Rassegna stampa,Scavi a Paestum,Prova di greco con sensori

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Scavi a Paestum
Molti di voi assoceranno al nome della città di Paestum i tre
splendidi templi di ordine dorico, uno dedicato alla dea Hera
ma meglio conosciuto come “Basilica” poiché svolgeva questa
funzione in età romana; quello centrale sempre dedicato ad
Hera ma noto come “tempio di Nettuno” e poi il più piccolo, il
tempio di Atena (tutti e tre i templi sono anche visitabili
all’interno per volontà del nuovo direttore della zona
archeologica, il dott. Gabriel Zuchtriegel). Ma grazie
all’esperienza di alternanza scuola-lavoro, organizzata dal
nostro liceo in collaborazione con la Società Friulana di
Archeologia, ho avuto il piacere di scoprire molte nuove cose
riguardo questa perla dell’antichità.
La città che oggi si trova tra la Costiera Amalfitana ed il
Cilento venne fondata verso il 600 a.C. per opera dei Sibariti
che costruirono circa a venti kilometri più a nord, sulla foce
del fiume Sele, un tempio, anch’esso dedicato ad Hera che
segnò per i secoli successivi il confine dell’area di
competenza della città ma di cui oggi non rimane traccia.
Nel V secolo la città raggiunse il suo massimo splendore:
proprio in questo periodo si costruirono i monumentali templi.
Ma nel 410 a.C. presero il sopravvento sulla città i Lucani,
una popolazione locale che produsse i più particolareggiati
vasi e le più variopinte camere funerarie; inoltre tale
popolazione cambiò il nome della città da in Poistom.
Nel 273 a.C. i Romani si impadronirono di Paestum che divenne
da subito di centrale importanza poiché prima fornì a Roma
molte navi usate durante la Prima Guerra Punica e poi fece da
scalo logistico dopo la disfatta di Canne. Durante l’età
romana furono completate numerose opere pubbliche che ancora
oggi possiamo visitare come l’anfiteatro, il foro e tutti i
quartieri residenziali. In età augustea Paestum si fece
conoscere per “la rosa di Paestum” che pare fiorisse solamente
due volte l’anno e con cui si producevano i preziosi profumi.
Tale pianta era rinomata a tal punto che è citata sia da
Virgilio nel libro IV delle Georgiche sia da Plinio Il Vecchio
che le definisce di iocundis odoris. Oggi, dopo molti secoli ,
si sta tentando di ricoltivare questo fiore con un rosaio
piantato proprio innanzi al tempio di Nettuno.
La città declinò a causa di un fiume che scorreva nei pressi
dei nuclei abitativi e che, essendo le sue acque ricche di
calcare, aveva la capacità di pietrificare ogni cosa in breve
tempo. La bellezza dei templi era nota soprattutto nei paesi
anglosassoni tanto che fu tappa del così detto Grand Tour che
fu percorso anche da personalità influenti come Goethe e
Nietzsche. La scoperta della città è da attribuire a Carlo
III di Borbone intorno alla metà del’700 ma gli scavi
iniziarono durante il periodo fascista poiché due archeologi
che non aderivano agli ideali di quel tempo furono mandati in
esilio proprio a Paestum. Il 9 settembre 1943 nella città
sbarcarono gli americani che scelsero come base logistica il
tempio di Nettuno: in vari filmati dell’epoca è possibile
vedere soldati che si allenano in quella che oggi è l’area
archeologica e che, mediante un filo metallico, appendono i
propri tra le colonne dell’edificio sacro.
Noi tra il 22 settembre ed il primo ottobre ci siamo occupati
di ripulire dalle erbacce quella che fu l’area residenziale in
età romana: in particolare abbiamo ripulito “la casa
dall’impluvio di marmo”. Il giorno 28 settembre, in una
caldissima giornata, abbiamo avuto il piacere di visitare la
città di Pompei. Concludo ringraziano i professori che ci
hanno accompagnato ma sopratutto il dott. Massimo Lavarone che
ci ha impartito con le sue sapienti parole tutte queste
nozioni di storia riguardo questa magnifica città greco-romana
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