Soprattutto richiede,
ed è una condizione essenziale, l’elaborazione di codici vocali che devono
essere condivisi, pena la compromissione del risultato.
Da qui discende anche un altro aspetto dell’evoluzione umana, l’organizzazione vocale degli scambi tra i gruppi perché il controllo del territorio, la savana, pericolosa quanto ricca di risorse, presupponeva delle azioni
coordinate.
Diciamo, in estrema sintesi, che un buon controllo del territorio presupponeva per questo ominide una comunicazione sistematica che solo la voce
gli consentiva. La voce, e solo essa, ha consentito un salto di qualità nella
connessione delle menti e ha aperto il lungo cammino verso lo sviluppo del
linguaggio verbale.
Il linguaggio, infatti, come frutto della voce, compare al termine di un
processo evolutivo importante, l’abbassamento della laringe – che i nostri
cugini scimpanzé e il resto della famiglia hanno ancora posizionato in alto
nella gola – per dare spazio alla faringe.
La faringe – questa cassa di risonanza che consente una produzione di
suoni ampia e diversificata – appare già progredita in resti fossili risalenti a
circa un milione e mezzo di anni fa nell’Homo erectus e risulta completata
circa quattrocentomila anni fa con l’Homo sapiens arcaico.
Un evento che si è rivelato come l’ultima specialità della specie umana
superstite. Tutto parte dalla coscienza della voce. È questa coscienza che,
per due milioni di anni, alcune specie umane – vincendo ostacoli anatomici
importanti – hanno privilegiato fino a istituire, con essa, una comunicazione
che ha superato restrizioni e lentezze degli apparati comunicativi ereditati
dal primitivo stadio evolutivo.
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Con la voce si è installato un congegno che concentra e distribuisce un
ampio spettro di contenuti operativi. Congegno che all’inizio non poteva che essere una convenzione, un accordo condiviso dagli sviluppi allora
imprevedibili.
La coscienza della voce, poi, diede vita e si portò dietro anche alcuni
nessi fondamentali per lo sviluppo della condizione umana.
I nessi tra i contenuti mentali, privati e isolabili, e le peculiari materializzazioni del registro sonoro, che sono percepibili e pubbliche e che si generano,
qui sta il miracolo dell’ominizzazione, attraverso l’esercizio coordinato di un
organo del corpo umano.
6
2
Il linguaggio
Un approccio neuroscientifico
Probabilmente l’ultima frontiera della scienza, la sua sfida finale, consiste nella comprensione delle basi biologiche su cui si posano lo stato di
coscienza ed i processi mentali attraverso cui percepiamo, agiamo, parliamo, apprendiamo e ricordiamo. Negli ultimi due decenni, è stato possibile
raggiungere un considerevole grado di unificazione tra le ricerche sul comportamento, vale a dire gli studi sui processi mentali, e quelle che riguardano
le neuroscienze, e cioè i meccanismi del funzionamento cerebrale.
Il principio informatore di questo processo di unificazione è la consapevolezza che ogni comportamento rappresenta il risultato di una funzione cerebrale. Ciò che noi chiamiamo “mente” altro non è che una serie di operazioni
eseguite dal cervello.
È compito delle neuroscienze quello di spiegare il comportamento in termini di attività cerebrali; di spiegare cioè in che modo milioni di singole
cellule nervose operino nel cervello per determinare la comparsa di comportamenti e in che modo queste cellule possano venire a loro volta influenzate
dalle condizioni dell’ambiente che le circonda, ivi compreso il comportamento
di altre persone.
Un primo sforzo per riunire in una visione unitaria concetti biologici
e psicologici nello studio del comportamento fu tentato verso la fine del
diciottesimo secolo. Franz Joseph Gall, medico e neuroanatomico tedesco,
avanzò infatti due idee radicalmente innovative. Anzitutto egli affermò che
ogni comportamento emana dal cervello. Sostenne poi che singole regioni
della corteccia cerebrale sono in grado di controllare funzioni specifiche.
7
Questi studi vennero in seguito perfezionati dal neurologo tedesco Karl
Wernicke, dal fisiologo inglese Charles Sherrington e dal medico spagnolo
Santiago Ramón y Cajal, che formularono una nuova ipotesi delle funzioni
cerebrali detta connessionismo cellulare. Secondo questa teoria, i singoli
neuroni sono le unità responsabili dei messaggi del sistema nervoso; essi si
trovano in generale raggruppati in unità funzionali e sono connessi l’un l’altro
in maniera precisa. Le ricerche di Wernicke, in particolare, dimostrarono che
manifestazioni diverse del comportamento sono mediate da regioni cerebrali
diverse, interconnesse da vie cerebrali specifiche.
LOBO PA
R
E
IETALE
AL
NT
O
FR
O
B
LO
ALE
LOBO
OCCIPITALE
POR
EM
OT
LOB
Figura 1: I quattro lobi della corteccia cerebrale. Fonte: Wikipedia.
Le operazioni cerebrali necessarie per esplicare le nostre capacità cognitive hanno luogo essenzialmente nella corteccia cerebrale, che è la sostanza
grigia irregolarmente solcata che ricopre gli emisferi cerebrali. In ciascuno dei due emisferi cerebrali la sovrastante corteccia è suddivisa in quattro
lobi anatomicamente distinti: frontale, parietale, temporale e occipitale (Figura 1), che presero originariamente il nome delle ossa del cranio che li
racchiudono. Ciascuno di questi lobi possiede funzioni specializzate. Il lobo
frontale è deputato, in gran parte, alla programmazione delle azioni e al
controllo del movimento; il lobo parietale è connesso con le sensazioni somatiche; il lobo occipitale con la visione; il lobo temporale infine è in rapporto
con l’udito e, tramite alcune sue strutture profonde come l’ippocampo e il
nucleo dell’amigdala, con certi aspetti dell’apprendimento, della memoria e
del comportamento emotivo. Ciascun lobo possiede una serie di circonvoluzioni e di caratteristici ripiegamenti profondi che costituiscono il meccanismo
evolutivo di scelta che consente di racchiudere un gran numero di neuroni
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in uno spazio ristretto. Le parti sporgenti di queste circonvoluzioni sono
chiamate giri mentre gli avvallamenti che le separano sono detti scissure.
L’organizzazione della corteccia cerebrale è caratterizzata da due importanti peculiarità. In primo luogo, ciascun emisfero è in rapporto con i
processi sensitivi e motori della parte opposta o contralaterale del corpo.
In secondo luogo, gli emisferi cerebrali, sebbene appaiano simili, non hanno
tuttavia una struttura del tutto simmetrica né sono interamente equivalenti
dal punto di vista funzionale.
§ 2.1 I pionieri del linguaggio – La maggior parte delle nostre conoscenze
relative alla localizzazione delle strutture deputate al linguaggio deriva dallo
studio delle afasie, o disturbi del linguaggio, che insorgono spesso in pazienti
che hanno sofferto di un ictus cerebrale. Le scoperte piú importanti, nel
campo delle afasie, hanno avuto luogo, in rapida successione, nell’ultima
metà del diciannovesimo secolo.
Nel 1861 il neurologo francese Pierre Paul Broca descrisse il caso di un
paziente, un certo Leborgne, che era in grado di capire il senso del linguaggio
ma aveva perso la capacità di parlare. Il paziente non presentava i classici deficit motori a carico della lingua, della bocca o delle corde vocali, che
avrebbero potuto compromettere l’articolazione delle parole. L’esame autoptico del cervello di questo paziente mise in evidenza una lesione nella
parte posteriore del lobo frontale (regione che porta oggi il nome di area
di Broca). Broca poté osservare otto casi analoghi, ciascuno dei quali presentava una lesione in quest’area. In tutti i pazienti la lesione era presente
nell’emisfero cerebrale sinistro. Questa scoperta condusse Broca a formulare,
nel 1864, uno degli assiomi piú famosi relativi alle funzioni cerebrali: “Nous
parlons avec l’émisphère gauche!” (“Noi parliamo con l’emisfero sinistro!”).
Il passo successivo fu fatto da Karl Wernicke nel 1876. All’età di 26 anni,
Wernicke pubblicò un lavoro, ora divenuto classico, intitolato: “La sindrome
dell’afasia: studio psicologico su base anatomica”. In questo lavoro veniva
descritto un nuovo tipo di afasia caratterizzato da disturbi della comprensione del linguaggio piú che dell’espressione verbale. Mentre i pazienti di
Broca capivano il senso del discorso ma non riuscivano a parlare, il paziente
osservato da Wernicke parlava ma non riusciva a capire il senso delle parole.
Inoltre la localizzazione di questo nuovo tipo di afasia era diversa da quella
descritta da Broca: la lesione cerebrale critica era localizzata nella parte
posteriore del lobo temporale, là dove questo si unisce al lobo parietale e a
quello occipitale.
Wernicke propose che soltanto le funzioni mentali piú elementari, in rapporto con attività percettive e motrici semplici, fossero localizzate in aree
corticali circoscritte, mentre le interconnessioni esistenti fra diverse aree specializzate rendevano possibile lo svolgimento delle funzioni intellettuali piú
complesse.
Wernicke postulò che l’espressione del linguaggio comporti l’intervento
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that information processing requires many individual cortical areas that are appropriately interconnected—each of them responding to, and therefore coding for,
only some aspects of specific sensory stimuli or motor movement, and not for others.
Studies of aphasia afford unusual insight into how the brain is organized for language. One of the most impressive insights comes from a study of deaf people
who lost their ability to speak American Sign Language after suffering cerebral damage. Unlike spoken language, American signing is accomplished with hand
gestures rather than by sound and is perceived by visual rather than auditory pathways. Nonetheless, signing, which has the same structural complexities
characteristic of spoken languages, is also localized to the left hemisphere. Thus, deaf people can become aphasic for sign language as a result of lesions in the
left hemisphere. Lesions in the right hemisphere do not produce these defects. Moreover, damage to the left hemisphere can have quite specific consequences,
affecting either sign comprehension (following damage in Wernicke's area) or grammar (following damage in Broca's area) or signing fluency.
These observations illustrate three points. First, the cognitive processing for language occurs in the left hemisphere and is independent of pathways that process
the sensory or motor modalities used in language. Second, speech and hearing are not necessary conditions for the emergence of language capabilities in the left
hemisphere. Third, spoken language represents only one of a family of cognitive skills mediated by the left hemisphere.
