Cardinale Ivan Dias Prefetto della Congregazione per l’Evangelizzazione dei Popoli Gran Cancelliere della PUU Realizzare la missione affermando la novità dell’annuncio cristiano, è l’evento più importante e significativo della vita della Chiesa. Si potrebbe quasi affermare che la missione ad Gentes è il motivo stesso dell’essere della Chiesa, la quale non vive per se stessa, ma per permettere ad ogni uomo e donna di qualsiasi latitudine di poter incontrare il Vangelo come orizzonte che dà senso alla vita. Di più, la missione della Chiesa vive nella pluralità delle culture e dei popoli per collaborare alla costruzione di una civiltà dell’amore e della riconciliazione. E’ per questo che va salutata con gratitudine la pubblicazione del testo del Cardinale Jozef Tomko, prefetto emerito della Congregazione per l’Evangelizzazione dei Popoli, On Missionary Roads. In esso si respira l’ampio orizzonte dell’importanza della missione, fatta di viaggi, incontri, visite, dialoghi, immersione nei molteplici mondi culturali che segnano il cammino dell’umanità. Ma ancor di più, si percepisce il senso autentico di quella universalità propria del messaggio cristiano che è capace di attraversare le culture e le religioni, di trovarsi a proprio agio nella pluralità di simboli, riti, costumi, modi di vita. Non è casuale che della ricchezza delle testimonianze e riflessioni offerte dai viaggi del Cardinale Tomko, si trova un riflesso significativo in quanto recita lo Statuto delle Pontificie Opere Missionarie, al numero 3, che sembra incorniciare il lungo e competente servizio che il Cardinale Tomko ha prestato per 15 anni: «L’impegno missionario della Chiesa si esplica nella testimonianza della vita, con l’annuncio del vangelo, la creazione delle Chiese locali e il loro lavoro di inculturazione, il dialogo interreligioso, la formazione delle coscienze ad attuare le direttive della dottrina sociale cristiana, la vicinanza agli ultimi e il concreto servizio della carità». Certo, non è agevole indicare le differenti sfide che l’incontro tra Vangelo e culture pone alla missione della Chiesa. Le diversità storiche, geografiche, politiche, ideologiche, rappresentano un ambito complesso e delicato di significati e domande che esigono risposte adeguate e non generiche. E’ indicativo che nella sezione del libro dedicata all’Europa rimbalza un interrogativo tutt’altro che retorico: l’Europa è un paese di missione?, la cui risposta è ineccepibile: sì, l’Europa è diventata un territorio di missione, nonostante i processi di evangelizzazione non abbiano mai rallentato il proprio cammino. E’ evidente, pertanto, che la missione della Chiesa è diretta innanzitutto alla conoscenza geo-politica e culturale dei differenti continenti, senza la quale risulterebbe pretestuoso un autentico percorso di evangelizzazione delle culture. La sensibilità teologica e missiologica del Cardinale Tomko annota a più riprese un dato fondamentale: l’esigenza di un reale coinvolgimento nel vissuto e nella storia dei popoli, delle culture e delle religioni. Soprattutto se, come ricorda l’enciclica di Giovanni Paolo II, Redemptoris Missio al n.37 è necessario mettersi in sintonia con la complessità dei nuovi areopaghi che invocano una diversa qualità dell’agire missionario. Tra gli innumerevoli “appunti teologici e missionari” del volume, due elementi sembrano accompagnare la responsabilità evangelizzatrice di cui è interprete e testimone il Cardinale Tomko: una corretta interpretazione della multiculturalità e una intelligente lettura del pluralismo religioso. Gli incontri con i tanti volti dell’Africa e dell’Asia, apre la missione della Chiesa alla relazione sincera e critica delle tante tradizioni religiose che, spesso, diventano sinonimo di culture locali, spazio di ricerca sincera della verità della vita. Lo stesso Cardinale Tomko ricorda come ha potuto sperimentare personalmente la presenza di preziosi valori quali: «l’amore per il silenzio e la contemplazione, la semplicità, l’armonia, la non violenza, il rispetto per la vita e la compassione per ogni essere vivente, uno spirito di tolleranza per le altre religioni, una intuizione spirituale e forme di conoscenza morale, l’onore per parenti e antenati, e un profondo senso di famiglia» (p. 182). Proprio all’interno di tali ricchezze umane e spirituali, la presenza del cristianesimo può diventare sempre più significativa con la sua specificità: quella di mostrare il carattere universale della rivelazione del Dio amore espressa nella concretezza storica di Gesù Cristo. La proclamazione del Regno apre al dialogo interreligioso quale colloquium salutis, attento, cioè, al confronto sulle questioni che incidono