Analisi Ambientale
Nome locale
Indirizzo
Giorni e orari di apertura:
Happy Hour con buffet:
Numero medio di clienti durante l’Happy Hour:
Numero di dipendenti:
Energia
Qual è il problema?
In Italia più del 70% dell’energia elettrica deriva da produzione termica tradizionale (dati Terna, 2009), cioè
dalla combustione di gas metano, carbone e derivati del petrolio. La combustione termica produce
emissioni in atmosfera di gas a effetto serra e di polveri, che variano a seconda del combustibile utilizzato,
ma che sono comunque nocive per l’ambiente. Per questo motivo è importante tenere sotto controllo i
consumi elettrici della propria attività.
Negli ultimi 35 anni i consumi di energia elettrica direttamente imputabili ad attività quali alberghi, bar e
ristorazione sono costantemente cresciuti, questo è dovuto sicuramente a un aumento del numero di
attività commerciali presenti sul territorio, ma anche alla crescita del bisogno di energia di tali attività. Per
questo motivo è importante prendere in considerazione gli effetti che determinate scelte commerciali
possono provocare sul fabbisogno energetico della propria attività.
Che cosa prevede la normativa?
Per gli impianti di raffrescamento (condizionatori, celle frigorifere) la normativa europea e italiana impone
l’obbligo di controllo dei gas refrigeranti, in particolare:
• i gas florurati (Reg. CE 842/2006), con cadenza annuale se presenti in quantità comprese fra i 3 e i 30
kg per apparecchio, semestrale per quantità maggiori;
• le sostanze lesive dell’ozono (Reg. CE 2037/2000, DM del 3/10/01 e DPR 147/06), con cadenza annuale
se presenti in quantità comprese fra i 3 e i 100 kg per apparecchio.
In entrambi i casi è previsto che il manutentore, per conto del proprietario degli apparecchi, compili un
apposito registro e controlli la presenza di eventuali fughe di tali sostanze, ripristinando i livelli necessari e
segnalando malfunzionamenti.
In allegato 1 le sostanze soggette a tali norme e il modello di libretto di impianto.
A partire da settembre 2009 l’Unione Europea ha previsto progressivamente la messa al bando delle
lampadine a incandescenza e alogene, che in funzione delle loro performance, usciranno progressivamente
dal mercato. Tali lampade potranno essere sostituite con lampade a basso consumo o con lampade a LED,
che garantiscono risparmi energetici ancora migliori delle precedenti.
Che cosa si può fare per migliorare?
1. Con la privatizzazione del mercato dell’energia è possibile scegliere il proprio gestore, selezionando
fornitori che garantiscano forniture di energia da fonti rinnovabili quali l’energia solare o eolica.
2. Gli impianti di riscaldamento e di raffrescamento, a causa degli elevati quantitativi di energia che
richiedono, costituiscono una delle principali fonti di emissione atmosferica: nel momento in cui si
renda necessaria una loro sostituzione è opportuno valutare l’acquisto di apparecchi di ultima
generazione, quali le pompe di calore (in grado di produrre caldo in inverno e freddo d’estate) o
impianti che garantiscano altissime performance in termini di efficienza.
3. Tra le apparecchiature maggiormente responsabili dei consumi energetici elettrici trovano sicuramente
posto i frigoriferi e gli altri elettrodomestici; ogniqualvolta si renda necessaria una sostituzione è
opportuno valutare attentamente l’acquisto di apparecchiature appartenenti alle classi energetiche
più alte (ad oggi fino alla A+++), che a fronte di un contenuto investimento iniziale garantiscono
risparmi significativi nel medio e lungo periodo.
4. Una buona riduzione di consumi elettrici può essere ottenuta con la progressiva sostituzione delle
lampade a incandescenza e alogene con lampade a basso consumo o a LED, disponibili in svariate
forme e tipologia di luce prodotta (fino all’80% di risparmio ottenuto rispetto alle lampade a
incandescenza tradizionali). Le lampade a risparmio energetico di nuova generazione non richiedono
più tempi lunghi per l’accensione e inoltre sono stati progressivamente migliorati aspetti quali la
tonalità cromatica della luce emessa, il che favorisce un loro utilizzo in qualsiasi ambiente.
