LA COMUNICAZIONE MENZOGNERA LA COMUNICAZIONE MENZOGNERA Discomunicazione 1. aspetti impliciti e indiretti della comunicazione prevalgono su quelli espliciti e diretti Es. comunicazione per default: A: E’ gia passato il treno per Milano delle 7:30? B: E’ già passato il treno per Milano. Es. discomunicazione: A: Che ora sono? B: E’ già passato il treno per Milano. C’e’ uno scarto rilevante tra il DETTO e il non DETTO Discomunicazione 2. opacità intenzionale: intenzione comunicativa dell’attore risulta essere diversa dall’intenzione espressiva/informativa copertura intenzionale Le persone possono comunicare efficacemente anche se non sono completamente consapevoli della trasmissione perfetta dell’informazione (trasparenza semantica) e senza essere capaci di realizzare completamente le proprie intenzioni comunicative (trasparenza intenzionale) LE PROPRIETA’ DELLA MENZOGNA Tre proprietà essenziali 1. 2. 3. la falsità del contenuto di quanto è detto la consapevolezza di tale falsità l’intenzione di ingannare il destinatario La menzogna è un atto comunicativo consapevole e deliberato di ingannare un altro che non è consapevole e non desidera essere ingannato STUDI SULLA MENZOGNA Due grandi filoni di ricerca Studi naturalistici sul campo rilevazione dei comportamenti ingannevoli attuati nel corso della vita quotidiana Studi sperimentali di laboratorio analisi sistematica dei processi cognitivi, emotivi e comunicativi coinvolti nell’agire menzognero La menzogna si differenzia Errore: chi dice il falso per errore, prima dice il falso senza esserne consapevole e pensando di dire il vero e poi conosce il vero; chi dice il falso, prima conosce il vero e poi dice il falso Finzione: l’attore non ha intenzione di ingannare ma di essere smascherato; desidera che il suo interlocutore scopra che il suo messaggio è falso, in quanto tale scoperta è alla base del divertimento 1 LA “FAMIGLIA” DEGLI INGANNI LA “FAMIGLIA” DEGLI INGANNI “Se la menzogna, come la verità, avesse una sola faccia, saremmo in una condizione migliore. Di fatto, prenderemmo per vero il contrario di quello che dice il bugiardo. Ma il rovescio della verità ha centomila volti, è un campo infinito”. Michel de Montaigne L’inganno non è una categoria comunicativa omogenea Autoinganno e la falsità patologica Le menzogne preparate Le menzogne impreparate Le bugie pedagogiche Le bugie convenzionali LA “FAMIGLIA” DEGLI INGANNI LA “FAMIGLIA” DEGLI INGANNI Volere che l’interlocutore creda il falso Quattro sottogruppi di inganni: 1. omissione (il parlante omette di fornire al partner alcune informazioni essenziali per gli scopi di quest’ultimo) omissione mascheramento 2. occultamento (il parlante nasconde le informazioni rilevanti, fornendo tuttavia al partner informazioni vere ma divergenti o secondarie per fargli assumere false credenze) occultamento 3. falsificazione (il parlante deliberatamente invia al partner informazioni che sa essere false) 4. mascheramento (il parlante fornisce all’interlocutore delle informazioni false per nascondergli quelle vere) falsificazione Non volere che l’interlocutore creda il vero LA RAGNATELA DELLE MENZOGNE Non è necessario dire il falso per dire una menzogna Si può dire una menzogna anche dicendo la verità Insinuazioni: far inferire una valutazione negativa da parte dell’interlocutore su qualcun altro Allusioni: far riferimento a qualche conoscenza che l’interlocutore possiede già, senza tuttavia nominarla Mezze verità: accennare soltanto ai fatti lasciando che il destinatario completi la situazione Esagerazioni: la verità non viene negata ma viene distorta e fuorviata Inganno per commissione PRINCIPALI TEORIE SULLA COMUNICAZIONE MENOGNERA a) La manipolazione dell’informazione (Information Manipulation Theory, IMT, McCornack): I fenomeni ingannevoli costituiscono un continuum dai confini sfumati, in cui uno sfuma nell’altro sulla base di una certa “somiglianza di famiglia” Inganno per omissione comunicazione menzognera = classe specifica di fenomeni e processi comunicativi; i comunicatori manipolano e trasformano contemporaneamente l’informazione lungo differenti dimensioni mentre ingannano gli altri andando da una rappresentazione distorta degli eventi fino alla loro esplicita falsificazione; Prendendo le mosse dal principio di Cooperazione di Grice, L’IMT considera l’inganno come il risultato della violazione coperta di una o più di tali massime che regolano gli scambi conversazionali (Quantità, Qualità, Pertinenza, Modo) 2 b) L’inganno interpersonale (Interpersonal Deception Theory, IDT, Buller e Burgoon): comunicazione menzognera = categoria comunicativa quasi a sé stante, contrapposta alla