Pistoia, 14 Gennaio 2015 Lo stress materno: ripercussioni a breve, medio e lungo termine Dott.ssa Paola Delia Marini “Tutti noi vogliamo figli felici. Figli felici crescono da bambini felici. Bambini felici nascono da mamme felici” Dr. Vijai Shama Negli ultimi anni una serie di studi ha documentato i rischi di patologie durature, sia psichiche sia organiche, nei bambini esposti a stress materno eccessivo, ansia e depressione durante la vita intrauterina. Il pensiero della madre sulla gioia e sull'amore inonda il cervello di endorfine buone e di neurormoni come l'ossitocina, in grado di fornire benessere duraturo, mentre al contrario un’esposizione prolungata agli ormoni dello stress, inclusi adrenalina e cortisolo, può determinare ripercussioni negative sulla salute del feto a breve, medio e lungo termine nella vita extrauterina Si sta facendo quindi strada un nuova chiave di lettura della genesi di molte patologie fisiche e psichiche che potrebbe iniziare già nella vita prenatale, in rapporto all’ ambiente in cui si viene a sviluppare il feto. E da qui l’importanza della qualità del prendersi cura della gravidanza da parte del personale sanitario, attraverso un modello di assistenza che si orienti alla genesi della salute, basato sulla relazione e sull’individuazione dei bisogni di quella donna. Lo stress fu inizialmente definito come la risposta non specifica dell’organismo a qualunque tipo di stimolo nocivo. (Selye H. 1950). In seguito il concetto fu perfezionato, distinguendo tra: STRESSOR (il fattore dello stress) e STRESS RESPONSE ( la risposta di stress). Il termine stressor si riferisce a uno stimolo che minaccia l’omeostasi, la risposta di stress alla reazione dell’organismo finalizzata al ripristino dell’omeostasi. (Chrousos G.P. 2009) Gli organismi viventi reagiscono alle sfide ambientali (stress ) secondo modelli di reattività molto differenziati, esiti della combinazione tra costituzione genetica ed esperienze nei contesti di vita, che determinano la direzione verso un buon adattamento (stato di salute) o un cattivo adattamento (stato di malattia), in dipendenza dalle modalità con cui il cervello li interpreta. (Mc Ewen, 1998) SISTEMA DELLO STRESS: ORGANIZZAZIONE L’ASSE NEUROENDOCRINO HPA (ipotalamo-ipofisi-surrene) risponde allo stress secernendo cortisolo (braccio chimico) o catecolamine (braccio nervoso) in dipendenza delle caratteristiche e della durata dell’ evento stressante. La prima via comprende il CRH (ormone rilasciante corticotropina), prodotto dall’ipotalamo, che stimola l’ACTH ipofisario che a sua volta stimola la produzione di cortisolo da parte del surrene. La seconda via (nervosa) parte dai nuclei ipotalamici parvocellulari che si collegano con il locus coeruleus che produce noradrenalina, con effetti sia sull’ipotalamo che sulla corteccia cerebrale. Dal locus coeruleus, tramite il neurovegetativo simpatico, viene sollecitata la midollare del surrene a produrre catecolamine e in particolare adrenalina. SISTEMA DELLO STRESS:ORGANIZZAZIONE Serotonina e acetilcolina stimolano l’asse dello stress, mentre il GABA, le endorfine e i derivati delle propiomelanocortine (POMC), lo inibiscono. F.Bottaccioli Il sistema immunitario, la bilancia della vita. Tecniche Nuove, Milano, 2002 Le conseguenze dello stress dipendono dalle capacità individuali di adattarsi ad esso. Stressors simili possono indurre risposte quantitativamente e qualitativamente diverse da soggetto a soggetto, in base a: personalità e vissuto dell’individuo suoi bioritmi caratteristiche degli stressors (regolarità, prevedibilità, evitabilità, durata e intensità) fattori ambientali (ciclo luce-buio, temperatura, grado di umidità e di pressione atmosferica, intensità e frequenza dei campi elettromagnetici) esperienze vissute in fase fetale e perinatale. L’esposizione al cortisolo in utero ha effetti sulla struttura dei neuroni e sulla formazione delle sinapsi Sia l’ ipotalamo che l’ ippocampo e la regione prefrontale sono sensibili all’ ormone. L’eccesso di cortisolo induce una riduzione dei recettori (GR recettori per i glucocorticoidi e MR recettori per i mineralcorticoidi) che legano l’ormone e tale alterazione realizzata in fasi precoci, tende