MariniPistoia 14 gennaio 2015 1_150116105238

Pistoia, 14 Gennaio 2015
Lo stress materno: ripercussioni a breve,
medio e lungo termine
Dott.ssa Paola Delia Marini
“Tutti noi vogliamo figli felici.
Figli felici crescono da bambini felici.
Bambini felici nascono da mamme felici”
Dr. Vijai Shama
Negli ultimi anni una serie di studi ha documentato i rischi di
patologie durature, sia psichiche sia organiche, nei bambini
esposti a stress materno eccessivo, ansia e depressione
durante la vita intrauterina.
Il pensiero della madre sulla gioia e sull'amore
inonda il cervello di endorfine buone e di neurormoni
come l'ossitocina, in grado di fornire benessere duraturo,
mentre al contrario un’esposizione prolungata agli ormoni
dello stress, inclusi adrenalina e cortisolo, può determinare
ripercussioni negative sulla salute del feto a breve, medio e
lungo termine nella vita extrauterina
Si sta facendo quindi
strada un nuova chiave di
lettura della genesi di
molte patologie fisiche e
psichiche che potrebbe
iniziare già nella vita
prenatale, in rapporto
all’ ambiente in cui si viene a
sviluppare il feto.
E da qui l’importanza della qualità del
prendersi cura della gravidanza da parte del personale
sanitario, attraverso un modello di assistenza
che si orienti alla genesi della salute,
basato sulla relazione e sull’individuazione dei bisogni di
quella donna.
Lo stress fu inizialmente definito come la risposta non specifica
dell’organismo a qualunque tipo di stimolo nocivo. (Selye H. 1950).
In seguito il concetto fu perfezionato, distinguendo tra:
STRESSOR (il fattore dello stress) e
STRESS RESPONSE ( la risposta di stress).
Il termine stressor si riferisce a uno stimolo che minaccia l’omeostasi,
la risposta di stress alla reazione dell’organismo finalizzata al ripristino
dell’omeostasi.
(Chrousos G.P. 2009)
Gli organismi viventi reagiscono alle sfide ambientali (stress )
secondo modelli di reattività molto differenziati, esiti della
combinazione tra costituzione genetica ed esperienze nei contesti
di vita, che determinano la direzione verso un buon adattamento
(stato di salute) o un cattivo adattamento (stato di malattia),
in dipendenza dalle modalità con cui il cervello li interpreta.
(Mc Ewen, 1998)
SISTEMA DELLO STRESS:
ORGANIZZAZIONE
L’ASSE NEUROENDOCRINO HPA (ipotalamo-ipofisi-surrene)
risponde allo stress secernendo cortisolo (braccio chimico) o catecolamine
(braccio nervoso) in dipendenza delle caratteristiche e della durata dell’ evento
stressante.
La prima via comprende il CRH (ormone rilasciante corticotropina), prodotto
dall’ipotalamo, che stimola l’ACTH ipofisario che a sua volta stimola la
produzione di cortisolo da parte del surrene.
La seconda via (nervosa) parte dai nuclei ipotalamici parvocellulari che si
collegano con il locus coeruleus che produce noradrenalina, con effetti sia
sull’ipotalamo che sulla corteccia cerebrale. Dal locus coeruleus, tramite il
neurovegetativo simpatico, viene sollecitata la midollare del surrene a produrre
catecolamine e in particolare adrenalina. SISTEMA DELLO
STRESS:ORGANIZZAZIONE
Serotonina e acetilcolina stimolano
l’asse dello stress, mentre il GABA,
le endorfine e i derivati delle
propiomelanocortine (POMC),
lo inibiscono. F.Bottaccioli Il sistema immunitario, la bilancia della
vita. Tecniche Nuove, Milano, 2002
Le conseguenze dello stress dipendono dalle capacità individuali di adattarsi
ad esso.
