WORK SHOP – LABORATORIO di SCENOGRAFIA CONTEMPORANEA IL CINEMA - IL SET - IL TEATRO Docente Antonio Panzuto Assistente Alberto Nonnato La scenografia contemporanea è sempre più il luogo delle contaminazioni e delle relazioni tra le varie arti. Arti figurative, performance, video arte, land-art, fotografia, cinema, si attraversano strettamente, grazie non solo al mutamento delle tecnologie ma al mutamento profondo del punto di vista di artista e spettatore. Tutta l’arte contemporanea usa l’installazione come luogo dove far accadere l’opera d’arte e la scenografia segna, condiziona e determina le scelte registiche e attoriali. Il cinema ha aperto al teatro nuovi accessi per leggere i testi teatrali offrendo allo spettatore diversissime possibilità di visione. E’ per questo che amo studiare i film e cercare di capire come il regista e lo scenografo hanno pensato e ambientato le loro storie. Il set cinematografico ha un unico punto di vista possibile, quello della cinepresa; per il teatro invece non esistono il primo piano, il campo lungo, la carrellata o il piano sequenza, ma è chi guarda che sceglie il proprio posto e quindi il proprio punto di vista. Diventa allora credibilmente utile a chi vuole approfondire lo studio della scenografia questo insolito lavoro di analisi e di reinterpretazione. Il workshop è dapprima un esercizio sul rapporto arte cinematografica e arte teatrale, per inoltrarsi poi lungo la struttura drammaturgica dei film e coglierne i rapporti con gli ambienti e i luoghi scenici, svelarne interpretazioni registiche e attoriali : un lavoro, questo che aiuterà a cercare nuove soluzioni tecniche e originali idee scenografiche. Ho scelto di limitare lo studio a due testi e ai relativi film. - Il dramma Un Tram chiamato Desiderio, di Tennesse Williams del 1947 e la relativa versione cinematografica del 1951 per la regia di Elia Kazan. - Il testo letterario Le Notti Bianche di Fedor Dostoevskij del 1848 e due relative versioni cinematografiche: Le Notti Bianche per la regia di Luchino Visconti del 1956 e Quattro Notti di un sognatore per la regia di Robert Bresson del 1971 Modalità della didattica Attraverso l’analisi delle caratteristiche drammaturgiche del testo e delle sceneggiature dei film, si arriva alla destrutturazione e scoperta dei set cinematografici, per capirne passaggi, soluzioni tecniche ed artistiche. Il processo creativo che s’instaura tende alla riprogettazione in scala di modelli ed elementi di scena, alla realizzazione di elaborati, con foto, riprese video ed esercitazioni pratiche. Il lungo lavoro d’analisi del set, dei luoghi e dei singoli fotogrammi, vuole condurre gli studenti ad una coerente ricerca metodologica. Il passaggio successivo sarà quello di ricreare ambienti scenografici coerenti al testo ma ripensati e poi riprogettati. Le modalità di studio e di esercitazione prevedono una frequenza di almeno dieci incontri, non necessariamente ravvicinati, anzi possibilmente costruiti in diversi moduli. E’ in ogni caso possibile articolare incontri ed esercitazioni anche in modo più disteso nel tempo. Gli studenti lavoreranno in gruppo per la produzione di studi, opere, modelli, video e giungere all’analisi e alla discussione finale di elaborati e progetti. Il corso di scenografia costruito in forma di workshop-laboratorio non si pone obiettivi di formazione strettamente didattici e vuole soprattutto sviluppare autonomia di ricerca, metodologica e di pensiero. LE NOTTI BIANCHE contenuti e tematiche Lo studio è impostato attorno al romanzo giovanile LE NOTTI BIANCHE di Fedor Dostoevskij (1848), e a due versioni cinematografiche di questo testo, molto differenti tra loro ma estremamente significative dal punto di vista scenografico: LE NOTTI BIANCHE di Luchino Visconti, prodotto nel 1956 e QUATTRO NOTTI DI UN SOGNATORE di Robert Bresson del 1971. Nel breve romanzo la struttura narrativa è assai semplice e incentrata su due soli personaggi, il protagonista “sognatore” e la giovane Nasten’ka, che s’incontrano ripetutamente per quattro notti