a permanere. Le catecolamine nel cervello fetale hanno la capacità di alterare la produzione di serotonina. L’ambiente intrauterino determina la configurazione dell’asse dello stress che conferirà all’individuo la SUA specificità biologica, che si tradurrà nella SUA reattività individuale allo stress. (Weaver .C.G., 2004) In situazioni di stress materno si può venire a creare un settaggio iperattivo del sistema dello stress e della sensibilità emozionale che sarà caratteristico di quel bambino nel corso della sua vita. Il cervello in fase di formazione viene quindi istruito a reagire secondo la risposta della "lotta e fuga" anche in casi inappropriati, per tutta la vita . Si può quindi parlare di signatura epigenetica per la risposta allo stress e alle emozioni. Esiste una associazione tra eventi che avvengono durante la vita intrauterina e alterazioni della crescita e dello sviluppo fetale, con successiva comparsa di malattie in età adulta. I periodi critici dello sviluppo, durante i quali i sistemi sono molto plastici e sensibili all’ambiente, variano da tessuto e tessuto. In queste “ finestre temporali “si realizzano eventi che durano tutta la vita. (Welberg L.A., 2001;J. R. Seckel, 2004) Per l’uomo i più noti sono la differenziazione sessuale e gli effetti degli ormoni dello stress. Al di fuori delle finestre temporali, eventuali influenze ambientali potranno avere effetti di minore intensità o anche nessun effetto sulla determinazione delle caratteristiche individuali. PLASTICITA’ PLASTICITA’ DELLO SVILUPPO: Capacità di un organismo di svilupparsi in differenti modi a seconda degli input provenienti dall’ ambiente. FONTI DELLO STRESS IN GRAVIDANZA ambiente interno: situazioni personali, interiori, psichiche, vissuti negativi basso livello di autostima condizionamenti storia familiare e/o personale di disturbi depressivi anche durante la gravidanza gravidanza non programmata o indesiderata atteggiamento ambivalente nei confronti della maternità FONTI DELLO STRESS IN GRAVIDANZA ambiente interno: ansia ingravescente per paure che possono riguardare lo stato di salute proprio e/o del feto, la perdita del bambino, il timore dei cambiamenti del corpo, del ruolo genitoriale e sociale e la paura del parto precedenti ostetrici negativi complicanze della gravidanza complicanze fetali ( es. malformazioni primitive o secondarie ) sindrome post-traumatica da parto FONTI DELLO STRESS IN GRAVIDANZA ambiente esterno, esterno, sia geografico-ambientale che umano-relazionale: condizioni familiari, sociali, ambientali, socio-economiche avverse scarso sostegno familiare e sociale conflitti irrisolti all’ interno del nucleo familiare problemi relazionali col partner e scarso o assente sostegno con conseguente mancanza di supporto emotivo (Gotlib, 1991), stato di ragazza madre storia di abuso ( maltrattamenti fisici, psichici, sessuali ) FONTI DELLO STRESS IN GRAVIDANZA ambiente esterno, sia geografico-ambientale che umano-relazionale: eventi stressanti (lutti, malattie, malattia del partner, cambiamenti di lavoro, difficoltà economiche) stress lavorativo problematiche sociali legati al fenomeno migratorio discriminazione, razzismo guerre e carestie disastri ambientali FONTI DELLO STRESS IN GRAVIDANZA Situazione di particolare criticità è rappresentata dall’età adolescenziale. Le adolescenti presentano una maggiore vulnerabilità neurobiologica e psichica, spesso in concomitanza di: disagio psico-sociale stili di vita inadeguati bassi livelli di autostima stili di coping di tipo passivo e catastrofista scarsa aderenza alle prescrizioni mediche e ostetriche Barnet B., 2008; Freitas GV.2008; Reid V, 2007; Secco M.L. 2007 FONTI DELLO STRESS IN GRAVIDANZA Ciascuno di questi fattori, che vanno ad alterare i fisiologici meccanismi di adattamento alla gravidanza, di per sé involontario, inconscio, istintivo e regolato dal cervello primale, assume un significato in relazione al soggetto, alla sua cultura e al momento, all’ intensità e alla durata del suo impatto, alla sua resilienza, alla validità dei meccanismi endogeni e/o esogeni messi in atto per riequilibrare il sistema. FONTI DELLO STRESS IN GRAVIDANZA Nella loro complessa interazione non