Figure 1-6 Specific regions of the cortex involved in the recognition of a spoken or written word can be identified with PET scanning. Each of the
four images of the human brain shown here (from the left side of the cortex) actually represents the averaged brain activity of several normal subjects. (In
Figura 2: L’esplorazione cerebrale mediante pet è in grado di mettere in evidenza le di-
these PET images white represents the areas of highest activity, red and yellow quite high activity, and blue and gray the areas of minimal activity.) The “input”
verse regioni corticali interessate al riconoscimento delle parole ascoltate o scritte. Ciascuna
component of language (reading or hearing a word) activates the regions of the brain shown in A and B. The motor “output” component of language (speech or
delle quattro
immagini
umano
rappresentate
thought) activates
the regions
shown in Cdel
andcervello
D. (Courtesy
of Cathy
Price.)
in figura (veduta laterale dell’emisfero sinistro)
rappresenta l’attività cerebrale media ottenuta da numerosi soggetti normali. (In queste immagini pet
A. The reading of a single word produces a response both inthe primary visual cortex and in the visual association cortex (see Figure 1-5).
il bianco rappresenta le aree che hanno l’attività massima, il rosso e il giallo quelle dove l’attività è molto
e il blu
e il grigio
le set
aree
di minima
attività).
Le at
componenti
“ingresso”
del linguaggio
(la for irrelevant
B. Hearing elevata
a word activates
an entirely
different
of areas
in the temporal
cortex and
the junction ofdithe
temporalparietal
cortex. (To control
differences,lettura
the sameolist
of words was
used parola)
in both theattivano
reading and
A and B showin
that
brain
several discrete
pathways
l’ascolto
di una
le listening
regionitests.)
rappresentate
A the
e B.
Leuses
componenti
motorie
di for processing
language and
does not(il
transform
for processing
theregioni
auditory rappresentate
pathway.
“uscita”
parlarevisual
o il signals
pensare)
attivanoin le
in C e D. (A) La lettura di una parola
determina
sia nella
corteccia
che nelle
visive
associative.
C. Subjectsisolata
were asked
to repeat auna
word risposta
presented either
through
earphonesvisiva
or on a primaria
screen. Speaking
a word cortecce
activates the
supplementary
motor area of the
(B)cortex.
L’ascolto
una
parola attiva
di aree completamente
diverso
nella
corteccia
temporale
e a on Broca's
medial frontal
Broca'sdi
area
is activated
whetherun
thegruppo
word is presented
orally or visually. Thus
both visual
and
auditory pathways
converge
area, the common
for giunzione
the motor articulation
of speech.
livello site
della
temporo-parietale
della corteccia. A e B dimostrano che nell’analisi del linguaggio
sistema
nervoso
centrale
diverse
vie distinte
non trasforma
segnali
analizzarli
D. Subjectsilwere
asked to
respond to
the wordimpiega
“brain” with
an appropriate
verb (foreexample,
“to think”). iThis
type of visivi
thinkingper
activates
the frontal cortex as
lungo
via acustica.
(C) areas
Ai soggetti
veniva
chiesto
di ripetere una parola sentita attraverso
well as Broca's
and la
Wernicke's
areas. These
play a roleesaminati
in all cognition
and abstract
representation.
una cuffia o vista su uno schermo. La pronuncia di una parola attiva l’area motoria supplementare
della corteccia frontale mediale. L’area di Broca si attiva sia che la parola sia presentata oralmente
P.14
che visivamente. Perciò sia vie visive che uditive convergono sull’area di Broca che rappresenta il luogo
comune dell’articolazione motoria del linguaggio. (D) Ai soggetti esaminati veniva chiesto di rispondere
alla parola “cervello” con un verbo di significato corrispondente (per esempio “pensare”). Questo tipo di
attività mentale attiva sia la corteccia frontale che le aree di Broca e Wernicke. Queste aree partecipano
all’analisi di tutte le rappresentazioni cognitive ed astratte. [Kandel et al., 2000].
di due distinti programmi, uno sensitivo e uno motorio, sotto il controllo di
aree cerebrali diverse. Egli formulò l’ipotesi che il programma motorio, che
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coordina i movimenti della bocca necessari per l’emissione corretta delle parole, sia localizzato nell’area di Broca, che è particolarmente ben situata per
questa funzione in quanto è posta immediatamente davanti all’area motoria
che controlla la bocca, la lingua, il palato e le corde vocali. Il programma
sensitivo, che controlla la percezione delle parole, veniva invece localizzato
nell’area del lobo temporale da lui scoperta (e che ora è chiamata area di
Wernicke). Anche quest’area è localizzata in modo opportuno, in quanto
è circondata dalla corteccia uditiva e da altre aree corticali (dette cortecce associative) che integrano informazioni acustiche, visive e somatiche in
percezioni complesse.
L’area di Wernicke si attiva quando le parole vengono ascoltate, ma non
quando le parole vengono viste (ma non ascoltate o pronunciate). L’informazione visiva, proveniente dalla corteccia occipitale, sembra venir trasferita direttamente all’area di Broca senza essere stata prima trasformata in
rappresentazione acustica nella corteccia temporale posteriore.
Perciò, non solo le parole lette ed ascoltate vengono analizzate mediante
processi distinti, ma quando un soggetto riflette semplicemente sul significato di una parola (in assenza di stimoli sensoriali) viene attivata un’area
ancora diversa, localizzata nella corteccia frontale sinistra (Figura 2). Perciò l’elaborazione del linguaggio avviene sia in serie che in parallelo e, come
vedremo nel Capitolo 3, comporta meccanismi assai piú complessi di quanto
Wernicke avesse pensato.
§ 2.2 Il linguaggio è universale – Il linguaggio è quello straordinario
sistema che consente agli individui di comunicare una combinazione infinita
di idee usando un flusso altamente strutturato di suoni.
Una serie di intense ricerche scientifiche sviluppate da linguisti in questi
ultimi quarant’anni ha dimostrato che tutti i linguaggi si basano su principi
generali particolarmente simili e che il linguaggio si sviluppa spontaneamente
in tutti i bambini normali a qualsiasi società essi appartengano.
La parola linguaggio viene usata in molti sensi, e nell’intraprenderne
una trattazione scientifica è utile distinguere, anzitutto, la facoltà di parlare
come tale da altre capacità che vengono spesso confuse insieme.
In primo luogo, si dice spesso che il linguaggio non si può separare dal
pensiero, ma in effetti è assolutamente necessario tener distinte le due cose. Il pensare costituisce la capacità di avere idee e di inferire nuove idee
dalle vecchie; il linguaggio è la capacità di codificare le idee in segnali per
comunicarle a qualcun altro. La gente non pensa soltanto con parole e frasi
del proprio linguaggio naturale; i bambini nei primi anni di vita, i soggetti
afasici e i soggetti adulti normali pensano anche usando immagini visive,
concetti e proposizioni astratte.
In secondo luogo, il linguaggio deve essere distinto dalla lettura e dalla
scrittura. Nella storia dell’uomo il linguaggio scritto è un’acquisizione recente e deve essere formalmente insegnato, peraltro con risultati incostanti.
11
Lo studio scientifico del linguaggio è descrittivo e non predittivo. Esso si
occupa di come parla la gente e non di come dovrebbe parlare.
Tutte le culture umane possiedono un linguaggio e dappertutto la gente
lo usa in modo creativo per comunicare nuove idee. In che modo ciò accade?
La struttura del linguaggio si basa su due componenti: le parole e la
grammatica. Una parola è un’associazione arbitraria fra un suono ed un
significato. All’età di 6 anni un bambino capisce all’incirca 13.000 parole
e coloro che hanno superato un esame di maturità ne sanno usare almeno
60.000. Ciò sta ad indicare che i bambini stabiliscono un nesso tra un nuovo
suono e un significato approssimativamente ogni 90 minuti di veglia.
La grammatica è il sistema che specifica il modo con cui le singole unità
del vocabolario possono venir combinate in parole, in frasi e in periodi, e in
che modo è possibile capire il significato di una combinazione da quello delle
singole unità che la compongono e dal modo in cui esse sono disposte.
La grammatica comprende tre elementi principali: la morfologia, la sintassi e la fonologia. La morfologia si riferisce alle regole necessarie per
combinare parole e suffissi in nuove parole, come nel caso di radio + grafia
o di pelliccia + i. In molti linguaggi la morfologia è di estrema importanza
per stabilire chi ha fatto cosa a chi.
La sintassi è il complesso delle regole necessarie per combinare le parole
in frasi e periodi e per determinare le relazioni che intercorrono fra le diverse
parole. In prima approssimazione si può affermare che la sintassi obbedisce
a tre principi. In primo luogo, sequenze di parole vengono raggruppate in
frasi, che a loro volta vengono riunite in frasi piú lunghe e cosí via, in modo
da formare una struttura ad albero delle frasi.
In secondo luogo, il verbo determina il modo in cui i significati delle
parole di una frase devono venir integrati in una proposizione unica.
Il terzo principio della sintassi è che due frasi di un periodo sono talvolta
legate e si riferiscono alla stessa entità del mondo esterno, processo detto
anche anafora. Per esempio, nella frase Anna si è lavata, la parola Anna e
la particella si vengono intese come riferite alla stessa persona.
Il terzo sottosistema della grammatica, o fonologia, consiste in una serie
di regole in grado di combinare i diversi suoni nella struttura stabile del
linguaggio. Per esempio, noi possiamo supporre che la parola blicco possa
essere una parola italiana, mentre ngagat non lo è. A differenza della sintassi
e della morfologia, la fonologia non assegna alcun significato agli elementi
che pone in combinazione. (Non vi è nulla nell’ordine delle lettere d, o, g
che possa far presagire che il significato di dog [cane] sia diverso da quello
di god [dio]). Le regole della fonologia, quindi, rappresentano solo un modo
per costruire, da un piccolo numero di suoni articolati, un enorme gruppo
di parole possibili, ciascuna delle quali possiede un significato arbitrario da
memorizzare. La fonologia comprende anche la prosodia, cioè l’insieme delle
intonazioni, delle sottolineature e delle pause con cui vengono pronunciate
12
le frasi e i periodi. La prosodia, in generale, permette di distinguere le
domande dalle affermazioni, conferisce enfasi, indica sarcasmo ed esprime
emozioni.
