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I grandi nomi del rock anglosassone.
Un tuffo nel passato! GruVillage offre ai suoi ospiti quattro grandi nomi del rock anglosassone, quattro
importanti personaggi della storia della musica contemporanea che offriranno al pubblico il gusto ineguagliabile
degli anni d’oro della storia della musica, per rivivere un’epoca davvero sperimentale del rock.
Torna in Italia, il 17 giugno l’uomo che ha reso popolare il flauto traverso nel mondo del rock, Ian Anderson
indiscusso e instancabile leader dei Jethro Tull, rock band fondata negli anni ’70. Nel concerto Ian Anderson
Plays the Best of Jethro Tull il cantautore polistrumentista dalla personalità anticonformista porterà in scena i
successi della sua lunghissima carriera da front man di una della band più amate della storia del rock. Look e
approccio da giullare, menestrello e cantastorie Anderson ha saputo creare un vero e proprio genere che attinge
ai classici del folklore britannico in dischi straordinari come Minstrell in the Gallery, Aqualung, Broadsword and
the Beast, Thick as a Brick. Scozzese di nascita, ma cresciuto in Inghilterra è flautista è autodidatta: il suo stile
fatto di mormorii, tremolii, fruscii e brontolii è influenzato da Roland Kirk, famoso per le sue performance in cui
suonava più di un sax alla volta. Dopo più di sessantacinque milioni di dischi venduti e più di 3.000 concerti in
quaranta paesi, la lunga stagione creativa di Anderson lo ha portato nel 2012 a far uscire Thick as a Brick 2,
disco interamente nuovo e a portare in tour mondiale un live show spettacolare, che ha riempito i teatri e le
arene dell’Italia e del mondo, a testimonianza di un rapporto profondo con il pubblico che lo segue da anni. Ora
il “pifferaio magico” torna a rivisitare i suggestivi sentieri del suo lungo passato e, insieme ai musicisti che lo
accompagnano da diverso tempo – John O’Hara alle tastiere, David Goodier al basso, Florian Opale alla
chitarra e Scott Hammond alla batteria – ci invita a seguirlo in un concerto da non perdere. Il concerto è
organizzato in collaborazione con Hiroshima Mon Amour.
Fra gli artisti più produttivi ed eclettici della storia del rock, Steven Wilson, presenterà il 6 luglio, in
collaborazione con Live Nation e Set Up, il suo terzo lavoro da solista The raven that refused to sing (and other
stories), sei storie di fantasmi e di elementi sovrannaturali, intrecciate a un progressive rock di grande carattere.
Il chitarrista e cantante leader dei Porcupine Tree coinvolto in importanti progetti musicali come No-Man e
Blackfield, infrange il muro del suono con ballate poderose, dirompenti e di ampio respiro e con ritmi
angoscianti, poliedrici e densi. Per gli amanti del progressive d’annata un evento da non perdere! Wilson scopre
la musica all’età di otto anni quando a Natale i genitori gli regalarono The dark side of the moon dei Pink Floyd e
Love to love you baby di Donna Summer. Si distingue sul palco poiché suona da sempre suona a piedi nudi,
perché, a suo dire, ha più libertà di azionare con disinvoltura la pedaliera degli effetti. Fondamentale è la sua
collaborazione con Lasse Hoile, grafico, regista e fotografo danese, da anni abilissimo nel tradurre in forma
visiva le idee artistiche di Steven. In ambito solista, il suo primo vero lavoro originale è Insurgentes, registrato
nel 2008: un disco che non sposta le coordinate stilistiche tracciate da Wilson con i Porcupine Tree, ma che
vede la partecipazione di alcuni dei più acclamati musicisti in ambito progressive metal, fra cui Gavin Harrison,
Tony Levin e Jordan Rudess. E’ proprio di Wilson il missaggio delle versioni rimasterizzate degli ultimi dischi dei
Jethro Tull e anche di Thick as a Brick 2 di Ian Anderson, nel 2012.
The Alan Parsons Live Project si esibirà il 19 luglio sul palco del GruVillage con The Greatest Hits Tour per
una delle tre date italiane di un concerto eccezionale, nel quale Alan Parsons ripropone tutti i suoi grandi
successi. Passato alla storia come l'ingegnere del suono del best-seller dei Pink Floyd The Dark Side Of The
Moon, prima della sua partecipazione alle produzioni di Abbey Road e di Let it Be, Alan Parsons ha segnato la
storia della musica europea dell’ultimo ventennio e torna dopo diversi anni in Italia, per regalarci l’opportunità di
riascoltare tutti i suoi più grandi successi. Protagonisti del concerto saranno brani storici come Time, Eye in the
sky e Psychobabble, insieme con quelli più recenti, contenuti nel suo ultimo album A Valid Path uscito nel 2004.
