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I CAMBIAMENTI CLIMATICI, CAUSE ED EFFETTI
Di Pierluigi Adami, coordinatore scientifico Ecologisti Democratici
Sommario
Premessa........................................................................................................................................... 1
I cambiamenti climatici .................................................................................................................... 1
Il lavoro scientifico dell’IPCC ......................................................................................................... 2
Sintesi degli effetti dei cambiamenti climatici ................................................................................. 3
Gli scenari di concentrazione delle emissioni di CO2 ...................................................................... 4
Il livello dei gas serra in atmosfera e il forzante radiativo (RF) ...................................................... 5
Effetti dei cambiamenti climatici ..................................................................................................... 5
Riscaldamento della temperatura superficiale ............................................................................. 5
Effetti sull’atmosfera.................................................................................................................... 6
Riscaldamento del mare ............................................................................................................... 6
Criosfera – scioglimento dei ghiacci e delle nevi ........................................................................ 7
Innalzamento del livello del mare ................................................................................................ 8
Cambiamenti nel ciclo dell’acqua e fenomeni climatici estremi ................................................. 8
Stabilizzazione e irreversibilità dei cambiamenti climatici ........................................................... 10
Premessa
Il 31 marzo è uscito l’ultimo report di valutazione dell’Intergovernamental Panel on Climate
Change sugli impatti previsti da qui a fine secolo e oltre, nei vari scenari di emissioni di gas serra,
causati dai cambiamenti climatici. Le previsioni, nel caso in cui non si applichino adeguate
politiche di riduzione delle emissioni, rappresentano un quadro devastante, da scongiurare.
Il 2014 e il 2015 saranno anni cruciali per la lotta mondiale al riscaldamento globale. Quest’anno
la politica europea sarà impegnata per finalizzare nuovi obiettivi vincolanti al 2030 per la
riduzione delle emissioni dei gas climalteranti, la promozione delle fonti rinnovabili e
dell’efficienza energetica. Questo sarà l’anno del vertice di Lima, che, dopo una serie di insuccessi,
da Cancun a Varsavia, dovrà preparare le basi verso l’auspicato nuovo accordo globale sul clima
che dovrebbe essere ratificato nel summit di Parigi nel 2015.
È pertanto necessario che, tra politici e amministratori, si diffonda la consapevolezza della cruciale
importanza della lotta ai cambiamenti climatici, anche attraverso una maggiore conoscenza del
fenomeno, affinché siano prese decisioni importanti e urgenti. Quanto segue, è una sintesi dei
principali documenti del Working Group 1 dell’IPCC, con traduzione dei testi originali tra
virgolette.
I cambiamenti climatici
“I cambiamenti climatici si riferiscono ad un cambiamento nello stato del clima che può essere
identificato (ad esempio, utilizzando test statistici) da cambiamenti della media e/o dalla variabilità
di sue proprietà, e che persiste per un periodo prolungato, tipicamente decenni o più.”
Il cambiamento climatico può essere dovuto a processi interni e/o a cause esterne, quali variazioni
nella radiazione solare e attività vulcanica, presenti in natura. Altri cambiamenti esterni, come il
cambiamento nella composizione dell'atmosfera, iniziati con la rivoluzione industriale, sono il
risultato dell'attività umana.” (ii)
Per anni, i cambiamenti climatici e il loro principale effetto, il riscaldamento globale sono stati
oggetto di dibattito scientifico, controversie politiche e sottovalutazioni del contributo umano
all’aggravarsi del fenomeno. Oggi, però, la scienza ha fornito prove unanimi e incontrovertibili
sulla reale gravità dei cambiamenti climatici, e sulle responsabilità delle emissioni di gas a effetto
serra prodotte dall’uomo (causa antropica).
“L'influenza umana è stata accertata nel riscaldamento dell'atmosfera e dell'oceano, nei
cambiamenti nel ciclo globale dell'acqua, nella riduzione delle superfici innevate e ghiacciate,
nell’innalzamento del livello globale del mare, e nelle variazioni di alcuni eventi climatici estremi.”
“È estremamente probabile (p>95%) che l'influenza umana è stata la causa dominante del
riscaldamento osservato dalla metà del 20° secolo.”
Si legge poi nel doc. IPCC (v): “Il riscaldamento del sistema climatico è inequivocabile, e dal 1950,
molti dei cambiamenti osservati sono senza precedenti nel corso dei decenni e sino ai millenni
precedenti. L'atmosfera e l'oceano si sono riscaldati, la quantità di neve e di ghiaccio è diminuita, il
livello del mare è aumentato, e le concentrazioni di gas serra sono aumentate.”
Si riscontra anche un aumento dei fenomeni climatici estremi, in intensità e/o in numero, anche se
con attendibilità statistica variabile, più debole per i fenomeni a scala regionale o locale.
“Gli eventi meteorologici estremi avranno maggiore impatto sui settori con legami più stretti al
clima, come l'acqua, l'agricoltura e la sicurezza alimentare, la silvicoltura, la salute e il turismo.”
Gli effetti più gravi si avranno nella compromissione dei sistemi di gestione dell’acqua,
nell’aumento delle ondate di calore e dell’intensità e frequenza dei cicloni, per l’aumento del livello
del mare in molte aree costiere.” Il risultato sarà, per le popolazioni più povere e più esposte,
devastante: “I disastri associati a eventi climatici estremi influenzano la mobilità e la
delocalizzazione della popolazione, colpendo sia le comunità di accoglienza sia quelle di origine. Se
i disastri si verificheranno più frequentemente e/o con maggiore intensità, alcune aree locali
diventeranno sempre più marginali come luoghi in cui vivere e in cui poter mantenere i mezzi di
sussistenza. In tali casi, la migrazione e lo spostamento potrebbero diventare permanenti e
potrebbero introdurre nuove pressioni in aree di delocalizzazione. Per luoghi come gli atolli, in
alcuni casi, è possibile che molti residenti dovranno trasferirsi altrove.”
