Tribunale di Mantova Perizia nel procedimento N° 2375/01 mod.21 R.G.N.R. Procura della repubblica di Mantova RELAZIONE Dott. Edoardo Bai Nell’ambito del procedimento in epigrafe, la procura di Mantova ha incaricato il sottoscritto di rispondere al seguente quesito: “ Sulla base della documentazione agli atti ed esaminata la consulenza Carrara-Mara, dica il CT se le cause di morte attribuite ai lavoratori della coorte dello stabilimento chimico di Mantova come ‘tumore maligno del pancreas’, ‘tumore maligno del polmone’, ‘sarcoma dei tessuti molli’, siano clinicamente validate e se possano essere correlate in termini di nesso causale con l’esposizione professionale alle sostanze cancerogene presenti nel medesimo Stabilimento nell’arco temporale di interesse 1957-1991, con ogni altra circostanza utile ai fini di giustizia”. Il quesito si presenta come completamento delle indagini già svolte e relazionate alla procura sullo stabilimento Enichem di Mantova; in particolare la perizia sul medesimo procedimento nella quale avevo esaminato le cartelle cliniche degli operai dell’azienda deceduti per mesotelioma e per tumori del sistema emolinfopoietico. In quell’occasione segnalavo alla Procura alcuni casi di tumore del polmone, del pancreas e dei tessuti molli di cui ero venuto a conoscenza esaminando la documentazione messami a disposizione dalla Procura stessa. Rimando perciò a quella mia precedente perizia, che descrive i criteri di diagnosi e di attribuzione delle patologie ad esposizione professionale, senza ripeterli in questa sede, dal momento che seguirò anche in questa occasione i medesimi criteri. Illustro invece di seguito le motivazioni generali che inducono a presupporre un possibile nesso di causa-effetto fra i tumori oggetto della presente perizia e l’esposizione a cancerogeni presenti in Enichem. TUMORI DEL POLMONE E DEI BRONCHI. La principale motivazione che induce ad attribuire questo tumore ad esposizione lavorativa è la presenza nell’azienda, di materiali contenenti amianto, diffusi ed utilizzati pressoché ubiquitariamente nel perimetro dello stabilimento. L’esposizione a questo cancerogeno ha sicuramente provocato, nello stabilimento di Mantova, numerosi casi di mesotelioma, su cui ho già relazionato. L’amianto, oltre ai mesoteliomi, è capace di indurre tumori polmonari e intestinali. I dati di letteratura che sostengono questa affermazione sono ampiamente riportati nella perizia CarraraMara, e non ritengo necessario ripeterli in questa sede. Anche nella mia precedente perizia citavo, per tutti, i lavori di Lynch e Smith che per primi hanno segnalato l’associazione fra amianto e tumore del polmone, nel 1935. Interessa segnalare in questa sede che un aumento di tumori polmonari e bronchiali è stato dimostrato anche per mansioni che espongono in maniera intermittente a basse dosi, come gli operai edili ( Selikoff, Churg, Hammond, 1984), e persino per esposizioni non lavorative (Gurbuz, Metinas e al. 2004), oltre , ovviamente , per operai pesantemente esposti come i minatori (Nicholson, Selikoff, Seidman, Lilis, Formby, 1979). Il maggior numero di tumori polmonari , negli operai addetti alla lavorazione dell’amianto come materiale isolante, si è verificato dopo una latenza di 30-35 anni dal primo contatto, con un numero relativamente minore di tumori prima e dopo il picco.(Selikoff, Hammond, Seidman, 1980). Numerosi studi segnalano un effetto combinato del fumo di sigaretta e dell’amianto verso l’epitelio bronchiale e polmonare. In particolare sono segnalati diversi tipi di alterazione dei cromosomi. Basti qui citare Lohani, Dopp e al. 2002, e Jung, Davis e al. 2000. In effetti, gli studi epidemiologici fin qui condotti mostrano inequivocabilmente che gli effetti dell’amianto e del fumo di sigaretta si combinano; l’effetto viene registrato come aumento dei tumori polmonari verificati negli esposti, rispetto agli attesi se l’esposizione fosse stata solamente al fumo, o ad amianto, separatamente. L’unico punto in discussione è se l’effetto sia moltiplicativo o più semplicemente additivo. Nel primo caso, l’effetto dell’esposizione congiunta è superiore alla somma dei due effetti separati, nel secondo caso coincide. Secondo Saracci (Int. J. Cancer,1977) il modello moltiplicativo è il più plausibile, secondo Liddell (Ann. Occup. Hyg. 2001) è più credibile il modello additivo. Uno studio condotto in Italia ( Pastorino, Berrino, Gervasio, Pesenti, Riboli e Crosignani) valuta come di origine professionale il 33 per cento dei tumori al polmone, con la responsabilità maggiore, ovviamente, del cancerogeno più diffuso, cioè dell’amianto. Gli studi che hanno dimostrato l’interazione fra fumo ed amianto risalgono a quelli “classici” di Hammond e Selikoff, che risalgono agli anni settanta. Non è questa la sede per dirimere la questione circa il tipo di interazione; voglio soltanto citare un articolo a cura di Crosignani (Epidemiologia e Prevenzione, n.25, 1985) che costruisce la seguente tabella sui casi di tumore polmonare riportati negli studi di Selikoff-Hammond: Deceduti per tumore polmonare (tassi per 100000) nessuna esposizione 11 fumo amianto fumo+amianto 123 58 602 Casi attribuibili - 112 47 591 Rischio relativo 1 11,18 5,27 54,73 Infine, ricordo il lavoro di Gennaro, da me già citato, che attribuisce due tumori polmonari ad esposizione all’amianto per ogni caso di mesotelioma. In sostanza quanto da me più sopra brevemente ricordato rende lecite le seguenti conclusioni: 1. l’amianto produce tumori polmonari, per effetto di esposizione singola, con una frequenza notevole. I tumori al polmone prodotti fra gli esposti sono il doppio dei mesoteliomi. 2. l’amianto interagisce con il fumo di tabacco. Qualunque sia il meccanismo ipotizzato, additivo o moltiplicativo, l’effetto è importante, producendo un numero di casi di tumore molto superiori a quelli attesi per le singole esposizioni, maggiori quindi del doppio dei mesoteliomi. 3. nel nostro caso ci dovremmo attendere almeno 16 casi di tumore polmonare da amianto (sono registrati otto mesoteliomi) senza tener conto degli effetti combinati del fumo. L’esposizione dei singoli lavoratori viene ricavata dalla perizia Carrara-Mara. Essa viene attribuita con giudizi semiquantitativi, che vanno da un + a quattro+, e che corrispondono, secondo i periti, a concentrazioni variabili da 0,1 a 1 fibra per millilitro. Non è specificato il tipo di amianto; si tratterebbe infatti di qualità differenti, a seconda dell’utilizzo e della zona dell’azienda. Credo sia lecito considerare quindi come presenti tipi di amianto differenti, sia anfiboli che serpentini. I limiti di legge per l’esposizione lavorativa sono differenti per i due tipi di amianto, essendo 0,2 fibre per millilitro nel caso degli anfiboli e 1 fibra nel caso dei serpentini. Credo che nel nostro caso si debba far riferimento al limite di 0,2. C’è infine da tener presente che la valutazione dei periti circa la importanza dell’esposizione è stata estremamente prudente, effettuata sulla base della letteratura secondo il principio di attribuire l’esposizione minima fra quelle ipotizzabili. Siamo perciò, nella pratica, a livelli discretamente superiori. Infine, va considerato il fatto che i limiti adottati dalla legislazione italiana (DPR 277) ad opinione di molti autori non proteggono dagli effetti cancerogeni dell’amianto; anzi, i dati tratti dalle indagini epidemiologiche finora disponibili fanno dedurre che non esiste limite al di sotto del quale sia assente l’effetto cancerogeno delle fibre di amianto. Si nota soltanto un discreto allungamento del periodo di latenza, con una diminuzione del numero dei casi fra gli esposti. In conclusione, i criteri da me seguiti sono i seguenti: -conferma della diagnosi con il metodo della best-evidence -attribuzione della patologia all’esposizione sulla base del giudizio dei periti e dell’assenza di abitudine al fumo -attribuzione della patologia ad esposizione congiunta quando era presente sia l’esposizione che l’abitudine al fumo. In questo caso non è possibile distinguere l’importanza relativa dei due fattori, dal momento che non è noto con esattezza il meccanismo dell’interazione. Ugualmente, ho cercato di segnalare quando una bassa esposizione avveniva in un grande fumatore e viceversa. -verifica della congruenza del periodo di latenza con l’ipotesi di una esposizione professionale. Nella pratica, data la lunghezza di tale periodo, sono stati ritenuti incongrui soltanto periodi di latenza troppo brevi. TUMORI DEL PANCREAS. Nella mia precedente perizia ho riportato i dati di letteratura che dimostrano una associazione del tumore del pancreas con esposizioni a solventi non clorurati, acrilammide e acrilonitrile. In realtà gli studi riportati non sono tali da permettere un giudizio definitivo, sia per numero che per qualità delle indagini. Per questo motivo in questo caso è dirimente, circa l’attribuzione di un tumore ad esposizione professionale presso la Enichem, la indagine epidemiologica che altri stanno conducendo sulla coorte di Mantova. Perciò, lascio in sospeso il giudizio, rimandando alla conclusione dell’indagine epidemiologica. In questa sede mi limito a mettere in evidenza, ove esista, una esposizione a solventi o acrilammide, acrilonitrile. Ho anche riportato, quando fosse disponibile l’informazione, l’esistenza di patologie che favoriscono l’insorgenza di questo tumore, principalmente diabete e pancreatiti. Al termine dello studio di coorte, sarà possibile concludere per l’esistenza, o meno, di un eccesso statisticamente significativo di tumori del pancreas presso lo stabilimento di Mantova. Solo nel caso di esistenza di eccessi significativi sarà possibile attribuire l’insorgenza di questo tipo di tumori alla esposizione. L’associazione può essere lecitamente dedotta, anche in assenza di conoscenze approfondite sul meccanismo di azione e/o sui processi di cancerogenesi e sull’agente promotore o induttore; a differenza dei tumori polmonari o pleurici però, la cui associazione con l’esposizione ad amianto non deve più essere provata, visto che trova numerosissime conferme in letteratura, in questo caso è indispensabile che la prova sia fornita dai dati reperibili presso lo stabilimento di Mantova. SORBELLI DANTE. Nato il 2/8/1931 e deceduto il 20/7/1997 presso l’ospedale San Camillo di Roma. Sono agli atti 12 cartelle cliniche, di cui 4 in day hospital e otto di ricoveri ordinari. Dai dati anamnestici presenti nelle cartelle risulta un forte fumatore: 20 sigarette al giorno fino all’età di 64 anni. Non risulta bevitore. Tutti i ricoveri sono motivati dalla presenza di un carcinoma polmonare. Il primo ricovero, in day hospital è del 7/11/1995, data a cui può essere fatta risalire la prima diagnosi. In dicembre compaiono metastasi ossee, documentate da scintigrafia, a livello di alcune vertebre e dell’emibacino di destra. E’ presente emoftoe; viene eseguito esame citologico dell’espettorato, che dà esito negativo per la ricerca di cellule neoplastiche. Nella cartella di febbraio,1996, è presente un referto radiografico che evidenzia piccole opacità del polmone sinistro e tenui opacità anche nel polmone destro. La diagnosi di dimissione del ricovero del 16/5/1996 depone per un carcinoma del bronco principale; in cartella è presente soltanto una radiografia del torace, che sostanzialmente conferma le precedenti. Un esame tomografico eseguito nell’agosto precisa le dimensioni e la sede delle lesioni cancerose: nodulo di 3 centimetri in sede apico-dorsale destra, nodulo di un centimetro nel campo polmonare medio; interessata la catena linfonodale paratracheale destra. Un “total body” di novembre conferma sostanzialmente il referto precedente, evidenziando in aggiunta opacità diffuse a tutti e due i polmoni, delle dimensioni di millimetri. In dicembre appaiono metastasi cerebrali. E’ presente lesione metastatica del surrene sinistro. La diagnosi di carcinoma del bronco principale non è documentata sufficientemente. Depongono per un carcinoma primitivo del polmone due radiografie che evidenziano una dilatazione del mediastino a sinistra. La sede è infatti tipica del tumore primitivo. D’altro canto le lesioni nodulari multiple possono essere metastasi sia del tumore polmonare che di tumori in altra sede. Le diagnosi di carcinoma broncogeno fanno presupporre, come è probabile, che in sia stata eseguita broncoscopia o esame istologico. In conclusione, ritengo che la diagnosi di tumore polmonare sia di certezza, sia in base alla storia clinica che ai referti agli atti. Dalla sua cartella personale risulta assunto il 12/9/1957 presso la Montedison di Mantova, dove ha lavorato sempre nel reparto SG5, prima alla movimentazione, fino al 1965, e successivamente nel reparto ferroviario(RF) fino alla data di dimissioni, 11/04/1968. La valutazione dell’esposizione ad amianto riportata nella perizia Carrara-Mara è di 0,2 fibre al millilitro, da + a ++. La latenza è compatibile con l’ipotesi di tumore professionale. Il Sorbelli era un forte fumatore; questa esposizione è sicuro fattore di rischio di tumore del polmone. D’altro canto è nota l’interazione del fumo e dell’asbesto, che potenziano il rispettivo effetto cancerogeno, moltiplicando la probabilità di contrarre il tumore. CONCLUSIONI: è possibile ipotizzare, sulla base di una forte probabilità, una azione lesiva dell’amianto. Tale azione si è, comunque, esplicata attraverso un potenziamento degli effetti del fumo di sigaretta. BASSO SEVERINO. Nato il 10/06/1926. E’ agli atti una cartella clinica di ricovero presso l’ospedale Carlo Poma di Mantova del 1997. La diagnosi di dimissione è la seguente. Adenocarcinoma della coda del pancreas con invasione dello stomaco, milza e colon. Sono presenti in cartella, fra gli altri esami, una gastroscopia e una TAC addominale. A seguito del riscontro di un tumore sul fondo dello stomaco viene eseguita gastrectomia totale con esofagodigiuno-stomia. Eseguita colonscopia con biopsia di una massa in corrispondenza della flessura splenica. Esiste agli atti referto di esame istologico eseguito sulla coda del pancreas, sullo stomaco e su materiale proveniente dal colon che depone per un adenocarcinoma duttale moderatamente differenziato della coda del pancreas che infiltra lo stomaco e l’intestino. E’ presente anche una metastasi cutanea. Sulla base del materiale agli atti si può concludere per una diagnosi di carcinoma del pancreas. La diagnosi è di certezza. Ha lavorato dal 1961 al 1967 nel reparto ST9, confezione polistiroli; dal 1967 al 1973 nel reparto PA5/P, anidride maleica pastiglie; dal 1973 al 1974 nel reparto SG5, movimento; dal 1974 al 1981 nel reparto PA5, anidride maleica fusa. Sulla base della storia lavorativa è da considerare esposto a solventi. CONCLUSIONI. La latenza sarebbe di 30 o 37 anni (se si considera esposto a partire dal 67); il rapporto