è possibile stabilire una specifica relazione causa –effetto, né se agiscano sinergicamente o singolarmente. Infatti dobbiamo considerare come spesso si possano trovare più eventi stressogeni, e in situazioni di particolare disagio e di stress elevato lo stile di vita è inadeguato, con alimentazione carente o al contrario eccessiva e non bilanciata, uso o abuso di alcool, fumo, sostanze. DUTCH FAMINE Sono stati studiati longitudinalmente i “ figli della fame”, cioè i figli nati da donne che erano in stato di gravidanza nell’inverno della fame, tra il novembre del 1944 e l’aprile del 1945 nell’Olanda occupata dalle truppe tedesche. (Roseboom T.J., 2001; Schulz L.C., 2010) Gli individui concepiti in questo periodo avevano per lo più un basso peso alla nascita e hanno sviluppato da adulti un’alterata tolleranza al glucosio, probabilmente correlata a una riprogrammazione durante la vita intrauterina delle relazioni tra glucosio e insulina e tra ormone della crescita e fattore della crescita insulino simile. DUTCH FAMINE Questi soggetti hanno mostrato un aumento d’incidenza di patologia psichiatrica, tra cui ansia e depressione, personalità antisociale, schizofrenia, accelerato declino delle funzioni cognitive all’età di 56-59 anni. Nel 2008 è stato evidenziato da Heijmans che i figli della fame presentano una minore metilazione del gene che comanda la sintesi di IGF2, il fattore insulinosimile di tipo 2 che regola la crescita del feto e che se è scarsamente attivo determina un basso peso alla nascita (St-Pierre J.,2012) Il periodo critico per la sottonutrizione corrispondeva in particolare con il terzo trimestre. Schema degli adattamenti fetali alla denutrizione Barker D.J.P., In utero rogramming of chronic disease Clinical science, 1998, 95, p.116 Altri recenti studi dimostrano come una dieta non bilanciata della madre attiva l’asse dello stress fetale ( HPA ) con aumento del cortisolo circolante e del numero di recettori per i glucocorticoidi in tutti gli organi, causando un’ alterazione della organogenesi fetale ,in particolare a livello della muscolatura e delle cellule cardiache, e può provocare un parto pretermine. Il feto, in condizioni di stress cronico, al fine di regolare la pressione arteriosa e la volemia, attiva il sistema renina-angiotensina, con possibile alterazione dello sviluppo dei nefroni e potenziale rischio in età adulta d’ipertensione e insufficienza renale. INCONTROLLABILITA’ E IMPREVEDIBILITA’ COME FATTORE DI STRESS Il ruolo maggiormente patogeno sembra essere assunto da eventi in cui la gestante abbia la percezione cognitiva di una condizione d’imprevedibilità e incontrollabilità. L’imprevedibilità si caratterizza per l’assenza di una risposta anticipatoria , mentre la percezione di minaccia o perdita di controllo si manifesta con un profilo di attivazione neuroendocrina e con un ritardo a livelli normali dei parametri fisiologici della risposta e dalla presenza di una evidente attivazione dell’adrenalina. (Weiss J.M. 1972; Salvador A. 2005). INCONTROLLABILITA’ E IMPREVEDIBILITA’ COME FATTORE DI STRESS Di particolare rilevanza sembrano essere le tensioni continue sulle quali la gestante senta di avere poche o nulle possibilità di controllo, come in particolare i dissapori coniugali, episodi di violenza, maltrattamento, abuso. Nel campo delle gravidanze patologiche appare come comune denominatore l'angoscia della madre, qualunque ne sia l'origine. Spesso quest’ansietà è nascosta dalla disciplina imposta dall'educazione che la madre ha ricevuto; purtroppo l'assenza di manifestazioni esteriori non è equivalente all'angoscia equilibrata, compensata e quindi meno aggressiva. Condizioni di stress cronico in gravidanza possono essere causa di ansia e depressione. Il fenomeno dello squilibrio psichico colpisce il 16% di donne nel periodo della maternità, sia durante la gravidanza anche con sintomatologia depressiva (episodio depressivo, depressione minore-subsindromica) che nel post-partum. In quest’ultimo caso con possibili ricadute successive. Circa il 40% delle donne che presentano depressione nel postpartum erano già depresse o in stato d’ ansia durante la gravidanza. In modo particolare sono esposte le