bollettino d’informazione sui farmaci BIMESTRALE DELL’AIFA - MINISTERO DELLA SALUTE ANNO XI - N. 5-6 2004 EDITORIALE 181 Il caso rofecoxib: ancora molto da imparare ANNO XI N.5-6 SETTEMBRE-DICEMBRE 2004 Bimestrale - Poste italiane s.p.a. Spedizione in abbonamento postale 70% - DCB Roma AGGIORNAMENTI 183 Progetto Cronos: i risultati dello studio osservazionale 188 Errata corrige - Pentafuside 189 Psocare: valutazione degli esiti dei trattamenti per la psoriasi in Italia FARMACOVIGILANZA 195 Rofecoxib e rischio cardiovascolare 197 Il consumo dei Coxib in Italia 198 La pagina del paziente Rofecoxib: domande e risposte 200 Dear Doctor Letter ® ® DALLA RICERCA ALLA PRATICA CLINICA 206 L’effetto dei fattori di rischio, potenzialmente modificabili, associati ad infarto del miocardio in 52 paesi del mondo (lo studio INTERHEART) DOSSIER 211 Sperimentazione clinica in medicina generale 212 La cultura che sottende la evoluzione normativa sulla sperimentazione clinica 222 La ricerca in medicina generale FARSI UN’IDEA 234 Farmaci e anziani STRUMENTI DEL MESTIERE 235 Scrivere per una rivista: l’articolo scientifico ® • Rofecoxib (Vioxx , Arofexx , Coxxil , Dolcoxx®, Dolostop® e Miraxx®): ritiro dal mercato mondiale • Celecoxib (Celebrex®): rischio di eventi cardiovascolari • Valdecoxib (Bextra®) e parecoxib (Dynastat®): rischio cardiovascolare e gravi reazioni cutanee • Pergolide (Nopar®) LA GALLERIA 242 Henry Moore e l’archetipo riconciliante al femminile ATTIVITÀ EDITORIALE DELL’AIFA 245 Il Rapporto Nazionale sulla Sperimentazione clinica dei medicinali in Italia MINISTERO DELLA SALUTE AIFA - AGENZIA ITALIANA DEL FARMACO bollettino d’informazione sui farmaci BIMESTRALE DELL’AIFA - MINISTERO DELLA SALUTE Direttore responsabile Nello Martini Redazione editoriale Il Pensiero Scientifico Editore Via Bradano 3/c, 00199 Roma Direttore scientifico Antonio Addis Tel. (06) 862821 Fax (06) 86282250 [email protected] Comitato scientifico Francantonio Bertè Marco Bobbio Fausto Bodini Franca De Lazzari Albano Del Favero Nicola Montanaro Luigi Pagliaro Paolo Preziosi Alessandro Rosselli Alessandro Tagliamonte Gianni Tognoni Francesca Tosolini Massimo Valsecchi Redazione Gabriella R.A. Adamo Elisabetta Neri Linda Pierattini Francesca Rocchi Carmela Santuccio Valeria Severi Segreteria di Redazione Monica Pirri Comunicazioni e osservazioni al Bollettino dovranno essere inoltrate presso: www.pensiero.it Responsabile: Manuela Baroncini Progetto grafico ed impaginazione Doppiosegno snc Stampa Istituto Poligrafico e Zecca dello Stato Eventuali incongruenze cronologiche tra il materiale citato e la data di pubblicazione del BIF sono dovute alla numerazione in arretrato del Bollettino. Fa testo la data di chiusura in tipografia. © Ministero della Salute La riproduzione e la divulgazione dei contenuti del BIF sono consentite fatta salvo la citazione della fonte ed il rispetto dell’integrità dei dati utilizzati. Questo numero è stato chiuso in gennaio 2005. Redazione Bollettino d’Informazione sui Farmaci Agenzia Italiana del Farmaco Ministero della Salute Via della Sierra Nevada, 60 00144 Roma Fax 06 59944657 [email protected] www.ministerosalute.it/medicinali/ informazioneFarmaci/pgHome.jsp Le comunicazioni relative a variazioni di indirizzo dovranno essere inoltrate utilizzando l’apposita scheda di variazione dei dati anagrafici pubblicata all’interno della rivista. A questo numero, oltre ai componenti del comitato scientifico e della redazione, hanno contribuito: C. Bernardini, R. Bortolus, O. Brignoli, V. Caimi, R. Cuscito, S. Giampaoli, M. Maggini, L. Naldi, R. Raschetti, P. Rossi, M. Tombesi, C. Tomino, N. Vanacore, G. Visentin. bollettino d’informazione sui farmaci 181 EDITORIALE Il caso rofecoxib: ancora molto da imparare L’improvviso ritiro dal mercato mondiale di tutte le specialità a base di rofecoxib, deciso unilateralmente dalla Merck Sharp & Dohme, ripropone in maniera impellente il tema della sicurezza dei farmaci e di quanto si sappia realmente di un nuovo medicinale al momento della sua introduzione sul mercato. Opinioni e commenti1-5, pubblicati anche da riviste mediche internazionali, hanno posto sul banco degli imputati le agenzie regolatorie, le industrie e i ricercatori per le rispettive responsabilità giocate in questa vicenda. Secondo i diversi detrattori, gli organi regolatori non hanno assunto per tempo le necessarie misure restrittive, dato che il rischio cardiovascolare associato all’utilizzo di questa nuova generazione di farmaci antinfiammatori era già presunto da tempo. Non di meno, alla ditta produttrice è stata contestata la serrata difesa del prodotto, la manipolazione dei dati provenienti dalle sperimentazioni cliniche (VIGOR)6 e l’aggressivo battage pubblicitario. Quest’ultimo punto diventa ancora più dolente se si pensa che solo per questo farmaco sono stati spesi più di $100 milioni per anno per la pubblicità diretta ai consumatori1. Anche il mondo accademico, in qualche misura, sembra aver prestato supporto bibliografico alla sottostima del rischio legato all’uso di questi farmaci esaltandone - talvolta troppo - l’efficacia rispetto ai tradizionali antinfiammatori non steroidei. Ciò nonostante il fatto che, già dalla pubblicazione dello studio VIGOR, diversi autori avessero manifestato preoccupazioni riguardo all’aumento del rischio di eventi cardiovascolari7. Sulla base di ragioni più teoriche che fondate su prove di efficacia provenienti da studi controllati e randomizzati, la ditta produttrice ha proposto come spiegazione all’aumento del tasso di infarto del miocardio l’effetto cardioprotettivo del naprossene utilizzato come controllo nello studio VIGOR. trambi i casi, infatti, è stata l’azienda a decidere spontaneamente di ritirare un proprio prodotto dal commercio per motivi di sicurezza, senza coordinare preventivamente tempi e modi di tale azione con l’autorità regolatoria. L’EMEA, in realtà, aveva già rivisto la sua posizione in merito alla sicurezza cardiovascolare del rofecoxib8 pur senza arrivare ad una decisione tanto drastica ma solo all’introduzione in scheda tecnica di particolari precauzioni. Nel caso della cerivastatina, il ritiro si basava sui dati di sicurezza provenienti dall’uso corrente e non erano mancati i casi fatali. Il rofecoxib, invece, deve il suo ritiro ai risultati preoccupanti, di cui nessuno fatale, di una sperimentazione clinica relativamente piccola (APPROVe) e non ancora pubblicata, in cui il farmaco veniva testato per una indicazione terapeutica (poliposi recidivante in pazienti con storia di adenoma del colon-retto) diversa da quelle approvate a livello internazionale. Come nel caso della cerivastatina è indubbio che si siano verificati preoccupanti difetti di comunicazione tra le parti lasciando all’autorità regolatoria la gestione dell’informazione, degli aggiornamenti e approfondimenti circa l’accaduto, sulla base di quelle poche e ridondanti informazioni provenienti da tre fonti: l’azienda, l’ente regolatorio americano (FDA) e l’agenzia dei farmaci inglese (MHRA). In entrambe le vicende, infatti, è stata l’agenzia britannica a inviare il Rapid Alert per informare della decisione presa dall’azienda. Sia la cerivastatina che il rofecoxib erano dei prodotti registrati in Italia attraverso una procedura di mutuo riconoscimento e in entrambi i casi il paese che aveva concesso la prima autorizzazione in territorio europeo era il Regno Unito. In tutto questo, l’Agenzia Italiana del Farmaco ha dovuto gestire gli aspetti regolatori e comunicativi ed impostare un piano d’azione individuale coordinato da un nucleo operativo di esperti. Le misure intraprese hanno dovuto coprire da una parte l’esigenza di offrire una chiara e oggettiva informazione dell’accaduto attraverso l’emanazione tempestiva di un comunicato stampa e la Per alcuni aspetti questa vicenda ricalca, seppure in maniera ridimensionata, quanto avvenne nel 2001 per la cerivastatina. In en- AIFA - Ministero della Salute 182 EDITORIALE capillare informazione attraverso la Rete Nazionale di Farmacovigilanza a tutti i responsabili di farmacovigilanza territoriali (Regioni, ASL, Ospedali e IRCCS); dall’altra parte, sono stati adottati rapidi provvedimenti riguardo il divieto di vendita e l’immediato ritiro dal mercato di tutte le specialità contenenti rofecoxib, oltre che l’interruzione di ogni tipo di sperimentazione clinica in corso con questo prodotto. È stato inoltre rinforzato il servizio del numero verde Farmaci-Line per far fronte alle numerose richieste provenienti sia da operatori sanitari sia da cittadini. circa i limiti attuali del sistema che porta i nuovi farmaci dalla ricerca alla pratica clinica. Il rischio dell’uso degli antidepressivi in età pediatrica e adolescenziale, le recenti avvertenze riguardanti l’utilizzo degli antipsicotici atipici nelle demenze, il potenziale rischio di classe per gli altri coxib rispetto a quanto appena rilevato con il rofecoxib9,11 stanno a dimostrare quanto questa problematica non riguardi un caso isolato e non possa essere affrontata solo sull’onda di un allarmismo emotivo e temporaneo. Quanto accaduto pone indubbiamente il problema di rivedere alcuni aspetti sui requisiti richiesti nei dossier di registrazione presentati dalle aziende1,4,9. In effetti, i dati provenienti dagli studi pre-registrativi non sono da soli sufficienti a delineare un quadro completo sulla sicurezza; d’altra parte, il breve tempo di studio, la bassa numerosità dei soggetti trattati, l’assenza di terapie e patologie concomitanti consentono di determinare il profilo di efficacia del farmaco, ma non rendono possibile una corretta stima e una completa conoscenza delle possibili reazioni avverse. La sorveglianza della sicurezza dei medicinali si basa soprattutto sulla raccolta delle segnalazioni di reazioni avverse, oltre che sulla conduzione di studi di farmacovigilanza attiva che a questo punto diventano determinanti anche per prevenire tempestivamente questo tipo di fenomeni. Il ritiro di un farmaco quale il rofecoxib, che si è rapidamente collocato tra i primi 20 farmaci per spesa SSN, rappresentandone nel 2003 circa l’1%10, non può essere archiviato senza suscitare in tutte le parti coinvolte un approfondimento Bibliografia 1. Topol EJ. Failing the Public Health. Rofecoxib, Merck, and the FDA. N Engl J Med 2004; 351: 1707-8. 2. Kammerl MC, Debler J, Riegger GA, Krämer BK. COX-2 inhibitors and risk of heart failure. Lancet 2004; 364: 1486-7. 3. Vioxx: an unequal partnership between safety and efficacy. Lancet 2004; 364: 1287-8. 4. Dieppe PA, Ebrahim S, Martin RM, Jüni P. Lessons from the withdrawal of rofecoxib. BMJ 2004; 329: 867-8. 5. Horton R. Vioxx, the implosion of Merck, and aftershocks at the FDA. Lancet 2004; 364: 1995-6. 6. Bombardier C, Laine L, Reicin A, et al. for the Vigor Study Group. Comparison of upper gastrointestinal toxicity of rofecoxib and naproxen in patients with rheumatoid arthritis. N Engl J Med 2000; 343: 1520-8. 7. Mukherjee D, Nissen SE, Topol EJ. Risk of cardiovascular events associated with selective COX-2 inhibitors. JAMA 2001; 286: 954-9. 8. Cox-2 inibitori: le conclusioni dell’EMEA. Bollettino d’Informazione sui Farmaci 2004; 1: 9-10. 9. Fitzgerald GA. Coxibs and cardiovascular disease. N Engl J Med 2004; 351: 1709-10. 10. L’uso dei Farmaci in Italia. Rapporto OsMED Nazionale, anno 2003. 11. Juni P, Nartey L, Reichenbach S, Sterchi R, Dieppe PA, Egger M. Risk of cardiovascular events and rofecoxib: cumulative meta-analysis. Lancet 2004; 364: 2021-9. AIFA - Ministero della Salute bollettino d’informazione sui farmaci 183 AGGIORNAMENTI Progetto Cronos: i risultati dello studio osservazionale Riassunto 7 treated patients, and 36% of these patients discontinued the treatment. Conclusions. The response to therapy is modest. There is a need for the implementation of a multi- component approach to health care delivery for all patients and their care givers. Background. L’immissione in commercio degli inibitori reversibili dell’acetilcolinesterasi per il trattamento della Demenza di Alzheimer (DA) ha destato notevole interesse nell’intera comunità. Obiettivi. Il progetto CRONOS è uno studio di coorte prospettico di sorveglianza post-marketing, realizzato su scala nazionale, per valutare la trasferibilità nella pratica clinica dei risultati ottenuti nei trial clinici condotti prima dell’autorizzazione all’immissione in commercio dei farmaci anticolinesterasici. Metodi. Lo studio è stato condotto su un campione rappresentativo di pazienti con DA (n. 5462) in trattamento presso Unità di Valutazione Alzheimer (UVA) (n. 118) identificate nelle diverse regioni italiane secondo i criteri previsti nel protocollo. Risultati. Circa 2 pazienti ogni 10 trattati mostrano una risposta a 3 mesi, di questi solo 1 mantiene la risposta a 9 mesi. Circa 1 paziente ogni 7 trattati va incontro ad eventi avversi che in quasi il 36% dei casi sono motivo di interruzione della terapia. Conclusioni. La risposta alla terapia farmacologica appare di dimensione modesta; sarebbe, quindi, auspicabile implementare un approccio multidisciplinare e una piena integrazione tra offerta sanitaria e supporto sociale ai pazienti ed ai loro familiari. Introduzione Molte patologie correlate all’invecchiamento sono destinate ad assumere, nei prossimi anni, un peso crescente nella nostra società, sia in termini di carico sociale sia di spesa sanitaria. Tra queste, l’Organizzazione Mondiale della Sanità segnala le demenze e, in particolare, la Demenza di Alzheimer (DA). Gli indicatori epidemiologici mostrano che la DA rappresenta il 54% di tutte le demenze con una prevalenza nella popolazione ultrasessantacinquenne del 4,4% e con una incidenza annuale pari a 0,7%1. In Italia, sulla base dei pochi studi epidemiologici descrittivi effettuati a partire dal 1990, si possono stimare 492.000 casi prevalenti con DA (IC 95%: 357.000627.000) e 65.000 (IC 95%: 43.000-87.000) casi incidenti per anno2. L’immissione in commercio degli inibitori reversibili dell’acetilcolinesterasi per il trattamento della DA ha destato, in anni recenti, notevole interesse tra i pazienti, i loro familiari e l’intera comunità scientifica. Nel box 1 sono riportati i risultati dei principali trial condotti prima della registrazione sugli inibitori reversibili dell’acetilcolinesterasi. In questo contesto è stato condotto uno studio (il progetto CRONOS) di Post Marketing Surveillance (PMS) su scala nazionale per valutare la trasferibilità nella pratica clinica dei risultati ottenuti nei trial clinici condotti prima dell’autorizzazione all’immissione in commercio dei farmaci anticolinesterasici. Abstract Background. Marketing of reversible inhibitors of acetylcholinesterase for the treatment of Alzheimer’s Disease (AD) excited community’s interest. Objectives. CRONOS is a post-marketing surveillance cohort study carried out in order to monitor effectiveness and safety of acetylcholinesterase inhibitors in the clinical practice. Methods. The study was carried out in a representative sample of patients with AD (n. 5462) treated by Alzheimer Evaluation Units (UVA) (n. 118), which were set up in different Italian regions according to the criteria provided for in the protocol of the study. Results. Approximately 2 out of 10 treated patients were responders at 3 months, and only one of them was a responder at 9 months. Adverse reactions occurred in 1 out of Più in particolare lo studio è stato finalizzato a: • migliorare la conoscenza delle caratteristiche della popolazione affetta dalla DA e trattata AIFA - Ministero della Salute 184 Box1 AGGIORNAMENTI I PRINCIPALI TRIAL SUGLI INIBITORI DELLE COLINESTERASI A partire dal 1996 sono stati pubblicati numerosi trial sull’efficacia degli inibitori delle colinesterasi nei pazienti con diagnosi di probabile demenza di Alzheimer, di entità lieve-moderata, definita in accordo ai criteri clinici NINCDS-ADRDA (National Institute and Communicative Disorders and Stroke – Alzheimer’s Disease and Related Disorders Association Work Group). Il donepezil, la rivastigmina e la galantamina sono stati proposti nel trattamento della demenza di Alzheimer in quanto hanno un’azione sulla sinapsi colinergica attraverso un meccanismo inibitorio dell’attività dell’acetilcolinesterasi e, nel caso della galantamina, vi è anche un’azione sul recettore nicotinico presinaptico che induce un maggior rilascio di acetilcolina e di altri neurotrasmettitori nello spazio sinaptico. Le principali misure di efficacia adottate sono costituite dal punteggio osservato all’ADAS cognitive scale (Alzheimer’s Disease Assessment Scale) e alla CIBIC-plus (Clinician’s Interview Based Impression of Change). Come misure secondarie di efficacia sono state utilizzate la CDR (Clinical Dementia Rating) ed il MMSE (Mini Mental State Examination). ■ Donepezil I risultati del principale trial sul donepezil mostrano una differenza a sei mesi statisticamente significativa di 2,49 e 2,88 punti medi all’ADAS-cog rispetto al placebo nei dosaggi a 5 e 10 mg. Per la CIBIC-plus le differenze medie significative rispetto al placebo sono di 0,36 e 0,44 punti sempre nei due dosaggi precedenti. Per quanto riguarda invece le misure secondarie di efficacia il MMSE migliora di 1,21 e 1,36 punti in media rispetto al placebo, e per la CDR di 0,59 e 0,60 punti medi5. ■ Rivastigmina I risultati del principale trial sulla rivastigmina a 26 settimane mostrano un miglioramento statisticamente significativo di 2,28 punti medi all’ADAS-cog per il dosaggio di 6-12 mg rispetto al gruppo trattato con placebo mentre per il gruppo di pazienti che ha assunto un basso dosaggio di rivastigmina (1-4 mg) non vi sono differenze rispetto al gruppo trattato con placebo6. Per la CIBIC-plus la differenza media rispetto al placebo è di 0,44 punti per il gruppo con dosaggio di 6-12 mg, per il basso dosaggio anche con questa misura di efficacia non emerge una differenza statisticamente significativa rispetto al gruppo trattato con placebo. Per il MMSE la differenza tra i pazienti trattati con l’elevato dosaggio e quelli con placebo è di 0,88 punti, mentre per il basso dosaggio di rivastigmina il deterioramento cognitivo valutato con il punteggio del MMSE è simile a quello del gruppo placebo6. ■ Galantamina I risultati del principale trial sulla galantamina mostrano una differenza statisticamente significativa di 2,9 e 3,1 punti medi dell’ADAS-cog rispetto al placebo per i dosaggi di 24 e 32 mg a sei mesi. Per quanto riguarda la CIBIC-plus un’analisi statistica sulla frequenza dei sette punteggi mostra una differenza statisticamente significativa per entrambi i dosaggi considerati7. ■ I dati complessivi Nei tre trial precedenti la percentuale di pazienti persi al follow-up, dopo sei mesi di trattamento, varia dal 15 al 32%, quelli che presentano almeno un evento avverso dal 71 al 91% e, nel caso che l’evento avverso sia di entità rilevante, la percentuale di pazienti varia dal 5 al 18%5-7. Nelle schede tecniche dei farmaci in studio, approvate a livello europeo dall’EMEA, sono riportati i dati riassuntivi dei AIFA - Ministero della Salute trial relativi ai pazienti che hanno una risposta clinicamente efficace a 6 mesi (tabella). I responder sono stati definiti come i pazienti che hanno presentato almeno quattro punti di miglioramento alla ADAS-cog a 6 mesi senza peggioramento alla CIBIC-plus e ad una delle scale per la valutazione delle attività di vita quotidiana. Le differenze della percentuale dei responder tra i pazienti trattati rispetto al placebo, secondo quanto riportato nelle schede tecniche, sono dell’8 e 11% per il donepezil a 5 e 10 mg, del 4% per la rivastigmina a 6-12 mg e dell’8,1 e 8,7% per la galantamina a 16-24 mg. La Food and Drug Administration (FDA) definisce come responder ad un trattamento farmacologico nella demenza pazienti che hanno avuto un cambiamento di almeno 4 punti all’ADAScog. Con questa definizione i responder trattati con gli inibitori delle colinesterasi negli RCT sono compresi tra il 23,5% ed il 36,4%, mentre nel gruppo trattato con placebo tra il 14,9% ed il 21,4%5-7. Tabella – Pazienti con risposta clinicamente significativa (responder) agli inibitori delle colinesterasi (intentionto-treat). Responder Differenza rispetto al placebo Donepezil placebo 5 mg 10 mg 10% 18% 21% 8% 11% Rivastigmina placebo 6-12mg 6% 10% 4% Galantamina placebo 16 mg 24 mg 6,6% 14,7% 15,3% 8,1% 8,7% bollettino d’informazione sui farmaci ANNO XI N. 5-6 con i farmaci anticolinesterasici; • valutare l’appropriatezza dei trattamenti; • ampliare la definizione dei profili di tollerabilità dei farmaci; • identificare possibili variabili predittive per la ottimizzazione del profilo di efficacia dei farmaci. 185 2004 febbraio 2003. Le schede inviate dai centri (oltre 28.000, in media 4 schede per paziente) sono state registrate in un unico database presso l’Istituto Superiore di Sanità. La coorte che ne è risultata è costituita da 7395 pazienti. Di questi, 1933 sono stati esclusi dall’analisi perché erano già in trattamento con gli inibitori delle colinesterasi prima dell’inizio del progetto CRONOS. L’analisi è stata quindi condotta su 5462 pazienti. Per quanto riguarda l’analisi sull’efficacia degli inibitori delle colinesterasi è stata adottata una definizione di responder simile a quella proposta dalla FDA. Sono stati, infatti, considerati responder i pazienti che a 9 mesi di trattamento avevano una differenza di Mini Mental State Examination (MMSE) rispetto al baseline di 2 punti (due punti di MMSE equivalgono a circa 5 punti dell’ADAS-cog)4 (box 2). Per quanto riguarda, invece, l’analisi sulla tollerabilità è stata considerata l’insorgenza del primo evento avverso segnalato nel periodo di studio di 9 mesi. Analisi di regressione logistica hanno consentito di individuare le variabili cliniche predittive dell’efficacia a nove mesi e dell’insorgenza di almeno un evento avverso. Nel perseguire queste finalità il progetto CRONOS ha accompagnato la conduzione dello studio osservazionale con iniziative di informazione (un sito Web, la pubblicazione di newsletter*, l’attivazione di un telefono verde) rivolte agli operatori sanitari, ai pazienti e ai loro familiari per garantire la massima accessibilità ai trattamenti. Popolazione e metodi Lo studio osservazionale prospettico è stato condotto su un campione rappresentativo di pazienti con DA in trattamento presso le Unità di Valutazione Alzheimer (UVA) istituite in tutte le regioni italiane secondo i criteri previsti nel protocollo dello studio3. I pazienti in studio sono stati selezionati attraverso un campionamento, stratificato per regione, delle 503 UVA identificate a livello nazionale. Il campione ritenuto sufficiente per gli obiettivi dello studio osservazionale era quello derivante dalla selezione casuale di circa 1/5 delle UVA complessivamente operanti sul territorio. Il campione che ne è risultato è stato di 118 UVA. Le UVA così campionate sono state confrontate con quelle non campionate sulla base delle caratteristiche rilevate tramite una specifica indagine conoscitiva sulle UVA; da questo confronto non è emersa nessuna particolare caratteristica la cui distribuzione fosse significativamente diversa tra i due gruppi di UVA. Alle UVA identificate è stato richiesto di fornire tutte le schede registrate relativamente a tutti i pazienti visitati dai centri nel periodo settembre 2000-dicembre 2001. Per tutti i pazienti così identificati sono state raccolte tutte le informazioni di follow-up rese disponibili fino a Risultati La popolazione trattata nell’ambito del CRONOS (tabella I) è costituita in maggiore misura da pazienti di sesso femminile rispetto alle popolazioni studiate nei trial preregistrativi5-7 (F/M= 2,2 vs 1,4-1,7; p < 0,001). I pazienti presentano una età media avanzata (la media della distribuzione per età è 79 anni). Il 17% dei pazienti presenta una patologia concomitante e circa l’8% dei pazienti risulta essere in trattamento anche con altri farmaci attivi sul Sistema Nervoso Centrale, SNC (più frequentemente antidepressivi). La popolazione studiata nelle sperimentazioni cliniche effettuate sugli anticolinesterasici appare, quindi, non rappresentativa di quella trattata in Italia riproponendo, anche nel caso di questi farmaci, la questione più generale della trasferibilità dei risultati dei trial nella pratica clinica5-7 (nella tabella II sono sintetizzate le caratteristiche delle popolazioni studiate nei trial). Circa il 64% dei pazienti è stato trattato con donepezil; il 32% ha ricevuto rivastigmina ed il 4% galantamina. La galantamina, utilizzata da *Le newsletter possono essere consultate sul sito: www.ministerosalute.it/medicinali/informazioneFarmaci/cronos.jsp AIFA - Ministero della Salute 186 Box2 AGGIORNAMENTI GLI STRUMENTI DI VALUTAZIONE UTILIZZATI NEI PRINCIPALI TRIAL SULLA DA ■ L’ADAS-cog è uno strumento neuropsicologico utilizzato soprattutto nella versione a 11 item e consente di valutare i seguenti aspetti cognitivi: rievocazione di parole, denominazione di oggetti e dita, esecuzioni di ordini, prassia costruttiva, prassia ideativa, orientamento, riconoscimento dei vocaboli, ricordo istruzioni test, linguaggio parlato, comprensione del linguaggio parlato, difficoltà nel reperimento dei vocaboli nel linguaggio spontaneo. ■ Il punteggio dell’ADAS-cog a 11 item è compreso tra 0 e 70, un punteggio elevato corrisponde ad una maggiore compromissione cognitiva. ■ La CIBIC-plus (Clinician’s Interview Based Impression of Change) è una scala di valutazione clinica che comprende sinteticamente le seguenti quattro aree: condizioni generali, aspetto cognitivo, aspetto comportamentale ed attività di vita quotidiana. Il punteggio è compreso tra 1 e 7, dove 1 indica un miglioramento marcato, 2 un modesto miglioramento, 3 un lieve miglioramento, 4 nessun cambiamento, 5 un lieve peggioramento, 6 un moderato peggioramento e 7 un peggioramento marcato. ■ Il punteggio della CDR (Clinical Dementia Rating) è calcolato come somma dei 5 livelli di gravità (normale, demenza una minima parte dei pazienti, è stata prescritta prevalentemente ai pazienti più compromessi. Il 10% dei pazienti trattati con rivastigmina e l’8% dei trattati con galantamina hanno ricevuto, per tutto il periodo, dosaggi inferiori alla dose minima efficace. Il 13% dei pazienti ha ricevuto alla prima prescrizione un dosaggio più alto della dose consigliata sulle schede tecniche. Risulta alta la proporzione di abbandono della terapia: 1 paziente ogni 7 trattati interrompe la terapia entro 3 mesi. Tra le principali cause che conducono alla interruzione di terapia vi sono l’insorgenza di eventi avversi, il raggiungimento di un punteggio di MMSE inferiore a 10, una valutazione clinica di inefficacia. La risposta alla terapia appare di dimensione modesta: in media 2 pazienti ogni 10 trattati mostrano una risposta a 3 mesi (∆MMSE ≥ 2), di questi solo 1 mantiene la risposta a 9 mesi. Questi risultati sono, peraltro, in accordo con quanto riportato in alcuni recenti studi8,9. Sulla base dei risultati ottenuti con le analisi di regressione logistica, uno dei principali predittori di risposta a 9 mesi è la risposta a 3 mesi. Altri fattori predittivi di risposta sono legati alle migliori condizioni generali del paziente, espresse come una minore presenza di patologie concomitanti, ed un minor ricorso ad altri farmaci attivi sul SNC. Non si evidenzia una relazione tra livello iniziale di gravità (espressa secondo il MMSE) e probabilità di risposta. Circa 1 paziente ogni 7 trattati va incontro ad Tabella I – Caratteristiche dei pazienti inclusi nello studio di coorte. Numero di pazienti Età media, anni (DS) F/M MMSE* medio (DS) ADL° medio (DS) IADL^ medio (DS) 5.462 76 (7) 2,2 18,2 (3,9) 4,8 (1,4) 4,0 (2,2) Pazienti con patologie concomitanti (%) 17,0 Ipertensione 11,8 Diabete 3,4 Disturbi del ritmo cardiaco 3,1 BPCO 1,8 Disturbi del SNC 1,0 Ulcera gastrodudodenale 0,6 Asma 0,5 Insufficienza renale 0,5 Insufficienza epatica 0,1 Uso di altri farmaci attivi sul SNC (% di pazienti) Antidepressivi Antipsicotici Anticonvulsivanti Anticolinergici Altri farmaci Trattamento (% di pazienti) Donepezil 5mg 10mg Rivastigmina <6mg >6mg Galantamina <16mg >16mg dubbia, lieve, moderata e grave) per i 6 domini indagati (memoria, orientamento, soluzione di problemi, attività sociale, casa e hobby, cura personale); maggiore è il punteggio, più grave è lo stato di malattia (range 0-18). ■ Il MMSE (Mini Mental State Examination) è costituito da 11 item che esaminano diverse aree cognitive quali l’orientamento temporale e spaziale, la memoria immediata, l’attenzione ed il calcolo, il richiamo differito, il linguaggio, e la prassia costruttiva. Il punteggio è compreso tra 0 e 30, quello più elevato indica funzioni cognitive integre. Il punteggio ≥ 24 viene considerato normale. 7,9 4,2 2,0 0,2 0,2 3,2 63,6 88,2 11,8 32,0 95,5 4,5 4,3 99,6 0,4 *MMSE = Mini mental state evaluation; °ADL = Activities of daily living; ^IADL= Instrumental activities of daily living. AIFA - Ministero della Salute bollettino d’informazione sui farmaci ANNO XI N. 5-6 187 2004 Tabella II – Popolazioni studiate nei trial. N. pazienti studiati F/M Età media MMSE iniziale medio Patologie escluse Pazienti con patologie concomitanti Farmaci esclusi Rogers ‘985 donepezil Rosler ‘996 rivastigmina Wilcock ‘007 galantamina 473 1,7 73 19 Diabete tipo I, endocrine, BPCO, asma, cardiovascolari gravi, epatiche, gastriche Non disponibile 725 1,4 72 20 Grave BPCO e patologie cardiache, neoplasie 653 1,7 72 19 Psichiatriche, renali, polmonari, metaboliche, urinarie clinicamente importanti Non disponibile Anticolinergici, AED, antidepressivi, antipsicotici 80% “prior or current” Anticolinergici, integratori dell’acetilcolina, insulina, psicotropi eventi avversi che in quasi il 36% dei casi sono motivo di interruzione della terapia. La metà degli eventi avversi insorge entro i primi 3 mesi di terapia. Oltre ai disturbi gastrointestinali, risultano essere abbastanza frequenti i disturbi cardiovascolari che nel 45% dei casi conducono alla interruzione della terapia. Gli eventi avversi rari, di solito non rilevabili nelle popolazioni studiate nei trial, possono essere così schematizzati: su 1000 pazienti in trattamento sono stati osservati 3 episodi di allucinazioni, 2 episodi pre-sincopali, 2 blocchi atrio-ventricolari, 1 ictus, 1 crisi epilettica e 1 episodio di incontinenza urinaria. Su 10.000 pazienti in trattamento sono stati osservati circa 5 eventi infartuali del miocardio e 2 episodi di sincope. Ipnotici, anticolinergici vate con il progetto CRONOS, in una rete efficace ed efficiente; • una definizione più esplicita del ruolo del medico di medicina generale nelle cure della DA. Storicamente, in particolare nel nostro paese, la gestione del paziente demente è sempre stata affrontata in due momenti distinti: quello diagnostico e quello assistenziale e/o riabilitativo. Il momento diagnostico, fondamentale, è quasi sempre di pertinenza dei reparti di neurologia o di geriatria ma anche dei reparti di psichiatria e di medicina generale. Il momento assistenziale-riabilitativo, invece, grava quasi sempre sulle famiglie e, in maniera ancora contenuta nel nostro paese, su istituzioni di tipo sociale quali le residenze sanitarie assistenziali. Va, inoltre, tenuto presente che la condizione clinica del paziente demente è caratterizzata dal fenomeno della pluripatologia, che comporta vari gradi di disabilità solo parzialmente spiegati dalle deficienze cognitive ed è quindi necessario un approccio multidisciplinare ed una continuità nella gestione di tale approccio. La costituzione di circa 500 UVA nel contesto del progetto CRONOS si è calata in una realtà molto articolata. Prima del progetto la capacità di dare una risposta alla DA in termini clinici era affidata a circa 50 centri specialistici di “eccellenza”. In aggiunta, in modo molto differenziato da regione a regione, ci si è confrontati con supporti socio-sanitari per i quali non esiste un modello “forte” di organizzazione dei servizi in quanto si parla spesso di “Unità Speciali” per le demenze, di centri diurni, di assistenza domiciliare integrata, di ricoveri “di sollievo”. Il più delle volte Conclusioni La conduzione dello studio osservazionale CRONOS, nel documentare il modesto valore terapeutico dei farmaci inibitori delle colinesterasi nel trattamento della DA, ha costituito anche l’occasione per una riflessione su alcuni temi centrali nella diagnosi e trattamento della demenza in Italia quali: • la questione metodologica relativa all’uso dei test neuropsicologici e delle scale cliniche nella diagnosi e nel monitoraggio della progressione della malattia; • gli aspetti assistenziali dei malati e dei loro familiari; • i diversi approcci terapeutici e riabilitativi; • la necessaria evoluzione delle 500 UVA, atti- AIFA - Ministero della Salute 188 AGGIORNAMENTI questo tipo di servizi è presente in maniera marginale e non coordinata e spazia all’interno di due realtà che si trovano agli estremi: la casa del paziente e l’istituzionalizzazione. Quello che occorrerebbe individuare sono le modalità per conseguire una piena integrazione tra offerta sanitaria e supporto sociale sviluppando a fondo l’idea di una “rete”. Ciò potrebbe essere fatto a partire dalla esperienza delle UVA prevedendo però un naturale processo di evoluzione di queste strutture che tenga conto delle diverse realtà assistenziali già presenti, anche se in maniera difforme, tra le diverse regioni. Paziente, medici di medicina generale e familiari potrebbero in tal modo avere a disposizione l’accesso alla rete attraverso un “nodo” che potrebbe diventare il più importante riferimento clinico e assistenziale nella gestione dei soggetti con DA per usufruire delle diverse strutture della rete integrata: specialisti, ospedale per acuti, ospedale diurno, assistenza domiciliare integrata, residenze sanitarie assistenziali, ospedalizzazione a domicilio, centro diurno, ecc. Per quanto concerne invece gli aspetti più propriamente scientifici, messi in evidenza dal progetto CRONOS, questi riguardano, da un lato, il processo della valutazione neuropsicologica che necessita di strumenti più affidabili e verificati su campioni realmente rappresentativi della popolazione anziana destinataria degli interventi e, dall’altro, la possibilità di verificare sperimentalmente l’efficacia di interventi terapeutici e riabilitativi diversi da quelli farmacologici attualmente disponibili. Bibliografia 1. Lobo A, Launer LJ, Fratiglioni L, et al. for the Neurologic Diseases in the Elderly Research Group. Prevalence of dementia and major subtypes in Europe: a collaborative study of population-based cohorts. Neurology 2000; 54 (suppl 5): S4-S9. 