5. Al fine di contenere i consumi elettrici, un’altra opportunità è costituita dal controllo della dispersione
di calore in inverno e dell’aria condizionata in estate. Le opportunità in tal senso sono diversificate:
a. prevedere un sistema automatico di spegnimento dell’impianto di riscaldamento/ raffrescamento
quando le finestre/porte vengono aperte;
b. sensibilizzare dipendenti e clienti affinché chiudano le porte dopo l’ingresso/uscita dal locale
quando gli impianti sono accesi.
Che cosa sta già facendo il (nome locale)
Acqua
Qual è il problema?
I consumi di acqua
L’acqua, bene prezioso e fondamentale per la vita di tutti gli esseri viventi, è una risorsa che si rinnova
attraverso un ciclo costante. Ciononostante, a causa degli elevati consumi idrici dei paesi sviluppati, della
crescita costante della popolazione mondiale e del deterioramento di tale risorsa attraverso l’inquinamento
idrico, la risorsa acqua è sempre più scarsa. L’ONU ritiene che i conflitti legati al controllo delle fonti idriche
e le migrazioni alla ricerca di acqua aumenteranno sempre di più nei prossimi anni. Le attività che
determinano un maggior consumo di acqua sono l’agricoltura e l’industria, è quindi importante ridurre gli
sprechi idrici direttamente connessi alla propria attività, ma anche valutare come le proprie scelte di
acquisto possano determinare un impatto sui consumi idrici.
Nell’ambito della gestione di un locale pubblico, inoltre, l’utilizzo di acqua in bottiglia di plastica
contribuisce ad aumentare l’inquinamento ambientale a causa dell’incremento della produzione di rifiuti
(smaltimento delle bottigliette) e dell’emissione di gas nocivi per l’atmosfera (produzione delle bottiglie e
trasporto).
L’inquinamento delle acque
Tutte le sostanze chimiche che immettiamo nella rete idrica vanno a modificare le proprietà delle acque
superficiali e sotterranee del nostro territorio, compromettendone la potabilità. Le sostanze inquinanti
arrivano ai corpi idrici come scarichi localizzati (fognature) oppure diffusi (drenaggio di terreni agricoli).
Anche se oggi Milano è dotata di un sistema di depurazione delle acque, esso non è certamente in grado di
rimuovere completamente gli inquinanti presenti negli scarichi civili e industriali prodotti dalla città. È
necessario servirsi in maniera oculata dei detergenti chimici, commisurando le quantità che si utilizzano alle
esigenze di pulizia.
Che cosa prevede la normativa?
L’Assemblea Generale delle Nazioni Unite, a partire dalla Dichiarazione di Rio del 1992 fino alla Risoluzione
A/64/L.63/Rev.1 del 26 Luglio 2010, ha dichiarato il diritto all’acqua potabile e sicura un diritto umano
essenziale al pieno godimento della vita e di tutti i diritti umani.
Il Manifesto di Lisbona, redatto nel 1998 a cura del Comitato internazionale per il Contratto Mondiale
dell’Acqua, si basa su questo assunto e individua due obiettivi prioritari per i nostri governi: l’accesso di
base all’acqua potabile per tutti, quale diritto individuale e collettivo inalienabile, e la gestione solidale,
sostenibile e partecipata dell’acqua come bene comune.
Per la normativa nazionale e comunitaria, ogni esercizio commerciale in cui si somministrano alimenti deve
disporre di acqua potabile e non esiste nessun obbligo di legge per vendere acqua minerale in bottiglia.
Nessun esercizio commerciale può pertanto rifiutare di offrire l’acqua del rubinetto.
Che cosa si può fare per migliorare?
