Anno XXX, 1/30 novembre 2008, n. 3 17 LA RIVISTA DELLA SCUOLA comunicazione nico, che ha come premessa il bagaglio di conoscenze degli interlocutori, che devono prendere parte ad un evento focale, rispetto al quale si fa il commento ironico, seguito dall’effetto ironico. La reazione può essere il fraintendimento (non si coglie il commento), il disconoscimento, il touchè (riconoscimento di essere stato colpito). ca di status (mia figlia non lega molto con Daniele – perchè no, mamma? – beh, una mamma lo sa... la mamma si pone in posizione di presunta maggiore conoscenza). La comunicazione nei e fra i gruppi (A. F.) (A. F.) La comunicazione seduttiva La vicinanza o la distanza psicologica si esplica con il dilemma del porcospino: se i porcospini stanno troppo vicini si pungono, se stanno lontani, hanno freddo. La seduzione è un processo di avvicinamento strategico con lo scopo di attrarre attraverso precisi comportamenti. Gli uomini enfatizzano la posizione sociale e le risorse come garanzia, le donne la bellezza e la salute come segnali di fertilità. La danza del corteggiamento si basa sull’individuazione del partner, lo stabilire un contatto, l’avvicinamento reciproco, il mantenimento di un legame. La seduzione è un gioco di mosse e contromosse che portano il seduttore ad uscire dall’anonimato e cambiare status: dall’essere qualunque all’essere qualcuno, tramite l’esibizione, per diventare oggetto del desiderio. La propria immagine viene esaltata quasi paradossalmente, in una continua sfida esplicita ma non dichiarata, che ha lo scopo di ridurre l’incertezza del rapporto. É una comunicazione obliqua e indiretta, si deve dire abbastanza ma non troppo: le dichiarazioni esplicite sono azzardate e sono segnale di modesta competenza seduttiva. La comunicazione seduttiva deve essere intrigante, allusiva. Si sviluppa in modalità non verbali come il contatto oculare, dilatazione della pupilla, sorriso timido, sincronia dei gesti. La voce invece è quasi infantile, acuta, come segno di maggior calore. La voce dei seduttori efficaci è più modulata, quella dei seduttori inefficaci è piatta e debole. Infine, seduce chi si mostra sedotto. (A. F.) La comunicazione menzognera É diffusissima. Le sue proprietà sono la falsità del contenuto, consapevolezza di tale falsità, intenzione di ingannare. La menzogna è un atto consapevole e deliberato. La menzogna può essere preparata (per evitare una punizione), pedagogica (rassicurare il bambino), o innocente (per buona educazione). Può essere di omissione, occultamento, falsificazione, mascheramento. Teoria della manipolazione dell’informazione: la comunicazione è costantemente manipolata, l’inganno è il risultato di una violazione delle regole degli scambi conversazionali. Interazione interpersonale: la menzogna è una categoria autonoma contrapposta alla comunicazione veritiera. É formata da una parte strategica (consapevole, usa l’incertezza, la reticenza e la dissociazione), e una non strategica, che contiene gli indizi di smascheramento: rivelazioni di attivazione emotiva (movimenti, errori linguistici, ammiccamento), rivelatori di effetti negativi (espressioni, contatto oculare sfuggente, frasi negative frequenti) rivelatori di incompetenza comunicativa (ripetizioni, esitazioni, pause). La discomunicazione menzognera: si distinguono menzogne ad alto contenuto (dalle conseguenze serie per entrambi gli interlocutori) e a basso contenuto (conseguenze non serie). L’intenzione di mentire può essere: nascosta (non deve trapelare) o manifesta (informativa o di sincerità simulata). Esiste comunque una gradazione intenzionale che va dal basso contenuto (ci si chiede: perchè mentire?) all’alto. Si cerca sem- pre l’ottimo locale, soluzione che minimizza i rischi e dà massimi risultati a seconda della motivazione. Ipotesi del carico cognitivo: la menzogna sarebbe cognitivamente più impegnativa, perchè ha maggiore poiesi. Ipotesi caduta, perchè la comunicazione non è mai prefabbricata, anche quando è veritiera. Variabilità dell’impegno cognitivo: ci sono menzogne di alto e basso contenuto, che implicano un diverso carico cognitivo e una diversa accettabilità sociale. Le conseguenze del mentire variano: è la cultura a stabilire quanto e perchè. L’impegno cognitivo per la menzogna ad alto contenuto è superiore sia verbalmente che non verbalmente. Pianificazione ed elaborazione cognitiva del messaggio menzognero: lo spazio comunicativo è regolato congiuntamene in una serie di qualità emergenti della relazione non prevedibili o deducibili. Con il messaggio menzognero pianificato, si ha una continua gestione per adattare il messaggio al contesto. Il mentitore deve essere attento sul piano cognitivo oscillando