Nel primo semestre 2008, il Portogallo ha risentito come gli altri Paesi appartenenti alla zona Euro delle turbolenze finanziarie internazionali e dell’impennata dei prezzi delle materie prime. Dopo l’inattesa vivacità del PIL (+2,0 %) registrata nel quarto trimestre 2007, il dato congiunturale per il primo semestre del 2008 ha mostrato i segni di un evidente rallentamento dell’economia ed una conseguente correzione al ribasso delle stime elaborate dalle principali istituzioni finanziarie nazionali ed internazionali. La crescita del PIL per il 2008, stimata dal Banco del Portogallo, dall’OCSE e dalla CE al 2% all’inizio dello scorso inverno, si dovrebbe attestare su un più modesto 1,2-1,3% secondo le previsioni diffuse nel mese di giugno dalle stesse organizzazioni internazionali e dal Fondo Monetario Internazionale . Si tratta di un dato tendenziale che tiene conto della ridotta crescita in termini omologhi del PIL portoghese registrata nel primo (+0,9%) e nel secondo trimestre (+0,7%) dell’anno in corso e che dovrebbe impedire, anche per quest’anno, l’attesa convergenza con il tasso di crescita medio dei Paesi dell’area Euro, previsto all’1,7% secondo le ultime stime internazionali. A pesare sul brusco rallentamento di un sistema economico di piccole dimensioni e fortemente integrato come quello portoghese è stata innanzitutto la decelerazione della domanda esterna, provocata dall’improvvisa frenata dell’economia dei paesi dell’Area Euro, ed in particolare della vicina Spagna, il maggiore partner commerciale del paese lusitano (assorbe infatti quasi il 29% dell’export nazionale). Sotto questo profilo, appare significativo il dato relativo al disavanzo corrente della bilancia dei pagamenti, che nel primo semestre dell’anno si è ulteriormente aggravato, raggiungendo i 10,5 miliardi di Euro,contro i 7,8 dello stesso periodo del 2007. D’altra parte, i consumi interni, che nell’ultimo trimestre del 2007 avevano consentito un recupero del PIL reale con un incremento del 3,2%, hanno risentito nella prima parte dell’anno in corso della modesta crescita in termini reali del reddito disponibile delle famiglie, compresso dai rincari dei beni energetici e alimentari, dall’eccessivo indebitamento e dall’aumento dei tassi di interesse. Il pessimismo delle imprese, segnalato dalle indagini congiunturali dell’Istituto nazionale di Statistica, e l'aumento dei costi di finanziamento hanno inoltre frenato gli investimenti fissi lordi, passati da un +8,3% dell’ultimo trimestre 2007 ad un +3,0% del primo trimestre 2008. Lo scenario condiviso dagli organismi internazionali delinea un generalizzato rallentamento economico nella restante parte dell’anno che ha costretto anche il Governo a correggere verso il basso le stime di crescita previste nel Programma di Stabilità e Crescita (PEC), nel quale si prevedeva per il 2008 una crescita del PIL di 2,2 punti percentuali, al di sopra della crescita media attesa per i Paesi dell’area dell’Euro. Per effetto del peggioramento delle condizioni esterne, il Governo Socrates ha recentemente fissato l’obiettivo di crescita del PIL per il 2008 all’1,5% e per il 2009 al 2,0%, effettuando proiezioni sensibilmente inferiori a quelle indicate nello scorso gennaio. L’aumento dei prezzi delle materie prime sta facendo registrare i primi effetti sui prezzi finali al consumo: a giugno l’inflazione, misurata dalla variazione sui dodici mesi dell’indice armonizzato dei prezzi al consumo, ha raggiunto il 3,4%, valore che pur essendo il più elevato dalla metà dello scorso decennio, si mantiene tuttavia al di sotto della media registrata durante lo stesso mese nell’area Euro, pari al 4,0%. Degli effetti della decelerazione economica non mancheranno di risentire gli indicatori relativi ai livelli occupazionali: il tasso di disoccupazione, in particolare, che ha raggiunto il 7,3% nel secondo trimestre 2008, con una riduzione di 0,3 punti percentuali rispetto al trimestre precedente, secondo le stime più recenti dovrebbe risalire nella seconda parte dell’anno, attestandosi su