Prova 4 Scuola e mobilità sociale A Il candidato svolga la seguente traccia, con riferimenti alle sue conoscenze in ambito sociologico, antropologico e pedagogico. «[In Italia] la distribuzione dei titoli di studio varia ampiamente a seconda della posizione sociale di origine: se da un lato i figli della borghesia professionale e degli impiegati di concetto hanno conseguito un diploma di scuola media superiore o un titolo di studio universitario in 80-90 casi su cento, dall’altro lato i figli degli operai e dei lavoratori agricoli sono riusciti a superare il limite dell’obbligo scolastico solo nel 20-30% dei casi. I dati, dunque, non lasciano adito a dubbi: a dispetto dell’articolo 34 della Costituzione della Repubblica italiana – secondo il quale «la scuola è aperta a tutti» e «i capaci e meritevoli, anche se privi di mezzi, hanno diritto di raggiungere i gradi più alti degli studi» – nel nostro Paese l’accesso all’istruzione è, ancora oggi, fortemente influenzato dalla posizione sociale di origine […]. Dunque, l’evidenza empirica disponibile mostra che attualmente, in Italia, la posizione di origine esercita il proprio effetto sperequativo sulle opportunità di mobilità sociale sia indirettamente – cioè, tramite l’istruzione – sia direttamente. L’esistenza dell’effetto indiretto è una chiara testimonianza del fatto che la scuola, anziché essere un luogo di realizzazione dei principi meritocratici e, quindi, uno strumento di emancipazione sociale, contribuisce in modo rilevante a riprodurre le disuguaglianze sociali legate alle condizioni di nascita. D’altra parte, l’esistenza dell’effetto diretto […] indica che, perfino in presenza di una perfetta uguaglianza delle opportunità di istruzione, un certo grado di ereditarietà sociale – prodotto da meccanismi come la trasmissione intergenerazionale del patrimonio, il nepotismo e il clientelismo – continuerebbe a sussistere, impedendo in questo modo la piena affermazione del principio di uguaglianza delle opportunità». M. Pisati, Mobilità sociale in Enciclopedia Treccani. XXI Secolo, 2009 Il candidato illustri il rapporto non lineare tra istruzione e mobilità sociale, con riferimento alle teorie sociologiche della scuola, chiarendo le ragioni dell’inadeguatezza del sistema scolastico a colmare le disuguaglianze sociali, soprattutto in Italia, e ipotizzando quali cambiamenti nella struttura sociale, nella mentalità della gente e nelle politiche scolastiche potrebbero contribuire a realizzare l’uguaglianza sostanziale fra i cittadini auspicata dall’articolo 34 della Carta costituzionale. B Il candidato risponda in modo chiaro e sintetico a tre dei seguenti quesiti. a. Che cosa si intende con l’espressione D.O.E. (Disuguaglianza delle Opportunità Educative)? b. Le società di cacciatori-raccoglitori sono società tendenzialmente egualitarie. Come viene mantenuta l’uguaglianza fra i membri della comunità? c. La scuola «è un ospedale che cura i sani e respinge i malati», secondo gli allievi di don Lorenzo Milani nel famoso libro Lettera ad una professoressa. Illustra il contributo di don Milani al dibattito sui carattere classista della scuola italiana. Patrizia Scanu © Pearson Italia S.p.A. 1 d. Illustra le principali ideologie di sostegno o di critica della globalizzazione. e. Che cos’è il mana? Quali altre credenze nel soprannaturale si incontrano nelle diverse religioni? f. Che cosa si intende con l’espressione media education? Patrizia Scanu © Pearson Italia S.p.A. 2 A Analisi della traccia L’argomento della traccia è la relazione fra livello di istruzione e mobilità sociale. L’autore del brano riportato è il sociologo Maurizio Pisati. La sua tesi, peraltro corroborata da molte ricerche internazionali, è che, anche a parità di opportunità di istruzione, lo status sociale di origine esercita un effetto sperequativo sulla mobilità sociale, ovvero è un fattore di disuguaglianza, sia direttamente, favorendo o sfavorendo l’accesso alle carriere e alla ricchezza in base alle condizioni economiche e ai rapporti sociali delle famiglie d’origine, sia indirettamente, all’interno della scuola, dove le disuguaglianze vengono mantenute e non ridotte, come vorrebbe il dettato costituzionale. La nostra Costituzione, infatti, all’articolo 34 prescrive cha la scuola sia pubblica, aperta a tutti e democratica, nel senso che offra a tutti i cittadini, indipendentemente dalla loro condizione economica e sociale, un’uguale opportunità di accesso ai gradi più alti di istruzione. L’uguaglianza delle opportunità di ricevere un’istruzione completa per tutti, qualunque sia la posizione sociale, viene chiamata