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ALBUM 37
GIOVEDÌ
29. DICEMBRE 2011
Ritorni: tour mondiale per la rock
band californiana Van Halen
Tombola: stasera si gioca con gli
artisti al Mulino di Amleto
Bologna: Mazzacurati presidente
della Fondazione Cineteca
Il 2012 vedrà anche il grande ritorno sul palco di David
Lee Roth, frontman della storica hard rock band americana Van Halen. La band ha postato sul loro sito ufficiale la
notizia del tour mondiale, di cui sono previste date anche
in Italia. Sono passati ben 14 anni dall’ultimo tour mondiale. I biglietti saranno messi in vendita dal 10 gennaio.
Il secondo appuntamento dell’evento “Crepino gli artisti!”
pesca il divertimento dal sacchetto della tombola. Questa volta sarà speciale perché è quella degli artisti. A Rimini al Mulino di Amleto, stasera alle 21. A incorniciare il
tutto la mostra fotografica, che inaugura per l’occasione,
di Gilberto Urbinati nel foyer del Mulino: Ex-Trarre.
Il regista e sceneggiatore Carlo Mazzcurati è stato
nominato presidente della Fondazione Cineteca di
Bologna dal sindaco Merola. Il cineasta, 55 anni, ha
vinto nel 1994 il Leone d’Argento con ‘Il toro’ e ha
collaborato con Lucchetti e con Salvatores. Fra i
suoi ultimi film “La passione”, con Silvio Orlando.
IL PERSONAGGIO Dirigerà lei Elisir
“Un amore sbocciato da bambina, per
il fascino di partiture come la Messa in
Si Minore. Che modello Celibidache”
Le note
in rosa della
Manicardi
Era solo una bambina Giulia Manicardi,
quando dapprima le avvampò dentro l’amore per la direzione orchestrale: “Ricordo
che mentre ero tutta impegnata nello studio del pianoforte mi affascinava l’idea di
studiarmi certi spartiti completi. Provare
a capirli, interpretarli. Penso, ad esempio,
alla Messa in Si Minore di Bach che mi ha
sempre particolarmente affascinata”. Ancora non lo sapeva, ma era quello il primo
germe che l’avrebbe poi portata a salire sul
podio e a vivere così la sua passione per la
musica. Da donna. Donna a dirigere. Strano, ma in fondo non troppo: “All’estero è
più normale. Comunque non penso di essere l’unica. E’ vero che può fare effetto,
ma io non ci penso. Sono felice di farlo, ormai da qualche tempo. Prima la formazione pianistica, a Imola, con Franco Scala,
insieme agli studi di musicologia. E poi sui
vent’anni lo studio più specifico appunto
per la direzione orchestrale, oltre che di
composizione con Cristina Landuzzi. Era
questa completezze che regala la direzione
che mi mancava”. Anche tanti corsi di perfezionamento per la bacchetta: Accademia
di Sofia, Luzerner Musikhochschule, Wiener Meisterkurse, Bergische Musikschule,
tra Hitink, Beck, Pascu, Mas Conde, e, soprattutto, un massimo dei voti a Bologna
sotto la direzione del maestro Luciano Acocella che gli è rimasto nel cuore e col
quale tuttora collabora.
Un maglione e un jeans. Ama la semplicità
chi dirigerà l’atteso l’Elisir di Capodanno.
Già, perché d’altra parte lo confessa lei
stessa: quel che conta veramente è il confronto. Il direttore non può essere freddo
e compassato: “Importante è l’incontro umano. Il fatto di conoscersi, parlarsi, in
piena armonia, sempre. Un po’ come si sta
cominciando a fare qui”. Un po’ come sapeva essere il suo modello, il per lei incommensurabile Sergiu Celibidache: “Purtroppo non ho avuto la fortuna di poterlo conoscere ma che ammirazione. Filosofo, e
un antidivo per eccellenza, che invece amava il lavoro continuo, infinito. Uno che
era capace di provare fino anche alle tre di
notte. Per migliorare, limare, perfezionare.
Che incideva poco, ma adorava la concretezza dell’esecuzione”. Soprattutto in tempi decisamente migliori per la musica. Ma
nulla è perduto, e, anzi, proprio iniziative
di buona volontà e tenacia come questa
di Rimini possono aiutare a mantere in
piedi la lirica e provare a riavvicinarla alla
gente, in particolare i meno attempati che,
Giulia Manicardi
si è diplomata
in piano a Vincenza
con Franco Scala
Poi gli studi
di Musicologia
a Parma, direzione
orchestrale
a Bologna
con Acocella oltre
a numerosi corsi
di perfezionamento
Ha tenuto concerti
con la Giovanile
di Bucarest,
la Sinfonica di Venezia
Dirige Arte Resoluta
E’ direttore
del Coro Gazzotti
ahi loro, non hanno avuto la fortuna di vivere altre epoche: “Purtroppo è proprio il
rapporto col pubblico che ci è perso. Ed
ecco allora che proprio un Elisir come
questo, nella versione registica di Panizza,
può catturare i più giovani”. Giovane d’altra parte il cast, e lo stesso direttore, simbolo di femminile freschezza. Lei che la lirica ha imparato a respirarla fin dalla tenerissima età: “Nonna e zia materna che
cantavano nei cori lirici, in stagioni infinite, bellissime. E poi figuratevi in generale
l’aria della mia Modena”. Quella di Pava-
rotti, anche di un direttore famoso al femminile, Carmen Campori, ma in fondo anche del superbo Cigno di Busseto: “Il mio
cuore è verdiano, certo. Per quanto ami
molto anche Donizetti e questo suo Elisir
che trovo straordinario, soprattutto se ripulito: c’è eleganza e modernità. E sarò
sincera: per quanto la sinfonica resti un obiettivo, non credo la lirica stia troppo sotto: snobbarla sarebbe veramente assurdo”.
Parola di Gulia Manicardi. Che ama Mozart e Rossini. Che prima di qusto debutto
in Elisir si è cimentata con Traviata, sem-
Alessandro
Luciano
sarà Nemorino
nell’Elisir
di Capodanno
diretto
dalla Manicardi
Voce lirica
da Romeo
e Boheme
che tanto ama
ha frequentato
stages anche
con Sabatini
e Gimenez. Don
Basilio con l’Aslico
pre con Panizza, a Mirandola e Salsomaggiore. Nonostante: “In questi sei sette anni
di direzione il massimo è stato il Deutsches
Requiem di Brahms a Modena nel 2007,
oltre alla Messa in Do Minore di Mozart col
mio gruppo barocco Arte Resoluta.
Prima di Elisir, prima per il Capodanno di
Rimini. Donna, per la prima volta: “Emozione? Quell’attimo di panico c’è sempre,
ma si è tutti insieme e passa tutto”. Nell’amore per la musica. Vissuta. Diretta. Goduta. Regina e sovrana.
Pierfrancesco Grossi
LE PROVE
Ieri il via Tutto in poco tempo
E oggi arriverà anche l’orchestra
Tutto in poche ore. Non c’è
tempo da perdere. Già. Perché
l’aver confermato solo ad inizio
dicembre di poter procedere
con Elisir costringe ora ad
un frenetico lavoro. Poco per
provare, far funzionare al meglio lo spettacolo che il regista
di Opera Futura
Paolo Panizza,
novità dopo anni di Stefanutti,
ha già portato
in scena a novembre a Sas-
sari. Ieri il primo insieme. Con
coro, soprattutto quello femminile a provare le movenze da
musical, e solisti: Barbara Bargnesi, Alessandro Luciano, il
baritono Stefano Cianci e i
due Dulcamara,
Marco Bussi e
Graziano Dallavalle. Oggi arriverà l’Orchestra.
E poi pronti.
Come sempre,
per il pomeriggio di Capodanno.
P.G.
PATROCINI:
Città di Portogruaro
Città di Trebaseleghe
Città di Piombino Dese
28
DIC
2011
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Sign Up to see what your friends like.
Straordinario anche quest’anno il Concerto di Natale di Ca’ la Ghironda
“Si provi a immaginare che un gruppo di persone accostino le loro teste, e che un abile chirurgo del
cervello derivi dal contenuto di ogni testa alcune migliaia di fibre cerebrali da far crescere nel cervello
degli altri (...): probabilmente, quei cervelli collegati insieme penserebbero tutti allo stesso modo, e, nel
caso di un dubbio, potrebbero facilmente mettersi d’accordo per trovare la soluzione, con un risultato
sicuramente più intelligente di quanto il singolo cervello, anche il migliore di quelli interessati, sarebbe
capace di fare”.
