88pinkfinal.qxp 28.8.2009 10:53 Page 40 ARTIST / FOCUS Pink Floyd Il sottovuoto psichedelico prima della luna Luca Buti Succede che, in un certo periodo degli anni ‘60, un’invenizone cambierà il corso della storia della musica, così come la cambiò la chiusura del quartiere a luci rosse di New Orleans decenni prima. L’invenzione proviene dalle capacità chimiche di Albert Hofmann, uno scienziato svizzero. L’invenzione è l’LSD... M aledetto caleidoscopio. E maledetti questi ammassi di colore che girano tutt'intorno. Troppo vorticosa quest'energia. L'unica salvezza, l'unica ipotesi per dominarla, potrebbe essere quella di organizzarli in musica? Oppure di costringerli dentro un contenitore sottovuoto. Un azzardo sarebbe vederli sotto forma di pasticche. Anche se lo sballo dei musicisti o con oppio, assenzio o alcol risale a secoli prima e anche tanti classici illustri ci hanno avuto a che fare (Ravel, Mussorgsky, Paganini et al). Succede quindi che, in un certo periodo degli anni '60, un'invenzione cambierà il corso della storia della musica, così come la cambiò la chiusura del quartiere a luci rosse di New Orleans decenni prima. L'invenzione proviene dalle capacità chimiche di Albert Hofmann, uno scienziato svizzero. L'invenzione è l'LSD. Dall'LSD parte una bizzarra altalena geografica: Svizzera, West Coast USA e poi il comodino di un ragazzo inglese metà folletto, metà artista: certo Syd Barrett. Lui porterà al varo i Pink Floyd, la band che diverrà uno dei culti del secolo scorso. E se questo Fluido Rosa fosse davvero nato così? Non solo così, ma per gran parte così. E se negli anni sessanta nella testa di Barrett fossero passate esattamente tutte queste considerazioni sui colori, la musica e le pasticche? Qualunque siano essi stati, è nei pensieri di Syd Barrett l'epicentro artistico di questo macchinone da musica chiamato Pink Floyd. La prima line-up della band è la migliore. Il primo album (in concreto, l'unico con Barrett) è il migliore. Il primo periodo è il migliore (chiaramente, come per tutto quest'articolo, siamo nel pieno dominio delle opinioni di chi scrive). Questo loro primo periodo immortala il transiente psichedelico della band. Poi aumenterà il wattaggio delle coreografie e inizieranno nuove ere. Dopo l'energia del sottovuoto psichedelico ci saranno i Pink Floyd del concept rock e dopo ancora quelli del periodo pop. E saranno altre storie. Forse lo stesso interessanti, ma diverse. Poi ci sono anche delle spurie. I dettami dell'arte grafica psichedelica si dimostrano confusionari e sfuma la possibilità di accompagnare degli album-capolavoro, con copertine di altrettanto valore artistico. La cover art della triade: More, Meddle e Obscured by Clouds, rappresentano un punto difficilmente peggiorabile. The Piper at the Gates of Dawn giudizio artistico: album di riferimento Uscito nel 1967, i Pink Floyd sono con: Syd Barrett (chitarra e voce), Roger Waters (basso e voce), Richard Wright (piano, organo e tastiere), Nick Mason (batteria e percussioni). I cosiddetti Pink Floyd di Syd Barrett? Eccoli. Sono questi. Praticamente Barrett è presente con loro solo in questo disco. 88pinkfinal.qxp 28.8.2009 10:53 Page 41 Cosa sarebbe successo se… blah blah blah… Bisogna essere pronti per inghiottire quest'album. Sì, inghiottire. Come fosse una pasticca d'antibiotico (delle dimensioni di un disco volante). L'idea della band è fin troppo chiara: scrivere una pagina fondamentale della storia del rock. Come fare? Semplice: salire su un'astronave, accendere quelle lingue di fuoco che producono forza motrice e suonare nel cosmo, dal cosmo (anche John Coltrane, in un altro contesto, fece così). In Astronomy Domine quest'astronave interstellare viaggia forte, fortissima. In Lucifer Sam viaggia sempre fortissima, ma anche acida, acidissima. Gli effetti di questi due brani su chi ascolta sono: leggeri tremori, vago senso di inquietudine, palpitazioni variegate. Esattamente le stesse cose che si provano con i Kinks, solo che qui sono decuplicate. Uno pseudo orologio a cucù fa da overture a una delle più belle canzoni del rock: Flaming. Bellissima e brevissima (densissima) come solo chi ha coraggio può concepire. Pow R Toc H è un'improvvisazione. Take Up Thy Stethoscope