Purtroppo, gli effetti dei cambiamenti climatici non sono solo futuri, ma già in atto: il pianeta si è
già riscaldato, parte dei ghiacciai si sono già sciolti, il livello del mare è già aumentato.
Il lavoro scientifico dell’IPCC
L’Intergovernamental Panel on Climate Change è un’istituzione intergovernativa fondata nel 1988
dal World Meteorological Organization (WMO) e dall’United Nations Environment Programme
(UNEP), che raccoglie i contributi di migliaia di scienziati da tutto il mondo con l’obiettivo di
studiare il fenomeno dei cambiamenti climatici e l’effetto su di essi dell’azione dell’uomo. È
strutturato in tre gruppi di lavoro (WG): WG1 che studia l’aspetto fisico-scientifico dei
cambiamenti climati, il WG2 che analizza gli effetti socio-economici, il WG3 che valuta gli
strumenti di mitigazione e riduzione delle emissioni di gas serra.
Nel primo assessment report (documento di valutazione) IPCC (FAR, 1990), la mancanza di dati
consentì solo di dichiarare che vi sono considerevoli indizi che l’attività antropica possa avere
effetti sul clima. Già nel secondo report (SAR, 1996), vi fu l’acquisizione di una considerevole mole
di dati da osservazioni e misure e la messa a punto di modelli previsionali; l’IPCC finalizzò con
elevato grado probabilistico la causa antropica con il Terzo Assessment Report (TAR, 2001).
L’ulteriore acquisizione di dati, anche satellitari, analisi di pattern, l’introduzione di modelli di
simulazione, consentì di ridurre l’incertezza delle stime. Fu possibile discriminare gli effetti da
cause antropiche rispetto a quelle che derivano da processi naturali. Il quarto Assessment Report
(AR4, 2007) dimostrò come molto probabile (probabilità oltre il 90%) il contributo dell’effetto
antropico, in particolare delle emissioni di gas serra, sul fenomeno del riscaldamento globale. Il
successivo documento AR5 (2013-14) ha infine raggiunto la certezza della causa dell’uomo sui
cambiamenti climatici.
“L’influenza dell'uomo sul sistema climatico è chiara. Questa assunzione è evidente dalle crescenti
concentrazioni di gas serra nell'atmosfera, dalil forzante radiativo positiva che ha causato il
riscaldamento osservato.”
Sono inoltre migliorati i modelli statistici e la comprensione del fenomeno; dal 2005 ad oggi sono
più che raddoppiate le fonti scientifiche e le misure su terra e da satellite, che rendono le stime
molto più precise e attendibili. Il WG2 sta studiando gli effetti socio-economici del fenomeno:
“Le stime delle perdite economiche annuali dovute a catastrofi climatiche sono passate da un paio
di miliardi di dollari nel 1980 a oltre 200 miliardi di euro nel 2010 (ancora oltre nel 2005, l'anno di
Katrina) (…) Gli effetti del riscaldamento globale persisteranno per decenni o secoli, anche se si
ridurranno da subito le emissioni, e alcuni aspetti dei cambiamenti climatici potrebbero diventare
irreversibili (ossia il sistema-clima non potrà più tornare allo stato precedente le emissioni di gas
in atmosfera, ndr) a meno di non procedere a una forte e duratura riduzione della CO2.”
Per evitare questa condizione, è stata definita la “soglia da non superare” per il riscaldamento
globale, pari a un aumento di 2°C a fine secolo. Ciò dovrebbe impegnare a una riduzione delle
emissioni di gas serra. Secondo lo scenario RPC2.6 dell’IPCC che garantisce come probabile
(p>66%) un riscaldamento inferiore a 2°C, la concentrazione cumulativa di gas serra dovrebbe
essere inferiore a 475 ppm (parti per milione di molecole in atmosfera). Prima dell’era industriale
tale concentrazione non superava i 280 ppm. Le emissioni sono in aumento (nel 2010 +5% rispetto
al 2009) in assenza ancora di impegni vincolanti globali.
Sintesi degli effetti dei cambiamenti climatici
“La mutazione del clima ha vari effetti, il più evidente dei quali è l’aumento della temperatura
media globale della superficie terrestre, della troposfera, dell’oceano.”
La quantità di riscaldamento medio globale è legata in modo quasi lineare con la quantità di gas
serra accumulati in atmosfera dall’inizio dell’era industriale (in particolare: anidride carbonica CO2,
metano CH4 e protossido di azoto N2O).
Si è ora potuto stabilire che alcuni effetti dei cambiamenti climatici dovuti alle emissioni di gas per
effetto antropico sono “praticamente certi”, con probabilità tra il 95% e il 100% o molto probabili
(p > 90%).
“Il surriscaldamento causato dalle emissioni produce un aumento dei flussi energetici, o forzante
radiativo (RF), che si misura in Watt per unità di superficie (W/m2). Dall’inizio dell’era industriale
al 2011 si è prodotta una variazione di RF pari a 2,19 W/m2.”