un valore medio annuale del 7,9%, contro una media per i Paesi della zona euro del 7,2%. Evoluzione del PIL nel periodo 2004-2008 Confronto Zona Euro / Portogallo 3,5 3 2,5 2 1,5 1 0,5 0 -0,5 -1 -1,5 2,9 1,9 2,6 1,9 1,7 1,5 1,7 (*) 1,3 1,2 (*) 0,9 2004 2005 2006 Zona Euro 2007 2008 Portogallo Fonte: Eurostat/INE/Banco del Portogallo (*) Dati previsionali elaborati da BdP, IMF, CE, OCSE Portogallo: Evoluzione trimestrale del PIL reale (variazioni percentuali sul periodo corrispondete ai prezzi del 2000 ) 2,5 2,0 2 1,9 1,8 1,9 1,5 1,5 0,9 1 0,7 0,5 0 IV trim 06 I trim 07 II trim 07 III trim 07 IV trm 07 I trm 08 II trm 08 Fonte: INE L’evoluzione semestrale della crescita economica aggregata si caratterizza per un brusco rallentamento nel primo trimestre dell’anno (+0,9% in termini omologhi e -0,1% in termini congiunturali), assestatosi nel secondo trimestre (+0,7% in termini omologhi e +0,3% in termini congiunturali), quando si è registrata una progressiva convergenza con i ritmi di crescita media dell’area Euro, che secondo i dati pubblicati dall’Eurostat, nel secondo trimestre, si è attestata al +1,5% rispetto all’omologo periodo del 2007 (-0,2% su base congiunturale). I dati pubblicati dall’ufficio nazionale di statistica evidenziano come il rallentamento nella prima parte dell’anno sia da attribuire in primo luogo ad una contrazione della domanda interna, che aveva sostenuto la crescita nell’ultimo semestre del 2007, contribuendo da sola alla quasi totalità dell’evoluzione positiva del PIL, grazie ad un tasso di variazione reale dell’1,6% rispetto all’ anno precedente. Viceversa il primo semestre 2008 ha evidenziato un chiaro rallentamento con un tasso di crescita praticamente nullo (+0,3%) ed un incremento tendenziale annuo non superiore all’1%. Tale evoluzione negativa appare essenzialmente determinata dalla stagnazione nei consumi privati, in particolare per quanto concerne la spesa delle famiglie per i beni durevoli, rispetto ai quali si è assistito nel secondo trimestre ad una variazione negativa del 5,6% in termini omologhi, anche a causa dell’impennata dei tassi di interesse e della maggiore difficoltà di accesso al credito. Significativi, al riguardo, appaiono sia il dato concernente il volume delle transazioni del commercio al dettaglio (-0,3% nel secondo trimestre), sia il dato relativo alla vendita di autoveicoli, passato, in termini omologhi, da un +13,3% del primo trimestre ad un +1,9% nel secondo trimestre. Allo stesso modo, nel corso del semestre, anche l’indice di fiducia dei consumatori ha presentato una variazione tendenziale negativa, toccando il livello più basso nel mese di giugno. Più contenuto il rallentamento per quanto riguarda l’acquisto di beni alimentari e di uso corrente, rispetto ai quali l’andamento si è mantenuto positivo con un +1,1% rispetto all’omologo periodo del 2007. Tale dato appare confermato dalla sostanziale tenuta della crescita relativa all’importazione di beni di consumo, in particolare abbigliamento e calzature, arredamento e accessori per la casa. Una brusca frenata si è inoltre registrata nell’indice relativo all’andamento degli investimenti fissi lordi (-1,8% nel primo trimestre e -1,3% nel secondo), evidenziando un calo in ciascuna delle sue principali componenti (vendita di veicoli commerciali, licenze per la costruzione di nuove abitazioni, vendita di macchine e attrezzature) ad eccezione dell’indicatore relativo all’importazione dei beni di investimento, che ha invece registrato nella prima parte dell’anno un incremento su base omologa del 19%, anche a causa della fornitura di alcuni aeromobili e di altre apparecchiature aeronautiche concluse nella scorsa primavera. Anche il settore delle costruzioni, che da solo rappresenta quasi il 50% degli investimenti, sembra nuovamente entrato in una fase recessiva dopo la ripresa registrata nel 2007, come dimostrano i dati relativi agli investimenti (-3,3% nel primo trimestre dopo il +6,5% registrato nell’ultimo trimestre del 2007) ed il calo nell’indice di fiducia delle imprese del