comunicazione veritiera. I mentitori controllano in modo strategico le informazioni dei loro messaggi ingannevoli con lo scopo di presentarsi in modo affidabile. Il successo o il fallimento dipende dall’abilità di entrambi i partner COMUNICAZIONE STRATEGICA della menzogna Comunicazione non strategica : indizi di smascheramento (leakage cues ) involontari e non intenzionali (il mentitore non è in grado di controllare la produzione del proprio discorso menzognero) Tre categorie : ¯ rivelatori di attivazione emotiva e di nervosismo (ammiccamento frequente, tono alto della voce, la disfluenza, frequenti cambiamenti di postrura ecc.. ¯ rivelatori di affetti negativi (espressioni facciali di spiacevolezza, ridotto contatto oculare, maggiore frequenza di frasi negative ecc.) ¯ rivelatori di incompetenza comunicativa (esitazioni e ripetizioni di parole, frasi brevi e interrotte, maggiore frequenza di pause piene ecc.) IDT: la comunicazione menzognera è l’esito di un bilanciamento tra segnali intenzionali e segnali non intenzionali (involontari): se prevalgono i primi, è probabile che la menzogna abbia successo, se prevalgono i secondi è probabile il fallimento. L’INTENZIONE DI MENTIRE L’intenzione di mentire è una proprietà fondamentale della comunicazione menzognera Complessità intenzionale (differenti livelli) intenzione nascosta (o latente: il parlante intende ingannare il partner manipolando e falsificando l’informazione, ma tale intenzione non deve trapelare) intenzione manifesta (o apparente: il parlante intende trasmettere al partner l’informazione manipolata e falsificata) intenzione informativa (il parlante desidera che il partner accolga l’informazione manipolata come se fosse vera) E’ attuata consapevolmente dal mentitore con lo scopo di presentarsi in maniera affidabile e credibile mentre sta dicendo il falso Le principali strategie comunicative sono: incertezza (o vaghezza: inviare messaggi volutamente ambigui) reticenza (o non immediatezza: ritirarsi da un’interazione diretta attraverso risposte più brevi e tempi di latenza più lunghi, minore frequenza dello sguardo) dissociazione (allontanare da sé la responsabilità della menzogna per mezzo di un limitato riferimento alle proprie esperienze) COMUNICAZIONE NON STRATEGICA della menzogna COMUNICAZIONE NON STRATEGICA COMUNICAZIONE STRATEGICA intenzione di “sincerità” (il parlante desidera che il partner creda che ciò che egli ha detto è vero, al fine di rispettare la “regola di sincerità” prevista da Searle) protezione dell’immagine e della relazione (presentarsi in modo positivo e favorevole attraverso i cenni del capo, il sorriso, evitando le interruzioni delle frasi o delle parole) c) La discomunicazione menzognera (Deceptive Miscommunication Theory, DeMIT, Anolli, Balconi e Ciceri): • processo eterogeneo, con diverse forme espressive: distinzione fra menzogne ad alto contenuto e a basso contenuto; atteggiamento intenzionale complesso e graduabile • ma Segue i medesimi meccanismi e processi cognitivi di pianificazione e di esecuzione del messaggio ingannevole previsti per la comunicazione veritiera segue le regole di una gestione locale (local management) degli scambi conversazionali connesse con una situazione contingente e con la condivisione di un fuoco discorsivo Mentitori abili Mentitori ingenui L’INTENZIONE DI MENTIRE Gradazione intenzionale Presenza modesta o nulla nel caso delle menzogne a basso contenuto Bugie pedagogiche o innocenti alta intenzione nel caso delle menzogne ad alto contenuto mentire in maniera spudorata “Desidero che tu creda che io credo a quello che sto dicendo” 3 PERCHE’ MENTIRE? E’ PIU’ DIFFICILE MENTIRE ….. O DIRE LA VERITA? Menzogna: è il risultato della valutazione della situazione contingente per ottimizzare le possibilità e per ottenere uno stato di cose desiderabile, in termini di rapporti tra costi e benefici Secondo alcuni studiosi la menzogna è più impegnativa sul piano cognitivo della verità : ipotesi del carico cognitivo Ottimo locale: la soluzione che massimizza le opportunità e minimizza i rischi La comunicazione menzognera è cognitivamente più impegnativa: Le motivazioni per fare ricorso alla comunicazione menzognera possono essere molteplici: menzogne benevole (acquisire o proteggere le proprie risorse; gestire la relazione con il partner; mantenere il proprio livello di autostima); menzogne di sfruttamento (diverse forme di inganno per guadagnare vantaggi a scapito degli altri, per danneggiarli o per sfruttarli) I. II. DETTE SPONTANEAMENTE, DI SOLITO COME RISPOSTA A UNA DOMANDA INATTESA DEL PARTNER MENZOGNE PREPARATE: Modi di dire e di scoprire la menzogna Non esiste