Sono stati definiti dall’IPCC vari scenari di concentrazione dei gas serra, a cui corrispondono
variazioni di forzante radiativo a fine secolo tra 2,6 W/m2 (scenario migliore) a 8,5 W/m2 (scenario
peggiore). A seconda dello scenario, il riscaldamento globale medio previsto per fine secolo,
rispetto al 1850, molto probabilmente sarà compreso tra circa 1,5°C e 4,5°C, con massima
probabilità tra 2 e 3°C.
I dati rilevano che dal 1950 al 2011 è già avvenuto un riscaldamento medio globale compreso tra
0,5°C e 1,3°C in tutte le aree del globo eccetto l’Antartide.
Gli effetti futuri avranno un’entità differente a seconda degli scenari, sempre più grave
all’aumentare delle emissioni e del forzante radiativo. Un forte e prolungato surriscaldamento
induce feedback con ulteriore aumento delle emissioni nel sistema climatico (ad es. lo scioglimento
dei ghiacci fa emettere la CO2 ivi stoccata da millenni) e potrebbe indurre variazioni brusche in
alcune componenti del sistema, come il collasso della circolazione meridionale dell’Atlantico – di
cui la Corrente del Golfo è parte -, lo scioglimento del permafrost della Groenlandia e alterazioni
negative del clima in Antartide. Il verificarsi congiunto di questi eventi avrebbe effetti disastrosi
(innalzamento del livello del mare sino a 7 m, brusco irrigidimento del clima nell’area atlantica),
ma, sebbene una parziale attenuazione (non il blocco) della circolazione atlantica inversa è ritenuta
possibile, l’evoluzione catastrofica è poco probabile e comunque non vi sono previsioni attendibili
in merito.
Anche nello scenario migliore, però, l’aumento energetico per effetto termico avrà effetti comunque
gravi: “È praticamente certo che aumenteranno i giorni molto caldi e diminuiranno quelli molto
freddi; le ondate di calore estremo saranno più frequenti, più durature e sempre più anticipate
rispetto ad oggi.”
Gli effetti saranno più sensibili nell’Emisfero Nord. Lo scioglimento di parte del ghiaccio artico
entro il 20° secolo è praticamente certo, e secondo alcuni modelli e scenari, già entro qualche
decennio nel mese di settembre potrebbe non esserci più ghiaccio nel Polo Nord.
Si assiste anche a una congrua riduzione dei ghiacciai e delle nevi perenni, in particolare
nell’emisfero Nord.
Il tasso di scioglimento del ghiaccio artico si è triplicato dal 1970 ad oggi, passando da circa il 4%
al 13% per decade. È anche aumentata la quantità di riduzione globale dei ghiacciai da 226 a 275 Gt
(miliardi di tonnellate) all’anno
Viceversa, non ci sono prove statistiche che una riduzione dei ghiacci avvenga anche nell’Antartide,
se non in alcune zone, anche se non si può escludere.
Il riscaldamento globale e lo scioglimento dei ghiacci hanno un forte impatto sull’innalzamento del
livello del mare: “L’innalzamento del livello medio globale del mare è certo, dovuto sia al
riscaldamento dell’acqua, che aumenta di volume, sia al contributo dello scioglimento dei ghiacciai.
Dal 1900 a oggi il livello medio del mare si è innalzato di 0,19 m e la temperatura media dello
strato superficiale (0-700 m) si è innalzata dal 1971 di 0,44°C.
Entro la fine del secolo, molto probabilmente gli oceani si riscalderanno tra 0,6°C e 2°C e
l’innalzamento medio globale dovrebbe restare inferiore al metro di altezza (comunque disastroso
in alcune aree costiere. ndr). Questi effetti non saranno omogenei e saranno più pronunciati nelle
aree tropicali e subtropicali dell’Emisfero Nord.
Se si riuscisse a mantenere le emissioni e il forzante radiativo entro i livelli previsti dallo scenario
RCP2.6 (concentrazione di gas combinati minore di 475 ppm) l’innalzamento del livello del mare
potrebbe restare contenuta entro 26-55 cm a fine secolo.
È previsto anche un aumento dell’acidità del mare, per effetto dell’assorbimento dell’anidride
carbonica, con una ulteriore diminuzione del pH, già diminuito del 20% dall’inizio dell’era
industriale.
I fenomeni citati sin qui sono “praticamente certi” (la variabilità è sulla dimensione del fenomeno).
Altri eventi causati dai cambiamenti climatici rientrano nel range delle probabilità elevate o molto
probabili tra cui l’intensificazione delle piogge nelle zone umide e della siccità nelle zone secche,
l’aumento medio dell’umidità; per quanto riguarda l’intensificarsi del fenomeno dei cicloni, in
frequenza e potenza, si ritiene probabile che tale aumento abbia una causa antropica, ma non vi è
ancora certezza statistica in merito; analoga incertezza vale per l’aggravarsi delle alluvioni.
Gli scenari di concentrazione delle emissioni di CO2
Tratto da (v): “Per il Quinto Rapporto di Valutazione dell'IPCC (AR5), la comunità scientifica ha
definito una serie di quattro nuovi scenari Rappresentativi del Percorso di Concentrazione delle
emissioni (RCP). Essi sono identificati dal rispettivo livello di forzante radiativo (RF) totale nel
2100 rispetto al 1750: 2,6 W/mq (RCP2.6), 4,5 W/mq (RCP4.5), 6,0 W/mq (RCP6.0), e 8.5 W/mq
(RCP8.5).