L’uso della grammatica e del vocabolario non consentono, da soli, la formulazione o la comprensione di una frase. La grammatica e il vocabolario
costituiscono semplicemente dei codici che stabiliscono relazioni tra segnali e
significati di un determinato linguaggio. Per formulare una frase è necessario
scegliere le parole e usare le regole della grammatica per codificare un’idea
o un’intenzione (cioè, per inviare un messaggio) e poi generare una serie di
comandi diretti al sistema motorio per l’emissione di suoni articolati. Per
capire una frase è necessario coordinare le informazioni che entrano attraverso il sistema uditivo (o il sistema visivo nel linguaggio dei segni e nella
scrittura) con le nozioni della grammatica e con le conoscenze lessicali e inviare informazioni circa la relativa interpretazione (del messaggio) ai sistemi
che stanno alla base della memoria e del pensiero. L’uso del linguaggio,
pertanto, richiede un flusso di informazioni complesse che interessano gran
parte del cervello.
§ 2.3 “Language instinct” – Secondo Darwin, «l’uomo ha una tendenza
istintiva a parlare, come vediamo nel balbettio dei nostri piccoli; mentre
nessun bambino ha una tendenza istintiva a fare la birra, a cuocere il pane o
a scrivere»2 . Nel primo anno di vita i bambini si esercitano con i suoni. Essi
cominciano ad emettere suoni che assomigliano a parole verso i 5-7 mesi,
balbettano mediante sillabe già ben formate verso i 7-8 mesi ed emettono
un flusso di suoni articolati simile a delle vere frasi all’età di un anno (la
cosiddetta fase di lallazione). Nei primi mesi di vita essi sono in grado di
distinguere i suoni caratteristici del linguaggio, compresi alcuni suoni che
non vengono usati nel linguaggio dei genitori e che i genitori stessi non sono
normalmente in grado di distinguere (per esempio, i bebè cinesi sono in grado
di distinguere la r dalla l ). All’età di 10 mesi la capacità di distinguere i
diversi fonemi è all’incirca uguale a quella dei genitori. La sintonizzazione
della percezione del linguaggio con quello che viene parlato nell’ambiente
specifico che circonda l’infante precede l’emissione delle prime parole; essa
deve pertanto basarsi su una serie di complicate analisi acustiche sviluppate
dall’infante stesso piuttosto che sulla correlazione fra i suoni delle parole ed
il loro significato.
Le prime parole vengono pronunciate all’incirca in corrispondenza del
primo compleanno del bambino e la velocità di apprendimento di nuove parole aumenta in modo improvviso attorno ai 18 mesi, che è anche l’età alla
quale i bambini cominciano a collegare le parole in combinazioni. All’età di
2 anni i bambini parlano già con frasi di struttura complessa e sono abbastanza padroni del vocabolario grammaticale della propria lingua (articoli,
preposizioni, ecc.). All’età di 3 anni, in generale, i bambini usano già i voca2
Charles Darwin, L’origine dell’uomo e la selezione sessuale, 1871, parte I, cap. 3.
13
boli e le forme grammaticali in modo corretto, usano la maggior parte delle
costruzioni del linguaggio parlato in maniera adeguata e, per lo piú, conversano in maniera fluente ed espressiva. Anche se i bambini commettono
ancora molti errori, questi riguardano solo una minoranza di parole e sono
sempre gli stessi. In realtà, ciò non è che la conferma di ciò che potremmo
già aver desunto dal fatto che i bambini sono spesso cosí eloquenti e creativi:
i bambini non stanno semplicemente imitando i genitori, ma si impegnano
in complicate analisi grammaticali del linguaggio che sentono parlare.
Un’intrigante spiegazione della funzione della fase di lallazione ci viene offerta dallo scienziato italiano Valentino Braitenberg, il quale sostiene
che essa rappresenti un prerequisito fondamentale per la futura abilità del
bambino nel ripetere parole e quindi, per l’acquisizione del linguaggio.
Seguendo [Braitenberg, 2001], analizziamo dal punto di vista neuronale
un atto apparentemente semplice come la ripetizione di una parola. Il segnale acustico – la madre del bambino che pronuncia la parola latte – attiva
un pattern spazio-temporale ben definito nella zona della corteccia cerebrale
del bimbo dedicata all’udito. Per riprodurre questo suono, il bambino deve
generare un altro pattern di attività neurale specifico in un’altra parte della
corteccia, quella che comanda l’attività motoria dei muscoli coinvolti nella
fonazione. Si noti che la corrispondenza tra i due pattern è estremamente
complessa: il pattern corrispondente a una certa parola nell’area acustica
della corteccia non ha niente in comune con quello che genera la contrazione
dei muscoli della lingua, delle labbra, della laringe, del torace, ecc. necessari alla pronuncia della stessa parola, eccetto, approssimativamente, la sua
durata.
Come può un bambino configurare il proprio apparato muscolare nella
maniera adeguata per produrre il suono della l, e successivamente modificare
tale configurazione per pronunciare la a, la t e la e? La risposta semplice
è che il bimbo lo impara associando il pattern acustico a quello motorio,
creando quindi nuove connessioni tra gli insiemi di neuroni della corteccia
coinvolti. L’associazione dei pattern motori nell’apparato fonatorio con i
corrispondenti pattern acustici avviene nella prima, irreversibile, fase di acquisizione della corteccia, ed è ben definita prima che l’apprendimento della
lingua madre abbia inizio.
A questo punto sorge una difficoltà. Per poter associare il pattern motorio corrispondente alla parola latte al suo pattern acustico, entrambi i
pattern di attività neurale devono essere contemporaneamente presenti nella corteccia. Ma come è possibile, se il bambino non ha mai pronunciato la
parola latte finché non l’ha udita per la prima volta dalla madre?
La soluzione di questo problema è proprio il ben noto fenomeno della lallazione. Verso la fine del primo anno di vita, il bambino emette spontaneamente sequenze di sillabe ripetute, spesso variando i suoni che compongono
le sillabe stesse, altre volte alternando diverse sillabe nella stessa sequen14
za. In questo modo, lasciando i neuroni che controllano la fonazione liberi
di sperimentare tutto il repertorio dei possibili pattern motori, la corteccia
percepisce allo stesso tempo il suono che ciascun pattern produce, stabilendo
una corrispondenza tra i pattern motori e acustici. Poiché tale associazione
vale in entrambe le direzioni, il bambino è in grado di riprodurre i suoni che
ascolta.
Il linguaggio, come altre capacità cognitive non può essere considerato
interamente innato o interamente appreso. È ovvio che l’apprendimento
abbia un ruolo fondamentale: ogni bambino finirà con l’acquisire il linguaggio al quale verrà esposto. Analogamente, i cosiddetti “bambini selvaggi”,
che sono stati abbandonati dai genitori e sono riusciti a sopravvivere nella
foresta, o quelli che sono stati allevati in ambiente silente da genitori handicappati sono sempre muti. Ma l’apprendimento non può avere luogo senza
che ci sia un meccanismo innato sul quale esso possa operare, e d’altra parte,
gli animali delle altre specie, esposti agli stessi stimoli di un bambino, non
imparano mai a parlare. Nel 1959 Chomsky propose l’ipotesi, allora considerata rivoluzionaria, che i bambini posseggano una serie di circuiti nervosi
innati dedicati in maniera specifica all’acquisizione del linguaggio.
A sostegno dell’ipotesi di Chomsky sono state addotte diverse prove.
In primo luogo, esistono elementi fondamentali che possono essere desunti
dalla distribuzione del linguaggio nelle diverse razze umane. Sia gli individui
appartenenti a culture primitive che bambini di tre anni abbandonati o adulti
appartenenti al nostro tipo di cultura, ma con un basso livello di istruzione,
riescono a padroneggiare con disinvoltura strutture grammaticali complesse
non appena acquisiscono un linguaggio. In realtà, se i bambini appartenenti
ad un certo ambiente sociale non vengono esposti ad un linguaggio corrente,
se ne creano uno di loro invenzione; è cosí che sono nati i linguaggi a segni
dei non udenti.
Inoltre, in diversi tipi di condizioni patologiche il linguaggio e l’intelligenza, generalmente intesa, possono essere completamente dissociati. I bambini
affetti da una sindrome ereditaria detta alterazione specifica del linguaggio
sono generalmente intelligenti, hanno un udito perfetto e possono stabilire interazioni sociali normali, ma presentano una persistente difficoltà nel
parlare e nel comprendere cose che vengono loro esposte seguendo le regole
grammaticali del loro stesso linguaggio. Al contrario, bambini con un certo
grado di ritardo mentale sono in grado di esprimere le loro idee puerili ed incoerenti in maniera fluente e con una grammatica impeccabile. Questi bambini inoltre, riescono a ottenere valutazioni normali nei test di comprensione
di frasi complesse.
Riassumendo, i bambini acquisiscono il linguaggio facendo uso di capacità che sono piú specifiche di quelle dell’intelligenza generalmente intesa.
Che cosa c’è allora di innato? Presumibilmente si tratta di qualche sistema neurale che analizza i segnali di comunicazione che provengono dalle
15
altre persone, non come sequenze arbitrarie di suoni o di comportamenti
ma secondo la struttura del linguaggio. Seguendo questo schema il bambino
impara un lessico composto da un accoppiamento bidirezionale ed arbitrario
di suoni e significati e da diversi tipi di regole grammaticali. Una di queste regole riunisce gli elementi fonologici in parole; altre regole riuniscono
le parole in frasi e periodi di dimensioni maggiori seguendo i principi della
struttura delle frasi, le categorie e le subcategorie grammaticali, i casi e le
concordanze, l’anafora, le dipendenze a distanza e i movimenti di trasformazione. Con ogni probabilità tutte queste capacità hanno preso origine da
adattamenti del cervello umano nati nel corso dell’evoluzione.
§ 2.4 Una questione evolutiva – Si potrebbe pensare che, se il linguaggio si è evoluto gradualmente seguendo una selezione naturale di tipo darwiniano, esso debba aver avuto un precursore negli altri animali. Tuttavia, i
sistemi naturali di comunicazione delle specie animali non umane sono nettamente diversi dal linguaggio dell’uomo. Esiste in primo luogo una differenza
tecnica. In uno studio comparativo svolto su numerosi primati, Thomas
Geissmann nel 1994 scoprí che essi emettono suoni sia in fase di inspirazione
che di espirazione. Al contrario, il linguaggio umano si basa esclusivamente
sull’azione espiratoria dei polmoni. Se qualcosa negli uomini è stato ereditato dalle vocalizzazioni dei nostri antenati subumani, sono i suoni che
accompagnano il riso e il pianto, che sono effettivamente simili tra loro ed
emessi in entrambe le fasi polmonari.
