Le Ariettes Oubliées di Debussy su testo di Paul Verlaine

Conservatorio di Musica «L. Perosi». Campobasso
Corso Sperimentale «Repertori Vocali da
Camera»
Anno Accademico 2003 – 2004
Sessione estiva.
Le Ariettes Oubliées di Debussy su
testo di Paul Verlaine
Elaborato nelle discipline: storia della musica da camera
dell’Ottocento, elementi di armonia, analisi musicale, storia
della poesia per musica, critica del testo musicale, analisi e
critica delle interpretazioni storiche con elementi di
discografia.
Docenti: Barbara Lazotti
Piero Niro
Luigi Pecchia
Allieva:
Marinella Minelli
1
Indice generale.
1 Introduzione: l’edoné come assunto poetico.
Contesto storico
Impressionismo pittorico
Impressionismo poetico
Le poesie musicate.
Stile verlainiano e note introduttive alle poesie
musicate (Analisi di Il pleure dans mon coeur)
Procedimenti compositivi nelle Ariettes.
Conclusioni
Le Ariettes oubliées nell’edizione Dover
Riferimenti bibliografici
2
Introduzione: l’edoné come assunto poetico.
Il suono è la materia della musica, come i colori della
pittura, i marmi della scultura ec. L’effetto naturale e generico
della musica in noi, non deriva dall’armonia ma dal suono, il
quale ci elettrizza e scuote al primo tocco […].
La natura ha dato i suoi piaceri a tutti i suoi sensi. Ma la
particolarità del suono è di produrre per se stesso un effetto più
spirituale dei cibi dei colori degli oggetti tastabili ecc. Laonde
quello stesso spirituale del suono è un effetto fisico di quella
sensazione de’ nostri organi, e infatti non ha bisogno
dell’attenzione dell’anima, perché il suono immediatamente la
tira a se, e la commozione vien tutta da lui, quando anche
l’anima appena ci avverta […]1
Le parole tratte dallo Zibaldone di Leopardi, e stilate
dal poeta ventiduenne nel 18202, aiutano a illustrare il canto
dei suoi testi, che risuonano interiormente con l’intento
immediato di un’edoné tra il fisico e lo spirituale e, di più, con
le cellule della percezione fantastica e conoscitiva aperte a
registrare cose nuove (Bonchino 2001: 135). La poesia
leopardiana si deve sentire non solo leggere con gli occhi, e ti
arresta al suo primo risuonare: «Dolce e chiara la notte e
1
Cfr. G.Leopardi, Zibaldone, nn.155, 157 e 158, cit. in Antonio Bonchino, La felicità
lunare, in “Leopardi e la parola simbolica”, Metauro Edizioni Fossombrone (Ps), 2001:
135-136.
2
Nel settembre del 1821 Leopardi riprende e approfondisce il discorso su suono armonia
e musica in genere. Si vedano in particolare i nn.1477 e 1478.
3
senza vento», «La mattutina pioggia […] alla capanna mia /
dolcemente picchiando, mi risveglia»3.
Il leopardiano dolcemente picchiando della pioggia
riecheggia il bruit doux de la pluie di Paul Verlaine4, e
inevitabilmente suggerisce la realtà musicale presente in
entrambi gli autori, chiaramente espressa come intento poetico
nello scritto verlainiano Art poétique.
L’intento edonistico è un assunto poetico anche nella
produzione artistica di Debussy; lui stesso scrive: «La musica
francese vuole, prima di tutto far piacere…». «La musica deve
umilmente cercare di far piacere […]5». Nella prefazione al
testo di Stefan Jarocinski6, Vladimir Jankélévitch nota come lo
scrittore polacco citi a tre riprese l’articolo della Revue bleue
da cui sono tratte queste frasi.
Debussy detestava il tedio, le astrazioni, il pedantismo,
l’austerità, i grovigli della polifonia: « Aborrisco le dottrine…».
[…] Debussy probabilmente inorridirebbe di fronte a certi
aspetti della secchezza e della tetraggine contemporanee.