Riduzione dei consumi:
1. L’installazione di miscelatori aria-acqua a tutti i rubinetti consente di ridurre fino al 50% la portata in
uscita, senza alterare la sensazione del getto da parte del fruitore, a fronte di un investimento di pochi
Euro per rubinetto.
2. Le cassette di scarico contengono almeno 10 l di acqua, che vengono espulsi interamente ogni volta che
si tira lo sciacquone, indipendentemente dalla necessità; ove possibile, l’installazione di pulsanti dotati
di stop o di doppio tasto (ad es. 5 o 10 l) è un ottimo modo per modulare la quantità di acqua in uscita
dalla cassetta di scarico in funzione delle esigenze, risparmiando decine di migliaia di litri all’anno; è
tuttavia necessario comunicarne il funzionamento e l’importanza di un corretto utilizzo.
3. Al fine di contenere i consumi è necessario controllare sistematicamente le perdite: una cassetta di
scarico che non tiene determina la perdita di migliaia di litri all’anno!
4. Un’azione semplice ma efficace per il contenimento dei consumi consiste infine nel formare il
personale rispetto a un corretto utilizzo della risorsa idrica, ad esempio spiegando le motivazioni che
impongono di chiudere i rubinetti ogniqualvolta l’acqua non sia strettamente necessaria!
Prevenzione dell’inquinamento delle acque:
5. Al fine di evitare problemi agli scarichi e ai sistemi di depurazione delle acque di fognatura, è necessario
evitare che sostanze improprie finiscano nei gabinetti: a questo scopo è possibile prevedere opportuna
comunicazione per i clienti e i dipendenti circa i materiali che tassativamente non devono essere buttati
nei WC, quali assorbenti femminili, carta per le mani, ecc.
6. Anche le sostanze chimiche contenute nei prodotti detergenti possono danneggiare fortemente i
recettori idrici finali; sul mercato sono disponibili prodotti a marchio ecologico per le diverse categorie
di detergenti (per lavastoviglie, per pavimenti, per le mani, ecc.).
7. In ottemperanza agli obblighi HACCP, è possibile richiedere ai soggetti incaricati delle attività di
disinfestazione di effettuare una ricerca su esche e prodotti che contengano il minor numero di frasi di
rischio, in relazione anche al forte dinamismo che caratterizza il mercato di tali prodotti.
Che cosa sta già facendo il (nome locale)
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Rifiuti
Qual è il problema?
Un rifiuto è “un qualsiasi oggetto o sostanza di cui il proprietario si disfi o abbia deciso o abbia l’obbligo di
disfarsi”. Il destino di tali oggetti o sostanze è triplice: essi sono in parte riciclati o recuperati, in parte
inceneriti e in parte smaltiti in discarica. Gli impatti ambientali sono quindi molteplici, diretti e indiretti, e
riguardano tutte le componenti ambientali: l’aria, il suolo, l’acqua, gli ecosistemi.
Per ridurre le pressioni ambientali dovute alla generazione di rifiuti è importante porre attenzione alla
cosiddetta “filosofia delle quattro R”: riduzione, riutilizzo, riciclo e recupero.
Potenzialmente, tutti i materiali, naturali o sintetizzati dall’uomo, sono biodegradabili (cioè sono
trasformabili, da parte di microrganismi, in anidride carbonica o metano, acqua, minerali e biomassa), ciò
che varia da sostanza a sostanza è il tempo necessario a tale trasformazione e, per quanto riguarda
l’impatto sull’ambiente, il tempo di accumulo di tali sostanze nell’ambiente, prima che esse vengano
interamente smaltite. Qualche esempio di tempi di biodegradazione completa:
Fazzoletto di carta: 3 mesi
Torsolo di mela: 3 mesi
Giornale: sminuzzato 3 mesi, accatastato 10 anni
Fiammifero: 6 mesi
Mozzicone di sigaretta: 1-2 anni
Gomma da masticare: 5 anni
Prodotti di nylon: 30-40 anni
Barattolo di latta: 50 anni
Lattina in alluminio: da 10 a 100 anni
Pannolini e assorbenti: 400 anni
Plastiche in genere (bottiglie, sacchetti, piatti, contenitori, ecc.): 100-1.000 anni
Polistirolo: oltre 1.000 anni
Bottiglia di vetro: indeterminato (oltre 4.000 anni)
Da questo semplice elenco si intuisce facilmente l’importanza rivestita dalla riduzione all’origine della
quantità di rifiuti prodotta, al fine di salvaguardare l’ambiente.