donne che hanno sospeso un trattamento antidepressivo per la gravidanza. I disturbi d’ansia in gravidanza hanno ricevuto minor attenzione rispetto alla depressione pur essendo altrettanto comuni e gli studi sono scarsi, poco specifici e metodologicamente poco rigorosi. Una delle difficoltà ad individuare i disturbi d’ansia durante la gravidanza è rappresentata dalla sovrapposizione di sintomi fisici e psichici propri dell’esperienza di gravidanza con manifestazioni di un disturbo d’ansia. Paure comuni e diffuse tra le gravide possono riguardare vari aspetti, quali lo stato di salute della donna e del feto, la perdita del bambino, il timore del cambiamento del corpo, del ruolo genitoriale e sociale e la paura del parto. Sintomi fisici propri della gravidanza come iperemesi, vomito, nausea, affaticamento, astenia, disturbi dell’alimentazione, disturbi del sonno, fenomeni come “gambe senza riposo” o pesanti, possono essere anche correlati ad uno stato d’ansia in gravidanza. Stress come “fattore di rischio” per la gravidanza comparabile alla maggior parte degli altri fattori di rischio ostetrici. Lo sviluppo fetale, neonatale e infantile, e lo stato di salute futuro dipendono dal tipo, dalla durata e dalla fase della gestazione in cui si manifesta lo stress materno. Lo stress può modificare la relazione madre-bambino in tutte le diverse fasi della gravidanza: Durante Durante il periodo della creazione Durante Durante il periodo del concepimento Durante Durante il periodo embrionale Durante Durante il periodo fetale Meccanismi ipotizzati: Ormonali: CRH Programmazione dell’ asse HPA fetale Esposizione al testosterone Alterazioni del sistema immunitario Riduzione del flusso sanguigno placentare e uterino Meccanismi ipotizzati: Stress fumo, abuso di sostanze Stress nutrizione carente Stress ipertensione indotta dalla gravidanza Sontag fu il primo studioso a stabilire nel 1941 la relazione tra stress materno cronico in gravidanza e danno fetale, stabilendone la correlazione con il ritardo di accrescimento fetale (IUGR). Si è partiti dall’osservazione che la somministrazione di cortisone durante la gravidanza riduce il peso del bambino alla nascita, specie se la terapia è somministrata nell’ultimo trimestre. La regolazione dell’asse ipotalamo-ipofisi-surrene cambia drasticamente in gravidanza e il cortisolo materno aumenta da 2 a 4 volte nel corso della gestazione. Il feto è protetto dai livelli di cortisolo materno circolante da un enzima placentare, l’11Beta HSD-2 (idrossi-steroido-deidrogenasi), che converte la forma attiva (cortisolo) in forma inattiva (cortisone). Tale enzima è presente per il 75% nella parte di origine fetale della placenta (trofoblasto), per il restante 25% nella parte di origine materna. Prenatal stress, glucocorticoids and the programming of adult disease Elizabeth C. Cottrell* and Jonathan R. Seckl Endocrinology Unit, Centre for Cardiovascular Science, The Queen’s Medical Research Institute, University of Edinburgh, Edinburgh, Scotland Behav. Neurosci., 07 September 2009 | doi: 10.3389/neuro.08.019.2009 L’attività dell’enzima correla positivamente al peso alla nascita (Stewart, 1995) e s’ipotizza che un deficit relativo dell’enzima o un eccesso di cortisolo circolante potrebbero portare ad una sovraesposizione del feto agli effetti del cortisolo, che a dosi normali promuove il metabolismo, a dosi eccessive lo inibisce ed quindi è causa di basso peso alla nascita (Waddel 1988, Meyer1985, Cooper 1996, ) ed il rischio è maggiore se la sovraesposizione si verifica tra il 5° e il 6° mese di gravidanza (Class, 2011). Stress materno prenatale Sistema immunitario Sistema neuroendocrino Sistema vascolare Funzione utero-placentare Ambiente intra-uterino Ambiente fetale Sviluppo fetale, neonatale e infantile e salute Il cortisolo materno, aumentato per condizioni di stress, è in grado di passare la placenta e raggiungere il feto già dal quarto mese di gravidanza, e può essere dosato nel liquido amniotico. Esiste una forte correlazione tra i livelli di cortisolo nel liquido amniotico e nel sangue fetale, e tra i livelli del feto e quelli della madre. Questi studi, come quello recente che correla il rischio di aborto allo