Inoltre, la comunicazione animale si basa su uno di questi tre schemi: un
numero finito di richiami (per esempio, un richiamo per gettare l’allarme per
la presenza di un predatore o un avvertimento di supremazia su un certo
territorio), un segnale analogico continuativo che registra l’entità di una
certa condizione (per esempio, la danza delle api che segnala la distanza di
una certa sorgente di cibo) o, ancora, sequenze di risposte replicate piú volte
in successione casuale che servono come variazioni di un tema fisso (come il
canto degli uccelli). Non vi è alcuna somiglianza con il sistema combinatorio,
praticamente illimitato, di elementi distinti, ciascuno dei quali ha un senso
compiuto, che si può osservare nel linguaggio umano.
In situazioni artificiali è possibile allenare alcune specie animali ad imitare alcuni aspetti del linguaggio umano. In numerosi esperimenti, tanto
famosi quanto controversi, è stato possibile insegnare a scimpanzé e gorilla
ad usare segnali manuali tratti dal Linguaggio Americano dei Segni (mai
però le sue regole grammaticali), a manipolare interruttori o segnali colorati
e ad eseguire alcuni comandi semplici impartiti a voce. Ai pappagalli e ai
delfini è anche possibile insegnare ad emettere altri tipi di segnali. Queste
ricerche sono state di grande utilità in quanto ci hanno insegnato molto sulle
categorie cognitive di diverse specie non umane, ma l’importanza di questi
comportamenti animali in rapporto al linguaggio umano è assai discutibile.
Il problema scientifico, e il solo problema che abbia importanza per sa16
pere se questi sistemi appresi artificialmente possano servire come modelli
animali del linguaggio, è se queste capacità sono omologhe al linguaggio umano, cioè se i due sistemi cognitivi hanno la stessa organizzazione di fondo in
quanto sono derivati da un unico sistema presente in un antenato comune.
Sebbene i sistemi artificiali di segnalazione che possono venir insegnati
agli animali abbiano qualche analogia con il linguaggio dell’uomo, sembra
assai improbabile che essi possano esserne omologhi. Per acquisire qualche
capacità rudimentale gli scimpanzé necessitano di allenamenti prolungati,
svolti secondo protocolli escogitati da un’altra specie (l’uomo); le capacità
acquisite si limitano per lo piú all’esecuzione di un certo numero di segni
disposti in sequenze ripetitive che vengono usate per chiedere cibo o per
risvegliare simpatia. La struttura di fondo del linguaggio umano, e in particolare la formazione delle parole, delle frasi e dei periodi secondo un unico
disegno che sta alla base sia della loro emissione che della loro comprensione, non emerge affatto mentre i diversi animali interagiscono fra loro e, per
quanto ne sappiamo finora, non può venir loro insegnata.
Ciò è in netto contrasto con quello che osserviamo nei bambini che imparano spontaneamente migliaia di parole; le combinano in frasi nuove nelle
quali ogni parola ricopre un ruolo; rispettano la corretta successione delle
parole, i casi e le concordanze usati nel linguaggio dalle persone adulte; usano il linguaggio per una quantità di ragioni non meramente utilitarie, come
esprimere un giudizio su cose interessanti, e interpretano in modo creativo
la complessità delle regole grammaticali che apprendono.
Tale mancanza di omologia non è tale, tuttavia, da mettere in dubbio la
natura darwiniana e graduale dell’evoluzione del linguaggio. L’uomo non si
è evoluto direttamente dagli scimpanzé. Entrambe le specie animali si sono
evolute a partire da un antenato comune, probabilmente circa 6-8 milioni di
anni fa. In questo lasso di tempo si sono succedute circa 300.000 generazioni
nel corso delle quali il linguaggio ha potuto evolversi gradualmente nelle
diverse specie che hanno condotto all’uomo, dopo la separazione dalle specie
che hanno condotto allo scimpanzé. Con ogni probabilità il linguaggio si è
evoluto nella progenie umana per via di due adattamenti correlati tra loro
che hanno avuto luogo noi nostri progenitori. Anzitutto essi svilupparono
una serie di tecnologie per meglio sfruttare le risorse dell’ambiente e, in
secondo luogo, intrattenevano intense relazioni di cooperazione con gli altri
individui della specie. Queste caratteristiche del tipo di vita degli ominidi
dovettero essere preesistenti al linguaggio e potrebbero essere stati i fattori
che gli hanno dato origine. Infatti, il linguaggio avrebbe avuto un effetto
benefico sull’evoluzione degli ominidi in quanto avrebbe loro permesso di far
partecipi gli altri uomini del proprio ceppo delle nuove conoscenze acquisite
a duro prezzo e di scambiare informazioni con gli individui dei ceppi vicini.
In ogni caso, le origini specifiche del linguaggio sono oscure. Nei crani
dell’Homo abilis, che visse fra 2,5 e 2 milioni di anni fa, sono impresse leggere
impronte della disposizione dei giri cerebrali e sono visibili ed hanno dimen17
sioni maggiori nell’emisfero sinistro alcune aree che nell’uomo moderno sono
dedicate al linguaggio (l’area di Broca e i giri sopramarginale e angolare).
Ovviamente, non possiamo essere certi che queste aree fossero adibite al
linguaggio in quanto esistono aree omologhe anche nelle scimmie, anche se
tali aree non svolgono alcuna funzione nei sistemi di comunicazione vocale
di questi animali. L’Homo erectus, che partendo dall’Africa si espanse nella
maggior parte del Vecchio Mondo fra 1,5 milioni e 500.000 anni fa, sapeva
accendere il fuoco e usava un tipo stereotipato di ascia a mano. Non è difficile pensare che il linguaggio possa aver dato un grande impulso a queste
scoperte.
Si ritiene che il primo Homo Sapiens sia comparso circa 200.000 anni fa
e che si sia mosso dall’Africa circa 100.000 anni fa. Il suo cranio è simile
al nostro ed egli sapeva usare una serie di strumenti, molto ben costruiti e complessi, che sono alquanto diversi a seconda delle regioni dove sono
stati rinvenuti. Quasi certamente l’Homo sapiens possedeva un linguaggio,
dato che la sua anatomia fa pensare che fosse biologicamente molto simile all’uomo moderno e dato che tutti gli uomini moderni posseggono un
linguaggio.
18
3
Senza parole
Afasia e neuroscienze
La mancanza di facoltà omologhe nelle altre specie animali ha impedito
la costruzione di modelli animali del linguaggio; pertanto, le nostre conoscenze sulle basi nervose del linguaggio hanno dovuto basarsi su fonti diverse.
La sorgente di gran lunga piú importante è stata lo studio delle alterazioni
del linguaggio, note anche come afasie, determinate da lesioni cerebrali circoscritte, consecutive, per lo piú, a incidenti vascolari cerebrali o a traumi
del capo.
Le prime ricerche sulle afasie hanno aperto una strada che ha condotto a numerose importanti scoperte sulle basi nervose dell’elaborazione del
linguaggio. In primo luogo, esse hanno messo in evidenza che nella maggioranza degli individui il linguaggio dipende in maniera critica dall’emisfero
sinistro. In totale, circa il 96% degli uomini dipende dall’emisfero sinistro
per quello che attiene l’elaborazione del linguaggio rispetto alla grammatica,
al lessico, alla capacità di raggruppare fonemi diversi e all’emissione della
parola. In secondo luogo, i primi studi sulle afasie misero in evidenza che
le lesioni che interessano le due principali aree corticali connesse con il linguaggio, la prima localizzata nella regione frontale laterale e la seconda nel
lobo temporale posteriore superiore, determinavano la comparsa delle afasie
clinicamente piú diffuse e che tali afasie colpivano il linguaggio in modo del
tutto diverso. Queste due aree corticali sono rispettivamente l’area di Broca
e l’area di Wernicke (Figura 3(a)).
Tali osservazioni permisero ai neurologi di mettere a punto un modello
di linguaggio che è oggi noto come modello di Wernicke-Geschwind. La ver-
19
Figure 59-1 Language-related areas in the human brain.
(a)
A. A highly simplified view of the primary language areas of the brain are indicated in this
(b)
area (B) is adjacent to the region of the motor cortex (pre-central gyrus) that controls the
Wernicke's area (W) lies in the posterior superior temporal lobe near the primary auditory
Figura 3:
are joined by a bidirectional pathway, the arcuate fasciculus (brown arrow). These regio
Aree del cervello dell’uomo in rapporto con il linguaggio. (a) In questa veduta
normal language processing.
laterale della superficie esterna dell’emisfero cerebrale sinistro è illustrato uno schema altamente semModern(B)
and è
more
elaboratealla
viewregione
of the language
areas in a lateral view of the left hem
plificato delle aree primarie del linguaggio. L’area diB.Broca
adiacente
della corteccia
the implementation
the mediational
system,
motrice (area precentrale) che controlla i movimenti systems:
dell’espressione
facciale, system,
dell’articolazione
delle
pa- and the conceptual system
made
up
of
several
regions
located
around
the
left
sylvian
fissure. It includes the classical
role e della fonazione. L’area di Wernicke (W) è localizzata nel lobo temporale posteriore superiore
adjoining supramarginal gyrus (Sm), angular gyrus (AG), auditory cortex (A), motor corte
vicino all’area uditiva primaria (giro temporale superiore).
Le aree di Broca e Wernicke sono interconcomponents of the implementation system, respectively Wernicke's area and Broca's area
nesse da un fascio bidirezionale di fibre detto fascicolo arcuato (freccia). Queste regioni fanno parte di
system surrounds the implementation system like a belt (blue areas). The regions identif
una complessa rete di aree che danno tutte un contributo
all’elaborazione normale del linguaggio. (b)
inferotemporal cortex (It), and left prefrontal cortex (Pf). The left basal ganglia complex (
Ipotesi moderna e piú elaborata delle aree del linguaggio
una veduta
laterale dell’emisfero sinistro.
system. in
(Courtesy
of H. Damasio.)