tra esposizione e tumore può essere ipotizzato. La conclusione definitiva può essere tratta soltanto alla luce dell’indagine epidemiologica. RAVANINI NARCISO. Nato il 30/09/1928, deceduto in corso di ricovero il 15/06/1988. Esistono agli atti due cartelle cliniche di altrettanti ricoveri presso il Presidio Ospedaliero della ASL di Mantova. La diagnosi del secondo ricovero, nel corso del quale il Ravarini è deceduto, è la seguente: Ittero colestatico in portatore di neoplasia della testa del pancreas. Insufficienza cardiorespiratoria acuta. Fumava 25 sigarette al giorno, un bicchiere di vino ai pasti. Un esame ecografico addominale mette in evidenza una netta dilatazione delle vie biliari intraepatiche; la colecisti è ridotta di volume, senza bile all’interno. Pancreas che presenta una vistosa formazione nodulare nella regione cefalica, a contorni mal delimitabili. Il referto dell’analisi ecografia è riportato in anamnesi. Sulla base della documentazione agli atti, dell’andamento clinico e del referto ecografico, si pone la diagnosi di carcinoma della testa del pancreas. La diagnosi è di certezza. Ha lavorato da 1958 al 1963 al reparto SA3/FR, acqua pozzi. La storia lavorativa non riporta particolari esposizioni. CONCLUSIONI. Non si ritiene che il tumore possa essere correlato ad esposizione lavorativa. TOMICIOLI ROBERTO. Nato il 13/04/1923. E’ agli atti una cartella clinica del Presidio Ospedaliero di Mantova, datata 1994; la diagnosi di dimissione è la seguente: Diffusa metastatizzazione epatica da neoplasia a partenza probabilmente pancreatica. Diabete mellito. Cardiopatia ischemica postinfartuale. Una TAC addominale mostra aree di minore densità, rispetto al parenchima, nel fegato. La testa e il corpo del pancreas presentano anch’esse aree di minore densità, verosimilmente pseudocisti. I linfonodi peripancreatici sono ingranditi. La colecisti è modicamente dilatata. Sulla base del quadro clinico e del referto TAC si pone diagnosi di carcinoma del pancreas. La diagnosi è di forte probabilità. Ha lavorato presso il reparto SG/6, uffici varii, direzione, dal 1960 al 1961. CONCLUSIONI. Alla luce del brevissimo periodo di lavoro in Enichem, oltretutto in mansioni che non risultano comportare particolari esposizioni, si può concludere che il tumore non è in rapporto con l’attività lavorativa. CARRERI GUGLIELMO. Nato il 2/06/1927. E’ agli atti una cartella clinica del 1992, relativa ad un ricovero presso il Presidio Ospedaliero di Mantova. La diagnosi di dimissione è di adenocarcinoma bilio-pancreatico con metastasi epatiche massive. Nei rilievi anamnestici viene segnalato potus; il Carreri si dichiara ex fumatore. Una ecografia datata 17/07/1992 mette in evidenza numerose aree ipoecogene a livello del fegato, e la presenza di una massa mammellonata di quattro centimetri nel corpo del pancreas. Le vie biliari non sono dilatate. Agli atti anche un esame istologico di agoaspirato epatico che referta la presenza di adenocarcinoma di possibile origine pancreatico biliare. Alla luce del quadro clinico e degli esami agli atti si può porre la diagnosi di carcinoma del corpo del pancreas, con metastasi epatiche. La diagnosi è di certezza. Ha lavorato dal 1953 al 1963 presso il reparto ST9, confezionamento polistiroli; dal 1963 al 1982 presso il reparto SG5, movimento. La storia lavorativa lo fa considerare esposto a solventi. CONCLUSIONI. Se si considera esposto dal 1963, la latenza sarebbe di 29 anni. Può essere ipotizzato un rapporto fra esposizione lavorativa e tumore. La conclusione definitiva può essere tratta soltanto alla luce dell’indagine epidemiologica. MEGGIATO MARIO. Nato il 30/12/1925 e deceduto il 23/03/2000. Sono agli atti due cartelle cliniche relative ad altrettanti ricoveri avvenuti nel 1996 presso l’ospedale Carlo Poma di Mantova. Il ricovero di marzo diagnostica una neoformazione pancreatica in soggetto con epatopatia alcolica e ipertensione arteriosa. Il ricovero di ottobre è motivato da una aritmia cardiaca, diabete mellito. Al rilievo anamnestico risulta ex fumatore ed ex bevitore. Una TAC addominale eseguita in gennaio mostra voluminoso aumento del lobo sinistro del fegato. Ingrandimento della milza. A livello del corpo del pancreas si evidenzia una neoformazione molto voluminosa , ipodensa. Una ecografia endoscopica del pancreas evidenzia una neoformazione di 3,5 centimetri che contiene cavità multiple, anecogene. L’esame istologico eseguito su ago aspirato è negativo. Nel ricovero successivo non viene messo in evidenza alcun processo evolutivo. La diagnosi di carcinoma del pancreas è di probabilità. Ha lavorato dal 1957 al 1969 presso il reparto SA5/M, manutenzione esecutiva meccanica; nel 1970 presso SA5/C ,manutenzione, sovrintendenza terzi; dal 1971 al 1972 ritorna in SA5/M; dal 1973 1l 1979 in SG4/5 , controllo imprese. La storia lavorativa evidenzia esposizione a solventi. CONCLUSIONI. La latenza sarebbe di 39 anni. Nonostante un così lungo periodo di latenza, il rapporto fra tumore e esposizione lavorativa può ancora essere ipotizzato. Manca la conferma della diagnosi. CAVALLARO BRUNO. Nato il 16/09/1924. Agli atti sono presenti due cartelle relative a ricoveri presso l’azienda ospedaliera di Mantova, risalenti rispettivamente al 1994 e al 1995. La cartella clinica del 1994 documenta intervento chirurgico di duodeno-cefalo- pancreasectomia. Presenza di tumore della testa del pancreas, che ha motivato l’intervento. Ittero. La cartella del 1995 riporta la diagnosi di adenocarcinoma. Non è agli atti il referto istologico. Sulla base del quadro clinico e degli esami eseguiti si può porre la diagnosi di adenicarcinoma pancreatico. La diagnosi è di certezza. Ha lavorato dal 1959 al 1964 in portineria e vigilanza, reparto SG1/10. CONCLUSIONI. La mansione svolta da Cavallaio Bruno non risulta comportasse particolari esposizioni. Se ne può dedurre che non è possibile mettere in relazione l’attività lavorativa con il tumore. STEFANELLO GIUSEPPE. Nato il giorno 3/06/1930. Agli atti sette cartelle cliniche relative ad altrettanti ricoveri, succedutisi nell’arco di tempo compreso fra dicembre 1995 e ottobre 1996. La diagnosi che motiva i ricoveri è di adenocarcinoma polmonare. Metastasi addominali. Le radiografie mostrano un diffuso opacamento polmonare destro, prevalentemente dovuto a ispessimento della pleura. L’esame istologico del bronco aspirato è negativo. Agli atti un esame istologico del 16/02/1996 che pone la diagnosi di carcinoma. Il quadro clinico e le analisi effettuate in corso di ricovero permettono di formulare la diagnosi di carcinoma polmonare. La diagnosi è di certezza. Ha lavorato dal 1969 al 1970 in SG3/FC; la valutazione dell’esposizione ad amianto dei periti tecnici e da + a ++, ovvero 0,2 fibre al millilitro; dal 1971 al 1983 in SA5,esposizione +++, o 0,5 fibre al millilitro. CONCLUSIONI. La latenza è compatibile con l’ipotesi di tumore professionale. L’esposizione è giudicata dai periti notevole, almeno nel periodo che va dal 1971 al 1983. A mio parere ci sono elementi sufficienti per concludere che il carcinoma polmonare è correlato ad esposizione ad amianto. BOLDRIN AMEDEO. Nato il 31/07/1926. Agli atti nove cartelle cliniche relative ad altrettanti ricoveri presso gli Istituti Ospedalieri di Verona, rispettivamente del 1984, 1989, 1990 e del 1991. Il ricovero del 1984 è motivato dalla presenza di polipi intestinali. Nel 1989 viene posta la diagnosi di neoplasia del lobo superiore del polmone sinistro. Non viene riportata in cartella la descrizione dell’intervento chirurgico, che pure risulta dall’anamnesi di successivo ricovero. La diagnosi di dimissione è di carcinoma scarsamente differenziato del polmone; eteroplasia vescicale; cardiopatia ischemica; sindrome depressiva. Al rilievo anamnestico risulta un intervento di cistectomia causato dalla presenza di eteroplasia vescicale e una lobectomia polmonare sinistra motivata dalla presenza di un carcinoma squamoso scarsamente differenziato. Entrambi gli interventi sono del 1989. Sulla base del quadro clinico e dei rilievi anamnestici si può porre la diagnosi di carcinoma polmonare. La diagnosi è di certezza. Ha lavorato dal 1956 al 1957 nel reparto SG1/NI, con esposizione da+ a ++, ovvero 0,2 fibre al millilitro. CONCLUSIONI. Il periodo di latenza sarebbe coerente con l’esposizione lavorativa, che però risulta modesta. Forte fumatore. A mio parere è plausibile una origine correlata col fumo di sigarette; in questo caso il ruolo dell’esposizione ad amianto appare del tutto secondaria. TONIATO BRUNO. Nato il 18/11/1936. Agli atti due cartelle cliniche del 1998. La diagnosi di dimissione del ricovero di gennaio è: coliche addominali da verosimile diverticolite. Micropolipi del sigma. A giugno viene nuovamente ricoverato per neoplasia del corpo e della coda del pancreas, con metastasi epatiche. La TAC addominale mette in evidenza un tumore localizzato nella zona di passaggio fra testa e coda del pancreas, delle dimensioni di 3 centimetri. Numerose aree ipodense a livello del fegato. L’esame dell’ago aspirato epatico è positivo per la presenza di cellule tumorali maligne. La diagnosi istologica è di adenocarcinoma mucosecernente. Sulla base del quadro clinico e dei referti presenti agli atti si può porre la diagnosi di carcinoma del pancreas. La diagnosi è di certezza. Ha lavorato dal 1970 al 1974 in reparto ST9 (edist. Kostil estrusione/color.) e dal 1974 al 1988 in ST13, Agente sospendete “SP”. La storia lavorativa fa ritenere che Toniato sia stato esposto a solventi. CONCLUSIONI. La latenza sarebbe di 24 anni. Il rapporto fra esposizione lavorativa e tumore può essere ipotizzato. La conclusione definitiva può essere tratta soltanto alla luce dei risultati dell’indagine epidemiologica. SAVOIA ARNALDO. Nato il 9/02/1916. Agli atti una cartella clinica del 1985 che riporta la diagnosi di “metastasi epatiche diffuse da probabile carcinoma pancreatico”. Dall’anamnesi risulta forte fumatore; beve mezzo litro di vino al giorno. Malaria nel 1947. Ha subito gastroresezione per ulcera duodenale, colecistectomia, asportazione endoscopica di polipo vescicale. Viene riportato un ricovero del 1984 per pancreatite cronica necrotizzata. Una TAC mostrava uniforme ingrandimento del pancreas. Una ecotomografia addominale eseguita il 16-4-1985 evidenzia localizzazioni secondarie tumorali a livello del fegato. Nel pancreas, in corrispondenza dell’area cefalica si evidenzia una formazione espansiva ipoecogena di 5 cm. Sulla base dei documenti agli atti e del quadro clinico si può porre diagnosi di carcinoma pancreatico. La diagnosi è di certezza. Ha lavorato dal 1957 al 1966 in ST5, alla polimerizzazione in massa; dal 1966 al 1971 in SA5/M in manutenzione esecutiva meccanica. La storia lavorativa fa ritenere che Savoia sia stato esposto a solventi. CONCLUSIONI. La latenza sarebbe di 28 anni. La relazione fra esposizione professionale e tumore può essere ipotizzata. La conclusione definitiva sarà tratta alla luce dei risultati dell’indagine epidemiologica. FERRONI NELLO. Nato il 10/11/1920. Deceduto il 17/01/1985. Sono presenti agli atti due cartelle cliniche, tutte e due del 1984. Il primo ricovero è motivato da una colica addominale, la cui origine non viene precisata. All’anamnesi risulta modesto fumatore e bevitore. Ricoverato nuovamente in ottobre. La diagnosi di questo secondo ricovero è la seguente: K pancreas a localizzazione corpo-caudale metastasi multiple epatiche. La diagnosi è posta in sede di intervento operatorio eseguito il 19-9-1984; il tumore è microscopicamente visibile ed interessa il corpo e la coda del pancreas. E’ presente in cartella un referto istologico che permette di diagnosticare una metastasi epatica di adenocarcinoma scarsamente differenziato di compatibile origine pancreatica. Sulla base della storia clinica e dei referti agli atti si pone diagnosi di carcinoma pancreatico. La diagnosi è di certezza. Ha lavorato dal 1957 al 1973 in CS3, cloro gas, e dal 1973 al 1976 in DIS, banchina solidi. La storia lavorativa fa ritenere che Ferroni sia stato esposto a solventi. CONCLUSIONI. La latenza sarebbe di 27 anni. Il rapporto fra esposizione e tumore può essere ipotizzato. La conclusione definitiva sarà tratta alla luce delle conclusioni dell’indagine epidemiologica. ANDREOLI GIUSEPPE. Nato il 4/10/1926. Agli atti la cartella di un ricovero del 2000. La diagnosi è la seguente: eteroplasia inoperabile del corpo-coda del pancreas. Aneurisma aorta addominale. Cardiopatia ischemica. Laparotomia esplorativa. All’anamnesi risulta modesto fumatore. Non risulta bevitore. La laparotomia evidenzia un tumore che invade corpo e coda del pancreas, invade la vena splenica, determina metastasi nel grande omento, sul legamento epatoduodenale e sui linfonodi locali. Non risultano esami istologici. Sulla base del referto chirurgico si pone la diagnosi di carcinoma pancreatico. La diagnosi è di certezza. Ha lavorato per un anno, dal 1958 al 1959 in ST1, etilbenzolo. La storia lavorativa fa ritenere che Andreoli sia stato esposto a solventi. CONCLUSIONI. La latenza sarebbe di 42 anni. La brevità del periodo di esposizione e la latenza eccessivamente lunga fanno ritenere poco probabile un rapporto fra l’insorgenza lavorativa ed esposizione a etilbenzene. COSTA TONINO. Nato il 7/05/1934. Agli atti due cartelle di altrettanti ricoveri, entrambi del 1995. Nel ricovero di luglio viene posta la diagnosi di carcinoma del pancreas, inoperabile. La diagnosi viene posta in corso di laparotomia eseguita il 12-7-1995. Si reperta una massa neoplastica retroperitoneale. La massa comprende in blocco il tronco mesenterico portale e la coda del pancreas. Un esame istologico estemporaneo depone per carcinoma di probabile origine pancreatica. Una TAC eseguita in precedenza (30/06/1995) evidenziava il tumore senza porre una diagnosi precisa circa l’origine. L’esame istologico del 29/07/1995 conferma la diagnosi di adenocarcinoma di compatibile primitività da tratto pancreatico-biliare. La seconda cartella non contiene elementi di novità. Si pone la diagnosi di carcinoma del pancreas. La diagnosi è di certezza. Ha lavorato dal 1961 al 1973 in CS3, cloro gas, e dal 1973 al 1985 in SA5/M, manutenzione esecutiva meccanica. La storia lavorativa fa ritenere che Costa sia stato esposto a solventi. CONCLUSIONE. La latenza sarebbe di 34 anni. L’ipotesi di un rapporto fra esposizione e insorgenza del tumore può essere sostenuta. La conclusione definitiva sarà tratta alla luce della conclusione dell’indagine epidemiologica. PANIZZOLO ANGELO. Nato il 9/01/1934 e deceduto il 20/10/1998. Agli atti sette cartelle cliniche. Il primo ricovero risale al 15-01-1997. Già in quella sede viene posta diagnosi di adenocarcinoma polmonare. Un esame radiografico evidenzia un versamento pleurico nel polmone sinistro e la presenza di una formazione espansiva