settore. Dopo un deciso incremento nell’ultimo trimestre del 2007, la produzione industriale si è nuovamente indebolita nei primi due trimestri dell’anno, raggiungendo, a giugno, un tasso di variazione negativo sia in termini omologhi (4,2%) che sulla media degli ultimi dodici mesi (-1,0%). In particolare, l’industria manifatturiera ha risentito molto della congiuntura economica negativa, registrando in termini omologhi un calo dell’1,7% nell’ultimo trimestre (-3,7% in giugno). In tale contesto, i consumi e gli investimenti pubblici dovrebbero attestarsi sui livelli raggiunti nel corso del primo trimestre dell’anno, come riflesso della politica di contenimento del deficit pubblico adottata dal Governo per attuare quanto previsto nel Piano di Stabilità e Crescita 20072013 e per rispettare i limiti imposti a livello comunitario. Ciononostante, il Governo intende completare l’articolato piano di rilancio dei grandi investimenti infrastrutturali varato negli scorsi anni e che potrebbe offrire un nuovo importante impulso al settore delle costruzioni nel secondo semestre dell’anno, come sembra testimoniare il dato relativo all’indice concernente gli ordinativi nel settore edile e delle opere pubbliche che, nel secondo trimestre dell’anno, ha segnato un +8,0% dopo diversi trimestri conscutivi di andamento negativo. Ai fini del raggiungimento degli obiettivi di contenimento del deficit di bilancio, il piano di sviluppo infrastrutturale varato dal governo contempla uno sforzo finanziario sostenibile solo attraverso il ricorso alla partecipazione di capitali privati, dal momento che si presenta particolarmente vasto, interessando lo sviluppo dell’alta velocità ferroviaria sulle direttrici Lisbona-Porto e Lisbona-Madrid, la realizzazione del nuovo aeroporto internazionale di Lisbona, la costruzione di un terzo ponte di attraversamento del fiume Tago all’interno dell’area urbana della capitale portoghese, lo sviluppo portuario e stradale, il completamento del piano delle centrali idroelettriche e del piano di realizzazione di nuove strutture ospedaliere. Sul lato della domanda esterna si è registrata una progressiva decelerazione del tasso di crescita delle esportazioni, che ha raggiunto un modesto +3,4% nell’ultimo trimestre, contro il +9,8% dell’omologo trimeste del 2007 ed il +4,8% del primo trimestre dell’anno. La crescita delle esportazioni ha evidentemente risentito dell’indebolimento delle economie dei principali partners commerciali portoghesi, come testimonia l’evoluzione dell’export verso i paesi dell’area Euro (che ha registrato un modesto +3,0% in termini omologhi) e gli Stati Uniti (21,3% in termini omologhi). Tale andamento è stato solo parzialmente compensato dalla crescita semestrale dell’export verso i Paesi emergenti - ed in particolare verso l’Angola (+24,6%), il Brasile (+31,3%) e Singapore (+46,2%) - che tuttavia, nel loro complesso, mantengono un peso ancora relativamente modesto sul totale delle esportazioni lusitane (poco meno del 20,0% del totale). La competitività delle merci portoghesi rimane peraltro penalizzata ove si tenga conto dell’indicatore relativo ai prezzi alla produzione, che in giugno ha segnato un netto peggioramento rispetto all’inizio dell’anno, registrando un incremento generale del 7,4%, che raggiunge l’8,4% in termini omologhi (+1,3% in termini congiunturali nell’industria di trasformazione). La tendenziale stagnazione della domanda interna si è riverberata sulla crescita delle importazioni dei beni, notevolmente ridottasi nell’ultimo trimestre (+9,0%) rispetto al primo trimestre dell’anno in cui si era registrato un +12,3%. Alla luce di tali risultati, l’indice relativo all’attività economica complessiva ha mostrato una netta decelerazione nel primo semestre dell’anno, passando rispettivamente dall’1,8% del primo allo 0,7% del secondo trimestre, ed anticipando una possibile stagnazione della crescita del PIL anche per la restante parte dell’anno corrente. Si tratta di risultati particolarmente lontani dai ritmi di crescita registrati negli