Stressors simili possono indurre risposte quantitativamente e
qualitativamente diverse da soggetto a soggetto, in base a:
personalità e vissuto dell’individuo
suoi bioritmi
caratteristiche degli stressors (regolarità, prevedibilità, evitabilità, durata e
intensità)
fattori ambientali (ciclo luce-buio, temperatura, grado di umidità e di pressione
atmosferica, intensità e frequenza dei campi elettromagnetici)
esperienze vissute in fase fetale e perinatale.
L’esposizione al cortisolo in utero ha effetti sulla struttura dei
neuroni e sulla formazione delle sinapsi
Sia l’ ipotalamo che l’ ippocampo e la regione prefrontale sono
sensibili all’ ormone.
L’eccesso di cortisolo induce una riduzione dei recettori (GR
recettori per i glucocorticoidi e MR recettori per i
mineralcorticoidi) che legano l’ormone e tale alterazione
realizzata in fasi precoci, tende a permanere.
Le catecolamine nel cervello fetale hanno la capacità di alterare la
produzione di serotonina.
L’ambiente intrauterino determina la configurazione
dell’asse dello stress che conferirà all’individuo la SUA
specificità biologica, che si tradurrà nella SUA reattività
individuale allo stress. (Weaver .C.G., 2004)
In situazioni di stress materno si può venire a creare un settaggio
iperattivo del sistema dello stress e della sensibilità emozionale
che sarà caratteristico di quel bambino nel corso della sua vita.
Il cervello in fase di formazione viene quindi istruito a reagire
secondo la risposta della "lotta e fuga" anche in casi
inappropriati, per tutta la vita .
Si può quindi parlare di signatura epigenetica per la risposta allo
stress e alle emozioni.
Esiste una associazione tra eventi che avvengono durante la vita intrauterina e
alterazioni della crescita e dello sviluppo fetale, con successiva comparsa di
malattie in età adulta.
I periodi critici dello sviluppo, durante i quali i sistemi sono molto plastici e
sensibili all’ambiente, variano da tessuto e tessuto.
In queste “ finestre temporali “si realizzano eventi che durano tutta la vita.
(Welberg L.A., 2001;J. R. Seckel, 2004)
Per l’uomo i più noti sono la differenziazione sessuale e gli effetti degli ormoni
dello stress.
Al di fuori delle finestre temporali, eventuali influenze ambientali potranno avere
effetti di minore intensità o anche nessun effetto sulla determinazione delle
caratteristiche individuali.
PLASTICITA’
PLASTICITA’ DELLO SVILUPPO:
Capacità di un organismo di svilupparsi in differenti
modi a seconda degli input provenienti dall’ ambiente.
FONTI DELLO STRESS IN
GRAVIDANZA
ambiente interno:
situazioni personali, interiori, psichiche, vissuti negativi
basso livello di autostima
condizionamenti
storia familiare e/o personale di disturbi depressivi anche
durante la gravidanza
gravidanza non programmata o indesiderata
atteggiamento ambivalente nei confronti della maternità
FONTI DELLO STRESS IN
GRAVIDANZA
ambiente interno:
ansia ingravescente per paure che possono riguardare lo stato
di salute proprio e/o del feto, la perdita del bambino, il timore
dei cambiamenti del corpo, del ruolo genitoriale e sociale e la
paura del parto
precedenti ostetrici negativi
complicanze della gravidanza
complicanze fetali ( es. malformazioni primitive o secondarie )
sindrome post-traumatica da parto
FONTI DELLO STRESS IN
GRAVIDANZA
ambiente esterno,
esterno,
sia geografico-ambientale che umano-relazionale:
condizioni familiari, sociali, ambientali, socio-economiche avverse
scarso sostegno familiare e sociale
conflitti irrisolti all’ interno del nucleo familiare
problemi relazionali col partner e scarso o assente sostegno
con conseguente mancanza di supporto emotivo (Gotlib, 1991),
stato di ragazza madre
storia di abuso ( maltrattamenti fisici, psichici, sessuali )
FONTI DELLO STRESS IN
GRAVIDANZA
ambiente esterno,
sia geografico-ambientale che umano-relazionale:
eventi stressanti (lutti, malattie, malattia del partner,
cambiamenti di lavoro, difficoltà economiche)
stress lavorativo
problematiche sociali legati al fenomeno migratorio
discriminazione, razzismo
guerre e carestie
disastri ambientali
FONTI DELLO STRESS IN
GRAVIDANZA
Situazione di particolare criticità è rappresentata dall’età adolescenziale.