Debussy pensava che la musica non fosse fatta per la carta
rigata, ma per quell’organo chiamato orecchio […]. (Jarocinski
1980: XII)
3
G.Leopardi, tratti dai Canti XIII e XVI: primo verso de La sera del dì di festa e primo,
sesto e settimo de La vita solitaria. (Leopardi 1995: 39, 45).
4
quinto verso della poesia Il pleure dans mon coeur di Verlaine, la cui epigrafe, firmata
da Arthur Rimbaud, cita:«Il pleut doucement sur la ville »
5
Cfr. Debussy, L’état actuel de la musique française, La Revue bleue, 2 aprile 1904 : 422,
cit. in Jarocinski 1980: 113.
6
Stefan Jarocinski, Debussy Impressionismo e simbolismo, versione italiana di M. G.
D’Alessandro, Discanto Edizioni, Fiesole (Fi), 1980: XII.
4
Queste considerazioni di Jankélévitch si basano su
quelle estetiche del compositore. La frase citata prima, «La
musica deve umilmente cercare di far piacere […]» continua
con «[…] L’estrema complicazione è il contrario dell’arte»;
Debussy spiega ciò che intende dire:
La musica fino ad oggi si è basata sul un falso principio. Si
cerca troppo di scrivere, si fa musica per la carta, mentre essa è
fatta per le orecchie. Si dà troppa importanza alla scrittura
musicale, alla formula ed al mestiere. Si cercano le idee in se
stessi, mentre si dovrebbe cercarle intorno a sé. Si combinano, si
costruiscono, si immaginano dei temi che vogliono esprimere
delle idee; essi poi si sviluppano, si modificano all’incontro con
altri temi che rappresentano altre idee, si fa della metafisica ma
non si fa più della musica. Quest’ultima deve essere registrata
spontaneamente dalle orecchie dell’ascoltatore, senza che egli
abbia bisogno di scoprire le idee estratte nei meandri di un
complicato sviluppo[…].7
Nelle Ariettes Oubliées si realizza un connubio
poetico-musicale di livelli elevatissimi, che coinvolge i due
artisti francesi Claude Debussy e Paul Verlaine, quanto mai
vicini negli intenti artistici delle loro produzioni.
Nella critica della poesia e della musica simbolista è
luogo comune citare il verso dell’Art Poétique di Verlaine: “De
la musique avant toute chose”, che non era per Verlaine la
predominanza della musica sulle altre arti, quanto la sua
inerenza a ogni forma d’arte: potremo dire che “de la musique
7
Cfr. C. Debussy, Commedia, 4 novembre 1909, cit in Jarocinski 1980: 113.
5
en toute chose” era l’ideale del poeta. La sonorità e talune
soluzioni timbriche delle composizioni di Debussy dimostrano
una certa aderenza ai dettami suggeriti dai versi di Verlaine,
nei quali si sostiene che ogni immagine poetica deve essere:
Plus vague et plus soluble dans l’air
Sans rien en lui qui pèse ou qui pose.
In un altro punto viene evocato lo stato di sogno;
l’ideale è la suggestione piuttosto che l’eloquenza, e la
sfumatura piuttosto che il colore:
Oh! la nuance seule fiance
Le rêve au rêve et la flûte au cor.
L’Art Poétique è un piccolo trattato poetico simbolista:
Verlaine, come pure Baudelaire e Mallarmé opponevano al
naturalismo razionale l’irrazionale, l’atmosfera, la fantasia;
anche la musica di Debussy impiega simboli (figure,
Leitmotive), ma la preferenza del compositore per il colore e le
sfumature dà ai suoi brani un vago impressionismo, analogo
all’effetto pittorico di artisti del suo tempo; infatti parlando
dell’ Art Poétique si entra nel vivo dell’esperienza “poetica”
compiutasi nel genere della mélodie soprattutto a partire dagli
anni Ottanta.
6
Contesto storico e culturale.
