FUNZIONI NEUROPSICOLOGICHE III LEZIONE (SISSIS) LINGUAGGIO E ASIMMETRIE FUNZIONALI FRA EMISFERI CEREBRALI. PROF. VINCENZO PERCIAVALLE Il 17 aprile 1861 moriva a Parigi “Monsieur Tan”, così chiamato perché, a causa di un ictus, riusciva a pronunciare solo la sillaba “tan”. Il Dott. Pierre-Paul Broca (1824-1880) vide che il cervello presentava una grossa lesione che includeva il piede della terza circonvoluzione frontale (o area 44 di Brodmann), che sarebbe divenuta nota come "area di Broca", o area di produzione del linguaggio. Questo deficit da allora prende il nome di afasia motoria o afasia di Broca. Broca P.P., Perte de la parole, ramollissement chronique et destruction partielle du lobe anterieur gauche du cerveau, Bulletin de la Société Anthropologique, Paris, 1861, 2 : 235-238 1 Il neurologo francese Pierre Marie (1857-1940) ritenne che una funzione complessa come il linguaggio non poteva essere controllata solo da una limitata zona corticale, ma doveva interessare anche strutture sottocorticali. Infatti, in un tipico paziente con afasia di Broca, la RM mostra come l’area infartuata non interessi soltanto la corteccia frontale, ma anche strutture profonde (talamo e gangli della base). Marie P., L’évolution du langage considéré au point de vue de l’étude de l’Aphasie. 1897 Nel 1873, il neurologo tedesco Carl Wernicke (1848-1904) osservò che un paziente, dopo un ictus, sebbene fosse in grado di parlare e il suo udito fosse intatto, poteva capire appena ciò che gli veniva detto e non comprendeva le parole scritte. All’autopsia, si trovò nell'emisfero sinistro una lesione nella parte posteriore della regione parieto-temporale. Wernicke concluse che questa regione è coinvolta nella comprensione del linguaggio. Wernicke chiamò questo quadro clinico afasia sensoriale, anche se da allora è più nota come afasia di Wernicke. Wernicke C., Der aphasische Symptomencomplex. Eine psychologische Studie auf anatomischer Basis. Breslau, 1874 2 AFASIA DI BROCA Produzione di parole isolate o sintagmi molto semplificati (ognuno di 23 parole), con incertezze ed errori nell’articolazione dei suoni. Le strutture sintattiche sono scarne, con frasi composte prevalentemente da sostantivi e da poche forme verbali, talvolta non flesse (verbi all’infinito), e con omissione di articoli, pronomi e congiunzioni (“linguaggio telegrafico”). In genere, l’eloquio è lento e monotono e l’intonazione molto alterata, con lunghe pause tra una parola e l’altra. Nei casi più gravi, sono prodotti solo frammenti sillabici ed espressioni stereotipe, di nessun contenuto informativo. Racconto della malattia da parte di un paziente: dicembre… mare mosso… rovesciato… eh… mare mosso… la nave… coma. Gabriele Miceli, Università Cattolica, Roma, 2004 Afasia di Wernicke Produzione di sequenze abbastanza lunghe di parole, non integrate in strutture sintattiche coerenti. Il paziente può produrre poche parole appropriate inframmezzate ad espressioni di uso comune, ma prive di nesso; nei casi più gravi l’eloquio risulta incomprensibile e “vuoto” (“empty speech”) e somiglia a un’“insalata di parole” (o “gergo verbale”). In altri casi, l’eloquio è costituito prevalentemente da parole senza senso (“neologismi”) con produzione di “gergo fonemico”. Tipicamente, gli afasici fluenti non si rendono conto dei propri errori e si esprimono in maniera fluida, con le pause e le variazioni dell’intonazione tipiche del linguaggio normale. Racconto della malattia da parte di un paziente: papone… monatone e polezza. Lutia camama poleta e… dondola e… dondora milifieta papara… e… danela polora papava e l’una… e… me. Gabriele Miceli, Università Cattolica, Roma, 2004 3 Diagnosi differenziale dei diversi tipi di Afasia (Modello localizzazionista di Wernicke-Lichteim) La diagnosi delle principali forme classiche di afasia si fonda sulla valutazione di almeno 4 capacità linguistiche del soggetto: 1) la capacità di denominare gli oggetti, 2) la capacità di parlare (fluenza verbale), 3) la capacità di comprendere quello che gli viene detto, 4) la capacità di ripetere quello che sente. 4 5 6 Lesione della corteccia parietale posteriore e percezione dell’arto fantasma. 7 8 9