Le adolescenti presentano una maggiore vulnerabilità neurobiologica e psichica,
spesso in concomitanza di:
disagio psico-sociale
stili di vita inadeguati
bassi livelli di autostima
stili di coping di tipo passivo e catastrofista
scarsa aderenza alle prescrizioni mediche e ostetriche
Barnet B., 2008; Freitas GV.2008; Reid V, 2007;
Secco M.L. 2007
FONTI DELLO STRESS IN
GRAVIDANZA
Ciascuno di questi fattori, che vanno ad alterare i fisiologici
meccanismi di adattamento alla gravidanza, di per sé involontario,
inconscio, istintivo e regolato dal cervello primale, assume un
significato in relazione al soggetto, alla sua cultura e al momento,
all’ intensità e alla durata del suo impatto, alla sua resilienza, alla
validità dei meccanismi endogeni e/o esogeni messi in atto per
riequilibrare il sistema.
FONTI DELLO STRESS IN
GRAVIDANZA
Nella loro complessa interazione non è possibile stabilire una
specifica relazione causa –effetto, né se agiscano
sinergicamente o singolarmente.
Infatti dobbiamo considerare come spesso si possano trovare
più eventi stressogeni,
e in situazioni di particolare disagio e
di stress elevato lo stile di vita è
inadeguato, con alimentazione
carente o al contrario eccessiva e
non bilanciata, uso o abuso di alcool,
fumo, sostanze.
DUTCH FAMINE
Sono stati studiati longitudinalmente i
“ figli della fame”, cioè i figli nati da donne che
erano in stato di gravidanza nell’inverno della
fame, tra il novembre del 1944 e l’aprile del 1945
nell’Olanda occupata dalle truppe tedesche.
(Roseboom T.J., 2001; Schulz L.C., 2010)
Gli individui concepiti in questo periodo avevano per lo più un basso peso alla
nascita e hanno sviluppato da adulti un’alterata tolleranza al glucosio,
probabilmente correlata a una riprogrammazione durante la vita intrauterina
delle relazioni tra glucosio e insulina e tra ormone della
crescita e fattore della crescita insulino simile.
DUTCH FAMINE
Questi soggetti hanno mostrato un aumento
d’incidenza di patologia psichiatrica, tra cui
ansia e depressione, personalità antisociale,
schizofrenia, accelerato declino delle funzioni
cognitive all’età di 56-59 anni.
Nel 2008 è stato evidenziato da Heijmans che i figli della fame presentano
una minore metilazione del gene che comanda la sintesi di IGF2, il fattore
insulinosimile di tipo 2 che regola la crescita del feto e che se è scarsamente
attivo determina un basso peso alla nascita (St-Pierre J.,2012)
Il periodo critico per la sottonutrizione corrispondeva in particolare con il
terzo trimestre.
Schema degli
adattamenti fetali
alla denutrizione
Barker D.J.P., In
utero rogramming
of chronic disease
Clinical science,
1998, 95, p.116
Altri recenti studi dimostrano come una dieta non bilanciata della madre
attiva l’asse dello stress fetale ( HPA ) con aumento del cortisolo
circolante e del numero di recettori per i glucocorticoidi in tutti gli organi,
causando un’ alterazione della organogenesi fetale ,in particolare a livello
della muscolatura e delle cellule cardiache, e può provocare un parto
pretermine.
Il feto, in condizioni di stress cronico, al fine di regolare la pressione
arteriosa e la volemia, attiva il sistema renina-angiotensina, con possibile
alterazione dello sviluppo dei nefroni e potenziale rischio in età adulta
d’ipertensione e insufficienza renale.