Il giovane Debussy. ebbe contatti con Paul Verlaine
già dalla sua infanzia: la decisione di avviare il piccolo Achille
Claude alla carriera musicale venne difatti presa da Madame
Mauté, suocera di Verlaine. Questo un passo della biografia di
Debussy scritta da Louis Laloy a conferma:
[…] Aveva conosciuto per caso Charles de Sivry, il
bizzarro cognato di Verlaine, e poi sua madre, divenuta Madame
Mautet [sic], già allieva di Chopin. Fu quest’affascinante
signora che, avendo sentito strimpellare il ragazzo, indovinò ciò
che tutti, lui compreso, ignoravano. “Deve diventare un
musicista” disse, e si occupò di lui come una buona nonna, tanto
che nel 1973 [sic] egli entrò al conservatorio8.
Per comprendere le circostanze di questa decisione
bisogna conoscere la vita di Verlaine in questo periodo e anche
quella di Manuel Debussy, padre del compositore, e delle sue
avventure durante i mesi tempestosi della Comune. La guerra
tra la Francia e la Prussica era scoppiata il 15 luglio 1870.
Quattro
mesi dopo Manuel aveva
trovato
lavoro
al
Commissariato del Municipio del dipartimento (Louvre) di
Parigi, Commissariato noto come uno dei centri parigini della
rivolta. Manuel vi restò fino al 15 marzo del 1871 quando, in
qualità di ex soldato, entrò nella guardia nazionale. Il 18 marzo
8
Cfr. Laloy, Louis, Claude Debussy, 1909, cit. in Lockspeiser 1983: 33.
7
scoppiò la rivolta e il 3 maggio Manuel si aggregava alle
truppe rivoluzionarie come capitano della II compagnia del 13°
battaglione federale. Dei documenti consultati da Dietschy
forniscono un resoconto dettagliato (pubblicato sul Musical
Quarterly nel luglio del 1960) su un avvenimento importante
delle battaglie della Comune:
[…] L’8 maggio 1871, alle due del mattino, il capitano
de Bussy, alla testa della sua compagnia, fu inviato a Issy con il
suo battaglione. Alle tre il comandante in capo Corcelle, ferito
dallo zoccolo di un cavallo, dovette ritirarsi. Egli affidò il
battaglione al capitano de Bussy, con l’ordine di occupare la
fortezza di Issy. Verlaine era nei pressi, dalla stessa parte della
barricata. L’antico negoziante di Saint-Germaine-en-Laye sferrò
l’attacco, ma non appena i fucilieri di Versailles aprirono il
fuoco i suoi uomini lo abbandonarono, ed egli si arrese
all’ufficiale di stato maggiore di Issy, che lo fece arrestare sul
campo. Liberato il 10 maggio, rientrò a Parigi. Il 22 maggio la
Comune era sconfitta, e il capitano de Bussy fu imprigionato al
Bastion de la Muette. Incarcerato successivamente a Satory, fu
interrogato, sottoposto a corte marziale, e, l’11 dicembre 1871,
condannato a quattro anni di prigione… Dopo un anno di
detenzione la sua condanna fu ridotta a quattro anni di
sospensione dai diritti civili e familiari.
9
Fu durante la Comune, al Municipio del Louvre,
oppure nella prigione di Satory, che l’ambizioso capitano
incontrò Charles de Sivry, figlio di primo letto di Antoinette-
9
Cfr. Dietschy, Marcel, The Family and Childhood of Debussy, trad di Edward Lockspeiser,
Musical Quarterly, New York luglio 1960 cit. in Lockspeiser 1983: 33-34.
8
Flore Mauté (divenuta poi maestra di pianoforte di debussy) e
fratellastro di Mathilde Mauté, la sventurata sposa bambina di
verlaine e ispiratrice della famosa La Bonne Chanson.
Il biografo debussyano Lockspeiser ritrova fra le
memorie di Mathilde Verlaine e fra le lettere di musicisti
contemporanei la descrizione degli avvenimenti accaduti
durante l’assedio di Parigi e i successivi mesi drammatici della
Comune. Le finestre di Mathilde, sulla collina di Montmartre,
si affacciavano sugli incendi devastanti che illuminavano la
città straziata. Bizet e Chabrier descrivevano gli atti vandalici e
i saccheggi che quotidianamente riempivano la vita di tutti. Si
possono immaginare le ansie del piccolo Debussy in quei
giorni, con il padre in carcere e la madre che si ingegnava
affinché in casa non si morisse di fame.