sul cammino dell’umanità. Sarebbe impensabile un dialogo non basato sulla differenza tra i partecipanti e sul rispetto dell’alterità dell’interlocutore nella sua identità culturale e religiosa. Se il dialogo apre alla condivisione di una ricerca e di una reciprocità nell’imparare, nondimeno esso non può essere interpretato senza la convinzione di un’identità nella comune ricerca detta verità. Ma la missione della Chiesa è sempre evento profetico, soprattutto là dove la violenza ideologica della globalizzazione spazza via ogni attenzione alle reali situazioni di povertà, sfruttamento, ingiustizia. Più volte la testimonianza de visti (cf. p. 60) del Cardinale Tomko, si sofferma a considerare le situazioni disumanizzanti presenti in molteplici Stati, l’emarginazione di persone dalla vita sociale, costretti ad una vita di stenti e stratagemmi per cercare di sopravvivere. L’azione missionaria non può non tradursi nella capacità di offrire itinerari di umanizzazione, presenti nella originalità del messaggio cristiano, in virtù del quale la Chiesa può proporsi come modello significativo e alternativo. L’annuncio evangelico si indirizza a rendere la terra più abitabile e la comunità umana più conviviale, nella logica della riconciliazione e nella prospettiva di un umanesimo cristiano, ispirati al criterio dell’opzione preferenziale per i poveri e della liberazione salvifica. Eppure, il libro del Cardinale Tomko segnala un’invincibile consapevolezza: quella che scaturisce dalla certezza che lo Spirito Santo agisce e opera nelle culture, alla quali la fede è chiamata a prestare ascolto. Il compito dell’in-culturazione non è un’operazione a senso unico, ma un’operazione bi-direzionale, un dare-ricevere. La logica di un tale orizzonte richiama la necessità per l’evangelizzazione di una spiritualità dell’incarnazione che porta il processo inculturativo della fede alla vicinanza all’altro. E’ indispensabile farsi prossimo dell’altro, secondo un’etica dell’ospitalità e della visitazione. E’ questa la forza delle Chiese locali, alla cui vitalità è dedicata gran parte del volume. Emerge creatività, inventività, disponibilità di tanti cristiani e cristiane che, insieme ai loro pastori, hanno saputo dare forma ad un cristianesimo vivo, attento ai bisogni concreti, promotore di una differente qualità della vita. Senza trionfalismi, le Chiese locali hanno promosso una cultura nuova; sono diventate segno di una speranza che non si adagia, ma lotta contro ogni forma di pregiudizi culturali, etnici, religiosi che, spesso o talvolta, b la crescita delle persone e delle società. Si nota nelle pagine coinvolgenti del libro come sia diventato stile di vita la cooperazione e la reciproca conoscenza, nella sensibilità ai temi della giustizia sociale, del rispetto dei diritti, della critica ai molti pregiudizi. Quasi a sottolineare come sia importantissimo formare, e continuare a farlo, figure di animatori missionari che sappiano educare le nuove generazioni a continuare la splendida avventura dell’evangelizzazione. Si può affermare, allora, che la missione della Chiesa richiede una costante reinculturazione, che sappia tenere insieme la novità del Vangelo e la complessità delle situazioni che esigono un processo attento di creatività pastorale. La proposta del Vangelo è l’ineliminabile compito della comunità ecclesiale interprete di quella decisiva ricerca di forme autentiche di vita cristiana che ha luogo nella situazione concreta di ogni tradizione religiosa e culturale. In definitiva, il libro del Cardinale Tomko è un deciso e coinvolgente invito alla gioia della missione ad gentes. L’«andate e ammaestrate tutte le genti» (Mt 28.19) rimane un compito affascinante, arricchente, necessario. E’ il motivo per cui vale la pena continuare ad essere viandanti sulle strade del Regno, con quella passione che ha caratterizzato il Cardinale Tomko nel suo servizio di Prefetto della Congregazione per l’Evangelizzazione dei Popoli. Con una convinzione: quella di aver ricevuto molto di più di quanto non abbia donato. Alla domanda quali prospettive per il terzo millennio, il Cardinale Tomko non esita a rispondere sottolineando che la missione oggi è più giovane che mai. Soprattutto, perché è chiamata ad annunciare la persona di Gesù Cristo, non come un eroe del passato, ma come una persona vivente. Si tratta, pertanto, di farsi interpreti della Buona Notizia che invita le culture e le religioni a dare forma all’assoluta dignità della vita umana e della libertà religiosa. «La missione - conclude il Cardinale Tomko - è una medicina anche per l’Occidente, opulento e depresso ma nel suo intimo ancora affamato di Dio e desideroso di Cristo».