Il brano è tratto dal simpatico racconto epistemologico “La vergine e i filosofi” di Valentino Braitenberg,
e, si può allora anche immaginare, come potrebbe più volentieri suggerire un autore di libri di
fantascienza, che ogni componente del gruppo possa più semplicemente indossare un caschetto in
grado di mettere in rete, tramite antenna, tutti i cervelli dei partecipanti all’esperimento, in modo da
pensare che un giorno, forse, l’esperimento diventi veramente possibile.
Affascinanti quanto improponibili scenari fantascientifici, la cui più che verosimile predizione di successo,
sarebbe comunque meno sorprendente degli allestimenti necessari a realizzarli. Infatti anatomia e
neurologia mostrano molto chiaramente l’architettura parallela e modulare (quindi potenzialmente
ampliabile mediante moduli analoghi) del cervello; nonché il funzionamento almeno di alcuni assetti e
processi cerebrali, che indicano la buona probabilità di riuscita dell’esperimento di cui sopra. Senza
contare che, quando protagonista è la musica col suo metafisico alfabeto l’esperimento è già in gran
parte possibile.
“Il segreto sta nella coscienza del rapporto tra “orecchio esterno”, e “orecchio interno” - rileva Giulia
Manicardi, maestra d’orchestra dei Musici dell’Accademia di Bologna - dove i termini utilizzati, anche se
identici a quelli che individuano distretti anatomici del corpo, rimandano invece metaforicamente a
percezione e appercezione cosciente (il primo), e all’elaborazione simultanea di tutte le altre
informazioni residenti nella memoria musicale soggettiva, le quali, in sintesi, definiscono lo specifico
patrimonio culturale personale del musicista (il secondo). Così, grazie alla natura stessa del linguaggio
musicale, fisico ma etereo, alla sua sintassi matematica, ai suoi rapporti elettivi col cervello, capaci di
generare emozioni immediate e di dominarlo, dirigendo l’orchestra, la musica diventa la reificazione
della coscienza collettiva degli orchestrali, senza più poter distinguere tra soggetto e oggetto, tra
strumento e suono, tra cervello e anima, tra coscienza particolare e coscienza collettiva”.
Giulia Manicardi si esprime in questo modo mentre gli occhi le brillano, ma durante la direzione ha
aspetto serissimo, non è rapita o assorta, ma appare determinata, pragmatica, segue tutto con
l’attenzione lucida di chi sta guidando un’orchestra, i cui componenti devono svolgere ciascuno
un’equazione di quarto grado, e ha la certezza che tutti magistralmente riusciranno per la via musicale
più elegante e impeccabile. Dopo ogni pausa, a starle vicino, si può avvertire che inspira con forza
mentre la bacchetta schizza nuovamente in alto.
Perché la musica, quella classica in particolare, intreccia e alimenta fisicamente il destino di ogni
organismo e dei suoi tessuti: “modifica infatti col tempo, anche la microstruttura della trama del legno,
insinuandosi proficuamente tra le fibre della materia dei violini, rendendoli più docili nel dialogo col
violinista”, conferma Roberto Noferini, il quale suona un violino Giuseppe Scarampella ex-Bazzini del
1865, alternandolo a un Don Nicola Amati del 1732.
Ma che dire inoltre della raffinata eleganza con la quale la musica ha vestito l’impenetrabile orientale
melanconia della violinista ::::, e la romantica angelica icona della violoncellista ;;;;? Eppure è
melanconia della violinista ::::, e la romantica angelica icona della violoncellista ;;;;? Eppure è
l’orchestra nel suo insieme che supera ogni parametro ipotizzabile per l’estetica, e che rende ogni
esecuzione opera d’arte, unica in quanto tale, anche quando ripetuta alla perfezione all’infinito.
[ IMMAGINI: 14 ]
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Spettacoli
& Cultura
CENTRO DIMAGRIMENTO UOMO E DONNA
Iniziate le prove per l’evento del 1° gennaio all’Auditorium di Rimini con l’opera di Donizetti
L’Elisir d’amore per tutti
La direttrice d’orchestra Giulia Manicardi svela i segreti
“E’una rivisitazione pulita, per un pubblico eterogeneo”
di MARZIA CASERIO
RIMINI - Le prove sono iniziate ieri. Fervono i preparativi.
Ci si schiarisce la voce, ci si
immedesima, si canta, si recita con il copione in mano. Si
prova. E si riprova, finché la
direttrice d’orchestra Giulia
Manicardi e il regista Paolo
Panizza non danno l’ok.
E’ ancora tutto da scoprire,
da amalgamare e limare, perché mettere insieme il Coro
Galli, l’Orchestra Alighieri
di Ravenna e tanti attori in
soli tre giorni non è affatto facile. Così si prepara a scendere in campo l’opera lirica - in
versione moderna - di L’Elisir
d’Amore di Gaetano Donizetti in programma per il primo gennaio all’Auditorium
Rimini alle 17,30, e in replica
il 3 gennaio alle 21. L’evento,
un po’ come il rito laico del
concerto di Vienna, è diventato una sorta di appuntamento con la tradizione che
quest’anno, però, ha deciso di
sperimentare: in questo caso
L’Elisir d’Amore si trasforma
in una favola, per scrollarsi di
Una scena de L’Elisir d’amore a Rimini il 1° e il 3 gennaio
dosso i soliti cliché. A catapultarci in anteprima sul palco, prima del debutto ufficiale, c’è Giulia Manicardi, una
delle poche direttrici d’orchestra al femminile.
Com’è stato questo primo giorno di prove?
“Ottimo, c’è stata una
grande accoglienza da parte
di tutti, tipica della Romagna.
Babbo Natale diventa
esperienza creativa
Ora bisogna solo lavorare sodo, cercare di dare il meglio e
sperare in un buon riscontro
da parte della gente. Ci aspettiamo un pubblico eterogeneo, non solo composto dagli
amanti dell’opera, ma anche
dai giovani che avranno l’occasione di accorgersi che l’opera non è poi così noiosa come si pensa, visto che questo
GIOVEDÌ
29 DICEMBRE 2011
l
21
A Rimini fino al 20 gennaio ben 112 mq di allestimento
Alla chiesa dei Salesiani
presepe tutto da vivere
“Panoramica sulla storia”
RIMINI - (TT) “Abbiamo voluto realizzare, per il secondo anno,
un presepe che permetta ai visitatori di non essere semplici spettatori, ma di vivere la Natività con devozione e partecipazione
dando anche, ai più piccoli, una panoramica sulla storia”.
A illustrare l’inconsueto presepe con scene del vangelo riprodotte a grandezza naturale è don Pierluigi Alghisi, responsabile
dell’oratorio della parrocchia dei Salesiani, che insieme ai volontari ha realizzato un allestimento di 112 metri quadrati e 13 stanze
che, con statue in movimento, parte dall’Annunciazione fino ad
arrivare alle scene bibliche dell’Esodo e della Resurrezione (nella
foto Petrangeli). Ideatore del percorso realizzato nell’oratorio è
Lino Di Tommaso che ha voluto progettare un presepe non solo
da guardare, facendo sì che i visitatori si sentano parte integrante
delle scene. Un allestimento che ha anche un aspetto didattico
per i più piccoli che, durante le visite guidate, possono scoprire
anche alcuni aspetti della vita nell’antico Egitto.
“Una bella idea che lo scorso anno ha attirato 30mila visitatori
- sottolinea Gloria Lisi, vice-sindaco di Rimini -. L’allestimento
rimarrà aperto fino al 20 gennaio e stiamo studiando una collaborazione con le scuole per permettere a tutti i bambini di visitarlo”.
Torna il tradizionale concerto del primo dell’anno al Teatro Sociale di Novafeltria
Caffé Strauss a Capodanno
Vasto repertorio per l’ensemble musicale diretto da Cristian Pintilie
NOVAFELTRIA - Torna il
RIMINI - (g.m.) I più piccoli, ma forse anche i
grandi, se ne sono accorti passeggiando in
piazza Cavour: nei giorni scorsi ha fatto capolino
un Babbo Natale diverso. Sotto la barba bianca,
Simone Felici e il suo Lack Christmas. “Nella
mia visione comunicativa - racconta - c’è grande
interesse per gli oggetti che circondano la nostra
esistenza con lo scopo di facilitarcela. Cercare di
tirarne fuori l’anima è una delle sfide più sentite
del mio lavoro creativo. Questa è la volta di due
tavolini Lack Ikea, usati come ‘scarpa trampolo’
con cui poter incedere in maniera originale.