INCONTROLLABILITA’ E
IMPREVEDIBILITA’
COME FATTORE DI STRESS
Il ruolo maggiormente patogeno sembra essere assunto da eventi in cui la gestante
abbia la percezione cognitiva di una condizione d’imprevedibilità e incontrollabilità.
L’imprevedibilità si caratterizza per l’assenza di una risposta anticipatoria , mentre
la percezione di minaccia o perdita di controllo si manifesta con un profilo di
attivazione neuroendocrina e con un ritardo a livelli normali dei parametri
fisiologici della risposta e dalla presenza di una evidente attivazione
dell’adrenalina.
(Weiss J.M. 1972; Salvador A. 2005).
INCONTROLLABILITA’ E
IMPREVEDIBILITA’
COME FATTORE DI STRESS
Di particolare rilevanza sembrano essere le tensioni continue sulle quali la
gestante senta di avere poche o nulle possibilità di controllo, come in particolare i
dissapori coniugali, episodi di violenza, maltrattamento, abuso.
Nel campo delle gravidanze patologiche appare come comune denominatore
l'angoscia della madre, qualunque ne sia l'origine. Spesso quest’ansietà è
nascosta dalla disciplina imposta dall'educazione che la madre ha ricevuto;
purtroppo l'assenza di manifestazioni esteriori non è equivalente all'angoscia
equilibrata, compensata e quindi meno aggressiva.
Condizioni di stress cronico in gravidanza possono essere causa
di ansia e depressione.
Il fenomeno dello squilibrio psichico colpisce il 16% di donne nel
periodo della maternità,
sia durante la gravidanza anche con sintomatologia depressiva
(episodio depressivo, depressione minore-subsindromica)
che nel post-partum.
In quest’ultimo caso con possibili ricadute successive.
Circa il 40% delle donne che presentano depressione nel postpartum erano già depresse o in stato d’ ansia durante la
gravidanza.
In modo particolare sono esposte le donne che hanno sospeso un
trattamento antidepressivo per la gravidanza.
I disturbi d’ansia in gravidanza hanno ricevuto minor attenzione
rispetto alla depressione pur essendo altrettanto comuni e gli studi
sono scarsi, poco specifici e metodologicamente poco rigorosi.
Una delle difficoltà ad individuare i disturbi d’ansia durante la
gravidanza è rappresentata dalla sovrapposizione di sintomi fisici e
psichici propri dell’esperienza di gravidanza con manifestazioni di
un disturbo d’ansia.
Paure comuni e diffuse tra le gravide possono riguardare vari aspetti,
quali lo stato di salute della donna e del feto, la perdita del bambino,
il timore del cambiamento del corpo, del ruolo genitoriale e sociale e
la paura del parto.
Sintomi fisici propri della gravidanza come iperemesi, vomito, nausea,
affaticamento, astenia, disturbi dell’alimentazione, disturbi del sonno,
fenomeni come “gambe senza riposo” o pesanti, possono essere
anche correlati ad uno stato d’ansia in gravidanza.
Stress come “fattore di rischio” per la gravidanza
comparabile alla maggior parte degli altri fattori di
rischio ostetrici.
Lo sviluppo fetale, neonatale e infantile, e lo stato di salute
futuro dipendono dal tipo, dalla durata e dalla fase della
gestazione in cui si manifesta lo stress materno.
Lo stress può modificare la relazione madre-bambino in tutte le
diverse fasi della gravidanza:
Durante
Durante il periodo della creazione
Durante
Durante il periodo del concepimento
Durante
Durante il periodo embrionale
Durante
Durante il periodo fetale
Meccanismi ipotizzati:
Ormonali:
CRH
Programmazione dell’ asse HPA fetale
Esposizione al testosterone
Alterazioni del sistema immunitario
Riduzione del flusso sanguigno placentare e uterino
Meccanismi ipotizzati:
Stress
fumo, abuso di sostanze
Stress
nutrizione carente
Stress
ipertensione indotta dalla gravidanza
Sontag fu il primo studioso a stabilire nel 1941 la relazione tra stress
materno cronico in gravidanza e danno fetale, stabilendone la
correlazione con il ritardo di accrescimento fetale (IUGR).