Descrivendo le avventure di Sivry e Verlaine durante
la Comune, Mathilde Verlaine afferma:
[…] Fu in quel periodo che Charles [Sivry] conobbe il
padre di Claude Debussy. Lui e mia madre furono i primi a
scoprire le stupefacenti doti musicali del ragazzo e a persuadere
la sua famiglia a incoraggiarlo in quella direzione. Noi
l’abbiamo seguito nel corso della sua vita e l’abbiamo visto
diventare con piacere uno dei nostri compositori più grandi.
(Lockspeiser 1983: 35).
Lockspeiser nel suo volume su Debussy decide di
entrare nel definire meglio le personalità di Charles de Sivry e
anche di sua madre, Madame Mauté, in quanto sembrano aver
deciso del destino musicale del bambino; è possibile che,
9
ricevendo lezioni da una probabile allieva di Chopin, egli
possa essere stato testimone delle dissolutezze di Verlaine, del
trattamento brutale da questi inflitto alla sua sposa bambina
Mathilde e dei suoi amori con Rimbaud.
Charles de Sivry era un musicista bohémien, di cultura
versatile anche se modesta, amico di Chabrier e di Verlaine
(del quale aveva musicato qualche poesia), noto soprattutto
come pianista del famoso cabaret Le Chat Noir. Verlaine lo
descriveva come: « Le bon musicien de génie plus ancore que
de talent » (Lockspeiser 1983 : 36). Amico intimo del poeta fu
lui a presentargli la propria sorellastra di sedici anni d’età,
Mathilde Mauté. Durante il corteggiamento del poeta alla
fanciulla, Sivry agì da intermediario facendo avere a Mathilde
le poesie di grande intensità lirica intitolate La Bonne Chanson
e ispirate a una idealizzazione di questa fanciulla. Verlaine e
Mathilde si sposarono nel 1870; Sivry morì nel 1900,
riuscendo comunque ad ascoltare le musiche composte da
Fauré per La Bonne Chanson e le prime melodie di Debussy su
versi di Verlaine.
Per quanto riguarda Madame Mauté, nata AntoinetteFlore Chariat, definita in gioventù “insegnante di musica”,
ebbe come primo marito il “marchese de Sivry”, mentre il
secondo marito, che portava il nome antisonante di Mauté de
Fleurville, era figlio di un droghiere di nome Mauté.
È possibile che Madame Mauté abbia frequentato delle
personalità di spicco, tra cui Gorge Sand, Alfred de Musset,
Balzac e Wagner. Così come è possibile che abbia conosciuto
10
Chopin e l’abbia sentito suonare: non esiste una prova che sia
stata sua allieva.
Fu certamente donna dotata di notevole calore e
generosità, come possiamo dedurre dal ricordo che di lei
conservarono Verlaine e Debussy, i quali nei momenti cruciali
della loro esistenza, tornarono col pensiero alla sua tolleranza e
alla sua saggezza. Nel 1894, un anno dopo la sua morte,
ricordando l’atteggiamento pieno di simpatia della suocera
all’epoca dei litigi tempestosi con Rimbaud e con Mathilde,
Verlaine le dedicava diverse quartine delle sue Confessions.
Inoltre la definisce: « una personalità affascinante,
un’artista d’istinto e di talento, un’eccellente musicista di
gusto squisito, intelligente e devota alle persone che amava ».
Esprimendosi in questi termini ci si può chiedere se Verlaine si
riferisse alla dedizione della donna per il giovane Debussy.
Verso la fine della sua vita anche Debussy parla di lei con
gratitudine; la ricorda nella corrispondenza del 1915, e,
stranamente, è proprio un riferimento al nome di Chopin a
risvegliare il ricordo di lei nel compositore; il 27 gennaio,
mentre lavorava a un’edizione delle opere di Chopin, Debussy
scrisse all’editore Jacques Durand: « È un peccato che
Madame Mauté de Fleurville, alla quale io debbo quel poco
che so di pianoforte, sia morta. Ella conosceva molte cose su
Chopin […] ».