Babbo Natale nasce da uno studio molto più
approfondito che da un anno sto conducendo su
una serie di mobili e utensili utilizzati con
funzione ‘alternativa’ di indumenti. I miei
collaboratori in questo progetto sono Michele
Barocci e Cristian Zamagni”. Presentato in
anteprima alla Lavanderia e nel centro di Rimini.
L’Elisir d’Amore è stato riadattato in chiave moderna”.
Cosa dovrà aspettarsi il
pubblico in questa nuova
versione dell’opera?
“Il lavoro di Donizetti, ambientato nei Paesi Baschi in
un tempo impreciso, si presta
ai riadattamenti e per questo
Panizza è intervenuto in maniera eccellente, in perfetta
sintonia con la partitura del
1830, ma con una visione più
pulita, minimalista. In alcuni
tratti riprende la cultura del
musical anni ’50/’60, tant’è
che ci si può chiedere, ‘Ma è
Grease o l’opera?’”.
Invece lei cosa si aspetta
dal pubblico riminese?
“So che Rimini è abituata a
questo concerto e quindi speriamo di non deludere nessuno. Siamo tutti molto concentrati. Invidio questo genere di evento del primo dell’anno ed è chiaro che come
direttrice mi piacerebbe
esportare questo appuntamento anche nella mia Modena perché anche questo è
un modo per far conoscere a
tutti l’opera lirica”.
CENTRO DIMAGRIMENTO UOMO E DONNA
tradizionale Concerto di
Capodanno. Il 2012 a Novafeltria si apre ancora una
volta con la musica del Caffè Concerto Strauss diretto
da Cristian Pintilie. Un’iniziativa che si ripete ormai
da diversi anni, a cura dell’amministrazione comunale
e
della Pro
Loco di
Novafeltria, con
il contributo di
Confartigianato,
Confesercenti, Associazione Commercianti e Camera
di Commercio di Rimini.
Il concerto, come ogni
anno, si terrà nel Teatro Sociale di Novafeltria, domenica 1° gennaio, con inizio
alle ore 17. Aprirà il programma un’esecuzione de Il
barbiere di Siviglia, di Gioachino Rossini. Seguiranno
Espana (valzer brillante) di
Waldteufel, Feuerfes (polka
Francese) di Strauss, il Va
Pensiero di Verdi, il Rondò
Veneziano di Reverberi, il
Nessun dorma di Puccini, la
Rapsodia Rumena di Enescu, passando poi per Il Bel
Danubio Blu di Strauss,
Malafemmena di
De Curtis
e
New
York,
New Yorkdi Kander, solo
per citare
alcuni
brani.
Chiusura
con il Sirtaki di Theodorakis.
L’ingresso al concerto è
completamente libero, ma è
obbligatoria la prenotazione del posto, per la quale occorre rivolgersi al botteghino del Teatro Sociale, domani, venerdì 30 dicembre,
dalle ore 16 alle ore 19.
e.g.
I Taboo Tellers
vincono il Pop Natale
VALMARECCHIA - Viene dalla Valmarecchia il
gruppo che si è imposto a “Pop Natale: maratona
musicale” a cura di Pesaronstage, in piazza del
popolo a Pesaro. I gruppi erano chiamati a
interpretare una canzone natalizia rivisitata e
due testi a piacere. I Taboo Tellers (Alice
Rossini, Jacopo Flenghi, Gianluca Zanotti,
Andrea Montanari e Luca Paci, hanno vinto
interpretando Last Christmas, Io non mi sento
italiano (cover Gaber) e In ogni atomo (cover
Negrita). Il gruppo ha base a Maiolo, ma i suoi
componenti provengono anche da Novafeltria,
Sant’Ermete, Poggio Berni, Sant’Agata.
Spettacoli
& Cultura
CENTRO DIMAGRIMENTO UOMO E DONNA
CENTRO DIMAGRIMENTO UOMO E DONNA
MERCOLEDÌ
14 DICEMBRE 2011
l
21
Presentato lo storico appuntamento riminese con la lirica, il 1° gennaio all’Auditorium dei Congressi
‘L’elisir d’amore’per Capodanno
Il capolavoro di Donizetti è affidato al regista Paolo Panizza
Pulini: “Coltiviamo la passione della città, aspettando il Galli”
di CINZIA TEDESCHI
RIMINI - Ancora una volta Ri-
mini, unica fra le città italiane, inaugura il nuovo anno
con la grande opera. Domenica 1 gennaio alle 17.30 (con
replica martedì 3 alle 21) all’Auditorium dei Congressi(via della Fiera, 52) si potranno respirare i gioiosi effluvi de L’elisir d’amore, il capolavoro che un giovane
Gaetano Donizetti realizzò in
soli quattordici giorni. Presentato dalle associazioni Atto Primo Rimini in Musica e
Opera Futura, in collaborazione con il Comune e il Coro Lirico città di Rimini
‘Amintore Galli’, Rimini
Fiera S.p.A. e Convention
Bureau, con il patrocinio di
Provincia e Camera di Commercio di Rimini e Regione
Emilia Romagna, l’evento,
per la regia di Paolo Panizza,
sarà diretto da Giulia Manicardi, una delle poche donne
in Italia a rivestire tale ruolo.
Con lei ci saranno il Coro
Galli, l’Orchestra Alighieri
di Ravenna e giovani artisti
impegnati in una lettura fresca e moderna dell’opera donizettiana. Dopo le tragedie
andate in scena gli scorsi anni, è la volta, quindi, di un
melodramma giocoso che
costituisce “una nota di spen-
sieratezza in questo periodo
di crisi - ha spiegato l’assessore alla Cultura Massimo Pulini alla presentazione di ieri
- che conferma il persistere di
una tradizione riminese nell’ambito della proposta culturale di queste festività. Un
atto di resistenza per mantenere ferma una passione,
quella per la lirica, che a Rimini è molto presente: stiamo scaldando i muscoli per
prepararci al salto, quando si
verificheranno le condizioni,
che permetterà all’opera di
tornare al Teatro Galli”.
E se la direttrice Manicardi
si è dichiarata felice di lavorare con un coro di cui si è sen-
tito molto parlare, il regista
Panizza ha affermato che lo
spettacolo - che ha già debuttato a Sassari con successo sarà godibile e rivolto ad un
pubblico eterogeneo. “L’elisir
- spiega Panizza - è un ibrido,
in alcuni punti opera buffa, in
altri melodramma. Questo
mi ha permesso di giocare
senza stravolgimenti al testo
e alla musica originali”.
A partire dalla scena che,
tolta la patina agreste tradizionale, è reinterpretata in
chiave moderna con scenografie stilizzate e una grande
partecipazione del coro e di
un gruppo di ballo. “L’uomo
ha bisogno di illusioni - con-
Dopo l’uscita di Filippo, Rimini torna protagonista nella casa più spiata d’Italia
Dal Coconuts al Grande Fratello
Il ballerino di origini egiziane Yassine Mokdad ama sport, viaggi e belle donne
RIMINI - (TT) Dal palco del
Coconuts alla casa più spiata
d’Italia: un metro e novanta
per 100 kg di peso e una coppia di irresistibili occhi verdi.
E’ questo il biglietto da visita
di Yassine Mokdad, il nuovo
concorrente del Grande Fratello 12 entrato a far parte del
cast durante l’ottava puntata
in onda lo scorso lunedì.
Egiziano ma residente in
Italia da diversi anni, fisico
scolpito, sguardo magnetico,
l’aitante gieffino, ha una passione irrefrenabile per la music hip hop epromette di far
scalpitare le donne della casa.
Diplomato in danza, è un
ballerino di professione e lavora nel corpo di ballo del locale riminese da questa estate
e, anche per la prima parte
dell’inverno, era stato confermato nello staff artistico
La conferenza stampa di presentazione dell’evento lirico
clude Panizza - e il personaggio di Dulcamara, in origine
un truffaldino che spaccia del
semplice vino per un potente
filtro amoroso, è qui un ‘portatore sano’ di vitalità, che regalerà con il suo elisir gioia,
ballo e musica”.
Prezzi da 50 a 25 euro. Pre-
vendita: Piazza Cavour 31 c/o
Uffici URP, orari: tutti i giorni domeniche comprese 9 12,30/16 - 19,30; info: tel
328.1922593 - 331.4228946,
fax 0541 704157, www.corogallirimini.it. A disposizione
gratis i parcheggi sotterranei
del Nuovo Palacongressi.