Si è partiti dall’osservazione che la somministrazione di cortisone
durante la gravidanza riduce il peso del bambino alla nascita, specie
se la terapia è somministrata nell’ultimo trimestre.
La regolazione dell’asse ipotalamo-ipofisi-surrene
cambia drasticamente in gravidanza e il cortisolo
materno aumenta da 2 a 4 volte nel corso della gestazione.
Il feto è protetto dai livelli di cortisolo materno circolante
da un enzima placentare, l’11Beta HSD-2
(idrossi-steroido-deidrogenasi), che converte la forma
attiva (cortisolo) in forma inattiva (cortisone).
Tale enzima è presente per il 75% nella parte di origine
fetale della placenta (trofoblasto), per il restante 25%
nella parte di origine materna.
Prenatal stress, glucocorticoids and the programming of
adult disease Elizabeth C. Cottrell* and Jonathan R.
Seckl Endocrinology Unit, Centre for Cardiovascular
Science, The Queen’s Medical Research Institute,
University of Edinburgh, Edinburgh, Scotland Behav.
Neurosci., 07 September 2009 | doi:
10.3389/neuro.08.019.2009
L’attività dell’enzima correla positivamente al peso alla nascita
(Stewart, 1995) e s’ipotizza che un deficit relativo dell’enzima o un
eccesso di cortisolo circolante potrebbero portare ad una
sovraesposizione del feto agli effetti del cortisolo, che a dosi
normali promuove il metabolismo, a dosi eccessive lo inibisce
ed quindi è causa di basso peso alla nascita
(Waddel 1988, Meyer1985, Cooper 1996, )
ed il rischio è maggiore se la sovraesposizione si verifica
tra il 5° e il 6° mese di gravidanza (Class, 2011).
Stress materno prenatale
Sistema
immunitario
Sistema
neuroendocrino
Sistema
vascolare
Funzione utero-placentare
Ambiente intra-uterino
Ambiente fetale
Sviluppo fetale, neonatale e infantile e salute
Il cortisolo materno, aumentato per condizioni di stress, è in
grado di passare la placenta e raggiungere il feto già dal
quarto mese di gravidanza, e può essere dosato nel liquido
amniotico.
Esiste una forte correlazione tra i livelli di cortisolo nel liquido
amniotico e nel sangue fetale, e tra i livelli del feto e quelli della
madre.
Questi studi, come quello recente che correla il rischio di aborto
allo stress, e altri che dimostrano gli effetti a lungo termine dei
traumi nell’ infanzia e nella pubertà, dimostrano come sia l’
ambiente ad agire su un determinato patrimonio genetico,
condizionandone l’espressione. E per il feto l’ambiente è
rappresentato dalla madre.
Il rapporto tra abortività, parto pretermine e basso peso alla
nascita è da imputarsi all’ aumentata produzione sotto stress
del CRH, che va ad agire su tutti gli assi neuroendocrini,
stimolando la secrezione di cortisolo e interferendo con la
secrezione ormonale.
Processi neuroendocrini, vascolari e immunitari che si svolgono
nella placenta hanno un ruolo centrale nella regolazione della
biologia riproduttiva.
Il CRH prodotto in abbondanza dalla placenta durante tutto il
decorso della gravidanza partecipa all’impianto del feto, alla
funzionalità dell’asse HPA, alla differenziazione, crescita e
maturazione del feto, fino alla fisiologia del parto.
Avvenuta la fecondazione facilita l’ impianto dell’
embrione
Blocca l’attività dei linfociti materni per impedire
loro di aggredire il tessuto fetale
Modula lo stress materno
Un’alterazione nella secrezione del CRH va a interferire con i
fisiologici meccanismi di decidualizzazione, impianto,
stabilizzazione e crescita dell’uovo fecondato, conseguenza
delle alterazioni vasali e cellulari di tipo infiammatorio
(Latendresse, Ruiz 2011).