And Walk, invece, è abbastanza bruttino, pigiato negli ultimi solchi di uno zeppissimo lato A. Comunque, il chilometrico Interstellar Overdrive doveva arrivare e arriva sul lato B. Forte, schitarratore e violentatore di suoni. È giusto immaginarsi questo brano, non come un brano dei Floyds, ma come ciò che loro ascoltano nella sala di comando della loro astronave. Però, in questo viaggio spaziale, ci sono anche filastrocche (come The Gnome e The Scarecrow) ed esercizi di songwriting (come Chapter 24). E i Beatles? In questo periodo entravano dappertutto e qui entrano con Bike, anche se il finale viene personalizzato cacofonicamente. Nella stampa del disco per il mercato americano, c'è anche l'acquerello che fa girare la testa: See Emily Play. Il messaggio è dirompente: sono decisamente sopra le righe questi quattro ragazzi! L'unico peccato è che come primo album, hanno sparato così in alto da negarsi ogni possibilità di far meglio. Ma questa è la musica. Inizia così, fortissimamente, la psichedelia dei Pink Floyd! Una psichedelia sottovuoto, cosmica, acida e unica. A Saucerful of Secrets giudizio artistico: eccezionale Uscito nel 1968, i Pink Floyd sono con: Barrett, Waters, Wright, Mason, Gilmour. Appena partiti e già arriva la transazione. Qui si transita dalla formazione con Barrett (uscito dal gruppo poco dopo The Piper at the Gates of Dawn) a quella con David Gilmour (chitarra e voce). Il folletto Syd qui farà solo una parziale apparizione e sarà l'ultima. La sua influenza durerà però ancora diversi anni, fino a Wish You Where Here del 1975. Inebriante il giro di basso che trascina Let There Be More Light: come se Jim Morrison suonasse senza l'organo e Brian Wilson senza tavole da surf. Qui, Pink Floyd, Doors e Beach Boys non sono distantissimi. Remember a Day invece echeggia più British, soprattutto sa degli Who. E si potrebbe anche dibattere se sono nati prima i Pink Floyd o gli Who. Ed i Rolling Stones di Brian Jones? Però sarebbe un discorso che si romperebbe subito... Nel procedere del tempo, tocca ad un tambureggiare lontano introdurre Set the Controls for the Heart of the Sun. Un brano dal sussurro catartico, dall'inviluppo percussivo. Corporal Clegg invece è un rock'n'roll stridulo che stride come stridono i peggiori Beatles! Poi i Floyds si ritrovano in mezzo ad una pioggia d'asteroidi: è la prima parte di A Saucerful of Secrets, il brano che battezza l'album. È un delirio di suoni spaziali, un punto di concentrazione per timbri e percussioni che cadono verticali sul nostro piccolo pianeta. Però, all'improvviso, con la particolari di copertine di album dei Pink Floyd: More (pagina accanto); in questa pagina: Atom Heart Mother, Obscured by Clouds, Meddle AUDIOPHILE SOUND NUMERO 88 2009 41 88pinkfinal.qxp 28.8.2009 10:53 Page 42 ARTIST / FOCUS pink floyd la discografia psichedelica 1967-1972 1967 1968 1969 1969 1970 1971 1972 The Piper at the Gates of Dawn A Saucerful of Secrets More Ummagumma Atom Heart Mother Meddle Obscured by Clouds A Saucerful of Secrets seconda parte del brano tutto cambia: inizia una messa che se non è pagana poco ci manca. L'ingranaggio continua sempre a girare e arriva il tempo per See-Saw, un ibrido tra filastrocca e love song. E poi ancora, un blues d'ispirazione beatlesiana qual'è quadretto conclusivo Jugbaund Blues. More giudizio artistico: ottimo Uscito nel 1969, i Pink Floyd sono con: Waters, Wright, Mason, Gilmour. Trattasi della colonna sonora del film omonimo di Barbet Schroeder. Una constatazione primaria è che nel sodalizio tra rock e soundtrack, i Popol Vuh con Werner Herzog restano insuperati. Però, detto questo, anche se questo lavoro è concepito per un film, ha una sua identità artistica anche come album. Vive di un concepimento trasversale e ci si trovano embrioni di Ummagumma, The Dark Side of The Moon e The Wall. Tra i brani, in Cirrus Minor ci sono poco più che suoni. The Nile Song è urlato Ummagumma The Piper... violentissimo in stile heavy metal. Crying Song, Up the Khyber e Green Is the Colour sono delle folk song. Cymbaline è un banco degli esperimenti per suoni elettronici. Main Theme, il tema del film, è un po' kosmische, un po' jazz e un po' profuma di India. Ibiza Bar è un rock'n'roll, come