Sabato ‘Bella tutta! I miei grassi giorni felici’
Comicità al femminile
con Elena Guerrini
sul palco del Massari
SAN GIOVANNI IN MARIGNANO - Al Teatro Massari di
Yassine Mokdad durante una serata al Coconuts con le animatrici che hanno occhi solo per lui...
del Coconuts fino a quando
non ha varcato la celebre
porta rossa.
Di lui si sa che è un amante
della vita sportiva e avventurosa, adora viaggiare il più
possibile e dichiara di essere
ben predisposto nei confronti dell’amore, visto che la sua
ultima storia importante è
terminata circa un anno fa.
Prima di entrare nel reality
ha confessato di aspettarsi
dal Grande Fratello soprattutto adrenalina e non disdegna la possibilità di trovare
una ragazza bella, dolce e
sensuale che abbia voglia di
vivere la vita che lui ha sempre sognato di costruire. Si
definisce un giocherellone e
un vero leader, sempre al
centro della sua compagnia
di amici. Il suo sogno, una
volta terminata l’esperienza
in tv, è quello di aprire una
palestra tecnologica insieme
alla sua famiglia, l’unica costante della sua vita da girovago.
San Giovanni si continua con la comicità al femminile.
La rassegna Intermittenze 2011/2012, sotto la direzione
del Teatro dei Cinque Quattrini, prevede per sabato,
alle ore 21, l’appuntamento con Elena Guerrini, Bella
tutta! I miei grassi giorni felici. La commedia ideata
dalla stessa Guerrini - per la regia di Andrea Virgilio
Franceschi - mette in scena con una formula autoironica e spiazzante, un tema che le sta molto a cuore:
la dipendenza femminile dal mito della magrezza e la
conseguente ossessione delle diete.
Così è nata la sua protagonista alter-ego Winnie
Plitz, sulla falsariga della Winnie beckettiana di Giorni
felici. L’abilità e l’humor della Guerrini mettono di
fronte alla triste realtà degli eccessi, delle manie, delle
cattive abitudini, degli abusi nei confronti del nostro
corpo che dimostriamo di amare così poco. Comico,
ancora una volta, sarà anche il terzo appuntamento al
Massari del 20 dicembre con Quelle della tv, una parodia dei personaggi televisivi di Marci Marcela, Jianina
Star e Laila. Ingresso 8 euro. Per maggiori informazioni
0541/1730509.
Marzia Caserio
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CENTRO DIMAGRIMENTO UOMO E DONNA
CENTRO DIMAGRIMENTO UOMO E DONNA
SABATO
31 DICEMBRE 2011
l
21
Il botteghino dà le prime soddisfazioni: non è ancora tutto esaurito, ma la tendenza è degli anni passati
L’Elisir d’Amore va in scena
Domani all’auditorium il debutto ufficiale della lirica di Donizetti
Corbelli: “Tutti in prima fila per fare fronte alle difficoltà del periodo”
RIMINI - L’Elisir d’Amore
ingrana la marcia. Non sono bastate la crisi e nemmeno i ritardi nella prevendita
dei biglietti a spegnere il calore dei tanti riminesi che
per nulla al mondo si perderebbero la Prima in scena
il primo giorno dell’anno.
Ormai, l’appuntamento
della tradizione, rappresentato quest’anno dall’opera
lirica di Gaetano Donizetti,
è entrato proprio in questi
giorni nel vivo del gioco. In
poco meno di tre giorni
prove su prove - l’ultima, in
costume, ieri alle 20,30 - si
sono alternate all’Auditorium di Rimini, lo stesso
luogo dove domani alle
17,30 ci sarà il debutto ufficiale. A oggi, confermano
dai botteghini delle prevendite, la media dei biglietti
venduti è in linea con i dati
giornalieri registrati nelle
passate stagioni. Dunque,
quando si parla di cultura
la gente è disposta a spendere. Certo, è ancora troppo presto per parlare di tutto esaurito: visto l’imperversare del last minute
ovunque, anche in questo
campo ci si affida alla decisione dell’ultimo momento. Per ora i promotori e i
produttori dell’Opera di
Rimini Atto Primo Rimini
inMusica e Opera Futura si
dicono soddisfatti, malgrado tempistiche e fondi limitati.
“Tutti coloro che fanno
parte di questa produzione
si sono resi disponibili in
prima persona per far fronte alle difficoltà e per far sì
che non si interrompesse la
bellissima tradizione che,
con tanta fatica, in questi
anni siamo riusciti a far rinascere a Rimini – spiega
Claudia Corbelli, presidente dell’associazione Atto
Primo –. Sono tutti veri
professionisti, che credono
e investono in un settore
spesso trascurato e che meriterebbe più attenzione e
sensibilità, in tutto il Paese.
Noi a Rimini cerchiamo di
fare la nostra parte”. Un ottimo riscontro, è quello registrato dallo stesso regista
dell’opera Paola Panizza e
dal direttore d’orchestra
Giulia Manicardi: “Stiamo
lavorando a ritmi serrati e
con l’intento di lasciare un
segno significativo del nostro impegno e della nostra
professionalità”.
Marzia Caserio
Alessandro Luciano, uno degli interpreti dell’Elisir
Percorsi culturali
Museo
e Domus
aperti
RIMINI - Tra le feste e i ce-
noni dell’ultimo dell’anno, Rimini fa spazio anche
chi vuole fare un’esperienza culturale. Infatti sia per
Capodanno che l’Epifania,
il Museo della città e la Domus del chirurgo si propongono come una piacevole meta di visita con itinerari guidati e mostre. Da
domani sarà possibile,
grazie a un tour, entrare
nell’area di scavo che ha
restituito la taberna medica con il più ricco corredo
chirurgico di epoca romana giunto fino a noi. Mentre fino all’8 gennaio 2012
nelle sale espositive a piano terra del museo, la mostra quadro e soqquadro,
in cui sono esposte opere
dell’officina d’arte della
Cooperativa Edith Stein di
Poggio Berni, una decina
di pittori condotti dall’artista Debora Branchi.
22
l
MARTEDÌ 3 GENNAIO 2012
Cartellone
Montecolombo
Concerto al Lago
Riminesi e diversi turisti presenti la scorsa notte al Lago di
Montecolombo per i festeggiamenti di Capodanno. Il prossimo appuntamento è per il 6
gennaio alle 17 con il concerto
gratuito della corale degli allievi dell'Accademia d'arte del
Lago.
In biblioteca a Santarcangelo
Le poesie storte di Mussoni
Giovedì 12 gennaio alle 21 alla Biblioteca
comunale di Santarcangelo si potranno
ascoltare le “Poesie storte di Ettore Mussoni: pensare non sempre fa bene, anzi...”
di e con Ettore Mussoni. Acccompagnamento musicale di Maurizio Crociati. Ingresso libero. Ettore Mussoni, risiede a
Santarcangelo. Di professione promotore
finanziario “atipico” – come si definisce lui
– ma con una forte esigenza di essere in
scena, per poter trarre linfa vitale dal diretto contatto con il pubblico che partecipa alle sue taglienti performance.
Questa sera la replica all’Auditorium
Bucolico e a lieto fine
E’ l’Elisir d’amore
Se non con i numeri da record dell’anno passato, comunque un Auditorium da grandi occasioni, quello del primo giorno dell’anno a Rimini. E
stasera l’Elisir d’amore di Donizetti concede una replica con inizio dello
spettacolo programmato per le 21. Per gli amanti dell’opera è un classico da non perdere, per gli altri comunque uno spettacolo dal sapore
del Musical, moderno nella struttura pulita e lineare e nel colore. Moderno fino in fondo, l’Elisir di Paolo Panizza è ambientato in un epoca
indefinita in un villaggio più simile a quello delle favole, una rappresentazione originale, bucolica e verdeggiante dei Paesi Baschi.
La vicenda e i personaggi sono completamente spogliati dalle esagerazioni tipiche dell’Opera buffa e le loro personalità si traducono tutte in
chiave positiva, con l’assenza di un vero e proprio cattivo e tutti i ruoli
al servizio del lieto fine. Il Maestro Giulia Manicardi conduce con grande abilità e con una sensibilità tutta femminile l’Orchestra Alighieri di
Ravenna, la musica è brillante, fluente e, a tratti, velata di malinconia,
a sottolineare la bellezza di personaggi semplici e innocenti, candidi
come il vero amore che non conosce ostacoli, che viene aiutato soprattutto dal destino.
Ultima replica per l’Elisir riminese | Corriere Romagna .it
http://www.corriereromagna.it/cultura-spettacoli/2012-01-03/ultim...