Questi sono gli scenari del Modello di Comparazione della Fase 5 del Programma sul clima
(CMIP5) e includono uno scenario di mitigazione, a basso livello di emissioni (RCP2.6), due
scenari di stabilizzazione (RCP4.5 e RCP6), e uno scenario con emissioni di gas serra molto elevate
(RCP8.5). Gli scenari RCP possono così rappresentare una serie di politiche sul clima del 21°
secolo.”
“Per lo scenario RCP6.0 e RCP8.5, il forzante radiativo continuerà ad aumentare, senza raggiungere
un picco entro il 2100; per RCP2.6 la RF ha dei picchi e poi declina; per RCP4.5 si stabilizza entro
il 2100.”
La maggior parte delle simulazioni CMIP5 sono state eseguite con concentrazioni di CO2 che
arrivano, considerando anche le concentrazioni previste di CH4 e N2O, a 475 ppm (RCP2.6), 630
ppm (RCP4.5), 800 ppm (RCP6.0), e 1313 ppm (RCP 8.5) entro l'anno 2100.
Il livello dei gas serra in atmosfera e il forzante radiativo (RF)
“Le concentrazioni atmosferiche di gas ad effetto serra, come l’anidride carbonica (CO2), il metano
e il protossido di azoto, sono tutti aumentati dal 1750 a causa dell'attività umana. Nel 2011 le
concentrazioni di questi gas serra erano, rispettivamente, 391 ppm, 1803 ppb (parti per miliardo
ndr) e 324 ppb, e hanno superato i livelli pre- industriali di circa il 40%, il 150% e il 20 %. Le
concentrazioni di questi gas ora superano notevolmente le concentrazioni più elevate misurate nelle
carote di ghiaccio nel corso degli ultimi 800.000 anni. I tassi medi di incremento delle
concentrazioni atmosferiche nell'ultimo secolo sono senza precedenti negli ultimi 22 mila anni
(nota: questo dato è riportato con “altissima confidenza statistica”).
Le emissioni di CO2 annuali dalla combustione di carburanti fossili e la produzione di cemento
erano in media 8,3 GtC (miliardi di tonnellate di carbonio, ndr) all’anno, tra il 2002 e il 2011 ed
erano 9,5 GtC all’anno nel 2011, il 54% al di sopra del livello del 1990.
Dal 1750 al 2011, le emissioni di CO2 prodotte dai combustibili fossili e la produzione di cemento
hanno rilasciato 375 GtC nell'atmosfera, a cui si aggiungono altre 180 GtC per la deforestazione e
altri cambiamenti di uso del suolo. Ciò si traduce in emissioni antropiche cumulative di 555 GtC.
• Di questa quantità cumulativa delle emissioni di CO2 di origine antropica, 240 Gt si sono
accumulate nell'atmosfera, 155 sono state assorbite dal mare e 160 si sono accumulate negli
ecosistemi naturali terrestri.
“Il forzante radiativo (RF) quantifica la variazione di flussi di energia causata da variazioni dei
driver dal 1750 al 2011.” (v)
È possibile quantificare il cambiamento nella RF dovuta ad effetto antropico, come le emissioni di
gas serra (RF in aumento) o di aerosol e polveri ad effetto raffreddante (RF negativa).
“La RF antropica totale per il 2011 rispetto al 1750 è 2,29 W/m2, ed è aumentata più rapidamente
dal 1970 che durante i decenni precedenti.”
Nota: lo scenario di mitigazione che stima un riscaldamento contenuto del pianeta prevede una RF
non superiore a 2,6 W/m2 a fine secolo.
Effetti dei cambiamenti climatici
Riscaldamento della temperatura superficiale
“Variazione di temperatura superficiale globale per la fine del 21° secolo: è probabilmente superiore
a 1,5°C rispetto al 1850-1900 per tutti gli scenari di concentrazione RCP tranne che per RCP2.6. È
probabilmente superiore a 2°C per gli scenari RCP6.0 e RCP8.5; secondo lo scenario RCP4.5 è più
probabile che non superi i 2°C.”
“Gli aumenti a breve e a medio termine della temperatura media annuale sono maggiori nelle zone
tropicali e subtropicali rispetto alle medie latitudini. (…) La regione artica si riscalda più
rapidamente rispetto alla media globale.” (Il riscaldamento non sarà omogeneo sul pianeta:
nell’emisfero Nord sarà probabilmente più forte, ndr.)
“Il riscaldamento continuerà oltre il 2100 in tutti gli scenari RCP tranne che in RCP2.6. La
variazione della temperatura superficiale media globale per il periodo 2016-2035 rispetto al 19862005 sarà probabilmente nel range da 0,3°C a 0,7°C. Questa valutazione si basa su parecchie
evidenze, se si assume non ci saranno grandi eruzioni vulcaniche o cambiamenti secolari nella
radianza solare totale.”
“L’aumento della temperatura media globale superficiale nel periodo 1951-2010 è stato nel range
da 0,5°C a 1,3°C in gran parte del globo, eccetto l’Antardide, includendo l'effetto parzialmente
raffreddante degli aerosol (nel range da -0.6° C a 0.1 °C).”
“L'aumento delle temperature medie superficiali globali per il 2081-2100 rispetto al 1986-2005, a
seconda degli scenari, sarà probabilmente compreso tra 0,3°C e 1,7°C (RCP2.6), 1.1°C e 2.6°C
(RCP4.5), 1.4°C e 3.1°C (RCP6.0), 2.6° C a 4.8°C (RCP8.5).”