uguaglianza sostanziale: non basta infatti che la scuola sia in astratto aperta a tutti (uguaglianza formale), se poi di fatto i percorsi di studio e il successo scolastico dipendono dalle condizioni sociali della famiglia d’origine. La realizzazione completa dell’articolo 34 è la condizione di una piena democrazia. Le richieste della consegna sono chiare: 1. illustrare, attraverso le teorie sociologiche della scuola, il rapporto fra istruzione e mobilità sociale; 2. argomentare le ragioni per le quali la scuola non riesce a realizzare l’uguaglianza e quindi a garantire la massima mobilità sociale; 3. argomentare, con una propria riflessione personale, quali cambiamenti potrebbero rendere la scuola più capace di garantire l’uguaglianza sostanziale fra i cittadini; tali cambiamenti potrebbero verificarsi su tre livelli: la mentalità della gente, le politiche scolastiche e la struttura sociale. Le parole-chiave sono scuola, posizione sociale, effetto sperequativo, mobilità sociale, uguaglianza delle opportunità di istruzione, disuguaglianza. Il testo richiesto è espositivoargomentativo, con uno sbilanciamento verso l’argomentativo. Le discipline coinvolte sono la sociologia e la pedagogia. Patrizia Scanu © Pearson Italia S.p.A. 3 Brainstorming Patrizia Scanu © Pearson Italia S.p.A. 4 Suggerimenti per lo svolgimento Per lo svolgimento, occorre richiamare alla mente le teorie sociologiche della scuola: quella funzionalista (Parsons e Sorokin) e tecnofunzionalista (Davis e Moore), quelle neomarxiste (in particolare Althusser e Bourdieu) e quelle neoweberiane (in particolare Collins e Archer). Ovviamente, anche altre teorie sono appropriate. Tuttavia, il riferimento più importante è alle ricerche di Charles A. Anderson e al famoso paradosso di Anderson (non c’è correlazione fra istruzione relativa e status relativo: se i figli hanno un titolo di studio superiore ai genitori, questo non si traduce in un miglioramento di status rispetto ai genitori). Anderson è un funzionalista, ma la sua ricerca empirica gli mostra che, a differenza di quanto sosteneva Parsons, l’istruzione non produce mobilità sociale. I titoli di studi sono sempre più necessari, ma meno utili per avanzare di status. Le teorie funzionaliste si concentrano sulle funzioni sociali della scuola, e in particolare sulla sua funzione di allocazione degli individui nella struttura sociale: la scuola filtra e colloca le persone ai vari livelli della stratificazione sociale, che sono tutti necessari al buon funzionamento della società; per i tecno funzionalisti il compito della scuola è sviluppare le competenze professionali necessarie per inserirsi nei ruoli produttivi richiesti dalla società. Le teorie neomarxiste vedono nella scuola uno strumento di riproduzione della stratificazione sociale e dei rapporti di dominio nella società; sostengono quindi che la scuola non produce mobilità sociale, ma serve a mantenere la struttura sociale esistente. Le teorie neoweberiane mettono in luce come ci sia nella società una spinta dal basso a conseguire titoli spendibili nella società per ottenere prestigio (corsa alle credenziali), ma anche come la scuola sia la risultante delle lotte di potere ed esprima equilibri momentanei. La scuola non è un fattore di uguaglianza, ma di esclusione sociale dalle posizioni più elevate in assenza dei titoli di studio (Collins). Alcune di queste teorie spiegano come mai la scuola non garantisca mobilità sociale: la struttura sociale lo impedisce, al di là di ogni politica scolastica di democratizzazione; inoltre, fra le cause si può fare riferimento all’inflazione dei titoli di studio, che penalizza proprio le classi inferiori e impedisce loro di far valere principi meritocratici per salire nella scala sociale. Sembra che più le politiche scolastiche sono democratiche, meno alla lunga consentano l’ascesa sociale delle classi inferiori. Altre ragioni possono essere la minore motivazione delle famiglie meno istruite a far proseguire gli studi ai propri figli (con incremento della dispersione scolastica), oltre al fatto che le famiglie socialmente svantaggiate subiscono un impatto economico maggiore per il prolungamento degli studi dei propri figli e offrono spesso un ambiente meno ricco di stimoli intellettuali (Bernstein, codice elaborato e codice ristretto); la maggiore forza economica e culturale delle famiglie istruite o abbienti e la quantità e qualità dei loro rapporti professionali e sociali. La scuola italiana è stata a lungo scuola d’élite e fa effettivamente fatica, in una situazione di disinvestimento economico e politico, a garantire pari opportunità