tra ipercontrollo e mancanza di controllo della situazione. (A. F.) La menzogna si può scoprire in modi diversi Stili linguistici: la menzogna ha specifici stili. Il primo si basa su ambiguità e prolissità: uso di dubitativi (circa, forse, quasi), predicati epistemici (penso, suppongo), che diluiscono la realtà. Il secondo su assertività (forme brevi che portano alla riduzione del contenuto), ed evitamento ellittico (riduzione delle informazioni che porta all’evitare il dire). Terzo stile è quello dell’impersonalizzazione (“si dice”, “noi”). Stili non verbali: l’attività motoria fa aumentare i battiti ciliari, la manipolazione di oggetti, la frenesia ritmica dei movimenti. Nascono forme di ipercontrollo, espressioni minime di dispiacere, sorriso falso. Gli indirizzi di smascheramento sono variabili. Scoprire la menzogna è connesso all’abilità del mentire. Ladri, spie, poliziotti, giudici, servizi segreti, sono più abili nello scoprire la menzogna perchè ci hanno a che fare! Il miglior mentitore è quello che non sa di mentire: la personalità machiavellica. Il machiavelli della situazione tende a manipolare gli altri: implica l’uso di strategie di manipolazione come l’inganno e il raggiro, percepisce cinicamente gli altri come deboli e inaffidabili, è indifferente verso le regole convenzionali. L’autoinganno invece riguarda situazioni relazionali complesse. Si crea un paradosso che può essere statico o dinamico. Deriva dalla debolezza di garanzia: chi si autoinganna prende in considerazione non le ragioni valide ma quelle più funzionali, per evitare una situazione spiacevole. Alcuni propongono la divisio- ne in coscienza primaria (immediata e automatica) e secondaria (conoscere il proprio conoscere). L’autoinganno è inconscio e automatico. Il modello deflazionistico invece prevede la reinterpretazione della credenza ritenuta minacciosa. Esiste una soglia dell’accettazione e una soglia del rifiuto che fanno orientare verso la verità o l’autoinganno, che ha una efficacia in termini di percezione di sè (autostima): è un meccanismo di difesa di trasformazione della realtà. (F. N.) Comunicazione patologica La schizofrenia è uno dei casi più gravi di disagio psicologico, un dissesto della personalità dalla percezione al pensiero, dai sentimenti alle emozioni. Lo schizofrenico è sospettoso, indagatore, teso e rigido. Rifiuta la pura apparenza. Nulla è privo di senso ai suoi occhi, tutto deve essere previsto. Si distacca dalla realtà e attribuisce significati bizzarri. Lo schizofrenico è incapace di definire le relazioni tra i partecipanti: una minaccia all’identità personale e alla comunicazione. Nella com. schizofrenica ci si aspetta che sia l’altro a cambiare per aiutare: “se tu fossi ciò che non sei, io potrei essere ciò che non sono e potrei guarire/cambiare”. La relazione che si crea è impenetrabile (non si definisce mai se stessi comunicando in modo criptico e incomprensibile), e imprendibile (si pone in termini di irraggiungibilità). Si creano giochi psicotici in famiglia: imbroglio (truffe relazionali) e istigazione (spinta di un familiare ad avere reazioni aggressive). Il paradosso può essere: antinomia logica (contraddizione sul piano formale), antinomia semantica (contraddittoria del linguaggio), pragmatico (ingiunzioni e predizioni paradossali). Una frase come “sii spontaneo” pone chi la ascolta nel paradosso: per obbedire, devo disobbedire. “Devi amarmi”, “voglio che tu mi domini”, “non essere così obbediente”. Il paradosso è un dilemma. Teoria del doppio legame: il paradosso è spesso vincolante nella schizofrenia e crea un disturbo. C’è una desincronizzazione e una desintonizzazione che portano alla frammentazione e dispersione del significato, con percezione falsata della realtà. Nella conversazione normalmente c’è turnazione. Si parla di squalifica conversazionale, se in un messaggio sono assenti i marcatori del turno, e se i contenuti sono incongrui rispetto al contesto, dimostrando di ignorare completamente l’interlocutore. Si mostra con l’evasione e il cambio di argomento (siamo sempre state bene – si ti ho sempre voluto bene), interpretazione letterale (mi tratti come un bambino – ma tu sei il mio bambino), specificazione (non grido mai – stai gridando adesso), squalifi- La comunicazione ha una funzione centrale nel funzionamento dei gruppi sociali. I membri dei gruppi hanno la consapevolezza dell’appartenenza al gruppo, in cui c’è integrazione sociale e condivisione di alcuni scopi, valori, pratiche. Nel gruppo c’è sussidiarietà, influenza reciproca, componente affettiva, gerarchia. (F. N.) Comunicazione e influenza sociale La comunicazione nel gruppi riguarda l’influenza sociale, in cui si orienta il