Queste aree contengono tre sistemi funzionali dedicati al linguaggio: il sistema di implementazione, il
sistema di mediazione e il sistema concettuale. Due di questi sistemi sono illustrati nella figura. Il
sistema di implementazione
è composto
regioni
attorno
scissura
dihabilis,
Silviowhich
di lived about 2.5 to 2 millio
Figure 59-1 Language-related
areas in the human
brain. da numerose
The
specificlocalizzate
origins of language
arealla
obscure.
Homo
served (B
as home
bases
butchering
of skills required to make the to
sinistra. Esso comprende le aree classiche del linguaggio
= area
diorBroca;
W stations.
= areaThe
di sharing
Wernicke)
A. A highly simplified view of the primary language areas of the brain are indicated in this lateral view of the exterior surface of the left hemisphere. Broca's
haveangolare
made it necessary
H. habilis touditiva
put simple
language
to use, though this is specula
e il contiguo giro sopramarginale sinistro (Sm), il giro
(AG), for
la corteccia
(A),
la corarea (B) is adjacent to the region of the motor cortex (pre-central gyrus) that controls the movements of facial expression, articulation, and phonation.
of their
brains, and some
of the areas
involved indel
language
in modern humans (Broca's are
teccia
motrice
(M)
e
la
corteccia
somatosensitiva
(Ss).
I
componenti
posteriori
e
anteriori
sistema
Wernicke's area (W) lies in the posterior superior temporal lobe near the primary auditory cortex (superior temporal gyrus). Wernicke's and Broca's areas
larger in the left hemisphere. We cannot be sure, of course, that these areas were used fo
dibidirectional
implementazione,
rappresentati
rispettivamente
dalle
aree
di Wernicke
di Broca,
sonoofconnessi
are joined by a
pathway, the
arcuate fasciculus
(brown arrow).
These
regions
are part of ae complex
network
areas thattra
all contribute to
homologs play no role in the monkeys' vocal communication. Homo erectus, which spread
loro
dal
fascicolo
arcuato.
Il
sistema
di
mediazione
circonda
quello di implementazione a mo’ di cintura
normal language processing.
500,000 years ago, controlled fire and used a stereotyped kind of stone hand ax. It is easy
(aree in blu). Le regioni che sono state identificate finora
sono
tuttebelocalizzate
nel polo temporale
we cannot
B. Modern and more elaborate view of the language areas in a lateral view ofthough
the leftagain
hemisphere.
These sure.
languages area contain three functional language
sinistro (TP), nella corteccia inferotemporale sinistra (It) e nella corteccia prefrontale sinistra (Pf ).
systems: the implementation system, the mediational system, and the conceptual system. Two of these are illustrated here. The implementation system is
The first Homo
sapiens,fa
thought
have appeared
about 200,000
Il complesso dei nuclei della base di sinistra (non illustrato
in figura)
partetointegrale
del sistema
di years ago and to have m
made up of several regions located around the left sylvian fissure. It includes the classical language areas (B = Broca's area; W = Wernicke's area) and the
and much more elegant and complex tools showing considerable regional variation. They a
implementazione
[Kandel
et
al.,
2000].
adjoining supramarginal gyrus (Sm), angular gyrus (AG), auditory cortex (A), motor cortex (M), and somatosensory cortex (Ss). The posterior and anterior
they were biologically very similar to modern humans and that all modern humans have la
components of the implementation system, respectively Wernicke's area and Broca's area, are interconnected by the arcuate fasciculus. The mediational
years ago, which puts a late boundary on the emergence of language, because all modern
system surrounds the implementation system like a belt (blue areas). The regions identified so far are located in the left temporal pole (TP), left
inferotemporal cortex (It), and left prefrontal cortex (Pf). The left basal ganglia complex (not pictured) is an integral part of the language implementation
system. (Courtesy of H. Damasio.)
The Study
of Aphasia
LedIntoprimo
the Discovery of Critical B
sione iniziale di questo modello comprendeva
i seguenti
elementi.
The
lack
of
a
homolog
to
language
in
other
species
precludes the attempt to model langua
luogo, si ipotizzava che le aree cerebrali di Wernicke e di Broca svolgessero
language must be pieced together from other sources. By far the most important source h
The specific origins of language
are
obscure.
Homo
habilis,
which
lived
about
2.5
to
2
million
years
ago,
left
behind
caches
of
stone
il compito, rispettivamente, di analizzare
le immagini acustiche delle paroletools that may have
are caused by focal brain lesions that result, most frequently, from stroke or head injury.
served as home bases or butchering stations. The sharing of skills required to make the tools, and the social coordination required to share the caches, may
e di articolarle foneticamente. In secondo
luogo, siTheriteneva
che
il fascicolo
have made it necessary for H. habilis to put simple language to use, though this
speculation.
of H.
habilis
gyral patterns
Theisearly
study of the skulls
aphasias
paved
thebear
wayfaint
for aimprints
numberof
ofthe
important
discoveries on th
arcuato
fosse
unainvia
unidirezionale
che
trasportava
le
informazioni
dall’area
of their brains, and some
of the areas
involved
language
in modern humans
(Broca's
area
and
the
supramarginal
and
angular
gyri)
are
visible
and are
majority
larger in the left hemisphere. We cannot be sure, of course, that these areas were used for language, since they have homologs even in monkeys, but the
di Wernicke a quella di Broca.
P.1175
homologs play no role in the monkeys' vocal communication. Homo erectus, which spread from Africa across much of the Old World from 1.5 million to
Questo
modello
generale
costituito
laeasy
base
di un’utile
classificazione
500,000 years ago, controlled
fire and used
a stereotyped
kind ofha
stone
hand of
ax.individuals
It is
to imagine
some form
of language
such successes,
language
depends
principally
on leftcontributing
hemispheretorather
than on right hemisp
though again we cannot be sure.
cerebral dominance for language, and so do most left-handed individuals. All told, about 96
processing related to grammar, the lexicon, phonemic assembly, and phonetic production.
The first Homo sapiens, thought to have appeared about 200,000 years ago and to have moved out of Africa 100,000 years ago, had skulls similar to ours
visuomotor signs rather than auditory speech signs, depend primarily on the left hemisphe
and much more elegant and complex tools showing considerable regional variation. They almost certainly had language, given that their anatomy suggests
each of two cortical areas, one in the lateral frontal region, the other in the posterior super
they were biologically very similar to modern humans and that all modern humans have language. The major human races probably diverged about 50,000
different profile of language impairment. The two cortical areas are Broca's area and Wern
years ago, which puts a late boundary on the emergence of language, because all modern races have indistinguishable language abilities.
20
The Study of Aphasia Led to the Discovery of Critical Brain Areas Related to Language
The lack of a homolog to language in other species precludes the attempt to model language in animals, and our understanding of the neural basis of
language must be pieced together from other sources. By far the most important source has been the study of language disorders, known as aphasias, which
are caused by focal brain lesions that result, most frequently, from stroke or head injury.
Tipo di afasia
Linguaggio
Comprensione
Capacità di ripe- Localizzazione delle letizione
sioni
Di Broca
Non fluente, emesso con difficoltà
In gran parte conservata per le singole parole e il significato di frasi
semplici
Alterata
Corteccia frontale posteriore sinistra e strutture
sottostanti
Di Wernicke
Fluente, eccessivo,
ben articolato e
melodico
Alterata
Alterata
Cortecce temporali posteriore, superiore e mediale sinistre
Di conduzione
Fluente con qualche difetto di articolazione
Inalterata o largamente
preservata
Alterata
Giri temporale superiore e sopramarginale di
sinistra
Transcorticale motoria
Non fluente, esplosivo
Inalterata o largamente
preservata
Inalterata o largamente preservata
Lesione delle zone anteriori o superiori all’area di
Broca
Transcorticale sensoriale
Fluente, ma scarso
Alterata
Inalterata o largamente preservata
Lesione delle zone posteriori o inferiori all’area di
Wernicke
Tabella 1: Diagnosi differenziale delle principali forme di afasia.
delle afasie (Tabella 1) ed ha rappresentato lo schema di fondo dal quale
sono partite tutte le successive ricerche sulle basi neurali del linguaggio.
Tuttavia, in questi ultimi decenni nuovi studi sugli effetti delle lesioni e ricerche di neuropsicologia sperimentale hanno dimostrato che questo
modello generale presenta notevoli limitazioni. In particolare, sono stati
fatti molti progressi nella definizione delle aree importanti per l’esecuzione
di compiti linguistici dopo l’avvento di nuove tecnologie, fra le quali la tomografia ad emissione di positroni (pet), la risonanza magnetica funzionale
(fmri) e la registrazione diretta di potenziali elettrici dalla superficie cerebrale esposta di pazienti sottoposti ad interventi chirurgici per la terapia di
forme intrattabili di epilessia.
Dai risultati di queste ricerche è apparso chiaro che il ruolo delle aree di
Wernicke e di Broca non è cosí netto come sembrava ad un primo esame.
Analogamente, sappiamo oggi che il fascicolo arcuato è un sistema bidirezionale che mette in comunicazione estese parti delle cortecce sensitive con
le cortecce prefrontale e premotoria. Infine, si è osservato che anche diverse
altre regioni dell’emisfero cerebrale sinistro, sia corticali che sottocorticali,
hanno un’importanza critica nell’elaborazione del linguaggio.
Lo schema moderno che emerge da queste ricerche suggerisce che vi siano
tre vasti sistemi che interagiscono strettamente nella percezione e nell’emissione del linguaggio. Uno di questi sistemi è formato dalle aree del linguaggio
di Broca e Wernicke, da regioni circoscritte della corteccia dell’insula e dai
nuclei della base. Prese nel loro insieme, tali regioni costituiscono il sistema
21
di implementazione del linguaggio. Il sistema di implementazione analizza i
segnali uditivi afferenti in modo da attivare la loro conoscenza concettuale e
provvede altresí alla costruzione dei fonemi, delle forme grammaticali nonché al controllo dell’articolazione delle parole. Il sistema di implementazione è circondato da un secondo sistema, il sistema di mediazione, composto
da numerose regioni distinte localizzate nelle cortecce associative dei lobi
temporale, parietale e frontale (Figura 3(b)). Le regioni del sistema di mediazione agiscono come una specie di “agente per conto terzi” fra il sistema
di implementazione e un sistema concettuale, rappresentato da un gruppo
di regioni distribuite nella parte restante delle cortecce associative d’ordine
superiore, che sono di supporto alla conoscenza concettuale.