a tutti. L’estrazione sociale interferisce nel rapporto fra istruzione e status (Bourdieu), anche se l’istruzione ha un certo peso nella carriera professionale (Blau e Duncan). L’ultimo punto è lasciato alla riflessione personale. Tra gli argomenti, si può fare riferimento alle politiche scolastiche che tendono a democratizzare la scuola, che però spesso non sono viste di buon occhio proprio dalle classi che ne sono destinatarie e che si vedono sfumare il prestigio del titolo di studio mano a mano che si amplia il numero di coloro che lo raggiungono; poi al fatto che esiste, nella società italiana, una componente familista e clientelare che andrebbe modificata con un’incisiva educazione alla cittadinanza e infine alla constatazione che la scuola non può che rispecchiare le contraddizioni della società; certo può essere migliorata, ma non può garantire da sola la democrazia, se l’uguaglianza non si realizza anche in altri ambiti della società. Patrizia Scanu © Pearson Italia S.p.A. 5 Scaletta 1 Definizione dei termini del rapporto fra istruzione e mobilità sociale: le teorie sociologiche 2 I motivi della relazione non lineare fra istruzione e mobilità 3 Possibili cambiamenti Mobilità sociale, uguaglianza delle opportunità educative, democrazia Il paradosso di Anderson Il livello di istruzione ha comunque un certo peso nella mobilità (Blau e Duncan) Il funzionalismo (Parsons e Sorokin) Il tecnofunzionalismo (Davis e Moore) Le teorie neomarxiste (Althusser e Bourdieu) Le teorie neoweberiane (Collins e Archer) Scuola come agente di conservazione della struttura sociale (Althusser); ruolo dell’estrazione socioculturale (Bourdieu) Scuola come strumento di esclusione sociale (Collins) Inflazione dei titoli di studio Minore motivazione delle famiglie socialmente svantaggiate Minore facilità di accesso per barriere culturali (Bernstein) Minore disponibilità economica e di contatti sociali Familismo e clientelismo che favoriscono le classi privilegiate Didattica selettiva e dispersione scolastica Politiche scolastiche di democratizzazione della scuola, ma con investimenti sulla qualità dell’insegnamento (rischio dell’inflazione di titoli); investimento economico (gratuità, borse di studio); selettività nell’accesso all’insegnamento e formazione degli insegnanti Educazione alla cittadinanza democratica per combattere la mentalità familista e clientelare, che annulla il valore del merito (Calamandrei: la scuola pilastro della democrazia) Combattere la disuguaglianza economica, che è la causa ultima Per approfondire Piero Calamandrei, Discorso pronunciato a Roma l’11 febbraio 1950 (http://www.uaar.it/uaar/ateo/archivio/2002_3_art1.html) Mobilità sociale in Encicopedia Treccani online (http://www.treccani.it/enciclopedia/mobilitasociale); ci sono diverse versioni di questa voce, di autori diversi; tutti trattano del rapporto fra istruzione e mobilità sociale. Patrizia Scanu © Pearson Italia S.p.A. 6 LA PROVA SVOLTA DA UNO STUDENTE La prova che viene qui presentata è stata svolta in classe durante una simulazione d’esame da un allievo di quinta del Liceo delle Scienze umane. Si tratta di una buona prova, anche se non esente da difetti. Proviamo ad analizzare il testo del tema, accompagnato dalle note di correzione; alla fine, seguirà il commento allo svolgimento. La stessa operazione verrà replicata con i quesiti. A. Svolgimento della traccia e correzioni SVOLGIMENTO In uno Stato moderno a carattere democratico, la vox populi comune afferma che c’è una corrispondenza lineare tra il grado d’istruzione raggiunto da uno studente e il suo futuro impiego nel mondo lavorativo e nella società. La sociologia ha cercato di verificare quanto questa concezione fosse fondata: analizzando dati statistici riguardanti questo fenomeno, ci si accorge che in realtà non c’è una corrispondenza lineare tra istruzione e mobilità sociale. I funzionalisti, increduli davanti a questo fatto, hanno cercato di analizzare come il sistema scolastico possa determinare lo status e il ruolo che una persona avrà nella società. Il sociologo Anderson descrisse una situazione allarmante, conosciuta come “paradosso di Anderson”: egli si rese conto che, indipendentemente dal grado d’istruzione raggiunto, un ragazzo tende a posizionarsi nella scala sociale sullo stesso livello del padre. Blau e Duncan presero un campione di 25.000 ragazzi e analizzarono la corrispondenza tra posizione sociale occupata e percorso di studi effettuato. I risultati di Anderson non vennero smentiti: ancora una volta si mise in luce come lo status dei genitori influenzi quello dei figli. Per questo