ultimi due trimestri del 2007, quando il tasso di variazione di tale indicatore si attestava su valori superiori al 2%. Allo stesso modo, anche l’indicatore relativo al clima economico – che riflette le aspettative degli operatori economici rispetto all’andamento dell’economia nazionale - ha mantenuto nel corso dell’anno un andamento discendente, passando dal +1,2% del primo al +0,7% del secondo trimestre. La crescita del costo del lavoro si mantiene in linea con il dato registrato nel resto dell’Area OCSE, sebbene risulti superiore rispetto alla zona Euro, come indicano i dati pubblicati dall’Organizzazione per lo Sviluppo e la Cooperazione Economica. In particolare, l’aumento nel settore dei servizi è stato dell’1,0% rispetto al trimestre precedente, mentre nell’industria si è attestato allo 0,4%, contro una media OCSE rispettivamente del +0,7% e +0,5% ed una media dell’area Euro del +0,2 e +0,4%. La medesima tendenza si registra in relazione alla variazione rispetto al trimestre omologo del 2007. Nel settore terziario la crescita del costo unitario del lavoro è stata del 2,0%, contro una media OCSE del +2,1% e un +2,9% della zona Euro. Viceversa, nel primo trimestre 2008, il costo del lavoro nell’industria si è ridotto dello 0,4%, contro un +0,5% della zona OCSE e uno +0,1% dell’Eurozona. Il dato tendenziale relativo al flusso degli IDE, nel primo semestre 2008 mostra una flessione del 18% in termini omologhi rispetto al saldo degli IDE registrato nel primo semestre del 2007, con una riduzione complessiva di circa 400 mln di Euro. Tale dato è frutto di una riduzione dell’1,1% degli investimenti (circa 160 mln di Euro) accompagnati da una crescita del 2,1% dei disinvestimenti, che sono incrementati di 240 mln di Euro. All’interno di tale dato risulta tuttavia significativa la dinamica concernente gli investimenti produttivi di carattere non meramente speculativo: nell’ultimo semestre, infatti, si è registrata una crescita del 19% dei redditi aziendali reinvestiti in territorio portoghese dalle imprese straniere già operanti in Portogallo, per un ammontare quasi quadruplo (1,3 mld di Euro) rispetto a quello del primo semestre dell’anno precedente. Viceversa le operazioni di carattere immobiliare condotte da imprese estere sono calate di circa il 28% rispetto all’omologo periodo del 2007. È la testimonianza di un clima economico maggiormente attrattivo per gli investimenti esteri di carattere produttivo che in qualche misura sembra premiare gli sforzi governativi per snellire gli adempimenti amministrativi connessi alle attività imprenditoriali e per migliorare la qualificazione della manodopera. L’analisi settoriale della composizione del PIL mostra un progressivo allineamento della struttura economica portoghese a quella dei principali partner europei. L’economia lusitana risulta decisamente imperniata sul settore terziario, che contribuisce alla formazione del PIL per un complessivo 73,1%, mentre il complesso del settore industriale si è attestato sul 24,2%. Infine, nella composizione del PIL, il contributo del settore agricolo e della pesca è stato del 2,7%. Fonte: INE Anche nel primo semestre 2008, i settori che hanno maggiormente contribuito alla crescita dell’economia lusitana sono stati i comparti del terziario, come i servizi finanziari ed immobiliari (+2,6%) oltre che il commercio, la ristorazione ed il comparto alberghiero (+2,8%) ed, in misura inferiore, il settore dei trasporti e delle telecomunicazioni (+1,7%). Per il sesto trimestre consecutivo, si conferma l’evoluzione negativa del comparto agricoltura e pesca, sebbene sia stata meno accentuata (-1,2% nell’ultimo trimestre) rispetto all’anno precedente. Ancora poco significativo l’apporto al PIL offerto dai settori delle utilities (acqua, gas ed energia) la cui crescita, (+1,0% nell’ultimo trimestre) si mantiene tuttavia costante a partire dal 2006, a testimonianza degli sforzi di investimento promossi dal Governo Socrates. Il settore manifatturiero, secondo per importanza relativa nella distribuzione del prodotto