Daniele Segnini L' "invenzione” del sesso Se la riproduzione per clonazione è così efficace, perché si è affermata la bisessualità? Fondamentalmente per due motivi, legati entrambi al principio della mescolanza genetica. In primo luogo, diversamente dai cloni, con la sessualità è possibile correggere eventuali difetti genetici. Se si ha una mutazione dannosa in un clone, questi non può che trasmetterla ininterrottamente da genitore a figlio, con la sola (scarsamente realistica) speranza che un’altra mutazione riporti la situazione al punto iniziale. Gli organismi sessuati, invece, combinando i loro patrimoni genetici, potrebbero permettere al gene danneggiato di essere sostituito dal corrispondente sano dell’altro: il sesso, dunque, può ostacolare le mutazioni genetiche negative. L’altro argomento a favore del sesso riguarda la” variabilità immunitaria” che esso conferisce alla popolazione. Mentre tra i cloni asessuati virus e batteri hanno vita facile, poiché basta scardinare la difesa immunitaria di un singolo organismo per avere ragione anche di tutti gli altri cloni identici, nel caso degli esseri sessuati lo scambio genetico è anche scambio di immunità, di biotecnologie difensive, che permettono sempre – o quasi – ad almeno un paio di individui di sopravvivere, perché il loro sistema immunitario è superiore agli aggressori. Con una certa dose d’ironia, il tedesco M.Mirsch ha scritto che potremmo definire i maschi un intelligente “prodotto di prevenzione sanitaria femminile”, al quale non conviene rinunciare. Un’ultima osservazione sull’utilità “biologica”del sesso maschile. Con molta ironia, quasi venti anni fa, il compianto paleontologo statunitense Stephen Jay Gould si pose in modo provocatorio la domanda: ma a che servono i maschi? I maschi, è vero, sono più grandi in una maggioranza di specie dei mammiferi – sostenne - ma c’è un numero sorprendente di specie in cui sono più grandi le femmine. Inoltre, poiché le balenottere azzurre sono gli animali più grandi che siano mai esistiti, e poiché nelle balene a fanoni le femmine sono più grosse dei maschi, l’individuo più grande che sia mai esistito è senza dubbio una femmina. Le femmine, in quanto producono uova, sono di solito più attive dei maschi nelle cure parentali; anche in specie che non forniscono alcuna cura parentale, le uova devono essere fornite di nutrimento, mentre lo sperma è poco più che DNA nudo; ma allora possiamo chiederci: perché esistono in generale i maschi? E, soprattutto, che bisogno c’è che siano grandi quanto le femmine? La risposta è che il sesso genera una quantità enorme di variazione, mescolando in ogni figlio il materiale genetico dei due genitore, ma se la funzione biologica dei maschi non va oltre il contributo di un po' di Dna, perché mai nella maggior parte dei casi dovrebbero essere grandi quanto le femmine? In molti gruppi i maschi lottano (letteralmente) per l’accesso alle femmine, e gli individui più grossi hanno spesso un vantaggio: ecco una valida spiegazione alla taglia maschile pari o superiore a quella femminile; inoltre, negli animali con vita sociale può essere utile avere più di un genitore che si impegni nell’allevamento della prole: i maschi acquistano così un ruolo biologico che trascende il puro servizio di fecondatori. (nella foto, due esemplari di scimpanzè bonobo, ottimi esempi di specie sociale, con il sesso - anche omosessuale - utilizzato come strumento di pacificazione nel gruppo) http://www.danielesegnini.it Realizzata con Joomla! Generata: 9 June, 2017, 17:10