The Nile Song, ma meno assatanato. Arriva poi il punto di ricerca più alto dell'album, nonché un esempio di consapevolezza elettronica e un anticipo della visionarietà concettuale di Ummagumma. Il titolo è Quicksilver, un brano dagli equilibri finissimi, una mini suite per suoni alternativi e timbri psichedelici. Ummagumma giudizio artistico: ottimo-eccezionale Uscito nel 1969, i Pink Floyd sono con: Waters, Wright, Mason, Gilmour. Occorrono due considerazioni su quest'album. La prima: forse i Beatles potevano permettersi un batterista dalle virtù (o meglio, dalle ‘non virtù) di Ringo Starr, ma perché anche i Pink Floyd avrebbero dovuto? Ecco la chiave: far sì che Mason suoni la batteria e le percussioni andando oltre i soliti ritmi del rockettaro (non che prima fosse pessimo, ma qui sarà migliore). Seconda considerazione: si dice che in quella lingua di terra che da Los Angeles va a San Francisco, succedano cose aliene. Ovvero, oltre ai Grateful Dead ci sono anche Frank Zappa e i Residents. È su queste due considerazioni che poggia Ummagumma, l'album che gli snob (gli snob italiani) chiamano ‘amma-gamma.’ Composto da due LP, è un album affetto da sdoppiamento di personalità. Nel primo disco (o primo sdoppiamento) ci sono registrazioni live con interessanti alterazioni e dilatazioni di successi dei Floyds. Ma è il secondo LP, registrato in studio con brani inediti, il piatto forte. Questa parte personifica uno sdoppiamento surreale, astratto, un omaggio alla visione. Non alla visione psichedelica, ma questa volta, alla visione accademica, lucida e costruita con rigore architettonico. C'è una discreta presenza della chitarra acustica con raffinate interpretazioni, ma è l'elettronica che impone le sbandate forti. È elettronicamente che vengono generati timbri impossibili. Qui però nei Pink Floyd girano anche umori che sanno di musica classica. Appaiono anche cacofonici e rumoristi (ovvero magnificamente liberi). È la prima volta in cui usano suoni concreti come sottofondo (cinguettii, ronzii d'insetti, gracchiare di rane ecc). Ed è la prima volta in cui usano il creativismo vocale. Niente di Ummagumma è ridondante. L'album è una grandinata d'idee per quello che era il rock nella sua età dell'oro. È sulla parte in studio di Ummagumma che passa la storia della musica del XX Secolo. È questa la testimonianza che i Floyds, Karlheinz Stockhausen e John Coltrane stavano (abbastanza inconsapevolmente) ricercando allo stesso modo. Per un momento, hanno sviscerato lo 88pinkfinal.qxp 28.8.2009 10:53 Page 43 stesso centimetro quadro di territorio. Solo che l'hanno fatto provenendo ognuno dalla propria direzione e con qualità musicali diverse. Atom Heart Mother giudizio artistico:eccezionale Uscito nel 1970, i Pink Floyd sono con: Waters, Wright, Mason, Gilmour. Dopo aver vissuto nel 1967 e soprattutto nel 1969 due anni di grazia, per tutto il rock, il 1970 è un inevitabile anno di riflessione. In effetti così vanno le cose, ma è in quest'anno che esce l'ultimo capolavoro psichedelico dei Pink Floyd. Esce l'album con la mucca in copertina, con l'animale con le grandi mammelle, l'animale mansueto, che tutti si immaginano caldo, umido e con una pesante lingua. È la mucca l'immagine scelta dai Floyds per rappresentare l'album che magnificamente concretizza in un concept da salotto le astrazioni di Ummagumma . Una mucca psichedelica in salotto e un titolo atomico? Molto dissonante! Il disco è intitolato alla lunga suite che apre le danze e che occupa l'intera facciata A. Il brano Atom Heart Mother è un capolavoro del rock totale: organo solenne, canti gregoriani, intermezzi sinfonici ed effetti elettronici. Le chitarre emettono sì versa cosmiche, ma un po' più terrene che negli altri album. Si passa al lato B e qui trovano spazio vinilico anche tre canzonette in formato pop d'alta classe. Poi arriva Alan's Psichedelic Breakfast, un'altra suite che conclude l'album: nastri con voci e suoni concreti pasticciati per quella che è la colonna sonora dell'atterraggio dell'astronave Barrettiana. Un velato omaggio a Barrett che si è sempre mantenuto magnificamente sospeso nell'ambiguità di esserci senza esserci. La band è diventata un po' barocca, ma siamo ancora di diritto