sistema delle credenze positive e negative, atteggiamenti, scopi, decisioni. Può essere informativa (si accetta un’informazione proveniente da un altro come vera) e normativa (ci si conforma alle norme del gruppo). C’è asimmetria comunicativa tra il singolo e il resto totale del gruppo. Conseguire influenza sociale richiede una base di potere, cioè distribuzione diseguale di risorse del controllo delle decisioni del gruppo. É regolato da risorse, asimmetria, sfera del potere, creazione di aspettative. Il potere non è un oggetto, ma una relazione asimmetrica e bidirezionale. L’influenza crea forme di pressione sociale, e ha funzione di normalizzazione per mantenere condizioni di prevedibilità. La negoziazione è in genere individuale: la norma non è una media delle singole norme, ma un prodotto nuovo frutto di un laborioso processo. In caso in cui ci si senta costretti e pressati, si sviluppa reattanza psicologica. L’influenza genera l’esigenza della differenziazione: ritagliarsi uno spazio individuale. Spesso si nota il fenomeno della conformità superiore di se (PIP: primus inter pares): la perfetta aderenza alle norme rende l’individuo “più uguale degli altri”, e modello del gruppo. L’influenza sociale produce coesione tra i membri e differenzazione dei singoli. Influenza maggioritaria: genera livellamento e omogeinizzazione, si basa sulla consistenza della maggioranza e genera conformismo anonimo e acritico. La verità è quella dei molti, non quella dimostrabile. Chi conosce la verità, tace per non andare contro il gruppo (spirale del silenzio). Influenza minoritaria: riguarda la minoranza attiva, qualificata a mettere in discussione elementi dominanti. Apre la prospettiva del conflitto, che se aperto, può portare all’in- Elementi di psicologia evolutiva novazione e alla conversione, e a nuove gerarchie di valori, sia in modo immediato che latente. Secondo il modello della divergenza, la maggioranza influenza i singoli con istanze di pensiero convergente di “rinforzo”. Secondo la teoria del doppio processo, l’influenza maggioritaria segue un percorso diverso da quella minoritaria. (A. F.) Comunicazione persuasiva Modalità di generazione dell’influenza sociale. Punta a modificare uno stato mentale e gli atteggiamenti. Teoria del giudizio sociale: il cambiamento degli atteggiamenti è mediato dai processi di giudizio, considerando il grado di accettazione e il livello di coinvolgimento personale (più aumenta il coinv. più aumentano le possibilità del rifiuto). In caso di discrepanza il mesaggio può passare parzialmente. Modello del valore dell’aspettativa nell’atteggiamento: l’atteggiamento è il prodotto del valore di desiderabilità di un dato attributo, aspettativa che un oggetto abbia l’attributo (forza della credenza). Il cambiamento di atteggiamento deriva dal cambiamento di alcune credenze rispetto all’oggetto. Teoria dell’azione ragionata: il cambiamento sottosta al cambiamento dell’intenzione della persona, influenzata dall’atteggiamento dell’individuo, e la sua norma soggettiva. Si prevede che l’intenzione della persona cambia se cambiano le componenti attitudinali. Modello della probabilità di elaborazione: il destinatario varia nel modo in cui elabora le informazioni del messaggio persuasivo, in base a due percorsi: centrale (alta probabilità di elaborazione, persuasione a buon fine se il messaggio ha argomenti forti), e periferico (bassa elaborazione, conta più l’affidabilità della fonte che il contenuto). L’elaborazione è influenzata dalla motivazione del mittente e dall’abilità del destinatario. Ci sono argomenti forti (di qualità, inoppugnabili) e deboli (secondari, poco pertinenti). La fonte del messaggio è inoltre importante. La sua credibilità è il grado di competenza e fiducia riconosciute dal destinatario. La fonte è messa in dubbio da distorsione della conoscenza (si crede che la fonte non abbia sufficienti conoscenze) e distorsione della trasmissione (si crede che la fonte non abbia voglia di fornire una versione accurata). La fonte è percepita affidabile quando ha parlato fluente e non disfluente, offre citazioni verificabili, e la posizione sostenuta. La grandezza della persuasione è un dato variabile, inversamente proporzionale al coinvolgimento del destinatario. La direzione non è costante: non è detto che aumentando la credibilità aumenta la persuasione. Simpatia e attrazione fisica giocano a vantaggio della fonte. Ricordiamo che il nuovo contratto del personale della scuola prevede il rimborso delle spese per l’autoaggiornamento. A richiesta invieremo opportuna dichiarazione a coloro che hanno versato la propria quota per l’abbonamento alla Rivista o sostenuto la spesa per l’acquisto di volumi.