Produzione e riduzione dei rifiuti. Ogni acquisto connesso alla propria attività commerciale è
potenzialmente generatore di rifiuti. È necessario innanzitutto cercare di ridurre la quantità di rifiuti,
orientando le proprie scelte di acquisto verso prodotti con la minor quantità di imballaggi possibile ed
evitando l’utilizzo degli “usa e getta”; ove questo non sia praticabile, è importante scegliere prodotti che
possano essere inseriti nella filiera del riutilizzo e del riciclo.
Raccolta differenziata e smaltimento dei rifiuti. Realizzare una raccolta differenziata di qualità è il primo
passo per ottimizzare la filiera del riciclo dei rifiuti. La presenza di impurità nei sacchi della raccolta
differenziata, infatti, riduce la qualità del materiale riciclato prodotto e l’efficienza della filiera del riciclo.
Inoltre, incrementare il volume del materiale differenziato riduce il volume del sacco nero indifferenziato
e, di conseguenza, la quantità di rifiuti destinati all’incenerimento e alla discarica.
Che cosa prevede la normativa?
Gli oli e i grassi vegetali e animali derivanti da attività di ristorazione rientrano nella categoria dei rifiuti
speciali e, come tali, soggetti a specifiche prassi di raccolta e smaltimento: il produttore è tenuto a smaltirli
mediante soggetti autorizzati, compilando apposito registro di carico/scarico e formulario del rifiuto.
AMSA offre sul territorio milanese un servizio a pagamento di raccolta domiciliare mediante contenitori da
25 o 50 l che vengono raccolti una volta al mese, sostituendosi al locale nella compilazione del registro.
Il regolamento per la gestione dei rifiuti urbani del Comune di Milano (d.c.c. 118 del 06/11/2000,
aggiornato al 15/05/2002 e al 2010 con l’Ordinanza del Sindaco n. 41/2010) prevede che i servizi di
ristorazione siano vincolati alla raccolta differenziata dei rifiuti organici umidi; AMSA fornisce
gratuitamente i contenitori e il servizio giornaliero di raccolta per coloro che necessitino di tale servizio e
che producano almeno l’equivalente di un sacco nero di rifiuti organici al giorno. Per quantitativi minori
l’organico non viene raccolto e deve essere conferito insieme all’indifferenziato.
Che cosa si può fare per migliorare?
1. La principale opportunità di miglioramento ambientale in questo ambito riguarda la riduzione
nell’utilizzo di prodotti usa e getta, con particolare riguardo ai materiali in plastica (piatti, posate,
bicchieri), che se conferiti a incenerimento provocano emissione di diossine e se conferite in discarica
permangono nel loro stato per tempi che vanno da 100 a 1000 anni in funzione delle caratteristiche. In
tal senso si propone:
a. La loro sostituzione con stoviglie durevoli, accompagnando il loro utilizzo con una comunicazione
volta a ridurre il cambio dei piatti durante l’happy hour finché il cliente non abbia terminato le
consumazioni.
b. La loro sostituzione con stoviglie usa e getta biodegradabili, che hanno tempi di degradazione
molto più brevi, limitando l’ingombro in discarica e l’emissione di sostanze nocive in inceneritore.
2. Al fine di evitare lo spreco di risorse naturali abbreviando il loro ciclo di vita, è possibile privilegiare
prodotti usa e getta in carta riciclata o proveniente da foreste certificate al posto di quelli tradizionali
(tovaglioli, tovagliette, bobine da bancone, asciugamani, ecc.).