nell'estetica dei primi Floyds. Bisogna solo captare che il cambiamento è annunciato. Meddle giudizio artistico: buono-ottimo Uscito nel 1971, i Pink Floyd sono con: Waters, Wright, Mason, Gilmour. La ricerca di Atom Heart Mother si stempera e la band inviluppa su Meddle. Il non essere un album scadente, Meddle lo deve solo al fatto di contenere One Of These Days e, soprattutto, Echoes. One of These Days sarà un cavallo di battaglia live dei decenni a venire. In Meddle è proposto nella versione originale: ritmica strisciante, chitarre aggressive e tambureggiamenti tellurici. A Pillow of Wind e Fearless sono due raffinate ballate psichedeliche che sconfinano nello stile cosmico barrettiano. St. Tropez e Seamus sono canzonette d'intermezzo in stile Kinks (forse questi tre centimetri di vinile potevano essere diversamente utilizzati). Echoes, che apre il lato B, è una suite prevalentemente strumentale, quintessenza dei Pink Floyd psichedelici. Iniziato da un'eco di sonar sparato in direzione del nulla, è un brano muscolarmente rilassato, organoelettricamente acidulo. Potrebbe essere una jam da happening californiano. Potrebbe essere la Dark Star dei Grateful Dead cambiata nei modi e nella residenza. Echoes è un brano a bassissima pressione, melodicamente infiocchettato, sexy e conturbante. Anche se si basa sullo spalancamento percettivo chimicamente indotto, non rifà il verso alla psichedelia d'oltreoceano. Non è la radice folk ad ispirare, ma piuttosto Stockhausen o Magritte. Obscured by Clouds giudizio artistico: sufficiente-buono Uscito nel 1972, i Pink Floyd sono con: Waters, Wright, Mason, Gilmour. Dopo More, arriva quest'altra colonna sonora di un film di Barbet Schroeder: The Valley Obscured by Clouds. Disco fondamentalmente inutile. Perlomeno, inutile nella discografia di una band che la storia ha eletto a faro di tutta la musica rock. Però, un segreto della forza dei Pink Floyd, paradossalmente, sta anche nel non avere mai indovinato tutte le mosse. Infatti, non è l'unico loro disco sottotono. Ce ne saranno altri il cui possesso, per dirlo all'americana, si limita al ‘buy only if you are a fan’. A non funzionare del tutto in Obscured by Clouds, è l'idea di accoppiare un rock vagamente sperimentale e un'elettronica da piccolo chimico, ad un film ambientato nella giungla e con contenuti antropologici. È qui che si fermano i primi Pink Floyd. Come band non sono comunque esauriti, è piuttosto un punto basso da cui ripartiranno altri Floyds. Da qui partirà una restaurazione culturale e una rinascita stilistica. Un anno dopo uscirà The Dark Side of the Moon... Considerazioni sulle registrazioni C'è una verità amara, una considerazione brutale. Quelli dei quali sopra sono state esaltate le gesta, non sono i Pink Floyd coccolati da molti audiofili. Per quei Pink Floyd lì bisognerà aspettare i dischi prodotti e registrati da Alan Parson e disponibili in tutte le salse: vinile audiophile, CD rimasterizzati, SACD e DVD. La considerazione brutale è che, a fronte di un siffatto patrimonio musicale, la qualità dell'audio lascia a desiderare. Tutto quanto scritto sopra è stato scritto ascoltando le versioni in vinile dell'epoca e confrontandole con i formati digitali oggetto di remastering. Due sono i difetti tipici di queste registrazioni. Difetti più evidenti nel vinile, ma che neanche nei CD sono del tutto risolti. Il primo difetto è un livello di volume disomogeneo il che a volte costringe ad aggiustare il controllo del volume da un brano all'altro (un esempio è su More: nel trittico The Nile Song, Cymbaline e Party Sequence c'è una differenza di svariati dB). Il secondo difetto riguarda la carenza dell'immagine stereofonica che è troppo allargata: i suoni hanno una provenienza prevalentemente dai lati, con scarse modulazioni tra il tutto-destra e il tutto-sinistra. Altre due considerazioni riguardano invece due album. La prima riguarda The Piper at the Gates of Dawn. Il mix originale di quest'album è monofonico (l'LP mono è tra l'altro molto raro) e quella che sembra stereofonia, altro non sono che effetti posticci (e rudimentali) di panning. La seconda, riguarda la registrazione live di Ummagumma (il disco 1) che, come qualità, è appena sufficiente. Luca Buti