motivo, Bourdieu giunse a concludere che non soltanto la corsa al titolo scolastico, ma anche quella al posto di lavoro sono influenzate dalla famiglia di appartenenza del soggetto. Le teorie del conflitto diedero una risposta a questo “paradosso”. I sociologi di questa corrente ritengono che il sistema scolastico mantenga l’assetto sociale esistente, garantendo così ai “dominatori” di non perdere la loro posizione privilegiata nella società. Althusser ritiene che lo Stato, tramite “apparati repressivi” elimina tutte le ideologie contrarie all’ordine sociale esistente; tramite gli “apparati ideologici” diffonde poi l’ideologia della classe dominante, affinché essa mantenga la propria egemonia. Althusser a questo proposito parla di Patrizia Scanu © Pearson Italia S.p.A. NOTE E CORREZIONI “comune” è superfluo; vox populi significa “voce del popolo” e, in senso traslato, “opinione comune”, “senso comune”. i due punti sono usati come sostituti del connettivo testuale, che manca. Si potrebbe usare la virgola, seguita da “ma”. Non spiega perché sono increduli. Si potrebbe aggiungere: «per via della loro visione meritocratica della stratificazione sociale». Citazione molto appropriata. Non si fa riferimento però alle espressioni status relativo e istruzione relativa. Ha comunque saputo definirne il contenuto. Non ha spiegato però che cosa implichi; di fatto, il paradosso di Anderson smentisce la fiducia funzionalista nel rapporto fra istruzione e mobilità. È vero che non vennero smentiti nella sostanza, però lo studio di Blau e Duncan mise in luce che l’istruzione era una variabile rilevante. Mancava tuttavia un’analisi degli altri fattori in gioco, come l’estrazione socioculturale e le condizioni economico-sociali del momento. Il riferimento a Bourdieu è opportuno. Non viene detto però chi sia (magari lo dà per scontato, dato che è uno dei maggiori sociologi neomarxisti francesi). Tra le teorie del conflitto, sta parlando delle teorie neomarxiste, ma non lo ha precisato. Il termine esatto è teoria della riproduzione socio-culturale, che però non viene usato. Errore morfosintattico. Occorre il congiuntivo “elimini”. L’alternativa è cambiare il verbo e usare “afferma”, che regge l’indicativo. In questo caso, meglio la seconda opzione. Anche per diffonde vale lo stesso discorso. 7 “violenza simbolica” e di “arbitrio culturale”, cioè del fatto che la scuola, e quindi lo Stato che la dirige, imponga e diffonda una sola ideologia, cioè quella dell’élite al potere, negando la possibilità ad altre prospettive ideologiche di nascere e farsi largo nella società. I teorici del conflitto ritengono inoltre che la scuola fornisca i mezzi per il potere. Sorokin descrisse la sua famosa teoria riguardo a come il sistema scolastico selezioni, negli anni, gli studenti da condurre alla fine del ciclo di studi (“setaccio di Sorokin”). I funzionalisti potrebbero ritenere che tale selezione avvenga in base a principi meritocratici, in realtà le teorie del conflitto ci dimostrano come intervengano anche variabili legate alla condizione sociale ed economica del soggetto. Il sistema scolastico svolge, tra le sue varie funzioni, anche quella di allocazione nel sistema sociale e lavorativo. Weber ritenne che la stratificazione sociale sia determinata da tre fattori: la ricchezza economica, il potere e il prestigio. Il prestigio, rappresentato dalla cultura, consiste in un fattore di aggregazione sociale: nella società le persone formano gruppi sulla base del loro livello culturale. Per questo motivo non stupisce la cosiddetta “corsa alle credenziali” descritta da Collins: ognuno reclama un certificato, un’attestazione della propria cultura, poiché esso determina (nella teoria e non nei fatti, come ha dimostrato Anderson) una determinata posizione sociale. Per quanto riguarda l’allocazione nel mondo del lavoro, gli studi di Bowles e Gintis hanno dimostrato come la scuola tenda a formare individui, cioè i futuri lavoratori, sulla base della “sottomissione”. Siccome il sistema capitalistico rappresenta la nostra economia ed esso favorisce gli interessi della classe al potere, le ideologie su cui si fonda la scuola tendono a considerare fondamentale che lo studente, una volta uscito dal sistema scolastico, sappia sottomettersi alla volontà del suo datore di lavoro, cioè di un imprenditore, senza ribellarsi o opporsi. In ambito scolastico, per definire il problema legato all’influenza della famiglia di appartenenza nel determinare un percorso di studi, si utilizza l’espressione “disuguaglianza delle opportunità educative” (D.O.E.). Tale disparità di trattamento e di successo