APPREZZATISSIME DAL PUBBLICO LA REGIA E LE SCENOGRAFIE PULITE E MODERNE DI
PAOLO PANIZZA. QUALCHE MALCONTENTO CAUSATO DALLA MANCANZA DEI
SOTTOTITOLI
Ultima replica per l’Elisir riminese
Un bel successo per la tradizionale opera di Capodanno
all’Auditorium della Fiera
di Manuela Angelini
RIMINI. Un bel successo, temperato da qualche difficoltà, per “L’elisir d’amore”
di Gaetano Donizetti, andato in scena l’1 gennaio all’Auditorium di via della Fiera
nel consueto appuntamento dell’opera a Capodanno.
Apprezzatissime dal pubblico la regia e le scenografie pulite e moderne di Paolo
Panizza, mentre qualche malcontento è stato causato dalla mancanza dei sottotitoli, che negli scorsi anni rappresentavano una
facilitazione importante per i melomani meno esperti. L’Elisir riminese, pur mantenendo inalterati le musiche e il libretto di
Felice Romani, dal paesaggio agreste dei Paesi Baschi nel primo Ottocento dove era stato ambientato in origine, è stato
felicemente trasportato in una località indefinita degli anni Cinquanta del Novecento, con costumi (bellissimi, di Artemio
Cabassi) e atmosfere da musical americano. Un salto temporale e geografico che ha dato nuovo smalto al melodramma giocoso di
Donizetti che, grazie anche ai suoi ritmi orecchiabili, alle intuizioni del regista e alla bravura degli artisti, è diventato un
divertissement spensierato dal sapore di favola.Grandi applausi per il giovane basso Marco Bussi che ha brillantemente
interpretato il ciarlatano Dulcamara, dominando la scena fin dalla prima apparizione sul palco. Un po’ più tiepidi i battimani per
gli altri solisti che hanno comunque svolto con passione e competenza i propri ruoli: il soprano Barbara Bargnesi (Adina), il
tenore Alessandro Luciano (Nemorino), il baritono Stefano Cianci (Belcore), il soprano Elisa Maffi (Giannetta).Plauso
meritatissimo per il coro lirico Città di Rimini “Amintore Galli” (diretto da Matteo Salvemini) che anche quest’anno ha promosso
lo spettacolo insieme all’associazione Atto Primo, a cui si è aggiunta anche l’associazione Opera Futura. Da Ravenna arriva
l’Orchestra Alighieri, condotta dalla bacchetta di una delle poche donne italiane direttori d’orchestra, la giovane e sensibile Giulia
Manicardi.L’Elisir torna in scena questa sera alle 21, sempre all’Auditorium, con il medesimo spettacolo e gli stessi artisti,
escluso Dulcamara che sarà interpretato dal basso Graziano Dallavalle. Per i più ritardatari sono ancora in vendita gli ultimi
biglietti, che si possono acquistare sino alle ore 17 all’Urp di piazza Cavour e dalle 19 direttamente all’Auditorium. E proprio la
partecipazione allo spettacolo rappresenta uno dei punti più negativi. Le difficoltà economiche che hanno accompagnato tutto il
2011 hanno fatto sì che la rappresentazione dell’opera restasse incerta sino a metà dicembre. Due settimane di ritardo rispetto
alla consueta apertura della prevendita che, insieme alla crisi imperante, hanno determinato una più scarsa affluenza del
pubblico rispetto ai sold out degli scorsi anni.A una minore partecipazione e alle minori risorse versate dagli sponsor non è
corrisposta però una minore qualità. Anzi, la scelta di un melodramma giocoso come “L’elisir d’amore” dopo le tante tragedie
degli scorsi Capodanni (Aida, Bohème, Tosca e Carmen, solo per citare le ultime), è molto piaciuta al pubblico che ha potuto
seguire lo spettacolo col sorriso sulle labbra, forse ritrovando il buonumore almeno per la durata della rappresentazione.Info:
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L’OPERA DI CAPODANNO L’Elisir di Donizetti “vestito” da mu...
http://www.corriereromagna.it/cultura-spettacoli/2011-12-31/l’ope...
L’OPERA DI CAPODANNO
L’Elisir di Donizetti “vestito” da
musical
In scena l’1 e il 3 all’auditorium di Rimini Il regista Panizza:
«Atmosfera alla Grease”
RIMINI. La favola comincia su un palco tutto bianco, con la musica di Gaetano
Donizetti e il libretto di Felice Romani. È “L’elisir d’amore”, l’opera che apre il
nuovo anno all’Auditorium di via della Fiera (il vecchio palacongressi), grazie
all’impegno delle associazioni Atto Primo e Opera Futura e del Coro lirico
riminese “Amintore Galli”, con la collaborazione di Comune e Provincia di Rimini.
Ed è proprio una favola con tanto di happy end, che rallegra questo periodo di crisi con ritmi ballabili e costumi variopinti.
Melodramma giocoso, recita il sottotitolo, «e infatti si tratta di un ibrido, in alcuni punti opera buffa in altri melodramma –
spiega il regista Paolo Panizza – e dato che avevo voglia di divertirmi, mi sono lasciato un po’ andare, perché l’opera lo consente,
permette di giocare». Panizza aggiunge che «la musica è molto orecchiabile e vi sono indicazioni di libretto che ho “scavalcato”,
ma senza stravolgere nulla». Un esempio di questo “aggiustamento” del regista è nell’ambientazione: «Nell’opera non vi sono
riferimenti a luoghi precisi. Si parla solo di amore e sentimenti. Il libretto dice che ci sarebbero dei mietitori e un ambiente
agreste. Ho tolto questo aspetto e ho “vestito” l’opera da musical».Eccoci quindi trasportati negli anni Cinquanta del Novecento
(ricordiamo che la prima rappresentazione dell’Elisir risale al maggio 1832 a Milano) in un’atmosfera «quasi da Grease – dice
Panizza –. Si tratta di una lettura moderna e fresca, abbiamo tolto gli aspetti più esasperati e macchiettistici, quelli che in gergo si
chiamano “caccole”, e abbiamo usato un linguaggio che non è quello della lirica, per giocare con uno spensierato
divertissement».Questa operazione di “ripulitura” realizzata dal regista è molto apprezzata dal direttore d’orchestra Giulia
Manicardi. «L’opera era stata appesantita negli anni da una patina di stereotipi di segno eccessivamente popolare – spiega –.
L’Elisir invece possiede una grandissima raffinatezza, una vera sapienza della scrittura nei temi, nelle voci, nei personaggi. È
un’opera di notevole equilibrio che anticipa il futuro del teatro ed è godibile da un pubblico eterogeneo. Ogni pagina brilla, dà
sempre spazio al cuore, al sorriso, alla lacrima».Per la prima volta a Rimini, la Manicardi è una delle poche donne che tengono in
mano la bacchetta da direttore d’orchestra. «All’estero sono molte di più, ho tante colleghe tedesche e di altre nazionalità – svela
–. Da noi ci stiamo arrivando ora». Giunta a questo ruolo quasi per caso, la Manicardi fin da bambina ha coltivato la passione per
la musica, diplomandosi in pianoforte e sviluppando l’attività concertistica, a cui solo più tardi ha aggiunto gli studi da direttore
d’orchestra (in cui si è diplomata con il massimo dei voti e la lode). «Non è stata una “folgorazione”, avevo bisogno di di ampliare
la conoscenza di cose che avevo studiato e di andare a riprendere delle curiosità che avevo lasciato da parte». Nessuna difficoltà
nei rapporti con i musicisti e i cantanti per questo suo ruolo ancora inusuale. «I rapporti sono sempre stati ottimi – dice – ma
sento grande responsabilità e grande soddisfazione nell’arrivare a riunire tante persone».Gli artisti diretti dalla sua bacchetta,
oltre all’Orchestra Alighieri di Ravenna, sono il soprano Barbara Bargnesi (Adina), il tenore Alessandro Luciano (Nemorino) e,
nel ruolo di Dulcamara, il basso Marco Bussi (1 gennaio) e il basso Graziano Dallavalle nella replica del 3. La trama dell’opera
racconta l’amore di Nemorino, contadino timido e impacciato, per la bella Adina, ricca e capricciosa proprietaria terriera. Un
amore inizialmente infelice, ma che poi sarà corrisposto dalla ragazza grazie agli “effetti” dell’elisir preparato dal malandrino
Dulcamara. E la favola si chiude con il suo lieto finale.Lo spettacolo va in scena l’1 gennaio alle ore 17.30 e in replica martedì 3
alle ore 21. I biglietti (da 50 a 25 euro) sono in vendita all’Urp di piazza Cavour. Parte del ricavato sarà destinato allo Ior. Info:
328 1922593 oppure 331 4228946, www.corogallirimini.it (http://www.corogallirimini.it) .