Brani esemplari di un progetto intramontabile che è stato in grado di unire arrangiamenti classici alla tecnologia
musicale più aggressiva e avanzata, in un unico e inconfondibile marchio di fabbrica. Per realizzare questa
moderna alchimia dal vivo, Alan Parsons è accompagnato sul palco da un’affiatatissima band, con Pj Olsson
alla voce, Alastair Greene alla chitarra, Todd Cooper al sax, Guy Erez al basso, Manny Focarazzo alle tastiere e
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Danny Thompson alla batteria. La storia di Parsons sembra predestinata: il suo bisnonno fu il celebre attore Sir
Herbert Beerbohm Tree, sua madre attrice, arpista e cantante folk, mentre suo padre oltre che pianista e
flautista, fu anche autore di molti libri, l’attore cinematografico Oliver Reed era un suo cugino e lo stimato David
Tree attore sia di teatro che cinematografico un suo zio. All’età di diciannove anni ottiene un lavoro presso i
famosi Abbey Road Studios e ha la fortuna di lavorare come assistente tecnico negli ultimi due album dei
Beatles prima di qualificarsi come vero e proprio ingegnere del suono e proseguire la sua carriera lavorando con
Paul McCartney e molti altri tra i quali gli Hollies. Il suo contributo come ingegnere del suono di Dark Side of the
Moon dei Pink Floyd porta su di lui l'attenzione del mondo. Ben presto Parsons conquista una straordinaria
notorietà come produttore – per esempio con Magic dei Pilot, Highfly di John Miles e (Come Up And See Me)
Make Me Smile di Steve Harley. Nel 1975 incontra Eric Woolfson, che non soltanto diviene suo manager, ma
anche coautore e voce dei lavori di Alan, dando così vita ciò che divenne poi noto col nome di “The Alan
Parsons Project” (APP). L’album di debutto della APP, è Tales Of Mystery And Imagination basato sulle opere di
Edgar Allan Poe e che apre la porta alla scritturazione con l’etichetta Artista di Clive Davis e ad una serie di
album di successo quali I Robot (1977), Pyramid (1978), The Turn of a Friendly Card (1980), Eye in the Sky
(1982), Ammonia Avenue (1984), Vulture Culture (1985), Stereotomy (1986) and Gaudi (1987). L'album A Valid
Path del 2004 è un’incursione nella musica elettronica e vede la partecipazione di David Gilmour (Pink Floyd)
mentre nel 2008 sono ristampati tutti gli album realizzati al tempo del “Project” in forma estesa, con materiale
inedito e una compilation in due CD intitolata The Essential Collection. Nel 2010 Alan scrive e produce una serie
completa di video didattici sulla registrazione musicale intitolato The Art & Science of Sound Recording (ASSR)
che diventano un successo mondiale.
Toccherà il Gruvillage, il 22 luglio e in collaborazione con Hiroshima Mon Amour, il Genesis Revisited 2013
World Tour di uno dei grandi del rock, Steve Hackett, tra i musicisti più innovativi della scena musicale
internazionale, leggendario chitarrista che ha legato il suo nome all'epoca d'oro dei Genesis, nella formazione
storica che ha prodotto album di successo mondiale come Selling England by the Pound e il cui contributo alla
storia della musica è stato ufficialmente celebrato nel 2010 con l'ingresso nella Rock and Roll Hall of Fame. Con
un’intensa carriera solista di interprete ad autore dalle influenze più variegate, Hackett oggi celebra la fase
creativa in cui insieme con Peter Gabriel, Phil Collins, Tony Banks e Mike Rutherford, diede vita a brani entrati
nella storia della musica rock del ventesimo secolo. Non è solo un concerto, ma un omaggio e un appuntamento
con la storia della musica. Sarà la prima volta che uno dei membri originali porterà in tour il repertorio Genesis
dell’intenso periodo dal 1971 al 1977, re-interpretando in maniera fedele allo spirito originale, i brani composti
insieme alla band - come i classici Supper’s Ready, Dancing with the Moonlit Knight, The Lamia, Blood on the
Rooftops e The Musical Box – e alcuni brani pubblicati in album solisti ma legati indissolubilmente all’esperienza
Genesis, come Shadow of the Hierophant composto con Mike Rutherford, oltre agli immancabili dal vivo come
Firth of Fifth e Watcher of the Skie. Per chi è stato un fan dei Genesis, questo è un must see, per tutti gli
appassionati di musica un evento da non perdere.
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