può essere dovuta a fattori legati all’etnia di appartenenza, alla condizione sociale della famiglia di provenienza e al sesso (nelle società in cui ci sono ancora forti disuguaglianze di genere). Per meglio comprendere il problema della D.O.E., bisogna cercare di capire da dove esso emerga e quali sono i fattori che lo favoriscono legati ai sistemi scolastici moderni, i quali possono assumere diverse caratteristiche sulla base delle seguenti dicotomie. Patrizia Scanu © Pearson Italia S.p.A. Sorokin è un funzionalista, ma non viene detto. Errore nell’uso dei tempi verbali. Ci vuole “fosse”. Espressione molto appropriata e opportuna qui. siano Non è detto benissimo e non viene spiegato perché il tipo di sistema scolastico abbia un ruolo della D.O.E. “dicotomiche” 8 Essi possono essere democratici o di élite. Nel primo caso l’istruzione è aperta a tutti, può essere a pagamento o pubblica, però ogni cittadino ha l’obbligo di frequentare la scuola per almeno un determinato numero di anni. Nel sistema scolastico di élite, invece, l’istruzione, il più delle volte privata e a pagamento, è aperta solo ai figli delle famiglie di rango sociale elevato. Entrambe le prospettive scolastiche hanno creato e creano tutt’ora problemi: le classi sociali più elevate lamentano un’istruzione qualitativamente migliore; le classi più basse invece vorrebbero accedere ai titoli in tempi più rapidi, senza un elevato dispendio di energie e di fondi. Un’altra dicotomia riguarda la gestione della scuola: ci può essere un sistema pubblico, privato, oppure misto. Il sistema pubblico, nel quale la scuola è gestita interamente dallo Stato, porta con sé il rischio che s’imponga in essa l’ideologia difesa dallo Stato stesso. Il sistema privato porta con sé il rischio del clientelismo, cioè il fatto che l’efficienza del sistema scolastico si sottometta alla logica economica del profitto. Il sistema misto, il quale associa una componente pubblica a una privata, risulta il più dinamico e scongiura il rischio di una deriva eccessivamente ideologica. Il sistema scolastico può essere decentrato o centralizzato: nel primo caso esso dipende dalle disposizioni degli enti locali; nel secondo, invece, esso dipende dallo Stato. Il sistema scolastico può essere unificato o differenziato: nel primo caso le direttive statali impongono un assetto scolastico uguale per tutti; nel secondo caso, invece, gli enti locali possono creare strutture diverse a seconda delle necessità (ad esempio scuole per diversamente abili o istituti per bambini immigrati). In entrambi i casi possono insorgere dei rischi: il sistema unificato potrebbe dare poca attenzione alle “minoranze” e a tutti quei casi in cui i bambini necessitano d’interventi particolari, legati ad esempio all’integrazione e all’inclusione; il sistema differenziato, pur tenendo presente le esigenze individuali, ha come rischio il fatto che si possano isolare i più deboli e le minoranze. Infine, il sistema scolastico può essere diretto a una formazione tecnico-professionale oppure formativogenerale, a carattere teorico. Il trend attuale della scuola riguarda un sistema democratico (che spesso non si realizza nei fatti), centralizzato, a gestione mista, unificato e con un equilibrio tra formazione tecnico-professionale e formativo-generale. In Italia, fino al 1962 c’era un sistema di élite: dopo i cinque anni di scuola elementare gratuita e obbligatoria, lo studente doveva Patrizia Scanu © Pearson Italia S.p.A. Manca il connettivo: «Essi possono infatti essere democratici o di élite». Errore ortografico: “tuttora”. Improprietà lessicale. Non “lamentano”, ma “reclamano”. Manca però un pezzo per rendere il testo comprensibile: «criticano la scuola democratica, perché reclamano un’istruzione qualitativamente migliore». All’ultima frase bisognerebbe aggiungere: «per questo motivo contestano la scuola elitaria». Meglio “Un”. Manca il connettivo: «può essere inoltre decentrato o centralizzato» Sta ripetendo «il sistema scolastico» a ogni capoverso. Si può variare, togliendolo (l’ellissi fa da connettivo). Bisognerebbe aggiungere “anche”: Il sistema scolastico può anche essere unificato o differenziato. Meglio “prestare”. Meglio “presenta il rischio di”. 