Prova 9 Il sistema di vita dei popoli di cacciatori-raccoglitori A Il candidato svolga la seguente traccia, con riferimenti alle sue conoscenze in ambito sociologico, antropologico e pedagogico. «Lo studio diretto dei cacciatori-raccoglitori non significa, non può significare, una loro semplice imitazione, ma può condurci a conoscenze che, a loro volta, devono figurare nella progettazione di un mondo in grado di funzionare. Così, possiamo apprendere che l’etica della spartizione non è “innaturale” e cercare di farla rivivere anche se viviamo in mezzo a persone con le quali non abbiamo rapporti di parentela. Possiamo cercare di rinunciare in qualche modo alla guerra – anche se abbiamo grandissime capacità per farla – ed essere incoraggiati in questo tentativo dal fatto che ci sono stati altri mondi senza di essa. Possiamo cercare di allentare la nostra stretta sulle cose e cercare invece di realizzare rapporti migliori con le persone. E possiamo ricercare qualche rituale, qualche simbolo sociale sacro che possa restituirci il senso della totalità, che trascenda il campo del conflitto in misura tale da liberarci dai nostri limiti mondani, e infine, guarirci. Io sospetto però che, se riusciremo a creare un mondo sociale capace di funzionare (e non sono affatto sicuro che ci riusciremo), esso assomiglierà alla vita dei San così poco (o così tanto) quanto una ruota assomiglia ad una gamba». M. Konner, L’ala impigliata, Feltrinelli, Milano 1984 La riflessione antropologica ci ha indotto a riflettere sui valori positivi che animano la vita sociale nelle comunità dei cacciatori-raccoglitori, al di là di ogni idealizzazione nostalgica della vita preistorica e di ogni pregiudizio etnocentrico. Il candidato, esaminando alcuni aspetti critici e problematici delle società post-industriali e post-moderne attuali, provi a immaginare quali indicazioni utili e costruttive possono venirci dalla conoscenza delle altre società umane al fine del cambiamento e del miglioramento del nostro sistema di vita. B Il candidato risponda in modo chiaro e sintetico a tre dei seguenti quesiti. a. Come possono essere classificate le società umane? b. Come viene praticata l’educazione delle nuove generazioni in una società senza scrittura? c. Che cosa sono e come si formano gli status e i ruoli sociali? d. Il concetto di esperienza in John Dewey e il suo significato educativo. e. Che cos’è il Welfare State? Come viene interpretato dalle diverse correnti della sociologia? f. Come si spiega l’universalità dell’esperienza religiosa? Patrizia Scanu © Pearson Italia S.p.A. 1 A Analisi della traccia Melvin Konner è un antropologo e medico statunitense che ha studiato per due anni il popolo dei !Kung (o San) del Kalahari. Nel brano proposto, egli riflette sugli aspetti del sistema di vita dei !Kung che potrebbero ispirare dei cambiamenti positivi nelle nostre società complesse. Tra gli aspetti segnalati, troviamo l’etica della spartizione, la rinuncia alla guerra, l’assenza di avidità e la centralità dei rapporti interpersonali, il senso della totalità e del sacro. La consegna richiede quindi una riflessione personale dello studente, sorretta però da argomentazioni fondate, e in particolare: 1. esporre come la ricerca antropologica abbia contribuito a far conoscere la vita dei cacciatori-raccoglitori, superando sia il vagheggiamento nostalgico della vita “naturale” sia il disprezzo etnocentrico verso una comunità considerata “primitiva” e subumana; 2. argomentare quali aspetti problematici presentino le attuali società post-industriali e postmoderne; 3. argomentare quale contributo può dare la conoscenza del sistema di vita dei cacciatoriraccoglitori al miglioramento delle nostre società. Il tema è dunque espositivo-argomentativo; il taglio antropologico non esclude collegamenti e connessioni con la pedagogia e con la sociologia. L’argomento richiede alcuni riferimenti di tipo storico-filosofico. Le parole-chiave sono: progettazione di un mondo capace di funzionare, etica della spartizione, guerra, allentare la stretta sulle cose, rapporti con le persone, simbolo sociale sacro, senso della totalità, etnocentrismo, idealizzazione nostalgica, società post-industriali e post-moderne Patrizia Scanu © Pearson Italia S.p.A. 2 Brainstorming Patrizia Scanu © Pearson Italia S.p.A. 3 Suggerimenti per lo svolgimento Potrebbe essere opportuno iniziare con un inquadramento storico-filosofico della questione dello stato di natura, lungamente dibattuta fra Seicento e Settecento, e riassumibile nella domanda: “Come si viveva prima della nascita dello Stato?”. Si può fare riferimento al giusnaturalismo, e in particolare a Ugo Grozio (nello stato di natura gli uomini vivono in società razionalmente organizzate); a Thomas Hobbes (lo stato di natura è una condizione miserabile di bellum omnium contra omnes, per via dell’egoismo e della violenza insiti nella natura umana, a cui solo lo Stato assoluto può porre freno); a John Locke (nello stato di natura l’uomo vive in libertà e in pace, disponendo della proprietà privata dei beni, in piccole società regolate razionalmente, ma poi l’assenza di giudici per le controversie e l’introduzione della moneta e dell’accumulo della ricchezza conduce allo stato di guerra, da cui si esce con il contratto sociale che dà vita allo Stato); a Jean-Jacques Rousseau (nello stato di natura l’uomo era un essere solitario, immerso nella natura, felice e inconsapevole, privo di linguaggio e di ragione, ma dotato di sentimenti, come l’amor di sé e la pietà naturale; sono prima la proprietà