2. Vanacore N, Sorrentino C, Caffari B, Ravaioli F, Maggini M, Raschetti R. Epidemiologia della demenza di Alzheimer in Italia e valutazioni sul numero di pazienti inclusi nel progetto Cronos. Newsletter Progetto Cronos 2002; 1: 3-6. 3. Protocollo di monitoraggio dei piani di trattamento farmacologico per la malattia di Alzheimer. DM del 20 luglio 2000. Gazzetta Ufficiale della Repubblica Italiana n. 204, 1 settembre 2000. 4. Doraiswamy PM, Bieber F, Kaiser L, Krishnan KR, ReuningScherer J, Gulanski B. Patterns and predictors of baseline cognitive performance in multicenter Alzheimer’s disease trials. Neurology 1997; 48: 1511-7. 5. Rogers SL, Fralow MR, Doody RS, Mohs R, Friedhoff LT, and the Donepezil Study Group. A 24-week, double-blind, placebo-controlled trial of donepezil in patients with Alzheimer’s disease. Neurology 1998; 50: 136-45. 6. Rosler M, Anand R, Cicin-Sain A, et al. Efficacy and safety of rivastigmine in patients with Alzheimer’s disease: international randomised controlled trial. BMJ 1999; 318: 633-40. 7. Wilcock GK, Lilienfeld S, Gaens E, on behalf on the Galantamine International-1 Study Group. Efficacy and safety of galantamine in patients with mild to moderate Alzheimer’s disease: multicentre randomised controlled trial. BMJ 2000; 321: 1-7. 8. AD2000 Collaborative Group. Long-term donepezil treatment in 565 patients with Alzheimer’s disease (AD2000): randomized double blind trial. Lancet 2004; 363: 2105-15. 9. Lanctot KL, Herrmann N, Yau KK, et al. Efficacy and safety of cholinesterase inhibitors in Alzheimer’s disease: a metaanalysis. CMAJ 2003; 169: 557-64. ERRATA CORRIGE - PENTAFUSIDE In riferimento all’articolo “Monitoraggio Intensivo: primo aggiornamento” pubblicato sul Bollettino d’Informazione sui Farmaci n.2/2004 (pag. 78), si comunica che c’è stato un errore nella costruzione di una frase. Infatti il pentafuside viene presentato come a rischio di alcune reazioni avverse rispetto all’enfuvirtide. Quest’ultimo non è altro che un sinonimo dello stesso pentafuside e la frase corretta è la seguente: Enfuvirtide: In corso di terapia con questo nuovo anti-HIV si può avere, rispetto a farmaci di confronto un maggior rischio di infezioni da pneumonia, neuropatie periferiche, insomnia, diminuzione dell’appetito e del peso corporeo, mialgia e linfoadenopatia. AIFA - Ministero della Salute bollettino d’informazione sui farmaci ANNO XI N. 5-6 189 2004 Psocare: valutazione degli esiti dei trattamenti per la psoriasi in Italia Un programma di ricerca promosso dall’Agenzia Italiana del Farmaco in collaborazione con società scientifiche e associazioni dei pazienti Riassunto nistry of Health, in collaboration with scientific societies and patient organizations. The study involves the following activities: 1. preliminary survey of clinical centers where severe psoriasis is being treated and establishment of a country-wide research network; 2. implementation of a remote data capture system to collect information on any systemic treatment for psoriasis within the network; 3. follow-up study of all the patients treated by systemic agents for psoriasis within the network. Expected results. The study will provide information on the long term outcome of systemic treatments for psoriasis and on prognostic factors. Conclusions. The study may help to better understand the role of new agents, and to harmonise the management of psoriasis. The research network may be optimally suited to implement future independent clinical trials on psoriasis. Background. La psoriasi è una malattia infiammatoria cronica che ha conseguenze importanti sulla percezione dell’immagine corporea. Le strategie terapeutiche sembrano rispondere più ad abitudini e a tradizioni locali che a criteri basati su chiare prove di efficacia. Metodi. Psocare è un programma di ricerca di largo respiro che valuta gli esiti a lungo termine della gestione clinica della psoriasi in Italia. Gli obiettivi del programma sono: 1. censimento delle attività assistenziali per la psoriasi in Italia; 2. istituzione di una rete di centri dermatologici universitari ed ospedalieri, per la sorveglianza epidemiologica dei trattamenti sistemici per la psoriasi; 3. avvio, nell’ambito della rete di centri clinici, del programma di valutazione degli esiti a lungo termine dei trattamenti. Risultati attesi. Lo studio si propone di migliorare l’assistenza per la psoriasi, valutando, per la prima volta, su larga scala, i fattori che possono giocare un ruolo prognostico nella risposta ai trattamenti sistemici ed il profilo di efficacia/sicurezza dei trattamenti stessi in condizioni di uso corrente. Conclusioni. Il progetto può servire ad armonizzare le strategie di trattamento per la psoriasi. La rete che si è delineata può, inoltre, rappresentare una risorsa per lo sviluppo futuro di programmi di sperimentazione clinica indipendente in dermatologia. I limiti della ricerca clinica Una sfida per i sistemi sanitari è quella di garantire ai cittadini l’assistenza più efficace e sicura con costi sostenibili per la collettività. Si tratta, non solo, di promuovere una pratica medica fondata sulle migliori prove scientifiche disponibili (Medicina delle Prove di Efficacia) ma anche di valutare l’impatto dell’assistenza erogata garantendo equità nell’accesso alle cure. Sfortunatamente, in molti casi, possono sussistere seri problemi al trasferimento nella pratica clinica delle prove scientifiche, pure ottenute in studi rigorosi dal punto di vista metodologico 1 . È ben noto, ad esempio, come molte sperimentazioni cliniche siano condotte su popolazioni selezionate. Inoltre, non sempre sono disponibili studi comparativi di efficacia tra interventi diversi o studi che valutino sul lungo periodo strategie terapeutiche per patologie croniche. Quando anche l’efficacia di un Abstract Background. Psoriasis is a chronic inflammatory disorder which can severely affect the patient well being. Most of the scientific evidence for psoriasis treatment is short term and a number of controversial areas still exists. Methods. The Psocare project has been designed as a nationwide surveillance study on treatment modalities for psoriasis and their resulting long term outcome. It has been developed by the Agency for Medications of the Italian Mi- AIFA - Ministero della Salute 190 AGGIORNAMENTI La psoriasi: un caso modello intervento sia precisamente documentata nell’ambito della ricerca clinica, possono permanere incertezze circa il profilo di sicurezza specie per eventi avversi poco comuni o rari. Risulta evidente come il risultato finale dell’assistenza sia determinato da strategie complesse, basate solo parzialmente sulle migliori prove disponibili e risultanti dall’interazione fra fattori di tipo culturale, sociale, organizzativo-strutturali, e come sia, di conseguenza, indispensabile considerare il sistema sanitario come il luogo ove migliorare le conoscenze sugli esiti e i loro determinanti attraverso una ricerca continua, strettamente connessa con la pratica (outcome research)2,3. La psoriasi è una malattia infiammatoria cronica che ha conseguenze importanti sulla percezione dell’immagine corporea, sulle relazioni sociali e sulla qualità di vita del soggetto affetto. La prevalenza della psoriasi nella popolazione generale italiana è stimata pari a 2,8% (studio PraKtis)6. Si può dunque calcolare che esistano circa 1.500.000 italiani sofferenti della malattia. Di questi, una proporzione stimabile nell’ordine del 10% soffre di forme moderato-gravi o complicate di psoriasi (psoriasi artropatica grave, psoriasi eritrodermica o diffusa, psoriasi pustolosa generalizzata). Si può ben comprendere come nella maggior parte dei casi la gestione clinica debba avvenire in condizioni differenti dal ricovero ospedaliero. Sono state ripetutamente documentate variazioni nella gestione clinica della psoriasi in vari paesi7. Le strategie terapeutiche sembrano rispondere più ad abitudini e tradizioni locali che a criteri basati su chiare prove di efficacia. La variabilità di risposta documentata nel braccio placebo degli studi clinici controllati suggerisce, d’altra parte, che fattori non farmacologici come il setting clinico e l’educazione del paziente, possono giocare un ruolo rilevante sugli esiti8. Assai recentemente, molte attese sono state sollevate dalla comparsa sulla scena di un gruppo di farmaci con azione selettiva su specifici target nella sequenza di eventi immunologici descritti come rilevanti nella patogenesi della psoriasi, i cosiddetti farmaci “biologici”9. Si tratta di un gruppo eterogeneo di molecole con attività di modulazione della funzione dei linfociti T (alefacept e efalizumab) o di inibizione del tumor necrosis factor alfa (infliximab e etanercept). L’impiego di questi farmaci nella psoriasi è in fase di più o meno avanzato sviluppo clinico. Anche in virtù di una campagna promozionale piuttosto aggressiva, questi farmaci sono percepiti dai medici e dai pazienti come una più o meno radicale alternativa ai trattamenti disponibili. Rimangono da precisare: Peculiarità della dermatologia La dermatologia rappresenta un settore in cui la valutazione degli esiti degli interventi è particolarmente urgente4. Il concetto di cosa costituisce una “malattia” è, in dermatologia più che in altri settori clinici, profondamente influenzato dalle convenzioni e dalla cultura, in senso antropologico, del gruppo sociale. La “gravità” di malattie come la psoriasi, la dermatite atopica, la vitiligine, dipende, in buona misura, dall’essere le lesioni visibili e per questo invalidanti da un punto di vista psicologico e/o sociale. D’altra parte, è stato ripetutamente documentato come solo una frazione di tutti coloro che presentano problemi cutanei esprima una domanda di cure mediche e come tale domanda sia influenzata, tra l’altro, dallo stato socio-economico e dall’istruzione del paziente. Come per altri settori specialistici, le priorità per la ricerca clinica sono largamente dettate dalle decisoni industriali (a loro volta influenzate dalle opportunità di mercato) con assai limitata presenza di ricerca clinica indipendente. Ne consegue un relativo eccesso di opzioni terapeutiche per malattie frequenti con ripetitività dei modelli di ricerca, mancanza di studi comparativi in presenza di molteplici opzioni terapeutiche, uso criticabile del placebo, carenza di studi clinici di lungo periodo per malattie croniche e la relativa mancanza di studi clinici che valutino “strategie di gestione” piuttosto che singoli farmaci5. Un’area clinica di specifico interesse e particolarmente critica per lo sviluppo dei servizi dermatologici è quella della psoriasi. 1. il mantenimento dell’efficacia a lungo termine; 2. i tassi di insorgenza di resistenze; 3. la frequenza di eventuali fenomeni di rebound alla sospensione del farmaco; 4. l’efficacia di possibili strategie di combinazione; AIFA - Ministero della Salute bollettino d’informazione sui farmaci ANNO XI N. 5-6 2004 Il progetto Psocare 5. il profilo di tossicità a lungo termine (almeno 5 anni) ed i tassi di reazioni avverse non frequenti ma clinicamente rilevanti (incidenza inferiore ad un caso per 1000 soggetti trattati)10. Box1 191 Da quanto discusso più sopra, risulta evidente l’utilità di sviluppare un programma di ricerca di largo respiro che valuti gli esiti a lungo termine della gestione clinica della psoriasi nelle sue varie forme, nel nostro paese. È quanto l’AIFA intende avviare con il programma Psocare, condotto in collaborazione con le società scientifiche dermatologiche e con le associazioni dei pazienti (box 1). PRESENTAZIONE DELLE ASSOCIAZIONI CHE COLLABORANO CON LO STUDIO PSOCARE ■ L’A.DI.PSO. (Associazione per la Difesa degli Psoriasici) è un’associazione no-profit nata alla fine del 1989 con lo scopo di aiutare concretamente le persone affette da psoriasi. È membro ufficiale dell’EUROPSO (European Federation of Psoriasics Associations) e del EPF (European Patients’ Forum). ■ Tra gli obiettivi che l’A.DI.PSO. si pone vi è quello di sensibilizzare l’opinione pubblica sul problema specifico della malattia e di promuovere iniziative volte alla tutela dello psoriasico informando il paziente riguardo le varie terapie esistenti sia in Italia che all’estero e favorendo gli incontri con i medici. L’Associazione ha lavorato tenacemente per il riconoscimento della psoriasi e dell’artrite psoriasica come malattia sociale ed invalidante e negli ultimi anni si è impegnata in progetti di cooperazione internazionale a favore delle persone con psoriasi che vivono nel Sud del Pianeta. Ha partecipato, inoltre, a progetti di ricerca collaborando con università e istituti di ricerca. ■ Nel 1993 è nato un periodico, “A.DI.PSO. News”, a cadenza trimestrale, che viene spedito a tutti i soci, ai dermatologi e ai medici di famiglia, con lo scopo di aggiornare in modo sistematico su tutti gli aspetti relativi al problema psoriasi. La partecipazione dell’ADIPSO al progetto “Psocare” avviene attraverso l’erogazione di servizi, volti a pro- muovere il benessere sociale, al fine di: - favorire la formazione attraverso interventi di informazione, sensibilizzazione rivolti non solo ai pazienti, ma a tutti coloro che operano sul territorio per una migliore gestione integrata della malattia; - migliorare la comprensione delle proposte e delle alternative terapeutiche offerte così da rendere effettivo il diritto all’informazione consapevole, promovendo anche indagini preliminari sul grado di conoscenza degli argomenti; - migliorare la qualità dei servizi sanitari sulla base dei bisogni non solo espressi come domande di prestazioni, ma anche inespressi, stimolando nuovi interventi per la realizzazione di servizi sempre più rispondenti anche ai nuovi bisogni dei pazienti; - garantire una migliore qualità della vita dei malati, partecipando attivamente allo sviluppo di percorsi intervento. ■ L’ASNPV onlus (Associazione Nazionale per la tutela del malato di Psoriasi e Vitiligine) è un’Organizzazione Non Lucrativa di Utilità Sociale (ONLUS) riconosciuta ed iscritta all’anagrafe del volontariato con associati in tutta Italia. È membro EUROPSO ed è unico rappresentante italiano presso IFPA (Interational Federation of Psoriasis Associations) con la quale è supporter ufficiale della Giornata Mondiale della Psoriasi – World Psoriasis Day – in Italia. AIFA - Ministero della Salute ■ L’associazione è attiva per il riconoscimento delle affezioni come malattie sociali, inoltre: - collabora con docenti universitari ed istituti di ricerca nazionali ed internazionali; - interviene presso istituti ed operatori sanitari per migliorare l’assistenza; - raccoglie e divulga gratuitamente informazioni sulle nostre malattie, terapie e servizi ai malati; - organizza convegni tra enti, operatori ed utenti per la diffusione dell’informazione e l’orientamento terapeutico; - organizza riunioni locali per favorire l’incontro tra i pazienti anche per arginare il frequente disadattamento sociale dovuto alle evidenti manifestazioni cutanee; - sostiene i pazienti negli ambienti giudiziari contro gli abusi che subiscono; - monitorizza le istituzioni; - raccoglie le richieste dei malati formulando istanze nelle sedi appropriate e supporta e tutela il malato in stato di necessità; - partecipa agli organismi internazionali dei pazienti per migliorare la qualità della vita dei malati; - convenziona istituti di cura per il contenimento delle spese terapeutiche; - profonde ogni possibile sforzo nella tutela del malato di psoriasi e vitiligine. 192 AGGIORNAMENTI I metodi impiegati e i risultati attesi Ambizione del progetto è quello di migliorare l’assistenza dei pazienti con psoriasi nel nostro paese. Il programma Psocare considererà l’articolazione dell’assistenza a differenti livelli e prevederà di armonizzare interventi educativi, sviluppo di raccomandazioni cliniche condivise, raccolta sistematica di informazioni relative ad un’ampia base di pazienti. Gli obiettivi del programma si possono così riassumere: Il programma prevede lo sviluppo integrato di differenti attività di valutazione-ricerca (box 2). 1. Censimento delle attività assistenziali per la psoriasi in Italia. Il censimento si propone di identificare i centri dermatologici che si occupano di psoriasi in Italia e di raccogliere informazioni sul numero di visite e ricoveri ospedalieri per psoriasi eseguiti in un intervallo di tempo definito, sulla presenza di servizi dedicati, sull’organizzazione dei servizi stessi. 2. Istituzione, sulla base delle informazioni ottenute dal censimento, di una rete di centri dermatologici universitari ed ospedalieri, rappresentativi e distribuiti in modo sufficientemente uniforme sul territorio nazionale, per la sorveglianza epidemiologica dei trattamenti sistemici per la psoriasi. 3. Avvio, nell’ambito della rete di centri clinici, del programma di valutazione degli esiti a lungo termine dei trattamenti. Pur rimanendo le decisioni terapeutiche affidate al giudizio finale dei medici partecipanti, dovranno essere attentamente considerate, nel processo decisionale, raccomandazioni esplicite sviluppate ad hoc, relative ai criteri di gestione clinica dei pazienti con psoriasi. 1. valutare i profili di cura e identificare i fattori che determinano la decisione circa il trattamento sistemico nella psoriasi; 2. descrivere gli esiti a lungo termine del trattamento sistemico, la “survavibility” del trattamento ed il profilo di sicurezza e confrontare la resa di strategie assistenziali differenti. Stimare in modo realistico i benefici e i rischi delle diverse opzioni terapeutiche disponibili; 3. studiare i fattori prognostici per la risposta al trattamento nella psoriasi e valutare l’impatto di decisioni nelle popolazioni escluse dagli studi clinici (pazienti con patologie multiple, bambini, soggetti anziani, donne in gravidanza). Identificare gruppi specifici di pazienti a rischio più elevato di cura inappropriata o di esiti sfavorevoli; 4. valutare la trasferibilità/praticabilità dei risultati della ricerca e delle linee-guida esistenti ed evidenziare le aree di maggiore incertezza-problematicità, con la possibilità di fornire spunti importanti per la ricerca presente e futura. Box2 SINTESI È evidente, come il programma richieda una collaborazione attiva da parte dei medici di DELLE ATTIVITÀ PREVISTE DAL PROGETTO 1. Censimento dei centri per la gestione clinica della psoriasi 2. Registro clinico - Criteri di ingresso dei pazienti. - Definizione di gravità. 3. Studio di outcome - Sviluppo di raccomandazioni condivise per la gestione clinica. - Raccolta delle informazioni (“remote data capture”). 4. Analisi periodica dei dati - Determinanti delle decisioni terapeutiche. - Esiti a lungo termine. - Benefici e rischi delle diverse opzioni terapeutiche. AIFA - Ministero della Salute PSOCARE - Fattori prognostici . 5. Attività di educazione/informazione rivolte ai medici di medicina generale 6. Collaborazione con le associazioni dei pazienti - Monitoraggio della qualità dell’assistenza. - Attività di educazione/informazione. bollettino d’informazione sui farmaci ANNO XI N. 5-6 medicina generale. Non va, infine, trascurato il contributo delle associazioni dei pazienti. Potranno, in particolare, essere prodotti e valutati, in collaborazione con tali associazioni, materiali di informazione/educazione rivolti ai pazienti. Le associazioni potranno, inoltre, svolgere un utile ruolo di monitoraggio, segnalando aspetti dell’assistenza che possono essere ottimizzati e migliorati. 193 2004 Bibliografia 1. Naylor CD. Grey zones of clinical practice: some limits to evidence-based medicine. Lancet 1995; 345: 840-2. 2. Ellwood PM. Shattuck lecture. Outcomes management: a technology of patient experience. N Engl J Med 1988; 318: 1549-56. 3. Epstein RS, Sherwood LM. From outcomes research to disease management: a guide for the perplexed. Ann Intern Med 1996; 124: 832-7. 4. Williams HC. Health care needs assessment: dermatology. NHS Research and Development Division, 1995. 5. Naldi L. Dermatology. In: Day S, Green SB, Machin D, eds. Textbook of Clinical Trials. New York: John Wiley & Sons, 2004. 6. Naldi L, Colombo P, Placchesi EB, Piccitto R, Chatenoud L, La Vecchia C, PraKtis Study Centers. Study design and preliminary results from the pilot phase of the PraKtis study: self-reported diagnoses of selected skin diseases in a representative sample of the Italian population. Dermatology 2004; 208: 38-42. 7. Van de Kerkof PC, de Hoop D, de Korte J, et al. Patient compliance and disease management in the treatment of psoriasis in the Netherlands. Dermatology 2000; 200: 292-8. 8. Spuls PL, Witkamp L, Bossuyt PM, Bos JD. The course of chronic plaque psoriasis in placebo groups of randomised clinical trials. Arch Dermatol 2004; 140: 338-44. 9. Stern RS. A promising step forward in psoriasis therapy. JAMA 2003; 290: 3133-5. 10. Naldi L, Rzany B. Chronic plaque psoriasis. In: Clinical Evidence. Issues 11. BMJ Publishing Co, 2004 11. Edwards N. Clinical networks. Advantages include flexibility, strength, speed, and focus on clinical issues. BMJ 2002; 324: 63. Per una ricerca clinica indipendente in dermatologia Il programma delineato ha l’ambizione di concorrere a migliorare l’assistenza per la psoriasi nel nostro paese, valutando, per la prima volta, su larga scala, i fattori che possono giocare un ruolo prognostico nella risposta ai trattamenti sistemici ed il profilo di efficacia/sicurezza dei trattamenti stessi in condizioni di uso corrente. Il progetto può servire ad armonizzare le strategie di trattamento per la psoriasi nel nostro paese. La rete che si è delineata può, inoltre, rappresentare una risorsa per lo sviluppo futuro di programmi di sperimentazione clinica indipendente in dermatologia11. Gruppo di lavoro Psocare: A. Addis, S. Chimenti, A. Giannetti, M. Maccarone, L. Naldi, M. Picardo, P. Rossi, C. Tomino. a proposito di… Medicinali generici È stata pubblicata la nuova lista di trasparenza dei medicinali inseriti nell’elenco dei farmaci generici (Legge 178/2000) con i relativi prezzi di riferimento aggiornati al 24 gennaio 2005. L’elenco è completato sulla base dei medicinali attualmente in commercio ed è disponibile sul sito dell’Agenzia Italiana del Farmaco (www.agenziafarmaco.it). AIFA - Ministero della Salute Concorso “fotografare il rischio” ANCORA, OCCHIO AL RISCHIO! La redazione del Bollettino d’Informazione sui farmaci ha iniziato a ricevere le vostre foto su “Fotografare il rischio”. Si comunica ai lettori che la scadenza del concorso è stata prorogata al 31 maggio 2005 per dare la possibilità a chi ancora non l’ha fatto di inviarci i propri scatti. Di seguito si riporta nuovamente il regolamento del concorso. REGOLAMENTO DEL CONCORSO “FOTOGRAFARE IL RISCHIO” Art. 1 Al concorso potranno partecipare i lettori del BIF, ossia i medici e i farmacisti che ricevono gratuitamente i fascicoli del Bollettino. Art. 6 Le foto dovranno pervenire entro e non oltre il 31/05/2005, fa fede il timbro postale o la data di invio della e-mail. Art. 2 Le foto dovranno avere come tema il “rischio”. Gli autori dovranno sentirsi liberi di esprimere la propria creatività, pertanto le foto non dovranno essere necessariamente “realistiche” e di contenuto medico-scientifico. Art. 7 Il giudizio di qualità sulle foto sarà compito di una giuria composta da 5 esperti. Questi individueranno un vincitore e segnaleranno 50 foto meritevoli. L’esito del concorso verrà comunicato sul BIF, unitamente alla pubblicazione della foto vincitrice corredata da un commento della giuria. Sulla versione online del BIF, oltre a quella vincitrice, verranno altresì pubblicate le foto menzionate come meritevoli. Art. 3 Ogni autore dovrà inviare 2 copie per ogni fotografia che vorrà sottoporre a valutazione. Le foto dovranno essere in bianco e nero, accompagnate da didascalia, nome, cognome, recapito postale e telefonico, qualifica dell’autore, e dalla liberatoria firmata dal soggetto eventualmente fotografato. Art. 8 L’autore della foto vincitrice riceverà in premio una fotocamera digitale semiprofessionale. Agli autori delle 50 foto meritevoli verrà inviata in dono l’esclusiva T-shirt del BIF: l’unica "vera maglia della salute"! Art. 4 Le foto potranno essere fornite sia in formato a stampa, sia digitale. Il formato di quelle a stampa dovrà essere 18X24; la risoluzione minima di quelle digitali dovrà essere 1280X1024 a 300 DPI. Art. 5 Le foto in formato a stampa dovranno essere inviate al seguente indirizzo postale: Concorso fotografico Bollettino di Informazione sui Farmaci “Fotografare il rischio” c/o Il Pensiero Scientifico Editore Via Bradano 3/c – 00199 Roma Le foto in formato digitale dovranno essere inviate al seguente indirizzo mail: [email protected] specificando in oggetto: “fotografare il rischio”. AIFA - Ministero della Salute bollettino d’informazione sui farmaci 195 FARMACOVIGILANZA Rofecoxib e rischio cardiovascolare Dal momento del loro lancio sul mercato, i cox-2 inibitori hanno goduto di un ampio successo commerciale. Al boom prescrittivo ha contribuito in grande misura la forte pressione promozionale finalizzata a sottolineare, a parità di efficacia, la loro minore gastrolesività rispetto ai farmaci antinfiammatori steroidei (FANS) tradi- zionali. Questo, nonostante il profilo di sicurezza dei coxib non fosse ancora chiaro e nonostante fossero apparsi da subito alcuni dubbi sulla sicurezza cardiovascolare1. Nella tabella vengono riportate, in forma schematica e cronologica, le evidenze accumulate sui rischi cardiovascolari associati al rofecoxib. 1999: Rofecoxib entra in commercio in USA - Dati relativi a 5435 pazienti esposti al farmaco. La maggior parte dei pazienti aveva assunto il farmaco per meno di 6 mesi. Il confronto con il placebo era riferito ai dati relativi a 6 settimane di studio2. - Nel complesso, bassa incidenza di eventi trombotici sia nel gruppo che riceveva rofecoxib, sia in quello che riceveva placebo o FANS tradizionale2. 2000: Pubblicazione dello studio VIGOR3 - I risultati hanno dimostrato una incidenza di eventi cardiovascolari ischemici più elevati tra i pazienti trattati con rofecoxib 50 mg/die rispetto ai trattati con naprossene 1000 mg/die (0,4% vs 0,1%). - Non era chiaro se i risultati fossero dovuti all’azione protrombotica del rofecoxib o a quella cardioprotettiva del naprossene. 2000-2004: Studi epidemiologici e sorveglianza postmarketing - Dopo l’entrata nel mercato, sono state condotte metanalisi e revisioni sistematiche per cercare di definire gli effetti cardiovascolari dei COX2 inibitori4-8. - Sono state fatte varie analisi sull’effetto cardiovascolare dei coxib in fase di postmarketing e sono stati condotti trial clinici e studi osservazionali rivolti, comunque, più alla valutazione dell’efficacia che agli effetti cardiovascolari9-12. 2004: Ritiro di Rofecoxib - APPROVe, lo studio clinico multicentrico, randomizzato, controllato verso placebo, ha dimostrato un aumento del rischio relativo di eventi cardiovascolari non fatali, a partire dal diciottesimo mese di trattamento continuativo nei pazienti che assumevano il rofecoxib 25 mg rispetto placebo13. AIFA - Ministero della Salute 196 FARMACOVIGILANZA 4. Mukherjee D, Nissen SE, Topol EJ. Risk of cardiovascular events associated with selective COX-2 inhibitors. JAMA 2001; 286: 954-9. 5. Wright J. The double-edged sword of COX-2 selective NSAIDs. CMAJ 2002; 167: 1131-7. 6. Reicin AS, Shapiro D, Sperling RS, Barr E, Yu Q. Comparison of cardiovascular thrombotic events in patients with osteoarthritis treated with rofecoxib versus nonselective nonsteroidal anti-inflammatory drugs (ibuprofen, diclofenac and nabumetone). Am J Cardiol 2002; 89: 204-9. 7. Weir MR, Sperling RS, Reicin A, Gertz BJ. Selective COX-2 inhibition and cardiovascular effects: a review of the rofecoxib development program. Am Heart J 2003; 146: 591604. 8. The Cochrane Central Register of Controlled Trials. The CochraneLibrary. Issue 1, 2004. Chichester, UK: John Wiley and Sons, Ltd. 9. Ray WA, Stein CM, Hall K, Daugherty JR, Griffin MR. Nonsteroidal anti-inflammatory drugs and risk of serious coronary heart disease: an observational cohort study. Lancet 2002; 359: 118-23. 10. Layton D, Riley J, Wilton LV, Shakir SA. Safety profile of rofecoxib as used in general practice in England: results of a prescription-event monitoring study. Br J Clin Pharmacol 2003; 55: 166-74. 11. Layton D, Heeley E, Hughes K, Shakir SA. Comparison of the incidence rates of thromboembolic events reported for patients prescribed rofecoxib and meloxicam in general practice in England using prescription-event monitoring (PEM) data. Rheumatology (Oxford) 2003; 42: 1342-53. 12. Mamdani M, Juurlink DN, Lee DS, et al. Cyclo-oxigenase-2 inhibitors versus non-selective non-steroidal antinflammatory drugs and congestive heart failure outcomes in elderly patients: a population-based cohort study. Lancet 2004; 363: 1751-6. 13. Bresalier R, Lanas A, Morton D, et al. Vioxx cardiovascular safety from theAPPROVe study. www.rheuma tology.org/annual/press/APPROVesession_annouce.p df (accesso verificato il 16 dicembre 2004). 14. Juni P, Nartey L, Reichenbach S, Sterchi R, Dieppe PA, Egger M. Risk of cardiovascular events and rofecoxib: cumulative meta-analysis. Lancet 2004; 364: 2021-9. In seguito al ritiro del rofecoxib, è stata pubblicata una metanalisi14 che tende a dimostrare come l’aumentato rischio di infarto miocardico associato al Vioxx® fosse evidente già dai dati disponibili nel 2000 e come l’effetto cardioprotettivo del naprossene, emerso dall’analisi di studi osservazionali, fosse troppo basso (0,86 [95% IC 0,75-0,99]) per poter giustificare i risultati dello studio VIGOR. Dall’analisi è emerso infine che non ci sono dati che supportano quanto dichiarato dalla Merck Sharp & Dohme, relativamente al fatto che il rischio cardiovascolare può comparire solo dopo 18 mesi di trattamento. Rimangono, comunque, da chiarire ancora alcuni aspetti circa il probabile effetto di classe di questi farmaci. Bibliografia 1. US Food and Drug Administration Warning Letter 17 settembre 2001. Disponibile www.fda.gov/cder/warn/2001/9456.pdf (accesso verificato il 16 dicembre 2004). 2. US Food and Drug Administration: Center for Drug Evaluation and Research. Approval package: Vioxx (Rofecoxib) Tablets. Company: Merck Research Laboratories. Application No.: 021042 &021052. Approval date: 5/20/99. www.fda.gov/cder/foi/nda/99/021042_52_Vioxx.ht m (accesso verificato il 16 dicembre 2004). 3. Bombardier C, Laine L, Reicin A, et al. Comparison of upper gastrointestinal toxicity of rofecoxib and naproxen in patients with reumatoid arthritis. VIGOR Study Group. N Engl J Med 2000; 343: 1520-8. AIFA - Ministero della Salute bollettino d’informazione sui farmaci ANNO XI N. 5-6 197 2004 Il consumo dei Coxib in Italia I dati dell’Osservatorio Nazionale sull’Impiego dei Medicinali (OsMed) evidenziano che, a partire dal 2000 (anno dell’immissione in commercio di rofecoxib e celecoxib), tali farmaci si sono rapidamente collocati tra gli antinfiammatori più prescritti. La figura 1 riporta l’andamento dei consumi di rofecoxib e celecoxib nel periodo gennaio 2000luglio 2004, mostrando complessivamente un trend in crescita. Relativamente alle singole molecole si osserva che il celecoxib è stato più prescritto rispetto al rofecoxib. Tuttavia il divario tra i consumi dei due farmaci si è andato progressivamente riducendo nel periodo in analisi, grazie ad un trend mantenutosi in crescita per rofecoxib e una lieve flessione, a partire dal 2002, nei consumi di celecoxib. Al termine del periodo analizzato in figura 1 (luglio 2004), il consumo dei due farmaci si attestava su valori sovrapponibili, pari a 4,03 DDD 1000 ab/die per rofecoxib e 4,31 per celecoxib. I dati relativi al 2004 confermano un considerevole aumento della prescrizione dei farmaci anti-cox2: + 32% nel periodo gennaio-settembre rispetto allo stesso periodo del 2003. Nel corso dell’anno sono stati commerciaFigura 1 – Andamento dei consumi. lizzati altri due farmaci anti-cox2: etoricoxib, nel mese di marzo, e valdecoxib ad agosto. La figura 2 mostra come, dopo un solo mese dall’immissione sul mercato di etoricoxib, i consumi di questo farmaco si sono attestati a livelli superiori rispetto agli altri coxib e ciò può essere probabilmente spiegato con la forte pressione promozionale effettuata per il lancio commerciale. Sin dalla loro introduzione sul mercato, infatti, i coxib hanno avuto un notevole successo in termini di vendite, favorito in larga misura dalle intense campagne promozionali finalizzate ad enfatizzare la loro minore gastrolesività rispetto ai FANS tradizionali. Questo nonostante il profilo di sicurezza di tali farmaci non fosse del tutto accertato e fossero apparsi alcuni dubbi sulla sicurezza cardiovascolare già prima del ritiro dal mercato del rofecoxib. Vale la pena precisare che i dati di consumo qui illustrati, riferendosi ad un periodo precedente al verificarsi di questi ultimi eventi, non ne sono in alcun modo influenzati; sarà quindi interessante osservare l’evoluzione del fenomeno nei prossimi mesi, anche a fronte di eventuali nuove evidenze o interventi regolatori. DDD 1000 ab/die 10 6 4,72 4,68 8,32 8,34 4,54 4,31 3,78 4,03 4 2 2,20 1,00 3,23 2,75 1,11 0 Figura 2 – Confronto andamento tra etoricoxib e gli altri coxib. 