Il 1° settembre dello stesso anno scriveva: «Ciò che
dice Saint-Saëns sul pedale in Chopin […] non è giusto perché
ho dei ricordi ben precisi di ciò che mi ha raccontato Madame
11
Mauté de Fleurville. Chopin desiderava che si studiasse senza
pedale, e che lo si usasse raramente nelle esecuzioni. Del
resto, fu proprio quest’arte di fare del pedale una specie di
respiro che io notai in Liszt, quando mi fu dato di ascoltarlo a
Roma »10.
Come si nota in queste lettere si può supporre che il
giovane Claude abbia studiato con Madame Mauté, anche se
non lo dice in modo esplicito, in ogni caso in un periodo di
breve durata: tra la sconfitta della Comune (28 maggio 1871) e
l’ammissione di Debussy al Conservatorio (22 ottobre 1872).
Si presume che durante il periodo della Comune, Manuel abbia
presentato con orgoglio il suo promettente Claude a quel
musicista bohémien, Sivry, che a sua volta l’avrebbe
raccomandato a sua madre, la quale si sarebbe occupato di lui
fino alla sua ammissione al conservatorio.
In quel periodo, col padre in prigione e la madre in
gravi difficoltà economiche, sicuramente il giovane musicista
avrà avuto sentore dei conflitti tra Verlaine, Rimbaud e
Mathilde; è un mistero che non si trovi traccia d’un ulteriore
incontro di Debussy con Verlaine11. Ci si aspetta uno scambio
di lettere relative all’autorizzazione di musicare poesie di
Verlaine, come avvenne nella corrispondenza tra Fauré e
Verlaine. Dato il numero di amici comuni sarebbe stato
difficile evitarsi. Dopo la Comune, Debussy abitava con la
10
Probabilmente il biografo Lockspeiser deduce queste lettere dall’epistolario Lettres de
Claude Debussy à son éditeur (Jacques Durand), 1927, questo epistolario è citato
all’Appendice H del suo volume, le lettere citate sono nel volume di Lockspeiser 1983:
38.
11
Il testo da cui si deduce questa affermazione è del 1983; approfondimenti su biografie
più recenti non rivelano novità a riguardo.
12
madre al n. 59 bis di rue Pialle, non lontano dal n. 41 di rue
Nicolet, residenza di Madame Mauté e domicilio temporaneo
di Paul e Mathilde Verlaine, sposatisi qualche mese prima
della Comune; è probabile che il giovane Debussy, che allora
aveva solo nove anni, andasse molto spesso da loro. Nel
settembre del 1871 Arthur Rimbaud andava a stabilirsi a rue
Nicolet mandando in frantumi il matrimonio di Mathilde, che
nel frattempo aveva avuto un bambino, avvenimento a cui
Verlaine aveva reagito con scene di ubriachezza e brutalità.
Nel
luglio
dell’anno
seguente
Madame
Mauté
accompagno Mathilde a Bruxelles, nella speranza di strappare
il genero alle seduzioni di Rimbaud; inizialmente Verlaine
riprese la vita in comune, poi cambiò idea e a Quiévrin, città di
frontiera, Mathilde e sua madre lo videro per l’ultima volta
mentre si tirava il cappello sugli occhi, in gesto di sfida.
A settembre i due amanti arrivarono a Londra, e presto
furono ai ferri corti. A ottobre, tre mesi dopo il ritorno di
Madame Mauté da Bruxelles, Debussy fu ammesso al
Conservatorio. In questo periodo la madre di Mathilde tentò di
tenere sotto controllo quel rapporto a tre: la conclusione che se
ne trae è che in quel clima di tensione il piccolo Debussy,
ricevette quelle lezioni che gli permisero di superare l’esame.
Sicuramente ebbe un’infanzia tormentata, Claude si
sentì presto una sradicato; « Sauvage » nel doppio significato
di scontroso e timido: è questa le definizione sulla quale furono
d’accordo tutti coloro che su di lui lasciarono le prime
testimonianze; ed è questa l’impressione che doveva suscitare
con la sua testa quadrata, la fronte sporgente, la carnagione
13
scura e l’espressione intensa e violenta del suo sguardo. Nel
corso dell’infanzia dovette fissarsi un modello di vita che lo
spinse ad appagare i sensi nell’estasi del pianoforte e che lo
ridusse anche alla miseria più nera.
14