interno del paese (dopo il comparto commercio-ristorazione-alberghiero), ha risentito fortemente del rallentamento della domanda interna e delle esportazioni, manifestando chiari segnali di contrazione (-1,0%), dopo l’accelerazione registrata nel secondo semestre del 2007. Tale evoluzione negativa è confermata dall’analisi per comparti della produzione industriale, da cui si evidenzia un calo generalizzato particolarmente accentuato nei settori manifatturieri tradizionali, quali il tessile e abbigliamento (-8,6%), le calzature (-8,7%), legno e sughero (8,6%) e nella produzione di mezzi di trasporto e loro componenti (-9,3%). In controtendenza, si distacca il dinamismo di un comparto ad elevato contenuto tecnologico quale quello delle macchine e attrezzature elettriche ed ottiche (+8,6%), analogamente a quanto accaduto negli ultimi anni. Allo stesso modo, si è assistito ad una brusca frenata nel settore delle costruzioni (3,9%), dopo l’accelerazione registrata nell’ultima parte dell’anno precedente (+5,4% nell’ultimo trimestre 2007). Il rallentamento economico registrato nel primo semestre del 2008 non sembra avere intaccato il trend di discesa del tasso di disoccupazione nazionale. Secondo le ultime stime dell’Istituto Nazionale di Statistica, il tasso di disoccupazione dei primi due trimestri dell’anno é calato vistosamente rispetto agli omologhi periodi del 2007, attestandosi al 7,3% (410.000 individui) contro il 7,6% del primo trimestre ed il 7,9% del secondo semestre dell’anno precedente. Fonte INE Pur rimanendo una delle principali criticità dell’economia lusitana, le statistiche occupazionali mostrano finalmente una convergenza verso la media UE27, che nell’ultimo trimestre ha registrato un tasso di disoccupazione media del 7,3%. Nella prima parte del 2008, il Governo sembra avvicinarsi agli obiettivi prefissati nel Patto di Stabilità e Crescita, registrando peraltro un tasso di disoccupazione inferiore alle previsioni di inizio anno delle istituzioni internazionali. Si distacca, in particolare, il dato relativo alla disoccupazione femminile e giovanile, che si è attestata, rispettivamente, all’8,4% ed al 14,3%, con una significativa riduzione (-1,0% in entrambi i casi) rispetto al valore riferito all’omologo semestre dell’anno precedente. Parallelamente, prosegue l’aumento del numero degli occupati (38.000 unità, equivalenti ad un +1,4%) prevalentemente assorbiti nel settore terziario. Su base regionale, il maggiore tasso di disoccupazione è stato registrato nell’Alentejo (8,5%) che ha superato il nord del Paese (8,2%), la regione di Lisbona (7,9%) e l’Algarve (7,2%), mentre è risultato sensibilmente più basso nelle Azzorre (5,4%), nella regione del centro (5,2%) ed a Madeira (6,1%). In maniera analoga all’evoluzione subita dal dato nazionale, in tutte le regioni portoghesi, ad eccezione del solo Alentejo, si è assistito ad una riduzione tendenziale del tasso di disoccupazione nel corso dell’anno. In particolare, si distacca il dato relativo alla regione nord ed alla regione di Lisbona in cui, rispetto all’ultimo semestre del 2007, l’indicatore relativo alla disoccupazione ha mostrato, rispettivamente, una flessione dell’1,2% e dell’1,1%. Fonte INE Per quanto concerne la distribuzione della forza lavoro nei diversi settori economici, è proseguita anche nel primo semestre del 2008 la tendenziale terziarizzazione della società portoghese, con un incremento del peso complessivo dell’intero settore dei servizi, e la lenta ma costante riduzione del peso del settore primario (-0,7% e -1,1% nei primi due trimestri). Quest’ultimo settore, tuttavia, rappresenta nel suo complesso ancora l’11,5% del totale della popolazione occupata, presentando un valore quasi triplo rispetto alla media degli altri Paesi della area Euro. Relativamente al settore dell’industria, la riduzione del numero dei posti di lavoro nel settore manifatturiero (-3,6% e –2,4% negli ultimi due trimestri) è stata accompagnata dalla stagnazione nella crescita degli addetti nel tradizionale settore delle costruzioni (+0,7% e -0,8% nei primi due trimestri) che da solo pesa per un 10,6% dell’intero mercato del lavoro. Per quanto concerne il settore terziario, si distacca il dato relativo all’aumento del numero degli addetti nel settore alberghiero, del commercio e della ristorazione che nei primi due trimestri del 2008 ha fatto segnare rispettivamente +6,1 e +7,7 punti percentuali, raggiungendo un peso complessivo del 21,1% sul totale della forza lavoro. È stato meno accentuato rispetto al 2007, il trend di crescita del numero degli addetti nel settore finanziario ed immobiliare (+6,2 +1,5 punti percentuali) che ha tuttavia raggiunto un peso complessivo sul mercato del lavoro di circa l’8,2%. Anche il settore dei servizi tradizionali, che pesa per un 25,6% sull’intero mercato del lavoro, ha mantenuto il suo trend di crescita nel corso della prima parte dell’anno registrando, rispettivamente, un +0,8% ed un +2,3% nei primi due trimestri dell’anno. Dopo aver fatto registrare un incremento medio del 2,4% nel 2007, l’inflazione, calcolata sulla base dell’indice armonizzato dei prezzi al consumo (HIPC), ha subito una brusca accelerazione nel corso primo semestre del 2008, attestandosi in giugno al 3,4%. Si tratta di un dato ampiamente determinato dall’andamento internazionale dei prezzi delle materie prime energetiche ed alimentari e che, pur allontanandosi dagli obiettivi del Piano di Stabilità e Crescita (previsione di un +2,1% per il 2008), risulta tuttavia sensibilmente inferiore rispetto a quello registrato in giugno nella zona euro (+4,0% a giugno di quest’anno). Tali considerazioni appaiono confermate da un’analisi dell’indice dei prezzi al consumo misurata sulla base di singole classi di prodotto che evidenziano, per il mese di giugno, un incremento su base omologa del 16% dei prezzi di combustibili e lubrificanti, del 3,6% nel settore dei trasporti, dell’11,1% di pane e cereali e del 13,2% degli oli e grassi alimentari. Ben più contenuto l’incremento dei prezzi nei servizi, che si è attestato al 2,8%. Fonte INE Su base trimestrale, il confronto con il periodo omologo del 2007 mostra, per il primo trimestre dell’anno, un incremento dei prezzi al consumo del 2,7%, ed una successiva accelerazione nel secondo trimestre (+2,9%). Anche in questo caso, risulta particolarmente accentuato il divario con la media registrata nella area Euro nello stesso lasso di tempo, attestatasi, rispettivamente al +3,4% nel primo trimestre e al 3,6% nel secondo trimestre dell’anno. Difatti, all’interno dell’Eurozona, il Portogallo è stato il paese con il più basso incremento dei prezzi al consumo nel corso del primo semestre del 2008. Al termine del primo semestre 2008, il deficit della bilancia dei pagamenti ha subito un incremento di 2.100 mln di Euro rispetto al primo semestre dell’anno precedente, raggiungendo in tal modo il 10,6% del PIL contro il 9,3% dell’omologo periodo del 2007. Tale dato è il risultato di un netto aggravamento del disavanzo corrente, appesantitosi di 2.750 mln di Euro rispetto al primo semestre 2007 a causa dall’incremento del deficit della bilancia commerciale relativa alle merci, solo in minima parte contenuta da un miglioramento del saldo relativo ai servizi e dalla tenuta dei trasferimenti correnti. Nello stesso periodo si è registrato un leggero miglioramento del conto finanziario, favorito da un incremento degli investimenti di portafoglio (+2,4 mld di Euro) e da un migliore afflusso di investimenti diretti (+1 mld di Euro rispetto all’omologo periodo del 2007). Quest’ultimo dato è tuttavia il frutto di una brusca frenata del saldo relativo agli investimenti in uscita (-1,4 mld di Euro) che ha ampiamente compensato la leggera riduzione del saldo concernente gli investimenti in entrata (-430 mln di Euro). PORTOGALLO: EVOLUZIONE DELLA BILANCIA DEI PAGAMENTI (periodo 2006-2008) Valori espressi in mln di Euro 2006 2007 I sem. 2007 I sem 2008 PARTITE CORRENTI (saldo) -15.680 -16.042 -7.616 -10.395 MERCI -16.665 -17.501 -7.820 -9.957 SERVIZI 4.804 6.206 2.415 2.658 REDDITI (da