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Elisir
d’amore
January 6th, 2012 by
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Sharri Rigg writes:
February 1st, 20128:55 amat
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Attilia Tartagni writes:
January 12th, 20125:14 pmat
L’Elisir d’amore, melodramma giocoso di Gaetano Donizetti, dopo il debutto a Capodanno e la replica del 3 gennaio
all’Auditorium di Rimini, è andato in scena il 6 gennaio, giorno dell’Epifania, nella più degna cornice del Teatro A. Bonci di Cesena soddisfacendo sotto
il profilo canoro, musicale e spettacolare tutti gli spettatori, quelli più esperti ed esigenti e quelli più giovani, grazie a un’idea registica apprezzabile che
ha fatto somigliare l’opera buffa a un musical con adeguato contorno di balli, costumi, accorgimenti scenografici, uso delle luci. L’allestimento è
rimasto in sospeso fino all’ultimo mese, poi fortunatamente si è sbloccato dando luogo a uno spettacolo vivo e pulsante, per cui ci si augura che
questi doppi appuntamenti del capodanno a Rimini e della Epifania a Cesena continuino anche nei prossimi anni. L’allestimento, curato da Opera Futura, vedeva
sul podio la modenese Giulia Manicardi a dirigere con grande musicalità il tripudio di melodie, arie e concertati donizettiane eseguite dall’Orchestra “Alighieri” di
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Ravenna e dal Coro Lirico di Rimini “Amintore Galli” diretto da Matteo Salvemini. La regia e scenografia sono di Paolo Panizza dell’’Ufficio Regia dell’Arena di
Verona, che collabora con lo straordinario maestro di regia operistica Pier Luigi Pizzi dal 1984, e ha al suo attivo molte riuscite rappresentazioni in tutto il mondo.
Anche questa, come molte opere giocose, si ispira a un’opera francese. Il libretto di Felice Romani è tratto da “Le Philtre” di Eugene Scribe e ruota attorno al
misterioso contenuto dell’ampolla che Dulcamara spaccia come prodigiosa medicina in grado di fugare ogni malanno, di guarire le pene d’amore che tormentano
il timido Nemorino e perfino di attirare impreviste eredità sull’acquirente. L’opera debuttò il 12 maggio 1832 nel Teatro della Cannobiana, segnando una svolta
nella storia dell’opera buffa. In essa l’allegria non è generata da macchiette stereotipate, bensì dal bagaglio di pregi e difetti di ogni personaggio e dal suo
mondo psichico ed emotivo che si traduce in musica, commuovendo e coinvolgendo lo spettatore. Il regista ha posto al centro della scena un’enorme bottiglia
di elisir di color rosso demoniaco e davvero tutto sembra cambiare dopo che Nemorino ha bevuto la magica pozione. Sconfitte timidezza e senso di inferiorità
verso Adina, colta lettrice di classici, si imporrà con la forza dei sentimenti, sconfiggendo Belcore, pericoloso rivale che gli contende l’amata. Credere che una
misteriosa pozione possa risolvere tutti i nostri guai è una tendenza mai sconfitta e tuttora presente quando si pretende la medicina per ogni malanno
ottenendo spesso soltanto un effetto placebo, o si cercano filtri per conquistare chi non ci ama o, ancora, e più terribile perché riguarda in particolare i giovani,
si prende coraggio da sostanze nefaste come alcool e droghe. Come in ogni favola sentimentale che si rispetti, quando Nemorino ha la forza di esprimere ad
Adina i suoi sentimenti, tutto va al giusto posto, senza drammi anzi con un’evidente capacità di ciascuno di rigenerarsi nella nuova situazione. Nell’arredo bianco
e nei costumi candidi del primo atto si coglie l’ingessatura di una comunità chiusa e autoreferenziale, travolta dall’arrivo di una pattuglia di soldati guidata da
Belcore che subito corteggia Adina, e infine dal fracasso indotto dall’imbonitore Dulcamara. La deliziosa Paola Cigna, nel ruolo di Adina, ha confermato le doti di
soprano agile e colorito aggiungendo alle proprietà vocali consolidate nel repertorio barocco e nel melodramma un’inedita capacità di muoversi sulla scena quasi
danzando, partecipe di un certo clima movimentato corale che si propone nell’opera fin dall’inizio diventandone il tratto stilistico. Avvincente la Barcarola in cui
canta attraversando il palco su una postazione mobile come su una gondola deliziosamente veneziana nell’atto di remare.. Seung Hw an Yun ha sfoggiato una
voce di tenore lirico con tratto di grazia de “Una furtiva lacrima” nella romantica scena notturna di luci soffuse e fondo blu su cui cala una grande luna d’argento
contornata di stelle. Ottimi Stefano Cianci nel ruolo di Belcore ed Elisa Naffi in quella di Giannetta, che hanno cantato e recitato con perfetta padronanza
scenica. Infine il personaggio chiave, quello attorno al quale ruota l’opera, il basso Marco Bussi nel ruolo di Dulcamara, applauditissimo durante l’opera e nel
finale, che ha calcato molto sul suo ruolo risultando talvolta un po’ caricaturale, ma indubbiamente è piaciuto molto, soprattutto al pubblico più giovane. Vestito
con un abito da cerimonia dai colori viola-lilla spiccante su tutti gli altri, ha corso, saltato, si è agitato senza tregua facendo passare in secondo piano la
prestazione canora e comunque rendendola distante da come siamo usi sentirla. Il Coro Lirico di Rimini “Amintore Galli” ha cantato, ballato e recitato insieme al
corpo di ballo Opera Futura-Estemporada di Sassari, nella geniale costumistica di Artemio Cabassi in stile anni cinquanta che sembrava richiamare, nei frequenti e
diversi pois delle stoffe di abiti a vita stretta con ricche gonne arricciate il divismo cinematografico degli anni cinquanta, passando dal bianco immacolato del
primo atto alla policromia e all’estrosità del secondo atto, dopo l’ingresso dei “visitatori” nella tranquilla comunità di campagna. Un plauso particolare va alle belle
luci di Fiammetta Baldisserri, che hanno colorato il palcoscenico con emozionante inventiva e un ringraziamento al Prof. Mauro Casadei Turroni Monti che ha
presentato l’opera quella sera stessa in anteprima nella Sala Morellini del Teatro Bonci.
Attilia Tartagni 10.01.2012.
Giosetta Guerra writes:
November 2nd, 20119:34 amat
Teatro Pergolesi di Jesi
Un gradevole e leggiadro Elisir d’amore …
(23 ottobre 2011)
Di Giosetta Guerra
…Ma lo sarebbe stato ancor di più se l’orchestra avesse tenuto sonorità più contenute e ci avesse fatto udire fin dall’inizio la voce di Adina. Il soprano leggero di
coloratura Angela Brun, vestita e pettinata come Biancaneve, era scenicamente un’Adina perfetta; fresca vincitrice di premi in Australia e in Austria, ha voce
musicale, ma non di grande spessore e l’abbiamo sentita meglio nel secondo atto quando l’orchestra ha abbassato i toni. Il giovanissimo soprano australiano sa
essere melodiosa nel dialogo con Nemorino, Belcore, Giannetta e coro “Adina, credimi, te ne scongiuro ecc. ecc.…”, una pagina sublime che musicalmente
arriva nelle corde più intime e che col frizzo in orchestra nel crescendo di rossiniana memoria chiude il primo atto; fa emergere la sua arte canora nell’aria finale
di struggente bellezza con cabaletta pirotecnica “Prendi, per me sei libero” con base sonora sommessa, evidenziando partecipazione emotiva, uso esatto delle
dinamiche vocali, messa di voce, modo di porgere armonioso, progressioni acute luminose, sbalzi, trilli, filati di tipo rossiniano.
Le sta accanto un Nemorino fisicamente perfetto, dall’aria ingenua e un po’ sognante, dal gesto timido e riservato. Il tenore leggero Yijie Shi sembra un
fanciullo, minuto e curioso, si muove bene in palcoscenico e vocalmente non ha problemi di scendere e salire ai gravi e agli acuti/sovracuti, di fare lunghe frasi
senza prendere fiato e di mantenere un’emissione piena e sicura ma non soave, il tenore cinese canta quasi sempre sul forte, eludendo la tinta elegiaca e
patetica del personaggio, assolutamente necessaria almeno nella “Furtiva lagrima”, quindi dovrebbe perfezionare la flessibilità vocale e l’arte del canto sfumato.