9 svolgere altre tre anni di scuola obbligatori e a pagamento. I tre anni potevano essere: di scuola media, la quale garantiva una formazione a carattere formativo-generale e poi l’ingresso nella scuola superiore; oppure di avviamento al lavoro, consistente in una formazione tecnico-scientifica che apriva le porte al mondo del lavoro. Il sistema, oltre a essere differenziato e centralizzato, era elitario: solo i figli delle famiglie abbienti potevano accedere alla scuola media. La riforma scolastica del 1962 stabilì un sistema unificato e più democratico: venne istituita la scuola media unica e fu abolito l’avviamento. Tuttavia il sistema elitario non sparì: esso continuò a influenzare la scelta della scuola superiore, poiché i licei, che permettevano uno studio di tipo formativogenerale, erano preferiti dai figli delle classi abbienti; invece gli istituti tecnici e professionali contavano un’alta percentuale di studenti provenienti da famiglie delle classi sociali più basse. Di fronte ai problemi legati a queste disuguaglianze delle opportunità educative, vari sociologi e pensatori hanno proposto strategie per combatterle. Illich e Freire hanno proposto l’abolizione del sistema scolastico: siccome la scuola determina disuguaglianza, abolendola la mobilità sociale risulta modificata. I teorici del conflitto, partendo dal presupposto che la scuola rispecchia la società che la elabora, ritengono che per rendere più democratica la scuola si debba cambiare la società. Essi però appaiono ben poco fiduciosi riguardo al futuro: Pareto, Michels e Mannheim hanno messo in luce come una deriva irrazionale del comportamento umano sia molto frequente ed essa possa condurre anche ad accettare il potere oligarchico di un’élite che sale al governo e che si impone in modo dispotico sulla popolazione. Don Milani, insegnante alla scuola di Barbiana, criticò aspramente la scuola, dipingendola che «un ospedale che cura i sani e respinge i malati». Egli ritenne che per cambiare la scuola fosse necessario un intervento dal basso, portato avanti dalle famiglie, dagli studenti e dagli insegnanti. Secondo la sociologa Archer, per rendere democratica la scuola bisogna decentralizzare il sistema scolastico, permettendo così l’elaborazione di riforme nuove e controbilanciate. Data la riflessione circa il rapporto non lineare fra istruzione e mobilità sociale, attualmente si discute a lungo riguardo a strategie concrete che si possono prendere per il futuro. Gli studiosi non guardano più a questo problema in ottica nazionale, pensando cioè che ogni Stato può risolvere la situazione di per sé. La globalizzazione ha portato alla creazione di enti internazionali che si occupano di questioni legate ai diritti degli uomini e dei bambini: il problema delle Patrizia Scanu © Pearson Italia S.p.A. Lessico: è meglio “frequentare”. Non si svolgono gli anni di scuola. Togliere i due punti. Togliere il punto e virgola e mettere solo la virgola per chiudere la proposizione incidentale. Non ha spiegato in modo esauriente come il tipo di sistema scolastico influenzi la D.O.E. In realtà, manca una riflessione di sintesi sulle cause della disuguaglianza a scuola. “pensatori” non è il termine più appropriato. Meglio dire “pedagogisti” o “educatori”. Forse avrebbe potuto aggiungere che Illich e Freire contestano soprattutto la scuola classista dei paesi latino-americani. Manca il connettivo: «I teorici del conflitto, invece, partendo dal presupposto che…» Meglio “fondatore della”. La frase citata è tratta dal libro Lettera ad una professoressa, scritto in realtà dai suoi allievi. Manca il connettivo: «Secondo la sociologa Archer, infine, per rendere democratica la scuola…» Lessico: “decentrare”. Non è chiaro che cosa intenda dire con l’espressione «riforme controbilanciate». Forse voleva dire “vivacemente”. Lessico. Meglio “adottare”. Si “prende” una decisione. “possa” 10 disuguaglianze e delle opportunità in ambito educativo è diventato argomento di discussione europea e internazionale. Nel 1967, il Rapporto Coombs, elaborato negli Stati Uniti, mise in luce la necessità di rendere il sistema scolastico mondiale più democratico e negli anni Settanta, l’OCSE (Organizzazione per la Cooperazione e lo Sviluppo Economico) denunciò nuovamente questo problema. In Francia venne pubblicato il Rapporto Faure, il quale propose la creazione di un organo internazionale per l’educazione al fine di risolvere problemi legati all’istruzione su scala mondiale. Di fatto non si può conoscere con precisione che cosa ci riserverà il futuro e, soprattutto, se un giorno l’articolo 34 della Carta Costituzionale, il quale sancisce un principio meritocratico e di integrazione nei confronti dei più deboli, sarà rispettato. La creazione di organi internazionali per gestire i problemi legati alla politica scolastica potrebbe farci vedere il futuro in ottica ottimistica. Per rendere più democratica la scuola è necessario un intervento di tutti: la riforma deve partire sia dal basso sia