lavoro e da investimenti) TRASFERIMENTI CORRENTI -6.340 -7.376 -3.611 -4.323 2.521 2.636 1.401 1.227 MOVIMENTI IN CONTO CAPITALE (saldo) CONTO FINANZIARIO (saldo) 1.219 2.061 865 1.542 13.943 15.815 8.229 9.325 3.455 -428 83 1.135 5.557 4.542 2.255 895 9.011 4.115 2.472 2.030 2.600 9.404 6.393 8.799 Derivati Finanziari -220 681 300 179 Altri investimenti 4.650 5.558 1.128 -600 Variazione riserve valuta 1.919 713 190 -189 BILANCIA DEI PAGAMENTI -14.462 -13.969 -6.751 -8.853 Valore % / PIL -9,3% -8,6% -9,3% -10,6% Investimenti diretti Investimenti dal Portogallo verso l’estero Investimenti dall’estero verso il Portogallo Investimenti di portafoglio Fonte: Banca del Portogallo Le istituzioni finanziarie internazionali hanno recentemente invitato il Governo Socrates a proseguire quegli sforzi che hanno consentito negli ultimi anni il risanamento delle finanze pubbliche. Tuttavia, dopo la riduzione al 2,6% del rapporto Deficit/Pil conseguita nel 2007 (contro il 3,9% del 2006), i dati relativi al primo semestre 2008 sembrano confermare una linea di tendenza non altrettanto lusinghiera. Rispetto all’omologo periodo del 2007, l’incremento delle entrate fiscali ha subito una netta decelerazione, ammontando al 3,3% contro il 10,4% dell’omologo periodo del 2007; in particolare, a fronte di un aumento delle entrate derivanti da imposte dirette (+6,7%), è risultato negativo l’apporto derivante dalle imposte indirette (-0,8%). Sul fronte della spesa pubblica, dopo i risultati positivi dello scorso anno, si è registrata un’accelerazione della spesa corrente nel primo semestre dell’anno, che ha segnato un +3,9%, principalmente a causa dell’incremento della spesa per l’acquisto di beni e servizi (+13,1%), per il pagamento di interessi sui debiti (+6,2%) e per i trasferimenti correnti (+4,8%). Si è invece ridotta dello 0,4% la spesa per le remunerazioni dei dipendenti pubblici, anche grazie alle riforme recentemente adottate dal Governo in questo campo. Secondo le valutazione delle principali istituzioni finanziarie internazionali, nella seconda parte dell’anno questi indicatori potrebbero essere ulteriormente appesantiti dalle misure di politica fiscale ed economica annunciate dal Governo. Sulle entrate fiscali, infatti, dovrebbe pesare la riduzione dell’IVA dal 21 al 20% in vigore a partire da luglio 2008. Sul lato della spesa pubblica, viceversa, potrebbe incidere negativamente sul deficit, l’adozione di misure di sostegno alla domanda interna ed agli investimenti annunciate dal Governo. Al 30 giugno del 2008, il debito pubblico ha raggiunto l’ammontare di 115 mld di Euro, con un incremento del 4,7% rispetto al periodo gennaio-giugno dell’anno precedente. Il rincaro dei tassi di interesse, l’irrigidimento dei criteri adottati per l’erogazione dei prestiti e l’elevato livello di indebitamento delle famiglie e delle imprese portoghesi hanno determinato, per il primo semestre dell’anno, una progressiva diminuzione del ricorso al credito da parte delle imprese non finanziarie e l’attivazione di nuovi mutui per l’acquisto di abitazioni da parte dei privati. In controtendenza rispetto a tali dati, si è registrato un incremento del ricorso al credito al consumo che in giugno ha fatto registrare la maggiore crescita nel corso del 2008, attestandosi al +12,9% su base annua. In considerazione del grado di integrazione dell’economia portoghese con il resto dei Paesi dell’area euro, l’OCSE e la CE hanno rivisto al ribasso le stime di crescita per il paese lusitano, prevedendo una variazione positiva del PIL che oscilla tra l’1,6 e l’1,7% per il 2008 e che dovrebbe attestarsi sugli stessi valori anche per il 2009. Più modesta la previsione di crescita prospettata dal Fondo Monetario Internazionale, secondo cui l’incremento del PIL portoghese non dovrebbe essere superiore all’1,25% per il 2008 ed all’1,3% nel 2009. Nel recente survey realizzato sul Portogallo, l’Istituzione finanziaria con sede a Washington, ha attribuito rilevanza strategica alle riforme strutturali adottate nel corso della legislatura e