3. Sempre in un’ottica di risparmio delle risorse, l’acquisto di prodotti in carta riciclata consente un
notevole risparmio di risorse naturali: la produzione di carta di pura cellulosa necessita infatti
dell’abbattimento del legname. La qualità ambientale dei prodotti in carta può inoltre essere garantita
da prodotti a marchio che ne attestino le caratteristiche: il marchio Ecolabel garantisce l’abbattimento
dei principali impatti ambientali legati al ciclo di vita del prodotto (principalmente si tratta di prodotti
in carta riciclata), mentre i marchi FSC e PEFC garantiscono percentuali di cellulosa provenienti da
foreste certificate e controllate.
Che cosa sta già facendo il (nome locale)
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Cibo
Qual è il problema?
La scelta delle materie prime nella preparazione dei piatti e ha diverse conseguenze sull’ambiente: si pensi
che circa il 70% dell’acqua utilizzata a livello mondiale è impiegata nell’industria zootecnica e agricola e che
il 30% circa delle emissioni ad effetto serra è collegato a come l’uomo produce, distribuisce e consuma il
proprio cibo.
La stagionalità
Gli alimenti fuori stagione sono generalmente alimenti prodotti in serra oppure che provengono da Paesi
lontani dal nostro e che quindi richiedono un trasporto che genera un forte impatto ambientale. Per
produrre in serra alimenti fuori stagione sono necessari riscaldamento, ventilazione, irrigazione,
illuminazione e ombreggiamento, pratiche che richiedono energia e acqua in quantità. La serra è,
infatti, una coltivazione forzata che non rispetta i ritmi della terra e cerca di riprodurre costantemente
condizioni climatiche simili alla stagione estiva.
La distribuzione
Un pasto medio può percorrere fino a 1.900 km tra aereo, nave, camion prima di giungere sul nostro piatto.
Inoltre in Italia l'86% dei trasporti avviene ancora su gomma e i costi della logistica arrivano a incidere per
circa un terzo sul prezzo di frutta e verdura.
La produzione industriale di cibo comporta l’esistenza di pochi e grandi stabilimenti che distribuiscono per
migliaia di chilometri, con appropriati imballaggi che proteggano il prodotto, su camion e aerei
costantemente refrigerati per conservare le proprietà nutrizionali degli alimenti, generando
inevitabilmente un impatto ambientale notevole.
La produzione
La produzione agricola industriale impatta negativamente sull’ambiente riducendo nel numero, nella
diversità e nella produttività le specie animali e vegetali e diffondendo fertilizzanti e pesticidi di sintesi con
conseguente contaminazione delle acque superficiali e profonde e dell'aria. L’agricoltura biologica, invece,
differisce dagli altri tipi di agricoltura per molti aspetti: favorisce le risorse rinnovabili e il riciclo ed evita
l'impiego di fitofarmaci di sintesi, fertilizzanti, ormoni della crescita, antibiotici o manipolazioni genetiche.
I diritti dei lavoratori
Il consumo di prodotti provenienti da paesi in via di sviluppo (ad es. caffè e cacao) pone questioni che
vanno al di là dell’impatto ambientale e riguardano il tema dell’equità sociale. Nei paesi produttori di questi
alimenti il lavoro minorile è ancora molto diffuso e le condizioni di lavoro in generale sono critiche in
termini di compensi, salute, sicurezza e diritti umani. Inoltre spesso le condizioni di scambio tra paesi
occidentali importatori e paesi del sud del mondo, che esportano le proprie materie prime, sono poco
vantaggiose per questi ultimi. Oggi esiste la possibilità di orientare le proprie scelte di consumo verso
prodotti che offrono un certo numero di garanzie rispetto al trattamento dei lavoratori che hanno
contribuito alla coltivazione e trasformazione di tali prodotti.
Che cosa prevede la normativa?