dall’alto. Gli organi internazionali dovrebbero favorire l’insegnamento di discipline atte a far nascere negli individui un senso di cittadinanza democratica, al fine di abbattere la mentalità familista e clientelare che non permette uno sviluppo in senso democratico del sistema scolastico. Modificando la coscienza degli individui si può modificare anche l’ordine sociale: se ognuno matura un senso di cittadinanza attiva sarà portato a tollerare sempre meno una deriva elitaria e classista. Ovviamente un cambiamento del genere richiede tempo: occorreranno alcuni anni prima di ottenere un sistema democratico da considerarsi tale. Archer aveva ragione: il decentramento delle strutture scolastiche può far nascere un controbilanciamento d’interessi che permette di evitare derive eccessivamente elitarie. Con il passare degli anni, sviluppandosi negli individui un maggior senso di responsabilità collettiva e di cittadinanza democratica, le cose possono effettivamente cambiare. Patrizia Scanu © Pearson Italia S.p.A. Non spiega come si potrebbe democratizzare la scuola né se basti democratizzare la scuola per eliminare la disuguaglianza delle opportunità di mobilità sociale. Non è chiaro perché Mary Archer avesse ragione. Quest’ultima parte rimane un po’ vaga. 11 B. Risposte ai quesiti e correzioni Quesito D - Illustra le principali ideologie di sostegno o di critica della globalizzazione. Il sociologo Beck ha cercato di evidenziare quali fossero le principali ideologie diffuse riguardo la globalizzazione. Secondo i sostenitori del globalismo liberista, la globalizzazione è certamente un fatto positivo: essa permette lo sviluppo economico mediante la liberalizzazione dei commerci, cioè la creazione di un mercato economico aperto e privo di “barriere” doganali. La globalizzazione permetterebbe così uno sviluppo dei paesi più poveri, i quali, spinti dalla competizione, sarebbero più incentivati ad attivare la loro economia e a svilupparsi. I sostenitori dell’antiglobalismo comunista ritengono che la globalizzazione porti alle estreme conseguenze il capitalismo, dal quale emergerebbero solo le grandi aziende (multinazionali) a dominare il mercato. L’antiglobalismo ambientalista si fonda sul sostegno e sulla difesa dell’ambiente: la globalizzazione porta a uno sfruttamento delle risorse ambientali sempre più grande con il risultato di “distruggere” l’ambiente naturale. Infine, l’antiglobalismo nazionalista mira alla difesa delle identità nazionali: la globalizzazione crea un’unica grande società umana e nega quindi le singole identità nazionali, le quali invece vanno difese, poiché concepite come simbolo di unità e di amore verso la tradizione. Correzione: al posto di “più” sarebbe stato meglio “maggiormente”. Quesito E - Che cos’è il mana? Quali altre credenze nel soprannaturale si incontrano nelle diverse religioni? Il mana è una forza soprannaturale, la quale viene attribuita a persone, situazioni o oggetti. Il mana determina una situazione positiva e “fortunata” a chi la possiede. Il mana è presente, ad esempio, nei doni scambiati tramite lo scambio kula studiati da Malinowski alle Trobriand. Sinonimi di mana sono orenda, manitu, wakan. Un concetto tipicamente occidentale per definire il mana può essere la fortuna. Nello studio delle religioni si incontrano anche altre credenze nel sovrannaturale, ad esempio: - tabù, forza con cui l’uomo non può entrare in contatto. Esso è considerato come una forza talmente grande e potente da danneggiare chi ne entra in contatto; spiriti sovrannaturali: come le divinità; le anime che vivono nei corpi o negli oggetti; gli spiriti protettori (tutelari, come gli angeli) e malvagi (come i demoni). Frazer ha messo in luce come in ogni cultura ci sia il culto di forze e spiriti sovrannaturali. Egli distingue tre fasi nell’evoluzione del pensiero legato al sovrannaturale: animismo (credenza nella presenza di anime che vivono negli oggetti oppure nei corpi delle persone); politeismo (credenza nell’esistenza di una molteplicità di divinità); monoteismo (credenza nell’esistenza di un unico dio). Correzioni: • nella frase evidenziata, sostituire “studiati” con “studiato”: si riferisce al kula, non ai doni. Per evitare la ripetizione, poteva togliere “scambio”. • “per esempio” è più preciso di “ad esempio”. Patrizia Scanu © Pearson Italia S.p.A. 12 Quesito F - Che cosa si intende con media education? Per media education si intende un particolare tipo di educazione volto a far prendere coscienza del funzionamento dei media e delle conseguenze, sia positive sia negative, che dall’uso di questi possono emergere. In ambito