§ 3.1 L’afasia di Broca – L’afasia di Broca non costituisce un’unica entità clinica. La vera afasia cronica di Broca è una sindrome che consegue ad
una lesione dell’area di Broca (giro frontale inferiore sinistro, che comprende le aree 44 e 45 di Brodmann), dei campi frontali circostanti (superficie
esterna dell’area 6 e aree 8, 9, 10 e 46 di Brodmann), della sostanza bianca
sottostante, dell’insula e dei nuclei della base (Figura 4). Il linguaggio del
paziente è difficoltoso e lento, l’articolazione delle parole è alterata e le normali inflessioni del discorso mancano del tutto. Nonostante ciò, i pazienti
riescono a comunicare verbalmente con un certo successo in quanto, anche
se le parole che pronunciano si capiscono con difficoltà, la scelta delle parole,
specialmente dei sostantivi, è spesso esatta. Un altro sintomo importante
dell’afasia di Broca è l’incapacità di ripetere frasi complesse pronunciate
dall’esaminatore.
Figure 59-2 Broca aphasia. Left: A three-dimensional magnetic resonance imaging (MRI) reconstruction of a lesion (an infarction in the left
frontal operculum, dark gray area) in a patient with Broca aphasia. Right: Coronal section of the same brain taken along the plane defined by the
Figura 4: Afasia
di Broca. A sinistra: Ricostruzione tridimensionale con la visualizzazione mediante
blue slab. The brain is viewed from the front, with the left hemisphere on the right half of the image. The infarct is visible in black.
risonanza magnetica (rmi) di una lesione (un infarto) dell’opercolo frontale sinistro (area in grigio
scuro) in un paziente di afasia di Broca. A destra: Sezione coronale dello stesso cervello presa lungo il
restricted
to Broca's
or to its subjacent
white
a condition
now knownsinistro
as Broca area
aphasia, the patient develops a
piano definitoWhen
dal damage
pianois di
sezione
in area
blu.alone,
Il cervello
è visto
dalmatter,
davanti
e l’emisfero
occupa
milder and transient aphasia rather than true Broca aphasia.
la parte destra dell’immagine. L’infarto è evidenziato in nero [Kandel et al., 2000].
People With Broca Aphasia Have Trouble Understanding Grammatically Complex Sentences
Broca aphasia was initially thought to be a deficit of production only, because most patients give the impression of understanding casual speech. Modern
Recenti
ricerche
hanno
dimostrato
che
i pazienti
affetti
psycholinguistic
studies di
havepsicolinguistica
shown that people who have
Broca aphasia
comprehend
sentences
whose meaning
can be pieced together from the individual
meanings of content words and prior knowledge of how the world works. For example, these patients can understand The apple that the boy is eating is red.
da afasia
di Broca riescono a capire le frasi il cui significato si può desumere
Boys eat apples, but apples do not eat boys; apples are red, but boys are not. But they cannot comprehend sentences in which meaning depends on complex
grammar. They cannot understand The boy that the girl is chasing is tall.
Aphasic patients can understand the first sentence, as well as much casual conversation in general, based on vocabulary and general knowledge, without
exercising grammatical abilities. But they have difficulty with the second sentence because either boys or girls can be tall and either one can chase the other.
22
The only way to understand the second sentence is to recover its phrase structure, look up the lexical entry of chase to find the positions of the chaser and
the person being chased, and link the gap after chasing to the boy. People with Broca aphasia are tripped up by this demand, showing that their aphasia is
not just a disorder of speech output but embraces deficits in syntactic processing.
Is Broca aphasia, then, a deficit of grammar, implying that Broca's area is the center for grammar? Not really. First, the speech of patients with Broca aphasia
is not altogether devoid of grammatical structure. Their speech retains the phrase order of their particular language (eg, subject-verb-object in English,
subject-object-verb in Turkish). Moreover, although grammatical suffixes such as -ed, -ing, and -s are often omitted in the speech of English-speaking
aphasic patients, suffixes may be preserved in the speech of aphasic patients speaking other languages in which suffixes are obligatory to conform with the
phonological structure of words. Second, people with Broca aphasia often can make surprisingly fine grammatical judgments, discriminating the grammatical
and ungrammatical versions of sentences such as the following:
dal contenuto delle singole parole e dalla conoscenza pregressa del mondo
che ci circonda. Questi pazienti non riescono a capire, tuttavia, frasi il cui
significato dipende da una regola grammaticale. Non capiscono, per esempio,
una frase come: Il bambino che la bambina sta inseguendo è grande.
I pazienti di afasia di Broca sono indotti in inganno da questa frase, il
che dimostra che la loro afasia non è un semplice difetto di emissione del
linguaggio ma comprende anche un deficit dell’analisi sintattica. È lecito
quindi pensare che l’area di Broca sia il centro della grammatica? In realtà,
no. Intanto i discorsi dei pazienti di afasia di Broca non sono del tutto privi
di strutture grammaticali. I loro discorsi conservano l’ordine della frase
caratteristica della loro lingua. In secondo luogo, le persone affette da afasia
di Broca sono talvolta in grado di compiere analisi grammaticali sottili e di
distinguere frasi grammaticalmente corrette da altre che non lo sono, come
nelle frasi seguenti:
John fu infine baciato da Luisa
John fu infine baciato Luisa
Perché una frase sia grammaticalmente corretta, sono necessari alcuni
morfemi funzionali, che sono le componenti piú piccole di una parola che
hanno un senso compiuto. La capacità dei pazienti di riconoscere che una
frase necessita l’impiego di questi morfemi, insieme alla loro incapacità di
analizzare i morfemi stessi per la comprensione di frasi complesse, è stata
chiamata paradosso della “syntax-there-but-not-there”.
Una soluzione possibile di questo problema risiede nel fatto che una delle
principali difficoltà sintattiche cui vanno incontro i pazienti affetti da afasia
di Broca è quella di legare insieme elementi localizzati in parti diverse della
frase e che debbono venir riferiti alla stessa entità (anafora e riempimento
di un vuoto sintattico). Non riescono cioè a stabilire che una frase è sgrammaticata se l’errore di grammatica proviene da un legame scorretto fra due
elementi staccati di una frase.
La capacità di legare insieme due elementi del discorso richiede che il primo dei due elementi possa essere mantenuto nella memoria operativa finché
non si incontra il secondo elemento e i due elementi possano venir collegati.
Ciò fa ritenere che l’area di Broca e le regioni ad essa associate prendano
parte alla memoria verbale a breve termine necessaria per la comprensione
della frase. Studi recenti di visualizzazione funzionale in vivo eseguiti con la
tecnica della pet dimostrano che il livello di attivazione tende ad aumentare in certe zone circoscritte dell’area di Broca quando un soggetto cerca di
capire una frase in mezzo alla quale esiste un grande vuoto sintattico.
L’ipotesi che l’area di Broca abbia a che fare con la memoria operativa a breve termine è in buon accordo con altre osservazioni. Si ritiene che
la memoria operativa possegga un circuito fonologico, rappresentato da un
magazzino fugace di memoria relativa alle informazioni fonologiche, ed un
23
Wernicke
“Ah, yes, it's, ah… several things. It's a girl… uncurl…
“Well, I jus' lost a lot a time”
on a boat. A dog…'S is another dog… uh-oh… long's…
on a boat. The lady, it's a young lady. An' a man a
They were eatin'. ‘S be place there. This… a tree! A
boat. No, this is a… It's a house. Over in here… a cake.
An' it's, it's a lot of water. Ah, all right. I think I
mentioned about that boat. I noticed a boat being
there. I did mention that before.… Several things down,
processo di ripasso mediante il quale la memoria viene continuamente rinfrescata e dal quale vengono inviati, ma non eseguiti, comandi ai muscoli
dell’apparato vocale. L’area di Broca potrebbe prender parte al circuito
different things down… a bat… a cake… you have a…”
di ripasso, il che appare
in buon accordo con la ben documentata funzione
(Elapsed time: 1 min 20 s)
Conduction
“Kay. I see a guy readin' a book. See a women / ka…
“T: see if I can't talk straight, where I can have… not
dell’area
di Broca nell’articolazione
delle parole.
he… /pourin' drink or somethin'. An' they're sittin'
havin'trouble to say words an' sentences.”
under a tree. An' there's a… car behind that an' then
there's a house behind th' car. An' on the other side,
the guy's flyn' a / fait… fait /(kite). See a dog there an'
a guy down on the bank. See a flag blowin' in the wind.
Bunch of/hi… a…/trees in behind. An a sailboat on th'
river, river… lake. 'N guess that's about all… ‘Basket
there.” (Elapsed time: 1 min 5 s)
(Grunt)
(Gesturing)
§ 3.2 L’afasia di Wernicke – L’afasia di Wernicke, in generale, consegue
a lesioni del settore posteriore della corteccia uditiva associativa sinistra
(area 22 di Brodmann), anche se nelle forme piú gravi le lesioni interessano
anche Global
il giro temporale medio e la sostanza bianca sottostante (Figura 5).
“/I/… no… In a fog.”
“The baker was… What was that last word?”
(“Let me repeat it: The pastry cook was
elated.”)“The baker-er was/vaskerin/… uh…”
(No response)
Figure 59-3 Wernicke aphasia. Left:A three-dimensional magnetic resonance imaging (MRI) reconstruction of a lesion in a patient with Wernicke aphasia.
The infarction affected a large area of temporal lobe cortex as well as underlying white matter. Large, deep lesions are typically seen in severe cases. Right:
Afasia di Wernicke. A sinistra: Ricostruzione tridimensionale con la visualizzazione
Coronal section of the same brain taken along the plane defined by the blue slab. The brain is viewed from the front, with the left hemisphere on the right
mediante risonanza
magnetica (rmi) della lesione di un paziente di afasia di Wernicke. L’infarto ha
half of the image. The infarct is visible in black.
interessato una vasta zona della corteccia del lobo temporale e della sottostante sostanza bianca. Le
vaste lesioni profonde sono tipiche dei casi gravi. A destra: Sezione coronale dello stesso cervello presa
lungo il piano definito The
dalwoman
piano
di sezione in blu. Il cervello è visto dal davanti e l’emisfero sinistro
is outside, isn't she?
occupa la parte destra dell’immagine. L’infarto è evidenziato in nero [Kandel et al., 2000].