L’Unione Europea da anni sta cercando di regolamentare la produzione e la distribuzione degli Organismi
Geneticamente Modificati (OGM) negli alimenti sul proprio territorio. Sulla scia dei movimenti degli attivisti
anti-OGM e sulla base del principio di precauzione, fra il 1998 e il 2004 nessun nuovo OGM è stato
autorizzato sul territorio europeo; tuttavia, a fronte dei ricorsi effettuati dai Paesi principali produttori di
piante OGM (USA, Canada e Argentina) sulla base che tale decisione europea non fosse supportata da
alcuna evidenza scientifica di rischio per la salute o per l’ambiente, il quadro è nuovamente cambiato.
L’attuale normativa UE (Direttiva 2001/18/CE e Regolamenti 1829 e 1830/2003/CE) si limita a regolare il
regime di autorizzazione e a imporre l’etichettatura e la tracciabilità degli alimenti e dei mangimi costituiti o
derivati da OGM, indicando inoltre una serie di norme e valutazioni richieste per ottenere il nulla osta alla
sperimentazione.
Che cosa si può fare per migliorare?
1. L’acquisto di prodotti alimentari “no o.g.m.” o dotati di marchio biologico assicurano la tutela della
salute dei consumatori, fornendo garanzie circa i metodi di coltivazione e la provenienza.
2. La selezione e l’acquisto di prodotti di stagione e a “km zero” consentono di ridurre significativamente
gli impatti ambientali legati al trasporto delle merci, nonché a migliorare la qualità degli alimenti stessi,
che risultano meno esposti all’inquinamento da trasporto.
3. L’incremento di prodotti a marchio europeo DOP, DOC, IGP, ecc. conferiscono al prodotto garanzie sulla
qualità del processo produttivo e sulla provenienza del prodotto.
Che cosa sta già facendo il (nome locale)
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Mobilità
Qual è il problema?
Il trasporto automobilistico su strada è una delle principali cause dell’inquinamento atmosferico delle città.
I gas di scarico delle automobili emettono in atmosfera numerosi elementi fortemente inquinanti che
hanno un effetto nocivo per la nostra salute: composti del carbonio e dell’azoto, idrocarburi incombusti,
polveri sottili, ecc.
Le condizioni climatiche e geomorfologiche della nostra città (situata in un “catino” pianeggiante
circondato dalle alpi e molto poco ventoso) favoriscono inoltre il ristagno e il permanere di tali inquinanti
in atmosfera.
Per questo motivo è importante promuovere forme di mobilità alternative all’automobile privata, che
siano meno impattanti e più sostenibili per l’ambiente.
Che cosa prevede la normativa?
Dall’inizio del 2012 il Comune di Milano ha istituito Area C all’interno della cerchia dei Bastioni, limitando
l’accesso ai cosiddetti veicoli inquinanti. L’accesso è libero per: veicoli elettrici, moto, motorini e, per tutto
il 2012, veicoli ibridi, bifuel e alimentati a gas (metano e GPL). L’accesso è a pagamento per i veicoli
alimentati a benzina Euro da 1 a 5; alimentati a gasolio/diesel Euro 3 con FAP, 4 e 5. L’accesso è vietato per
i veicoli alimentati e gasolio Euro da 0 a 2 e 3 senza FAP, alimentati a benzina Euro 0 e per i veicoli di
lunghezza superiore ai 7 metri (maggiore dettaglio su www.areac.it)
Che cosa si può fare per migliorare?
Al fine di migliorare l’accessibilità del locale al pubblico svincolandola dall’utilizzo del mezzo privato è
possibile individuare le seguenti opportunità:
1. Segnalare tutti i mezzi pubblici disponibili per il raggiungimento del locale ed eventualmente gli orari di
termine del servizio.
2. Segnalare i servizi di bike-sharing disponibili nelle immediate vicinanze, sensibilizzando i clienti rispetto
ai vantaggi (ambientali e non) conseguenti dall’utilizzo della bicicletta.