privata e poi l’accumulo di ricchezza, la disuguaglianza e la dipendenza reciproca a portarlo gradualmente verso un contratto sociale iniquo e verso la civiltà, con la quale la sua natura buona si corrompe e degenera). L’antropologia evoluzionista (Tylor, Frazer e Morgan) ha visto nello “stato selvaggio” il punto di origine dell’evoluzione delle culture, riscattando i popoli cosiddetti ”primitivi” dalla condizione subumana in cui li aveva collocati l’etnocentrismo dei colonizzatori europei, ma considerandoli anche come meno progrediti dei popoli “civili” e fornendo così un alibi ideologico al colonialismo, descritto come “missione civilizzatrice”. Morgan aveva concepito lo stato di natura come uno stato di promiscuità originaria, caratterizzato dall’assenza della famiglia. Freud in Totem e tabù aveva invece ipotizzato un’orda primitiva, con un padre potente e una famiglia poliginica all’origine della società umana. L’antropologia, descrivendo la vita di popoli di cacciatori-raccoglitori nei vari continenti, ha potuto mostrare come la loro vita, che pure si presenta diversa da quella dei nostri antenati del Paleolitico per condizioni ambientali e per vicende storiche, possa darci un’idea approssimativa di come effettivamente poteva essere la condizione dello “stato di natura”, probabilmente meno tragica e travagliata di quella descritta da Hobbes e più vicina all’idea della società razionalmente organizzata di cui parlano Grozio e Locke. Non si deve dimenticare che il 95-99% di tutte le generazioni di uomini sulla Terra ha vissuto in società di caccia e raccolta. L’antropologo neoevoluzionista Marshall Sahlins descrive la condizione dei cacciatori-raccoglitori come “opulenza primitiva”, per indicare il loro tenore di vita semplice, ma complessivamente pacifico, sereno e caratterizzato dall’abbondanza e dall’assenza di accumulo di beni. Possiamo presumere che nel Paleolitico, con territori molto più ampi a disposizione e in assenza di pressioni di tipi diversi di società, l’abbondanza potesse essere maggiore e le società più popolose e strutturate. Una riflessione sulle società attuali può mettere in evidenza molti aspetti critici: distruzione dell’ambiente, avidità, guerre, conflitti, ingiustizie, disuguaglianza, alienazione, competizione, materialismo e assenza del senso del sacro, rapporto utilitario con le persone, egoismo, violenza e sfruttamento… Le ricerche antropologiche sui cacciatori-raccoglitori ci mostrano piccole società solidali, nelle quali l’uguaglianza è attivamente costruita e mantenuta attraverso appositi accorgimenti atti a impedire l’accumulo di beni, prive di stratificazione sociale, con lievi disuguaglianze sociali fra i sessi (non ovunque, però; gli Aborigeni australiani per esempio presentano una certa subordinazione della donna), tolleranti, pacifiche, fondate per lo più sulla famiglia nucleare, praticanti religioni Patrizia Scanu © Pearson Italia S.p.A. 4 sciamaniche e un’educazione informale delle nuove generazioni, rispettose della natura e socievoli. Alcuni di questi aspetti potrebbero ispirare una visione diversa di società anche per noi, ma occorre spiegare quali adattamenti creativi sono effettivamente possibili, data la grande distanza fra i due sistemi di vita (la «ruota» e la «gamba» di cui parla Konner). Per esempio, anche se non è possibile pensare che si possa rinunciare del tutto a circondarsi di beni materiali come fanno i !Kung, forse si può ipotizzare un sistema economico meno devastante per l’ambiente e meno ingiusto del capitalismo sfrenato; in effetti, esistono teorie economiche che già lo propongono, come la teorie della decrescita felice di Serge Latouche, fondata su un uso intelligente e tecnologico delle risorse ambientali. Patrizia Scanu © Pearson Italia S.p.A. 5 Scaletta 1 La discussione filosofica sullo stato di natura fra idealizzazione e pessimismo 2 Le ricerche e le riflessioni antropologiche sui cacciatori-raccoglitori 3 I caratteri problematici delle società attuali 4 Le caratteristiche tipiche delle società di caccia e raccolta 5 Possibili indicazioni per il miglioramento delle società moderne Grozio e il giusnaturalismo Hobbes Locke Rousseau L’evoluzionismo (Tylor, Frazer e Morgan) e l’ideologia del colonialismo (etnocentrismo europeo) La nostalgia dolorosa di Lévi-Strauss (Tristi tropici) Le ricerche sui !Kung (R. Lee e M. Konner), sugli Aborigeni e sui popoli africani di cacciatori-raccoglitori e il confronto con la vita dei nostri antenati del Paleolitico L’opulenza primitiva di M. Sahlins Distruzione dell’ambiente Avidità, ingiustizie, disuguaglianza Guerre e conflitti Alienazione, competizione, rapporto utilitario con le persone, egoismo, violenza e sfruttamento Materialismo e assenza del senso del sacro … Solidarietà e uguaglianza Relazioni pacifiche e assenza di guerre Famiglia per lo più nucleare e divorzi cordiali Assenza di stratificazione sociale Relativa abbondanza di cibo Molto tempo dedicato alla vita sociale Religioni sciamaniche Educazione informale … Minore attaccamento alle cose Attenzione alle persone e ai rapporti interpersonali Maggiore solidarietà Attivazione di meccanismi che mantengono l’uguaglianza Rapporto equilibrato con la natura … Per approfondire M. Sahlins (1978), L'economia dell’età della pietra. Scarsità e abbondanza nelle società primitive, Bompiani, Milano 1980. Stato di natura in Dizionario di filosofia, Enciclopedia Treccani online (2009) (http://www.treccani.it/enciclopedia/stato-di-natura_%28Dizionario_di_filosofia%29/) Patrizia Scanu © Pearson Italia S.p.A. 6