7,95 7,43 8 2000 2001 Rofecoxib 2002 Celecoxib 2003 2004 Coxib 10 6 4 AIFA - Ministero della Salute set-04 lug-04 ago-04 giu-04 apr-04 mag-04 feb-04 mar-04 dic-03 gen-04 ott-03 nov-03 set-03 lug-03 Etoricoxib Valdecoxib ago-03 giu-03 apr-03 mar-03 feb-03 0 mag-03 Celecoxib Rofecoxib 2 gen-03 DDD (milioni) 8 198 bollettino d’informazione sui farmaci LA PAGINA DEL PAZIENTE Rofecoxib: domande e risposte La Ditta Merck ha annunciato il ritiro mondiale del farmaco a base di rofecoxib denominato Vioxx. In Italia il rofecoxib è commercializzato anche con altri nomi: Vioxx®, Arofexx®, Coxxil®, Dolcoxx®, Dolostop® e Miraxx®. A cosa serve questo farmaco? Il rofecoxib è un antinfiammatorio non steroideo, inibitore selettivo della Cox 2. Si tratta di un farmaco utilizzato in Italia dietro prescrizione medica - per il trattamento sintomatico dell’artrosi e dell’artrite reumatoide nell’adulto. Il ritiro è stato richiesto da qualche Agenzia Sanitaria Mondiale? No, è stata la Ditta produttrice a decidere spontaneamente il ritiro. Cosa ha deciso l’AIFA? L’AIFA ha diramato un comunicato stampa riguardo l’utilizzo dei farmaci a base di rofecoxib. Inoltre, l’AIFA ha disposto: • il ritiro immediato dal commercio di tutte le specialità a base di rofecoxib; • le procedure urgenti di gestione dell’informazione attraverso il coinvolgimento della Rete Nazionale di Farmacovigilanza; • l’interruzione di tutte le sperimentazioni cliniche in corso con rofecoxib; • l’attivazione del numero verde Farmaci-line 800571661. Cosa devo fare se sono in trattamento con il rofecoxib? L’AIFA consiglia a tutti i pazienti che si trovavano in cura con rofecoxib di contattare il proprio medico per valutare un trattamento terapeutico alternativo. Ogni decisione su nuove terapie o sull’interruzione delle stesse deve essere valutata dal proprio medico curante. Quali sono gli effetti collaterali a livello cardiaco? Gli ultimi studi, che hanno portato alla decisione di ritiro del farmaco dal mercato, hanno evidenziato che le specialità medicinali a base di rofecoxib possono aumentare il rischio di eventi avversi a livello cardiovascolare, come attacco cardiaco e infarto. In particolare, sulla base di un recente studio (denominato APPROVe) è stato valutato che il rischio di eventi cardiovascolari è di 3 casi ogni 400 pazienti/anno di trattamento, rispetto a placebo (sostanza non attiva). AIFA - Ministero della Salute Quali sono gli studi su cui si basa il ritiro di questo farmaco? La decisione della Ditta produttrice è la conseguenza dei risultati emersi da un nuovo studio clinico denominato APPROVe. Questo studio era stato disegnato per verificare l’efficacia del rofecoxib, rispetto al trattamento con placebo (sostanza non attiva), nella prevenzione delle recidive di polipi intestinali, in pazienti con anamnesi di adenoma colorettale. Questo studio, che aveva arruolato più di 2600 pazienti e aveva una durata prevista di tre anni, è stato interrotto per un aumento del rischio di eventi cardiovascolari avversi, quali attacco cardiaco e infarti, che sono stati osservati dopo 18 mesi di trattamento continuo con il rofecoxib. Perché questo studio non è stato interrotto prima? Lo studio APPROVe ha cominciato ad arruolare i pazienti nel 2000. I risultati analizzati fino ad ora non avevano mostrato alcun aumento del rischio di maggiore incidenza di eventi cardiovascolari collegati all’utilizzo del rofecoxib. Il rischio di tali reazione avverse è stato messo in luce dall’analisi degli esposti al farmaco per più di 18 mesi. ✂ Quale iniziativa ha intrapreso la Ditta Merck il 30 settembre 2004? bollettino d’informazione sui farmaci ANNO XI N. 5-6 Al momento in cui il rofecoxib è stato messo in commercio cosa sapevano le Agenzie Sanitarie e Regolatorie in merito al rischio di eventi cardiovascolari associati all’uso di questo medicinale? Quali altri farmaci appartengono alla classe del rofecoxib? Il rofecoxib è un inibitore selettivo delle COX 2, un farmaco antinfiammatorio non steroideo. Altri farmaci in commercio della stessa classe sono il celecoxib, il valdecoxib, l’eterocoxib e il parecoxib. Al momento, le misure di ritiro dal commercio assunte riguardano unicamente il rofecoxib, ma sono comunque in corso di valutazione, da parte delle autorità, i dati relativi alla sicurezza cardiovascolare di altri coxib (celecoxib, valdecoxib, parecoxib). Il ritiro di rofecoxib implica che gli altri farmaci della stessa classe siano pericolosi? A tutt’oggi, i dati di tossicità cardiovascolare hanno portato al ritiro dal mercato di rofecoxib, all’interruzione degli studi clinici condotti con celecoxib e alla modifica delle indicazioni d’uso di valdecoxib e parecoxib. In generale, tutti i FANS (farmaci antinfiammatori non steroidei) e i COXIB sono associati ad un aumento del rischio, specialmente di sanguinamento gastrointestinale, se assunti cronicamente, ma anche di tossicità renale ed ✂ L’ente americano Food and Drug Administration ha approvato il medicinale a base di rofecoxib nel maggio del 1999, mentre in Italia è entrato in commercio l’anno successivo. I primi risultati sulla sicurezza dell’impiego del farmaco includevano circa 5000 pazienti e non evidenziavano un aumento del rischio d’infarto del miocardio e/o attacco cardiaco. Uno studio successivo, VIGOR, effettuato con l’obiettivo di valutare gli effetti collaterali del farmaco quali ulcere allo stomaco e sanguinamento, aveva mostrato che i pazienti in terapia con rofecoxib presentavano meno ulcere e sanguinamento rispetto ad altri antinfiammatori quali il naprossene. Lo stesso studio aveva evidenziato un certo numero di eventi cardiovascolari correlati all’utilizzo del rofecoxib. A seguito di ciò, l’EMEA, l’Agenzia Europea dei Medicinali, aveva effettuato un riesame completo dei dati di sicurezza del farmaco e inserito delle avvertenze d’uso specifiche per i pazienti con storia di patologia cardiovascolare. La stessa AIFA, attraverso recenti pubblicazioni ufficiali (Bollettino d’Informazione sui Farmaci, Farmacovigilanza News), aveva aggiornato gli operatori sanitari relativamente al profilo rischio/beneficio del rofecoxib. A seguito di ciò, la Ditta produttrice ha condotto una serie di studi a lungo termine per valutare la sicurezza del farmaco per uso cronico. AIFA - Ministero della Salute 199 2004 epatica. Per questo motivo i pazienti in terapia cronica con questi farmaci (di solito intesa come superiore a due settimane), devono essere seguiti dal proprio medico al fine di valutare il giusto profilo di sicurezza del farmaco. Dove posso trovare qualche informazione in merito all’argomento? Tutti i comunicati riguardanti le decisioni assunte sono disponibili sul sito del Ministero della Salute e sul sito dell’AIFA. È possibile inoltre, contattare il servizio Farmaci-line al numero verde 800571661, attivo dal lunedì al venerdi dalle 10 alle 13 e dalle 14 alle 17. Posso ancora trovare il farmaco in vendita in farmacia? No. Tutte le specialità a base di questo principio attivo sono state ritirate dal commercio con decorrenza immediata. Come faccio a segnalare alle Autorità Competenti una reazione collaterale seria associata al farmaco? Si raccomanda di riferire gli eventi avversi in modo dettagliato al proprio medico o al farmacista. Le schede di segnalazione per il cittadino sono inoltre disponibili presso i servizi di farmacovigilanza di ogni ASL e ospedale. 200 DEAR DOCTOR LETTER Si pubblicano di seguito delle Dear Doctor Letter (DDL) recentemente inviate ai medici per diffondere tempestivamente nuove evidenze sulla sicurezza di alcuni medicinali. Le DDL sono concordate con l’Agenzia Italiana del Farmaco (AIFA) che quindi ne condivide i contenuti; con la loro pubblicazione sul Bollettino d’Informazione sui Farmaci si intende sottolinearne l’importanza e facilitarne l’archiviazione. Si ricorda inoltre che per ulteriori informazioni ci si può rivolgere via fax all’Ufficio Farmacovigilanza dell’AIFA, al numero: 06/59944142. Nota informativa importante dell’AIFA ■ Rofecoxib: ritiro volontario immediato dai mercati mondiali di tutte le specialità medicinali contenenti rofecoxib (in Italia Vioxx®, Arofexx®, Coxxil®, Dolcoxx®, Dolostop® e Miraxx®) Gentile dottoressa, caro dottore, L’AIFA, Agenzia Italiana del Farmaco, è stata oggi informata del ritiro volontario immediato da parte dell’azienda farmaceutica Merck Sharp and Dohme, a livello mondiale, di tutte le specialità contenenti rofecoxib, un antinfiammatorio selettivo inibitore della ciclo ossigenasi 2. Tale ritiro è avvenuto a seguito di un aumento del rischio di eventi trombotici (tra cui infarto del miocardio e stroke) rispetto al placebo verificatisi durante uno studio clinico con un trattamento a lungo termine. I medici devono individuare un’alternativa terapeutica per i propri pazienti in trattamento con le specialità medicinali a base di rofecoxib. Informazioni di base Il rofecoxib è un antinfiammatorio non steroideo inibitore della ciclo ossigenasi 2, autorizzato per la prima volta in Italia nel Giugno 2000. È indicato per il trattamento sintomatico dell’artrosi o dell’artrite reumatoide nell’adulto. Dopo la prima commercializzazione, la sicurezza cardiovascolare del rofecoxib e degli altri inibitori della ciclo ossigenasi 2 è stata più volte rivalutata a livello nazionale ed europeo. Il profilo beneficio/rischio dell’intera classe dei COX 2 è stato, inoltre, oggetto di una procedura di arbitrato a livello del CPMP, che si è conclusa nel mese di Novembre 2003 con un parere favorevole al mantenimento dell’autorizzazione all’Immissione in Commercio, in accordo alle modifiche armonizzate apportate al Riassunto delle caratteristiche del prodotto di tutte le specialità medicinali appartenenti alla classe. Le conclusioni del CPMP sono state inoltre riportate nel dettaglio in un articolo pubblicato sul BIF N. 1/2004. Nuovi dati Lo studio APPROVe è uno studio multicentrico, randomizzato, in doppio cieco, controllato verso placebo, condotto per determinare gli effetti di un trattamento di tre anni con Vioxx sulle recidive di polipi neoplastici del grosso intestino in pazienti con storia di adenoma colorettale. AIFA - Ministero della Salute Nello studio, iniziato nel 2000, sono stati arruolati 2600 pazienti trattati con Vioxx 25 mg o placebo. 25 pazienti trattati con placebo e 45 pazienti trattati con Vioxx hanno presentato un evento trombotico grave confermato. Il tasso di eventi è risultato di circa 3/400 pazienti/anno per il placebo e di circa 6/400 pazienti/anno per i pazienti in trattamento con Vioxx, corrispondente ad un aumento assoluto del rischio di 3 casi aggiuntivi ogni 400 pazienti/anno di trattamento. Tale differenza si è manifestata solo dopo 18 mesi di trattamento. Sulla base di questi dati, l’azienda titolare dell’autorizzazione alla immissione in commercio, Merck Sharp and Dohme, ha oggi annunciato il ritiro dal mercato mondiale di tutte le specialità conteneti rofecoxib con effetto immediato e ha interrotto tutti gli studi clinici. I dati sopra riportati si riferiscono al solo rofecoxib. Cosa deve fare il paziente? I pazienti in trattamento con le specialità medicinali contenenti rofecoxib (in Italia Vioxx, Arofexx, Coxxil, Dolcoxx, Dolostop e Miraxx) devono interrompere il trattamento e contattare il proprio medico, che individuerà una possibile alternativa terapeutica. 201 DEAR DOCTOR LETTER Nota informativa importante concordata con le autorità regolatorie europee e l’AIFA ■ Celecoxib (Celebrex®). Nuove informazioni di sicurezza sul rischio cardiovascolare Gentile dottoressa, caro dottore, Pfizer è consapevole che Lei ed i suoi pazienti state probabilmente valutando le opzioni terapeutiche attualmente disponibili per il trattamento dell’artrosi. Con la presente lettera desideriamo fornirLe informazioni aggiornate allo scopo di permetterLe di prendere una decisione consapevole per i suoi pazienti. Celecoxib è indicato per il trattamento sintomatico dell’osteoartrosi e dell’artrite reumatoide. La dose giornaliera raccomandata per l’osteoartrosi è di 200 mg una volta al giorno o in due dosi refratte. In pazienti in cui il sollievo dei sintomi non si è dimostrato sufficiente, una dose da 200 mg due volte al giorno può aumentare l’efficacia. La dose giornaliera raccomandata per l’artride reumatodie è di 200400 mg in due dosi refratte. La dose massima giornaliera raccomandata è pari a 400 mg per entrambe le indicazioni. Il 16 dicembre 2004 Pfizer ha ricevuto nuove informazioni relative alla sicurezza cardiovascolare del proprio COX-2 inibitore celecoxib. Queste nuove informazioni derivano dall’analisi di due studi di prevenzione oncologica a lungo termine. Il Comitato Indipendente per la Revisione dei Dati di Sicurezza che ha esaminato questi studi ha informato Pfizer che l’analisi dei dati indica che uno degli studi (APC Adenoma Prevention with Celecoxib – studio di prevenzione oncologica) ha dimostrato un aumento del rischio cardiovasco- lare con celecoxib rispetto al placebo, mentre l’altro studio (PreSAP Prevention of Sponteneous Adenomatous Polyps – anch’esso di prevenzione oncologica) non ha rivelato un aumento del rischio cardiovascolare rispetto al placebo. Lo studio APC, sponsorizzato dal National Cancer Insitute (NCI), includeva pazienti a cui veniva somministrato celecoxib alla dose di 400 mg e 800 mg al giorno o placebo. La durata media del trattamento in questo studio è stata di 33 mesi. L’NCI è uno degli Istituti di Sanità degli USA (NIH). Secondo l’NCI, i recenti risultati hanno mostrato un aumento del rischio di eventi cardiovascolari maggiori, fatali e non fatali (stroke, infarto miocardico o decesso) approssimativamente di 2,5 volte nei pazienti cui veniva somministrato celecoxib alla dose di 400 mg al giorno e un aumento di 3,4 volte al dosaggio di 800 mg al giorno rispetto al placebo. In questo studio condotto su oltre 2000 pazienti trattati ci sono stati 6 eventi cardiovascolari maggiori, fatali o non fatali, nel gruppo in trattamento con placebo (n=679), 15 eventi nel gruppo che assumeva celecoxib 400 mg al giorno (n=685) e 20 nel gruppo che assumeva celecoxib 800 mg al giorno (n=671). Sebbene il numero di eventi cardiovascolari riportati sia stato modesto (41 eventi), l’aumentata proporzione di eventi osservata con celecoxib rispetto al placebo è stata statisticamente significativa per ogni gruppo di trattamento. Come dichiarato dal NCI, questi eventi passano dallo 0,9% nel gruppo di pazienti in placebo, al 2,2% dei pazienti nel gruppo celecoxib 400 mg/die, al 3,0% nei pazienti trattati con celecoxib 800 mg/die. Lo studio PreSAP, sponsorizzato da Pfizer, includeva pazienti che assumevano 400 mg di celecoxib al giorno (n=933) o placebo (n=628). AIFA - Ministero della Salute La durata media di trattamento in questo studio è stata sovrapponibile a quella dello studio APC. Questo studio non ha dimostrato alcun incremento del rischio di eventi cardiovascolari per celecoxib rispetto al placebo. Questi risultati sono basati su un modello di analisi identico a quello utilizzato per valutare il rischio cardiovascolare nello studio APC e condotto dallo stesso Comitato Indipendente per la Revisione dei Dati di Sicurezza. Come dichiarato dal NCI, questi eventi passano dall’1,8% nel gruppo di pazienti in placebo (11 eventi), all’1,7% nel gruppo di pazienti in celecoxib 400 mg/die (16 eventi). Il rischio relativo di celecoxib confrontato al placebo è pari ad 1,0. Sulla base dei risultati derivati dallo studio APC, la somministrazione di celecoxib è stata sospesa in entrambi gli studi. Le informazioni derivate da questi studi sono state ricevute da Pfizer il 16 dicembre 2004 e sono state condivise con le Autorità Regolatorie: la FDA, l’EMEA ed altre agenzie regolatorie nel mondo. Pfizer ha appena avuto accesso ai dati globali e di analisi su cui si è basata la decisione del Comitato Indipendente per la Revisione dei Dati di Sicurezza. Pfizer si è già attivata per avere una piena comprensione dei risultati e comunicare rapidamente le nuove informazioni alle agenzie regolatorie, ai medici e ai pazienti. Nel frattempo, i medici devono considerare opzioni di trattamento appropriate per i loro pazienti che sono in trattamento con celecoxib. Fattori da tenere in considerazione sono: questa nuova informazione sull’uso a lungo termine di celecoxib rispetto al placebo; i dati attualmente disponibili per celecoxib; la sicurezza di trattamenti alternativi quali i FANS e il rapporto rischio-beneficio generale per il singolo paziente. 202 DEAR DOCTOR LETTER Nota informativa importante concordata con le autorità regolatorie europee e l’AIFA ■ Valdecoxib (Bextra®) e pa- recoxib sodico (Dynastat®). Rischi cardiovascolari in pazienti sottoposti ad intervento di bypass aortocoronarico e gravi reazioni cutanee Gentile dottoressa, caro dottore, Pfizer desidera richiamare la Sua attenzione in merito ad alcune nuove informazioni di sicurezza relative ad eventi avversi cardiovascolari e reazioni cutanee gravi che si possono manifestare durante il trattamento con valdecoxib (Bextra®). Bextra® per uso orale è stato commercializzato per la prima volta nell’Unione Europea (UE) nell’aprile 2003 ed è indicato per il trattamento sintomatico dell’osteoartrosi e dell’artrite reumatoide e della dismenorrea primaria. NUOVA CONTROINDICAZIONE NEI PA- ZIENTI SOTTOPOSTI AD INTERVENTO DI BYPASS AORTO-CORONARICO Bextra® è CONTROINDICATO nel trattamento del dolore post-operatorio in seguito ad intervento di bypass aorto-coronarico e non deve essere utilizzato in tale contesto. Bextra® (Valdecoxib) e Dynastat® 1 (parecoxib sodico) sono stati valutati per il trattamento del dolore conseguente ad intervento di bypass aorto-coronarico. Nel primo studio è stata valutata la sicurezza di parecoxib sodico/valdecoxib 40 mg BID somministrati 1 Dynastat per uso endovenoso è stato commercializzato nell’Unione Europea (UE) nel marzo 2002 ed è indicato per il trattamento a breve termine del dolore post-operatorio. per un periodo fino a 14 giorni in 462 pazienti (311 trattati con parecoxib sodico/valdecoxib e 151 con placebo). Nel secondo studio è stata valutata la sicurezza di parecoxib sodico (40 mg seguiti da 20 mg BID)/valdecoxib 20 mg BID o placebo/valdecoxib 20 mg BID o placebo/placebo per un periodo fino a 10 giorni in 1671 pazienti (544 trattati con parecoxib/valdecoxib, 544 con placebo/valdecoxib e 548 con placebo/placebo). Entrambi gli studi hanno evidenziato una frequenza maggiore di eventi cardiovascolari tromboembolici gravi (per es. infarto del miocardio, accidenti cerebrovascolari) nel gruppo trattato con parecoxib sodico/valdecoxib rispetto al gruppo di pazienti trattati con placebo. Questo dato non è stato osservato in un contesto di chirurgia generale. Il Riassunto delle Caratteristiche del Prodotto ed il Foglio Illustrativo di Bextra® sono stati aggiornati in relazione a quanto sopra riportato. Stiamo programmando nuovi studi clinici per valutare la sicurezza cardiovascolare di Bextra® nel trattamento a lungo termine di pazienti affetti da artrite. AGGIORNAMENTO DELLE INFORMA- ZIONI RELATIVE ALLE REAZIONI CUTANEE GRAVI • Gravi reazioni cutanee, alcune fatali, quali eritema multiforme, dermatiti esfoliative, sindrome di Stevens-Johnson ed epidermolisi necrotica sono state segnalate nella fase di farmacovigilanza post-marketing in pazienti in trattamento con valdecoxib. • La frequenza di segnalazione di gravi reazioni cutanee sembra essere maggiore per valdecoxib rispetto ad altri inibitori selettivi della COX-2. AIFA - Ministero della Salute • Sembra che i pazienti siano maggiormente a rischio per questi eventi all’inizio della terapia in quanto l’insorgenza di questi si verifica nella maggior parte dei casi nelle prime 2 settimane di trattamento. • Anche i pazienti che non hanno un’anamnesi di allergie alle sulfonamidi possono essere a rischio di gravi reazioni cutanee. • Il trattamento con valdecoxib deve essere interrotto alla prima comparsa di rash cutaneo, lesioni delle mucose o qualsiasi altro segno di ipersensibilità. Pfizer ha modificato il Riassunto delle Caratteristiche del Prodotto per includere le suddette avvertenze. Gentile dottoressa, caro dottore, Pfizer desidera informarla in merito ad alcune nuove informazioni relative ad eventi avversi cardiovascolari e reazioni cutanee gravi che si possono manifestare durante il trattamento con parecoxib sodico (Dynastat®). Dynastat® per uso endovenoso è stato commercializzato per la prima volta nell’Unione Europea (UE) nel marzo 2002 ed è indicato per il trattamento del dolore post-operatorio a breve termine. NUOVA CONTROINDICAZIONE IN PA- ZIENTI SOTTOPOSTI AD INTERVENTO DI BYPASS AORTO-CORONARICO Dynastat® è CONTROINDICATO nel trattamento del dolore postoperatorio in seguito ad intervento di bypass aorto-coronarico e non deve essere utilizzato in questo contesto. Dynastat® (parecoxib sodico) e Bextra® 2 (valdecoxib) sono stati 203 DEAR DOCTOR LETTER valutati per il trattamento del dolore conseguente ad intervento di bypass aorto-coronarico. Nel primo studio è stata valutata la sicurezza di parecoxib sodico/valdecoxib 40 mg BID somministrati per un periodo fino a 14 giorni in 462 pazienti (311 trattati con parecoxib sodico/valdecoxib e 151 con placebo). Nel secondo studio è stata valutata la sicurezza di parecoxib sodico (40 mg seguiti da 20 mg BID)/valdecoxib 20 mg BID o placebo/valdecoxib 20 mg BID o placebo/placebo per un periodo fino a 10 giorni in 1671 pazienti (544 trattati con parecoxib/valdecoxib, 544 con placebo/valdecoxib e 548 con placebo/placebo). Entrambi gli studi hanno evidenziato una frequenza maggiore di eventi cardiovascolari tromboembolici gravi (per es. infarto del miocardio, accidenti cerebrovascolari) nel gruppo trattato con parecoxib sodico/valdecoxib rispetto al gruppo di pazienti trattati con placebo. Questo dato non è stato osservato in un contesto di chirurgia generale. Il Riassunto delle Caratteristiche del Prodotto ed il Foglio Illustrativo di Dynastat® sono stati aggiornati in relazione a quanto sopra riportato. AGGIORNAMENTO DELLE INFORMA - ZIONI RELATIVE ALLE REAZIONI CU - Nota informativa importante concordata tra l’azienda e l’AIFA TANEE GRAVI • Gravi reazioni cutanee, alcune delle quali fatali, tra cui eritema multiforme, dermatiti esfoliative, sindrome di Stevens-Johnson e epidermolisi necrotica sono state segnalate nella fase di farmacovigilanza post-marketing in pazienti in trattamento con valdecoxib. • La frequenza di gravi reazioni cutanee sembra essere maggiore per valdecoxib rispetto ad altri inibitori selettivi della COX-2. • Sembra che i pazienti siano maggiormente a rischio per questi eventi all’inizio della terapia in quanto l’insorgenza di questi si verifica nella maggior parte dei casi nelle prime 2 settimane di trattamento. • Anche i pazienti che non hanno un’anamnesi di allergie alle sulfonamidi possono essere a rischio di gravi reazioni cutanee. • Il trattamento con parecoxib sodico deve essere interrotto alla prima comparsa di rash cutaneo, lesioni delle mucose o qualsiasi altro segno di ipersensibilità. Pfizer ha modificato il Riassunto delle Caratteristiche del Prodotto di Dynastat® per includere le suddette avvertenze. ■ Pergolide (Nopar®): impor- tanti informazioni di sicurezza relative alla possibile comparsa di valvulopatie cardiache Gentile dottoressa, caro dottore Eli Lilly Italia Le scrive per comunicarLe un’importante informazione di sicurezza e le relative modifiche al Riassunto delle Caratteristiche del Prodotto (RCP) riguardanti Nopar® (Pergolide), che si sono rese necessarie a seguito di un numero crescente di segnalazioni di valvulopatie con l’uso di Nopar®. Quanto sopra è stato concordato con l’Agenzia Italiana del Farmaco (AIFA). • Fino al 15 settembre 2004, sono state ricevute 94 segnalazioni di valvulopatie da tutto il mondo. Di queste, 84 sono state valutate possibilmente associate all’uso di pergolide. Siamo inoltre a conoscenza di ulteriori 32 casi validi riportati nel contesto di studi post-marketing descritti nella letteratura scientifica. I pazienti trattati fino ad ora con Nopar® (pergolide) sono stimati essere circa 1.700.000. • L’incidenza di valvulopatia con pergolide non è nota, tuttavia, sulla base di studi recenti sulla prevalenza del riflusso valvolare (il marker ecocardiografico più sensibile di valvulopatia restrittiva), la prevalenza di riflusso attribuibile a pergolide potrebbe essere nell’ordine del 20% o maggiore. La maggior parte dei casi era asintomatica. • Il rischio di sviluppare una valvulopatia è maggiore con l’aumentare della dose e della durata del trattamento. 1 Bextra per uso orale è stato commercializzato nell’Unione Europea (UE) nell’aprile 2003 ed è indicato per il trattamento sintomatico dell’osteoartrosi o dell’artrite reumatoide e per la dismenorrea primaria. AIFA - Ministero della Salute 204 DEAR DOCTOR LETTER qualunque valvola (ad es., un ecocardiogramma che evidenzi ispessimento dei lembi valvolari, una restrizione valvolare, o una restrizione-stenosi valvolare mista). Sulla base di queste evidenze le sezioni relative a Indicazioni, Posologia, Controindicazioni ed Avvertenze dell’RCP, sono state modificate come sintetizzato nei punti seguenti: • Pergolide deve essere utilizzata come farmaco di seconda linea, dopo che sia stato impiegato senza successo un dopaminoagonista non derivato dell’ergotamina. • La dose di pergolide non deve superare i 5 mg/giorno. • Pergolide è controindicata in tutti i pazienti con anamnesi positiva per fibrosi a carico di un qualunque tessuto corporeo. • Nel corso di trattamento con pergolide deve essere effettuato un controllo ecocardiografico periodico (a 3-6 mesi dall’inizio del trattamento, e quindi ogni 6-12 mesi). • Se viene rilevata insorgenza di ispessimento dei lembi valvolari, restrizione valvolare, restrizionestenosi valvolare mista o l’insorgenza o il peggioramento di un riflusso valvolare, pergolide deve essere sospesa. • Prima di iniziare un trattamento con pergolide è necessario effettuare un ecocardiogramma. • I benefici derivanti dal continuare il trattamento devono essere regolarmente riconsiderati in funzione del rischio di reazioni fibrotiche e di valvulopatia. • Pergolide è controindicata in tutti i pazienti con evidenza anatomica di valvulopatia cardiaca a carico di Queste prescrizioni devono essere rigorosamente osservate a protezione della salute dei pazienti. Farmaci-line Numero Verde 800 571 661 L’AIFA coglie l’occasione per ricordare a tutti i medici l’importanza della segnalazione delle reazioni avverse da farmaci, quale strumento indispensabile per confermare un rapporto beneficio-rischio favorevole nelle loro reali condizioni di impiego. Le segnalazioni di sospetta reazione avversa da farmaci devono essere inviate al Responsabile di Farmacovigilanza della Struttura di appartenenza. Il Servizio d’Informazione sul Farmaco è attivo dal lunedì al venerdì, non festivi, dalle ore 10.00 alle 13.00 e dalle 14.00 alle 17.00 AIFA - Ministero della Salute La redazione del BIF augura un felice anno nuovo a tutti i suoi lettori 206 bollettino d’informazione sui farmaci DALLA RICERCA ALLA PRATICA CLINICA Questa rubrica vuole portare all’attenzione dei lettori alcuni studi clinici particolarmente rilevanti per il riflesso che possono avere nella pratica professionale. Gli studi sono presentati in forma sintetica, tenendo anche conto dell’eventuale dibattito suscitato dalla loro pubblicazione L’effetto dei fattori di rischio, potenzialmente modificabili, associati ad infarto del miocardio in 52 paesi del mondo (lo studio INTERHEART) TITOLO L’effetto dei fattori di rischio, potenzialmente modificabili, associati ad infarto del miocardio in 52 paesi del mondo (lo studio INTERHEART): studio caso-controllo. [Titolo originale: Effect of potentially modifiable risk factors associated with myocardial infarction in 52 countries – the INTERHEART study: case-control study]. AUTORI Yusuf S, Hawken S, Ôunpuu S, Dans T, Avezum A, Lanas F, McQueen M, Budaj A, Pais P, Varigos J, Lisheng L. RIVISTA Lancet 2004; 364: 937-52. SPONSOR AstraZeneca, Novartis, Hoechst Marion Roussel (ora Aventis), Knoll Pharmaceuticals (ora Abbott), Bristol-Myers Squibb, King Pharma, Sanofi-Sythelabo. Contesto e motivazione della ricerca Le malattie cardiovascolari costituiscono la causa di morte e di disabilità più frequente al mondo. La mortalità è in diminuzione nei paesi più ricchi, mentre la proporzione delle stesse malattie è in aumento nei paesi a medio e basso reddito, dove oggi costituiscono l’80% di tutte le malattie. Per essere efficace la prevenzione deve basarsi su una strategia globale fondata sul livello di conoscenza e sull’importanza dei differenti fattori di rischio nei diversi gruppi etnici e nelle diverse regioni geografiche del mondo. Fino ad oggi studi epidemiologici sono stati condotti nelle popolazioni di origine europea; ciò non ha permesso di estendere i risultati a tutti i paesi, industrializzati e in via di sviluppo. I risultati di alcuni studi suggeriscono che i fattori di rischio delle malattie coronariche variano e hanno un peso diverso da popolazione a popolazione: la colesterolemia nelle popolazioni del Sud dell’Asia non è associata alle malattie cardiovascolari come lo è nelle popolazioni dei paesi europei, o ancora, l’aumento della pressione arteriosa è molto più importante in Cina che altrove. L’associazione tra fattore di rischio e malattia coronarica è simile nelle diverse popolazioni, ma la prevalenza dello stesso fattore varia da popolazione a popolazione, determinando differenze nei rischi attribuibili alla popolazione (PAR, dall’inglese Population Attributable Risks). Tali differenze possono anche essere dovute a metodologie, procedure e criteri diagnostici adottati nei diversi studi epidemiologici. Lo studio INTERHEART è uno studio caso-controllo di ampie dimensioni condotto con metodologia e procedura standardizzate su scala mondiale il cui disegno rappresenta il primo passo per stabilire se i fattori di rischio delle malattie coronariche sono uguali nei diversi paesi del mondo, se il loro effetto varia a seconda delle regioni geografiche e nei diversi gruppi etnici. AIFA - Ministero della Salute Obiettivo dello studio Lo studio è stato condotto in 262 centri di 52 paesi, dislocati in Asia, Europa, Medio Oriente, Africa, Australia, Nord America e Sud America. Sono stati arruolati 15.152 primi eventi di infarto del miocardio e sono stati appaiati con 14.820 controlli tra febbraio 1999 e marzo 2003. Sono stati inclusi nello studio i primi casi di infarto acuto del miocardio, indipendentemente dall’età, ammessi all’unità coronarica o a un equivalente reparto di cardiologia che si erano presentati entro 24 ore dall’inizio dei sintomi. I controlli sono stati appaiati per età e sesso fra gli altri ricoverati in ospedale (58%), oppure sono stati scelti nella popolazione generale (36%), oppure da altri studi (Studio MONICA*). Dei 15.152 casi, tutti caratterizzati da sintomi e alterazioni elettrocardiografiche, 260 presentavano dati insufficienti, 1531 erano angina instabile, 205 non presentavano cardiopatia coronarica e 695 presentavano storia di precedente infarto del miocardio. I 14.820 * Il progetto MONICA (da Monitoring Cardiovascular Disease), sponsorizzato dall’Organizzazione Mondiale della Sanità, è il più ampio studio condotto a livello mondiale sulle patologie cardiovascolari. Lo studio, realizzato in collaborazione da ricercatori provenienti da 21 paesi del mondo, ha preso in esame più di 30 popolazioni diverse, principalmente europee, per un periodo di circa 10 anni (dalla metà degli anni ‘80 alla metà degli anni ‘90). Lo scopo è stato quello di determinare se e come i fattori di rischio associati alle patologie contribuiscano alla diminuzione o all’aumento dell’incidenza di malattie cardiovascolari tra queste popolazioni. bollettino d’informazione sui farmaci ANNO XI N. 5-6 controlli, appaiati per età e sesso, erano ospedalieri o dalla popolazione generale; 74 controlli non avevano tutte le