rotondeggiante in sede paraaortica. La scintigrafia ossea evidenzia zone di ipercaptazione a livello dello sterno e delle vertebre L4,L3. Viene eseguito esame istologico del liquido pleurico, ove si rintracciano cellule tumorali maligne epiteliali, indicative della presenza di un adenocarcinoma. All’anamnesi risulta non fumatore e modestissimo bevitore. Nel ricovero di febbraio viene messa in evidenza una infiltrazione della pleura parietale. Viene sottoposto a intervento chirurgico in data 6-2-1997. Si evidenzia così una estesa infiltrazione della pleura. L’esame istologico delle biopsie depone per adenocarcinoma. Nel 1998 viene ricoverato per un episodio di ischemia cerebrale manifestatosi con parestesie e perdita di forza nell’arto superiore sinistro. L’ultimo ricovero è del 1998; ricovero nel corso del quale sopraggiunge il decesso, causato dal tumore e dalle sue complicanze. La diagnosi definitiva è di adenocarcinoma del polmone. La diagnosi è di certezza. Dalla cartella personale Sicedison, risulta aver lavorato per tre mesi, nel 1957, presso il reparto SG2. Secondo i periti tecnici, l’esposizione ad amianto in quel reparto varia da ++ a +++, ovvero sarebbe di 0,4 fibre al millilitro. CONCLUSIONI. Alla luce della brevissima permanenza presso la Sicedison, ove ha lavorato nel laboratorio di reparto, constatata anche la lunghezza del periodo intercorso fra l’attività lavorativa e l’insorgenza del tumore, non si può provare un nesso di causa-effetto fra esposizione lavorativa in Sicedison e insorgenza del tumore, anche se non la si può escludere. Infatti il periodo di latenza sarebbe ancora coerente con una origine professionale(40 anni può essere latenza di un tumore polmonare) e Panizzolo non risulta fumatore. Il rapporto causa effetto fra esposizione e tumore è possibile, anche se non probabile. CROCE PIERINO. Nato il 30/07/1915. Agli atti sei cartelle cliniche. Il primo ricovero, presso il Centro medico di Giussago, è motivato da broncopneumopatia, e datato gennaio 1993. In maggio Croce viene nuovamente ricoverato per il reperto di un addensamento polmonare di natura non determinata, che complica il quadro di broncopatia polmonare cronica. La tomografia polmonare fa sospettare l’esistenza di una tubercolosi. Essa è così descritta: … nel territorio del lobo superiore a sviluppo sui piani posteriori si riconoscono addensamenti parenchimali disomogenei… che sembrano sottendere e circoscrivere minute bolle aeree. … Nel ricovero di luglio si pone diagnosi di esiti di fatti specifici apice polmonare sinistro. E’ segnalata un’artroprotesi d’anca. Il ricovero successivo risale al maggio del 1994 ed è motivato da bronchite cronica, cardiopatia ischemica, insufficienza renale cronica. Le stesse patologie motivano un ulteriore ricovero nel gennaio 1996. A marzo 1996, presso gli ospedali civili di Brescia, oltre alla patologia sopra elencata, viene diagnosticata una neoplasia della testa del pancreas. E’ presente ittero ostruttivo; colecisti e vie biliari si presentano dilatate. Agli atti una eco addominale, che però non riesce a valutare il pancreas. Viene consigliata l’esecuzione di una tomografia, che però non compare in cartella. Fra i marcatori tumorali, è presente un forte aumento del CA 19.9 (174-il metodo analitico dà un massimo di 40). Fortissimo fumatore, modesto bevitore. Il quadro clinico , i referti agli atti e gli esami di laboratorio non permettono una diagnosi definitiva. Il tumore pancreatico è soltanto sospettato; la sua presenza è resa plausibile dal quadro di una ostruzione biliare non altrimenti spiegata e dalla presenza di un elevato livello di CA 19.9. Ha lavorato dal 1958 al 1959 in SA5/M, manutenzione meccanica; successivamente, fino al 1963 in PAS, antincendio. CONCLUSIONI. La diagnosi di tumore al pancreas è probabile; la esposizione alle sostanze chimiche presenti in azienda risulta presente. E’ possibile ipotizzare una relazione fra attività lavorativa e tumore, ma occorre conferma della diagnosi. La latenza sarebbe di 38 anni. BRINGHENTI ARTURO. Nato il 28/04/1934. E’ agli atti una cartella clinica dell’ospedale Carlo Poma di Mantova del 1999. La diagnosi è la seguente: “chemioterapia in paziente con tumore pancreatico e metastasi epatiche.” In cartella sono presenti due referti TAC e un referto istologico. Alla TAC sono visibili plurime immagini nodulari a bersaglio, della grandezza di 1/3 centimetri nel fegato. Nella seconda TAC si evidenzia, a livello della coda del pancreas, una formazione solida espansiva Del diametro di 5 mm, compatibile con la diagnosi di eteroplasia. Sono presenti metastasi linfonodali. L’esame istologico su agoaspirato epatico rileva la presenza di cellule tumorali epiteliali. Sulla base dei dati fin qui esposti è possibile porre la diagnosi di carcinoma pancreatico. La diagnosi è di forte probabilità, sulla base del quadro clinico e dei referti agli atti. Agli atti anche la documentazione sanitaria aziendale, nella quale è contenuta la denuncia di sospetta malattia professionale (emorragia dal naso). Risulta dalla denuncia che Brighenti lavorava in laboratorio a contatto con numerose sostanze chimiche, anche se in piccola quantità. Le sostanze elencate sono: cumene, cumene idroperossido, fenolo, cicloesano, solfuro di carbonio, tetracloruro, benzolo, acetone. Sono presenti inoltre alcune denunce per infortuni sul lavoro causati da sversamento di miscela cromica e inalazione di vapori di acido cloridrico. Ha lavorato dal 1957 al 1968 in SG2/6 laboratorio di chimica-fisica, e dal 1968 al 1974 ai sistemi informativi, SED. CONCLUSIONI. Per 10 anni ha lavorato esposto a numerose sostanze chimiche; la latenza sarebbe di 31 anni, ancora compatibile con una ipotetica esposizione professionale. Il rapporto fra esposizione e tumore è possibile; le conclusioni definitive potranno essere tratte soltanto alla luce dei risultati dell’indagine epidemiologica. GHIDETTI GIOVANNI. Nato il 2/06/1927 e deceduto il giorno 8/05/1996. Sono agli atti tre cartelle cliniche, una del 1992 e altre due del 1996. Il ricovero del 1992 è causato da angor da sforzo ed ipertensione. Nel marzo 1996 viene invece diagnosticato un carcinoma polmonare. All’anamnesi risulta modesto bevitore ed ex fumatore (aveva smesso da trenta anni). La TAC polmonare mostra una estesa infiltrazione che avvolge completamente la porzione distale del bronco principale di destra. Sono presenti metastasi linfonodali. La scintigrafia ossea mostra la presenza di focolai alle coste, bacino, teca cranica, omero. Sono presenti alcuni esami istologici dell’escreato, che però non permettono di formulare una diagnosi. Viene ricoverato nuovamente in aprile, stesso anno; nel corso di questo ricovero sopraggiunge il decesso. In questa cartella clinica è presente la diagnosi istologica. Adenocarcinoma mucosecernente. Ha lavorato in CS3 dal 1957 al 1973; dal 1973 al 1976 in ST9 dal 1977 al 1980 in STP. Secondo la perizia tecnica l’esposizione ad amianto era da +++ a ++++ in CS3; ++++ in ST9 e ++ in STP. In sostanza, Ghidetti sarebbe stato esposto per la maggior parte della sua vita lavorativa a concentrazioni notevoli di amianto, variabili da 0,8 a 1 fibre al millilitro. CONCLUSIONI. Ghidetti aveva smesso di fumare da trenta anni. E’ stato esposto a notevoli concentrazioni di amianto. Il periodo di latenza è pienamente compatibile con una ipotesi di esposizione professionale. Esiste sicuramente un rapporto fra tumore ed esposizione professionale ad amianto. FERRARI TELEMACO. Nato il 13/05/1926. Agli atti è presente una cartella clinica del 1987 e parte di altra cartella del 1988. Il ricovero del 1987 è causato da ittero. Risulta modesto bevitore. All’atto del ricovero non fumava da un anno. Le indagini eseguite in ricovero (TAC,ecografia) hanno evidenziato un tumore della testa del pancreas. Intervento chirurgico (laparotomia esplorativa) il 13/11/1987: Viene confermata la presenza di un tumore pancreatico, sia microscopicamente che tramite esame istologico intraoperatorio. La diagnosi istologica definitiva su pezzo operatorio è: carcinoma duttale pancreatico moderatamente differenziato. Il ricovero del 1988 è stato causato dalla comparsa di una raccolta saccata in sede subfrenica sinistra, con livello idroaereo corrispondente alla milza. La documentazione agli atti permette di esprimere la diagnosi di carcinoma del pancreas. La diagnosi è di certezza. Ha lavorato dal 1958 al 1961 in CR3, cracking serbatoi etilene; dal 1961 al 1965 in ST5, polimerizzazione di massa. CONCLUSIONI. Il periodo di latenza di circa 22 anni è compatibile con esposizione professionale; Ferrari è stato esposto per sette anni a numerose sostanze chimiche, prima al cracking e successivamente alla polimerizzazione. La correlazione fra tumore ed esposizione è probabile. Il giudizio definitivo può essere espresso soltanto alla luce dell’indagine epidemiologica. ANTONIOLI AMODESTO. Nato il26/03/1921. Agli atti una cartella clinica del 1995 che riporta la diagnosi di carcinoma pancreatico endocrino con metastasi epatiche. Non risulta fumatore, beve un quarto di vino al di. Operato di colecistectomia. E’ agli atti un esame istologico, da linfonodo, che conferma la diagnosi di carcinoma del pancreas. La TAC addominale evidenzia la presenza di un’area iperdensa a livello del fegato, del diametro di due centimetri. Alcuni linfonodi sono visibili in sede retroperitoneale. Sulla base della documentazione disponibile, si pone la diagnosi di carcinoma del pancreas. La diagnosi è di certezza. Ha lavorato dal 1969 al 1978 in SA5/E , manutenzione esecutiva elettrica e dal 1978 al 1981 in SA5/U, manutenzione, uffici ingegneria. CONCLUSIONI. La latenza, calcolabile in quindici-diciassette anni, è compatibile con una origine professionale. La mansione di manutentore lo ha sicuramente esposto a numerose sostanze chimiche, dal 1969 al 1978. Il rapporto tra tumore ed esposizione professionale è possibile; il giudizio definitivo può essere dato alla luce dell’indagine epidemiologica. NEGRINI IVANO. Nato il 20/05/1945. Agli atti tre cartelle cliniche dell’ospedale di Legnago, due del 1996 e una del 1997. La prima diagnosi è di ittero ostruttivo da sospetta neoplasia pancreatica con metastasi epatiche. Risulta forte fumatore. Ha sofferto di coliche renali, con espulsione di calcolo. Retinopatia sierosa. La ecotomografia addominale mette in luce la presenza di numerose metastasi epatiche; la più grande misura un centimetro e mezzo. La testa del pancreas si presenta ingrandita e a contorni irregolari. Agli atti un esame istologico da metastasi epatica. La diagnosi è la seguente: neoplasia maligna di grado elevato, di possibile origine pancreatica (duttale) con aspetti pleiomorfi e con citoplasma chiaro. La metastasi epatica è stata asportata in sede intraoperatoria. Viene descritta una neoformazione cefalo-pancreatica. La ecografia del 19/07/1996 evidenzia la neoformazione pancreatica, che è di 4-5 cm. La documentazione agli atti permette di porre diagnosi di carcinoma pancreatico. La diagnosi è di certezza. Ha lavorato tre mesi, nel 1974,nel reparto SG12, confezione polistiroli, e per un altro anno, dal 1975 al 1976 alla confezione polistiroli espansi, ST14. CONCLUSIONI. Il periodo di latenza sarebbe di venti anni, compatibile con l’eventuale origine professionale. L’esposizione a sostanze chimiche all’interno dello stabilimento sembrerebbe modesta, anche se non può essere esclusa. Ritengo poco probabile un’origine professionale del tumore, anche se non posso escluderla. CARO BRUNO. Nato il 27/01/1939 e deceduto il 19/11/1997. Agli atti sei cartelle cliniche, tre del 1988/9 e le altre del 1996/97. La diagnosi del ricovero del 1989 è la seguente: Lobectomia superiore destra associata a pleurectomia apicale. Forte fumatore, modesto bevitore. In anamnesi compare una pleurite; colecistectomia. Nel 1988 subisce l’intervento di lobectomia a causa di un carcinoma polmonare. Successivamente è sottoposto a terapia radiante. A seguito di una crisi epilettica, una TAC evidenzia metastasi cerebrale. Un esame istologico del 24/03/1988 pone la diagnosi di adenocarcinoma polmonare. Nel 1989 è sottoposto ad intervento chirurgico per asportazione del tumore frontale. Nel novembre del 1989 compare una recidiva della metastasi cerebrale, che viene nuovamente asportata. Non esiste altra documentazione medica fino al 1996, quando subisce un intervento di gastrectomia, splenectomia, pancreasectomia. La diagnosi principale di questo ricovero è di carcinoma gastrico. E’ presente anche ipertensione arteriosa. L’esame istologico del 17/07/1996 conferma la diagnosi di carcinoma gastrico (tumore stromale) del fondo gastrico. Il tumore presenta aspetti di differenziazione leiomuscolare; il profilo immunoistochimico conferma al possibilità di un leiomiosarcoma. E’ presente anche un papilloma fibroepiteliale in regione sovracardiale. Il ricovero in day hospital del 23/09/1996 pone la diagnosi di leiomiosarcoma gastrico. L’ultimo ricovero documentato è del 1997 ed è motivato da neoformazione epatica. La diagnosi istologica è di metastasi multiple epatiche da sarcoma stremale gastro-intestinale. La documentazione agli atti permette di porre le diagnosi di carcinoma polmonare e di sarcoma gastrico. Ambedue le diagnosi sono di certezza. La cartella personale aziendale documenta che Caro ha lavorato come operaio presso il laboratorio chimico dell’azienda dal 1961 al 1970. Ha lavorato dal 1961 al 1970 nel reparto SG2/7; in questo reparto l’esposizione ad amianto è giudicata dai periti tecnici pari a +++, ovvero a 0,5 fibre al millilitro. CONCLUSIONI. Il periodo di latenza è congruente con una patologia tumorale professionale, la esposizione ad amianto è durata nove anni, a concentrazioni di rilievo. Benché forte fumatore, è impossibile escludere un ruolo dell’esposizione ad amianto, che notoriamente potenzia gli effetti del fumo di sigaretta (e viceversa). Si tratta dunque, a mio parere, di una concausa di origine professionale. Il sarcoma può essere correlato con esposizione a diossina. GELATTI ROMANO. Nato il 27 /08/1934. Agli atti una cartella clinica che riporta la diagnosi di carcinoma pancreatico. Ipertensione arteriosa, diabete mellito, sofferenza cerebro-vascolare. Agli atti un esame istologico di agoaspirato che conferma la diagnosi di adenocarcinoma pancreatico.L’esame è datato 5/08/1997. La documentazione agli atti permette di porre la diagnosi di carcinoma pancreatico. La diagnosi è di certezza. Ha lavorato quattro mesi, nel 1958, nel reparto SG4/4, scuola aziendale, e successivamente dieci mesi in ST5, polimerizzazione di massa. CONCLUSIONI. Il periodo di latenza sembra notevolmente lungo, per un tumore pancreatico, nell’ipotesi di una origine professionale (38 anni); l’esposizione, seppure intensa presso la polimerizzazione di massa, ha una durata relativamente