“È praticamente certo che ci saranno più frequenti giornate di caldo estremo e meno frequenti di
freddo estremo nella maggior parte dei territori, sia a livello giornaliero che stagionale. È molto
probabile che le onde di calore si verificheranno con una maggiore frequenza e durata; potranno
comunque verificarsi inverni occasionalmente di forte freddo.”
Effetti sull’atmosfera
“La concentrazione atmosferica del biossido di carbonio, del metano e dell’ossido di azoto è
aumentata a livelli senza precedenti almeno rispetto agli ultimi 800.000 anni. Le concentrazioni di
anidride carbonica sono aumentate del 40% dall’era pre-industriale, principalmente a causa delle
emissioni dei combustibili fossili, e secondariamente per i cambiamenti di uso del suolo. Gli oceani
hanno assorbito circa il 30% dell’aumento delle emissioni di gas per causa antropica, che hanno
anche provocato una acidificazione dei mari.”
Nota (ndr): l’effetto antropico è differente nella troposfera, la fascia atmosferica a contatto con la
terra spessa da 8 a 20 km, e nella stratosfera, lo strato successivo, sino a circa 50 Km. La
troposfera è riscaldata dalla crosta terrestre, infatti la sua temperatura decade con l’altitudine sino
a -55°C (in media intorno ai 12 Km) che identifica la tropopausa, la zona di transizione verso gli
strati più alti. Il surriscaldamento della crosta terrestre comporta un aumento della temperatura
della troposfera, con l’innalzamento della soglia della tropopausa già misurato attraverso
osservazioni satellitari. La stratosfera è invece riscaldata dall’effetto della scissione delle molecole
di ozono causata dai raggi ultravioletti solari; questa scissione produce calore, e filtra i raggi
ultravioletti, e pertanto la temperatura della stratosfera è superiore negli strati più alti, giungendo
a -3°C. In questo caso, pertanto, la diminuzione dello strato di ozono per effetto antropico (aerosol)
è causa di un raffreddamento della stratosfera.
“È praticamente certo che nella seconda metà del XX secolo è avvenuto un riscaldamento della
troposfera.” (v) “La combinazione del riscaldamento della troposfera e del raffreddamento della
stratosfera, ha probabilmente portato ad un aumento dell'altezza della tropopausa.”
Riscaldamento del mare
“Il riscaldamento degli oceani domina l'aumento di energia immagazzinata nel sistema climatico,
visto che rappresentano oltre il 90% dell'energia accumulata tra il 1971 e il 2010. È 'praticamente
certo che l'oceano superiore (0-700 m) si sia riscaldato tra il 1971 e il 2010 e che probabilmente si è
riscaldato tra il 1870 e il 1971.”
• Su scala globale, il riscaldamento dello strato superiore dell’oceano è in media pari a 0,11°C per
decennio nel periodo 1971-2010.
“Su scala globale, l’oceano continuerà a riscaldarsi durante il 21° secolo. Nei primi cento metri si
prevede, alla fine del 21° secolo, un aumento da 0,6°C a 2,0°C, e da circa 0,3°C a 0,6°C ad una
profondità di circa 1000 m. Il calore penetra dalla superficie all’oceano profondo e incide sulla
circolazione oceanica.”
“L’ulteriore assorbimento di carbonio aumenterà l'acidificazione degli oceani, con riduzione del pH
alla fine del 21° secolo nel range da 0,06-0,07 per RCP2.6, a 0,30-0,32 per RCP8.5.”
“Il riscaldamento degli oceani è previsto più intenso nelle regioni subtropicali e tropicali
dell'emisfero settentrionale.”
“È molto probabile che la circolazione atlantica meridionale inversa (AMOC, tra cui la Corrente
del Golfo ndr) si indebolirà nel corso del 21° secolo. Le stime, ora migliorate, indicano una
attenuazione dall’11% al 34% (a seconda degli scenari). È probabile che ci sarà un certo calo
nell’AMOC già entro il 2050, ma ci possono anche essere alcuni decenni in aumento del fenomeno,
a causa della variabilità naturale. È molto improbabile che l’AMOC subirà una brusca transizione o
collasso nel 21° secolo. C'è scarsa confidenza nel valutare l'evoluzione del fenomeno al di là del 21°
secolo a causa del numero limitato di analisi e risultati non equivoci. Tuttavia, un crollo al di là del
21° secolo, in caso di un forte e prolungato riscaldamento non può essere escluso.”
Criosfera – scioglimento dei ghiacci e delle nevi
Ghiaccio
“Nel corso degli ultimi tre decenni la ritirata del ghiaccio marino artico estivo è stata senza
precedenti e le temperature della superficie del mare artico sono state anomalmente alte almeno
rispetto agli ultimi 1450 anni. Negli ultimi decenni, la Groenlandia e strati di ghiaccio artici hanno
perso massa, i ghiacciai hanno continuato a ridursi in quasi tutto il mondo; sia il ghiaccio marino
artico sia la coltre di neve primaverile nell’Emisfero Nord, hanno continuato a diminuire in
dimensioni.”
“Il tasso medio di perdita di massa di ghiaccio dai ghiacciai di tutto il mondo è, molto
probabilmente, pari ad una media di 226 Gt (miliardi di tonnellate) per anno, nel periodo 1971-2009,
e molto probabilmente (in aumento, ndr) 275 Gt per anno nel periodo 1993-2010.”.
“Il tasso medio di perdita di ghiaccio dalla calotta glaciale della Groenlandia è molto probabilmente
aumentato da 34 Gt all’anno, nel periodo dal 1992 al 2001 sino a 215 Gt all’anno nel periodo dal
2002 al 2011 (questo dato è veramente rilevante. Ndr).”