Recenti studi hanno identificato lo stress emozionale quale
fattore di rischio maggiore, assieme all’età materna, a precedenti
aborti e ad abuso di alcol, per l’aborto spontaneo. S’ipotizza
che ciò possa essere collegato all’incremento di ormoni dello
stress, in particolare CRH, cortisolo, noradrenalina.
Donne affette da sindrome postraumatica da stress hanno livelli
di NFkB (principale via intracellulare di attivazione
dell’infiammazione) sensibilmente superiori rispetto ai controlli, e
quindi viene ipotizzata una correlazione tra processo
infiammatorio e aborto spontaneo anche precoce.
(Wainstock T. 2013)
Ulteriormente situazioni di stress cronico possono portare a
difetti nello sviluppo del sistema nervoso del bambino e
ricadute a livello cognitivo, affettivo e comportamentale e
possibili psicopatologie infantili e nell’età adulta, tra cui
autismo e schizofrenia (Wadhwa 1988,2005).
Huttunen cita la particolare gravità di traumi sopravvenuti tra il
terzo e il quinto mese di gravidanza, periodo in cui si va
formando il talamo, centro dell'emozione.
La madre sana mantiene comunque un ruolo protettore, com’è
dimostrato da gravidanze sopravvenute in particolari
condizioni, nelle quali, malgrado l'angoscia sub-acuta delle
coppie, la donna metteva al mondo un figlio sano (ad es in
guerra)
Lo stress psichico di tipo cronico è inoltre un potente
fattore di alterazione della dinamica immunitaria,
causandone soppressione e/o disregolazione,
e figli di madri che durante la gravidanza si sono
trovate in situazioni di forte conflittualità, disagio,
e sofferenza psichica sembrano avere nella prima infanzia
una maggiore tendenza ad ammalarsi e una minore capacità
reattiva alle malattie.
Questo potrebbe essere correlato a un’alterazione a livello
cromosomico, in particolare del telomero (Epel, 2004)
con conseguente maggior stress ossidativo cellulare e
precoce invecchiamento cellulare.
Lo stress in gravidanza può alterare i telomeri della prole che
saranno statisticamente più corti sia nei neonati che negli
adulti (Entringer, 2001,2013), con conseguente maggiore
predisposizione a malattie e tumori.
Una sovrabbondanza di ormoni dello stress può influenzare la
sessualità del cervello.
Anche se il sesso è determinato geneticamente, il centro sessuale
del cervello, così come l’ orientamento sessuale, emerge da una
interrelazione tra genetica e ambiente all’ interno dell’ utero.
L’ equilibrio ormonale può venire
rovesciato da:
Difetti genetici
Tossine ambientali
Stress materno
Lo stress materno in gravidanza, alterando i livelli
degli androgeni fetali, può causare deviazioni dalla
normale differenziazione sessuale.
(Dorner et all.,1980,1983; Ellis et all.,2001)
Stress prenatale come possibile fattore
eziogenetico della omosessualità
nei maschi:
Uno studio osservazionale effettuato in Germania ha osservato un
significativo aumento di omosessuali maschi nati nel periodo bellico e
postbellico della II Guerra Mondiale (1941-1947), con massimo di
frequenza relativa negli anni 1944-1945.
(Dorner et all.,1980,)
Studi successivi hanno evidenziato come in numerose città che
avevano sofferto i più gravi bombardamenti durante la II Guerra
Mondiale non si è avuta evidenza di aumento del numero di
omosessuali.
(Schmidt e all.,1995)
STILE DI VITA E’ CAUSA
DELL’OMOSESSUALITA’
( D. Swaab et all., 2007,2010,2011).
Le donne in gravidanza sottoposte a stress
hanno più probabilità di avere bambini
omosessuali di entrambi i sessi a causa degli
alti livelli di cortisolo che influenza la
produzione di ormoni sessuali nel feto.