Figura 5:
The woman is outside, isn't it?
The girl fixed herself a sandwich.
fixed themselves
a sandwich. parlano senza sforzo, con inflessione e
I pazientiThedigirlafasia
di Wernicke
velocità normali ed il loro modo di parlare è pertanto del tutto diverso da
Linking two elements (filler to gap, or antecedent to pronoun) requires keeping the first element in one's working memory (Chapters 19 and 62) until the
quellosecond
dei ispazienti
dall’afasia
di suggests
Broca.
contenuto
dei loro
discorsi,
encounteredaffetti
and the two
can be joined. This
thatIl
Broca's
area and associated
regions
may participate in the verbal short-term memory
required for sentence comprehension. Recent functional brain imaging studies using PET show that the level of activation in a subregion of Broca's area
tuttavia,
è
spesso
inintellegibile
per
via
dei
frequenti
errori
nella
scelta
delle
increases when a subject has to understand a sentence in which there is a long gap in the middle compared with the level when the subject must understand
parolesimilar
e dei
fonemi.
Invertono
spesso l’ordine dei singoli suoni e dei loro
sentences
with shorter
gaps in the middle
raggruppamenti
e liareaaggiungono
o li working
sottraggono
singole
in modo
The idea that Broca's
is related to short-term
memory fits alle
with other
findings.parole
Working memory
is thought to have a phonological loop
consisting of a transient memory store for phonological information and a rehearsal process—a covert articulatory process in which commands are sent to the
che lovocal
schema
corretto
dei
fonemi
ne
risulta
totalmente
sconvolto
(questi
tract muscles but not carried out—which repeatedly refreshes the memory. Broca's area may participate in the rehearsal component of the loop,
that accords
the well-documented
role of Broca's Anche
area in articulation.
errori something
vengono
dettiwith
parafasie
fonemiche).
nei casi in cui i singoli
The
structures
usually
damaged
in
true
Broca
aphasia
and
in
Broca
area
aphasia
mayi bepazienti
part of a neural
involved in both the assembly of phonemes
suoni delle parole vengano formulati in modo corretto
dinetwork
afasia
into words and the assembly of words into sentences. This network is thought to be concerned with relational aspects of language, which include the
di Wernicke
difficoltà
nella
scelta
delle vocabulary
parole and
cheverbs.
esprimano
nella
grammaticalprovano
structure of sentences
and the
proper use
of grammatical
The other cortical
components of the network are located in
external
areas of theilleft
frontal cortex (Brodmann's
areas 47,
46, and 9), dire
the left (parafasia
parietal cortex (areas
40, and 39), and sensorimotor areas above the
maniera
migliore
significato
di quanto
vogliono
semantica
sylvian fissure between Broca's and Wernicke's areas (the lower sector of areas 3, 1, 2, and 4) and the insula.
o verbale).
Questi
pazienti
capiscono
inoltre
difficoltà
i discorsi
degli
altri.
AnWernicke
Aphasia
Results
Fromcon
Damage
to Left
Temporal
Lobe
Structures
che seWernicke
questo
sintomo
è
ben
previsto
dal
modello
di
Wernicke-Geschwind,
aphasia is usually caused by damage to the posterior sector of the left auditory association cortex (Brodmann's area 22), although in severe and
cases there non
is involvement
the middle
temporal gyrus come
and deep il
white
matter (Figure
The speech of patients with Wernicke aphasia is
l’area persisting
di Wernicke
vieneof piú
considerata
centro
della59-3).
compreneffortless, melodic, and produced at a normal rate and is thus quite unlike that of patients with true Broca aphasia. The content, however, is often
sione unintelligible
delle cose
udite.
Secondo
la choice
concezione
recente
l’area
diunits
Wernicke
because
of frequent
errors in the
of words andpiú
phonemes,
the individual
sound
that make up morphemes (Table 59-2).
Patients with Wernicke aphasia often shift the order of individual sounds and sound clusters and add or subtract them to a word in a manner that distorts the
intended phonemic plan. These errors are called phonemic paraphasias (paraphasia refers to any substitution of an erroneous phoneme or entire word for the
intended, correct
24
P.1180
one). When phoneme shifts occur frequently and close together, words become unintelligible and constitute neologisms. Even when words are put together
with the proper individual sounds, patients with Wernicke aphasia have great difficulty selecting words that accurately represent their intended meaning
(known as a verbal or semantic paraphasia). For example, a patient may say headman for president.
These patients also have difficulty comprehending sentences uttered by others. Although this deficit is suggested by the Wernicke-Geschwind model,
viene considerata come un elaboratore di suoni in grado di associare suoni
e concetti. Questa elaborazione si estende, oltre all’area di Wernicke vera e
propria, a molte altre aree cerebrali che sono in relazione con la grammatica,
l’attenzione, i rapporti di convivenza sociale ed i concetti che corrispondono
ai significati che le singole parole assumono nelle frasi.
§ 3.3 L’afasia di conduzione – I pazienti affetti da afasia di conduzione
sono in grado di capire frasi semplici e di parlare in modo intellegibile ma,
analogamente ai pazienti di afasia di Broca e Wernicke, non sanno ripetere
a voce le frasi che sentono, non riescono a riunire in modo efficace i diversi
fonemi delle parole e non sono capaci di denominare agevolmente ciò che
appare in un disegno o gli oggetti reali che vengono loro mostrati.
La forma cronica dell’afasia di conduzione è determinata dalla lesione
del giro temporale superiore e del lobo parietale inferiore (aree 39 e 40 di
Brodmann). Tali lesioni danneggiano certamente le proiezioni a feed-back e
a feed-forward che pongono in connessione le cortecce temporale, parietale,
insulare e frontale. Queste vie di connessione sembrano appartenere a un
sistema necessario per accomunare fonemi diversi in parole e per coordinare
l’articolazione del discorso.
§ 3.4 Le afasie transcorticali – Il modello di Wernicke-Geschwind predice che le afasie possano insorgere non solo in seguito alla lesione di singoli componenti del sistema del linguaggio ma anche a quella di aree e vie
che connettono quei componenti alla restante massa cerebrale. I pazienti
di afasia motoria transcorticale parlano in maniera impacciata ma sono in
grado di ripetere frasi anche molto lunghe. Secondo il modello di WernickeGeschwind, questa afasia viene determinata dalla perdita delle connessioni
fra le aree del linguaggio e quelle che danno inizio e controllano il linguaggio
spontaneo; la facoltà di ripetere è conservata in quanto le connessioni con
l’area di Wernicke restano intatte.
Questo tipo di afasia è stato messo in relazione con lesioni che interessano
l’area frontale dorsolaterale, che costituisce un lembo di corteccia associativa
situata anteriormente e superiormente all’area di Broca. Si ritiene che la
corteccia frontale dorsolaterale abbia importanza per indirizzare l’attenzione
e per il mantenimento di talune facoltà esecutive di carattere superiore, ivi
compresa la migliore scelta delle parole.
L’afasia transcorticale può anche insorgere in seguito a lesioni dell’area
motoria supplementare sinistra, che è localizzata nella parte alta del lobo
frontale. La stimolazione elettrica di quest’area, nel corso di operazioni chirurgiche su pazienti non afasici, determina la comparsa di vocalizzazioni
involontarie o l’incapacità di parlare. Sembra perciò che l’area motrice supplementare possa contribuire all’inizio del discorso, mentre le regioni frontali dorsolaterali contribuiscono al suo continuo controllo, particolarmente
quando il compito diviene difficile.
25
I pazienti di afasia transcorticale sensitiva parlano in modo fluente ma
hanno una ridotta comprensione del significato del discorso e incontrano
non poche difficoltà nel denominare gli oggetti. Quest’afasia differisce da
quella di Wernicke allo stesso modo con cui l’afasia transcorticale motoria
differisce da quella di Broca: la ripetizione delle parole è conservata. In
effetti, i pazienti di afasia transcorticale sensitiva possono anche suggerire
correzioni grammaticali di frasi che in realtà non capiscono e perfino ripetere
parole straniere. Quest’afasia sembra perciò un deficit del ripasso semantico, mentre le capacità sintattiche e fonologiche appaiono relativamente
conservate.
L’afasia transcorticale sensitiva è, in generale, dovuta a lesioni circoscritte dell’area di giunzione fra i lobi temporale, parietale e occipitale, che connette le aree perisilviane del linguaggio con le regioni corticali che presiedono
alla comprensione del significato delle parole.
§ 3.5 Altre aree cerebrali coinvolte nel linguaggio – I correlati anatomici
delle forme classiche di afasia interessano soltanto una zona limitata di aree
cerebrali in rapporto con il linguaggio. In questi ultimi dieci anni, tuttavia,
le ricerche sulle afasie hanno messo in evidenza la presenza di numerose altre
strutture corticali e sottocorticali correlate con il linguaggio e localizzate, per
lo piú, nella regione temporale sinistra.
Ricerche recenti hanno messo in luce che lesioni della corteccia temporale
sinistra (aree 21, 20 e 38 di Brodmann) determinano una notevole alterazione
del linguaggio, che consiste nell’incapacità di ricordare i nomi e che non si
accompagna ad altre difficoltà grammaticali, fonemiche o fonetiche. Se le
lesioni sono limitate al polo temporale sinistro (area 38 di Brodmann), il
paziente prova difficoltà nel ricordare i nomi propri di determinati luoghi e
persone, ma non nel ricordare quelli delle cose comuni. Quando le lesioni
interessano invece il settore mediotemporale sinistro (aree 21 e 20), i pazienti
hanno difficoltà a ricordare sia i nomi propri che quelli comuni. Infine, una
lesione localizzata al settore inferotemporale posteriore sinistro determina un
deficit nel ricordo dei nomi di particolari tipi di oggetti, di certi strumenti o
utensili, ma non dei nomi delle cose naturali o di particolari entità. Il ricordo
dei vocaboli relativi ad azioni o a relazioni spaziali non viene compromesso.
Queste osservazioni fanno ritenere che nelle cortecce del lobo temporale
sinistro abbiano sede sistemi neurali che consentono l’accesso alle parole che
specificano diverse categorie di oggetti ma non a quelle che specificano le
azioni relative a quegli oggetti o il rapporto fra un certo oggetto ed altre
entità.