informazioni e 109 avevano storia di cardiopatia coronarica. Pertanto sono stati inclusi nell’analisi 12.461 casi, completi di tutte le informazioni, e 14.637 controlli, di cui il 76% dei casi e il 74% dei controlli erano di sesso maschile. La tabella I mostra la distribuzione dei partecipanti per regione e origine etnica. È interessante ricordare che le informazioni richieste per lo studio, in parte, sono state raccolte con un questionario autosomministrato e, in parte, sono state misurate: sono state raccolte informazioni su fattori socio-economici, stile di vita, abitudine al fumo, alimentazione e attività fisica, storia personale e familiare di malattia cardiovascolare, ipertensione e diabete; sono stati misurati i lipidi (ApoA1 e ApoB) e le misure antropometriche (peso, altezza, circonferenza vita, circonferenza fianchi). Poiché i prelievi di sangue non potevano essere eseguiti a digiuno (si riferivano al momento del ricovero per l’infarto in fase acuta) nell’analisi sono stati considerati ApoA1 e ApoB. Questi lipidi sono infatti, rispetto a LDL, meno influenzati dal digiuno. Inoltre l’ipertensione arteriosa è stata valutata attraverso la storia riferita dal paziente o dai familiari in quanto l’eventuale misurazione nei casi poteva essere influenzata dal trattamento con β-bloccanti, nitrati e ACE-inibitori, farmaci utilizzati nella fase acuta dell’infarto. Nell’analisi è stata studiata ogni possibile associazione tra infarto del miocardio e abitudine al fumo, storia di ipertensione arteriosa, storia di diabete, obesità addominale, abitudini alimentari, attività fisica, consumo di alcol, apolipoproteine e fattori psicosociali. Sono stati calcolati gli odds ratio, gli intervalli di confidenza (IC) al 99% e il rischio attribuibile per popolazione. Risultati Nell’analisi univariata tutti i fattori di rischio considerati sono associati in modo significativo (p < 0,0001) ad infarto acuto del miocardio, eccetto il consumo di Casi (n=12.461) Controlli (n=14.637) 664 1727 1639 578 1732 3030 969 589 1237 296 767 1927 1786 789 2204 3056 1199 681 1888 340 3314 3130 2171 871 1306 1141 157 311 60 3710 3167 2573 1073 1479 1834 369 339 93 Regione geografica Origine etnica Europei Cinesi Pop. dell’Asia meridionale Altra pop. asiatica Arabi Latino-americani Africani neri Altra pop. africana Altro AIFA - Ministero della Salute 2004 alcol, che ha presentato un grado di associazione più debole (p = 0,03). Nell’analisi multivariata, il fumo e l’elevato rapporto ApoB/ApoA1 si sono rivelati i fattori di rischio più importanti, seguiti da anamnesi di diabete, ipertensione, e fattori psicosociali. L’indice di massa corporea è associato al rischio di infarto, ma questa associazione si è rivelata più debole rispetto a quella dovuta a obesità addominale (rapporto vita/fianchi). Il consumo quotidiano di frutta e verdura, l’esercizio fisico moderato o intenso, e il consumo moderato di alcol sono risultati protettivi. L’età mediana del primo evento è negli uomini nove anni più bassa rispetto alle donne. Gli odds ratio osservati sono simili per uomini e donne per abitudine al fumo, alti valori dei lipidi, obesità addominale, variabili psicosociali e consumo di frutta e verdura. Tuttavia, l’aumento del rischio associato ad ipertensione e diabete e l’effetto protettivo di esercizio fisico e consumo moderato di alcol è maggiore nelle donne rispetto agli uomini. Il fumo, il profilo lipidico avverso, l’ipertensione e il diabete hanno un ef- Tabella I – Distribuzione della popolazione arruolata nello studio. Europa occidentale Europa centro-orientale Medio oriente Africa Asia meridionale Cina e Hong Kong Sudest asiatico e Giappone Australia e Nuova Zelanda Sud America e Messico Nord America 207 208 DALLA RICERCA ALLA PRATICA CLINICA fetto maggiore nelle persone giovani rispetto a quelle più anziane. Nelle aree prese in esame i nove fattori di rischio spiegano oltre tre quarti del rischio di infarto e tutto il rischio attribuibile alle differenze nelle popolazioni. Sebbene l’importanza relativa di ogni fattore di rischio vari da regione a regione, gli alti livelli lipidici, il fumo e i fattori psicosociali sono i fattori di rischio più importanti dappertutto (tabella II). Conclusioni I dati emersi dallo studio sono compatibili in tutti i paesi e le regioni geografiche arruolati nello studio e in tutti i gruppi etnici presi in esame, sia negli uomini che nelle donne, nei giovani e negli anziani. Sebbene gli interessi prioritari possano variare da un paese all’altro per differenze dovute alla prevalenza dei fattori di rischio, in- cidenza della malattia e circostanze economiche, i risultati dello studio suggeriscono che l’approccio al trattamento delle patologie coronariche può basarsi su principi simili in tutto il mondo. Pertanto, una modifica dei fattori di rischio attualmente conosciuti può prevenire i casi di infarto del miocardio a livello mondiale, soprattutto negli eventi che si verificano in età più giovanile. Tabella II – PAR associati a nove fattori di rischio negli uomini e nelle donne di regioni geografiche diverse. Fattori connessi allo stile di vita REGIONE 1. Fumo (%) 2. Alimentaz. a base di frutta e verdura (%) 3. Esercizio fisico (%) 4. Alcol (%) Tutti i 4 stili di vita (%) Uomini Europa occidentale Europa centro-orientale Medio Oriente Africa Asia meridionale Cina Sudest asiatico e Giappone Australia e Nuova Zelanda Sud America Nord America Totale 1 Totale 2 39,0 40,4 51,4 45,2 42,0 45,3 39,2 46,1 42,4 30,9 44,0 42,7 13,3 7,6 5,8 -4,4 16,0 15,1 8,5 8,0 7,1 22,4 10,3 11,7 37,7 -0,4 1,9 15,9 25,5 16,6 31,4 20,6 27,6 24,7 22,9 9,3 14,1 10,4 -2,7 24,1 -5,7 4,2 24,6 11,2 -7,4 6,6 10,5 5,1 69,6 48,9 50,7 63,7 58,1 63,7 69,6 61,0 57,7 53,9 63,8 56,5 Donne Europa occidentale Europa centro-orientale Medio Oriente Africa Asia meridionale Cina Sudest asiatico e Giappone Australia e Nuova Zelanda Sud America Nord America Totale 1 Totale 2 11,1 13,1 8,1 27,6 7,1 12,5 14,8 40,7 25,8 25,3 15,8 14,8 8,4 12,8 15,9 21,0 30,6 23,6 19,9 15,8 5,9 12,8 17,8 19,1 38,3 42,7 39,1 -37,9 45,0 33,5 32,8 33,6 27,4 27,2 37,3 27,1 34,2 29,9 59,0 28,8 26,0 35,8 69,5 47,4 44,1 73,3 46,9 22,1 65,2 65,4 80,3 61,2 59,8 78,6 84,5 80,0 71,8 86,9 75,0 60,6 Uomini e donne Europa occidentale Europa centro-orientale Medio Oriente Africa Asia meridionale Cina Sudest asiatico e Giappone Australia e Nuova Zelanda Sud America Nord America Totale 1 Totale 2 29,3 30,2 45,5 38,9 37,4 35,9 36,2 44,8 38,3 26,1 36,4 35,7 12,4 10,2 7,3 4,8 18,3 18,0 11,2 11,1 6,6 19,8 12,9 13,7 38,4 11,3 4,2 10,1 27,1 20,3 31,4 23,8 27,6 25,6 25,5 12,2 18,7 12,9 -1,0 26,6 -5,5 5,7 27,9 18,6 -3,7 25,5 13,9 6,7 67,6 49,6 47,6 63,4 56,6 62,3 69,9 66,0 56,6 59,9 62,9 54,6 Le stime dei PAR delle donne di alcuni paesi sono basate su dei numeri ristretti e pertanto sono meno affidabili. Totale 1= aggiustato per età, sesso e fumo. AIFA - Ministero della Salute bollettino d’informazione sui farmaci ANNO XI N. 5-6 Cosa insegna lo studio INTERHEART È il primo studio caso-controllo condotto con metodologie, procedure e criteri diagnostici standardizzati e dati raccolti contemporaneamente in aree industrializzate o in via di sviluppo, in 52 paesi di tutti i continenti. Lo studio ha i limiti degli studi caso-controllo, raccoglie le informazioni degli eventi acuti che raggiungono l’ospedale, che ancora oggi sono una quota non indifferente, circa il 30% muore prima di arrivare in ospedale (dati MONICA Area Friuli). Ipertensione e diabete sono stati autoriportati; questo potrebbe aver prodotto una sottostima del ruolo di questi fattori di rischio, visto che diverse persone non sanno di essere ipertese o diabetiche; si tratta infatti di fattori che non sempre provocano sintomatologia. Tuttavia i risultati sono coerenti con quelli di altri studi epidemiologici e confermano l’importanza dei “classici” fattori di rischio. 6. Diabete (%) 7. Obesità addominale (%) 8. Fattori psicosociali (%) 9. Lipidi (%) Tutti i 9 fattori di rischio (%) 20,5 15,9 5,8 26,8 17,8 19,9 34,3 18,3 28,1 13,9 19,5 14,9 12,8 5,8 13,1 11,6 10,5 7,9 19,1 5,6 9,7 6,1 10,1 8,0 68,6 31,7 23,9 60,4 36,0 4,9 57,9 49,5 35,2 64,7 32,1 19,7 23,7 -0,9 37,2 33,8 13,9 32,0 26,9 31,6 36,1 63,7 25,3 28,8 36,7 38,7 72,7 73,7 60,2 41,3 68,7 48,7 41,6 60,0 53,8 49,5 92,0 71,9 94,8 97,9 88,4 88,8 93,7 87,5 86,1 100 89,8* 89,8* 25,9 42,7 30,1 35,1 28,9 27,6 56,3 37,0 47,9 30,2 35,8 29,0 21,0 15,7 30,3 27,5 20,5 15,0 29,2 11,7 22,2 12,4 19,1 16,1 50,6 20,0 38,9 54,6 48,7 6,3 58,0 67,2 63,0 44,5 35,9 18,7 67,1 15,0 77,4 54,9 29,2 43,2 27,0 17,2 37,8 32,7 40,0 45,2 47,9 26,8 63,3 74,6 52,1 48,3 64,5 14,9 59,3 32,2 15,8 14,8 97,1 86,1 99,4 93,3 99,3 93,6 96,5 † 96,1 † 17,8 19,1 21,9 24,5 9,2 29,6 19,3 22,1 38,4 22,6 32,7 19,0 23,4 17,9 15,0 9,1 15,5 16,7 11,8 10,0 21,0 7,2 12,7 8,0 12,3 9,9 63,4 28,0 25,9 58,4 37,7 5,5 58,0 61,3 45,5 59,5 33,7 20,1 38,9 4,9 41,6 40,0 15,9 35,4 26,7 28,9 35,6 51,4 28,8 32,5 44,6 35,0 70,5 74,1 58,7 43,8 67,7 43,4 47,6 50,5 54,1 49,2 93,9 72,5 95,0 97,4 89,4 89,9 93,7 89,5 89,4 98,7 90,4* 90,4* Totale 2=aggiustato per tutti gli altri fattori di rischio. *Modello saturato, nessuna differenza tra i modelli aggiustati e non aggiustati. †Non-stimabile. AIFA - Ministero della Salute 2004 Oltre il 75% dei casi di infarto miocardico è attribuibile a 9 fattori di rischio facilmente misurabili e prevenibili; essi sono: abitudine al fumo, ipertensione arteriosa, diabete, obesità addominale, fattori psicosociali, lipidi; attività fisica, consumo di frutta e verdura e moderato consumo di alcool sono fattori protettivi. Fumo e lipidi sono i fattori che spiegano la quota maggiore; in particolare, il fumo è al primo posto: anche solo 5 sigarette al giorno aumentano il rischio di infarto. Altri fattori di rischio 5. Ipertensione (%) 209 FARMACOVIGILANZA news, UN NUOVO STRUMENTO NATO NELL’AMBITO DELL’INFORMAZIONE SUI FARMACI, UTILE PER GLI OPERATORI DELLA FARMACOVIGILANZA E SPECIFICO PER GLI AGGIORNAMENTI RELATIVI AI RISCHI LEGATI ALL’UTILIZZO DEI MEDICINALI. bollettino d’informazione sui farmaci 211 DOSSIER Il presente Dossier intende ripercorrere, dal punto di vista normativo e bibliografico, l’iter che ha portato alle recenti decisioni regolatorie in materia di sperimentazione clinica. L’obiettivo è quello di fornire una lettura ragionata dei documenti e delle esperienze passate, alla luce delle prospettive future. Non c’è modo migliore per introdurre, e nello stesso tempo sintetizzare e sottolineare l’importanza di questo dossier e le sue implicazioni per la ricerca e più in generale, la cultura della sanità italiana, che quello di segnalarne la coincidenza con la firma del D.M. 17 dicembre 2004 (in corso di registrazione), concernente le prescrizioni e le condizioni di carattere generale relative all’esecuzione delle sperimentazioni cliniche dei medicinali, con particolare riferimento a quelle finalizzate al miglioramento della pratica clinica quale parte integrante dell’assistenza sanitaria. Mentre si rimanda al Documento Programmatico, pubblicato nel primo numero del Bollettino d’Informazione sui Farmaci del 2004 (BIF 2004; 1:68) che riassume il retroterra ed il perché di questo decreto, è utile riprendere qui alcuni aspetti che lo rendono specificamente importante per la comprensione e l’applicazione del decreto del 2001 sulla sperimentazione in medicina generale (MG). 2) La MG può, e dovrebbe, essere un contesto privilegiato di applicazione-interpretazione (anche metodologicamente originale) della normativa sulla sperimentazione non a scopo registrativo. È nella MG dove preferenzialmente si devono valutare in modo controllato strategie, percorsi assistenziali, interventi articolati tra farmaci e stili di vita, su esiti “hard” non solo di morbi-mortalità, ma di autonomia di vita, e/o di carichi assistenziali. 3) I due decreti stimolano ed esigono (in modo diverso, ma complementare) un dialogo ed un confronto molto attivo tra coloro che sono responsabili di fare buona assistenza attraverso protocolli di sperimentazione (principal investigator, sponsor), ed i rappresentanti dei diritti di pazienti-cittadini, dentro e fuori le strutture sanitarie (i comitati etici). La “indipendenza” della sperimentazione-non-di registrazione, così come la sua pertinenza e rilevanza per obiettivi di salute pubblica, può essere garantita non da controlli formalmente (più) rigorosi, ma da una condivisione di responsabilità nel promuovere con priorità le ricerche sperimentali là dove ci sono bisogni reali. 1) I due decreti ricostituiscono, e mettono in primo piano, quella che si può considerare la “normalità” della sperimentazione clinica; che ha le sue categorie di riferimento nei punti seguenti: a. le ipotesi di intervento devono essere studiate e verificate là dove esistono di fatto i problemi-popolazioni cui i risultati devono essere applicati; b. l’obiettivo di fondo e primario della sperimentazione è quello di produrre conoscenze innovative capaci di incidere sulla storia naturale-assistenziale di bisogni ancora inevasi; c. questi interventi possono includere (o basarsi in modo esclusivo su) farmaci, ma non hanno come oggetto specifico e finale i farmaci; d. la legislazione e le pratiche di sperimentazione che hanno come obiettivo la registrazione dei farmaci, pur essendo la maggioranza di quelle proposte, e pur costituendo l’oggetto specifico anche della recente normativa europea, rappresentano solo uno degli scenari possibili della sperimentazione, non ne sono la categoria di riferimento sostanziale. 4) Se la “normalità” della sperimentazione è quella di ampliare, attraverso conoscenze affidabili, la fruibilità dei diritti di salute dei pazienti e cittadini (cura e prevenzione; strutture sanitarie/specialistiche e MG), ci si trova finalmente a rileggere in modo più coerente le esigenze etiche e quelle di diritto: non c’è nulla di più etico del riconoscere che qualcosa è dovuto per diritto (v. Costituzione italiana; convenzione di Oviedo; dichiarazione di Helsinki); e/o non c’è provocazione etica più obbligatoria per i curanti (sanitari ed amministrativi) che quella di essere gli sponsor tempestivi ed efficienti di sperimentazioni che proteggono cittadini-pazienti da comportamenti non validati e/o irrilevanti. AIFA - Ministero della Salute DOSSIER Sperimentazione clinica in medicina generale 212 DOSSIER La cultura che sottende la evoluzione normativa sulla sperimentazione clinica I punti chiave dell’evoluzione normativa sulla sperimentazione clinica (v. pp. 214-21) cui si riferiscono i brevi commenti indicati dal contrassegno costituiscono il vero testo di questo contributo. La lettura di un lungo elenco di norme non è certamente invitante: • per il numero delle pagine che riportano anni e anni di normativa in materia; • per i contenuti che impongono una consultazione particolarmente attenta; • perché la elencazione fedele di titoli di decreti, circolari, direttive finisce inevitabilmente per essere quasi una dimostrazione provocatoria della distanza della lingua “normativa” dalla variabilità-indeterminatezza delle tante domande/incertezze/imprecisioni della pratica (anche, o forse soprattutto, in un settore come quello della sperimentazione clinica). Tuttavia, questo excursus normativo racconta una delle storie più vive, controverse, positive, con impatto diretto e misurabile sull’universo della realtà culturale e sanitaria del nostro paese (e forse non solo di questo). La storia istituzionale della evoluzione delle norme riguardanti la sperimentazione clinica può di fatto essere riletta da due punti di vista molto diversi. anni, ed è verosimilmente la vera storia che deve essere ascoltata al di là della elencazione cronologica delle norme. I punti di riferimento di questa lettura della evoluzione normativa possono essere identificati in alcuni passaggi istituzionali facilmente riconoscibili in una consultazione attenta: 2 3 4 5 1 Il primo approccio è quello fattuale, il quale constata che l’Italia, in modo sempre più efficiente e tempestivo a partire dagli anni ‘97-’98, si è allineata alla situazione normativa europea tanto da non rendere più ragionevole né possibile nessuna delle critiche che fino ai primi degli anni ‘90 venivano mosse ad un sistema che non permetteva la competitività della ricerca italiana, rispetto ad altri paesi con un più lungo e consolidato assetto normativo. È chiaro che una chiave di lettura di questo tipo non solo è dovuta, ma può essere vista come l’unica possibile: le norme nazionali devono evolvere con il ritmo e le modalità che sono richieste da contesti internazionali. 6 Da un altro punto di vista, tuttavia, la lettura fattuale è quella che meno racconta e permette di comprendere ciò che di fatto è successo in questi AIFA - Ministero della Salute a) la istituzione dei Comitati etici locali come rete di coinvolgimento dell’universo delle realtà assistenziali nella cultura e nella pratica della ricerca clinica; b) il riconoscimento che le sperimentazioni devono essere fatte là dove esistono i problemi, e dove la storia delle popolazioni portatrici di quei problemi si svolge: da qui l’esplicitazione della medicina generale e della pediatria di libera scelta come contesto “normale e dovuto” di ricerca-sperimentazione e di formazione attraverso il fare ricerca; c) l’articolazione flessibile del livello centrale e periferico nei processi decisionali relativi alle fasi 1; d) la trasparenza assoluta dei contenuti e dei risultati della sperimentazione non come raccomandazione etica, ma come conditio sine qua non per la legittimità ed approvabilità della sperimentazione (v. anche la registrazione obbligatoria nell’Ossevatorio Nazionale); e) la ri-formulazione della logica e della implicazione del capitolo relativo all’“uso compassionevole”, alle terapie non ancora approvate, l’accesso ampliato, attraverso una responsabilizzazione congiunta di clinici, Comitati etici, industria, che coincide praticamente con il sottolineare che la radice di legittimità di ogni sperimentazione (anche quando questa prende una forma di osservazione di esiti) sta nella sua capacità di sapere e volere rendere conto, in modo esplicito e pre-definito, con protocolli tanto più ANNO XI N. 5-6 rigorosi quanto più flessibili, di ciò che è condiviso da, e succede a tutti i soggetti che sono oggetto di osservazione/valutazione/sperimentazione. La storia raccontata attraverso queste tappe di riferimento è, allo stesso tempo, il retroterra ed il futuro della normativa proposta sinotticamente nelle pagine seguenti: ne dice la cultura, e ne propone i criteri interpretativi, concettuali ed operativi; è la trama di collegamento che permette di fare dei rapporti tra i diversi protagonisti delle sperimentazioni, spesso esposti-vincolati da procedure amministrativo-burocratiche, un’opportunità reale di dialettica-dialogo. Secondo la logica ri-proposta dal Documento Programmatico pubblicato nel BIF 1/2004 (pp. 6-8), tutto ciò che il legislatore propone per la sperimentazione ha la sua verifica di pertinenza, rilevanza, obbligatorietà, in rapporto alla capacità di: 7 8 9 10 11 a) rendere, pur se a diverso titolo, tutti i partecipanti alla sperimentazione “sponsor”, cioè soggetti capaci di condividere come propria ipotesi di assistenza-ricerca la sostanza della sperimentazione; b) esplicitare il fine ultimo e la legittimità profonda della sperimentazione come strumento per qualificare verso il meglio (di contenuti e di pratiche) l’assistenza, con particolare attenzione alle aree più controverse e/o poco conosciute; c) fare dei controlli formali-procedurali degli strumenti efficienti e dei momenti intensivi di formazione alla documentazione accurata e trasparente AIFA - Ministero della Salute 213 2004 di ciò che si pianifica e si fa, così che SOP/GCP e simili sigle diventino progressivamente sinonimo non di rigidità o ridondanza di controlli, ma descrittori normali e permanenti di una pratica clinica buona, corrispondente a standard “riconoscibili”; d) rendere la sperimentazione-ricerca clinica un comparto sempre meno riservato/separato dal discorso sulla salute: la sperimentazione (con tutto il ventaglio di espressioni, disegni, problemi documentati nella tavola sinottica che segue) è indicatore assolutamente privilegiato (per completezza e tipicità delle situazioni che incrocia) di tutta la cultura e la pratica sanitaria sia negli aspetti positivi e di forte potenzialità, sia negli aspetti contraddittori, negativi, di conflitto (non solo per interessi economici); e) la “trama di norme” di seguito riassunta, che si arricchisce quest’anno dei decreti applicativi della Direttiva Europea è, per tutte le prospettive sopra ricordate, una piattaforma molto solida di partenza e uno strumento molto appropriato di lavoro. Da usare. Da verificare. Da sperimentare nella pratica, per costringerla ad adattarsi ed evolvere in modo sempre più corrispondente ai bisogni, specie inevasi: • della cultura e della curiosità intelligente di tutti gli operatori sanitari, che sono gli invitati permanenti ad essere ricercatori attivi; • di risposte efficaci/sicure, non (troppo) ripetitive, rilevanti per popolazioni e singoli pazienti. DOSSIER bollettino d’informazione sui farmaci 214 11 11 4 4 DOSSIER RIFERIMENTO NORMATIVO PUNTI CHIAVE Dichiarazione di Helsinki, adottata dalla 18a Assemblea Generale dell’Associazione Medica Mondiale (AMM) nel giugno del 1964 ed emendata più volte, da ultimo dalla 52a Assemblea Generale dell’AMM a Edimburgo, ottobre 2000: “Principi etici per la ricerca medica che coinvolge soggetti umani” Dichiarazione dei principi etici che forniscono una guida per i medici e per gli altri partecipanti ad una ricerca medica che coinvolge soggetti umani. Direttiva 65/65/CEE (G.U. dell’Unione europea 22 del 09/02/1965): “Ravvicinamento delle disposizioni legislative, regolamentari ed amministrative relative alle specialità medicinali” Le domande di autorizzazione all’immissione in commercio di un medicinale devono essere accompagnate da un fascicolo concernente le informazioni e la documentazione relative ai risultati delle prove e della sperimentazione clinica effettuate sul prodotto. Direttiva 75/318/CEE (G.U. dell’Unione europea L 147 del 09/06/1975): “Ravvicinamento delle legislazioni degli Stati membri riguardanti le norme ed i protocolli analitici, tossico-farmacologici e clinici in materia di sperimentazione delle specialità medicinali” Disposizione di norme uniformi a tutti i Paesi della Comunità europea per la compilazione e la presentazione dei fascicoli. D.M. 28/07/1977 (G.U. n. 216 del 09/08/1977): “Regolamento per l’esecuzione degli accertamenti della composizione e della innocuità dei prodotti farmaceutici di nuova istituzione prima della sperimentazione clinica sull’uomo” Prima di procedere alla sperimentazione clinica di un farmaco, occorre inoltrare una richiesta al Ministero della Sanità per stabilire se il medicinale oggetto della sperimentazione sia o meno di nuova istituzione: se risulta di nuova istituzione, gli accertamenti sulla innocuità e composizione devono essere espletati da parte dell’Istituto Superiore di Sanità (ISS); se risulta di non nuova istituzione, il Ministero deve esprimere e comunicare al proponente un giudizio di notorietà (delibazione). In tal caso è possibile condurre la sperimentazione senza gli accertamenti dell’ISS. D.M. 25/08/1977 (G.U. n. 238 del 1/09/1977): “Rettifiche al D.M. 28/07/1977” D.M. 04/12/1990 (G.U. n. 297 del 21/12/1990): “Modificazioni al D.M. 23/06/1981 recante disciplina dell’attività di informazione scientifica sui farmaci” La ricerca medica che coinvolge soggetti umani include la ricerca su materiale umano identificabile o su altri dati identificabili. Per i medicinali di nuova istituzione è possibile inviare contemporaneamente al Ministero della Sanità e all’ISS la domanda concernente gli accertamenti sull’innocuità e composizione del farmaco. La sperimentazione clinica di fase IV può essere effettuata esclusivamente presso ospedali ed istituti pubblici. La sperimentazione al di fuori delle sedi sopra indicate è ammessa soltanto su espressa richiesta dello stesso Ministero, in relazione ad esigenze di salute pubblica. Non si può dare corso alla sperimentazione qualora il Ministero della Sanità, che deve essere informato almeno 30 giorni prima dell’inizio della stessa, abbia fatto conoscere il proprio motivato dissenso. AIFA - Ministero della Salute ANNO XI N. 5-6 11 8 11 1 215 2004 Direttiva n. 91/356/CEE (Gazzetta Ufficiale dell’Unione europea n. L 193 del 17/07/1991): “Principi e direttrici sulle buone prassi di fabbricazione dei medicinali per uso umano” Disposizioni concernenti: - gli accertamenti effettuati dal fabbricante e dall’importatore; - la gestione della qualità farmaceutica da parte del fabbricante; - le risorse umane e strutturali, nonché la documentazione di cui dispone il fabbricante; - le fasi di produzione; - il controllo di qualità; - eventuali reclami e ritiro del prodotto. Direttiva n. 91/507/CEE (Gazzetta Ufficiale dell’Unione europea n. L 270 del 26/09/1991): “Norme e protocolli analitici, tossicofarmacologici e clinici in materia di sperimentazione di medicinali” Modifiche all’allegato alla Direttiva 75/318/CEE, al fine di fissare requisiti specifici per la sperimentazione dei medicinali immunologici, dei radiofarmaci e dei medicinali derivanti dal sangue o plasma umano. D.M. 27/04/1992 (S.O. n. 86 G.U. n. 139 del 15/06/1992): “Disposizioni sulle documentazioni tecniche da presentare a corredo delle domande di autorizzazione all’immissione in commercio di specialità medicinali per uso umano, anche in attuazione della direttiva n. 91/507/CEE” Le sperimentazioni cliniche di fase I, II, III. bioequivalenza e biodisponibilità devono essere condotte nelle strutture universitarie, ospedaliere o in altre strutture ritenute idonee dal Ministero della Sanità. CIRCOLARE n. 8 del 10/07/1997 (G.U. n. 168 del 21/07/1997): “Sperimentazione clinica dei medicinali” Regolamentazione delle modalità di presentazione delle domande e della relativa documentazione per ottenere la pronuncia del Ministero della Sanità nel merito delle sperimentazioni cliniche del farmaco. Le procedure indicate prevedono che il protocollo sperimentale venga elaborato secondo precise modalità (Good Clinical Pratice, in recepimento alla Direttiva 91/57/CEE), sia sottoposto ai comitati etici e venga da questi approvato. In caso di medicinali di nuova istituzione, è possibile inviare contemporaneamente al Ministero della Sanità e all’ISS la domanda concernente gli accertamenti sull’innocuità e composizione del farmaco. Al fine di istituire un registro nazionale delle sperimentazioni, gli sponsor sono tenuti a comunicare tempestivamente al Ministero della Sanità l’avvio della sperimentazione, i centri partecipanti, il numero dei soggetti coinvolti nello studio per ciascun centro, il completamento, con breve relazione conclusiva, nonché l’eventuale rinuncia o interruzione della sperimentazione. Conferma della necessità di attenersi agli obblighi di farmacovigilanza previsti dalla legge. 1 7 D.M. 15/07/1997 (S.O. n. 162 G.U. n. 191 del 18/08/1997): “Recepimento delle linee guida dell’Unione Europea di Buona Pratica Clinica per l’esecuzione delle sperimentazioni cliniche dei medicinali” Le linee guida di Buona Pratica Clinica, adottate dall’Agenzia Europea per la Valutazione dei Medicinali (EMEA), rappresentano norme tecniche e procedurali di riferimento per l’effettuazione delle sperimentazioni cliniche dei medicinali in Italia, anche se non correlate a domande di autorizzazione all’immissione in commercio dei medicinali. Definizione dei ruoli dei protagonisti delle sperimentazioni cliniche: Comitati etici indipendenti (IEC); Sponsor; Sperimentatori. Elenco (in allegato) delle guide europee per le prove cliniche, da tenere presente nell’esecuzione delle sperimentazioni, le quali prevedono compiti di farmacovigilanza e attività ispettive sulle sperimentazioni. AIFA - Ministero della Salute DOSSIER bollettino d’informazione sui farmaci 216 1 1 1 2 4 1 5 DOSSIER D.M. 21/11/1997 (G.U. n. 57 del 10/03/1998): “Definizione delle procedure per l’inoltro delle richieste di approvazione di programmi di ricerca clinica comportanti l’esposizione di persone a radiazioni ionizzanti” Definizione degli schemi di presentazione dei progetti di ricerca, sulla base di quanto disposto nel D.Lgs. n. 230 del 17/03/1995, il quale stabilisce che le esposizioni di persone a scopo di ricerca scientifica clinica possono essere effettuate solo nell’ambito di programmi approvati dal Ministero della Sanità, che può stabilire specifiche procedure e vincoli di dose per le persone esposte. D.M. 22/12/1997 (G.U. n. 34 del 10/02/1998): “Tariffe residuali, di cui al D.M. 19/07/1993, concernente le tariffe e i diritti spettanti al Ministero della Sanità, all’Istituto Superiore di Sanità e all’Istituto Superiore per la prevenzione e sicurezza sul lavoro, per prestazioni rese a richiesta e ed utilità dei soggetti interessati” Tariffe per l’esame della documentazione scientifica al fine del riconoscimento di un farmaco di non nuova istituzione (rilascio del giudizio di notorietà) per l’esenzione dagli accertamenti dell’ISS. D.M. 18/03/1998 (G.U. n. 122 del 28/05/1998): “Linee guida di riferimento per l’istituzione e il funzionamento dei comitati etici” Decentramento delle autorizzazioni dal Ministero della Sanità ai Comitati etici: integrazioni a quanto già definito dall’allegato al D.M. 15/07/197 in tema di Comitati etici e di Buona Pratica Clinica per le sperimentazioni dei medicinali. D.M. 18/03/1998 (G.U. n. 122 del 28/05/1998): “Modalità per l’esenzione dagli accertamenti sui medicinali utilizzati nelle sperimentazioni cliniche” Istituzione, presso il Dipartimento per la valutazione dei medicinali e la farmacovigilanza del Ministero della Sanità, dei Registri dei Comitati etici, dei Registri dei giudizi di notorietà dei medicinali di non nuova istituzione e dei Registri delle sperimentazioni. Tale istituzione avviene tramite trasmissione al Ministero dei dati da parte dei responsabili delle strutture sanitarie o di ricerca, nonché da parte dei proponenti le sperimentazioni. Condizioni (in allegato) per le quali il giudizio di notorietà sui medicinali di non nuova istituzione deve essere richiesto ai Comitati etici o Ministero della Sanità ai fini dell’esenzione dagli accertamenti da espletare da parte dell’ISS sulla innocuità e la composizione del medicinale prima della sperimentazione sull’uomo e sulle condizioni di affidabilità per i medicinali da utilizzare nelle sperimentazioni di fase II, III, Bioequivalenza e Biodisponibilità. 1 3 D.M. 19/03/1998 (G.U. n. 122 del 28/05/1998), integrato dal D.M. 07/10/1998 (G.U. n .274 del 23/11/1998) “Riconoscimento dell’idoneità dei centri per la sperimentazione clinica dei medicinali” Le sperimentazioni cliniche dei medicinali di fase I, nonché gli studi di bioequivalenza e biodisponibilità condotti con volontari sani, possono essere effettuati anche nelle strutture private solo se in possesso di riconoscimento di idoneità alla sperimentazione da rilasciarsi da parte della ASL competente per territorio, a seguito di verifica periodica, e previa approvazione del comitato etico della ASL competente per territorio o, in mancanza, dal Comitato etico pubblico di riferimento. Le sperimentazioni cliniche di fase II e III, di natura multicentrica, con la partecipazione di almeno una struttura pubblica, possono essere effettuate, oltre che presso ospedali classificati ed enti di ricerca, anche presso istituzioni sanitarie private, accreditate per l’assistenza delle Regioni e riconosciute idonee alla sperimentazione da parte delle ASL, competenti per territorio, a seguito di verifica periodica, previa approvazione del Comitato etico della ASL, competente per territorio. AIFA - Ministero della Salute ANNO XI N. 5-6 217 2004 Istituzione, presso il Dipartimento per la valutazione dei medicinali e la farmacovigilanza, del Registro delle strutture private idonee alle sperimentazioni cliniche, tramite trasmissione al Ministero della Sanità dei relativi dati da parte dei responsabili delle strutture interessate. 