breve. Gelatti è diabetico, condizione che predispone al tumore pancreatico. Seppure non escludibile, la relazione fra esposizione e tumore non è probabile. AMBROSI ROMEO. Nato il 31/01/1931 e deceduto il 19/02/1992. Agli atti cinque cartelle cliniche di altrettanti ricoveri presso l’ospedale di Mantova. I primi due ricoveri sono del 1990 e sono giustificati da una frattura di clavicola. Il ricovero del 15/05/1991 riporta la diagnosi di neoplasia della testa del pancreas. In cartella la descrizione di intervento chirurgico del 18/04/1991 per asportazione del tumore, che viene descritto microscopicamente come voluminosa neoplasia della testa del pancreas che coinvolge il duodeno. Un esame istologico estemporaneo intraoperatorio conferma la natura neoplastica del processo pancreatico. L’esame istologico definitivo è datato 6-5-1991 ed è eseguito su pezzo operatorio.La diagnosi definitiva è di adenocarcinoma moderatamente differenziato di tipo duttale del pancreas. Le altre due cartelle , tutte e due del 1991 non aggiungono informazioni utili. Nel secondo ricovero subisce intervento per ernia inguinale. Risulta forte bevitore (riferisce ricoveri per epatopatia alcolica); non fuma. Alla luce della documentazione agli atti si pone la diagnosi di carcinoma pancreatico. La diagnosi è di certezza. Ha lavorato dal 1957 al 1969 nel reparto CS3, cloro-gas. Successivamente, per un anno, nel reparto CS, soda caustica. CONCLUSIONI. Il periodo di latenza, di 34 anni, è compatibile con l’ipotesi di patologia professionale. L’esposizione a sostanze chimiche è stata sicuramente intensa, per un periodo di quattordici anni. La correlazione fra tumore del pancreas ed esposizione professionale è possibile. Un giudizio definitivo può essere dato esclusivamente sulla base dell’indagine epidemiologica. TRUPIA EMANUELE. Agli atti una cartella clinica dell’Istituto dei Tumori di Milano del 1974, che riporta la diagnosi di morbo di Hodgkin. Affetto da rinite cronica ipertrofica; in rinofaringe è presente una neoformazione di un paio di centimetri di diametro. Agli atti il referto di esame istologico di un linfonodo laterocervicale: quadro fortemente indicativo per un iniziale processo sistemico di tipo linfogranulomatoso.(data 8-11-74) Un secondo esame istologico del giorno 11-11-74 precisa la diagnosi di linfogranuloma di Hodgkin, varietà linfo-istiocitaria. La ricerca di cellule neoplastiche sullo striscio rinofaringeo è negativa. Trupia subisce l’asportazione della milza, che risulta indenne all’esame istologico. Ricoverato nuovamente presso l’Istituto dei Tumori, dove vengono asportati due piccoli noduli al piede sinistro, che risultano essere due sarcomi di Kaposi; Trupia è HIV negativo. In aprile del 1994 viene ricoverato presso l’ospedale di Mantova, dove viene diagnosticata una neoplasia polmonare e un adenocarcinoma vescicale. Diabete mellito. Cardiopatia. Una TAC del torace mostra versamenti pleurici saccati multipli, esiti di radioterapia della pleura. All’interno del mediastino di sinistra è visibile una neoformazione . Linfonodi mediastinici lievemente aumentati di volume. Viene inviato all’Istituto dei tumori. In questa sede vengono effettuati esami istologici del liquido pleurico e di noduli pleurici asportati chirurgicamente. L’esame istologico evidenzia la presenza di cellule voluminose, alcune delle quali plurinucleate, indice di processo neoplastico in atto. Nel corso del 1999 subisce altri cinque ricoveri presso l’ospedale Sacro Cuore- Don Calabria. La diagnosi è di leucemia linfatica cronica. Sono presenti linfociti in circolo periferico (48390 in un esame); la biopsia midollare depone per infiltrazione linfocitaria da linfoma non Hodgkin. L’analisi immunoistochimica conferma la presenza ci cellule linfoidi B. Nella cartella clinica del 23/07/1999 vengono inoltre riportate le diagnosi di neuropatia tossica agli arti inferiori ed epatite da HBV. Ha lavorato nel reparto caldaie dal 1956 al 1957; fino al 1958 nel reparto SG1/n1, nuovi impianti, poi fino al 1969 in manutenzione esecutiva meccanica, SA5/M; nel 1970 sovrintende il lavoro di terzi, per ritornare in manutenzione esecutiva meccanica fino al 1972. Dal 1973 al 1978 controllo imprese, SG4/5, poi fino al 1981 al laboratorio di igiene industriale, PAS. CONCLUSIONE. Il periodo di latenza, anche se si considera l’inizio lavoro presso le caldaie, è ancora compatibile con una ipotesi di patologia da lavoro. Trupia non risulta fumatore; l’esposizione presso le caldaie è da ritenersi intensa; quella nel reparto SA5/M è giudicata dai periti tecnici ++++ o pari a una fibra per millilitro,così come intensa è giudicata l’esposizione nella mansione di manutenzione esecutiva meccanica. Non può neppure essere esclusa esposizione ad amianto nel lavoro di controllore delle imprese esterne, nella misura in cui dette imprese fossero state interpellate per opere di bonifica. Propendo per ritenere presente un tumore polmonare a grandi cellule, accanto al linfoma non Hodgkin. E’ quindi probabile un rapporto fra il tumore del polmone e l’esposizione professionale. ROVESTA LUIGI. Nato il 7/09/1935. Agli atti una cartella del gennaio 1997 riguardante un ricovero presso gli istituti ospedalieri di Verona. La diagnosi di ingresso è di carcinoma al lobo superiore e broncopneumopatia cronica ostruttiva. La TAC toracica eseguita all’ingresso mostra una neoformazione solida nel lobo polmonare superiore di destra del diametro di cinque centimetri. Sono presenti immagini nodulari in linfonodi e nel fegato. Viene perciò trasferito in chirurgia dove subisce pneumectomia con asportazione dei linfonodi. La diagnosi definitiva è di carcinoma del lobo superiore di destra. Esiste referto istologico del pezzo operatorio che conferma la diagnosi. Si tratta di un carcinoma squamoso scarsamente differenziato. La documentazione permette la diagnosi di carcinoma polmonare; la diagnosi è di certezza. Ha lavorato in SG2/3 dal 1960 al 1972; in SG2 fino al 1974; al CER fino al 1987. CONCLUSIONI. L’esposizione è giudicata dai periti di intensità da ++ a +++, ovvero 0,4 fibre al millilitro, in tutte e tre le mansioni; la latenza è compatibile con la presenza di un tumore professionale. Ritengo probabile un rapporto fra tumore e esposizione ad amianto. BARALDI ROBERTO. Nato il 12/01/1935. Agli atti una cartella del 1984 riguardante un ricovero presso l’ospedale di Verona. La diagnosi è di carcinoma del bronco lobare superiore sinistro. Viene sottoposto ad intervento di pneumectomia sin. Microscopicamente si nota una massa della grandezza di un limone e numerose adenopatie satelliti. L’esame istologico conferma la diagnosi di adenocarcinoma con aspetti anaplastici a partenza dal bronco lobare superiore. Non si evidenziano metastasi in altre sedi; viene indagato l’encefalo, le ossa e il fegato. Ha lavorato per un mese, nel 1959 in SG, poi per un altro mese in ST4, di nuovo in Sg, poi sette mesi in ST5. Dal 1960 al 1978 in ST9; dal 1978 al 1980 in SG e infine dal 1980 al 1983 in ST9. CONCLUSIONI. Il periodo di latenza è perfettamente compatibile con una patologia professionale; il reparto dove ha lavorato più a lungo, cioè ST9 è giudicato dai periti ad elevata esposizione: ++++ ovvero una fibra per millilitro. A mio parere si tratta, con tutta probabilità, di un tumore di origine professionale. BERTOLANI ATTILIO. Nato il 5/01/1928. La prima diagnosi risale al 1990 ed è posta dall’Ospedale di Verona : Carcinoma del lobo polmonare superiore destro. Adenopatia metastatica sopraclaveare destra. La diagnosi si basa su biopsia del linfonodo. L’esame istologico depone per adenocarcinoma scarsamente differenziato. La Tac evidenzia carcinoma a palla del lobo polmonare superiore di destra. Nuovo ricovero nel 1991 per il carcinoma. La diagnosi depone anche per la presenza di nefrolitiasi. Nel corso del 1991 viene trattato in ospedale altre tre volte per la chemioterapia. Nel 1991 non fumava più da dieci anni. In precedenza forte fumatore. Modesto bevitore. Ha lavorato in SG5/S dal 1957 alo 1980; nel 1981 ha lavorato qualche mese in SG5/MV. CONCLUSIONI. Il periodo di latenza è compatibile con l’ipotesi di tumore professionale. L’esposizione in SG5, secondo i periti, non era molto alta: + ovvero 0,1 fibre al millilitro. Va però tenuto conto che l’esposizione è durata molto a lungo nel tempo, per ben 24 anni. Bertolani è stato un forte fumatore. Si tratta a mio parere di un tumore nella cui genesi ha influito sia il fumo di tabacco che l’esposizione ad amianto, come concausa. MORETTI MARINO. Nell’elenco della procura compare un Moretti Marino nato il 12/03/1929. Agli atti la cartella clinica di Moretti Marino nato nel 1944. Evidentemente si tratta di omonimia. La cartella pone la diagnosi di carcinoma indifferenziato della rinofaringe: Tale patologia non è oggetto del quesito. REBONATO GUIDO. Nato il 18/10/1941. Forte fumatore. Ricoverato nel 1987 per un microcitoma del bronco lobare superiore sinistro con metastasi cerebellare. Viene sottoposto ad intervento chirurgico il 24/04/1987. Viene asportata una neoplasia cerebellare destra. L’esame istologico intraoperatorio depone per un tumore a piccole cellule poco differenziato. La diagnosi istologica definitiva conferma la presenza di una metastasi di carcinoma indifferenziato a piccole cellule, di probabile origine polmonare (microcitoma). Viene eseguita biopsia del bronco lobare superiore sinistro. L’esame istologico conferma la presenza di un microcitoma. Rebonato viene trattato in ospedale per la chemioterapia. La documentazione permette la diagnosi di carcinoma polmonare. La diagnosi è di certezza. Ha lavorato in SG2 dal 1960 al 1961 ed in SG2/4 dal 1961 al 1966. CONCLUSIONI. Secondo i periti l’esposizione, in tutte e due i reparti, è notevole, da ++ a +++ ovvero 0,4 fibre per millilitro. Il periodo di latenza è compatibile con l’ipotesi di tumore professionale. Rebonato era un forte fumatore, ragione per la quale ritengo si tratti di un tumore causato da esposizione ad amianto e a fumo di sigaretta (concausa). BALDORIA SILVIO. Agli atti quattro cartelle, relative ad altrettanti ricoveri. Il primo ricovero è del 1976 ed è motivato da sintomatologia dolorosa alla base sinistra del torace. Modico bevitore e fumatore. In anamnesi risulta una pleurite all’età di 14 anni di possibile origine specifica. La diagnosi di dimissione non chiarisce l’origine del dolore (pleurodinia e artrosi cervicale). Viene ricoverato nuovamente nel dicembre 1979 per un episodio emoftoico. Una stratigrafia del torace mostra la presenza di un addensamento nodulare della grandezza di un uovo nell’emitorace sinistro. E’ segnalata anche una cardiopatia, con fibrillazione. Rientra in ospedale nel gennaio dell’anno dopo; un controllo radiografico non rileva cambiamenti nell’aspetto del nodulo. L’ultimo ricovero è di giugno, stesso anno. La diagnosi di dimissione (4-7-80) parla di eteroplasia polmonare. In cartella è presente una lettera del medico ospedaliero che riferisce di un esame istologico che avrebbe permesso la diagnosi di carcinoma spinocellulare. Non ho reperito il referto. Sulla base della documentazione sopra menzionata si può porre la diagnosi di carcinoma polmonare. La diagnosi è di forte probabilità, non essendo agli atti l’esame istologico. Ha lavorato in SG4/Ac per tre mesi, nel 1957, poi per un anno in SG1/2 e infine dal 1958 al 1965 in SA5/M. CONCLUSIONI. Il periodo di latenza è compatibile con l’ipotesi di tumore professionale; l’esposizione è giudicata dai periti molto alta, ++++ ovvero una fibra per millilitro. Modesto fumatore. Si tratta a mio giudizio di un tumore professionale, dovuto ad esposizione ad amianto, che ha come concausa il fumo di sigaretta. NODARI EVALDO. Nato il giorno 8/06/1922. Agli atti due cartelle cliniche, relative a due ricoveri presso l’ospedale civile di Brescia. Il primo ricovero, del 1996, riporta la diagnosi di carcinoma polmonare. Fumava 13-14 sigarette al giorno; modico bevitore. Da segnalare, in anamnesi, un TIA con emiparesi transitoria. Un esame istologico eseguito su agoaspirato nella sede della lesione neoplastica, polmone destro, permette di diagnosticare la presenza di un carcinoma indifferenziato a grandi cellule. La scintigrafia ossea mostra un anomalo accumulo a livello delle coste IV e V e dei corrispondenti corpi vertebrali. Il secondo ricovero risale al 1997. Non contiene elementi aggiuntivi a quanto già riportato. Sulla base della documentazione citata, è possibile porre diagnosi di carcinoma polmonare. La diagnosi è di certezza. Ha lavorato in SG12 dal 1960 al 1969, poi in ST9 fino al 1971 e infine in SA5/U fino al 1982. CONCLUSIONI. La latenza ha durata compatibile con l’ipotesi professionale; l’esposizione è giudicata dai periti variabile, a seconda i reparti, ma sempre di entità notevole: ++ nel primo periodo, ++++ in ST9, da + a ++ nell’ultimo periodo. Esposizione cioè variabile da 0,2 a una fibra per millilitro. Medio fumatore; si tratta a mio parere di un tumore dovuto ad esposizione ad asbesto che ha come concausa il fumo di sigaretta. MICHELINI MARIO. Nato il 25/03/1912. Fuma dieci sigarette al giorno; modesto bevitore. Ha subito un infortunio sul lavoro con amputazione del braccio sinistro. La diagnosi di dimissione parla di polimitosi broncogena sinistra con pleurite satellite. E’ presente un versamento pleurico. L’esame istologico del liquido aspirato mostra la presenza di numerose cellule di origine epiteliale, di evidente natura maligna. Si tratta di carcinosi pleurica di origine secondaria. Anche l’esame dell’escreato evidenzia la presenza di cellule cancerose. La TAC polmonare mostra la presenza di un’’opacità nastriforme ilo-parailare sinistra. La documentazione sopra menzionata permette di porre la diagnosi di carcinoma polmonare. La diagnosi è di certezza. Ha lavorato in SG1/1 dal 1958 al 1962, poi fino al 1968 nel reparto PAS e infine fino al 1972 in SG. CONCLUSIONI. Medio fumatore, esposto ad amianto dal 62 al 72 (SG1/1 non si reputa esposto) a concentrazioni di 0,2-0,3 fibre per millilitro; la latenza è compatibile con l’ipotesi di esposizione professionale. Si tratta di un tumore che ha come concause l’esposizione ad amianto ed il fumo di sigaretta. SOAVE IVANO. Nato il 24/02/1931. Agli atti sette cartelle cliniche. Il primo ricovero risale al 1998 ed è motivato da diverticolosi. Diabete. Nel 1999 viene ricoverato per metastasi dei linfonodi mediastinici da carcinoma polmonare destro. Viene sottoposto a broncolavaggio; l’esame istologico del liquido è negativo . Viene eseguita biopsia di un linfonodo mediastinico (linfonodi paratracheali dx). L’esame istologico depone per la presenza di un carcinoma indifferenziato. E’ trattato con chemioterapia. Dopo tre cicli di che mio la massa ilare destra si è ridotta(Rx del 6 marzo 2000). Il quadro clinico viene complicato dalla comparsa di