3. Segnalare i servizi di car-sharing disponibili nelle immediate vicinanze, sensibilizzando i clienti rispetto
ai vantaggi (ambientali e non) conseguenti dall’utilizzo di questo mezzo, nonché le numerose
agevolazioni concesse per gli utenti sul territorio milanese.
Che cosa sta già facendo il (nome locale)
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Beni durevoli e consapevolezza
Qual è il problema?
Impatto ambientale dei beni acquistati
L’acquisto di un qualsiasi bene genera diversi impatti sull’ambiente connessi alla produzione, all’utilizzo
(nel caso, per esempio, di oggetti che richiedono il consumo di energia) e allo smaltimento finale. È quindi
importante ponderare le proprie scelte di acquisto per i beni durevoli, valutando le alternative disponibili
sul mercato e orientandosi, ove possibile, verso prodotti che offrano garanzie dal punto di vista delle
materie prime e del processo produttivo.
Formazione del personale
In questa sezione si è posto l’accento anche sul ruolo della formazione e della consapevolezza del
personale verso le scelte ambientali adottate dal locale. La consapevolezza verso gli aspetti ambientali
connessi alla propria attività e le strategie messe in atto per ridurre gli impatti generati dalla gestione
quotidiana è una prerogativa importante per massimizzare gli effetti positivi delle scelte di sostenibilità
adottate dal locale. Si pensi ad esempio dell’importanza di una corretta informazione sulla raccolta
differenziata o sulla riduzione degli sprechi di risorse.
Che cosa prevede la normativa?
Al fine di promuovere il ricorso a prodotti ecologici e un conseguente miglioramento ambientale, il 16
luglio 2008 la Commissione europea ha presentato il Piano d’Azione “Produzione e consumo sostenibili” e
“Politica industriale sostenibile” (COM 2008/397), articolato su diverse iniziative, a partire
dall’individuazione di prescrizioni minime per prodotti particolarmente impattanti, indicazioni chiare e
livelli di riferimento avanzati circa la resa e l’efficienza ambientale dei prodotti, elaborazione ulteriore dei
sistemi di etichettatura ecologica, ecc. Tale approccio della Commissione determinerà in futuro misure
sempre più prescrittive per gli Stati Membri e la necessità di un progressivo adeguamento dei consumatori
verso soluzioni maggiormente performanti in campo ambientale.
Che cosa si può fare per migliorare?
Beni durevoli e di consumo
1. Sul lungo periodo, in occasione di nuovi acquisti di arredamento o di rinnovo del locale, è opportuno
selezionare prodotti dalle caratteristiche ambientali garantite; ad esempio sono disponibili sul mercato
vernici ecologiche (ad acqua) o dotate del marchio Ecolabel; gli elementi di arredo possono disporre
sia di marchio Ecolabel che FSC/PEFC, inoltre sono sempre più diffuse proposte di arredo in materiali
ecologici.
2. Il recupero di elementi di arredo dismessi da altre attività ma ancora funzionali all’utilizzo garantisce,
oltre al risparmio economico, una sensibile riduzione di rifiuti ingombranti altrimenti destinati in
discarica.
Consapevolezza
3. Il monitoraggio dei propri consumi, in particolare energia, gas e acqua, è il primo passo per poter
effettuare scelte di miglioramento ambientale consapevoli e per misurarne l’efficacia.
4. Rendere i dipendenti consapevoli delle conseguenze ambientali del proprio operato determina una
maggiore attenzione ad assumere comportamenti corretti e a raggiungere efficacemente i propri
obiettivi.
5. Anche il coinvolgimento dei clienti nell’attuazione di alcune semplici azioni può concorrere al
raggiungimento di risultati significativi, quali il risparmio idrico ed energetico o la raccolta
differenziata, migliorando la performance del locale e contribuendo a sensibilizzarli nelle loro vite
quotidiane.
Che cosa sta già facendo il (nome locale)
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