“L’entità media annuale del ghiaccio marino artico è diminuita nel periodo 1979-2012 con un tasso
che è stato molto probabilmente compreso tra 3,5-4,1 % per decade e molto probabilmente dal 9.4
al 13,6 % per decade per il ghiaccio marino estivo (ghiaccio marino perenne).”
“Per quanto riguarda l’Antartide i dati non sono coerenti, visto che vi sono forti differenze regionali
nel tasso annuale medio di ghiaccio, con misure sempre in aumento in alcune regioni e in
diminuzione in altre. In prospettiva, in Antartide è possibile una diminuzione dell’estensione e del
volume del ghiaccio marino per la fine del 21° secolo, ma comunque di scarsa entità, solo in alcune
zone, e con scarsa confidenza statistica. Anzi, si prevede un aumento delle nevicate che possono
compensare la perdita di ghiaccio.”
“È molto probabile che la copertura del ghiaccio marino artico continuerà a restringersi e
assottigliarsi e che la copertura nevosa primaverile nell’Emisfero Nord diminuirà nel corso del 21°
secolo.”
“L’estensione media del ghiaccio artico, nei vari mesi dell’anno, è sempre prevista in diminuzione
dal 43% al 94% (a seconda degli scenari).”
“Secondo un sottoinsieme di modelli e scenari, che più si avvicinano a riprodurre l’estensione del
ghiaccio artico, è probabile che, già nella prima metà del secolo, nel mese di settembre l’Artico sarà
quasi privo di ghiaccio. Secondo altri scenari, non vi è però ancora sufficiente significatività
statistica per questa previsione.”
“Entro la fine del 21° secolo, il volume globale dei ghiacciai, escludendo i ghiacciai della periferia
dell'Antartide, dovrebbe diminuire dal 15% all’85%, a seconda degli scenari.”
2. Manto nevoso
“L'entità della copertura nevosa dell'emisfero settentrionale è diminuita a partire dalla metà del 20°
secolo. Il manto nevoso nell’Emisfero Nord misura una riduzione media dell’1,6% per decennio,
nei mesi di marzo e aprile, e dell’11.7% per decade nel mese di giugno, nel periodo 1967-2012.”
“Il manto nevoso primaverile nell'Emisfero Nord dovrebbe diminuire tra il 7% e il 25%, a seconda
degli scenari, entro la fine del 21° secolo.”
3. Permafrost – ghiacciai perenni
“Le temperature del permafrost (il suolo permanentemente ghiacciato, pari a circa il 20% delle
terre emerse, ndr) sono aumentate nella maggior parte delle regioni. Il riscaldamento osservato è
stato fino a 3° C in alcune zone dell'Alaska settentrionale (tra i primi anni ‘80 alla metà degli anni
2000) e fino a 2° C in alcune zone della Russia europea settentrionale (1971-2010). In quest'ultima
regione, è stata osservata una notevole riduzione dello spessore e dell’estensione areale del
permafrost negli anni tra il 1975 e il 2005. È praticamente certa una ulteriore riduzione del
permafrost alle alte latitudini settentrionali. Entro la fine del 21° secolo, la zona del permafrost
superficiale (3,5 m di spessore) dovrebbe diminuire tra il 37% e l’81%, a seconda degli scenari.”
Innalzamento del livello del mare
“Il tasso di aumento del livello del mare a partire dalla metà del 19° secolo è stato superiore al tasso
medio negli ultimi due millenni. Nel periodo 1901-2010, il livello medio globale del mare è
aumentato di 0,19 m.”
Dalle misure, si rileva che nel corso della prima parte del XX secolo, il tasso medio di
innalzamento del mare era pari a 1,7 mm/anno, mentre a partire dal 1993 si misura una media di
3,2 mm/anno, ossia più che raddoppiato. L’innalzamento del mare è dovuto in gran parte
all’espansione per riscaldamento e allo scioglimento dei ghiacciai dell’Artico, dei ghiacciai e delle
nevi dell’emisfero Nord e allo scioglimento della calotta della Groenlandia.
“Su scala globale il livello medio del mare continuerà a salire nel corso del 21° secolo, il tasso di
aumento sarà molto probabilmente superiore a quello osservato durante il periodo 1971-2010 a
causa del maggiore riscaldamento dell'oceano e ad una maggiore perdita di massa dei ghiacciai e
delle calotte polari.”
“Secondo le proiezioni dei modelli RCP, la dilatazione termica rappresenta il 30-55%
dell’innalzamento della media globale del livello del mare del 21° secolo, e il contributo dei
ghiacciai per il 15-35%.”
“L’innalzamento del livello del mare nel periodo 2081-2100 rispetto al 1986-2005 sarà
probabilmente nel range 0,26-0,55 m per RCP2.6, 0,32-0,63 m per RCP4.5 e RCP6.0, e 0,45-0,82
m per RCP8.5. Per RCP8.5, l'aumento per l'anno 2100 è 0,52-0,98 m, con un tasso di innalzamento
durante il periodo 2081-2100 pari a 8-16 mm/anno.”
“L'aumento dello scioglimento della calotta glaciale della Groenlandia, non compensato dalle
precipitazioni nevose, aggraverà l’innalzamento del livello del mare (stima ad alta confidenza).”
“Sulla base delle conoscenze attuali, solo un eventuale contributo (in scioglimento) della calotta
antartica potrebbe causare aumenti sensibilmente superiori del livello del mare rispetto al range
indicato nel corso del 21° secolo (sino a 7 m, ndr). Tuttavia, questo contributo supplementare non è
statisticamente consolidato.”