1 1 9 2 3 D.M. 15/09/1998 (G.U. n. 222 del 23/09/1998): “Integrazioni al D.M. 18/03/1998: modalità per l’esenzione dagli accertamenti sui medicinali utilizzati nelle sperimentazioni cliniche” I giudizi di notorietà sono validi per tre anni dalla data del rilascio sia se emessi prima del 01/10/1998 sia se emessi successivamente a tale data. D.M. 06/11/1998 (G.U. n. 10 del 14/01/1999): “Istituzione, compiti e composizione del Comitato etico nazionale per le sperimentazioni cliniche dei medicinali” Proposta di istituzione, presso il Dipartimento per la valutazione dei medicinali e la farmacovigilanza, del Comitato etico nazionale, ai sensi del D.M. 18/03/1998. Il CEN, tra le varie funzioni attribuite, esprime pareri al Ministero, alle amministrazioni centrali e regionali e alle istituzioni scientifiche di carattere nazionale, nel merito di particolari sperimentazioni; provvede ad esprimere un giudizio sulla notorietà del farmaco, nei casi delle sperimentazioni cliniche identificate dal Ministero della Sanità come tali da richiedere un coordinamento di livello nazionale; provvede alla verifica dei sistemi di controllo di qualità al fine di garantire che le sperimentazioni siano condotte e i dati vengano prodotti conformemente a quanto stabilito dal protocollo e dalle norme di Buona Pratica Clinica. D.M. 20/01/1999 (G.U. n. 31 dell’08/02/1999): “Misure relative all’immissione in commercio e alla sperimentazione clinica dei medicinali contenenti materiali di origine bovina” Divieto della commercializzazione e della sottoposizione a sperimentazione clinica dei medicinali nella cui produzione sono stati utilizzati materiali di origine bovina, qualora il rischio di trasmissione della Encefalopatia Spongiforme Bovina sia ritenuto inaccettabile rispetto al beneficio terapeutico del medicinale. I Comitati etici possono dare liberamente corso alla sperimentazione nei casi in cui studi clinici di fase precedente dello stesso medicinale siano stati eseguiti in Italia secondo le modalità previste in allegato, a condizione che la composizione del medicinale non abbia subito variazioni, nonché dopo aver acquisito dalle ditte una dichiarazione da cui risulti che i medicinali possiedono determinate caratteristiche. CIRCOLARE n. 6 dell’08/04/1999 (G.U. n. 90 del 19/04/1999): “Chiarimenti sui DD.MM. 18/03/1998 e 19/03/1998” Precisazioni sulla composizione e sulle funzioni dei Comitati etici pubblici e privati. D.M. 13/05/1999 (G.U. n. 174 del 27/07/1999): “Integrazioni al D.M. 18/03/1998: modalità per l’esenzione dagli accertamenti sui medicinali utilizzati nelle sperimentazioni cliniche e al D.M. 19/03/1998: riconoscimento dell’idoneità dei centri per la sperimentazione clinica dei medicinali” Le sperimentazioni cliniche di fase II e III sono condotte presso strutture non ospedaliere delle ASL, nel caso in cui l’esecuzione nelle strutture ospedaliere, universitarie o nelle strutture a queste equiparate non sia possibile o opportuna. A tal fine le predette strutture delle ASL devono essere ritenute idonee alle sperimentazioni dalla Direzione sanitaria dell’azienda stessa, devono essere in possesso dei requisiti minimi per l’esercizio dell’attività sanitaria e ne deve essere data comunicazione al Ministero della Sanità da parte del Direttore generale dell’ASL. Riconoscimento degli Istituti pubblici e privati di ricovero e cura a carattere scientifico (IRCSS) nel settore per il quale hanno ottenuto il predetto riconoscimento, degli enti di ricerca, delle istituzioni sanitarie che erogano assistenza pubblica, quali centri idonei alle sperimentazioni in quanto equiparabili alle strutture universitarie e ospedaliere. AIFA - Ministero della Salute DOSSIER bollettino d’informazione sui farmaci 218 11 10 DOSSIER D. Lgs. n. 229 del 19/06/1999 (S.O. n. 132/L alla G.U. n. 165 del 16/07/1999): “Norme per la razionalizzazione del SSN a norma dell’art. 1 della L. 30/11/1998, n. 419” La partecipazione a studi clinici controllati costituisce per i medici parte integrante della formazione continua. Direttiva 1999/83/CE (G.U. dell’Unione Europea L 243 del 15/09/1999): “Modifica all’allegato della Direttiva 75/318/CEE relativa al ravvicinamento delle legislazioni degli Stati membri riguardanti le norme ed i protocolli analitici, tossico-farmacologici e clinici in materia di sperimentazione delle specialità medicinali” Per dimostrare che i componenti di un medicinale sono di impiego ben noto e presentano una riconosciuta efficacia e un livello accettabile di sicurezza, è possibile utilizzare riferimenti dettagliati della letteratura scientifica, anziché i risultati delle prove farmacologiche e tossicologiche delle sperimentazioni cliniche. CIRCOLARE 12/10/1999, n. 16 (G.U. n. 255 del 29/10/1999): “Irregolarità nelle procedure autorizzative e nell’esecuzione delle sperimentazioni cliniche dei medicinali” Attivazione, presso il competente Dipartimento per la Valutazione dei Medicinali e la Farmacovigilanza del Ministero della Salute, di una serie di iniziative, al fine di tutelare la salute e i diritti dei pazienti e dei volontari sottoposti a sperimentazione, fra le quali rilevano: - una capillare attività di informazione per quanti chiedono riferimenti, chiarimenti ed interpretazioni sulla normativa vigente; - uno specifico programma di formazione per i membri dei Comitati etici; - la disponibilità a collaborare con le strutture di riferimento, che vogliono attuare iniziative di informazione e formazione nel settore; - un sistematico richiamo scritto nei confronti dei responsabili di irregolarità nelle procedure di autorizzazione delle sperimentazioni, con l’invito a regolarizzare quanto non conforme alle normative vigenti, nonché, nei casi necessari, con la diffida all’esecuzione di quelle sperimentazioni che sono prive dei fondamentali requisiti autorizzativi di garanzia per la tutela dei pazienti. Istituzione, presso il Ministero della Sanità, del Comitato etico nazionale per la ricerca e le sperimentazioni cliniche. In ogni caso il periodo minimo necessario per stabilire se un componente di un medicinale sia di impiego medico ben noto è di almeno 10 anni dal primo uso sistematico e documentato della sostanza in questione come medicinale dell’Unione Europea. Tale circolare va diffusa ai membri e segretari dei Comitati etici per le sperimentazioni, ai medici e ai farmacisti delle strutture sanitarie nelle quali si svolgono sperimentazioni cliniche, ai medici delle aziende farmaceutiche responsabili delle sperimentazioni, e a quanti altri sono coinvolti nelle attività di promozione, attivazione, autorizzazione, controllo ed esecuzione delle sperimentazioni stesse. D.M. 23/11/1999 (G.U. n.21 del 27/01/2000): “Composizione e determinazione delle funzioni del comitato etico nazionale per le sperimentazioni cliniche dei medicinali, ai sensi del D.Lgs. n. 229 del 19/06/1999)” Modifiche, conformemente a quanto previsto dal D. Lgs. n. 229 del 19/06/1999, della composizione e dei compiti del Comitato etico nazionale, già stabiliti nel D.M. 06/11/1998, che si abroga. D.M. 03/01/2000 (G.U. n. 53 del 04/03/2000): “Accertamenti ispettivi sull’osservanza delle norme di buona pratica clinica” Accertamenti ispettivi, su disposizione del Direttore Generale del Dipartimento per la valutazione dei medicinali e della farmacovigilanza, da effettuarsi nelle fasi di ricerca e sviluppo dei medicinali, al fine di: - verificare l’osservanza delle norme di buona pratica clinica ex D.M. 15/07/1997; - valutare la conformità delle attività dei Comitati etici alle procedure in vigore; - valutare la conformità dei pareri dei Comitati etici locali agli orientamenti scientifici nazionali e comunitari. AIFA - Ministero della Salute ANNO XI N. 5-6 5 4 11 3 219 2004 D.M. 25/05/2000 (G.U. n. 133 del 09/06/2000): “Trasmissione per via telematica dei dati inerenti le sperimentazioni cliniche dei medicinali” I responsabili delle strutture sanitarie e i promotori delle sperimentazioni devono trasmettere, anche per via telematica, al Ministero della Sanità, i dati inerenti le sperimentazioni cliniche dei medicinali necessari ai fini dell’istituzione dei Registri, di cui ai DD.MM. 18 e 19/03/1998. CIRCOLARE 05/10/2000, n. 15 (S.O. n. 184 alla G.U. n. 262 del 09/11/2000): “Aggiornamento della CIRCOLARE n. 8 del 10/07/1997 (G.U. n. 168 del 21/07/1997)” Indicazione delle modalità di presentazione delle domande e della relativa documentazione per ottenere la pronuncia del Ministero della Sanità o dei Comitati etici locali nel merito delle sperimentazioni cliniche dei farmaci. Direttiva 2001/20/CE (G.U. dell’Unione Europea L 121/34 del 01/05/2001): “Ravvicinamento delle disposizioni legislative, regolamentari ed amministrative degli Stati membri relative all’applicazione della buona pratica clinica nell’esecuzione della sperimentazione clinica di medicinali ad uso umano” Elaborazione, sulla base delle linee direttrici sulle buone prassi di fabbricazione, di norme specifiche riguardanti i medicinali in fase di sperimentazione prodotti per il rilascio di lotti nella Comunità. D. M. 10/05/2001 (G.U. n. 139 del 18/06/2001): “Sperimentazione clinica controllata in medicina generale ed in pediatria di libera scelta” Le sperimentazioni cliniche di fase III e IV, che si riferiscono alle affezioni non richiedenti ricovero ospedaliero e largamente diffuse sul territorio, sono consentite ai medici di medicina generale (MMG) e pediatri di libera scelta (PLS), inclusi negli appositi registri delle ASL e autorizzati a condurle dal direttore generale della stessa azienda ASL, previo parere del proprio Comitato etico o di quello di riferimento individuato dalla Regione. Disposizioni concernenti: - modalità e termini della manifestazione del parere del Comitato etico, prima di iniziare la sperimentazione clinica; - consenso informato dei soggetti sottoposti alla sperimentazione, con particolare riguardo ai minori e agli adulti incapaci di dare validamente il proprio consenso; - sospensione della sperimentazione o infrazioni; - indicazioni sulle misure necessarie che gli Stati membri devono adottare, affinché la fabbricazione e l’importazione dei medicinali sottoposti a sperimentazione siano assoggettate ad un’autorizzazione; - etichettatura dei medicinali da sottoporre a sperimentazione; - verifica dell’osservanza delle norme di buona pratica clinica e di fabbricazione dei medicinali in fase di sperimentazione; - notificazione, da parte dello sperimentatore alle autorità competenti presso gli Stati membri e al Comitato etico, di eventi avversi e di reazioni avverse serie. Le attività di sperimentazione possono essere condotte presso gli ambulatori dei medici singoli e/o associati, dotati delle caratteristiche minime necessarie alla conduzione della sperimentazione nel rispetto del protocollo di studio e dei principi di buona pratica clinica. Per i primi due anni dall’entrata in vigore di tale decreto, le esenzioni dagli accertamenti sui medicinali da utilizzare nelle sperimentazioni cliniche che prevedono la partecipazione dei MMG e PLS sono rilasciate dal Ministero della Sanità, previo parere favorevole della CUF. Trascorso tale periodo, si applicano le procedure di cui ai DD.MM. 15/07/97 e 18/03/1998. Non è consentito agli sperimentatori intrattenere rapporti economici diretti con lo sponsor. Il Ministero della Sanità svolge attività di formazione finalizzate a migliorare le competenze nella ricerca clinica dei MMG e PLS, ad uniformare le procedure di conduzione ai requisiti richiesti dalle norme di buona pratica clinica e agli accertamenti ispettivi del Ministero della Sanità. AIFA - Ministero della Salute DOSSIER bollettino d’informazione sui farmaci 220 4 DOSSIER D.M. 30/05/2001 (G.U. n. 216 del 17/09/2001): “Accertamenti ispettivi sull’osservanza delle norme di buona pratica clinica” Istituzione, presso la Direzione generale della Valutazione dei Medicinali e della Farmacovigilanza, della lista di ispettori di buona pratica clinica e buona pratica di fabbricazione. D.P.R. 21/09/2001, n. 439 (G.U. n. 294 del 19/12/2001): “Regolamento di semplificazione delle procedure per la verifica ed il controllo di nuovi sistemi e protocolli terapeutici sperimentali” Semplificazione delle procedure per l’esecuzione delle sperimentazioni cliniche di fase I, per l’inizio della quale i richiedenti devono acquisire il parere favorevole dell’Istituto Superiore di Sanità. Percorsi informativi e formativi per il suddetto personale. Le ricerche cliniche di fase I possono essere eseguite solo da parte dei centri accreditati presenti in un elenco redatto dalla Direzione generale della Valutazione dei Medicinali e della Farmacovigilanza del Ministero della Sanità. Il Ministero della Sanità dovrà pubblicare i requisiti minimi necessari perché possa essere svolta una sperimentazione di fase I sui pazienti oncologici, portatori di AIDS o di altre malattie per le quali i farmaci non possono essere utilizzati in soggetti volontari sani. 8 6 D. I.S.S. 26/04/2002 (G.U. n. 105 del 07/05/2002): “Accertamento della composizione e innocuità dei farmaci di nuova istituzione prima della sperimentazione clinica sull’uomo. Individuazione della documentazione da sottoporre all’Istituto Superiore di Sanità ai sensi dell’art.4, comma 2, del D.P.R. 21/09/2001, n. 439 (G.U .n. 294 del 19/1272001)” Presentazione della documentazione generale e della documentazione di qualità. CIRCOLARE 02/09/2002, n. 6 (G.U. n. 214 del 12/09/2002): “Attività dei comitati etici istituiti ai sensi del D.M. 18/03/1998 (G.U. n. 122 del 28/05/1998)” Chiarimenti, al fine di un’interpretazione omogenea delle procedure autorizzative, da parte dei soggetti coinvolti nelle sperimentazioni cliniche (proponenti le ricerche cliniche e Comitati etici). D.M. 08/05/2003 (G.U. n. 173 del 28/07/2003): “Uso terapeutico di medicinale sottoposto a sperimentazione clinica” Quando non esiste valida alternativa terapeutica al trattamento di patologie gravi o di malattie rare o di condizioni di malattia che pongono il paziente in pericolo di vita, è possibile richiedere all’impresa produttrice, per uso al di fuori della sperimentazione clinica, un medicinale prodotto in stabilimento farmaceutico autorizzato, sottoposto a sperimentazione clinica sul territorio italiano o in paese estero, purché ricorrano le condizioni previste dalla legge. La documentazione individuata è differenziata in relazione alla tipologia dei farmaci. AIFA - Ministero della Salute ANNO XI N. 5-6 11 11 221 2004 D. Lgs. 24/06/2003, n. 211 (S.O. n. 130 G.U. n. 184 del 09/08/2003): “Attuazione della Direttiva 2001/20/CE relativa all’applicazione della buona pratica clinica nell’esecuzione delle sperimentazioni cliniche dei medicinali per uso clinico” Disposizioni riguardanti lo svolgimento della sperimentazione clinica, inclusa quella multicentrica effettuata a livello umano, non applicabili alla sperimentazione non interventistica o studio osservazionale. Direttiva 2003/94/CE (G.U. dell’Unione europea n. L 262/22 del 14/10/2003): “Principi e linee direttrici delle buone prassi di fabbricazione relative ai medicinali per uso umano e ai medicinali per uso umano in fase di sperimentazione” Ampliamento e adeguamento della Direttiva 91/356/CEE per includervi le buone prassi di fabbricazione dei medicinali in fase di sperimentazione. Disposizioni concernenti: - modalità e termini della manifestazione del parere del Comitato etico, prima di iniziare la sperimentazione clinica; - consenso informato dei soggetti sottoposti alla sperimentazione, con particolare riguardo ai minori e agli adulti incapaci di dare validamente il proprio consenso; - sospensione della sperimentazione o infrazioni; - indicazioni sulle misure necessarie che gli Stati membri devono adottare, affinché la fabbricazione e l’importazione dei medicinali sottoposti a sperimentazione siano assoggettate ad un’autorizzazione; - etichettatura dei medicinali da sottoporre a sperimentazione; - verifica dell’osservanza delle norme di buona pratica clinica e di fabbricazione dei medicinali in fase di sperimentazione; - notificazione, da parte dello sperimentatore alle autorità competenti presso gli Stati membri e al Comitato etico, di eventi avversi e di reazioni avverse serie. AIFA - Ministero della Salute DOSSIER bollettino d’informazione sui farmaci 222 DOSSIER La ricerca in medicina generale zionale o da delegare ad esperti; ma di riconoscerla come parte integrante e fondamentale della pratica clinica, e dell’assistenza oltre che della formazione. La metodologia da applicare alla verifica e all’approfondimento di ipotesi di studio generate da e strettamente collegate ai problemi quotidiani può e deve essere evidentemente la più varia e flessibile, da quella sperimentale alla osservazionale, dalla epidemiologia alla ricerca qualitativa, con particolare attenzione ai contesti di vita e di cultura delle diverse popolazioni4. La ricerca in medicina generale (MG) ha subito in questi anni un rapido sviluppo, dimostrando la capacità di non essere più solo l’area di trasferimento o applicazione di conoscenze prodotte altrove, ma l’ambito dove è possibile la generazione collaborativa di conoscenze originali, in grado di contribuire al miglioramento della salute della popolazione generale. Le potenzialità assolutamente uniche della MG sono riconducibili alla sua specificità di fondo: quella di rappresentare e gestire la frazione forse più importante (certo per estensione di popolazioni, e di carichi assistenziali) della sanità pubblica, con ambiti di attività che includono clinica, epidemiologia, valutazione della qualità di cura e di assistenza. La ricerca in MG si presenta perciò non solo come un modo di apportare nuove conoscenze sfruttando un campionamento più aderente alla realtà, ma anche un modo pratico per risolvere i problemi che affliggono i pazienti nella loro complessità: in poche parole è una ricerca orientata prevalentemente ai problemi del paziente, piuttosto che al confronto tra i farmaci1,2. Partendo da queste premesse, il WONCA, l’associazione mondiale dei medici di medicina generale (MMG) ha prodotto, durante il convegno di Kingston (Canada) nel 2003, delle raccomandazioni volte a rinforzare e implementare la ricerca nelle cure primarie e ha stimolato un dibattito3 sul significato e sul ruolo della ricerca in MG. La sfida che si pone sta principalmente nel non considerare la ricerca in MG come attività a parte, op- Il contesto italiano La ricerca in MG ha una lunga tradizione all’estero, mentre in Italia, se si prende come indicatore il numero delle pubblicazioni comparse sulle principali riviste di settore (figura 1), se ne riconosce una presenza organica solo a partire dagli anni ‘80, con un significativo incremento dal 1995 in avanti. Non è naturalmente solo questo: vi sono gli atti dei congressi, le pubblicazioni su riviste con un circuito locale, ma soprattutto, negli ultimi anni, le poche ma significative ricerche comparse su riviste internazionali di MG o specialistiche. Il dato quantitativo è certamente un indicatore molto grezzo, ma già da questo si può osservare il ritardo dell’Italia rispetto agli altri paesi: basti pensare ad esempio che su Atención Primaria (rivista spagnola di MG) dal 1992 al 1994 sono state pubblicate 220 Numero ricerche pubblicate 100 92 80 80 63 60 40 29 20 20 0 15 12 8 19831986 19871988 19891990 19911992 19931994 19951996 19971998 AIFA - Ministero della Salute 19992000 Figura 1 – Lo sviluppo quantitativo delle ricerche in medicina generale pubblicate su The practitioner ed. italiana, Ricerca & Pratica, riviste SIMG, m.d. Medicinae Doctor dal 1983 al 2000. ANNO XI N. 5-6 ricerche; mentre in un anno (da luglio 1993 a giugno 1994) sul British Medical Journal sono comparsi 59 studi di MG, sul British Journal of General Practice 67 e su Family Practice 42. L’affermarsi di questo recente interesse della MG per la ricerca nel nostro paese non è casuale, ma si può far coincidere soprattutto con la definizione di un assetto organizzativo omogeneo (la prima convenzione nazionale unica è del 1978); con la nascita e la crescita, negli anni ‘80-’90, delle prime società scientifiche di MG; e, frutto di tutto ciò, con la crescita della consapevolezza della specificità e dell’autonomia della MG rispetto alle altre branche mediche, sancita, pur con ritardo rispetto ad altri paesi europei, dalla recente istituzione del Corso di formazione specifica post-laurea. Tutto ciò consente di delineare il ruolo della MG nella ricerca, oggetto del presente contributo, a partire dalle esperienze fatte ma cercando nel contempo di sottolineare, oltre alle caratteristiche, anche i problemi e le possibili prospettive future. 2004 vemente alle caratteristiche del lavoro del MMG. Il MMG in Italia assiste i pazienti dai 14 anni in su, ha una lista “fissa” di assistiti (fino a un massimale di 1500), ed ha una funzione di “filtro” (gatekeeper) all’accesso specialistico, nel senso che con poche eccezioni (ginecologia, psichiatria, odontoiatria, misurazione del visus) tutti i pazienti devono passare da lui prima di usufruire di prestazioni di secondo livello. Vi è un rapporto di libera scelta, personale e di fiducia fra medico e paziente, caratterizzato da una continuità della cura nel tempo che può durare diversi decenni. I compiti del MMG comprendono la prevenzione individuale e familiare, la diagnosi, la cura e la riabilitazione, e tale attività si svolge sia in ambulatorio sia al domicilio del paziente. Egli lavora tradizionalmente da solo (è poco diffuso anche il supporto segretariale o infermieristico), rispondendo all’esigenza di diffusione capillare sul territorio del servizio, ma negli ultimi anni si stanno sempre più diffondendo, sotto l’impulso delle ultime convenzioni, diverse forme associative (cooperative, medicina di gruppo, in rete, in associazione). Un medico con 1500 assistiti ha una media (calcolata su un anno) di 20-30 consultazioni al giorno, di cui 2-3 a domicilio. Il 60% riguarda donne, il 40 % uomini (in prevalenza si tratta di persone anziane), ed è stato calcolato che in un anno ha almeno un contatto con circa il 70% dei propri assistiti e in 5 anni con il 90-95%. In tabella I sono mostrate alcune caratteristiche/differenze fra MG e specialistica. Nelle tabelle II e III sono indicati rispetti- Alcune caratteristiche organizzative, operative e assistenziali della medicina generale La ricerca è profondamente ancorata al contesto in cui si svolge e questo ne determina il tipo di domande cui cerca di rispondere, i metodi e le modalità organizzative e operative di uno studio. Per comprendere dunque quali sono gli interessi di ricerca della MG e come ha cercato di rispondervi in questi anni, è utile accennare bre- Tabella I – Alcune caratteristiche dell’assistenza di medicina generale e specialistica. Medicina generale Medicina specialistica • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • problemi tutti i problemi non selezionati fase preclinica, clinica, esiti approccio olistico rapporto anche con i “sani” persona nel proprio ambiente di vita rapporto di fiducia rapporto simmetrico (negoziale) continuità assistenziale lavoro in genere isolato autonomia professionale strumenti di lavoro semplici 223 malattie malattie specifiche selezionate fase clinica, esiti approccio parcellizzato rapporto solo con i “malati” malato in ambiente estraneo fiducia nella “struttura” rapporto asimmetrico episodio assistenziale lavoro in équipe rapporto gerarchico tecnologia più sofisticata AIFA - Ministero della Salute DOSSIER bollettino d’informazione sui farmaci 224 DOSSIER vamente i sintomi più frequenti presentati dal paziente e la prevalenza delle diagnosi più frequenti formulate dal MMG, secondo una ricerca relativa a 18.102 visite in ambulatorio e a domicilio effettuate in 4 settimane da 35 medici dell’Emilia Romagna5. Tabella II – Frequenza dei sintomi principali presentati dal paziente. Sintomo principale • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • Frequenza % Frequenza cumulativa % 7,2 6,9 4,7 4,5 3,9 3,9 3,3 3,2 2,7 2,7 2,7 2,2 2,1 2,0 1,8 1,8 1,7 1,5 1,2 1,0 7,2 14,1 18,8 23,3 27,2 31,1 34,4 37,6 40,3 43,0 45,7 47,9 50,0 52,0 53,8 55,6 57,3 58,8 60,0 61,0 dolori articolari tosse dolore addominale febbre dolore lombare capogiro, vertigine mal di gola astenia, malattia generale mal di testa prurito pirosi, epigastralgia dispnea dolore toracico disuria, pollachiuria nausea, vomito reperti anormali di laboratorio apprensività, agitazione palpitazioni rinorrea eruzioni cutanee Tabella III – Frequenza delle diagnosi principali effettuate dal medico di medicina generale. Diagnosi • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • Frequenza % come diagnosi principale Frequenza complessiva %* 7,7 7,2 5,8 4,5 3,2 2,8 2,7 2,6 2,2 2,1 2,1 1,5 1,5 1,4 1,4 1,3 1,3 1,1 1,1 1,0 7,7 10,9 5,8 9,4 3,2 3,2 4,3 2,6 3,4 2,1 4,3 1,9 1,5 1,4 2,7 1,9 1,3 1,5 1,5 1,0 ipertensione arteriosa artrosi infezioni acute alte vie respiratorie nevrosi influenza cardiopatia ischemica cronica dispepsia infezioni acute basse vie respiratorie colon irritabile bronchite cronica, enfisema neoplasie maligne cistite, uretrite disturbi del ritmo cardiaco tonsillite acuta diabete mellito eczema, dermatiti dolore lombare strappi, distorsioni sindrome scapolo-omerale abrasioni, graffi * comprendente anche le diagnosi che non sono il motivo principale della visita. AIFA - Ministero della Salute ANNO XI N. 5-6 225 2004 italiani dedicati all’argomento7,8. A questo si aggiunge la necessità di conciliare lo svolgimento del progetto specifico con la pratica clinica quotidiana, in modo da non interferire con l’attività assistenziale. Infine, la caratteristica dispersione territoriale della MG richiede, nelle ricerche multicentriche, un’adeguata organizzazione in grado di assicurare il funzionamento della rete di ricercatori. Potenzialità e specificità della ricerca in medicina generale Da quanto detto è possibile delineare alcune peculiarità della ricerca in MG. Le popolazioni che si possono coinvolgere sono molto estese, tanto da permettere di raggiungere anche con pochi medici numerosità ragguardevoli di soggetti (evidentemente in dipendenza dall’oggetto della ricerca stessa); non è selezionata per variabili demografiche, sociali, economiche, psicologiche o altro; gli assistiti vivono nel contesto della vita quotidiana, e dunque è possibile condurre studi sulle variabili cliniche ed extracliniche che ad esempio possono condizionare l’esito di un determinato intervento. Il MMG vede una vasta gamma di problemi, molti dei quali spesso non giungono all’osservazione dello specialista, e che possono dunque essere studiati solo in questo contesto; ha dunque la possibilità di studiare e documentare problemi orfani di conoscenza rispetto al contesto reale in cui si sviluppano, come l’anzianità, la cronicità, il disagio psichico, le aree di diseguaglianza/povertà o altro; oppure è in grado di studiare anche le fasi precliniche e gli esiti di situazioni complesse che verranno gestite nel momento acuto a livello ospedaliero. Si trova nel punto ideale di osservazione e studio dei fattori di rischio e di impatto di strategie preventive; ha la possibilità di descrivere la storia naturale delle malattie e di seguire nel tempo coorti di pazienti che presentano un determinato problema, analizzandone non solo le storie ma anche i percorsi fra i vari livelli di assistenza. A fronte di tali potenzialità non sono pochi i problemi da risolvere, soprattutto sul piano culturale e organizzativo. Per il primo aspetto, si deve notare che in Italia non esiste una preparazione specifica per la ricerca, se non quella derivata da eventuali esperienze condotte in ambito universitario; è quindi necessario in genere un evento o situazione, interno o esterno alla MG, in grado di organizzare le diverse curiosità in progetti formali di ricerca. In attesa dei programmi di formazione previsti dalla recente riapertura a questo settore della sperimentazione sul farmaco, l’esperienza che più ha cercato di tradurre in progetto formativo le potenzialità di ricerca della MG è stata la Scuola superiore di ricerca in medicina generale “Edoardo Parma”, frutto della collaborazione fra l’Istituto M. Negri di Milano e il Centro Studi e Ricerche in Medicina Generale, attiva dal 19956; così come del tutto recenti sono alcuni testi Autori, argomenti e metodi nelle riviste della medicina generale Quanto detto delinea con sufficiente chiarezza il campo in cui si svolge la ricerca in MG le cui peculiarità organizzative, operative e cliniche hanno prodotto e producono esperienze di ricerca con caratteristiche specifiche. Un segnale forte di tale specificità si può tra l’altro cogliere analizzando le numerose testate internazionali che si occupano e pubblicano regolarmente ricerche condotte in questo campo: British Journal of General Practice, Family Practice, Scandinavian Journal of Primary Health Care, The European Journal of General Pactice, Atención Primaria, la stessa rubrica Primary Care del British Medical Journal, per citare le più note; ma anche The Journal of Family Practice, The Journal of Primary Care, The Journal of Family Medicine, Journal of American Board of Family Practice, Family Practice Research Journal, British Journal of Clinical Practice, Canadian Family Physician, Archives of Family Medicine, la Revue du Praticien e altre. Le principali riviste italiane che pubblicano ricerche di MG sono invece citate in figura 1. Entrando nel merito del problema, si possono cogliere alcune caratteristiche generali della ricerca in questo settore partendo dall’analisi di chi pubblica, su cosa e come, confrontando quanto avviene in Italia e all’estero9. In tabella IV sono indicati gli autori e in tabella V gli argomenti delle ricerche pubblicate su riviste italiane (1983-2000), e per confronto gli stessi dati delle ricerche comparse in un anno su tre importanti riviste straniere di settore. In tabella VI sono invece mostrati i metodi impiegati nelle ricerche di MG pubblicate su riviste italiane negli stessi anni in confronto alle ricerche pubblicate in un quinquennio sulle stesse riviste straniere10. Dall’analisi delle analogie e diversità fra ricerche italiane e straniere, emergono alcuni tratti caratteristici: AIFA - Ministero della Salute DOSSIER bollettino d’informazione sui farmaci 226 DOSSIER • in Italia la ricerca in MG è un’attività spontanea (tabella IV), cioè risponde a un genuino interesse del singolo ricercatore o dei gruppi di ricercatori, mentre all’estero un grande impulso è dato dall’esistenza di una MG in molti paesi riconosciuta come disciplina accademica; quindi come parte di un’attività prevista nei compiti istituzionali di dipartimenti universitari. Tale spontaneità è inoltre sottolineata dal fatto che nel nostro paese, a differenza dell’ambito specialistico, la ricerca non è riconosciuta come titolo per una progressione di carriera che nella MG italiana è inesistente (dovrebbe invece far parte delle attività che danno crediti per la formazione medica continua); • per i contenuti (tabella V) le maggiori differenze generali sembrano riguardare la frequenza dei temi riferiti all’organizzazione e alla terapia. Per il primo, si può notare che in Italia la MG non sembra ancora avere un assetto definito e stabile; mentre in altri paesi, ove è formalmente riconosciuta come elemento centrale del sistema sanitario, vi è un interesse molto più diffuso ad analizzare l’impatto dei cambiamenti organizzativi sui processi assistenziali. Per quanto riguarda la terapia, la spiegazione delle differenze fra Italia e altri paesi è più complessa. Da un lato l’Italia è uno dei paesi che ha prodotto maggiormente nel campo della farmacoepidemiologia, dall’altro la questione dei farmaci è una delle più sentite in Italia, per l’attenzione da sempre concentrata sul MMG come ordinatore di spesa, e per la necessità dunque di valutare la qualità delle scelte terapeutiche; • analizzando i titolo delle ricerche italiane, dell’argomento clinico fanno parte alcuni temi tipici della MG: il cardiovascolare, e in questo l’ipertensione arteriosa, ma anche l’emicrania, i disturbi psichici, il diabete mellito, i disturbi alimentari, le infezioni delle vie urinarie, la patologia acuta e cronica delle vie aeree, l’alcoolismo; e alcuni temi controversi come l’osteoporosi, la menopausa, la gestione delle malattie gastroduodenali, la medicina alternativa. Per quanto riguarda i temi organizzativi, invece, essi hanno rappresentato all’inizio un interesse forte, ma non ancora esaurito, con l’obiettivo di tracciare una sorta di identikit della MG: quanti pazienti si vedono, per quali problemi, quale carico di lavoro o altro. Un altro gruppo di lavori riguarda invece l’analisi di nuovi modelli organizzativi (medicina di gruppo, personale ausiliario, piccola tecnologia o altro), mentre non mancano ricerche che affrontano le grandi sfide del futuro, come l’organizzazione delle cure domiciliari, l’assistenza agli anziani e ai pazienti neoplastici. Per la terapia farmacologica si passa dall’interesse puramente descrittivoepidemiologico delle prescrizioni all’analisi dell’impatto di alcune normative (es. le note limitative) a problemi relativi al contenimento dei costi prescrittivi e all’analisi dell’impatto di linee-guida di terapia. I temi preventivi riguardano infine soprattutto il campo oncologico e cardiovascolare; • per quanto riguarda i metodi di ricerca (tabella VI), mentre nei lavori italiani prevalgono nettamente studi descrittivo-quantitativi, dall’analisi della letteratura straniera, che ha una storia ben più lunga della nostra, emergono più chiaramente alcuni tratti specifici che vanno sottolineati. Innanzitutto il grande interesse per le metodologie di ricerca qualitativa11-14, mutuate dalle scienze sociali, che ben si adattano alla comprensione dei fenomeni di un campo definito a cavallo fra “scienze della natura e scienze umane”15. In secondo luogo la discreta presenza di studi di coorte, facilitati dalla continuità dell’assistenza nel tempo caratteristica della MG; infine, almeno finora, la scarsissima pubblicazione, in Italia e all’estero, di trial clinici16,17. Quest’ultimo fatto può avere diverse spiegazioni: ad esempio che i trial clinici compaiono più spesso su riviste specializzate che non di MG (solo il 23% dei trial è stato pubblicato su queste ultime tra il 1987 e il 199118); oppure la difficoltà a reclutare MMG disponibili19, la complessità a gestire il protocollo nei confronti dei propri pazienti20, o più in generale le difficoltà