insufficienza respiratoria e di una polmonite attinica. Nel 2001 il ricovero è motivato da riacutizzazione di BPCO, con insufficienza respiratoria. L’ultimo ricovero documentato è del febbraio 2001.Forte fumatore (20 sigarette al giorno). Sulla base della documentazione agli atti si può porre la diagnosi di carcinoma polmonare. La diagnosi è di certezza. Ha lavorato per qualche mese in SG4/4 e poi per 7 mesi in CR2. L’esposizione in CR2 è giudicata alta, pari a 0,8 fibre al millilitro, da +++ a ++++. CONCLUSIONI. La latenza sarebbe di 42 anni, e pare molto elevata, anche se ancora compatibile con l’ipotesi di un tumore professionale. L’esposizione, anche se intensa, è durata pochi mesi. Forte fumatore. A mio parere è un tumore polmonare causato principalmente dal fumo di sigaretta, anche se non si può escludere un ruolo concausale dell’esposizione. MATTIOLI ALFIERO. Nato il 12/07/1924. Agli atti una cartella clinica del 1979 che riporta la diagnosi di leucemia linfatica cronica. La patologia viene scoperta a seguito di un esame periodico di controllo disposto dal medico aziendale. Nel sangue periferico erano presenti 17000 linfociti. Veniva eseguito esame istologico del midollo osseo, che mostrava la presenza di abbondante componente linfocitaria. Mattioli non presentava adenopatie né ingrandimenti della milza. Sulla base della documentazione si può porre diagnosi di leucemia linfatica cronica. La diagnosi è di certezza. Ha lavorato dal 1961 al 1980 nel reparto polimerizzazione di massa, ST5. Era perciò esposto a stirene. CONCLUSIONI. Si tratta a mio parere di una leucemia di origine professionale, causata da esposizione a stirene. . BASSANI ERNESTINO. Nato il 4/02/1936. Agli atti una cartella clinica del 1978 che riporta la diagnosi di neoplasia polmonare. Si tratta di un ricovero in chirurgia dove subisce un intervento di lobectomia (lobo sup. destro). Modesto bevitore, fumava 20 sigarette al giorno. Il referto istologico (pezzo operatorio) pone la diagnosi di carcinoma a cellule giganti .Sulla base della documentazione agli atti si pone la diagnosi di carcinoma polmonare. La diagnosi è di certezza. Ha lavorato in CS3 dal 1957 al 1978, e poi, per un anno, in SG. CONCLUSIONI. Il periodo di latenza è compatibile con l’ipotesi di tumore professionale; l’esposizione ad amianto è giudicata dai periti di notevole entità, pari a 0,8 fibre al millilitro ovvero da +++ a ++++. Bassani era un fumatore; si tratta a mio parere di un carcinoma causato da esposizione contemporanea a fumo di sigaretta e amianto. GUARNIERI AUGUSTO. Nato il 15/07/1930. Agli atti 10 cartelle cliniche, tutte degli anni 1989-1990. Nel primo ricovero viene posta la diagnosi di tumore polmonare del lobo superiore destro. Fumava 40 sigarette al giorno. La TAC mette in evidenza una massa tumorale all’apice destro, addossata al piano vertebrale e al mediastino. Un esame condotto su boncoaspirato e su materiale di brushing da esito negativo. Non è agli atti la cartella relativa all’intervento, ma è riportata nelle cartelle successive una lobectomia destra eseguita nel dicembre del 1989. Alcune cartelle successive all’intervento riportano la diagnosi di adenocarcinoma squamoso. L’ultima TAC agli atti risale al 19-05-1990 ed non evidenzia masse abnormi in sede polmonare.Sulla base della documentazione si pone la diagnosi di carcinoma polmonare. La diagnosi è di certezza. Ha lavorato in SG4/4 dal 1956 al 1957, in ST5 dal 1957 al 1959, in ST9 dal 1959 al 1976 ed in STP dal 1977 al 1985. CONCLUSIONI. Grande fumatore, è stato esposto ad amianto in maniera intensa soprattutto nei reparti ST5 ed ST9, giudicati dai periti ad alta esposizione, pari a 0,8-1 fibre per millilitro (da +++ a ++++). Il periodo di latenza è compatibile con la diagnosi di tumore professionale. Si tratta a mio parere di un tumore originato da esposizione contemporanea ad amianto e fumo di sigaretta. STORTI SERGIO. Nato il 16/03/1924. Agli atti i referti di alcuni esami eseguiti nel corso del 1987. Scintigrafia ossea. Non evidenzia alcuna metastasi. Biopsia del lobo superiore destro. Viene posta la diagnosi di carcinoma infiltrante moderatamente differenziato. TAC. Addensamento parenchimale in corrispondenza dell’ilo destro; è presente qualche linfonodo aumentato di volume. Tracheobroncoscopia. A dx il bronco lobare superiore è ridotto di calibro per una infiltrazione a manicotto. Sulla base di tale documentazione si può porre la diagnosi di carcinoma polmonare. La diagnosi è di certezza. Ha lavorato in CR2 dal 1957 al 1980. CONCLUSIONI. La esposizione è giudicata dai periti intensa, da +++ a ++++, pari a 0,8 fibre per millilitro. La latenza è compatibile con la diagnosi di tumore professionale. Si tratta a mio parere di un tumore causato da esposizione ad amianto. ALBERTI GINO. Nato il 5/06/1916. Presenti agli atti due cartelle cliniche. Il primo ricovero è del 1983 e riporta la diagnosi di cirrosi epatica e diabete mellito. Fumatore-15 sigarette- e forte bevitore. Ipertensione. Un secondo ricovero, datato 1984 è motivato da neoplasia polmonare sinistra. Cirrosi epatica. Diabete mellito. Insufficienza cardiorespiratoria. Una radiografia del torace eseguita il 7 marzo mostra un addensamento parenchimale nel lobo superiore di sinistra. L’esame broncoscopico evidenzia una neoformazione vegetante che occlude completamente il bronco principale di sinistra. L’esame istologico eseguito su biopsia diagnostica un microcitoma. La documentazione permette di diagnosticare una carcinoma polmonare. La diagnosi è di certezza. Ha lavorato in SG1/1 dal 1957 al 1962, in ST5 dal 1962 al 1969, in ST9 dal 1969 al 1970, in SG dal 1970 al 1971, in PR5/A dal 1971 al 1974 ed in SG dal 1974 al 1976. CONCLUSIONI. L’esposizione è giudicata notevole nei reparti ST5, ST9 e PR5/A(0,8-1 fibra); minore, ma ancora sensibile nel reparto SG, nulla in SG1/1. In sostanza una esposizione durata quattordici anni. La latenza è compatibile con un tumore di origine professionale; Alberti era un fumatore medio. A mio parere si tratta di un tumore causato da esposizione ad amianto contemporanea ad esposizione al fumo di sigaretta. ROVESTA FRANCO. Nato il 27/02/1934 e deceduto in corso di ricovero il 17/12/1995. La diagnosi di morte riporta la presenza di un carcinoma polmonare anaplastico a piccole cellule, con metastasi cerebrali. Forte fumatore, non risultava bevitore. La TAC del torace mostra una grossolana massa ilare a sinistra che interessa il bronco lobare, della dimensione di 7 centimetri. La broncoscopia evidenzia una neoformazione nel bronco lobare sinistro. L’esame istologico dell’escreato mostra la presenza di cellule cancerose, che fanno porre la diagnosi di carcinoma anaplastico a piccole cellule. Lo stesso risultato dà l’esame di una biopsia bronchiale. La documentazione è sufficiente per porre diagnosi di carcinoma polmonare. La diagnosi è di certezza. Ha lavorato in SA1 dal 1958 al 1979 e in SAP dal 1980 al 1985. CONCLUSIONI. La esposizione è giudicata elevata dai periti; una fibra per millilitro in SA1 e 0,5 fibre per millilitro in SAP. Forte fumatore; la latenza è compatibile con la diagnosi di tumore professionale. Si tratta, a mio parere, di un tumore causato da esposizione contemporanea ad amianto e fumo di sigaretta. PROVASI VINICIO. Nato Il 12/03/1937. Presente la documentazione di un ricovero del 1984. La diagnosi è di carcinoma a palla del segmento di Nelson a sinistra. Fumava 40 sigarette al giorno. Il due marzo viene operato. La descrizione dell’intervento evidenzia un tumore della grandezza di un mandarino nel polmone sinistro, con adenopatie metastatiche ilari che infiltrano l’aorta. Nei frammenti polmonari biopsiati viene riscontrata la presenza di cellule cancerose. L’esame istologico dei pezzi operatori (linfonodi, bronco principale, pericardio) confermano la presenza di un adenocarcinoma ben differenziato a partenza dal bronco inferiore di sinistra con metastasi linfinodali. La documentazione permette la diagnosi di carcinoma polmonare. La diagnosi è di certezza. Ha lavorato in SG4/1 dal 1961 al 1963 e in DIR da1963 al 1984. CONCLUSIONE. Grande fumatore. La mansione svolta in azienda non comporta esposizione ad amianto. Non esiste rapporto fra tumore ed esposizione professionale. TONEGATTI FEDERICO. Nato il 2/07/1946 e deceduto il 2/08/1992. Fumatore. Sono presenti due cartelle cliniche di altrettanti ricoveri, del 1991 e del 1992, rispettivamente. La diagnosi del primo ricovero è di carcinoma polmonare. Una scintigrafia ossea mostra una immagine sospetta a livello di D3. L’esame broncoscopico è negativo, così come il citologico del brushing del segmento lingulare. Un rx del torace mostra a sinistra lateralmente al cuore una piccola opacità. Una ecografia parotidea evidenzia alcuni linfonodi ingranditi (13 e 18 mm. ). L’anno successivo è presente un carcinoma a palla del segmento lingulare polmonare sinistro e una carcinosi del lobo inferiore. Viene sottoposto ad intervento di pneumectomia sinistra. La descrizione dell’intervento evidenzia una formazione della grandezza di un’albicocca nel segmento lingulare di sinistra e neoformazioni a chicchi di riso diffuse su tutta la superficie del lobo sinistro. L’istologico del pezzo operatorio pone la diagnosi di carcinoma anaplastico a grandi cellule. La documentazione permette la diagnosi di carcinoma polmonare. La diagnosi è di certezza. Ha lavorato in ST14 per tre mesi nel 1976, poi in ST9 dal 1976 al1990. Dal 1990 al 1992 in SG. CONCLUSIONI. Fumatore. L’esposizione ad amianto è stata elevata; in ST9 i periti giudicano l’intensità ++++ pari cioè ad una fibra per millilitro. La latenza è compatibile con la diagnosi di tumore professionale. A mio parere si tratta di un tumore dovuto ad esposizione mista ad amianto e a fumo di sigaretta. VIGNALI SERIELLO. Nato il 20/04/1918 e deceduto il 16/04/1994. Agli atti due cartelle cliniche del Presidio Ospedaliero di Mantova. La diagnosi è di neoplasia polmonare del lobo inferiore destro. Non beveva, all’anamnesi risulta “scarso fumatore”. L’esame broncoscopico evidenzia una neoplasia vegetante che ostruisce completamente il bronco lobare medio. L’esame dell’escreato è negativo. L’ecografia dell’addome mette in evidenza formazioni litiasiche nella colecisti e un linfonodo ingrandito a livello della milza. La radiografia del torace mostra un addensamento al polmone destro. Viene richiesta consulenza del primario di chirurgia che diagnostica un tumore polmonare; il paziente viene di conseguenza trasferito in chirurgia. Sottoposto a toracotomia in data 29/09/93; la descrizione dell’intervento mette in evidenza un empiema antero-diaframmatico. Si esegue lobectomia polmonare del medio. La scintigrafia dello scheletro dà esito negativo. Un agoaspirato del surrene sinistro invece mostra la presenza di una metastasi di carcinoma a cellule giganti del polmone. Anche l’esame del pezzo operatorio conferma la presenza di un carcinoma a cellule giganti del polmone. La documentazione agli atti permette la diagnosi di carcinoma polmonare; la diagnosi è di certezza. Ha lavorato dal 1957 al 1978 presso il reparto SG1/10. CONCLUSIONI. Modesto fumatore. L’esposizione è giudicata dai periti di modesta entità. + ovvero 0,1 fibre al millilitro. La latenza è compatibile con la diagnosi di tumore professionale. A mio parere si tratta di un tumore nella cui genesi hanno concorso sia l’esposizione ad amianto che quella al fumo di sigaretta. CILLO SERGIO. Gli atti riportano due date differenti di nascita: 27/08/1927 (primo ricovero) e 14/08/1927 (secondo ricovero. Forte fumatore e modico bevitore. Agli atti tre cartelle cliniche del Presidio ospedaliero di Mantova. Il primo ricovero è del gennaio 1986 per esiti di lobectomia media per neoplasia polmonare (microcitoma). Il ricovero è motivato da chemioterapia. Il secondo ricovero è per un addome acuto, ed è del febbraio. Sono presenti localizzazioni addominali secondarie del microcitoma, e metastasi ai linfonodi mediastinici. Dal reparto di pneumologia viene trasferito in medicina dove viene diagnosticata pancreatine acuta e metastasi epatiche multiple. E’ presente anche una cartella clinica del 1985, data alla quale sembra risalire la prima diagnosi di tumore. Dall’anamnesi risulterebbe elettricista alla Montedison. La documentazione agli atti è sufficiente per porre diagnosi di carcinoma polmonare, anche se non è agli atti l’intervento chirurgico o l’esame istologico, che però è riportato nelle successive cartelle. La diagnosi è di certezza. Ha lavorato in SA5/M dal 1957 al 1959; dal 1959 al 1961 in SA5/E; fino al 1965 in SA2, dal 66 al 68 in SA5/E, in PR7 fino al 1975, in SG per un mese, e infine in SG2 fino al 1982. CONCLUSIONI. Forte fumatore. L’esposizione è da considerarsi elevata. Secondo i periti ++++, o una fibra per millilitro nei reparti SA5 e PR7. La latenza è compatibile con l’ipotesi di tumore professionale. Si tratta di un carcinoma causato da esposizione mista ad amianto e fumo di sigaretta. QUADRI SERGIO. Nato il 3/08/1928, deceduto il 23/03/1985. Agli atti due cartelle cliniche, rispettivamente del 1984 e del 1985. Il primo ricovero riporta la diagnosi di neoplasia polmonare del lobo superiore destro infiltrante il bronco lobare superiore e la trachea: Tipo istologico carcinoma squamoso infiltrante. Forte fumatore e modico bevitore. L’esame istologico di pezzo bioptico è agli atti e datato 2-11-1984. La diagnosi è di carcinoma squamoso. L’esame endoscopico mette in evidenza la neoformazione, infiltrante la trachea e il bronco superiore destro. Nel secondo ricovero vengono evidenziate metastasi cerebrali. La documentazione agli atti permette la diagnosi di carcinoma polmonare. La diagnosi è di certezza. Ha lavorato in CR2 dal 1958 al 1969; in DIS fino al 1976, in PR1 per tre mesi, e infine per un anno in CR. CONCLUSIONI. L’esposizione è giudicata notevole dai periti, da ++ a ++++, ovvero da 0,4 a 0,8 fibre per millilitro. Forte fumatore. La latenza è compatibile con l’ipotesi di tumore professionale. A mio parere va considerato un tumore causato da esposizione congiunta ad amianto e a fumo di sigaretta. BOSI VITTORINO. Nato il 22/01/1935. Forte fumatore. Agli atti due cartelle del 1994. La diagnosi del primo ricovero è la seguente: “carcinoma anaplastico a piccole cellule esteso del polmone destro. La broncoscopia visualizza la compressione, a sinistra, del bronco principale; Nel tratto terminale del bronco è presente neoformazione infiltrante. La risonanza magnetica evidenzia un esteso processo neoplastico a sinistra; il tumore infiltra il mediastino. Sono presenti versamento pleurico e pericardio. La TAC toracica reperta il medesimo processo neoplastico. L’esame istologico dei liquidi pleurico e pericardio è positivo per la presenza di cellule neoplastiche tipiche di carcinoma anaplastico. L’esame istologico di una biopsia bronchiale