È interessante osservare che nel periodo interglaciale (129.000 – 116.000 anni fa) lo scioglimento
dei ghiacci della Groenlandia e forse con il contributo dell’Antardide causò un innalzamento del
livello globale del mare probabilmente compreso tra 5 e 10 m. Questo cambiamento, dovuto a
cause naturali, si è però sviluppato nell’arco di migliaia di anni, non su scala secolare.
“L’aumento del livello del mare non sarà uniforme. È molto probabile che salirà all’incirca nel
95 % della superficie dell'oceano..” (Ndr: pertanto, alcune zone subiranno aumenti più elevati della
media: ciò potrebbe avvenire nelle aree tropicali e sub-tropicali dell’emisfero Nord, dove è
maggiore il riscaldamento del mare).
Cambiamenti nel ciclo dell’acqua e fenomeni climatici estremi
“È probabile che l’influenza antropica abbia modificato il ciclo globale dell'acqua dal 1960.
Influenze antropiche hanno contribuito agli aumenti osservati nel contenuto di umidità atmosferica
in atmosfera (confidenza media), ai cambiamenti su scala globale nelle modalità di precipitazione
sulla terra (confidenza media), alla intensificazione delle forti precipitazioni sulle regioni della terra
dove i dati sono sufficienti (confidenza media) e alle variazioni della salinità di superficie e subsuperficie dell'oceano (molto probabile).” (v)
“I cambiamenti nel ciclo globale dell'acqua in risposta al riscaldamento globale nel 21° secolo non
saranno uniformi. Aumenterà il contrasto delle precipitazioni tra le regioni umide e quelle secche e
tra le stagioni umide e asciutte. (…) In molte latitudini medie e nelle regioni secche subtropicali, le
precipitazioni medie probabilmente diminuiranno, mentre in molte regioni umide delle medie
latitudini, le precipitazioni medie probabilmente aumenteranno entro la fine di questo secolo,
secondo lo scenario RCP8.5.”
“Molto probabilmente diventeranno più intensi e più frequenti gli eventi di precipitazione estremi su
gran parte delle masse terrestri alle medie latitudini e in più regioni tropicali umide, entro la fine di
questo secolo, seguendo l'aumenti medi della temperatura superficiale globale.”
“C'è significatività statistica media che alcune regioni del mondo abbiano sperimentato la siccità più
intensa e più a lungo, in particolare in Europa meridionale e in Africa occidentale, ma in altre
regioni le fasi di siccità sono diventate meno frequenti, meno intense, o meno lunghe, per esempio
in Nord America e nell'Australia centrale e nord-occidentale.” (iv)
“A livello globale, è probabile che l'area compresa dai sistemi monsonici aumenterà nel corso del
21° secolo. Mentre i venti monsonici sono suscettibili di indebolirsi, le precipitazioni monsoniche
sono probabilmente avviate a intensificarsi a causa dell'aumento di umidità atmosferica. La data di
inizio della stagione monsonica potrebbe iniziare in anticipo o non cambiare molto; la data di fine
sarà probabilmente posticipata, con conseguente allungamento della stagione dei monsoni in molte
regioni. (…) Ci potrebbero essere inoltre variazioni e intensificazioni del fenomeno El Ninho nel
Pacifico, ma le stime hanno ancora una significatività bassa.”
Cicloni
“È più probabile che l'influenza antropica abbia contribuito a un aumento nella frequenza dei più
intensi cicloni tropicali, invece che non vi sia legame antropico. Una più forte attribuzione a fattori
antropici non è possibile allo stato attuale perché l'aumento osservato di tali tempeste sembra essere
maggiore rispetto a quanto suggerito dagli studi teorici o dai modelli.”
“C'è scarsa confidenza statistica nelle stime di lungo termine (cioè, 40 anni o più) su aumenti
dell'attività dei cicloni tropicali (l'intensità, la frequenza, la durata). C'è scarsa attendibilità nelle
tendenze osservate in piccoli fenomeni su scala locale, come i tornado e la grandine, a causa della
disomogeneità e delle lacune nei sistemi di monitoraggio dei dati.”
(Nota: la scarsa significatività delle stime o della confidenza statistica, dovuta a conoscenze
inadeguate del fenomeno fisico, a insufficiente comprensione della variabilità naturale, a incertezze
nei dati storici sui cicloni tropicali, non significa che un aumento non sia probabile, ma solo che
allo stato attuale non è ancora possibile stimare con accuratezza il processo, ndr).
Piogge intense e inondazioni
“È probabile (con alta significatività) che l’intensità e la frequenza delle precipitazioni sia
aumentata nel Nord America e in Europa. Per altri continenti, la significatività delle stime è tutt’al
più media.
L’aumento del numero e dell’intensità di eventi piovosi eccezionali nel corso del 20° secolo sembra
essere coerente con la causa di origine antropica (ossia le emissioni di gas, ndr).”
“Per le inondazioni, si riscontra una significatività statistica tra bassa e media per asserire la
dipendenza dai cambiamenti climatici nella ampiezza e nella frequenza delle inondazioni su scala
regionale, perché i dati strumentali disponibili sono limitati nello spazio e nel tempo, e inoltre ci
sono effetti confondenti a causa dei cambiamenti nell’uso del suolo e nelle costruzioni
ingegneristiche. Inoltre, vi è scarso accordo su questo punto, e scarsa significatività delle stime.”