metodologiche e organizzative necessarie per realizzare una sperimentazione clinica controllata. Si può dunque dire che la MG sembra più interessata, in Italia e all’estero, alla descrizione, alla valutazione e agli aspetti qualitativi che non alla produzione di conoscenza originale (se con questo si intende la realizzazione di trial clinici). Ma, questo più e prima che un problema tecnico-organizzativo, è più probabilmente espressione di bisogni ed esigenze conoscitive diverse: come AIFA - Ministero della Salute ANNO XI N. 5-6 227 Tabella IV – Gli autori delle ricerche in medicina generale pubblicate su riviste italiane e straniere. Riviste italiane (1983-2000): The Practitioner Ed. Italiana, Ricerca & Pratica, Riviste SIMG, M.D. Medicinae Doctor • medici di medicina generale unici autori • medici di medicina generale co-autori • altri autori non medici di medicina generale Riviste straniere (7/1993-6/1994): British Medical Journal, British Journal of General Practice, Family Practice • • • • medici di medicina generale unici autori medici di medicina generale coautori altri autori non medici di medicina generale struttura universitaria di medicina generale Numero ricerche % 176 98 45 55,2 30,7 14,1 Numero ricerche % 16 25 43 84 9,5 14,9 25,6 50,0 Tabella V – Gli argomenti delle ricerche in medicina generale pubblicate su riviste italiane e straniere. Riviste italiane (1983-2000): The Practitioner Ed. Italiana, Ricerca & Pratica, Riviste SIMG, M.D. Medicinae Doctor • • • • clinica organizzazione terapia prevenzione Riviste straniere (7/1993-6/1994): British Medical Journal, British Journal of General Practice, Family Practice • • • • clinica organizzazione terapia prevenzione Numero ricerche % 116 112 57 34 36,4 35,1 17,9 10,6 Numero ricerche % 63 71 15 19 37,5 42,3 8,9 11,3 Tabella VI – I metodi utilizzati nelle ricerche in medicina generale pubblicate su riviste italiane e straniere. Riviste italiane (1983-2000): The Practitioner Ed. Italiana, Ricerca & Pratica, Riviste SIMG, M.D. Medicinae Doctor • • • • • studi qualitativi trial clinici studi di coorte inchieste altri studi quantitativi Riviste straniere (1991/1996): British Medical Journal, British Journal of General Practice, Family Practice • • • • • studi qualitativi trial clinici studi di coorte inchieste altri studi quantitativi AIFA - Ministero della Salute Numero ricerche % 3 7 18 55 236 0,9 2,2 5,7 17,2 74,0 Numero ricerche % 315 67 186 213 261 30,2 6,4 17,9 20,4 25,1 2004 DOSSIER bollettino d’informazione sui farmaci 228 DOSSIER Studi collaborativi europei26-28 Da diversi anni la MG italiana è rappresentata e ha contatti regolari con diversi organismi internazionali, fra cui la WONCA (World Organization of National Colleges, Academies and Academic Associations of General Practitioners/Family Physicians), l’European Society of General Practice/Family Medicine – WONCA Region Europe, l’EGPRW (The European General Practice Research Workshop) e altri. Frutto di tali collaborazioni sono stati tra l’altro alcuni progetti di ricerca a carattere internazionale, cui l’Italia ha partecipato, con lo scopo di confrontare le caratteristiche organizzative e operative dell’assistenza primaria nei vari paesi. Tra i temi affrontati in questi lavori vi sono le caratteristiche dell’invio a consulenza specialistica26, della prescrizione di esami di laboratorio27 e le caratteristiche professionali della MG nei paesi europei. Al di là dell’importanza di partecipare a reti collaborative internazionali, tali ricerche esprimono in modo chiaro la variabilità di comportamento caratteristica della MG, e che può essere solo in parte spiegata da fattori culturali, organizzativi e attitudinali dei medici. suggerito da un editoriale del British Journal of General Practice21: “Porre l’enfasi sul paradigma biomedico e sui trial è un approccio riduzionistico, che non rende giustizia alla filosofia della MG”; o ancora gli autori di un’altra ricerca22: “Noi crediamo che per la MG le più importanti prove possano essere trovate nello sviluppo di metodologie alternative e complementari agli studi clinici controllati”. Alcuni percorsi modello Di seguito sono riportate in sintesi alcune esperienze di ricerca condotte dalla MG italiana, scegliendo fra quelle più significative sia per contenuti sia per metodi. Studio osservazionale di coorte sull’ipertensione arteriosa nell’anziano (studio SPAA)23-25 Caratteristica del lavoro è di essere stato il primo grande studio collaborativo svolto dalla MG italiana. Infatti, coordinati dall’Istituto Mario Negri di Milano, 444 medici di quasi tutte le regioni d’Italia hanno reclutato e seguito, per 12 mesi circa, 4000 soggetti ultrasessantacinquenni, con lo scopo di descrivere l’epidemiologia e la qualità del trattamento dell’ipertensione arteriosa nell’anziano, argomento allora ancora controverso in letteratura. Oltre alla notevole mole di informazioni che lo studio ha fornito sull’argomento24,25, sono interessanti i dati di fattibilità emersi22: il 97,7% dei partecipanti ha effettuato un reclutamento corretto dei pazienti; l’87% dei medici partecipanti ha completato lo studio; la qualità di compilazione delle schede è stata molto elevata (quasi il 90% senza alcun errore a fine studio); l’1,5% dei pazienti ammissibili ha rifiutato di partecipare alla ricerca, e solo il 4% ha interrotto precocemente lo studio (di questi il 60% per rifiuto a proseguirlo e il resto per trasferimento ad altro medico). Forse di ancor più grande interesse, per le implicazioni specifiche per la logica di ricerca della MG, sono i risultati ottenuti, e pubblicati, relativi al lungo follow-up (più di 10 anni): l’originalità dei contributi conoscitivi della MG, semplicemente attraverso il “normale” monitoraggio delle attività assistenziali, viene infatti ampliata alle possibilità di produrre una epidemiologia che descrive (e non solo “proietta” o “immagina”) ciò che di fatto succede sul lungo periodo. Una survey sull’uso delle benzodiazepine nella popolazione generale italiana (studio SIEB)29,30 Si tratta di una ricerca condotta in collaborazione fra CSeRMEG (Centro Studi e Ricerche in Medicina Generale) e CIRFEP (Centro Interuniversitario di Ricerca in Farmacoepidemiologia) del Dipartimento di Farmacologia dell’Università di Bologna, con lo scopo di studiare il consumo di benzodiazepine nella popolazione generale italiana, i fattori di rischio per il loro uso, gli eventuali disturbi attribuibili all’assunzione o a fenomeni di tolleranza e il rischio di dipendenza. Ad esso hanno partecipato 62 MMG volontari che hanno reclutato 3100 soggetti, selezionati in modo randomizzato. Uno dei risultati più significativi dello studio, condotto su un campione di ampie dimensioni rappresentativo della popolazione generale italiana, è stata l’alta percentuale di risposta al questionario somministrato ai pazienti (circa il 90%). E questo dimostra, come anche in esperienze condotte su altri argomenti, l’elevata affidabilità di un sistema di approccio alla popolazione generale che veda il medico di base coinvolto in una delle fasi più delicate di uno studio epidemiologico. AIFA - Ministero della Salute ANNO XI N. 5-6 Uno studio sulla popolazione femminile in età postmenopausale31-33 È il prototipo dello studio di un problema molto discusso ma orfano di conoscenze epidemiologiche, perlomeno per quanto riguarda la popolazione “reale” che afferisce all’ambulatorio del MMG. Allo stesso modo, questo studio si caratterizza per l’analisi complessiva del problema, che va dalla prescrizione farmacologica ai fattori di rischio per osteoporosi e per cadute; dagli interventi diagnostici alla profilassi e alla terapia dell’osteoporosi e delle sue conseguenze; dall’analisi delle condizioni assistenziali alla percezione di salute dei soggetti coinvolti e alle attitudini del medico nell’affrontare il problema. La ricerca dimostra in sostanza la praticabilità di uno strumento epidemiologico integrato nel quale confluiscono informazioni che appartengono all’epidemiologia classica dei fattori di rischio ma anche altre, di pari rilevanza conoscitiva, che fotografano i contesti reali di vita e di assistenza. Ad esso hanno partecipato su base volontaria 55 MMG che hanno reclutato 1512 donne di età superiore ai 54 anni. 229 2004 • descrivere le attitudini, le opinioni, le conoscenze dei pazienti e dei medici riguardo la malattia diabetica e il rapporto tra medico e paziente; • identificare sottogruppi di pazienti con profili di rischio diversi e che, in base alle loro caratteristiche, presentano una probabilità più alta di beneficiare di un’assistenza basata principalmente sulla MG, sui servizi di diabetologia o su una gestione condivisa; • approfondire il rapporto esistente fra qualità e risultati della cura da una parte e consumo di risorse dall’altra. Da tutto ciò è evidente l’interesse specifico per tale ricerca da parte del MMG, dal momento che gli aspetti clinici ed extraclinici considerati fanno parte del suo lavoro quotidiano; così come viene sottolineata l’importanza negli esiti delle variabili soggettive e qualitative, oltre a quelle cliniche. Sul piano metodologico lo studio rappresenta un tipico esempio di outcome research, cioè di valutazione complessiva degli esiti assistenziali (non solo clinici, ma anche sociali, economici, psicologici o altro) di una patologia cronica. Infatti, a causa della grande complessità e molteplicità dei fattori che determinano gli esiti nel paziente diabetico, sarebbe stato molto difficile progettare un trial clinico randomizzato. L’alternativa, realizzata nel QuED, consiste nello sfruttare la variabilità della pratica clinica per valutare se e in che misura le differenze negli stili assistenziali determinano un diverso esito nei pazienti (a patto ovviamente di considerare tutti i possibili fattori confondenti che potrebbero determinare una non comparabilità delle popolazioni messe a confronto). La ricerca di outcome è dunque una delle prospettive più interessanti e produttive per la MG, che si trova nella naturale posizione di descrivere cosa succede ai pazienti reali, costruendo una sorta di epidemiologia della trasferibilità dei risultati della ricerca nella pratica. Outcome research su una patologia cronica, il diabete mellito, al confine fra MG e specialistica34,35 QuED (Qualità dell’assistenza ed Esito nei pazienti con Diabete di Tipo 2) è uno studio prospettico di durata triennale (ancora non terminato) sul diabete mellito di tipo 2, organizzato dal gruppo SID-AMD (Società Italiana di Diabetologia - Associazione Medici Diabetologi), dal CSeRMEG e dal Consorzio Mario Negri Sud, a cui stanno partecipando 284 diabetologi e 107 MMG, distribuiti gli uni e gli altri su tutto il territorio nazionale, che hanno arruolato circa 3600 pazienti. Si tratta dunque di uno studio originale perché coinvolge contemporaneamente sia i MMG sia gli specialisti che seguono i pazienti diabetici, non tanto per confrontare le diverse modalità assistenziali, ma per identificare quale sia la migliore strategia gestionale della malattia. Infatti lo studio si propone di: Un grande trial clinico sulla prevenzione cardiovascolare: lo studio PPP36,37 Si tratta del primo grande trial clinico della MG italiana, coordinato dall’Istituto Mario Negri di Milano e dal CSeRMEG, a cui hanno partecipato 315 medici di tutte le regioni italiane (esclusa la sola Val d’Aosta) e 4495 pazienti. Si è trattato di uno studio multicentrico controllato, con randomizzazione centrale, condotto in aperto, con un follow-up medio di 3,6 anni; l’obiettivo era quello di valutare il ruolo indipendente o cumu- • tracciare un profilo epidemiologico dello stato generale di salute e della qualità di vita di diabetici di tipo 2; • descrivere i profili di cura e valutarne l’impatto su indicatori sia soggettivi (stato funzionale, qualità della vita, soddisfazione), sia oggettivi (controllo metabolico, controllo dei fattori di rischio cardiovascolare, sviluppo e progressione delle complicanze); AIFA - Ministero della Salute DOSSIER bollettino d’informazione sui farmaci 230 DOSSIER Lo studio italiano Rischio & Prevenzione (R&P)39 Avviato all’inizio del 2004, R&P è uno studio sperimentale (pianificato anche attraverso un originale studio di fattibilità sulla percezione e l’interpretazione del rischio in MG)40 sull’ottimizzazione della prevenzione cardiovascolare nei pazienti ad alto rischio, condotto da un gruppo collaborativo che si può considerare modello: con il coordinamento metodologico dell’Istituto di Ricerche Farmacologiche “Mario Negri” e del Consorzio Mario Negri Sud, sono CSeRMEG (Centro studi e ricerca in MG), FIMMG (Federazione italiana medici di medicina generale), CoS (Consorzio Sanità), Ass.Cu.M.I (Associazione culturale medica interdisciplinare), AMISI (Associazione per la Medicina Integrativa e la Sanità Integrata) le sigle mediche che si sono accordate per garantire sia una rappresentatività nazionale sia una efficienza operativa. Nell’arco dei 5 anni in cui si svilupperà, R&P si propone di far coincidere: 1) un obiettivo epidemiologico e di ottimizzazione assistenziale, poiché la grande coorte di soggetti arruolati nello studio (ne sono previsti almeno 12.000) permetterà di valutare i risultati di una strategia preventiva; 2) un obiettivo formalmente sperimentale, poiché è uno studio clinico controllato randomizzato e in doppio cieco, che valuterà l’efficacia di un trattamento per 5 anni con acidi grassi poliinsaturi (n-3 PUFA) nel ridurre l’incidenza di eventi cardiovascolari, fatali e non, in una popolazione ad alto rischio. I pazienti considerati a elevato rischio cardiovascolare, e quindi coinvolti nel trial, sono i portatori di: lativo dell’aspirina a basse dosi (100 mg/die) e della vitamina E (300 mg/die) nella prevenzione di eventi cardiovascolari in soggetti con almeno un fattore di rischio (ipertensione arteriosa, ipercolesterolemia, diabete, obesità, familiarità per infarto miocardico, età > 64 anni). L’originalità dello studio, che ha documentato e quantificato l’efficacia dell’aspirina in prevenzione primaria e l’inefficacia della vitamina E, sta in alcune caratteristiche rese possibili dal fatto di essere svolto in MG. Sul piano clinico lo studio ha incluso anche donne (il 58% del campione complessivo) e pazienti con una vasta gamma di fattori di rischio cardiovascolare, offrendo al medico pratico una immediata trasferibilità dei risultati ai pazienti che segue quotidianamente. I risultati complessivi vanno oltre quelli del trial vero e proprio: infatti lo studio ha offerto anche l’occasione per seguire nel tempo, in condizioni controllate di assistenza, una popolazione molto ampia di soggetti a rischio cardiovascolare. In altri termini, si è trattato di un trial condotto in un contesto epidemiologico, in cui la sperimentazione dei farmaci in studio era considerata solo una delle variabili assistenziali da valutare e confrontare. Infine, il risultato forse più consistente del PPP è rappresentato dal fatto di aver dimostrato, per la prima volta in Italia, la reale fattibilità di un grande trial in MG. Alcuni indicatori di tale fattibilità sono, ad esempio, i seguenti: • si sono persi al follow-up solo 33 pazienti (0,7%), mentre esso è stato completo per il 99,3% della popolazione arruolata; • la completezza delle schede è stata assolutamente paragonabile a quella dei maggiori studi internazionali condotti in questo settore, e l’eventuale incompletezza ha riguardato solo dati di tipo descrittivo-epidemiologico, e non quelli sostanziali ai fini del trial; • tramite un questionario distribuito ai partecipanti a fine studio38, si rivela che nel 79% dei casi i pazienti hanno partecipato allo studio perché l’ha proposto il proprio medico; nell’88% dei casi, questi affermano di non aver avuto problemi particolari nella partecipazione; l’86% rifarebbe l’esperienza, mentre l’82% la consiglierebbe a un proprio familiare; infine il 72% è favorevole al coinvolgimento del MMG in progetti di ricerca. • fattori di rischio multipli (ipertensione, ipercolesterolemia, diabete, fumo, storia familiare di infarto miocardico, obesità, sesso e età maschile avanzata) tali da comportare un’alta probabilità di sviluppare eventi cardio-cerebrovascolari nei successivi 10 anni; • pregressi eventi cardio-cerebrovascolari o manifestazioni cliniche di patologia aterosclerotica (ictus cerebrale, TIA, arteriopatia periferica, precedenti interventi di rivascolarizzazione arteriosa, angina pectoris). Lo studio è iniziato nel febbraio 2004 e nel primo anno sono stati randomizzati 4800 pazienti da una rete di oltre 600 MMG. AIFA - Ministero della Salute ANNO XI N. 5-6 OpC – Osservare per Conoscere Lo studio viene citato, oltre che per l’interesse scientifico, come modello di collaborazione tra livelli istituzionali (Regione, ASL) e MMG, con una partecipazione metodologica di università e istituti di ricerca. Nel 1999, in occasione dell’anno internazionale dell’anziano, tutti i 3456 MMG della Regione Veneto sono stati invitati a partecipare allo studio Osservare per Conoscere (OpC); questo prevedeva una valutazione multidimensionale di un campione randomizzato pari al 25% della popolazione ultrasettantacinquenne, attraverso un questionario che esplorava: area sanitaria (66 variabili), stato funzionale e livello di disabilità (9 variabili), area socio-demografica (30 variabili). Il tasso di risposta dei MMG è stato del 79,7%, con una partecipazione superiore per i medici di sesso femminile rispetto a quelli di sesso maschile (83,3% vs 78,3%, p=0,003). Delle 74.540 schede pervenute, ben il 97,3% è stato giudicato valido con un livello di completezza per le complessive 105 variabili esplorate, maggiore del 75%. Ciò ha permesso la disponibilità di un database assolutamente unico per qualità e quantità di informazioni originali. Al di là delle analisi descrittive di prevalenza, il database ha permesso approfondimenti relativi alle correlazioni tra le diverse dimensioni di contesto e le morbilità, pre-definite collegialmente da 5 gruppi di lavoro dei MMG. A partire dalla ULSS 4 “Alto Vicentino” (che ha garantito il coordinamento di tutto lo studio) si è proceduto, in collaborazione con il consorzio Mario Negri Sud, ad attivare un linkage prospettico con i database amministrativi, che ha portato alla costruzione di una coorte di 12.000 ultrasettantacinquenni (N.B. Molti dei risultati già presentati e discussi in seminari con i MMG sono in fase di pubblicazione). 231 2004 l’osservazione di un campione di popolazione il più rappresentativo possibile della realtà nazionale; • un database in cui si raccolgono i dati, rigorosamente anonimizzati e criptati alla fonte, che i medici della rete nazionale trasmettono periodicamente. Gli obiettivi perseguibili attraverso gli studi che possono essere svolti grazie ad Health Search sono41: • clinico-assistenziali (es. gli studi sul trattamento di soggetti con ipertensione, ipercolesterolemia, ecc.), in quanto consentono l’analisi del processo di cura anche in riferimento agli esiti in termini di stato di salute; • diagnostici: validità di diversi percorsi in rapporto all’efficacia e ai relativi costi; • prognostici: studio dell’evoluzione delle malattie nell’ambito della MG in rapporto all’intero processo di cura; • epidemiologico-descrittivi: incidenza, prevalenza e distribuzione delle patologie per variabili esplicative, compreso il profilo di rischio dei pazienti; • epidemiologico-analitici: quali gli studi casocontrollo; • farmacoepidemiologici: rilevanti soprattutto per le dimensioni della popolazione osservata che consente di individuare anche eventi relativamente rari. Le attività di Health Search si sono concentrate soprattutto su studi descrittivi-osservazionali42-48 e su studi randomizzati sull’utilizzo di soluzioni informatiche di supporto alla decisione (reminders)49. Alcuni scenari futuri I percorsi segnalati fino a questo punto sono esemplificativi delle diverse strade battute in questi anni dalla ricerca in MG in Italia; ma già da ora è possibile intuire lo sviluppo di alcune strategie già abbozzate, oppure la nascita di nuove opportunità. Fra le cose che avranno certamente un interessante sviluppo futuro vi è l’utilizzo a fini di ricerca dei dati contenuti negli archivi informatizzati sempre più diffusi in MG: si tratta della logica di costruzione di database clinici, di cui esistono già alcune esperienze50,51, e in cui la sfida è quella di sfruttarne in modo intelligente le potenzialità di produttori di conoscenza epidemiologica e clinica52,53. Infatti essi rappresentano il Il modello di ricerca Health Search Nel 1998 la Società Italiana di Medicina Generale (SIMG) ha dato vita al proprio Istituto di ricerca, Health Search. Le attività di Health Search sono incentrate su: • una scuola, presso la quale vengono formati gli aspiranti ricercatori che intendono aderire, su base volontaria, alle attività dell’Istituto; • una rete di MMG formati, diffusa su tutto il territorio nazionale, distribuita in rapporto proporzionale alla popolazione residente per ogni regione italiana in modo da consentire AIFA - Ministero della Salute DOSSIER bollettino d’informazione sui farmaci 232 DOSSIER minimo comune denominatore di popolazioni e di problemi e il punto di partenza e di riferimento per progetti ad hoc, a patto ovviamente di uniformare la metodologia di raccolta dei dati e di organizzazione delle informazioni. Le potenzialità di tale approccio sono sintetizzate in tabella VII. Un altro scenario interessante è poi quello offerto dalla riapertura alla MG della sperimentazione di fase III e IV sui farmaci, in cui si è riconosciuta l’importanza di studiare nel contesto in cui verranno prevalentemente utilizzati i farmaci per casi affrontati normalmente dal MMG. Il problema della MG sarà quello di non limitarsi ad essere strumento necessario per la sperimentazione, ma di riuscire anche a proporre in modo attivo ricerche originali su problemi rilevanti. Un’altra necessità, sia dal punto di vista assistenziale sia di ricerca, è quella della integrazione fra servizi, sia sul territorio che fra cure primarie e assistenza specialistica, per sperimentare le tante dichiarazioni o speranze di continuità di cura e di presa in carico di storie assistenziali. Infatti non mancano in letteratura descrizioni, dal punto di osservazione della MG, delle caratteristiche e problemi del suo rapporto con l’assistenza specialistica26,54,55; ciò che è auspicabile è la reale condivisione di progetti di ricerca che siano in grado di documentare storie di presa in carico collaborativa di problemi dei pazienti e testare l’efficacia di interventi gestionali condivisi. Tabella VII – Confronto fra tradizionale paradigma di ricerca e database clinico. Tradizionale paradigma di ricerca Database clinico di alta qualità • studi con dati ad hoc • dati provenienti dalla pratica quotidiana • piccoli campioni di soggetti • ampi campioni di soggetti • campioni selezionati (criteri d’inclusione) • campioni non selezionati (tutti i casi consecutivi) • indagini su pochi interventi/problemi • ampie possibilità di indagini (anche condizioni rare) • i risultati vengono prodotti lentamente • i risultati vengono prodotti rapidamente • bassa generalizzabilità dei risultati • alta generalizzabilità dei risultati • i partecipanti non sono protagonisti • il clinico diventa protagonista • costi elevati • bassi costi Ringraziamenti: O. Brignoli, V. Caimi, R. Cuscito, C. Roncaglioni, I. Pangrazzi, M. Tombesi, G. Visentin. 9. Caimi V, Parma E. Newsletter. Ricerca & Pratica 1995; 61: 18-32. 10. Thomas T, Fahey T, Somerset M. The content and methodology of research papers published in three United Kingdom primary care journals. Br J Gen Pract 1998; 48: 1229-32. 11. Britten N, Jones R, Murphy E, Stacy R. Qualitative research methods in general practice and primary care. Fam Pract 1995; 12: 104-14. 12. Caimi V, Parma E. Ricerca qualitativa: un’analisi della letteratura per la medicina generale. Ricerca & Pratica 1996; 69: 100-12. 13. Hoddinott P, Pill R. A review of recently published qualitative research in general practice. More methodological questions than answers? Fam Pract 1997; 14: 313-9. 14. Greenhalgh T. Qualitative research. Br J Gen Pract 1998; 48: 1626-7. 15. Parma E. La medicina generale: un ponte tra la medicina come scienza della natura e come scienza umana. In: Bertolini G, ed. Diventare medici. Milano: Guerini Studio, 1994: 147-63. Bibliografia 1. Olsen F. A framework for clinical general practice and for research and teaching in the discipline. Fam Pract 2003; 20: 318-23. 2. Mant D, Del Mar C, Glasziou P, et al. The state of primary care research. Lancet 2004; 364: 1004-6. 3. Is primary-care research a lost cause? Lancet 2003; 361: 977. 4. De Maeseneer J, Van Driel M, Green L, Van Weel C. The need for research in primary care. Lancet 2003; 362: 1314-9. 5. Stiassi R, Taroni F, eds. Indagine AMeBEV; la valutazione della qualità dell’assistenza in medicina generale. Come (Periodico del Dipartimento sicurezza sociale Regione Emilia-Romagna) 1988.4. 6. Parma E, Caimi V, Tognoni G. Ricercamedicinagenerale: una scuola di ricerca in medicina generale. Ricerca & Pratica 1995; 63: 115-23. 7. Maso G, Marchetto S. La ricerca in medicina di famiglia. Milano: Passoni Editore, 1995. 8. Tognoni G, Caimi V, Marchioli R. La ricerca in medicina generale. Milano: Utet Periodici Scientifici, 2000. AIFA - Ministero della Salute ANNO XI N. 5-6 16. Jones R. Published research in primary care: original papers in the US and Uk, 1996. Fam Pract 1998; 15: 291-5. 17. Silagy C, Jewell D. Review of 39 years of randomized controlled trials in the British Journal of General Practice. Br J Gen Pract 1994; 44: 359-63. 18. Silagy CA. Developing a register of randomised controlled trials in primary care. BMJ 1993; 306: 897-900. 19. Foy R, Parry J, McAvoy B. Clinical trials in primary care. BMJ 1998; 317: 1168-9. 20. Tognoni G, Avanzini F, Bettelli G, et al. Randomised clinical trials in general practice: lessons from a failure. BMJ 1991; 303: 969-71. 21. Jacobson LD, Edwards AGK, Granier SK, Butler CC. Evidence-based medicine and general practice. Br J Gen Pract 1997; 47: 449-52. 22. Gill P, Dowell AC, Neal RD, Smith N, Heywood P, Wilson AE. Evidence based general practice: a retrospective study of interventions in one training practice. BMJ 1996; 312: 819-21. 23. Villella M, Devoto MA, Avanzini F, et al. Antihypertensive treatment of the elderly in general practice. J Hum Hyper 1989; 3: 221-6. 24. Alli C, Avanzini F, Bettelli G, et al. The long-term prognostic significance of repeated blood pressure measurement in the elderly. Arch Intern Med 1999; 159: 1205-12. 25. Gruppo di studio sulla pressione arteriosa nell’anziano. Feasibility of a large prospective study in general practice: an Italian experience. BMJ 1987; 294: 157-60. 26. European General Practice Research Workshop. The European Study of Referrals from Primary to Secondary Care. Occasional Paper 56. Royal College of General Practitioners, 1992. 27. Leurquin P, Van Casteren V, De Maeseneer J, Eurosentinel Study Group. Use of blood tests in general practice: a collaborative study in eight European countries. Br J Gen Pract 1995; 45: 21-5. 28. Boerma WGW, Van der Zee J, Fleming DM. Service profiles of general practitioners in Europe. Br J Gen Pract 1997; 47: 481-6. 29. Magrini N, Vaccheri A, Occhionero M, et al. Uso delle benzodiazepine nella popolazione generale italiana. Le Basi Razionali della Terapia 1995; 1-4: 18-25. 30. Magrini N, Vaccheri A, Parma E, et al. Use of benzodiazepines in the Italian general population: prevalence, pattern of use and risk factors for use. Eur J Clin Pharmacol 1996; 50: 19-25. 31. Tognoni G, Terzian E, Gruppo per l’Epidemiologia Clinica dell’Osteoporosi. Epidemiologia dell’uso dei farmaci nella popolazione femminile in età post-menopausale. Ricerca & Pratica 1994; 57: 66-78. 32. Tognoni G, Terzian E, Gruppo per l’Epidemiologia Clinica dell’Osteoporosi (ECO). Epidemiologia dei fattori di rischio per osteoporosi e per cadute nella popolazione femminile in età peri- e post-menopausale. Ricerca & Pratica 1995; 62: 52-63. 33. Tognoni G, Terzian E, Gruppo per l’Epidemiologia Clinica dell’Osteoporosi (ECO). Epidemiologia degli interventi diagnostici, profilattici e tearpeutici per osteoporosi e per fratture da osteoporosi nella popolazione femminile in età peri- e post-menopausale. Ricerca & Pratica 1995; 65: 183-92. 34. The QuED Study Group – Quality of Care and Outcomes in Type 2 Diabetes. Attitudes of Italian physicians towards intensive metabolic control in type 2 diabetes. Diab Nutr Metab 2000; 13: 149-58. 233 2004 35. The QuED Study Group – Quality of care and outcomes in type 2 diabetes. The Relationship Between Physicians’ SelfReported Target Fasting Blood Glucose Levels and Metabolic Control in Type 2 Diabetes. Diabetes Care 2001; 24: 423-9. 36. Collaborative Group of the Primary Prevention Project. Epidemiological feasibility of cardiovascular primary prevention in general practice: a trial of vitamin E and aspirin. J Cardiovasc Risk 1995; 2: 137-42. 37. Collaborative Group of the Primary Prevention Project (PPP). Low-dose aspirin and vitamin E in people at cardiovascular risk: a randomised trial in general practice. Lancet 2001; 357: 89-95. 38. Caimi V. Il punto di vista di chi ha partecipato. Ricerca & Pratica 2001; 97: 33-40. 39. www.rischioeprevenzione.it 40. Roncaglioni MC, Avanzini F, Roccatagliata D, et al. How general practitioners perceive and grade the cardiovascular risk of their patients. Eur J Cardiovasc Prev Rehabil 2004; 11: 236-8. 41. Fabiani L, Scatigna M, Panopoulou K, et al. Health Search: istituto di ricerca della società italiana di medicina generale; la realizzazione di un database per la ricerca in medicina generale. Epidemiol & Prev 2004; 28: 156-62 42. D’Ambrosio G, Samani F, Cancian M, De Mola C. Practice of opportunistic prostate-specific antigen screening in Italy: data from the Health Search database. Eur J Cancer Prev 2004; 13: 383-6. 43. Filippi A, Sessa E, Trifirò G, et al. Oral anticoagulant therapy in Italy: prescribing prevalence and clinical reasons. Pharmacol Res 2004; 60: 601-3. 44. Filippi A, Gensini G, Bignamini AA, Sabatini A, Mazzaglia G, Cricelli C. Management of patients with suspected angina, but without known myocardial infarction: a cross-sectional survey. Br J Gen Pract 2004; 54: 429-33. 45. Filippi A, Buda S, Brignoli O, Cricelli C, Degli Esposti E. Global cardiovascular risk evaluation in italy: a cross sectional survey in general practice. It Heart J 2004; 5: 223-7. 46. Fabiani L, Giovannoni S, Casanica M, et al. Applicabilità di linee guida e formazione: un percorso diagnostico per il mal di schiena. Rec Prog Med 2004; 95. 47. Mazzaglia G, Caputi AP, Rossi A, et al. Exploring patientand doctor-related variables associated with antibiotic prescribing for respiratory infections in primary care. Eur J Clin Pharmacol 2003; 59: 651-7. 48. Filippi A, Bignamini AA, Sessa E, Samani F, Mazzaglia G. Secondary prevention of stroke in Italy: a cross-sectional survey in family practice. Stroke 2003; 34: 1010-4. 49. Filippi A, Sabatini A, Badioli L, et al. Effects of an automated electronic reminder in changing the antiplatelet drug-prescribing behavior among Italian general practitioners in diabetic patients: an intervention trial. Diabetes Care 2003; 26: 1497-500. 50. Bosisio M, Riva MG, Caimi V, Parma E. Database per una popolazione di diabetici. Ricerca & Pratica 1999; 85: 48-53. 51. Niccolai C, Nardi R, Samani F, Ventriglia G. Health search: chi sono i ricercatori? SIMG 2001; 1: 15-6. 52. Black N. Developing high quality clinical databases. BMJ 1997; 315: 381-2. 53. Proctor S. Is this the end of research as we know it? BMJ 1997; 315: 388. 54. Caimi V, Parma E, Bosisio M, et al. La visita specialistica in medicina generale: una valutazione di qualità. Ricerca & Pratica 1995; 64: 139-46. 