conferma la presenza di un carcinoma anaplastico a piccole cellule. Il secondo ricovero non aggiunge informazioni utili.La documentazione permette la diagnosi di carcinoma polmonare. La diagnosi è di certezza. Ha lavorato in PR5 dal 1960 al 1965. CONCLUSIONI. L’esposizione va considerata notevole, +++ o 0,5 fibre al millilitro. Forte fumatore. La latenza è compatibile con l’ipotesi di tumore professionale. A mio parere si tratta di un tumore da esposizione contemporanea ad amianto e fumo di sigaretta. BRAGLIA CARLO. Nato il 6/01/1934 e deceduto il 6/08/2000 Forte fumatore. Agli atti quattro cartelle cliniche. Il primo ricovero è del 1995 ed è motivato dalla presenza di calcolosi vescicole e adenoma prostatico. L’esame istologico della prostata depone per una iperplasia adenoleiomiomatosa. Nel 1998 viene di nuovo ricoverato per una recidiva della calcolosi vescicole. Una radiografia del torace eseguita in corso di ricovero evidenzia una massa di sospetta natura neoplastica all’interno del polmone destro. Trasferito in chirurgia, subisce lobectomia polmonare superiore destra. L’esame istologico del pezzo operatorio depone per la presenza di un adenocarcinoma moderatamente differenziato. Viene ricoverato nuovamente nel 2000, in stato di insufficienza respiratoria. Nel corso di quest’ultimo ricovero sopraggiunge il decesso. La documentazione citata permette la diagnosi di carcinoma polmonare. La diagnosi è di certezza. Ha lavorato in ST2 per cinque mesi, nel 1958; fino al 1971 in ST4; dal 1971 al 1972 in ST1; dal 1973 al 1989 in ST20. CONCLUSIONI. Forte fumatore. L’esposizione è notevole, da +++ a ++++, ovvero da 0,5 a 0,8 fibre per millilitro. La latenza è compatibile con l’ipotesi di tumore professionale. A mio parere è un tumore provocato dall’esposizione ad amianto e al fumo di sigaretta. SCASSA EZELINO. Nato il giorno 11/10/1908 e deceduto il 25/05/1981. Forte fumatore e medio bevitore. Agli atti cinque cartelle cliniche. I primi tre ricoveri sono dovuti ad un papilloma vescicale ed ai controlli successivi .Sono datati 1979-1980. Nel dicembre del 1980 nuovo ricovero, questa volta causato da neoplasia polmonare. Viene evidenziata infiltrazione del polmone destro. La scintigrafia perfusionale mostra nel polmone destro la presenza di aree sparse di minore per fusione. Alla broncoscopia il bronco posterobasale destro si mostra infiltrato; viene eseguita biopsia. Nel bronco anterobasale sinistro è presente emorragia; si esegue biopsia anche di questo bronco. Il referto istologico evidenzia, nel bronco anteriore basale sinistro, la presenza di cellule cancerose (carcinoma anaplastico a grosse cellule). L’ultimo ricovero non aggiunge informazioni utili. Il carcinoma polmonare può essere primitivo, oppure secondario al carcinoma vescicale asportato l’anno precedente. L’esame istologico sembrerebbe indicare un carcinoma primitivo. Infatti il carcinoma a grandi cellule non è di origine vescicale, ma generalmente origina dal polmone. La documentazione agli atti permette di diagnosticare un carcinoma polmonare. La diagnosi è di certezza. Ha lavorato in SA1 dal 1957 al 1958 e in SA5/M fino al 1968. COMCLUSIONI. Forte fumatore. Elevata esposizione, pari a ++++ ovvero ad una fibra per millilitro. La latenza è compatibile con l’ipotesi di tumore professionale. A mio parere è un tumore causato dall’esposizione ad amianto e a fumo di sigaretta. FRATTI GIUSEPPE. Nato il 20/09/1937 (su una cartella è riportata altra data di nascita:20/03/1937). Agli atti quattro cartelle cliniche. Fumatore. Ricoverato nel 1993 per la comparsa di una tumefazione in regione laterocervicale destra La TAC toracica del 14-5-1994 mostra linfonodi ingranditi nel mediastino; assenza di addensamenti polmonari a focolaio. Alcuni linfonodi ingranditi anche in sede retroperitoneale. L’esame istologico del 31 marzo (agoaspirato della tumefazione laterocervicale) depone per la presenza di un linfoma di Hodgkin. L’esame viene ripetuto in aprile, e conferma la prima diagnosi: linfoma di Hodgkin varietà sclerosi nodulare. L’esame del midollo dà esito negativo. Nel 1997 compare una formazione solida in corrispondenza del bronco lobare superiore sinistro (TAC). La broncoscopia mostra immagini di compressione del bronco principale di sinistra. La TAC cerebrale mostra due formazioni nodulari nel lobo occipitale sinistro. Nella cartella di maggio,1997, è presente un esame istologico di liquido pleurico, negativo. La diagnosi di dimissione del ricovero successivo (agosto) è di carcinoma anaplastico a grandi cellule del polmone. Non rintracciato l’esame istologico. La documentazione agli atti permette la diagnosi di linfoma di Hodgkin e di carcinoma polmonare. La diagnosi è di certezza. Ha lavorato in SA5/M dal 1961 al 1964, in DIR dal 1965 al 1976, in SG1/9 fino al 1987, e nel reparto MAT dal 1987 al 1993. CONCLUSIONI. Fumatore. E’ stato esposto a concentrazioni elevate soltanto dal 1961 al 1963: ++++ o una fibra per millilitro. Successivamente è tornato ad essere esposto, a concentrazioni più basse, da + a ++ o 0,2 fibre, dal 1987 al 1993. La latenza è compatibile con l’ipotesi di tumore professionale soltanto se si considera l’esposizione degli anni 1961-1963. Anche se di durata relativamente breve, l’esposizione era intensa , e può essere considerata sufficiente, almeno in via teorica, a produrre un tumore polmonare. Si tratta di un tumore polmonare che ha come concausa l’esposizione ad amianto, e come causa principale l’esposizione a fumo di sigaretta. Il linfoma di Hodgkin può essere messo in relazione all’esposizione a stirene e benzene avvenuta nei tre anni in cui il Fratti ha lavorato in manutenzione esecutiva meccanica (SA5/M9.) La latenza sarebbe di 32 anni ed è notevolmente lunga, anche se ancora compatibile con una esposizione professionale . STEFANELLO GINO. Nato il 17/05/1938. Gli atti cinque cartelle cliniche.Le prime due riguardano un ricovero del 1996 per la presenza di una neoplasia del lobo polmonare destro. Forte fumatore. La TAC del torace mostra la presenza di formazione espansiva solida in corrispondenza del segmento dorsale del lobo superiore destro. La broncoscopia ha mostrato lesioni di entrambi gli emisistemi bronchiali. Si esegue intervento chirurgico in data 6-9-1996, con lobectomia e linfoadenectomia. L’esame istologico sul pezzo operatorio pone la diagnosi di adenocarcinoma moderatamente differenziato. Metastasi linfonodali. Ricoverato nuovamente nel febbraio 1997 per la comparsa di neoformazione cerebrale. In luglio compaiono localizzazioni cerebrali multiple del tumore primitivo.Ricoverato nuovamente nel 1998 in stato di cachessia neoplastica, muore in data 9 giugno. La documentazione agli atti permette la diagnosi di neoplasia polmonare. La diagnosi à di certezza. Ha lavorato in SA5/U per due mesi nel 1968. CONCLUSIONI. L’esposizione è stata modesta, per un periodo troppo breve per poter sostenere come possibile un’origine professionale. PRATI MARIO. Nato il 27/02/1927 (sulla richiesta della procura è riportato il 28). Agli atti una cartella del 1988. La diagnosi è di microcitoma polmonare, con metastasi epatiche. Fumatore, modico bevitore. La TAC cerebrale è negativa. In anamnesi vengono riportati i seguenti esami. Broncoscopia. Processo neoplastico del lobo inferiore sinistro. Esame istologico del broncoaspirato. Carcinoma a piccole cellule. Ecografia del fegato. Presenza di numerose metastasi. Scintigrafia ossea. Modesta infiltrazione dell’undicesima costa destra. La documentazione agli atti permette la diagnosi di carcinoma polmonare. La diagnosi è di certezza. Ha lavorato in SA5/M dal 1958 al 1961, in SG3/FC per tutto l’anno 1962, in SG3/FC fino al 1970, in SG4/A fino al 1972, in DIS fino al 1974; UTL fino al 1975 e infine in PAS fino al 1982. CONCLUSIONI. L’esposizione è giudicata elevata, da ++++ in SA5, notevole in DIS (0,4 fibre al millilitro, da ++ a +++), meno intensa negli altri repart, da + a ++ ovvero 0,2 fibre al millilitro. Fumatore. La latenza è compatibile con l’ipotesi di origine professionale. A mio parere si tratta di un tumore causato da esposizione mista ad amianto e a fumo di sigaretta. NEGRI IVO. Nato il 22/08/1927. Forte fumatore, modesto bevitore. Agli atti sei cartelle cliniche. Il primo ricovero riporta la diagnosi di papilloma vescicole. Presente esame endoscopico che mostra numerosi papillomi sulle pareti laterali e su quella posteriore della vescica. L’istologico diagnostica un carcinoma ad epitelio di transizione.(1970). Nel 1977 recidiva della neoplasia vescicole. Nuovo ricovero, sempre per la medesima ragione, nel 1978. Nel 1985 viene ricoverato per la comparsa di una neoplasia polmonare. La scintigrafia dello scheletro è negativa. L’esame di agoaspirato polmonare pone la diagnosi di carcinoma anaplastico a piccole cellule. L’esame delle urine mostra la presenza di cellule transizionali. L’ultimo ricovero è del 1998; il decesso avviene in corso di ricovero in data 21/03. La documentazione agli atti permette la diagnosi di carcinoma polmonare e di ca vescicale. La diagnosi è di certezza. Ha lavorato in SG5/1 dal 1961 al 1962, poi in SG5/S fino al 1967. Nel 1968 ha lavorato in SG4/1. CONCLUSIONI. Fumatore. L’esposizione modesta, da 0,1 a 0,2 fibre per millilitro, è durata per sei anni e mezzo (SG4/1 non è reparto con amianto). Si tratta di un tumore polmonare causato dal fumo di sigaretta, che ha come concausa una esposizione ad amianto. TRENTINI ROMANO. Agli atti una cartella clinica del 1968. Viene riportata una diagnosi di carcinoma primitivo del polmone destro di tipo infiltrante dell’ilo a partenza dal bronco lobare inferiore. La diagnosi è del 3/6/1969. La broncoscopia mostra una occlusione totale del bronco inferiore di destra per la presenza di una massa vegetante e sanguinante. La ricerca di cellule neoplastiche nell’escreato dà esito negativo. Due radiografie del torace, antecedenti alla diagnosi, non mostrano immagini significative di processo neoplastico in atto. Trentini era affetto da broncopneumopatia cronica destra per postumi di processo specifico. La documentazione agli atti permette la diagnosi di carcinoma polmonare. La diagnosi è di certezza. Ha lavorato in SG4/4 per quattro mesi, nel 1968, e successivamente in SG4/1 fino al 1987. CONCLUSIONI. L’esposizione, modesta, pari a + o 0,1 fibre, dura soltanto quattro mesi. La latenza non è compatibile con una origine professionale del tumore. Si tratta di un carcinoma certamente non provocato da esposizione. CARPI SEVERINO. Nato il 7/08/1935. Agli atti una cartella clinica del 1972. La diagnosi è di eteroplasia broncogena lobo medio polmone destro. Metastasi linfogranulari cervicali. Non fumava; modesto bevitore. In anamnesi è riportato un esame radiografico del torace che mostra un addensamento infiltrante del polmone destro. La ricerca di cellule neoplastiche nell’escreato risulta negativa. Viene asportato un linfonodo cervicale. Il referto istologico depone per una localizzazione al polmone di adenocarcinoma a cellule cubiche. La documentazione agli atti permette la diagnosi di metastasi polmonare di carcinoma di origine ignota. Ha lavorato in CR2 per 10 mesi, nel 1961, poi in PR1 fino al 1962 e infine in CR2 fino al 1972. CONCLUSIONI. Non fumava. L’esposizione è giudicata notevole, da +++ a ++++, cioè 0,8 fibre al millilitro. La latenza è compatibile con la ipotesi di tumore professionale. Si tratta a mio parere di un tumore secondario, non oggetto del quesito. COFFANI LUCIANO. Agli atti una cartella clinica del 1975. La diagnosi è di carcinosi miliarica polmone destro, metastasi linfonodali sovraclaveari sin. Secondarie a probabile neoplasia tubo digerente. Non fumatore, modesto bevitore. Un esame radiografico del tubo digerente non evidenzia neoformazioni. L’esame istologico del linfonodo sovraclaveare depone per una localizzazione di adenocarcinoma a cellule cubiche. I referti agli atti permettono la diagnosi di metastasi polmonare di origine sconosciuta. Il tipo di tumore non è oggetto di perizia. DAINESE MIRAGGIO. Agli atti una cartella del 1974.La diagnosi è di eteroplasia polmonare bilaterale a grossi nodi multipli. Forte fumatore, modesto bevitore. Due esami istologici dell’escreato danno esito negativo. Dai referti agli atti si può supporre la presenza di metastasi polmonari di origine ignota oppure di un carcinoma primitivo polmonare metastatizzato. La documentazione agli atti permette di diagnosticare un tumore polmonare, ma non di avere la certezza sulla origine primitiva. In conclusione, la diagnosi di tumore polmonare primitivo è di probabilità. Ha lavorato in SG1/NI dal 1961 al 1963, in SA5/M nel 1964 ed infine in SG1/NI fino al 1966. CONCLUSIONI. Fumatore. L’esposizione è giudicata notevole in SA5/M, pari a una fibra al millilitro, più modesta nell’atro reparto, da + a ++, ovvero 0,2 fibre al millilitro. La latenza sarebbe compatibile con un tumore professionale, la diagnosi di tumore polmonare non è certa. In mancanza di ulteriori accertamenti (autopsia) si può solo ipotizzare come possibile una origine primitiva nel polmone del carcinoma, anche se la sua diffusione a tutti e due i polmoni può deporre per metastasi. Se confermato, il tumore polmonare trarrebbe origine da esposizione a tabacco, con concausa nella esposizione ad amianto. BRAGHIROLI GIUSEPPE. Nato il 19/03/1917 e deceduto il 19/05/1992. Agli atti una cartella clinica del 1992, di un ricovero nel corso del quale sopraggiunge la morte. La diagnosi riporta la presenza di un tumore polmonare primitivo a partenza dal bronco lobare destro con metastasi al surrene, al rachide dorsale e all’encefalo. Forte fumatore, modesto bevitore. La broncoscopia mette in evidenza una deformazione del bronco principale destro, a meno di due centimetri dalla carena. L’orificio del lobare superiore è ostruito per la presenza di una infiltrazione cancerosa. La TAC addominale evidenzia una formazione espansiva solida di 5 centimetri in sede surrenalica destra. La radiografia del torace mostra la presenza di un tumore di 10 centimetri nel lobo superiore destro. La ricerca di cellule cancerose nell’escreato è positiva. L’esame istologico del materiale derivato da brushing bronchiale e broncoaspirato permette la diagnosi di carcinoma squamoso. La documentazione agli atti permette la diagnosi di carcinoma polmonare. La diagnosi è di certezza. Ha lavorato in SA5/M dal 1957 al 1977. CONCLUSIONI. Fumatore. L’esposizione è giudicata elevata, pari a una fibra per millilitro ovvero ++++. La latenza è compatibile con l’ipotesi di tumore professionale. A mio parere si tratta di un tumore causato da esposizione contemporanea ad amianto e a fumo di sigaretta. GANDOLFI GIUSEPPE.. Nato il 23/10/1922 e deceduto il 03/09/1997. Agli atti due cartelle cliniche, rispettivamente del 1996 e 1997 (nel corso di quest’ultimo ricovero sopraggiunge il decesso. La