Il baritono coreano Julian Kim è un Belcore dalle mille sfaccettature, caricaturale, narciso e infantile si atteggia alla Hitler, si specchia di continuo e tiene in mano
un pelouche. È una figura esilarante che non deborda ma fa ridere. Dà spessore al personaggio con un mezzo vocale di bella pasta, ampio, timbrato e corposo,
duttile nel canto sillabato e cadenzato, sicuro nell’emissione e nella tenuta del suono, versatile nelle agilità e nel “recitar cantando”. Bravo!
Come l’affabulatore delle genti, finalmente un Dulcamara giovane, bello e sexy, dal gesto pomposo e vestito da mago, interpretato dal basso Mattia Olivieri,
formidabile attore e bravo cantante; la voce agile e di bel timbro gradevole è usata in modo appropriato, è risultata un po’ chiara ed espansa più in zona acuta
in “Udite o rustici”, dove il sillabato lento non era sostenuto dall’orchestra, ma più timbrata nella “Barcaruola a due voci” e in tutto il secondo atto.
Armoniosa e usata con destrezza è la voce di Elide De Matteis nel ruolo di una Giannetta vezzosa.
Anche la gente di paese ha un ruolo protagonista nella storia e il Coro Lirico Marchigiano “V. Bellini”, diretto dal M° David Crescenzi, la rappresenta con abilità
teatrale e autorevolezza vocale. Vestiti come i contadinelli delle fiabe i paesani e sul tipo dei carabinieri di Pinocchio i militari, con azzeccati costumi bicolore
(beige e azzurro), i coristi partecipano al gioco scenico sulla trascinante e straordinaria musica di Donizetti, gestita, dalla bacchetta del M° Roberto Polastri alla
guida dell’Orchestra Filarmonica Marchigiana un po’ pesante nel primo atto. A Jesi talvolta succede e si dice sia colpa del golfo mistico.
Tutti comunque sono straordinariamente versati per l’arte teatrale e tutti sono stati caratterizzati a meraviglia dal regista Italo Nunziata. Le scene semplici e con
alcuni elementi tipici dell’ambiente sono solari e delicate e ripetono i due colori dei costumi, anche nei fondali dipinti con stilizzate immagini di fiori. Scene e
costumi, azzeccatissimi, di Pasquale Grossi.
Appropriato l’uso delle luci di Patrik Latronica.
Giosetta Guerra writes:
April 1st, 20117:44 pmat
MUSICA E SCUOLA
Torino – Teatro Regio
I DUE CAST DI ELISIR
22 e 23 maggio 2007
(Analisi di Giosetta Guerra)
1° cast – 22 maggio 2007
Nella recita del 22 maggio il previsto Juan Diego Florez non c’era, perché malato, ma in compenso a sostituirlo c’era Meli, che avrebbe dovuto cantare nel
secondo cast insieme alla moglie Serena Gamberoni, la quale, quindi, nella pomeridiana del 23 ha fatto coppia con Pisapia cha ha rimpiazzato Meli.
Francesco Meli è un giovane talento vocale già apprezzato al Rossini Opera Festival: tenore più verso il lirico (il che non guasta affatto per Nemorino) dal bel
timbro robusto, dai lunghi fiati e con ragguardevole estensione, con gravi ed acuti al loro posto ed una precisa linea di canto, ma anche in grado di piegare la
voce all’espressione elegiaca e patetica, sfumando e addolcendo, con smorzature, modulazioni, alleggerimenti e magnifici filati, e di espanderla poi con irruenza
d’accento nell’empito trascinante, crescendo in volume ed intensità, per assecondare i sentimenti del personaggio e il sapore vivido della parola (cavatina
“Quanto è bella”, “Adina credimi”). L’incipit della “Furtiva lacrima” non era pervaso di dolcezza, Meli ha optato per un canto appassionato che sfoga nelle
progressioni acute, ma poi ha eseguito bellissime smorzature (“…lo vedi”) sino al fil di voce finale che ha scatenato un dirompente e prolungato applauso. Nel
duetto a tempo di danza “Esulti pur la barbara” con Eva Mei, entrambi di estrazione rossiniana ed esperti del canto di coloratura, Meli esegue belle scale
discendenti con voce timbrata, baldanza nella voce e nel gesto, la dizione è chiara, l’emissione sicura, lo squillo deciso e la Mei esibisce buone agilità e pulizia di
canto. Nel duetto con Belcore del 2° atto Meli e Caoduro sono due giganti a confronto, due titani dalla voce importante in competizione per amore.
Eva Mei (Adina), soprano leggero di coloratura dalle collaudate risorse tecniche sia vocali che sceniche, ha voce limpida e pulita, che non emerge su sonorità
orchestrali più marcate (“Chiedi all’aura lusinghiera”), evidenzia una zona grave poco nutrita (cavatina “Della crudele Isotta”) ed estensione limitata (“Appena
bevve un sorso”), ma un’indiscutibile bravura nello sciorinamento delle agilità di rossiniana memoria e nella tessitura alta, dove gli acuti sono melodiosi.
La cabaletta pirotecnica “Prendi, per me sei libero” è stata cantata con garbo, delicatezza e pulizia vocale, ma esige un maggior corpo vocale.
Mi ha piacevolmente colpito Giorgio Coaduro, un baritono con le qualità ideali per interpretare il militare spaccone Belcore (approdo, purtroppo, di tante vocalità
leggere). Già al suo ingresso (“Come Paride vezzoso”) è emerso un mezzo vocale di bella pasta, robusto e corposo, che si è rivelato poi anche esteso e sonoro,
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ampio e profondo, con buone agilità e tenuta del suono, emissione sicura e spessore vocale nei vari registri. Sul versante scenico Coaduro è un simpatico
gigione che non eccede ma che non passa inosservato.
Nicola Ulivieri (Dulcamara) affianca ad una bella voce di basso, estesa e timbrata, giusto accento, abilità nel canto sillabato e rispetto delle dinamiche vocali.
Nel ruolo di Giannetta Gabrielle Mouhlen ha una vocetta corretta e dizione chiara.
Mario Brancaccio è un bravo attore che svolge il ruolo caricaturale (registicamente troppo caricato) dell’assistente (spiritato) di Dulcamara.
2° cast – 23 maggio 2007
Massimiliano Pisapia (Nemorino) si presenta con una bella voce timbrata ed ampia (“Quanto è bella”), di spessore anche negli slanci acuti, che emergono robusti
nelle scene d’insieme, canta bene e con sicurezza d’emissione e tenuta dei suoni, (bello lo spiegamento della voce in “Esulti pur la barbara”), ma è un tenore
ancor più lirico di Meli e vocalmente inadatto al ruolo di Nemorino, di cui esprime più l’ardore che la tinta patetica. Nella Furtiva lacrima ammorbidisce l’incipit, ma
poi il canto è spinto con tentativi non riusciti di mezze voci. Scenicamente è molto sicuro e si cala perfettamente nella parte del giovanotto di campagna ben
nutrito e rubicondo.
Serena Gamberoni ha delineato un’Adina vezzosa, piena di brio e sciolta nella recitazione, delicata nel canto e padrona del mezzo vocale, che è un po’
pungente, ma timbrato e rotondo anche negli acuti e nei gorgheggi (cavatina “Della crudele Isotta”) e di buon volume (Barcarola); sicura nelle agilità, corretta
nelle modulazioni, evidenzia una buona linea di canto e giusto accento. Un’Adina prefetta. Brava!
Il baritono Paolo Bordogna, che a mio avviso veste meglio i ruoli rossiniani che quello di Belcore, resta un bravo interprete con un mezzo vocale ampio e sonoro
e dal bel timbro scuro, è bravo nelle agilità del buffo ed esperto nel canto sillabato veloce, ma nella cavatina “Come Paride vezzoso” e nel dialogo che segue
con Adina le note gravi sono sfiorate, l’emissione è poco sciolta, le agilità un po’ trattenute, bene invece la proiezione della voce nella tessitura acuta (atto I,
scena II),
Marcello Lippi (Dulcamara), maestro del palcoscenico, si affida più all’esperienza che alla voce.
Gli altri due artisti non sono cambiati.
Antonello Allemandi e Claudio Marino Moretti hanno diretto rispettivamente Orchestra (a volte troppo sonora) e Coro (sempre in movimento) del Teatro Regio.