55. Caimi V, Parma E, Bosisio M, et al. La visita specialistica in medicina generale: aspetti epidemiologici ed organizzativi. SIMG 1996; 6: 14-7. AIFA - Ministero della Salute DOSSIER bollettino d’informazione sui farmaci 234 bollettino d’informazione sui farmaci FARSI UN’IDEA Farmaci e anziani Ogni giorno prendo le pasticche per la pressione, prendo le gocce per dormire, la pillola del “buon umore” e mi imbottisco di vitamine... Eppure continuo ad invecchiare !!! Nei paesi industrializzati continua ad aumentare la quota della popolazione anziana; trend che è destinato, in futuro, a crescere. Entro i prossimi vent’anni, infatti, ci sarà un significativo aumento delle persone con più di 65 anni di età, di cui la maggior parte ultraottantenne. Secondo l’ISTAT nel 2050, in Italia, le persone anziane costituiranno il 34% del totale ossia sugli attuali 52 milioni di abitanti, gli anziani sarebbero ben oltre 18 milioni. L’invecchiamento espone ad una serie di malattie e complicazioni, anche di tipo cronico, facendo crescere di conseguenza i consumi sanitari e le spese mediche. I pazienti più anziani sono soggetti a ricevere un maggior numero o più frequentemente medicinali e perciò sono esposti ad un rischio più elevato di sviluppare reazioni avverse oltre che di incorrere in interazioni tra questi; il rischio di patologie multiple comporta poi una potenziale risposta alle terapie non sempre ottimale rispetto alle attese. Va inoltre considerata la mancanza di studi specifici a supporto dell’efficacia e della sicurezza dei farmaci nella popolazione anziana, specialmente nelle fasce di età superiori a 75-80 anni. L’uso del farmaco nell’anziano va discusso non solo per un suo potenziale uso inappropriato da parte del paziente o prescrittore, quanto piuttosto per mancanza di un monitoraggio attento delle indicazioni nel tempo (compliance), della documentazione a disposizione del paziente per capire bene le indicazioni d’uso (foglietti illustrativi, strumenti educativi, ecc.), follow-up degli esiti (reazioni avverse, efficienza delle terapie, ecc.). Per approfondire: • Anonimo. Article en une. Europe et medicament: ce qui change avec la nouvelle législation. La Revue Prescrire, 1 luglio 2004. • Drugs for the elderly. Second edition. WHO Regional Publications, European Series N 71;1997. www.euro.who.int/ageing/Lifestyles/20020412_1 • Jackson SHD, Mangoni AA, Batty GM. Optimization of drug prescribing. Br J Clin Pharm 2004; 57: 231. • Rashmi RS. Drug development and use in the elderly: search for the right dose and dosing regimen. Br J Clin Pharm 2004; 58: 45269. • www.stpt.usf.edu/~jsokolov/journals.htm • www.cdc.gov/aging/publications.htm AIFA - Ministero della Salute bollettino d’informazione sui farmaci 235 STRUMENTI DEL MESTIERE Il BIF inaugura in questo numero una nuova rubrica dedicata alla comunicazione in ambito medicoscientifico. È una sezione pratica che vuole offrire al lettore una serie di consigli e di strumenti utili, ad esempio, per redigere un articolo scientifico o realizzare una presentazione in power point. Questa prima parte tratta la scrittura destinata ad una rivista: l’articolo scientifico. Scrivere per una rivista: l’articolo scientifico ➤ LA STRUTTURA: PENSARE E ORGANIZZARE IL TESTO Il primo passo da compiere sarà quello di raccogliere e selezionare tutto il materiale di supporto; farà parte di questa fase un attento studio della letteratura, allo scopo di evidenziare i testi e/o l’iconografia a cui è opportuno fare riferimento per sostenere e avallare le proprie argomentazioni. Una volta raccolta la documentazione, si sarà virtualmente pronti a procedere alla stesura del testo. Un consiglio pratico è quello di dedicarsi innanzitutto alla struttura del lavoro. Sia esso un articolo originale o una monografia, un volume di consultazione rapida o un ampio capitolo da inserire in un manuale per studenti, il punto di partenza più corretto rimane sempre quello di costruirgli una solida ossatura. Il processo di produzione della scrittura in ambito scientifico comprende diversi livelli operativi in stretta interrelazione tra loro. Ogni fase – a partire dalla raccolta dei dati e dalla pianificazione, alla stesura e alla revisione, fino ad arrivare alla proposta del manoscritto a un editore – è strettamente legata alle altre in un movimento di continua circolarità e imperniata attorno a precisi aspetti “formali”, fondamentali per una corretta trasmissione dei contenuti. I dati scientifici e la forma sono infatti gli elementi indispensabili e inscindibili su cui basare l’organizzazione di qualsiasi scritto di medicina, si tratti di un articolo, di una monografia o di un testo per il Web. Da qui la scelta di partire dall’analisi di alcuni elementi essenziali e di carattere generale, per poi focalizzare l’attenzione su alcune specifiche forme di comunicazione biomedica e sulle loro caratteristiche. È forse anche utile ricordare che, essendo le conoscenze scientifiche per loro natura sottoposte a continuo aggiornamento, il medico che scrive si trova ad avere come interlocutore un pubblico costantemente bombardato dall’informazione specialistica. È per questo buona norma che le comunicazioni si basino sempre su un’approfondita e diretta conoscenza della materia, ma anche su un’attenta considerazione dei potenziali destinatari dell’informazione e su uno stile che agevoli al massimo la lettura e la comprensione. Il nucleo della trattazione sarà ovviamente costituito dalle “evidenze” (sintesi della letteratura, metanalisi, revisioni sistematiche, risultati di sperimentazioni cliniche, dati dell’osservazione, descrizioni di casi di particolare interesse...), attorno alle quali verrà articolata l’esposizione della propria tesi. A partire dal tema che avete scelto, cominciate ad articolare un indice provvisorio quanto più possibile dettagliato. Non dimenticate che i lettori si aspettano di seguire lo sviluppo della ricerca durante tutte le sue fasi e che è bene non dare nulla per scontato. L’organizzazione dell’indice nel suo insieme dovrà sempre tenere conto di quattro tappe logiche fondamentali: 1. definire il problema cui vi proponete di dare una risposta (un’ipotesi da verificare, un tema da analizzare criticamente, ecc.); 2. esaminare dettagliatamente l’argomento e le modalità che intendete seguire per affrontarlo; 3. esporre i vostri risultati e/o dimostrare la validità delle vostre argomentazioni mediante prove di supporto; 4. tirare le conclusioni. Se necessario, potete cominciare a delineare una traccia scrivendo uno accanto all’altro i punti fondamentali che intendete trattare. Sotto di essi, elencherete tutti gli elementi che ritenete necessario inserire in ciascuna delle sezioni che si sono venute a creare. A questo punto, basterà organizzare gerarchicamente AIFA - Ministero della Salute 236 STRUMENTI DEL MESTIERE tutte le voci, che in pratica corrispondono ai titoli dei futuri capitoli e/o paragrafi, per ottenere un primo abbozzo del vostro indice. Il passo successivo potrebbe essere quello di ampliare l’ossatura che avete costruito, trasformandola in un indice ragionato. Potreste cioè aggiungere accanto a ogni voce una sintetica descrizione dell’argomento e del modo in cui vi proponete di esaminarlo, magari già prevedendo l’utilizzazione del materiale iconografico. straniero, così da creare ibridi che non trovano riscontro in alcun vocabolario. È PREFERIBILE SCRIVERE... • SOTTOPORRE A SCREENING E NON SCREENARE • SOTTOPORRE A BIOPSIA E NON BIOPSIARE • EFFETTUARE UNA PROFILASSI E NON PROFILASSARE • REDIGERE UN REFERTO E NON REFERTARE • AGGIORNARE/OTTIMIZZARE E NON UPGRADARE/ UPDATARE Leggermente diverso è il caso di quei termini, nomi o aggettivi, di cui molti autori amano usare un’accezione “ibridata” laddove esiste una precisa ortografia italiana. NOTA BENE: la documentazione e la scaletta della struttura sono elementi importanti, necessari, ma non sufficienti. Sono preliminari a un augurabile momento successivo della scrittura: l’invenzione. Non stupisca l’uso di questo termine riferito a un contesto medicoscientifico; si pensi piuttosto a “inventare” nel senso etimologico di invenire che in latino significa “trovare”. Scrivere, infatti, non è trascrivere e anche la scrittura di taglio specialistico non deve temere le vie dell’invenzione, intesa soprattutto come riflessione personale sui risultati tecnici. ➤ STILE IN ITALIANO SI DICE... • DANNO TESSUTALE E NON TISSUTALE • GHIANDOLA E NON GLANDOLA Di fatto, il linguaggio medico già prevede numerosi termini mutuati dalle lingue straniere perché privi di un esatto corrispondente italiano; bisognerà dunque fare attenzione a distinguere tra termini universalmente accettati in medicina e termini di uso poco comune. Per questo, il primo consiglio è quello di avere sempre a portata di mano un buon vocabolario e un dizionario medico aggiornato, ai quali ricorrere senza esitazioni. Se ben consultati, questi due preziosi strumenti possono aprire nuove prospettive e offrire numerosi esempi pratici. E PAROLE Con la pratica, ogni autore acquisisce una propria tecnica di scrittura. Non per questo, tuttavia, deve trascurare alcune regole fondamentali che presiedono alla formulazione di testi organici e portatori di messaggi chiari e univoci. Se infatti la scrittura creativa può prevedere ambiguità di forma e di stile, quella di testi scientifici deve essere improntata alla massima linearità e semplicità. Dire che ognuno ha un suo stile caratteristico e poco flessibile è solo una mezza verità. In realtà, scrivere in modo chiaro, coerente ed elegante è in buona parte un problema di ordine tecnico. Lo stile personale non può che avvantaggiarsi di poche e semplici norme studiate appositamente per rendere quanto più possibile efficace la comunicazione e migliorare la qualità della vita dei medici lettori (e, perché no, dei redattori editoriali). Gli elementi della scrittura di cui più si abusa sono i mattoni costitutivi del linguaggio scritto e parlato: le parole. Siate perciò sempre certi dell’esatto significato delle parole che utilizzate, avendo il coraggio di mettervi in discussione e non prendendo per buone le cattive consuetudini della letteratura specialistica. Sempre più spesso, infatti, diverse parole vengono scritte in modo scorretto o usate impropriamente, ad esempio perché contaminate da un termine omologo ESSERE PRECISI. Chiarezza, precisione e accuratezza devono essere i criteri guida nella scrittura scientifica, esattamente come lo sono nel linguaggio letterario. Un testo biomedico si differenzia da un normale brano di prosa solo per i termini tecnici e per il frequente ricorso a figure e tabelle esemplificative. Per il resto è sottoposto alle medesime leggi che regolano la grammatica e la sintassi della lingua italiana (oltretutto in alcune discipline, quali ad esempio la psichiatria e la psicologia, la forma della narrazione acquista un singolare valore). ➤ SCRIVERE PER UNA RIVISTA Esistono diversi tipi di riviste mediche: dai più autorevoli periodici internazionali indicizzati su database alle qualificate testate nazionali; dalle riviste di pubblicazione secondaria ai rotocalchi d’informazione per il medico, quelli che in lingua inglese sono stati definiti throughaway journals, pronti per AIFA - Ministero della Salute bollettino d’informazione sui farmaci ANNO XI N. 5-6 il cassonetto dei rifiuti. I primi due tipi di periodici sono quelli di maggiore utilità per il medico e negli ultimi anni sono stati contraddistinti da una progressiva super-specializzazione. Sono solitamente articolati in una serie di classiche rubriche: articoli originali, rassegne, editoriali, lettere. Non va, ovviamente, dimenticato che i testi di argomento medico possono essere preparati secondo criteri “evidence-based” anche per quel che riguarda la forma. In questo caso le evidenze saranno le conoscenze più aggiornate in tema di linguistica e grafica che, se usate in modo appropriato, aggiungeranno senz’altro efficacia alla comunicazione. Vi sono alcuni elementi comuni a diverse tipologie di articoli che, per la loro rilevanza, sarà utile affrontare per primi: parliamo del titolo, dell’abstract e delle parole chiave. La loro posizione è tale da far pensare che siano i passaggi preliminari nella preparazione di un articolo. In realtà dovendo presentare in maniera fedele il contenuto e renderlo reperibile all’interno dei database bibliografici, non possono che costituire il momento finale della stesura di un lavoro scientifico e devono perciò essere definiti solo a lavoro concluso. 237 2004 Eppure, la redazione del riassunto è spesso trascurata dall’autore e il compito di preparare abstract e parole chiave non di rado ricade tra le incombenze del redattore editoriale. Come autori, per rispettarne la funzione informativa, avete il compito di comunicare con precisione e in uno spazio limitato i principali contenuti del lavoro. In questa parte più che in ogni altra si raccomanda di utilizzare frasi brevi e semplici, ciascuna riferita a un singolo argomento tra quanti considerati nel testo. È un buon esercizio di sintesi e di stile, utile per arricchire la vostra tecnica di scrittura. Alcune raccomandazioni essenziali sull’abstract: • deve sintetizzare fedelmente il contenuto dell’articolo; • deve fornire alcuni dati numerici, ma non tutti; • deve essere breve. Anche quando la rivista non lo richiede, è sempre buona abitudine redigere l’abstract in maniera “strutturata” o “semistrutturata” distribuendo il contenuto tra quattro paragrafi: Introduzione, Materiali e metodi, Risultati e Discussione (IMRAD). Una struttura molto simile a quella dell’articolo originale. Si tratta di una strada da seguire, infatti, soprattutto nel caso in cui l’abstract faccia riferimento a quest’ultimo. Per la maggior parte delle riviste, la lunghezza ideale dell’abstract “si aggira” intorno alle 200300 parole. Nella stesura dell’abstract cercate di rispondere alle seguenti domande: • Perché avete intrapreso la ricerca? • Cosa avete studiato? Con quali metodi? • Quali risultati avete ottenuto? • Come li interpretate? TITOLO. È “il biglietto da visita” del vostro lavoro e deve perciò soddisfare una serie di requisiti: • Deve essere coerente rispetto al contenuto del testo, indicando con precisione l’argomento dello studio. • Non deve essere generico (il lettore potrebbe rimanere deluso non trovando nel testo che un particolare aspetto del tema suggerito dal titolo). • Deve attirare l’attenzione. • Deve essere sintetico, informativo, preciso. • Deve contenere le parole chiave che sintetizzano i contenuti del lavoro. Cercate di ridurre in ogni caso la lunghezza del titolo eliminando parole e frasi non significative, preposizioni o articoli superflui, formule introduttive tipo “Uno studio di…”, “Un approccio a…”. Comunque non fate uso delle abbreviazioni per rendere più stringato il titolo: non giovano alla chiarezza, sono poco eleganti e graficamente brutte. Diverse riviste chiedono che il tipo di disegno dello studio sia esplicitato sin dal titolo principale dell’articolo. Anche nel caso delle rassegne (e, in alcune situazioni, dei casi clinici) può essere presente un riassunto, del tutto simile all’abstract, ma più breve: al massimo di 150 parole. L’editoriale è raramente introdotto da un abstract. Anche i commenti, le lettere e le comunicazioni brevi, in genere, non lo prevedono. Infine, un abstract non deve contenere: • dati aggiuntivi rispetto al full-text; • tabelle, grafici e riferimenti diretti ad essi; • descrizioni dettagliate degli esperimenti e delle apparecchiature; • riferimenti alla letteratura. ABSTRACT. È una delle parti più consultate di un articolo; inserito prima del testo, permette al lettore di comprendere subito il contenuto entrando così nel vivo dell’argomento trattato. AIFA - Ministero della Salute 238 STRUMENTI DEL MESTIERE essere organizzato nell’ordine suggerito dall’acronimo IMRAD. Se per svolgere una ricerca è indispensabile un metodo di lavoro rigoroso, è altrettanto necessario e importante organizzare con sistematicità la stesura dell’articolo. Quali sono i punti salienti? In sintesi l’abstract dovrebbe mostrare la sua caratteristica distintiva: l’autonomia. L’obiettivo della stesura di tale riassunto sarà quindi raggiunto quando sarà stato preparato un testo sintetico, esaustivo, dotato di senso compiuto e – in un certo modo – indipendente dal testo che riassume. INTRODUZIONE. • Esponete lo scopo del lavoro. • Riassumete il razionale dello studio. • Citate solo i riferimenti bibliografici essenziali. • Non passate in rassegna l’argomento in modo esteso. • Non anticipate dati o conclusioni. PAROLE CHIAVE. Le parole chiave (key words) vanno individuate tra le più rilevanti e ricorrenti nel vostro lavoro. Generalmente non dovrebbero essere ricavate dal titolo ma dal riassunto o dal testo. Se correttamente selezionate, torneranno utili al lettore che verrà così immediatamente informato dei principali argomenti trattati. Sono inoltre molto importanti perché utilizzate nella compilazione degli indici e dei repertori bibliografici. Molte riviste richiedono le parole chiave insieme all’articolo, quale condizione per la pubblicazione. Vi potrà inoltre essere richiesto di sceglierle dalla lista dei Medical Subject Headings (MeSH) utilizzata nell’Index Medicus, o da altre liste, come quelle pubblicate nei Biological Abstracts e Chemical Abstracts. Prima di presentare il dattiloscritto assicuratevi di avere inserito il numero richiesto di parole chiave (in genere da 3 a 10) sulla pagina del titolo o alla fine del riassunto. ➤ L’ARTICOLO MATERIALI E METODI. • Descrivete i pazienti osservati o gli animali da laboratorio utilizzati ai fini della ricerca, compreso il gruppo di controllo. • Definite i metodi e le apparecchiature (indicando il nome del produttore e l’indirizzo). • Illustrate le procedure in modo che possano essere seguite anche da altre équipe. • Comparate eventualmente le nuove metodiche con i procedimenti utilizzati in passato. • Identificate con esattezza i farmaci utilizzati, indicandone il principio attivo (non il nome commerciale), il dosaggio prescelto e la posologia di somministrazione. ORIGINALE Deve fornire una descrizione per quanto possibile puntuale di una ricerca e dei risultati ottenuti. Di seguito riportiamo la struttura di un articolo originale evidenziando la corrispondenza diretta tra le fasi della ricerca e la suddivisione dell’articolo in sezioni. FASI DELLA RICERCA • SCOPI • METODO DI LAVORO • ESITI • C ONFRONTO CON ALTRE RISULTATI. • Presentate i risultati in sequenza logica. • Enfatizzate solo i risultati di particolare rilievo. DISCUSSIONE. • Sottolineate solo aspetti nuovi e importanti. • Non ripetete i dati osservati o i materiali e i metodi usati. • Collegate le vostre conclusioni a quelle di altri studi importanti. • Evitate di trarre conclusioni non completamente supportate dai vostri dati. RICERCHE E RISPOSTE AL PROBLEMA STRUTTURA E CONTENUTO • INTRODUZIONE • MATERIALI E METODI • RISULTATI OTTENUTI • DISCUSSIONE E CONCLUSIONI NOMI DEI FARMACI. L’uso dei nomi commerciali dei farmaci in un testo biomedico è sconsigliato. Si sono espressi in questo senso tra gli altri il Council of Science Editors e l’Institute for Scientific Information. La denominazione commerciale registrata di un farmaco compare quando è necessario para- Nella comunità scientifica internazionale, come già accennato, si dice che un articolo deve AIFA - Ministero della Salute bollettino d’informazione sui farmaci ANNO XI N. 5-6 gonare diversi preparati simili o se si desidera ringraziare un’azienda per aver fornito il farmaco per una sperimentazione (in tal caso dovrete riportare il nome commerciale con l’iniziale maiuscola indicando sempre di seguito, tra parentesi, il nome chimico). 239 2004 Dunque: cercate di mettere a sinistra le cose note, a destra le nuove informazioni. • Considerate come i lettori interpreteranno i vostri grafici. Quando possibile, iniziate l’asse delle “y” con i valori a “zero”. In caso contrario, il fruitore del grafico potrà avere l’impressione di risultati più grandi di quello che realmente sono. ETICA. Riportando esperimenti su pazienti, indicate se le procedure hanno seguito gli standard prescritti dalle autorità internazionali o dalla Dichiarazione di Helsinki del 1975. Non indicate i nomi di pazienti, iniziali, o codici di identificazione ospedaliera. Nel caso di sperimentazioni su animali, citate le norme che sono state seguite (leggi nazionali o internazionali). Non sottoponete l’articolo a differenti riviste contemporaneamente: spesso è una delle condizioni per l’accettazione. Un problema che nasce a questo proposito è quello della duplicazione delle pubblicazioni. I dati derivanti – ad esempio – da una sperimentazione clinica di vasta portata sono spesso utilizzati in più pubblicazioni, senza specificare che si tratta dello stesso studio sui medesimi pazienti. Si tratta di una prassi energicamente condannata da organismi come la Cochrane Collaboration e dalle più importanti riviste biomediche, perché comporta numerosi effetti negativi. COME TRATTARE I DATI STATISTICI. • Descrivete con precisione i metodi statistici di elaborazione dei dati. • Commentate il metodo seguito per la selezione dei soggetti studiati. • Fornite dettagli sulla randomizzazione. • Riportate le complicanze del trattamento. • Fornite i dati relativi alle eventuali mancate osservazioni (pazienti che hanno abbandonato un trial, ad esempio). • Specificate i software utilizzati per l’elaborazione statistica dei risultati. • Limitate le tabelle e le figure a quelle strettamente necessarie. • Utilizzate grafici in alternativa alle tabelle con più chiavi d’accesso. • Non doppiate una tabella con un grafico avente i medesimi dati. • Abbiate cura di usare termini chiave (random, normale, significativo, correlazione, campione, ecc.) solo nei casi realmente pertinenti. ORGANIZZARE IL TESTO. • Ricordate sempre di dare un titolo che sia informativo e che attragga l’attenzione del lettore. È il primo passo per facilitare la memorizzazione dei contenuti. • Preferite gli abstract strutturati, che prevedono l’uso di sottotitoli. Il consiglio si riferisce soprattutto agli articoli scientifici, ma potrà essere utile anche per la redazione di monografie. È una soluzione utile sia a chi prepara il testo sia a chi lo utilizza. • Arricchite il testo con sottotitoli: aiuta la comprensione e facilita la ricerca delle informazioni da parte del lettore. ➤ LA RASSEGNA Con il termine “rassegna” s’intende una sintesi critica dei lavori pubblicati su uno specifico argomento. Essa, pertanto, va incontro a un’esigenza particolarmente sentita e svolge una funzione fondamentale in ambito medico-scientifico: la revisione della letteratura finalizzata all’aggiornamento. Si può dire che l’editoria medica sia nata con la pubblicazione di rassegne e di casi clinici. Nonostante il medical publishing sia nato con le rassegne, queste ultime sono oggi per molti aspetti in discussione. Le rassegne sono infatti l’esempio più classico di quelle che vengono definite “pubblicazioni secondarie”, così dette in quanto chi le redige ricava i dati da studi svolti in precedenza (pubblicati o meno), ne riassume i risultati e trae le proprie conclusioni. Nell’ultimo decennio, la medicina basata sulle prove ha ritenuto opportuno suggerire agli ope- FARE ATTENZIONE ALLE CIFRE. • “Date i numeri” in modo che il lettore li capisca. Per esempio, cercate di non andare oltre le cifre a 6 numeri. Evitate, se possibile, i numeri romani (salvo che per... le guerre mondiali). • Preparate le tabelle in modo intelligente. Chi vi legge scorrerà la tabella da sinistra a destra. AIFA - Ministero della Salute 240 GLI STRUMENTI DEL MESTIERE delineate le sezioni principali della rassegna e procedete con uno schema preciso di lavoro; adottate una strategia per la lettura. Ad esempio, pubblicazioni generali e poi specialistiche; quelle più recenti e poi quelle più datate; tenete presente che circa il 20% della letteratura medica ritenuta “rilevante” è pubblicata in una lingua diversa da quella inglese: considerate dunque ogni documento che possa contribuire al vostro lavoro, eventualmente affidandolo a un collaboratore che conosca, ad esempio, il francese, il tedesco o lo spagnolo; mano a mano che procedete nella lettura, registrate su file del computer il metodo che state utilizzando, i dati rilevanti, le informazioni bibliografiche; periodicamente, archiviate il materiale nuovo per avere un aggiornamento costante della rassegna; a partire dal progetto originario, valutate se e quali modifiche apportare, nel caso in cui vi trovaste a cambiare idea nel corso della ricerca. ratori sanitari un atteggiamento vigile nei confronti delle rassegne di tipo convenzionale, a carattere per così dire “narrativo”, in quanto spesso incapaci di distinguere evidenze da opinioni. Allo stesso tempo, il movimento dell’evidence-based medicine ha adottato e ulteriormente sviluppato un tipo nuovo di rassegne, denominate “revisioni sistematiche”. Queste si basano sull’analisi rigorosa delle evidenze che scaturiscono dall’attenta valutazione della migliore letteratura disponibile su un argomento, secondo criteri di qualità ormai unanimemente condivisi. Ecco le cinque tappe fondamentali del percorso di preparazione di una revisione sistematica: formulazione del problema; identificazione e selezione degli articoli da includere; estrazione dei dati per l’analisi; analisi e conferma statistica; presentazione dei risultati. Ogni buona rassegna si apre con l’enunciazione di una questione possibilmente controversa, prosegue con l’analisi dettagliata e sistematica della letteratura esistente e si chiude suggerendo risposte e/o soluzioni ed eventualmente sollecitando ulteriori ricerche sulla base di rinnovati interrogativi. Considerate le premesse, è consigliabile porsi alcune domande di fondo prima di accingersi alla preparazione di una rassegna: La raccolta del materiale non mancherà inoltre di prevedere le tappe seguenti. DEFINIZIONE DELLE PAROLE CHIAVE. Le parole chiave guideranno il lavoro di ricerca; un aiuto potrà venire dai termini MeSH (Medical Subject Headings), ma particolare attenzione dovrà essere prestata agli eventuali sinonimi e allo spelling. la questione che voglio affrontare nella rassegna ha una reale valenza scientifica? qual è la rilevanza clinica di quanto mi accingo ad approfondire? è stato già pubblicato qualcosa di simile? ANALISI DELLA LETTERATURA PUBBLICATA. • Ricerca sui database bibliografici e di ricerca (ad esempio, quelli che segnalano le sperimentazioni cliniche svolte o in corso). • Controllo della fase precedente con una verifica sugli indici di una selezione di periodici specializzati. • Ricerca nelle raccolte di abstract di congressi e workshop. • Analisi sistematica di saggi e bibliografie nei principali trattati e in monografie specialistiche. • Esame di linee-guida e di documenti di consenso. • Contatti personali con esperti e con direzioni mediche di industrie farmaceutiche. Quest’ultima domanda introduce un argomento fondamentale nella produzione di una rassegna: a monte della stesura di un testo c’è un importante lavoro di consultazione della letteratura, che richiede un’organizzazione il più possibile precisa e sistematica. Frequentemente, il processo di ricerca delle fonti inizia con l’analisi delle rassegne – sia “narrative” sia sistematiche – pubblicate sullo stesso tema o su argomenti simili. Potranno rivelarsi preziose anche le bibliografie di tali contributi. Alcuni suggerimenti da prendere in considerazione: AIFA - Ministero della Salute bollettino d’informazione sui farmaci ANNO XI N. 5-6 241 2004 ANALISI DELLA “LETTERATURA GRIGIA”. • Verifica dell’esistenza di rapporti di ricerca prodotti ad uso interno (ad esempio, riguardanti farmaci o l’utilizzo di apparecchiature diagnostiche o elettromedicali). • Ricerca di report prodotti – ad esempio – per agenzie o enti a carattere istituzionale, ma inediti. • Indagine sull’esistenza di “studi negativi” (cioè che non dimostrano – ad esempio – maggiore efficacia di un trattamento proposto come innovativo rispetto allo standard) rifiutati per la pubblicazione. Ricordate, a questo proposito, che una parte rilevante dei risultati degli studi clinici avviati non arriva ad essere pubblicata. • Indicate eventuali limiti rilevati, abbiate cura di specificare i criteri che vi hanno portato a considerare o a non considerare determinati contributi. STRUTTURA DEL TESTO. Rispetto all’articolo originale, la rassegna non segue rigidamente una struttura standard. Ciò non toglie che possa essere utile attenersi ad una traccia, in particolare nel caso siano previste un’introduzione, la descrizione e l’esame della letteratura presa in considerazione, le conclusioni in cui indicare gli indirizzi futuri di ricerca. Verificate se la rivista che ospiterà la rassegna richiede la presenza di un riassunto che descriva lo scopo, i metodi di ricerca e le conclusioni. Se la rassegna sarà pubblicata in italiano, allegate anche un riassunto in inglese. Allo stesso modo, indicate le parole chiave che aiuteranno l’indicizzazione del vostro testo. Qualora il titolo della rassegna fosse molto lungo, al redattore della rivista che dovrebbe ospitarla suggeritene uno più breve da utilizzare per il cosiddetto “titolo corrente” (si tratta del titoletto che compare in alto, in un carattere più piccolo, vicino al numero di pagina o ai dati bibliografici della rivista). CONCLUSIONI. • Date spazio ai possibili interrogativi emersi nel corso della ricerca. • Tracciate le possibili direzioni future di ricerca. BIBLIOGRAFIA. • Compilate attentamente tutte le voci. • Verificate con estrema cura la corrispondenza tra citazione nel testo e voce bibliografica. INTRODUZIONE. • Definite in maniera precisa il problema clinico da voi considerato. • Descrivete lo stato dell’arte della letteratura valutata. • Tracciate un quadro completo del problema che esaminerete. ESAME DELLA LETTERATURA. • Illustrate i metodi di ricerca utilizzati per la selezione dei dati. • Valutate la letteratura con la massima obiettività, avendo cura di distinguere il “peso” delle diverse fonti utilizzate (in sintesi, agli studi di maggiori dimensioni sarà bene attribuire più importanza, beninteso a parità di rigore e correttezza metodologica). Consigli di lettura: • De Castro P, Guida S, Sagone BM, eds. Diciamolo chiaramente. Testi, immagini, poster e powerpoint per una comunicazione medico-scientifica efficace. Roma: Il Pensiero Scientifico Editore, 2004. • Maimon E, Peritz J. A writer’s resource. Berks, UK: Open University Press, McGraw-Hill Education, 2004. AIFA - Ministero della Salute 242 bollettino d’informazione sui farmaci LA GALLERIA L’osso che il tempo ha pulito, il sasso che la corrente ha trapanato e levigato sono le forme archetipe della mitologia di Moore: la materia ha una sua storia, ed è questa che la plasma, la costituisce in forma. Giulio Carlo Argan Henry Moore e l’archetipo riconciliante al femminile Henry Moore. Reclining figure (1958) Le magiche forme di Moore alle miniere, fino alla giovinezza. Moore non si identifica con l’artista intellettuale, incarna piuttosto la figura arcaica dello artifex, che col suo paziente lavoro trasforma il caos in cosmo, fa il mondo2. Egli vuole essere un grande artigiano, non potrebbe fare la scultura che fa se non vivesse la materia plasmandola e intagliandola con le proprie mani. Moore non inizia l’opera guardando il suo modello: comincia invece guardando la pietra. Vuole ricavarne qualcosa non frantumandola, ma avanzando circospetto, tentando di scoprire che cosa la pietra vuole. Se essa allude alla figura umana, tanto meglio. Ma in tale figura egli vuole conservare qualcosa della solidità e semplicità di una roccia. Non vuol fare una donna di pietra, ma una pietra che suggerisca una donna3, rimandando all’originaria unità dell’uomo col mondo. La produzione artistica di Henry Moore evoca sensazioni e percezioni al tatto, ricordi lontani di forme, materiali e colori, immagini dello spazio dove le forme vuote hanno lo stesso valore plastico delle piene, che rimandano profondamente al mondo femminile, e non solo per le forme-idee come la figura coricata e la madre col bambino che nel corso della vita, intensamente dedicata alla scultura, “hanno scelto” l’artista Moore1 e sono state la sua ossessione profonda. Henry Moore nasce il 30 luglio del 1898 da Raymond Spencer Moore ex-minatore e da Mary Baker, a Castleford nello Yorkshire, allora una cittadina di 25.000 abitanti, che lo accompagnerà, insieme ai cumuli di pietre che si ergono accanto AIFA - Ministero della Salute bollettino d’informazione sui farmaci ANNO XI N. 5-6 Il punto d’incontro 243 2004 contro le infezioni, gli antidolorifici, gli antidepressivi e, in costante crescita, quelli per il trattamento dell’ulcera. Nei maschi, tra gli altri, anti-ipertensivi e ipolipemizzanti. Le donne consumano quasi il doppio di antidepressivi rispetto agli uomini in tutte le classi di età, con un uso sempre maggiore negli anni, che arriva al 15% nelle donne con più di 65 anni. Oltre alla disponibilità di strumenti di conoscenza, si avverte l’esigenza di sostenere un sapere scientifico di genere, che sia anche espressione di un’attività di ricerca attenta al mondo femminile. Di fatto, nella pratica clinica, parte dei farmaci viene utilizzata anche dalle donne, senza che vi sia stata una sperimentazione su di loro in maniera specifica. Vale come esempio per tutti il sottogruppo delle donne adulte, tradizionalmente assente dalla letteratura scientifica, o presente in misura del tutto marginale, e comunque soprattutto per gli aspetti e le problematiche legati alla riproduzione. Le figure e le composizioni di Henry Moore esprimono un’energia spirituale e operativa che viene da lontano e le rende magiche. Le opere visionarie dello scultore incontrano nel loro cammino la serenità, in armonia con il passato, in sintonia con il futuro, in equilibrio con l’ambiente circostante, quello che “l’altra metà del cielo” probabilmente sta ancora cercando con fatica. E ci inducono a pensare che le risorse e le inquietudini che il mondo femminile mette in gioco nella vita, alla ricerca continua di un equilibrio difficile e lontano, probabilmente si esprimono e prendono forma anche nella relazione con la salute e la malattia, e inevitabilmente con l’utilizzo dei farmaci o con il loro rifiuto. Il mondo femminile e l’uso dei farmaci Il femminile in medicina mostra però un livello di “non conosciuto” che si manifesta anche nella scarsa attenzione del sapere scientifico alla produzione di una farmacoepidemiologia di genere, maschile e femminile, che renda visibili le diverse componenti di queste popolazioni