rivelatesi strumentali ad una crescita della competitività, all’attrazione degli investimenti ed alla riduzione del deficit pubblico. Particolarmente apprezzate sono state le riforme del mercato del lavoro e la predisposizione di programmi di semplificazione amministrativa al servizio delle imprese, (in particolare l’adozione del programma governativo SIMPLEX e del nuovo codice degli appalti pubblici). D’altra parte il FMI ha evidenziato come, al di là della peculiare congiuntura internazionale, sulle prospettive di crescita per il biennio 2008-2009, pesano elementi intrinseci di vulnerabilità dell’economia nazionale, legati ad un livello di produttività ancora troppo basso se paragonato agli altri paesi UE, all’andamento poco soddisfacente della bilancia commerciale, ed all’eccessivo indebitamento delle famiglie, delle imprese e degli enti pubblici. Inoltre, pur applaudendo allo sforzo di riduzione del deficit pubblico, è stata sottolineata l’esigenza di una prosecuzione di una politica fiscale in grado soddisfare gli obiettivi fissati dal trattato di Maastricht anche in una situazione di espansione economica particolarmente ridotta. Alla fine del primo semestre 2008, l’agenzia di ratings Moody’s, manteneva il rating del Portogallo in Aa2, con un outlook stabile. In particolare, l’Agenzia di rating ha apprezzato l'operato del Governo in grado di ottenere un positivo incremento del gettito fiscale ed un proficuo contenimento della spesa pubblica, pur non avendo fatto ricorso a misure straordinarie e una tantum. L’Agenzia Fitch ha mantenuto ad AA la capacità di pagamento a lungo termine del Portogallo, con outlook stabile. Dopo il declassamento ipotizzato nel corso del 2007, anche Standard&Poor’s considera stabili le prospettive sulla capacità di pagamento a lungo termine dello Stato lusitano, confermando il rating AA-. Per il 2009, l’Economist Intelligence Unit prevede una tendenziale decelerazione della crescita economica, analogamente a quanto indicato per i principali partner europei, soprattutto a causa di un’attesa riduzione delle esportazioni ed una sostanziale stagnazione della domanda interna. Il trend degli investimenti dovrebbe viceversa essere influenzato dall’avvio delle grandi opere infrastrutturali annunciate nei recenti programmi governativi. Infine, secondo i dati elaborati dalla SACE, il Portogallo mantiene i livelli più bassi in tutte le scale di rischio Paese (0/7, Consensus 1, L1). Previsioni macroeconomiche per l’economia portoghese nel biennio 2008-2009 FMI luglio 2008 2007 2008 2009 QUADRO INTERNAZIONALE PIL, domanda esterna e inflazione PIL (tasso di crescita reale, in %) Area dell’Euro (UE13) Unione Europea (UE 27) USA Mondo Tasso di inflazione nell’area dell’Euro PORTOGALLO Attività economica PIL (tasso di crescita reale, in %) Consumi privati Consumi pubblici Formazione lorda di capitale fisso Esportazioni Importazioni Inflazione e disoccupazione Indice armonizzato dei prezzi al consumatore (HICP) Tasso di disoccupazione Saldi in % del PIL Deficit Pubblico (% PIL) Debito pubblico Bilancia dei pagamenti (% PIL) CE aprile 2008 2007 2008 2009 OCSE giugno 2008 2007 2008 2009 2,5 3,0 1,9 5,2 2,0 1,7 1,3 4,1 3,2 1,2 0,8 3,9 2,3 2,6 2,9 2,1 5,1 2,0 1,7 2,0 0,9 3,8 3,2 1,5 1,8 0,7 3,6 2,2 2,6 1,7 1,4 2,2 … 2,1 1,2 3,4 1,8 1,25 1,0 1,8 1,7 1,6 1,8 … 1,4 - 1,2 1,2 1,4 … … … … 0,4 1,9 5,8 3,5 - -0,3 0,9 6,7 3,4 0,3 2,9 4,6 3,3 2,5 2,4 2,0 2,4 7,4 7,6 7,4 -3,3 65,1 -9,2 -2,4 -1,5 -9,5 -9,5 Banco de Portugal giugno 2008 2007 2008 2009 PEC Dicembre 2007 2007 2008 2009 1,1 2,4 … … … … … - - … 2,9 … … … 2,4 - 2,4 - 1,6 1,8 1,9 1,2 1,3 1,8 2,2 2,8 1,3 1,4 1,6 1,2 1,3 0,7 1,2 1,4 2,1 0,5 1,4 4,2 2,8 -0,5 2,5 6,2 3,3 0,5 3,0 4,0 3,7 0,5 3,1 5,3 4,3 0,0 2,6 7,0 4,1 -0,2 1,0 4,4 3,3 0 1,2 4,0 2,1 -0,4 1,0 6,9 3,8 -1,1 4,0 6,7 3,9 -0,6 6,7 6,0 4,8 2,8 2,3 2,4 3,0 2,2 2,4 3,0 2,5 2,3 2,1 2,1 8,0 7,9 7,9 7,9 7,9 7,9 … - - 7,8 7,6 6,6 -3,0 64,4 -9,0 -2.2 -2.6 -2,2 -2,0 2,5 -9,4 -11,6 -11,6 … … -8,2 3,0 -10,1 -3,0 … -8,1 -10,6 -11,1 -3,0 64,4 -8,3 -2,4 64,1 -7,6 -1,5 62,5 -7,0