stress, e altri che dimostrano gli effetti a lungo termine dei traumi nell’ infanzia e nella pubertà, dimostrano come sia l’ ambiente ad agire su un determinato patrimonio genetico, condizionandone l’espressione. E per il feto l’ambiente è rappresentato dalla madre. Il rapporto tra abortività, parto pretermine e basso peso alla nascita è da imputarsi all’ aumentata produzione sotto stress del CRH, che va ad agire su tutti gli assi neuroendocrini, stimolando la secrezione di cortisolo e interferendo con la secrezione ormonale. Processi neuroendocrini, vascolari e immunitari che si svolgono nella placenta hanno un ruolo centrale nella regolazione della biologia riproduttiva. Il CRH prodotto in abbondanza dalla placenta durante tutto il decorso della gravidanza partecipa all’impianto del feto, alla funzionalità dell’asse HPA, alla differenziazione, crescita e maturazione del feto, fino alla fisiologia del parto. Avvenuta la fecondazione facilita l’ impianto dell’ embrione Blocca l’attività dei linfociti materni per impedire loro di aggredire il tessuto fetale Modula lo stress materno Un’alterazione nella secrezione del CRH va a interferire con i fisiologici meccanismi di decidualizzazione, impianto, stabilizzazione e crescita dell’uovo fecondato, conseguenza delle alterazioni vasali e cellulari di tipo infiammatorio (Latendresse, Ruiz 2011). Recenti studi hanno identificato lo stress emozionale quale fattore di rischio maggiore, assieme all’età materna, a precedenti aborti e ad abuso di alcol, per l’aborto spontaneo. S’ipotizza che ciò possa essere collegato all’incremento di ormoni dello stress, in particolare CRH, cortisolo, noradrenalina. Donne affette da sindrome postraumatica da stress hanno livelli di NFkB (principale via intracellulare di attivazione dell’infiammazione) sensibilmente superiori rispetto ai controlli, e quindi viene ipotizzata una correlazione tra processo infiammatorio e aborto spontaneo anche precoce. (Wainstock T. 2013) Ulteriormente situazioni di stress cronico possono portare a difetti nello sviluppo del sistema nervoso del bambino e ricadute a livello cognitivo, affettivo e comportamentale e possibili psicopatologie infantili e nell’età adulta, tra cui autismo e schizofrenia (Wadhwa 1988,2005). Huttunen cita la particolare gravità di traumi sopravvenuti tra il terzo e il quinto mese di gravidanza, periodo in cui si va formando il talamo, centro dell'emozione. La madre sana mantiene comunque un ruolo protettore, com’è dimostrato da gravidanze sopravvenute in particolari condizioni, nelle quali, malgrado l'angoscia sub-acuta delle coppie, la donna metteva al mondo un figlio sano (ad es in guerra) Lo stress psichico di tipo cronico è inoltre un potente fattore di alterazione della dinamica immunitaria, causandone soppressione e/o disregolazione, e figli di madri che durante la gravidanza si sono trovate in situazioni di forte conflittualità, disagio, e sofferenza psichica sembrano avere nella prima infanzia una maggiore tendenza ad ammalarsi e una minore capacità reattiva alle malattie. Questo potrebbe essere correlato a un’alterazione a livello cromosomico, in particolare del telomero (Epel, 2004) con conseguente maggior stress ossidativo cellulare e precoce invecchiamento cellulare. Lo stress in gravidanza può alterare i telomeri della prole che saranno statisticamente più corti sia nei neonati che negli adulti (Entringer, 2001,2013), con conseguente maggiore predisposizione a malattie e tumori. Una sovrabbondanza di ormoni dello stress può influenzare la sessualità del cervello. Anche se il sesso è determinato geneticamente, il centro sessuale del cervello, così come l’ orientamento sessuale, emerge da una interrelazione tra genetica e ambiente all’ interno dell’ utero. L’ equilibrio ormonale può venire rovesciato da: Difetti genetici Tossine ambientali Stress materno Lo stress materno in gravidanza, alterando i livelli degli androgeni fetali, può causare deviazioni dalla normale differenziazione sessuale. (Dorner et all.,1980,1983; Ellis et all.,2001) Stress prenatale come possibile fattore eziogenetico della omosessualità nei maschi: Uno studio osservazionale effettuato in Germania ha osservato un