scolastico, la media education si rivolge principalmente all’uso della tv, ossia il media più utilizzato dai bambini. Attualmente, dato lo sviluppo di nuovi media, i cosiddetti self media (come smartphones, tablet, videogiochi graficamente potenziati), l’ambito della media education si è ampliato. È opportuno che gli insegnanti, in prima persona, siano formati circa le potenzialità, “costruttive” e “distruttive”, che i media hanno in sé. La media education è rivolta sia agli studenti sia alle loro famiglie, le quali hanno un compito molto importante nel determinare il rapporto “bambini-media”. Spitzer mette in luce come a scuola vada insegnato l’uso critico dei media: il bambino deve “interagire” con essi e non subire passivamente la loro influenza. A scuola si deve insegnare ai bambini come utilizzare la tv e Internet, introducendoli in classe, mantenendo però una prospettiva critica: bisogna sempre capire quali informazioni sono utili e quali no; bisogna cercare di evitare i condizionamenti negativi dei media e utilizzarli come strumento da cui reperire nuove informazioni e vagliarle, recependo quelle corrette e scartando quelle infondate e inattendibili. Patrizia Scanu © Pearson Italia S.p.A. 13 VALUTAZIONE DELLA PROVA SVOLTA Commento al tema Per valutare il tema, possiamo utilizzare gli indicatori della scaletta proposta nelle Indicazioni pratiche. L’aderenza alla traccia è buona, ma non completa, perché lo svolgimento presenta un taglio espositivo più che argomentativo, come sarebbe richiesto dalla consegna. Lo studente ha esposto con abbondanza di riferimenti le principali teorie sul rapporto fra istruzione e mobilità, ma non ha risposto in modo chiaro a tutte le questioni poste dalla traccia. Per esempio, ha esposto le caratteristiche principali dei sistemi scolastici, ma non ha chiarito in che modo tali caratteristiche abbiano effetti sperequativi. Inoltre, sulla terza richiesta (argomentare i cambiamenti possibili nella mentalità della gente, nelle politiche scolastiche e nella struttura sociale), l’analisi è rimasta nel vago e non ha argomentato una posizione personale, pur facendo riferimenti opportuni. Lo svolgimento del tema dimostra una conoscenza ampia e solida delle teorie e delle questioni principali sul tema del rapporto fra istruzione e mobilità sociale. I riferimenti agli autori sono molto numerosi, opportuni e corretti, anche se non sempre completi (si veda il riferimento a Bowles e Gintis). Inoltre, sono presenti i riferimenti imprescindibili (il paradosso di Anderson e le teorie sociologiche della scuola). Rispetto all’ampiezza delle conoscenze, questo elaborato potrebbe senz’altro ricevere il punteggio massimo. Il grado di elaborazione dei contenuti, per le ragioni già dette, non è quello massimo. La struttura espositiva del tema ricalca quella del manuale e fatica a riorganizzare i contenuti in un’argomentazione originale e sintetica. Manca un po’ la rielaborazione personale delle nozioni, per quanto ben assimilate e opportunamente riferite. Non è chiaro, per esempio, il passaggio dalla D.O.E. all’elenco delle dicotomie dei sistemi scolastici, il cui ruolo non è commentato; inoltre, l’esposizione delle critiche alla scuola non è inserita in un’argomentazione personale. La correttezza lessicale, morfosintattica e ortografica è abbastanza buona, ma non mancano alcuni errori che si potevano evitare. Ha usato alcuni termini specifici delle scienze umane, anche se ne ha tralasciati altri che potevano essere opportunamente riferiti; inoltre, si è lasciato sfuggire qualche verbo coniugato nel modo sbagliato o qualche improprietà lessicale. Rimanendo troppo aderente al manuale, ha anche trascurato i connettivi testuali in qualche passaggio e ha lasciato diverse ripetizioni, come se stesse riferendo uno schema studiato a memoria. C’è anche un piccolo errore ortografico. Nell’insieme, il testo risulta scorrevole, anche se non particolarmente elegante. Commento alle risposte ai quesiti Dobbiamo osservare, anzitutto, che lo studente ha scelto di rispondere ai tre quesiti che non si riferivano all’argomento del tema. Senza dubbio, questa scelta dimostra che la sua conoscenza degli argomenti è vasta. Le risposte sono tutte chiare, pertinenti (= pertinenza della risposta), esaurienti, pur nella brevità, e ricche di riferimenti, anche non presenti nei manuali (= conoscenze specifiche) abbastanza organiche (= grado di organicità dei contenuti) e nell’insieme corrette (= correttezza lessicale, morfosintattica e ortografica). Per i quesiti potrebbe anche ricevere la valutazione massima. Patrizia Scanu © Pearson Italia S.p.A. 14