Stabilizzazione e irreversibilità dei cambiamenti climatici
“Le emissioni cumulative di CO2 determinano in gran parte il riscaldamento globale della superficie
terrestre. La maggior parte dei fenomeni dei cambiamenti climatici saranno persistenti per molti
secoli oltre il 2100, anche se le emissioni di CO2 venissero arrestate. Questo implica un impegno
pluri-secolare nella lotta contro i cambiamenti climatici, sostanzialmente dovuti alle emissioni
passate, presenti e future di CO2.”
“Le emissioni totali cumulative di CO2 e la risposta della temperatura media globale superficiale
sono correlate in modo quasi lineare. Ogni dato livello di riscaldamento è associato con una gamma
di emissioni cumulative di CO2.
Sino al 2011, le emissioni totale cumulative di carbonio ammontano a 515 GtC (1890 GtCO2).
“Per limitare il riscaldamento causato dalle sole emissioni da cause antropiche a +2°C rispetto al
1861-1880, almeno con il livello “probabile” (p>66%) bisognerà che, entro la fine del secolo, le
emissioni cumulative antropiche debbano restare contenute tra 0 e circa 790 GtC (2900 Gt CO2)
contando anche le cause di riscaldamento non legate alla CO2.”
Ndr: pertanto, considerando la quantità cumulativa già emessa (1890 Gt CO2), la quota
addizionale di CO2 da non superare entro il 21° secolo è compresa tra 0 e 1010 Gt CO2 (p>66%) –
1120 Gt CO2 (p>50%). Per dettagli si veda la tabella in (v) con i vari scenari.
“Le emissioni di CO2 cumulative nell'atmosfera, nel periodo 2012-2100 sono previste dai modelli
statistici nel range da 140-410 GtC per RCP2.6, 595-1005 GtC per RCP4.5, 840-1250 GtC per
RCP6.0 e 1415-1910 GtC per RCP8.5. Un’altra quota di emissioni di CO2 e CH4 (alcune decine di
GtC) potrebbe giungere dallo stock accumulato nel permafrost, in parte in via di scongelamento nel
corso del 21° secolo.”
Solo lo scenario 2.6 consente di stimare un riscaldamento inferiore a 2° con alta probabilità.
“Un’ampia frazione dei cambiamenti climatici di origine antropica derivanti da emissioni è
irreversibile su una scala temporale multi - secolare e millenaria, tranne nel caso di una forte e
prolungata rimozione netta di CO2 dall'atmosfera.”
“Le temperature superficiali rimarranno costantemente a livelli elevati per molti secoli, anche dopo
una completa cessazione delle emissioni di origine antropica. A causa della lunga scala temporale di
trasferimento del calore dalla superficie dell'oceano alla profondità, il riscaldamento dell'oceano
continuerà per secoli. A seconda dello scenario, dal 15% al 40% circa di CO2 emessa rimarrà
nell'atmosfera più di 1000 anni.”
“E 'praticamente certo che l’innalzamento del livello medio globale del mare, dovuto alla
dilatazione termica, continuerà oltre il 2100, per molti secoli.”
“I pochi risultati del modelli disponibili che vanno oltre il 2100 indicano un livello medio di
innalzamento del livello globale del mare oltre quello pre- industriale inferiore a 1 m, con un
forzante radiativo che corrisponde a concentrazioni di gas serra con un picco e poi in declino,
rimanendo al di sotto di 500 ppm, come nello scenario RCP2.6. Con un forzante radiativo che
corrisponde ad una concentrazione di gas che è superiore a 700 ppm ma inferiore a 1500 ppm, come
nello scenario RCP8.5, l'aumento previsto è tra 1 m e più di 3 m.”
“Una rilevante perdita di massa da lastre di ghiaccio causerebbe grandi innalzamenti del livello del
mare, e una parte della perdita di massa potrebbe essere irreversibile. C'è un’alta confidenza
statistica nella previsione che, nel caso di un riscaldamento oltre le soglie previste, si arriverebbe
alla perdita quasi completa della calotta glaciale della Groenlandia in un millennio o più, causando
un aumento medio globale del livello del mare fino a 7 m.”
“La perdita brusca e irreversibile di ghiaccio dovuta ad una potenziale instabilità del sistema della
calotta antartica, in risposta alla forzatura climatica, è possibile, ma la comprensione attuale del
fenomeno e le prove statistiche non sono sufficienti per fare una valutazione quantitativa.”
“Sono stati proposti metodi, definiti “geoingegneria” (Solar Radiation Management ( SRM ) e
Carbon Dioxide Removal (CDR)), che mirano ad alterare deliberatamente il sistema climatico per
contrastare il cambiamento climatico. Prove insufficienti impediscono una valutazione quantitativa
completa e il loro impatto sul sistema climatico. Vi sono limitazioni biogeochimiche e tecnologiche
al loro potenziale su scala globale. C'è scarsa conoscenza nella quantificazione delle emissioni che
potrebbero essere compensate, inoltre ci sono effetti collaterali nel loro utilizzo.”
Lista dei documenti IPCC citati:
(i) IPCC WG1AR5, 2013: “The Physical Science Basis”
(ii) IPCC WG1AR4, 2007: “Understanding and Attributing Climate Change”
(iii) IPCC WG1AR4, 2007: “Summary for Policymakers”
(iv) IPCC WG1 e 2, 2012: “SREX, Special Report on Managing the Risks of Extreme Events and Disasters to Advance Climate
Change”
(v) IPCC WG1 AR5 SPM “Summary for policymakers - The Physical Science Basis”
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