Sotto
le stelle
del Cinema
BOLOGNA
DAL 20 GIUGNO
AL 30 LUGLIO 2011
Bologna
dal 20 giugno al 30 luglio
Piazza Maggiore, ore 22.00
Il regista è il responsabile di tutto: omaggio a Elia Kazan
SPLENDORE NELL’ERBA
(Splendor in the Grass, USA/1961)
Regia: Elia Kazan. Sceneggiatura: William Inge. Fotografia: Boris Kaufman. Montaggio:
Gene Milford. Costumi: Anna Hill Johnstone. Scenografia: Gene Callahan. Interpreti
e personaggi: Natalie Wood (Deanie Loomis), Audrey Christie (Freda Loomis),
Warren Beatty (Bud Stamper), Pat Hingle (Ace Stamper), Barbara Loden (Ginny
Stamper), Zohra Lampert (Angelina), Fred Stewart (Del Loomis), Sandy Dennis
(Kay), Phyllis Diller (Texas Guinan),William Inge (reverendo Whitman). Produzione:
Elia Kazan per Warner Bros. Durata: 124’. Copia proveniente da Bis Repetita.
Oscar per la migliore sceneggiatura a William Inge
Versione originale con sottotitoli italiani
Introduce Silvia Albertazzi
Famiglie, vi odio! Forse nessun altro film americano restituisce in colori così vividi
il senso dell’invettiva di André Gide. Per qualche anno, sul finire dei Cinquanta,
William Inge (l’autore di Picnic e di Fermata d’autobus) sembrò una stella della
scrittura teatrale americana, sullo stesso piano di Tennessee Williams e Arthur
Miller. Il tempo l’avrebbe poi dislocato un poco sotto, ma Splendore nell’erba,
che Inge sceneggiò per Kazan, resta un’opera di assoluto incanto, e non stupisce
che il regista amasse questo film fino a lasciar cadere, per portarlo a termine,
impegni teatrali già presi (con lo stesso Williams, cosa che pose fine alla loro
collaborazione), né che considerasse la sua scena finale “in qualche modo più
bella di qualsiasi cosa io abbia mai fatto”.Tragedia romantica ambientata nel Kansas
dei tardi anni Venti, Splendore nell’erba si rivolge in realtà alla sempiterna ipocrisia
Sabato 9 luglio
PIAZZA MAGGIORE, ORE 22.00
e alla repressione sessuale annidata nei nuclei familiari. Warren Beatty e Natalie
Wood sono Romeo e Giulietta ai bordi della Depressione (e della depressione),
padri e madri si oppongono al loro amore, l’amore non viene consumato e li
consuma, la vischiosità familiare li corrode e li annienta: ad attenderli la malattia
mentale o un’onorevole, disperata resa agli affetti normalizzati. Uno scandaloso
racconto di gioventù che non ‘finisce bene’, come il coevo e tanto più morbido
Scandalo al sole, né esibisce la denuncia generazionale di Gioventù bruciata, ed è
superiore ad entrambi: perché al di là di Freud e di Gide e delle madri canaglia, c’è
qui il sentimento dell’irrecuperabile, il confronto con il momento della vita in cui
tutti abbiamo sentito o sentiremo che “l’erba non avrà mai più il suo splendore” (il
titolo è tratto dall’Ode sull’immortalità di Wordsworth). Per una schiera nutrita (che
dopo questa visione sarà probabilmente più nutrita) il vero capolavoro di Kazan.
(Paola Cristalli)
“Credo che la cosa migliore di Splendore non fosse tanto la storia d’amore o tutto
il resto, quanto il ritratto della madre. Alla fine, quando dice: ‘Ho fatto del mio
meglio... Come posso aver fatto qualcosa di male? Dimmelo’. È il risultato di una
visione molto profonda. Ma non è di grande impatto. È uno di quei piccoli effetti
che potrebbero passare inosservati. Invece esprime davvero la realtà, e non solo
quella della madre ma di tutta un’epoca, di uno stile di vita, visto attraverso una
certa America, statica, ancorata al passato e ostile al cambiamento”. [...] Credo
che tra tutti i miei film questo abbia il finale più maturo. Quando lei va a trovarlo
a casa, e lui è sposato – lì c’è qualcosa che è così bello. Non lo capisco fino in
fondo.Va oltre qualsiasi altra cosa io abbia fatto – è semplicemente venuto così.
(Elia Kazan, Kazan sulla regia, Edizioni Cineteca di Bologna 2011)