Un’altra area non compresa nel modello classico delle afasie è una regione circoscritta dell’insula, che è un lembo di corteccia nascosto in profondità, all’interno degli emisferi cerebrali. Osservazioni recenti suggeriscono
che quest’area abbia un ruolo importante nella pianificazione e nella coordinazione dei movimenti articolatori necessari per l’emissione delle parole. I
26
maze-learning task used by Lashley is unsuited to the study of local cortical function because the task involves so many
of one sensory capability (such as vision), a rat can still learn to run a maze using another (by following tactile or olfacto
mental functions are handled by more than one region or neuronal pathway, and a single lesion may not eliminate them
In addition, the evidence for the localization of function soon became overwhelming. Beginning in the late 1930s, Edgar
Philip Bard in the United States discovered that applying a tactile stimulus to different parts of a cat's body elicits electri
subregions of the cortex, allowing for the establishment of a precise map of the body surface in specific areas of the cer
These studies established that cytoarchitectonic areas of cortex can be defined unambiguously according to several inde
layering, connections, and—most important—physiological function. As we shall see in later chapters, local functional sp
principle of cortical organization, extending even to individual columns of cells within a functional area. Indeed, the brain
regions than even Brodmann envisaged!
Figure 1-5 In the early part of the twentieth century Korbinian Brodmann divided the human cerebral corte
Figura 6:
Nei
primi decenni
delstructures
ventesimo
Korbinian
Brodmann
suddivise
la
of distinctive
nerve cell
andsecolo
characteristic
arrangements
of cell
layers. Brodmann's
scheme of the c
corteccia cerebrale
dell’uomo
distinte
in is
base
alla struttura
delle a unique number. Seve
continually
updated. in
In 52
this aree
drawing
each area
represented
by its owncaratteristica
symbol and is assigned
cellule nervosebeen
e alla
loro
disposizione
in strati.
Lo schema
della area
corteccia
Brodmann
found
to control
specific brain
functions.
For instance,
4, thedi
motor
cortex, è
is ancora
responsible for voluntary movem
ampiamente usato
oggi somatosensory
e viene continuamente
aggiornato.
Nel disegno
in figura
ogni
primary
cortex, which
receives information
on illustrato
bodily sensation.
Area
17 area
is theèprimary visual cortex, wh
indicata con un relays
proprio
simbolo
edareas
è contrassegnata
da un numero
Abbiamo
le prove
them
to other
for further deciphering.
Areasparticolare.
41 and 42 comprise
theoggi
primary
auditory cortex. Areas not vis
che parecchie delle
areeshown
classificate
Brodmann controllano funzioni cerebrali specifiche. Per esempio
are not
in this da
drawing.
l’area 4 è la corteccia motrice ed è responsabile del movimento volontario. Le aree 1, 2 e 3 formano la
corteccia somatosensitiva primaria che riceve le informazioni relative alle sensazioni somatiche. L’area
17 è la cortecciaMore
visiva
primaria
che riceve
informazioni
dagli
occhi
e lemore
inviaabout
alle cortecce
visive
refined
methods
have made
it possible
to learn
even
the function
of superiori
different brain regions involved in
per ulteriori analisi.
Leand
areemore
41 erecently
42 sonoGeorge
la sede
della corteccia
uditiva
primaria.
Le aree
visibili
Penfield,
Ojemann
used small
electrodes
to stimulate
thenon
cortex
of awake patients during bra
sulla superficie local
esterna
della
corteccia
non
sono
rappresentate
in
questa
figura.
[Kandel
et
al.,
2000].
anesthesia), in search of areas that produce language. Patients were asked to name objects or use language in oth
cortex were stimulated. If the area of the cortex was critical for language, application of the electrical stimulus blocked t
this way Penfield and Ojemann were able to confirm—in the living conscious brain—the language areas of the cortex des
pazientiaddition,
portatori
di una
lesioneother
di quest’area
provano
difficoltà
a pronunciaOjemann
discovered
sites essential
for language,
indicating
P.13 nel loro giusto ordine; questi soggetti emettono combinazioni di
re i fonemi
suoni abbastanza
simili
mafor
non
identici
parole
che delineated
vogliono by
pronunciare.
that the neural
networks
language
arealle
larger
than those
Broca and Wernicke.
I pazienti di queste forme non hanno difficoltà nella percezione dei suoni del
Our understanding of the neural basis of language has also advanced through brain localization studies that combine lin
linguaggio o nel ricordare le parole ma soltanto nella loro pronuncia.
approaches. From these studies we have learned that a brain area dedicated to even a specific component of language,
Anche
la parte della
corteccia
frontale
localizzata
sulla superficie
comprehension,
is further
subdivided
functionally.
These modular
subdivisions mesiale
of what had previously appeared to be fa
dell’emisfero
sinistro,
e che
comprende
sia l’areaand
motrice
supplementare
discovered
in the mid
1970s
by Alfonso Caramazza
Edgar Zurif.
They found thatche
different lesions within Wernicke's
comprehend.
Lesions
of
the
frontal-temporal
region
of
Wernicke's
area
result
in
failures
la regione anteriore del cingolo (area 24 di Brodmann), svolge un’importante in lexical processing, an inability
contrast, lesions in the parietal-temporal region of Wernicke's area result in failures in syntactical processing, the ability
funzione
nell’inizio e nello sviluppo del discorso. Queste stesse aree hanno
the words of a sentence. (Thus syntactical knowledge allows one to appreciate that the sentence “Jim is in love with Har
anche un’importante
funzione nell’attenzione e nelle emozioni e sono in gra“Harriet is in love with Jim.”)
do, pertanto, di influenzare molte facoltà mentali superiori. La lesione di
almost everything we knew about the anatomical organization of language came from studies of patients
queste Until
areerecently,
non determina
la comparsa di un’afasia vera e propria ma renemission tomography (PET) and functional magnetic resonance imaging (MRI) have extended this approach to normal p
de difficile
l’inizio del discorso (acinesia) e può determinare anche l’assenza
imaging technique for visualizing the local changes in cerebral blood flow and metabolism that accompany mental activit
completa
della
o mutismo.
thinking. Inparola
1988, using
this new imaging form, Michael Posner, Marcus Raichle, and their colleagues made an interestin
§ 3.6 L’emisfero destro e l’espressività del linguaggio – In quasi tutti
i soggetti destrimani e in una leggera maggioranza dei soggetti mancini le
27
capacità linguistiche, la fonologia, il lessico e la grammatica sono localizzate
nell’emisfero sinistro. Nei soggetti cui sia stato sezionato il corpo calloso,
che è il principale fascio di connessione tra i due emisferi cerebrali, come
mezzo terapeutico di forme gravi di epilessia si può osservare che in qualche
caso l’emisfero destro possiede una rudimentale facoltà di capire o di leggere
parole, ma le capacità sintattiche sono modeste e in molti casi l’emisfero
destro si rivela privo del tutto di capacità lessicali o grammaticali.
Nonostante ciò, l’emisfero cerebrale destro ricopre una sua funzione nel
linguaggio. In particolare, esso riveste importanza negli aspetti di prosodia
della comunicazione e delle emozioni (sottolineature, pause e intonazione del
discorso). L’organizzazione anatomica degli elementi affettivi del linguaggio
è l’immagine speculare di quella che riguarda l’organizzazione dei contenuti razionali del linguaggio, localizzati nell’emisfero sinistro. Una lesione
dell’area temporale destra, omologa a quella di Wernicke dell’emisfero sinistro, determina disturbi della comprensione delle componenti emotive del
linguaggio impedendo, per esempio, di valutare dall’intonazione del discorso se una persona sta parlando di argomenti tristi o allegri. Al contrario,
una lesione dell’area frontale destra, omologa a quella di Broca, determina
un’alterazione della capacità di espressione delle componenti emotive del
linguaggio.
L’integrità dell’emisfero destro è indispensabile per apprezzare certe sottigliezze del linguaggio come l’ironia, la metafora e l’umorismo.
I soggetti adulti cui sia stata praticata l’ablazione totale dell’emisfero
sinistro vanno incontro a una perdita completa del linguaggio con gravissime conseguenze. Al contrario, se tale operazione viene eseguita durante
l’infanzia, i bambini imparano a parlare in maniera soddisfacente. Gli adulti non presentano questo tipo di plasticità funzionale, e vi sono prove che
esiste un periodo critico dell’infanzia che è fondamentale per lo sviluppo del
linguaggio. I bambini riescono ad imparare perfettamente parecchie lingue
straniere, mentre la maggior parte delle persone adulte che imparano una
nuova lingua continuano ad avere una cattiva pronuncia e a commettere
errori di grammatica.
Nonostante la notevole capacità dell’emisfero destro di assumersi la responsabilità del linguaggio nei giovani, esso sembra, in ogni caso, meno adatto a questo scopo dell’emisfero sinistro. Una ricerca condotta su un numero
limitato di bambini che avevano subito l’ablazione di uno dei due emisferi
cerebrali ha messo in evidenza che i bambini cui era rimasto soltanto l’emisfero destro presentavano una seria difficoltà del linguaggio (e di altri aspetti
delle facoltà intellettive), rispetto ai bambini che avevano conservato il solo
emisfero sinistro (che avevano, nel complesso, deficit molto minori). Analogamente ai pazienti di afasia di Broca, i bambini che possedevano soltanto
l’emisfero destro erano in grado di capire la maggior parte delle frasi di
una conversazione, ma avevano difficoltà a capire costruzioni sintattiche piú
complesse, come, per esempio, le frasi rette da verbi passivi. I bambini che
28
avevano conservato il solo emisfero sinistro, al contrario, non presentavano
difetti di comprensione anche per le frasi piú complesse.
29
Riferimenti bibliografici
Braitenberg, V. (2001), «Thoughts on the neuronal hardware of
language», Cognitive Processing, vol. 2 (3), p. 263–278.
Kandel, E. R., Schwartz, J. H. e Jessel, T. M. (2000), Principles of
Neural Science, McGraw Hill, New York, 4 ed.
Sabah, G. (2001), «Language and human-machine communication»,
Cognitive Processing, vol. 2 (3), p. 279–308.
Stemmer, B. e Whitaker, H. A., curatori (2008), Handbook of the
Neuroscience of Language, Elsevier, Amsterdam.
30
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