L’alterazione della concentrazione nel feto del
Per il feto:
Morte in utero
Aborto spontaneo
Parto pretermine
Basso peso alla nascita
Per la madre:
Gestosi
Ipertensione
Diabete gravidico
Effetti su:
frequenza cardiaca fetale
movimenti fetali
comportamento del feto
modalità di reazione agli stimoli
sviluppo neurologico
Alterazione di:
modulazione neuroendocrina della regolazione dello stress
regolazione dell’ asse ipotalamo-surrene
alterazione dei recettori centrali per gli ormoni glucocorticoidi
mineralcorticoidi nell’ amigdala, nell’ ippocampo e nella regione
prefrontale
distruzione e inibizione della crescita di neuroni e sinapsi nell’area
dell'ippocampo
alterazione dei recettori per il CRH e l’ AVP ( argininovasopressina) nel nucleo paraventricolare dell’ ipotalamo
Queste strutture centrali regolano il comportamento sociale ed
emozionale e danni a questo livello possono portare ad
alterazione delle risposte emozionali, neuro- endocrine,
immunologiche e psicologiche, nonché del comportamento
reattivo.
Il futuro bambino potrà essere iper o iporeattivo con difficoltà
relazionali.
Nervosismo o crisi di pianto parossistico o
inconsolabile, predisposizione ad ammalarsi nel periodo
neonatale e infantile possono essere l’espressione di
una ipercortisolemia causata da fenomeni depressivi o
da stress cronico nella madre.
Disfunzioni emozionali e psichiche:
ADHD
Autismo
Eccessiva timidezza
Ritardo nel linguaggio
Problemi cognitivi e comportamentali
Depressione, pensieri suicidari
Stati d’ansia, disturbi del sonno
Comportamenti subordinati, adattamento passivo
Orientamento sessuale
Alterazioni della Working Memory nelle giovani donne
Alterazioni dell’immuno competenza postpuberale
Cancro
Disturbi dell’alimentazione, obesità
Alcolismo, dipendenze
Abusi sessuali (sia come aggressore che come vittima)
Riduzione della massa muscolare
Eczemi, dermatiti
Asma e allergie
Obesità centrale
Osteoporosi
Iperinsulinismo
Diabete tipo II
Ipertensione
Malattie cardiovascolari
Patologie da immunodeficienza/ tumori
Adrenarca precoce / Iperandrogenismo ovarico (PCOS)
Ogni influenza negativa come l'ansietà materna,
rischia di nuocere alla sottigliezza dell'interazione
in seno alla diade madre-bambino. Fra altri
fattori, i turbamenti emozionali vissuti dalla madre
durante la gravidanza possono contribuire a
mantenere viva l'ansietà materna anche dopo la
nascita e cronicizzare un investimento affettivo
conflittuale.
APPROCCIO TERAPEUTICO
L’approccio della medicina allopatica a tali condizioni è
fondamentalmente rappresentato da trattamenti non
farmacologici (psicologici, psichiatrici,
psicoeducazionali), eventualmente associati a
terapia farmacologica, con farmaci ansiolitici,
antidepressi, stabilizzatori dell’umore e antipsicotici,
a seconda della gravità del caso.
Molti farmaci della farmacopea classica trovano
controindicazione nello stato di gravidanza, e sono comunque
poco maneggevoli e mal accettati dalla gestante, che spesso li discontinua.
APPROCCIO TERAPEUTICO
Un approccio olistico, in ottica PNEI, che preveda
l’utilizzo di strumenti relazionali, manuali, corporei e clinici
della medicina tradizionale cinese, floriterapici,
omotossicologici, omeopatici, e altro, può essere utile
per aiutare la donna a gestire le sue emozioni e
contenere lo stato di stress.
E’ sicuro che c’è una relazione tra tutti i movimenti
della madre e quelli del bambino che si trova nel suo
ventre, al punto che tutto ciò che nuoce all’ una
nuoce all’ altro.
CARTESIO
Passioni CXXXVI