che esprimono bisogni di terapia. La VII edizione del rapporto ARNO4 realizzato dal Consorzio Interuniversitario Cineca in collaborazione con il Consorzio Mario Negri Sud, dedicato all’uso dei farmaci nelle donne, presentato e distribuito in occasione del convegno “Donne e farmaci”, tenutosi a Roma nell’ottobre del 2004, rappresenta un documento importante sulla strada della conoscenza. La scelta di realizzare una monografia al femminile è stata guidata dalla consapevolezza che sono ancora pochi i contributi specifici di farmacoepidemiologia dedicati alle donne e, in questo senso, il progetto ha reso possibile la condivisione di dati e la creazione di un osservatorio di molte delle diverse realtà prescrittive presenti in Italia. Per l’anno 2003 il rapporto ARNO mostra un trend crescente dei consumi farmaceutici dall’età adolescenziale a quella anziana in entrambi i sessi. Settantaquattro donne su 100 ricevono in media almeno una prescrizione sanitaria contro il 63% degli uomini, a parità di numero di ricette per trattato e di numero di confezioni. Le donne però spendono meno, con una spesa media annua di 319 euro per i maschi e 279 per le femmine. In generale questo significa che le donne vanno più spesso dal medico, ma assumono farmaci meno costosi. Tra i primi dieci gruppi terapeutici più prescritti alle donne troviamo farmaci Qualche riflessione I numeri e i pensieri di ogni giorno alimentano qualche riflessione, semplice, vissuta, aperta al confronto e alla complessità, che parla agli operatori sanitari in prima linea e agli uomini di ricerca, alla parte femminile di queste professioni che vive tutti i giorni l’ambivalenza del doppio ruolo, e alle donne. Rendere visibile la popolazione femminile e le sue diverse componenti che esprimono bisogni di terapia costituisce il punto di partenza per identificare i problemi e misurarne l’entità. In questo senso, strumenti di lavoro come il rapporto ARNO diventano risorse preziose nelle nostre mani, in grado di sorvegliare popolazioni, identificare situazioni e monitorare interventi. La disponibilità di queste informazioni intorno alle quali cominciare a costruire un’ottica di genere nell’affrontare i problemi, risulta di importanza strategica nella pianificazione dell’assistenza quotidiana: conoscere e interpretare significa prima di tutto avere la possibilità di fornire risposte e interventi appropriati. Uomo e donna, ad esempio, sono diversi di fronte al dolore: non soltanto quello acuto, ma anche quello ricorrente, cronico, da emicrania, da nevralgia del trigemino o da sindrome del colon irritabile. La donna si ammala più dell’uomo di queste patologie, avverte più intensamente il dolore e ha minori benefici dai farmaci analgesici. Queste differenze sono probabilmente legate a fattori costituzionali oltre che ormonali, ma anche sociali e culturali: capirne l’origine e prendere coscienza delle diversità di genere che regolano questi meccanismi AIFA - Ministero della Salute 244 LA GALLERIA significa orientarsi meglio nella diagnosi e ripensare approcci terapeutici più efficaci. Fino ad ora la medicina ha studiato e sperimentato senza tenere conto delle differenze di genere, ma facendo riferimento a un “neutro universale” rappresentato dal maschio: è quello che gli anglosassoni chiamano “gender bias”. Nel tempo questa discriminazione si è tradotta in svantaggi, clinicamente quantificabili ad esempio in termini di effetti collaterali. È importante quindi che anche all’interno del sapere scientifico, nell’ambito della ricerca clinica, cresca e si sviluppi un pensiero che consideri “anche questa parte del mondo” meritevole di essere osservata e indagata, al di là della condizione di “essere madre” o di “essere fertile”. L’obiettivo di un’attenzione dedicata e indipendente al femminile è fare in modo che donne e uomini siano inclusi in egual misura negli studi clinici, per evitare che i possibili effetti negativi sull’organismo femminile siano sottovalutati, rispetto ad esempio ai potenziali rischi sulla fertilità e l’attività ormonale. Vi sono poi dei modi di intendere il farmaco che sono tipici del mondo femminile, modulati sull’esperienza intorno alla salute e alla malattia, dai quali possiamo anche imparare. La donna incrocia nel suo cammino e ha sempre più familiarità, molto più dell’uomo, con l’idea collettiva e individuale di prevenzione, intesa come opportunità che viene offerta per mantenere e migliorare lo stato di salute. La presenza, dalla pubertà, di molti più segnali interni con cui necessariamente fare i conti, i diversi aspetti che ruotano intorno alla fertilità e il suo rischio oncologico fortemente connotato al femminile, la portano abitualmente a frequentare gli ambulatori fin da giovane, a compiere atti, sottoporsi a procedure, assumere farmaci e più in generale sostanze non necessariamente associate alla malattia ma piuttosto alla conservazione di un benessere generale. D’altra parte un aspetto del tutto particolare che coinvolge la donna è la possibilità di intervenire in prima persona, anche attraverso l’utilizzo dei farmaci, sul controllo della fertilità e sulla regolamentazione e organizzazione del suo mondo ormonale collegato ai cicli vitali. L’affrancamento da questi vincoli, la possibilità di gestirli da protagonista, alla ricerca di una maggiore autonomia ed emancipazione, rischia però di far pagare un prezzo alto alla passione e alla fantasia, davanti a una diffusa razionalizzazione che intacca anche gli eventi più intimi: una condizione ambivalente, difficoltosa, che attraversa momenti diversi della nostra vita, nella quale il farmaco che ci permette tutto questo può assumere dei significati simbolici particolari. Anche l’universo femminile “col suo paziente lavoro fa il mondo”, ma in molti contesti questo ruolo viene riconosciuto con difficoltà o addirittura negato. La donna è più di altri abituata al dialogo con il proprio corpo e ai segnali anche dolorosi che provengono da esso. I nostri anni però vedono un bisogno costante di negare qualsiasi manifestazione di vecchiaia, di malattia e di morte, un’ansia collettiva che coinvolge in misura diversa anche la singola donna, più sola di un tempo nel ricercare un equilibrio personale. Non era indifferente, nella società passata, nascere uomo o donna e non lo è, inevitabilmente, neppure oggi, qui o altrove. Come tecnici del sapere possiamo restare tali e assolvere il nostro compito con impegno - è già molto - o cercare oltre e imparare a parlare al cuore della specificità femminile, anche temuta e invidiata, alle sue risorse, alle sue inquietudini e fragilità. I farmaci, prodotti e messi a nostra disposizione inseguendo soprattutto logiche di mercato, soggetti a un utilizzo “buono”, “cattivo”, rifiutati del tutto o in parte, comunque investiti spesso di forti aspettative, vanno probabilmente ricollocati, anche nell’immaginario femminile, al loro posto, in una dimensione più reale, vissuti con un significato più adeguato al loro ruolo effettivo. Qualche volta ci garantiscono la vita, molto spesso una qualità migliore delle nostre giornate, sempre di più aiutano a lenire sofferenze profonde della nostra esistenza, che solo in parte attraversano il corpo e arrivano da lontano. Perché cercare e trovare il nostro posto nel mondo, costruendo ognuna la propria strada al di là dei modelli di riferimento predefiniti, è importante anche per noi. Le figure magiche di Moore, profondamente immerse nella femminilità del mondo, ci insegnano che la scultura-donna “non è simmetrica, ma forte, vitale ed emana qualcosa del potere delle grandi montagne”. Renata Bortolus Ginecologa - ULSS 6 Vicenza Bibliografia 1. Read H. Arte e alienazione. Il ruolo dell’artista nella società. Milano: Mazzotta, 1979. 2. Argan GC. L’arte moderna 1770/1970. Firenze: Sansoni Editore, 1981. 3. Gombrich EH. La storia dell’arte raccontata da EH Gombrich. Torino: Einaudi, 1979. 4. CINECA. Consorzio Interuniversitario. Progetto ARNO. Donne e Farmaci. Rapporto 2003, Volume VII. Bologna: CENTAURO Editore. AIFA - Ministero della Salute bollettino d’informazione sui farmaci 245 ATTIVITÀ EDITORIALI DELL’AIFA Il Rapporto Nazionale sulla Sperimentazione clinica dei medicinali in Italia I Centri privati Il Rapporto Nazionale sulla Sperimentazione Clinica dei medicinali in Italia è ormai riconosciuto come un utile strumento per gli operatori coinvolti nella ricerca e nello sviluppo ed è giunto alla sua terza edizione. La pubblicazione schematizza il contenuto dell’Osservatorio Nazionale sulle Sperimentazioni Cliniche dei medicinali (OsSC) ed è articolata in 3 sezioni principali: • la composizione e distribuzione territoriale dei Comitati etici; • il dettaglio dei Centri privati accreditati per la sperimentazione clinica; • l’analisi delle Sperimentazioni cliniche, con particolare approfondimento per gli studi svolti in pediatria, oncologia, gastroenterologia e cardiologia. I dati presentati nel volume sono relativi al periodo 1° gennaio 2000 – 31 dicembre 2003. I Centri privati ritenuti idonei alla sperimentazione clinica dei medicinali dal Ministero della Salute dal 1998 al 2003 (ai sensi delle disposizioni contenute nel decreto ministeriale 19 marzo 1998, tuttora in vigore) sono saliti a 34, con una certa prevalenza nel Centro-Nord Italia. Esaminando i dati nel dettaglio, si evince che le unità operative in cui è possibile condurre sperimentazioni cliniche nei Centri privati con maggiore prevalenza sono Ortopedia e Traumatologia, Urologia, Cardiologia e Medicina Generale. Le Sperimentazioni cliniche Le Sperimentazioni cliniche presenti nella banca dati e inserite dai Promotori delle ricerche e dai Comitati etici sono circa 2200: in media 550 l’anno, con una lieve flessione nel 2003 (493 studi). L’Italia è ormai stabilmente presente, con una quota rilevante, negli studi internazionali. Infatti, l’ultimo dato relativo al 2003 mostra il nostro paese coinvolto in studi multicentrici internazionali per il 70,7% sul totale delle ricerche multicentriche inserite, mentre il dato complessivo, dal 1° gennaio 2000 al 31 dicembre 2003, si attesta al 62,1%. Dopo il significativo recupero della ricerca italiana verso le fasi precoci di sviluppo, Fase I e soprattutto Fase II, per quest’ultima tipologia di ricerche cliniche il 2003 mostra un sostanziale assestamento su valori significativi (35,7%). Le categorie terapeutiche nelle quali si eseguono maggiormente sperimentazioni cliniche sono quelle dei farmaci antineoplastici e immunomodulatori (31,4%), seguite dai farmaci per il sistema nervoso (11,2%) e dagli antimicrobici generali per uso sistemico (10,6%). Nelle rispettive classi terapeutiche, le molecole maggiormente studiate risultano essere Gemci- I Comitati etici (CE) In Italia il processo di decentramento delle autorizzazioni relative all’avvio delle sperimentazioni cliniche dei medicinali è iniziato nel 1998. Oggi, il 98,2% delle ricerche viene valutato direttamente da queste strutture, mentre per il restante 1,8% è necessaria una pre-autorizzazione centrale. Le regioni in cui vi è la presenza di un numero considerevole di Comitati etici sono la Lombardia (59), il Lazio (34) e la Sicilia (29). AIFA - Ministero della Salute 246 ATTIVITÀ EDITORIALI DELL’AIFA tabina (49 sperimentazioni cliniche), Acetilcarnitina (21), Eritropoietina (25), Antigene influenzale (15), Omega-3 trigliceridi (10), Levocarnitina (18), Celecoxib (15), Sildenafil e Vardenafil (9 ciascuna), Montelukast (7), Acido gadobenico e Zolfo esafluoruro (6 ciascuna) e Somatropina (12). Il 75,4% della sperimentazione clinica italiana viene promossa e sostenuta da aziende farmaceutiche, mentre il restante 24,6% è coordinato da Promotori indipendenti non a fini industriali (aziende ospedaliere, ASL, associazioni scientifiche, IRCCS, università, ecc.). Le aziende farmaceutiche concentrano la loro ricerca nei gruppi terapeutici degli antineoplastici e immunomodulatori (21,8%), dei farmaci per il sistema nervoso (12,6%) e degli antimicrobici generali per uso sistemico (12,0%), mentre gli enti no profit mirano le ricerche prevalentemente nella categoria degli antineoplastici (60,4%). Per quanto riguarda le aziende farmaceutiche, le prime 25 su 189 promuovono il 63,8% degli studi clinici, le prime 50 l’80,5%, le prime 100 il 93,0%. Ponendo l’attenzione alle sperimentazioni con Promotori no profit, i primi 26 enti su 133 concentrano il 64,7% degli studi, mentre i primi 50 il 79,4%, i primi 100 il 93,8% del totale. I Comitati etici dei centri coordinatori, le cui competenze sono particolarmente importanti alla luce dei decreti del 18 marzo 1998, conducono un’intensa e concentrata attività; i primi 26 su 149 sono coordinatori del 69,8% delle sperimentazioni, i primi 50 dell’85,3% e i primi 100 del 96,9%. Il 3° Rapporto – luglio 2004 è disponibile on-line sul sito dell’OsSC: http://oss-sper-clin.sanita.it/ a proposito di… Farmaci e Internet La società americana PHARMOZE ha attivato un sito Internet in cui promuove, a prezzi più bassi rispetto a quelli ammessi negli altri paesi, il commercio elettronico di alcune specialità medicinali soggette a prescrizione medica ed incluse nel Prontuario Nazionale Farmaceutico italiano 2005. Tra i farmaci pubblicizzati per la vendita compare, tra l’altro, il VIOXX® (rofecoxib), antinfiammatorio ritirato dal mercato mondiale già dal 30 settembre 2004 per motivi di sicurezza. Così facendo, PHARMOZE viola la normativa italiana sulla pubblicità dei medicinali per uso umano, la quale vieta: la pubblicità, presso il pubblico, dei medicinali che possono essere forniti soltanto dietro presentazione di ricetta medica; la distribuzione del medicinale a scopo promozionale; la pubblicità dei medicinali compresi nel Prontuario Farmaceutico Nazionale. AIFA - Ministero della Salute Un’informazione pubblica, indipendente e aggiornata Direzione e redazione scientifica Agenzia Italiana del Farmaco Ministero della Salute via della Sierra Nevada 60 • 00144 Roma Tel 0659944881 • Fax 0659944657 www.agenziafarmaco.it [email protected] 248 FARMACOVIGILANZA AL MINISTERO DELLA SALUTE FAX N. 06 85084185 Scheda variazione dati anagrafici NUM. ISCRIZIONE ALL’ALBO ...................................................................................................................................................... COGNOME / NOME/ .................................................................................................................................................................... RAGIONE SOCIALE ........................................................................................................................................................................ VIA/PIAZZA .................................................................................................................................................................................... CAP.......................... LOCALITÀ..........................................PROV. ....................................................................................... TEL......................................FAX .........................................COD. FISCALE/P.IVA ................................................................. E-MAIL ............................................................................................................................................................................................. Dati relativi alla Specializzazione: Farmacista Infermiere Medico Allergologia Fisioterapia e Riabilitazione Neurologia Pneumologia Anestesiologia Gastroenterologia Oculistica Primo Soccorso Cardiologia Geriatria Odontoiatria Psichiatria Chirurgia Medicina del Lavoro Oncologia Radiologia Dermatologia Medicina Legale Ortopedia e Traumatologia Reumatologia Ematologia Medicina Sportiva Ostetricia e Ginecologia Altro Endocrinologia Nefrologia Pediatria Luogo e data ............................ Firma ....................................................................................... AIFA - Ministero della Salute ✂ Specializzato in: bollettino d’informazione sui farmaci ANNO XI N. 5-6 Scheda unica di segnalazione di sospetta reazione avversa (da compilarsi a cura dei medici o degli altri operatori sanitari e da inviare al Responsabile di farmacovigilanza della struttura sanitaria di appartenenza) 1 INIZIALI DEL PAZIENTE 2 6 DESCRIZIONE DELLA REAZIONE ED EVENTUALE DIAGNOSI* DATA DI NASCITA 3 SESSO 4 5 DATA D’INSORGENZA DELLA REAZIONE 7 ORIGINE ETNICA CODICE SEGNALAZIONE GRAVITÀ DELLA REAZIONE: ◊ GRAVE DECESSO OSPEDALIZZAZIONE O PROLUNGAMENTO OSPED. INVALIDITÀ GRAVE O PERMANENTE HA MESSO IN PERICOLO DI VITA ANOMALIE CONGENITE/ DEFICIT NEL NEONATO ◊ NON GRAVE * se il segnalatore è un medico 8 9 EVENTUALI ESAMI DI LABORATORIO RILEVANTI PER ADR: riportare risultati e date in cui gli accertamenti sono stati eseguiti ESITO: ◊ RISOLUZIONE COMPLETA ADR IL __/__/__ ◊ RISOLUZIONE CON POSTUMI ◊ MIGLIORAMENTO ◊ REAZIONE INVARIATA O PEGGIORATA ◊ DECESSO IL __/__/__ dovuto alla reazione avversa il farmaco può avere contribuito non dovuto al farmaco 10 causa sconosciuta AZIONI INTRAPRESE (specificare): ◊ NON DISPONIBILE In caso di sospensione compilare i campi da 16 a 19 INFORMAZIONI SUL FARMACO 11 FARMACO (I) SOSPETTO (I) nome della specialità medicinale* A) ____________________________________________________ 12. LOTTO_________________________________ 13. DOSAGGIO/DIE ________________________ 14. VIA DI SOMMINISTRAZIONE _________________________ 15. DURATA DELL'USO: DAL ________________________ AL______________________________ B) ____________________________________________________ 12. LOTTO_________________________________ 13. DOSAGGIO/DIE ________________________ 14. VIA DI SOMMINISTRAZIONE _________________________ 15. DURATA DELL'USO: DAL ________________________ AL______________________________ C) ____________________________________________________ 12. LOTTO_________________________________ 13. DOSAGGIO/DIE ________________________ 14. VIA DI SOMMINISTRAZIONE _________________________ 15. DURATA DELL'USO: DAL ________________________ AL______________________________ * Nel caso di vaccini specificare anche il numero di dosi e/o di richiamo e l’ora della somministrazione 20 16. IL FARMACO È STATO SOSPESO? A: sì no B: sì no C: sì no 17. LA REAZIONE È MIGLIORATA DOPO LA SOSPENSIONE? A: sì no B: sì no C: sì no 18. IL FARMACO È STATO RIPRESO? A: sì no B: sì no C: sì no 19. SONO RICOMPARSI I SINTOMI DOPO LA RISOMMINISTRAZIONE? A: sì no B: sì no C: sì no INDICAZIONI O ALTRO MOTIVO PER CUI IL FARMACO È STATO USATO: A: B: C: 21 FARMACO(I) CONCOMITANTE(I), DOSAGGIO, VIA DI SOMMINISTRAZIONE, DURATA DEL TRATTAMENTO 22 USO CONCOMITANTE DI ALTRI PRODOTTI A BASE DI PIANTE OFFICINALI, OMEOPATICI, INTEGRATORI ALIMENTARI, ECC. (specificare): 23 CONDIZIONI CONCOMITANTI PREDISPONENTI (se il farmaco sospetto è un vaccino riportare l'anamnesi ed eventuali vaccini somministrati nelle 4 settimane precedenti alla somministrazione) 24 QUALIFICA DEL SEGNALATORE ✂ INFORMAZIONI SULLA SEGNALAZIONE MEDICO DI MEDICINA GENERALE MEDICO OSPEDALIERO SPECIALISTA 26 28 25 PEDIATRA DI LIBERA SCELTA FARMACISTA ALTRO DATI DEL SEGNALATORE NOME E COGNOME INDIRIZZO TEL E FAX E-MAIL DATA DI COMPILAZIONE 27 FIRMA DEL SEGNALATORE CODICE ASL 29 FIRMA DEL RESPONSABILE DI FARMACOVIGILANZA AIFA - Ministero della Salute 249 2004 250 GUIDA Guida alla compilazione della scheda di segnalazione Premessa Compilazione La segnalazione spontanea è una comunicazione relativa all’insorgenza di una reazione avversa che si sospetta si sia verificata dopo l’assunzione di un farmaco. È uno strumento semplice, pratico ed economico applicabile a tutte le tipologie di pazienti e a tutti i farmaci, che consente di rilevare potenziali segnali di allarme. A tal fine la qualità e la completezza delle informazioni riportate sono fondamentali. La qualità dell’informazione è determinata dalla congruità dei dati, dalla loro completezza e dalla precisione con cui sono riportati. Ogni sezione della scheda ha una ragione di esistere e dovrebbe essere adeguatamente compilata. Una scheda incompleta non consente di valutare il nesso di causalità tra farmaco e reazione. Indipendentemente dall’algoritmo che verrà usato non si può fare a meno di conoscere la relazione temporale, se esistono o meno spiegazioni alternative sia per quanto riguarda le condizioni cliniche che per quanto riguarda l’utilizzo di altri prodotti, e cosa ha determinato la sospensione del farmaco ritenuto sospetto. È stata quindi eliminata la differenziazione in campi obbligatori e facoltativi, prevista nel precedente modello, in quanto essa poteva portare ad una compilazione parziale che non consentiva di fatto la valutazione del nesso di causalità tra farmaco e reazione. Infine è predisposto un unico modello di scheda per segnalare le sospette reazioni avverse a tutti i farmaci inclusi i vaccini. I vaccini sono infatti soggetti al doppio monitoraggio della farmacovigilanza (come per tutti i farmaci) e della prevenzione, con il principale obiettivo di identificare e correggere rapidamente eventuali errori nel programma di immunizzazione al fine di garantire, in modo più efficiente e più sicuro, quel diritto alla salute rappresentato dalle vaccinazioni. L’adozione di un modello unico di scheda, che tiene conto degli standard internazionali, semplifica la segnalazione di reazione avversa a vaccino, limita i possibili duplicati e velocizza le operazioni di inserimento in banca dati essendo previsto il suo invio al responsabile di farmacovigilanza della struttura sanitaria. Vengono di seguito riportate alcune motivazioni relative all’esistenza dei diversi campi che dovrebbero essere tenute in considerazione durante la compilazione. Paziente e data di insorgenza: i dati di questa sezione sono importanti per l’identificazione del caso ed il riconoscimento di duplicati (insieme alle informazioni su farmaco e reazione). Per motivi di privacy non è possibile scrivere per esteso il nome e cognome del paziente; sarà comunque sufficiente riportare prima la lettera iniziale del nome seguita dalla lettera iniziale del cognome. L’indicazione della data di nascita, invece che dell’età, risulta essere particolarmente importante in caso di segnalazioni di reazioni avverse a vaccino: infatti, le vaccinazioni dell’età evolutiva vengono somministrate, di norma, ad età prestabilite. Le iniziali, insieme alla data di nascita, consentono di distinguere i casi, operazione necessaria soprattutto in occasione di segnalazioni di cluster di reazioni avverse da vaccini derivanti da una stessa struttura. Inoltre la data di insorgenza della reazione insieme alle date di inizio e fine terapia sono indispensabili perché consentono di stabilire la correlazione temporale tra assunzione del farmaco e reazione avversa. Il campo codice della reazione va compilato dal responsabile di farmacovigilanza dopo l’avvenuto inserimento della scheda in banca dati. Reazione: la compilazione di questo campo è ovviamente fondamentale, oltre alla descrizione della reazione è prevista anche la sua diagnosi ed i risultati di eventuali accertamenti diagnostici. È opportuno che tale descrizione avvenga nel modo più chiaro e meno fantasioso possibile considerato che la descrizione dovrà poi essere interpretata e codificata da un altro operatore all’atto dell’inserimento della scheda in banca dati. Nel caso di segnalazione di reazioni avverse a vaccini è necessario riportare anche l’orario di insorgenza della reazione. In allegato 3 sono riportati alcuni suggerimenti relativi alla descrizione delle reazioni da vaccino e alla definizione di caso. Nella sezione “esami di laboratorio e strumentali” vanno riportati i risultati, rilevanti ai fini della reazione avversa, degli esami effettuati e possibilmente AIFA - Ministero della Salute bollettino d’informazione sui farmaci ANNO XI N. 5-6 le date a cui si riferiscono. La sola citazione dell’esame senza conoscere il risultato non è dirimente. È importante anche precisare se la reazione è stata trattata e come. Il segnalatore può allegare alla scheda eventuali referti, lettere di dimissioni ospedaliera, relazioni cliniche rispettando comunque la tutela della privacy del paziente. Gravità: l’importanza di una reazione avversa varia anche in relazione alla sua gravità; va ricordato che la gravità non deve essere stabilita su base soggettiva per cui non hanno senso le affermazioni: media gravità o gravità moderata, ecc. Una reazione è grave solo se: • è fatale • ha provocato o prolungato l’ospedalizzazione • ha provocato invalidità grave o permanente • ha messo in pericolo la vita del paziente. Sono da considerare gravi anche le anomalie congenite e i difetti alla nascita in neonati le cui madri avevano assunto i farmaci sospetti in gravidanza. In questo ultimo caso la scheda sarà compilata con i dati della madre, ma alla scheda stessa dovrà essere allegata un’accurata relazione clinica che oltre ai dati anamnestici dettagli la reazione a carico del feto o del neonato e l’esito della stessa. Esito: analogamente alla gravità è importante riportare l’esito della reazione facendo attenzione alle voci poste al di sotto dell’esito “decesso”: infatti ad esempio le frasi “il farmaco può aver contribuito” oppure “ non dovuto al farmaco” sono relativi ai casi fatali. Nel campo “esito” andranno riportate anche le date di guarigione o di decesso. Farmaco sospetto: è importante riportare il nome commerciale del farmaco e non solo il principio attivo, sia per consentire eventuali accertamenti legati alla produzione dello stesso sia per consentire alle aziende farmaceutiche titolari del farmaco sospetto di assolvere ai numerosi obblighi di farmacovigilanza nazionale ed internazionale previsti dalla legge. Inoltre nel caso dei farmaci generici, al nome del principio attivo deve essere aggiunto il nome dell’azienda. Senza questa informazione non sarà possibile procedere all’identificazione del medicinale coinvolto. Deve essere indicato il dosaggio e non solo l’unità posologica (infatti per un dato farmaco potrebbero ad esempio esserci compresse da 250, 500 o 1000 mg). In questa sezione è importante fornire anche le informazioni relative all’eventuale miglioramento della reazione avversa dopo la sospensione del farmaco e quando disponibile anche il dato sulla risomministrazione del farmaco (rechallenge). Nel caso di segnalazione di reazioni avverse a vaccini è necessario riportare anche l’ora della som- 251 2004 ministrazione ed il numero di dose (I, II III o di richiamo). Inoltre vanno specificati il lotto e la data di scadenza. Non va tralasciata l’indicazione terapeutica per la quale il farmaco è stato assunto: da tale indicazione potrebbero emergere spiegazioni alternative all’insorgenza della reazione osservata che potrebbe essere in realtà un aspetto della patologia trattata. Anche le indicazioni vanno riportate nel modo più preciso possibile tenendo presente la classificazione internazionale delle malattie (ICD IX: international classification disease). Condizioni predisponenti: la disponibilità di queste informazioni consente di accertare la presenza o meno di cause alternative al farmaco nel determinare la reazione avversa. In particolare nel caso di segnalazione di reazioni avverse a vaccini è necessario riportare i dati anamnestici, la storia clinica e farmacologica rilevante. È opportuno anche specificare la sede dove è avvenuta la vaccinazione: ASL, studio privato, scuola, altro (specificare) ed il sito di inoculo del vaccino. Farmaci concomitanti: l’informazione di eventuali farmaci concomitanti va acquisita soprattutto in relazione alle possibili interazioni. Nell’apposita sezione andrebbero riportate anche le altre possibili interazioni con integratori alimentari, prodotti erboristici, ecc. Nel caso di segnalazione di reazioni avverse a vaccini è necessario riportare anche i vaccini somministrati nelle 4 settimane precedenti alla somministrazione. Fonte e segnalatore: il segnalatore deve essere chiaramente identificabile, anche se i suoi dati sono tutelati, in primo luogo perché spesso c’è la necessità di contattare il segnalatore per chiarimenti o follow-up ed inoltre perché non sono accettabili schede anonime. Qualora la fonte venga riportata come “Altro” deve essere specificata chiaramente la tipologia di segnalatore. Per le reazioni gravi, tanto più se non previste nel Riassunto delle Caratteristiche del Prodotto (RCP) o per le quali l’esito non è conosciuto al momento della segnalazione stessa, è opportuno far seguire la segnalazione iniziale da un aggiornamento sul caso. La scheda compilata va inviata al responsabile di farmacovigilanza della struttura sanitaria di appartenenza per i successivi adempimenti ai sensi del D.lgs. 95/2003. Per approfondimenti sulla Farmacovigilanza si rimanda alla lettura del volume IX di EudraLex disponibile all’indirizzo: http://pharmacos.eudra.org/F2/eudralex/in dex.htm AIFA - Ministero della Salute Glossario EER (Experimental Event Rate) Numero di eventi osservato nel gruppo randomizzato al trattamento in sperimentazione diviso per il numero totale di soggetti inclusi nel gruppo in trattamento. CER (Control Event Rate) Numero di eventi osservato nel gruppo di controllo diviso per il numero totale di soggetti inclusi nel gruppo di controllo. IC 95% (Intervallo di confidenza 95%) Il concetto di base è che gli studi (RCTs, metaanalisi) informano su un risultato valido per il campione di pazienti preso in esame, e non per l’intera popolazione; l’intervallo di confidenza al 95% può essere definito (con qualche imprecisione) come il range di valori entro cui è contenuto, con una probabilità del 95%, il valore reale, valido per l’intera popolazione di pazienti. ➤ INDICATORI DI RIDUZIONE DEL RISCHIO DI EVENTI SFAVOREVOLI mentazione e la probabilità nei pazienti di controllo. È un altro indice di riduzione relativa del rischio di un evento nei pazienti randomizzati al trattamento in sperimentazione rispetto ai controlli, e corrisponde alla formula: [EER / (1 – EER)] / [CER / (1 – CER)]. OR è rappresentativamente uguale a RR se il rischio di base nei controlli è basso (<10%); se il rischio di base è alto, OR tende a valori costantemente più lontani dall’unità rispetto a RR. ➤ INDICATORI DI AUMENTO DELLA PROBABILITÀ DI EVENTI FAVOREVOLI ABI (Absolute Benefit Increase) Aumento assoluto del beneficio terapeutico nei pazienti randomizzati al trattamento sperimentale rispetto ai controlli. Corrisponde alla formula: [EER – CER]. NNT (Number Needed to Treat) Numero di pazienti da trattare per ottenere un beneficio terapeutico in un paziente. Corrisponde alla formula: [1/ABI]. ARR (Absolute Risk Reduction) Riduzione assoluta del rischio di un evento sfavorevole nei pazienti randomizzati al trattamento in sperimentazione rispetto a quelli di controllo. Corrisponde alla formula: [CER – EER]. RBI (Relative Benefit Increase) Aumento relativo del beneficio terapeutico nei pazienti randomizzati al trattamento in sperimentazione rispetto ai controlli. RBI corrisponde alla formula: [EER – CER]/CER. NNT (Number Needed to Treat) Numero di pazienti che devono essere trattati per prevenire un evento. Corrisponde alla formula: [1/ARR], arrotondando per eccesso al numero intero. ➤ INDICATORI DI AUMENTO DEL RISCHIO DI RR (Relative Risk) È il rapporto tra il rischio nel gruppo dei trattati (EER) ed il rischio nel gruppo di controllo (CER). [RR = EER/CER]. RRR (Relative Risk Reduction) Riduzione relativa del rischio di un evento sfavorevole nei pazienti randomizzati al trattamento in sperimentazione rispetto ai controlli. Corrisponde al rapporto: [CER – EER]/CERx100. OR (Odds Ratio) Rapporto fra la probabilità di un evento nei pazienti randomizzati al trattamento in speri- EVENTI SFAVOREVOLI ARI (Absolute Risk Increase) Aumento assoluto del rischio di una reazione avversa nei pazienti che ricevono il trattamento sperimentale rispetto ai controlli. ARI corrisponde alla formula: [EER – CER]. NNH (Number Needed to Harm) Numero di pazienti che devono sottoporsi al trattamento perché si manifesti una reazione avversa. Corrisponde alla formula: [1/ARI] arrotondando per eccesso al numero intero. RRI (Relative Risk Increase) Aumento relativo del rischio di una reazione avversa nei pazienti che ricevono il trattamento in sperimentazione rispetto ai controlli. Corrisponde alla formula: [EER – CER ]/CER. Guida all’uso dei farmaci per i bambini A partire dal 26 maggio 2004, la Direzione Generale dei Farmaci e dei Dispositivi Medici del Ministero della Salute e il Laboratorio per la Salute Materno-Infantile dell’Istituto di Ricerche Farmacologiche “Mario Negri” di Milano hanno avviato un’indagine volta a verificare l’indice di gradimento e l’utilizzo da parte degli operatori sanitari della Guida all’uso dei farmaci per i bambini. La Guida, traduzione e adattamento alla realtà italiana del formulario britannico Medicines for Children, è stata distribuita gratuitamente a tutti i medici, infermieri e farmacisti italiani a partire dalla metà del 2003. L’indagine è rivolta a tutti coloro che hanno ricevuto copia del volume ed è possibile parteciparvi tramite la compilazione semplice e veloce di una scheda di valutazione. Si può accedere alla scheda nella sezione “Informazione sui farmaci” del sito del Ministero della Salute o collegandosi all’indirizzo www.marionegri.it/valutazioneguida/