significativo aumento di omosessuali maschi nati nel periodo bellico e postbellico della II Guerra Mondiale (1941-1947), con massimo di frequenza relativa negli anni 1944-1945. (Dorner et all.,1980,) Studi successivi hanno evidenziato come in numerose città che avevano sofferto i più gravi bombardamenti durante la II Guerra Mondiale non si è avuta evidenza di aumento del numero di omosessuali. (Schmidt e all.,1995) STILE DI VITA E’ CAUSA DELL’OMOSESSUALITA’ ( D. Swaab et all., 2007,2010,2011). Le donne in gravidanza sottoposte a stress hanno più probabilità di avere bambini omosessuali di entrambi i sessi a causa degli alti livelli di cortisolo che influenza la produzione di ormoni sessuali nel feto. L’alterazione della concentrazione nel feto del Per il feto: Morte in utero Aborto spontaneo Parto pretermine Basso peso alla nascita Per la madre: Gestosi Ipertensione Diabete gravidico Effetti su: frequenza cardiaca fetale movimenti fetali comportamento del feto modalità di reazione agli stimoli sviluppo neurologico Alterazione di: modulazione neuroendocrina della regolazione dello stress regolazione dell’ asse ipotalamo-surrene alterazione dei recettori centrali per gli ormoni glucocorticoidi mineralcorticoidi nell’ amigdala, nell’ ippocampo e nella regione prefrontale distruzione e inibizione della crescita di neuroni e sinapsi nell’area dell'ippocampo alterazione dei recettori per il CRH e l’ AVP ( argininovasopressina) nel nucleo paraventricolare dell’ ipotalamo Queste strutture centrali regolano il comportamento sociale ed emozionale e danni a questo livello possono portare ad alterazione delle risposte emozionali, neuro- endocrine, immunologiche e psicologiche, nonché del comportamento reattivo. Il futuro bambino potrà essere iper o iporeattivo con difficoltà relazionali. Nervosismo o crisi di pianto parossistico o inconsolabile, predisposizione ad ammalarsi nel periodo neonatale e infantile possono essere l’espressione di una ipercortisolemia causata da fenomeni depressivi o da stress cronico nella madre. Disfunzioni emozionali e psichiche: ADHD Autismo Eccessiva timidezza Ritardo nel linguaggio Problemi cognitivi e comportamentali Depressione, pensieri suicidari Stati d’ansia, disturbi del sonno Comportamenti subordinati, adattamento passivo Orientamento sessuale Alterazioni della Working Memory nelle giovani donne Alterazioni dell’immuno competenza postpuberale Cancro Disturbi dell’alimentazione, obesità Alcolismo, dipendenze Abusi sessuali (sia come aggressore che come vittima) Riduzione della massa muscolare Eczemi, dermatiti Asma e allergie Obesità centrale Osteoporosi Iperinsulinismo Diabete tipo II Ipertensione Malattie cardiovascolari Patologie da immunodeficienza/ tumori Adrenarca precoce / Iperandrogenismo ovarico (PCOS) Ogni influenza negativa come l'ansietà materna, rischia di nuocere alla sottigliezza dell'interazione in seno alla diade madre-bambino. Fra altri fattori, i turbamenti emozionali vissuti dalla madre durante la gravidanza possono contribuire a mantenere viva l'ansietà materna anche dopo la nascita e cronicizzare un investimento affettivo conflittuale. APPROCCIO TERAPEUTICO L’approccio della medicina allopatica a tali condizioni è fondamentalmente rappresentato da trattamenti non farmacologici (psicologici, psichiatrici, psicoeducazionali), eventualmente associati a terapia farmacologica, con farmaci ansiolitici, antidepressi, stabilizzatori dell’umore e antipsicotici, a seconda della gravità del caso. Molti farmaci della farmacopea classica trovano controindicazione nello stato di gravidanza, e sono comunque poco maneggevoli e mal accettati dalla gestante, che spesso li discontinua. APPROCCIO TERAPEUTICO Un approccio olistico, in ottica PNEI, che preveda l’utilizzo di strumenti relazionali, manuali, corporei e clinici della medicina tradizionale cinese, floriterapici, omotossicologici, omeopatici, e altro, può essere utile per aiutare la donna a gestire le sue emozioni e contenere lo stato di stress. E’ sicuro che c’è una relazione tra tutti i movimenti della madre e quelli del bambino che si trova nel suo ventre, al punto che tutto ciò che nuoce all’ una nuoce all’ altro. CARTESIO Passioni CXXXVI