Maestro al fortepiano Luca Brancaleon. Appropriato il disegno luci di Vinicio Cheli (delicate sul paesaggio d’apertura, azzurrine per la Furtiva lacrima, giallastre per
gli ambienti soleggiati), scene realistiche di Mauro Carosi, costumi di Odette Nicoletti (eccessivi quelli di Dulcamara e del suo assistente, graziosi quelli di Adina),
regia di Fabio Sparvoli con alcune improprietà (Contadini al lavoro e non in pausa all’inizio, Nemorino e Belcore cantano amore ad Adina a distanza o rivolti al
pubblico) ed aggiunte discutibili (ballo delle contadine al termine della I scena, movimenti marionettistici nella Barcarola), originale invece l’accoglienza delle
ragazze a Nemorino, simpatica l’idea del fotografo per il quadretto delle nozze con macchina fotografica d’altri tempi che sprigiona lampo e fumo al momento
dello scatto, di bell’effetto le figure viste in controluce, la staticità delle figure di contorno nei duetti e nei terzetti e dei gruppi d’insieme tipo cartolina.
admin writes:
March 28th, 20115:32 pmat
4 febbraio 2011
ELISIR D’AMORE
Adriana Kucerova (Adina), Saimir Pirgu (Nemorino), Fabio Maria Capitanucci (Belcore), Alex Esposito (Dulcamara), Erika Pagan (Giannetta)
Direttore: Bruno Campanella
Regia Ruggero Cappuccio
Scene Nicola Rubertelli
Costumi Carlo Poggioli
Maestro del coro Roberto Gabbiani
Un po’ farsesco e un po’ malinconico secondo copione; innovativo ma senza trasgressioni. L’Elisir d’amore che Ruggero Cappuccio ha allestitito per il Teatro
dell’Opera ha improvvisamente riacceso l’entusiasmo del pubblico romano
soprattutto per l’eleganza delle idee registiche, oltre che per il felice connubio della messa in scena e dell’interpretizione musicale e canora. Cappuccio, che
nasce regista di prosa (il suo debutto nella lirica, una decina d’anni or sono, ebbe alla
Scala un garante del peso di Riccardo Muti) è in grado, proprio grazie alle sue origini, di esaltare la teatralità del melodramma che poi, in lavori come questo
titolo donizettiano, è un requisito imprescindibile.
Presupposto del successo, è stata la spontaneità con cui un’altra grande virtù dell’operista bergamasco, la luminosità, si è trasferita dalla musica alla scena, dal
libretto all’atteggiamento dei protagonisti. Il regista ha rispettato fino in fondo i
toni e lo spirito della vicenda, anche se ha cambiato il contesto sociale in cui essa si svolge: dall’agreste al circense. Non più i forconi a spalla, i fasci di spighe o i
fazzoletti al collo, ma saltimbanchi spericolati dovunque, esuberanti giocolieri,
trapezisti che piovono dal cielo e acrobati veri; con la scena che è uno spazio esteso e mutevole, priva di tutto ma piena di luce e dominata da un bianco che si
colora a intermittenza di sfumature azzurrine o rosate per alimentare un sentore
di leggerezza. I “rustici” sopravvivono solo nei proclami del mago Dulcamara, che diventa il vero regista, una sorta di allenatore in campo, impareggiabile nel
determinare la giusta direzione al sincero ma pericolante cammino d’amore di
Nemorino e Adina.
Ma è la musica che giganteggia e, per fortuna, tutti i suoi interpreti. Da Bruno Campanella che ha guidato dal podio un’orchestra in serata di grazia, e Roberto
Gabbiani, maestro di un coro che ha un’incombenza non solo fisica ma anche
vocale molto importante, a tutti i cantanti. L’aria “Una furtiva lagrima”, punta estrema del momento malinconico, era come sempre la più attesa della serata e
Saimir Pirgu (era lui Nemorino) è stato impeccabile per vocalità e per gusto.
Oltretutto ha mostrato una maturità notevole in un tenore che deve ancora compier trent’anni. Più d’uno spettatore s’è sentito autorizzato a chiedere il bis a
gran voce. Ed era prevedibile perché Pirgu era stato applaudito a lungo fin dalla
prima scena dell’opera, quando ha cantato ”Quanto è bella, quanto è cara”. Però alla fine il più acclamato è stato Alex Esposito per come ha interpretato da
attore esilarante e da splendido basso il ruolo di Dulcamara.
Molto apprezzati anche gli altri: l’Adina del soprano Adriana Kucerova, il Belcore del baritono Fabio Maria Capitanucci e la Giannetta di Erika Pagan, che hanno tra
l’altro il merito di contenere l’età media del cast.
L’inizio dell’opera è stato preceduto da una manifestazione che era di protesta ma appariva quasi in carattere con i toni della serata lirica. Una cinquantina di
“precari dello spettacolo” (musicisti, attori, cantanti, danzatori, registi) hanno percorso il foyer e la platea a suon di trombe, grancassa, clarinetti, sassofoni e
violini per accompagnare i loro slogan contro i tagli che colpiscono “cultura, occupazione e diritti primari”.
admin writes:
April 15th, 20108:12 amat
GRANDE SUCCESSO DI PUBBLICO PER L’ELISIR D’AMORE
A termine delle recite di Elisir d’amore i dati delle presenze del pubblico sono stati di quasi 7000 spettatori – nelle dieci repliche dell’opera,
comprensive delle due prove generali – di cui 200 fan facebook (solo sulla prima).
La distribuzione tra abbonamenti, card 2010 e biglietti ha presentato un sostanziale equilibrio, mostrando un incremento del pubblico giovanile (dai 18 ai 30
anni), frutto dello sforzo del Teatro di aprire a nuovi pubblici e a una rigenerazione degli spettatori.
Questo successo oltremodo incoraggiante è stato ottenuti con tre differenti azioni di marketing, dalla presentazione di spezzoni di prove dello spettacolo su
YouTube, a Facebook, fino alle azioni di co-marketing effettuate insieme ai sostenitori del Comunale.
Il risultato è un incasso totale di 289.079 euro, che supera gli incassi degli spettacoli precedenti e fornisce motivo di ottimismo sulle politiche di apertura al
mondo giovanile a cui il Teatro Comunale guarda con rinnovato interesse.
Bologna, 15 aprile 2010
michele writes:
April 12th, 20105:15 amat
UN ELISIR “CORRETTO” RINGIOVANISCE L’OPERA DI DONIZETTI
PROTAGONISTI RIVISITATI IN CHIAVE MODERNA E PROVOCATORIA
UNA SCELTA CORAGGIOSA CHE AVVICINA L’OPERA AL MUSICAL SENZA CADERE NEL PATETICO
BOLOGNA. Una regia divertente e “alternativa” ha contraddistinto L’Elisir d’amore andato in scena dal 27 marzo all’ 8 aprile al Teatro Comunale di
Bologna. Rosetta Cucchi ha infatti ambientato la celebre vicenda donizettiana in un college americano degli anni ’80: Nemorino e Adina sono così compagni di
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classe, mentre Belcore è il capo di una gang e Dulcamara un simpatico pusher. Benché le incongruenze con il libretto di Felice Romani si facessero notare
abbastanza prepotentemente la Cucchi ha firmato uno spettacolo vivace e scoppiettante, riuscendo nell’intento di ringiovanire l’opera del compositore
bergamasco. La rivisitazione in chiave moderna e provocatoria dei protagonisti è stata una scelta coraggiosa che ha avvicinato l’opera al musical, senza cadere
nel patetico, oltretutto molto apprezzata dal divertito pubblico. Il Nemorino della recita dell’ 8 aprile è stato Juan Francisco Gatell, emissione pulita e buona
tecnica. La sua voce un po’ piccola era comunque perfetta per le ridotte dimensioni del comunale, e una “Furtiva lagrima” da manuale gli ha valso un
prolungato applauso. La giovane Anna Corvino, proveniente dalla Scuola dell’Opera, ha interpretato Adina: la bravura con cui ha cantato questo ruolo fa ben
sperare per il suo futuro. Il Belcore di Gezim Mishketa era dotato di voce calda, e i suoi possenti acuti sono risuonati spavaldamente in tutto il teatro. Autentico
mattatore si è rivelato anche Andrea Zaupa, Dulcamara, che ha ovviato ad alcuni lievi problemi vocali regalando al pubblico una magistrale prova d’attore
comico. Sensazionale l’entrata in scena su una vecchia “Ducati” al posto del classico carrozzone, tipico dei ciarlatani girovaghi.
Daniele Rustioni ha diretto con sicurezza, ben equilibrando le parti drammatiche con quelle buffe; bravo anche il coro. Alla fine dello spettacolo una grande
ovazione ha accolto ognuno dei giovani interpreti, e anche la regista è stata molto applaudita: segno che non sempre le regie “moderne” vengono fischiate.
Michele Donati
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