e si raccontano la loro solitudine. Dal punto di vista del luogo scenico tutto è invece più complesso e articolato. Pietroburgo è “la città inafferrabile e scavata nell’aria” e nello svolgersi del racconto, sullo sfondo della relazione tra i due amanti, essa emerge, deserta, irreale, inquietante, capace di trasformarsi e diventare commovente cornice per i due sognatori. La città nei due film ci appare in modi completamente differenti ma in entrambi i casi, la scelta della scenografia segna e amplifica la qualità visionaria di questo fantastico romanzo giovanile di Dostoevskij. Luchino Visconti, grazie agli scenografi Mario Chiari e Mario Garbuglia, ricrea tutto l’ambiente negli stabilimenti di Cinecittà, costruendo un “fantastico” set, dal sapore espressionista ed oscuro, luogo di romantiche emozioni e con una profondità dal sapore decisamente teatrale. Robert Bresson, invece con il contributo dello scenografo Pierre Charbonnier, ambienta il set in una Parigi vera e concreta più che mai, dove i due giovani spaesati ed estranei sono circondati dai soli rumori reali della vita di tutti i giorni e si muovono solitari, senza musiche o altro che possa trasportare lo spettatore verso un romanticismo d’effetto. Due modi assolutamente diversi ma che riportano perfettamente il luogo di sogno che Dostoevskij descrive in maniera poderosa e affascinante. Allegati Sinossi del romanzo Scheda del film LE NOTTI BIANCHE di Luchino Visconti (1957) Scheda del film QUATTRO NOTTI DI UN SOGNATORE (1971) Bibliografia essenziale UN TRAM CHIAMATO DESIDERIO contenuti e tematiche Un tram chiamato desiderio (A Streetcar Named Desire, 1947), dramma in undici scene di Tennessee Williams ( messo in scena in teatro dallo stesso Kazan nel 1947 a New York ) ambientato nel dopoguerra a New Orleans, nel profondo sud dell’America, è imperniato sul rapporto vulnerabile tra due sorelle, che cercano di sfuggire alla propria disperazione, aggrappandosi alle immagini di un luminoso passato, e che vedono crollare ogni illusione al contatto con una brutale realtà. La fragile e instabile Blanche rimasta vedova va a trovare Stella, sposata con il rozzo e brutale Stanley Kowalsky. E’ la violenta e imponente figura del cognato che spinge la fragile donna ad una irresistibile attrazione verso di lui : inconsciamente lo sfida, fino a provocarne la violenza più cieca. Nella versione cinematografica del 1951, per la regia di Elia Kazan, la scenografia dall’impianto decisamente teatrale ( molto simile alla versione teatrale andata in scena nel 1947, sempre con la regia di Kazan, al Ethel Barrymore Theatre di Broadway, scene di Jo Mielziner ), supporta magistralmente lo straordinario naturalismo dell’interpretazione dei personaggi. Kazan usa la cinepresa come un microscopio, penetra nella psicologia dei personaggi, punta sulla crudeltà del linguaggio e scartando una scelta naturalistica della scenografia, si affida a un attore intenso e introspettivo, indolente ed esplosivo come il giovane Marlon Brando, portatore di un “metodo” innovativo messo al servizio del realismo sociale del cinema di Kazan. Il metodo era quello del maestro russo Stanislavskij, praticato dall’Actors Studio fondato a New York da Lee Strasberg e dallo stesso Kazan. È sui volti, quello incipriato e stupito della Leigh e quello scalmanato e sempre madido di Brando che si concentra lo sguardo di Kazan. La macchina da presa sembra superare la fenomenologia degli attori per scavarne un percorso interiore. La scena (Oscar 1952 miglior scenografia in b/n ) di Richard Day e George James Hopkins, facilmente rintracciabile attraverso i fotogrammi e lo studio del set, ci riporta incredibilmente il realismo crudo dei luoghi del sud : Interni ed esterni ricostruiti ma autenticamente vivi, assecondano perfettamente le scelte di Kazan e sono uno splendido esempio di relazione cinema – teatro perfettamente integrati. Allegati Sinossi del dramma teatrale di Tennessee Williams Scheda del film UN TRAM CHIAMATO DESIDERIO di Elias Kazan ( 1951 ) Bibliografia essenziale