un repertorio di segnali fissi, distintivi e universali della comunicazione menzognera ma esistono degli stili comunicativi che compaiono con una certa frequenza nella menzogna PIANIFICATE IN ANTICIPO ED ESAMINATE NEGLI ASPETTI PRINCIPALI • MENZOGNE ALTO CONTENUTO ALTO IMPEGNO COGNITITVO ELEVATA INTENZIONE PIANO ELABORATO ANTICIPO PENSIERO ATTENTO ATTIVAZIONE EMOTIVA ELEVATA MENZOGNE BASSO CONTENUTO MODESTO IMPEGNO COGNITITVO MODESTA INTENZIONE SENZA PIANO ELABORATO ANTICIPO SENZA PENSIERO ATTENTO ATTIVAZIONE EMOTIVA LIMITATA occorre confezionarlo in modo compatibile con le conoscenze del partner, rispettando i vincoli della situazione contingente Entrambe le condizioni appaiono insostenibili: esistono situazioni in cui dire la verità è più impegnativo e difficile sul piano cognitivo che dire una menzogna LA VARIABILITA’ DELL’IMPEGNO COGNITIVO MENZOGNE IMPREPARATE: occorre costruire un messaggio “dal nulla” in modo coerente Stili linguistici della menzogna Ambiguità e prolissità (destinatario acquiescente e silenzioso): il mentitore cerca di “diluire” la falsità e di renderla meno identificabile; dire per non dire Modificatori con valenza dubitativa (un po’, forse, quasi, circa …) Predicati epistemici ( penso, credo…) livellatori (tutti, nessuno..) Assertività ed evitamento ellittico (destinatario sospettoso): il mentitore impiega forme elusive e reticenti per esprimersi, con lo scopo di dire il minimo necessario; esimersi dal dire Frasi brevi Incomplete (sogg. e predicato impliciti) pause piene e vuote lunghe e frequenti tempi di latenza lunghi Impersonalizzazione: il mentitore intende evitare di assumersi le responsabilità di quanto sta dicendo e si propone di dissociarsi dagli enunciati Pochi autoriferimenti forme impersonali (si dice che…) 2. Stili non verbali della menzogna Non esiste un repertorio fisso e ricorrente di indizi non verbali Attività motoria : può subire un incremento generale o, al contrario, presentare una diminuzione fino a giungere a forme di ipercontrollo con conseguenti forme di rigidità Movimenti delle mani: in generale, i mentitori presentano un decremento dei movimenti delle mani durante la menzogna; tuttavia, questo comportamento varia in funzione della struttura di personalità del mentitore Voce: in generale, si riscontra un innalzamento e una maggiore variabilità del tono; tuttavia, si rileva la presenza di variazioni nei profili vocali, in funzione della condizioni psicologiche dei mentitori Di conseguenza, gli indizi di smascheramento sono molto variabili, individuali e contingenti, presenti in una certa situazione e, probabilmente, assenti in un’altra uso terze persone 4 La gestione della menzogna Il mentitore deve gestire al meglio l’interazione con il destinatario: controllando il suo eloquio, la costruzione di frasi e i sistemi non verbali Fallimento: ipocontrollo ipercontrollo MENTITORE INGENUO Produce indizi di smascheramento Successo : controllo adeguato MENTITORE ABILE produce comportamenti simili a quelli prodotti nella comunicazione veritiera LA GESTIONE DELLA MENZOGNA Mentitori ingenui: - condizione di ipercontrollo : il mentitore può produrre un numero assai limitato di movimenti con le mani e impiegare un tono di voce grave e monotono, con scarse variazioni - condizione di mancanza di controllo : il mentitore può gesticolare molto con le mani e usare un tono acuto della voce con molte variazioni locali Mentitori abili: - presentano un numero di movimenti con le mani e una impostazione della voce simile a quella che essi hanno nella comunicazione veritiera LA MENTE DELL’INGANNATORE L’ABILITA’ DI SCOPRIRE LA MENZOGNA L’abilità di scoprire la menzogna è strettamente connessa con l’abilità di dire la menzogna: rappresenta l’altra faccia della comunicazione menzognera Nella psicologia del senso comune è diffusa la convinzione che sia abbastanza facile scoprire il mentitore ma le ricerche pongono in evidenza il contrario Coloro che hanno teorie precise sui bugiardi (es. i bugiardi evitano lo sguardo ) ottengono prestazioni inferiori rispetto a coloro che non hanno precise teorie sui mentitori Chi mente deve possedere BUON INGEGNO INVENZIONE Capacità di concepire qualcosa come diverso dal vero, ma possibile VIVIDEZZA Capacità raccontare una bugia ricca di dettagli fattuali e percettivi e di aggiungerne su richiesta senza cadere in contraddizione METARAPPRESENTAZIONE L’inganno intenzionale richiede la rappresentazi one della mente dell’altro e un piano per manipolarla BUONA MEMORIA Perché? Perché l’ingannato può avere una buona memoria! Può cogliere il mentitore in contraddizione Contraddizione è considerato indizio di menzogna 5