diagnosi è di neoplasia polmonare sinistra. Fibrillazione striale. Forte fumatore, modesto bevitore. La TAC polmonare evidenzia la presenza di una formazione espansiva solida del diametro di 5-6 centimetri all’ilo sinistro. La massa interessa il bronco lobare superiore e infiltra l’arteria polmonare. Adenopatie in sede tracheobronchiale. Una fibrolaringoscopia del settembre 1996 mostra un polipo del terzo anteriore della corda vocale sinistra. La ricerca di cellule cancerose nell’escreato dà esito negativo. La documentazione agli atti permette la diagnosi di carcinoma polmonare. La diagnosi è di certezza. Ha lavorato in ST5 dal 1957 al 1959 e in ST9 dal 1959 al 1981. CONCLUSIONI. Fumatore. L’esposizione è giudicata alta, da +++ a ++++ in ST5 e una fubra per millilitro in ST9. La latenza è compatibile con l’ipotesi di tumore professionale. A mio parere si tratta di un tumore causato da esposizione contemporanea a fumo di sigaretta ed amianto. BERTO FRANCESCO. Nato il 25/09/1926. Agli atti una cartella clinica del 2001. La diagnosi è di carcinoma squamoso in portatore di protesi bronchiale. Forte fumatore. La broncoscopia evidenzia una neoformazione vegetante nel bronco principale destro, subito sotto la carena. L’esame istologico del broncoaspirato depone per la presenza di un carcinoma squamoso. La documentazione permette la diagnosi di carcinoma polmonare. La diagnosi è di certezza. Ha lavorato inST5 dal 1961 al 1964. CONCLUSIONI. L’esposizione è giudicata elevata, da +++ a ++++, ovvero 0,8 fibre al millilitro. Fumatore. La latenza è compatibile con l’ipotesi di tumore professionale. A mio parere si tratta di un tumore correlato ad esposizione mista ad amianto e a fumo di sigaretta. ZANARDI LAMBERTI ALDO. Nato il 10/04/1923. Agli atti una cartella del 1990. La diagnosi è di neoplasia polmonare broncogena destra. Riportata operazione del 1989. Una radiografia del 1990 evidenzia, oltre gli esiti della toracotomia, formazioni metastatiche sia nel polmone destro che nel polmone sinistro. La documentazione permette la diagnosi di carcinoma polmonare. La diagnosi è di certezza. Ha lavorato in SG1/10 dal 1960 al 1972, poi in DIR fino al 1978 e in SG1/6 fino al 1983. CONCLUSIONI. L’esposizione è giudicata modesta nella prima mansione, assente nelle altre due. La latenza è compatibile con la diagnosi di tumore professionale. Non vi sono elementi sufficienti per ipotizzare una correlazione fra esposizione e neoplasia. GHIDETTI GIOVANNI. Nato il 2/06/1927 e deceduto in corso di ricovero il giorno 8-5-1996. Agli atti due cartelle cliniche del 1996. La diagnosi è di neoplasia polmonare con metastasi ossee. Modesto bevitore, non fumatore dal 1966. Una radiografia del torace mostra un addensamento in sede paracardiale destra. La broncoscopia mostra una infiltrazione cancerosa della carena e del bronco principale destro. La ricerca di cellule neoplastiche nell’escreato è negativa. La Tac precisa che il processo neoplastico è in sede parailare destra e avvolge completamente il bronco principale, il bronco intermedio e l’emergenza dei bronchi per il lobo inferiore. Sono presenti numerosi linfonodi metastatizzati. La scintigrafia ossea mostra numerose metastasi alle coste, bacino, teca cranica, omero. La biopsia bronchiale diagnostica un adenocarcinoma mucosecernente infiltrante della mucosa bronchiale. La documentazione agli atti permette la diagnosi di carcinoma del polmone. La diagnosi è di certezza. Ha lavorato in CS3 dal 1957 al 1973, in ST9 dal 1973 al 1976 e in STP dal 1977 al 1980. CONCLUSIONI. La esposizione è giudicata elevata nelle prime due mansioni, più modesta nell’ultima. Secondo i periti, da +++ a ++++, cioè da 0,8 a una fibra per millilitro, fino al 1976. Al momento dell’insorgenza del tumore, aveva smesso di fumare da trenta anni. La latenza è compatibile con l’ipotesi di un tumore di origine professionale. A mio parere il carcinoma è da correlare principalmente all’esposizione ad amianto, con un ruolo secondario del fumo di sigaretta. Vedi anche scheda precedente in questa stessa relazione. BASSOLI CORNELIO. Nato il 26/07/1929. Agli atti una cartella clinica del 1984. La diagnosi è di neoplasia primitiva broncogena a partenza dal bronco lobare inferiore sinistro con metastasi al fegato e a numerosi linfonodi. Forte fumatore, modesto fumatore. La broncoscopia mostra una stenosi serrata del bronco per infiltrazione e vegetazione di aspetto neoplastico. La TAC del torace evidenzia la massa tumorale a ridosso del mediastino posteriore e delle pareti dell’aorta. La TAC dell’addome permette di veificare la presenza di metastasi epatiche. L’esame istologico di una biopsia bronchiale depone per un carcinoma squamoso scarsamente differenziato. La documentazione depone per un carcinoma polmonare. La diagnosi è di certezza. Ha lavorato dal 1961 al 1964 in CR2, poi due mesi in SG, dal 1965 al 1967 in ST9, un mese al PR7,dal 1967 al 1969 in PR5, in SG per tre mesi, sei mesi all’SG3/FC, un anno in SA5/C, dal 1971 al 1978 al SAP, dal 1978 al 1981 in STP, sette mesi in SG, dal 1982 al 1984 in DIS. CONCLUSIONI. L’esposizione è giudicata variabile, per il frequente cambio di mansioni, comunque, per la maggior parte della sua attività lavorativa è stato esposto a concentrazioni elevate, da +++ a ++++, cioè da 0,8 a una fibra per millilitro. Forte fumatore. La latenza è compatibile cin l’ipotesi di un tumore professionale. A mio parere si tratta di un carcinoma da correlare ad esposizione contemporanea ad amianto e fumo di sigaretta. VALDO GILIO. Nelle cartelle sono riportate due differenti date di nascita: 20 e 27/07/1931. Agli atti una cartella del 1979. La diagnosi è di cirrosi epatica scompensata di natura etilica. Le diagnosi documentate non sono oggetto del quesito. CANEVARI FRANCO. Nato il 30/05/1949 e deceduto in corso di ricovero il 27/03/1991. Agli atti una cartella clinica del 1991. La diagnosi è di neoplasia polmonare apicale destra con localizzazioni secondarie surrenaliche e ai tessuti molli. La prima diagnosi risale al 1990. Forte fumatore, non bevitore. La TAC del torace mostra a sinistra una massa nella parte inferiore del torace, in sede paravertebrale. Nel mediastino a destra della trachea un linfonodo probabilmente interessato dalla neoplasia. Il surrene di destra è notevolmente aumentato di volume. La ricerca di cellule neoplastiche nell’escreato dà esito positivo. L’istologico di materiale raccolto con brushing bronchiale depone per un adenocarcinoma. Anche l’istologico di agoaspirato della neoformazione paravertebrale sinistra è positiva per la presenza di cellule cancerose. La biopsia bronchiale permette di porre diagnosi di adenocarcinoma con aspetti a cellule chiare. La documentazione agli atti permette di porre diagnosi di carcinoma polmonare. La diagnosi è di certezza. Ha lavorato in DIS per un anno. CONCLUSIONI. L’esposizione è giudicata notevole, pari a 0,4 fibre per millilitro, da ++ a +++, ma è durata soltanto un anno. Forte fumatore. La latenza è compatibile con l’ipotesi di un tumore di origine professionale. A mio pare si tratta di un tumore da correlare principalmente ad esposizione a fumo di sigaretta, nella cui genesi l’amianto ha giocato un ruolo secondario. MONICI GUIDO. Nato il 9/06/1932. Agli atti una cartella clinica del 1984. La diagnosi è di carcinoma polmonare con metastasi diffuse. Forte fumatore, bevitore medio. Riportato in anamnesi un ricovero del 1979 dove fu posta diagnosi di neoplasia epidermoide polmonare destra. L’esame obiettivo descrive tumefazioni confluenti a cavolfiore della grandezza di un melone, fistolizzate, in sede toracica anteriore destra. La documentazione permette la diagnosi di carcinoma polmonare. La diagnosi è di certezza. Ha lavorato in SG4/4 dal 1957 al 1958, per due mesi, e in PR5 per sei mesi nel 1958. CONCLUSIONI. L’esposizione è intensa, +++ o 0,5 fibre al millilitro, ma della durata di soli sei mesi. Fumatore. La latenza sarebbe compatibile con l’ipotesi di tumore professionale. A mio parere si tratta di un tumore correlabile principalmente al fumo di sigaretta, nella cui genere può aver avuto un ruolo del tutto secondario anche l’esposizione ad amianto. BENEDINI ALESSANDRO. Nato il 2/07/1931. Agli atti una cartella clinica del 1997. La diagnosi è di carcinoma polmonare del lobo superiore destro. Cachessia neoplastica. Forte fumatore, non bevitore. La radiografia del torace mostra opacamente apico-sottoclaveare destro, in sede di neoplasia. E’ riportata la diagnosi di carcinoma non small. La documentazione permette di diagnosticare un carcinoma polmonare. La diagnosi è di certezza. Ha lavorato in PR1 dal 1958 al 1979. CONCLUSIONI. L’esposizione è giudicata notevole, +++ o 0,5 fibre al millilitro; fumatore. La latenza è compatibile con l’ipotesi di tumore professionale. A mio parere si tratta di un tumore correlabile ad esposizione mista ad amianto e fumo di sigaretta. VANNUCCI ENRICO. Nato il 19/03/1937. Agli atti due cartelle cliniche del 1994. La diagnosi è di microcitoma polmonare a partenza dal bronco lobare inferiore destro con interessamento della pleura. Metastasi epatiche. Fumatore (non è precisata la quantità). Una radiografia toracica mostra versamento pleurico a destra. La TAC conferma il versamento pleurico, ed evidenzia numerose adenopatie. Sospetta metastasi della scapola destra. Numerose metastasi epatiche. L’esame istologico del liquido pleurico dà esito positivo per la ricerca di cellule neoplastiche. Viene posta la diagnosi di carcinoma anaplastico a piccole cellule. La radiografia del torace datata 18-7-1994 evidenzia massivo opacamente dell’emitorace destro. La documentazione agli atti permette la diagnosi di carcinoma polmonare. La diagnosi è di certezza. Ha lavorato in SG1/2 dal 1957 al 1958. In ST3 dal 1958 al 1961, poi in STG ST fino al 1963; in ST1 fino al 1972. Dal 1973 al 1974 in SG e infine in SG5/1 fino al 1976. CONCLUSIONI. In ST3 l’esposizione era elevata, pari a ++++ o una fibra per millilitro, era più contenuta nelle altre mansioni, variando da 0,2 a 0,8 fibre per millilitro. Nel reparto ST1, ove ha lavorato per nove anni era 0,8 fibre al millilitro. Fumatore 8non è precisata la quantità). La latenza è compatibile con l’ipotesi di esposizione professionale. A mio parare si tratta di un tumore correlabile ad esposizione ad amianto congiunta a quella a fumo di sigaretta. PIRONDINI ERMINIO. Nato il 19/07/1939. Agli atti due cartelle cliniche, rispettivamente del 1997 e del 2002. La diagnosi del primo ricovero è di carcinoide del polmone destro. Metastasi epatiche. Forte fumatore, modesto bevitore. La broncoscopia mostra una neoformazione biancastra che occupa la piramide basale destra. La TAC del torace mostra la massa tumorale in corrispondenza del bronco lobare inferiore destro. L’esame dell’escreato è negativo per la ricerca di cellule tumorali. E’ descritto intervento chirurgico del 18-6-1997. Toracotomia che evidenzia nodulo all’ilo del lobo inferiore della grandezza di 3 centimetri. Sezione del bronco, linfoadenectomia. La diagnosi è di carcinoide del bronco lobare inferiore destro. Agli atti esame istologico del pezzo operatorio. La documentazione agli atti permette la diagnosi di carcinoma polmonare. La diagnosi è di certezza. Ha lavorato In SG2 dal 1960 al 1961, in SG2/3 fino al 1964; in SG2/5 fino al 1970; in DIR fino al 1977, in SG5 fino al 1980, in SG5/MV fino al 1982; in DIS fino al 1987 e infine in PST fino al 1993. CONCLUSIONI. E’ stato esposto a 0,4 fibre millilitro fino al 1970, poi ha lavorato lontano dall’amianto fino al 1977, dopo di che è ritornato ad essere esposto ad amianto, secondo i periti a concentrazioni minori variabili da + a +++, cioè da 0,1 a 0,4 fibre per millilitro. Fumatore. La latenza è compatibile con l’ipotesi di tumore professionale. A mio parere si tratta di un tumore correlabile ad esposizione mista ad amianto e fumo di sigarette. PERONDINI CLAUDIO. Nato il 19/04/1952. Agli atti una cartella del 1994. La diagnosi è di esiti di toracectomia per neoplasia polmonare primitiva del bronco lobare sinistro.La diagnosi istologica è di carcinoma squamoso. Forte fumatore, medio bevitore. La TAC del torace mostra atelectasia del lobo inferiore sinistro conseguente ad ostruzione del bronco lobare da massa tumorale che infiltra l’arteria polmonare , la vena polmonare inferiore e il mediastino. La broncoscopia mostra una neoformazione vegetante all’interno del bronco. L’esame dell’escreato e del broncoaspirato depongono per un carcinoma squamoso. La biopsia del bronco principale sinistro conferma la diagnosi. La documentazione agli atti permette la diagnosi di carcinoma polmonare. La diagnosi è di certezza. Ha lavorato in SA5/M dal 1974 al 1979. CONCLISIONI. I periti tecnici giudicano l’esposizione elevata, pari a ++++ ovvero a una fibra per millilitro. Fumatore. La latenza è compatibile con l’ipotesi di tumore professionale. A mio parere si tratta di un tumore correlabile con l’esposizione ad amianto e a fumo di sigaretta. ZANIBONI GASTONE. Nato il 2/07/1936. Agli atti una cartella clinica del 1994. La diagnosi è di pleurite essudativa sinistra secondaria a metastasi di adenocarcinoma verosimilmente polmonare. Ex fumatore, non bevitore. Viene esguita videotoracoscopia e viene biopsiata la pleura, che appare ispessita ma senza noduli. La TAC del torace mostra il versamento pleurico a sinistra; il parenchima atelectasico è visibile all’ilo polmonare. La broncoscopia mostra una subocclusione del bronco principale di sin. e compressione ab estrinseco di tutto l’emitorace di sinistra. L’esame istologico della pleura diagnostica una metastasi da adenocarcinoma. L’esame istologico dell’agoaspirato bronchiale è negativo per la ricerca di cellule neoplastiche. Anche la biopsia bronchiale dà esito negativo. La documentazione agli atti permette di formulare la diagnosi di carcinoma polmonare. La diagnosi è di certezza. Ha lavorato in SA5/F dal 1960 al 1992. CONCLUSIONI. L’esposizione è giudicata notevole, da +++ a ++++, ovvero 0,8 fibre per millilitro. Ex fumatore. La latenza è compatibile con l’ipotesi di tumore polmonare. A mio parere si tratta di un tumore correlato con esposizione ad amianto e a fumo di sigaretta. GIUSTI DANTE. Nato il 20/09/1927. Agli atti due cartelle cliniche del 1989. La diagnosi è di carcinoma adeno-squamoso del bronco lobare superiore di sinistra. Forte fumatore, modesto bevitore. L’esame istologico di frammenti del bronco principale di sinistra depone per carcinoma adenosquamoso. Una ecografia del collo mostra una neoformazione di 26 mm. Al polo inferiore della tiroide. La TAC mostra una massa di 4 centimetri che ingloba il bronco lobare superiore sinistro e l’arteria polmonare corrispondente. Atelettasia completa del lobo superiore sinistro. Le regioni surrenaliche sono occupate da formazioni espansive, la più voluminosa delle quali è a destra(4 cm.). La broncoscopia mostra stenosi del bronco principale sinistro, per la presenza del tumore, granuleggiante e facilmente sanguinante. La documentazione agli atti permette di fare diagnosi di carcinoma polmonare. La diagnosi è di certezza. Ha lavorato in SA5/M dal 1968 al 1981. CONCLUSIONI. L’esposizione è giudicata elevata, ++++ o una fibra per millilitro. Fumatore. La latenza è compatibile con la diagnosi di tumore professionale. A mio parere si tratta di un tumore correlato con esposizione ad amianto e al fumo di sigaretta. MOROSATO FERRUCCIO. Nato il 20/12/1923. Agli atti sette cartelle cliniche. Il primo ricovero risale al 1980 ed è causato da un ascesso alla guancia destra. La diagnosi del secondo ricovero, del 1983, è di carcinoma indifferenziato del polmone in paziente con leucoplachie labiali. Medio fumatore, bevitore. Viene eseguita una cavografia, che mostra infiltrazione neoplastica della vena cava superiore e della vena anonima di sinistra. Una radiografia del torace evidenzia opacamente completo, omogeneo, della metà superiore del campo polmonare destro. La broncoscopia mostra occlusione del bronco lobare inferiore; stiramento verso l’alto del bronco lobare medio; stenosato anche il bronco lobare superiore. Tutti gli altri ricoveri successivi riportano la diagnosi di microcitoma. La biopsia epatica depone per statosi epatica; assenza di metastasi. Negativo anche l’esame istologico osteo-midollare. Un esame istologico del 18/8/1983 è positivo per la presenza di cellule tumorali tipo carcinoma indifferenziato. La documentazione agli atti permette la diagnosi di carcinoma polmonare. La diagnosi è di certezza. Ha lavorato in PA5/P dal 1968 al 1969, in CR per otto mesi, in SG3/I dal 1970 al 1974 e in SG dal 1974 al 1978. CONCLUSIONI. L’esposizione è giudicata variabile, da un minimo di 0,2 fibre ad un massimo di 0,8 fibre per millilitro (da + a ++++). Fumatore medio. La latenza è compatibile con l’ipotesi di tumore professionale. A mio parere si tratta di un tumore correlabile con esposizione mista ad amianto e sigarette. CAMPO SERGIO. Nato il 19/06/1934. Agli atti tre cartelle cliniche. La prima diagnosi, del 2000, è di carcinoma bronchiale alveolare del lobo superiore sinistro. Non ha mai fumato. In anamnesi viene riportata esposizione ad asbesto. La TAC del torace mostra un’area di consolidamento parenchimale nel lobo inferiore sinistro. L’esame broncoscopico non evidenzia lesioni cancerose. Si esegue biopsia transbronchiale. L’esame istologico della biopsia depone per la presenza di un carcinoma bronchiolo-alveolare. Il paziente viene trasferito in chirurgia dove subisce l’intervento di lobectomia inferiore e linfoadenectomia mediastinica. L’esame istologico del pezzo operatorio conferma la presenza di adenocarcinoma bronchioloalveolare ben differenziato. La documentazione agli atti permette la diagnosi di carcinoma polmonare. La diagnosi è di certezza. Ha lavorato in SA5/M dal 1958 al 1989. CONCLUSIONI. L’esposizione è giudicata elevata, ++++ o una fibra per millilitro. Non ha mai fumato. Si tratta di tumore professionale correlato ad esposizione ad amianto. VELLANI ATOS. Nato il 28/01/1924 e deceduto il 15/04/1999, in corso di ricovero. Agli atti sei cartelle cliniche. Il primo ricovero, del 1998, riporta la diagnosi di neoplasia del bronco superiore sinistro con metastasi mediastiniche, al polmone controlaterale, alla pleura omolaterale ed ossee(costali). Ha fumato fino all’età di 20 anni 10 sigarette al giorno. Modesto bevitore. Il referto istologico di biopsia bronchiale depone per neoplasia maligna epiteliale, senza che l’anatomopatologo precisi maggiormente la diagnosi. La radiografia del torace mostra il tumore come una massa solida all’ilo sinistro, del diametro di 5 centimetri. Il tumore infiltra il bronco lobare sinistro, il mediastino, l’aorta e il ramo sinistro dell’arteria polmonare. In entrambi i polmoni sono rilevabili lesioni multiple nodulari con diametro massimo di 1,5 centimetri. Presenti anche linfonodi ingranditi. La broncoscopia dimostra la infiltrazione del bronco lobare superiore. L’istologico del broncoaspirato e dell’escreato confermano la presenza di cellule maligne. Cellule maligne vengono rinvenute anche nel liquido pleurico. La documentazione agli atti permette di diagnosticare un tumore, la cui sede primitiva è il polmone. La diagnosi di carcinoma polmonare è di certezza. Ha lavorato in ST5 dal 1960 al 1968, in ST8 dal 1968 al 1973, di nuovo in ST5 fino al 1980 e infine in PST per quattro mesi. CONCLUSIONI. L’esposizione è giudicata elevata, da 0,8 a una fibra per millilitro o da +++ a ++++. Ha fumato non più di 10 sigarette, ma ha smesso più di cinquanta anni prima dell’insorgenza del tumore. La latenza è compatibile con l’ipotesi di tumore polmonare. A mio avviso si tratta di un tumore professionale correlato ad esposizione ad amianto. BONFANTE MARIO. Nato il 2/10/1935. Agli atti una cartella clinica del 1999. La diagnosi è di neoplasia del lobo superiore polmonare sinistro (carcinoma a grandi cellule), metastasi cerebrale. La diagnosi risale al 1998, quando viene riscontrata radiologicamente una opacità polmonare in sede apicale sinistra. Una TAC cerebrale documenta la presenza di una metastasi di due centimetri di diametro a livello dell’encefalo. Il 24-12-1998 si è operato un interventi radiochirurgico stereotassico per l’eliminazione della lesione cerebrale. Modico bevitore, non fumava dal1968. In data 7/01/1999 viene sottoposto ad intervento di lobectomia e linfoadenectomia. L’esame istologico del pezzo operatorio diagnostica un adenocarcinoma scarsamente differenziato infiltrante il parenchima polmonare (microscopicamente si trattava di un nodulo di 4 centimetri), metastasi linfonodale. La documentazione agli atti permette la diagnosi di carcinoma polmonare. La diagnosi è di certezza. Ha lavorato in ST9 dal 1970 al 1994. CONCLUSIONI. L’esposizione è giudicata elevata, una fibra per millilitro o ++++. Al momento dell’insorgenza del tumore, aveva smesso di fumare da trenta anni. La latenza è compatibile con l’ipotesi di esposizione ad amianto. A mio parere si tratta di un tumore professionale correlato ad esposizione ad amianto, in cui, se c’è stata, l’influenza del fumo di tabacco è stata veramente modesta. MAFFIZIOLI GINO. Nato il 10/10/1950 e deceduto in ricovero il 15/03/1997. Agli atti una cartella clinica del 1997.La diagnosi è di tumore polmonare, metastasi epatiche, pancitopenia e subocclusione intestinale. Forte fumatore, modesto bevitore. In anamnesi viene riferita una ecografia che mostra formazioni nodulari in entrambi i lobi (il nodulo più grande è di 7 centimetri). Un rx evidenzia addensamento ilare destro.La TAC mostra linfonodi ingranditi nel mediastino. Metastasi al fegato. E’ stata eseguita broncoscopia con biopsia bronchiale e biopsia epatica. La diagnosi anatomopatologica si orienta su un carcinoma squamoso. La documentazione permette di formulare la diagnosi di carcinoma polmonare. La diagnosi è di certezza. Ha lavorato in SG5 dal 1974 al 1985, in DIS dal 1986 al 1994. CONCLUSIONI. L’esposizione è giudicata modesta nel primo periodo, pari a 0,1 fibre, e più elevata nel secondo, da ++ a +++ ovvero 0,4 fibre per millilitro. Fumatore. La latenza è compatibile con l’ipotesi di tumore professionale. A mio parere si tratta di un tumore correlabile con esposizione a fumo di sigaretta nella cui genesi l’esposizione ad amianto ha agito come concausa. NOGARA RENATO. Nato il 25/11/1922. Agli atti una cartella clinica del 1983. La diagnosi è di neoplasia broncogena. Metastasi linfonodali e polmonari. Forte fumatore e bevitore. La radiografia del torace rivela un addensamento in parailare sinistra. Linfonodi ingranditi ilari. La stratigrafia dimostra la stenosi del bronco lobare superiore sinistro. L’istologico di un linfonodo laterocervicale depone per un carcinoma indifferenziato. La documentazione agli atti permette la diagnosi di carcinoma polmonare. La diagnosi è di certezza. Ha lavorato in SG5/1 dal 1957 al 1972 e per sei mesi in UTL. CONCLUSIONI. L’esposizione è giudicata modesta, da + a ++, ovvero 0,2 fibre per millilitro. Fumatore. La latenza è compatibile con l’ipotesi di tumore professionale. A mio parere è un tumore correlabile ad esposizione al fumo di sigarette nella cui genesi l’amianto è una concausa. SILIPRANDI LUCIANO. Nato il 7/05/1932. Agli atti una cartella clinica del 1982. La diagnosi è di carcinoma broncogeno con metastasi diffuse. Forte fumatore, medio bevitore. Una broncoscopia del 1981 pone il sospetto della presenza di neoplasia del bronco principale sinistro. L’esame istologico della biopsia bronchiale è negativo. Una TAC evidenzia neoformazione mediastinica e ilare sinistra. La biopsia di un frammento prelevato durante mediastinoscopia diagnostica infiltrazione carcinomatosa a zaffi solidi. L’esame istologico di biopsia bronchiale del lobo sup. sinistro del 1982 depone per la presenza di un carcinoma, di difficile tipizzazione. La documentazione permette la diagnosi di carcinoma polmonare. La diagnosi è di certezza. Ha lavorato in SA3/IN dal 1957 al 1959 e in SA1 dal 1959 al 1982. CONCLUSIONI. L’esposizione è giudicata rilevante, pari a ++++ o una fibra per millilitro, a partire dal 1959. Fumatore. La latenza è compatibile con l’ipotesi di tumore professionale. A mio parere si tratta di un tumore correlabile con esposizione congiunta ad amianto e fumo di sigaretta. PEDRELLI FAUSTO. Nato il 19/12/1950. Agli atti due cartelle cliniche del 1995. La diagnosi è di adenocarcinoma polmone sinistro con interessamento pleurico. Forte fumatore e bevitore. In anamnesi viene riportata la storia di precedente ricovero (1992) nel corso del quale gli fu riscontrato addensamento polmonare al lobo superiore destro. Viene esguita una TAC (18-4-1995) che evidenzia opacità basale sinistra. Un successivo controllo, il mese dopo, evidenzia versamento pleurico a sin.; vengono estratti 1500ml. Di liquido. La broncoscopia non rileva anormalità. L’esame istologico di una biopsia pleurica depone per adenocarcinoma poco differenziato. Una biopsia polmonare dà esito negativo. L’esame del broncoaspirato, brushing ed escreato dà esito negativo. Positiva la ricerca di cellule tumorali nel liquido pleurico. I controlli radiografici eseguiti successivamente confermano la presenza di un nodulo maligno nel polmone sinistro La documentazione agli atti permette di diagnosticare un carcinoma polmonare. La diagnosi è di certezza. Ha lavorato in ST9 per due mesi nel 1977, poi per un anno inST5, dal 1978 al 1980 in CR, dal 1980 al 1982 in SG12 e infine dal 1982 al 1995 in DIS. COCLUSIONI. L’esposizione più rilevante è del periodo 1977-1980, da +++ a ++++, ovvero 0,8 fibre per millilitro. Dal1982 al 1995 l’esposizione è giudicata da ++ a +++, cioè 0,4 fibre al millilitro. Fumatore. La latenza è compatibile con l’ipotesi di tumore professionale. A mio parere si tratta di un tumore correlabile con esposizione congiunta a fumo di tabacco ed amianto. CONCLUSIONI GENERALI. Ho esaminato le cartelle cliniche consegnatemi dalla Procura di Mantova. Esse contenevano la documentazione di diciotto casi di tumore del pancreas, di 55 casi di tumore del polmone, e di tre casi di tumore del tessuto emolinfopoietico. Questi ultimi tre casi sono rispettivamente: -Mattioli Alfiero, leucemia correlabile ad esposizione a stirene -Trupia Emanuele, Hodgkin già esaminato in altra sede, affetto anche da tumore polmonare. -Fratti Giuseppe, Hodgkin correlato a stirene e benzene, affetto anche da tumore polmonare. Fra i casi di tumore polmonare, Caro Bruno è affetto anche da sarcoma delle parti molli, tumore correlabile con esposizione a diossina. Riassumo più sotto i casi di tumore del polmone e di tumore del pancreas, attribuendo un peso (del tutto orientativo) all’esposizione e ad eventuali altri fattori di rischio, soprattutto con riguardo al fumo di sigaretta. TUMORI DEL POLMONE, BRONCHI E TRACHEA. NOMINATIVO FUMO Sorbelli Dante Stefanello Giuseppe Boldrin Amedeo Panizzolo Angelo Ghidetti Giovanni Caro Bruno Trupia Emanuele Rovesta Luigi Baraldi Roberto Bertolani Attilio Rebonato Guido Baldoria Silvio Nodari Evaldo Michelini Mario Soave Ivano Bassani Ernestino Guarnirei Augusto Storti Sergio Alberti Gino Rovesta Franco Provasi Vinicio Tonegatti Federico Vignali Seriello Cillo Sergio Quadri Sergio Bosi Vittorio si no si no ex si no no no si si si si si si si si no si si si si scarso fum. si si si ESPOSIZIONE modesta notevole modesta prat. Inesistente elevata notevole elevata notevole elevata modesta notevole elevata elevata variabile elevata elevata elevata elevata notevole elevata assente elevata Modesta elevata notevole notevole GIUDIZIO fumo- esp.secondaria esposizione fumo- esp.secondaria esposizione-fumo sec. fumo+esposizione esposizione esposizione esposizione fumo- esp.secondaria fumo+esposizione esp.-fumo sec. fumo+esposizione fumo+esposizione fumo+esposizione fumo+esposizione fumo+esposizione esposizione fumo+esposizione fumo+esposizione fumo fumo+esposizione fumo+esposizione fumo+esposizione fumo+esposizione fumo+esposizione Braglia Carlo Scassa Ezelino Fratti Giuseppe Stefanello Gino Prati Mario Negri Ivo Trentini Romano Dainese Miraggio Braghiroli Giuseppe Gandolfi Giuseppe Berto Francesco Zanaroli Lamberti Aldo Bassoli Cornelio Canevari Franco Monici Guido Benedini Alessandro Vannucci Enrico Pirondini Erminio Zaniboni Gastone Giusti Dante Morosato Ferruccio Campo Sergio Vellani Atos Bonfante Mario Maffioli Gino Nogara Renato Siliprandi Luciano Pedrelli Fausto si si si si si si no si si si si no si si si si si si ex si si no ex ex si si si si elevata elevata modesta assente variabile modesta assente notevole elevata elevata elevata modestissima elevata modesta modesta notevole variabile modesta elevata elevata notevole elevata elevata elevata modesta modesta elevata elevata fumo+esposizione fumo+esposizione fumo-esp.sec. fumo fumo+esp. fumo-esp.sec. diagnosi incerta fumo+esp. fumo+esp. fumo+esp. fumo+esposizione fumo-esp. Sec. fumo-esp. Sec. fumo-esposizione fumo-esposizione fumo-esp. Sec. esp.- fumo sec. fumo-esp. fumo-esp. esposizione esp- fumo irril. esp.- fumo irril. fumo- esp. Sec. fumo-esp. Irril. fumo-esp. fumo-esp. TUMORI DEL PANCREAS. NOMINATIVO ESPOSIZIONE GIUDIZIO Basso Severino Ravanini Narciso Tomicioli Roberto Carreri Guglielmo Meggiato Mario Cavallaio Bruno Toniato Bruno Savoia Arnaldo Ferroni Nello Andreoli Giuseppe Costa Tonino Croce Pierino Bringhenti Arturo Ferrari Telemaco Antonioli Amodesto Negrini Ivano Gelatti Romano Ambrosi Romeo si no no si si no si si si modesta si si si si si si modesta si possibile escluso escluso possibile possibile(diabete) escluso possibile possibile(pancreatite) possibile escluso possibile diagnosi incerta possibile possibile possibile possibile escluso possibile Dr. Bai Edoardo