N. 1 - Definire figure professionali tramite testimoni privilegiati (a cura di Luigi Fabbris) 1 Definire figure professionali tramite testimoni privilegiati Collana “FORMAZIONE E LAVORO” 1 Definire figure professionali tramite testimoni privilegiati a cura di Luigi Fabbris ISBN 978-88-6129-274-1 FORMAZIONE E LAVORO a cura di Luigi Fabbris 1 FORMAZIONE E LAVORO Definire figure professionali tramite testimoni privilegiati a cura di Luigi Fabbris Prima edizione: ottobre 2008 ISBN 978-88-6129-274-1 © Copyright 2008 by CLEUP sc “Coop. Libraria Editrice Università di Padova” Via G. Belzoni, 118/3 – Padova (Tel. 049 650261) www.cleup.it Tutti i diritti di traduzione, riproduzione e adattamento, totale o parziale, con qualsiasi mezzo (comprese le copie fotostatiche e i microfilm) sono riservati. Introduzione Il presente è il primo della serie di volumi che riportano i risultati della ricerca su “Modelli e metodi per abbinare profili formativi e bisogni di professionalità di comparti del terziario avanzato”, realizzata dal 2006 al 2008 presso le sedi universitarie di Bari, Milano-Bicocca, Napoli “Federico II”, Padova e Trieste, con il contributo di ricercatori appartenenti alle università di Chieti-Pescara, Lecce, Roma “La Sapienza”, Roma-Tor Vergata, Tuscia-Viterbo e Urbino, al Centro studi dell’Unioncamere, all’Isfol e all’Istat. La ricerca mirava a definire e sperimentare modelli e metodi statistici appropriati per determinare il grado di idoneità di figure professionali formate nel sistema universitario italiano a ricoprire posizioni lavorative di medio o alto livello nel settore terziario. Vi erano previste le seguenti attività: a) l’individuazione delle attività professionali che avranno sviluppo nel prossimo futuro nel settore economico considerato; b) la definizione delle competenze (conoscenze, abilità, atteggiamenti) connesse alle attività professionali qualificate nei comparti produttivi considerati; c) la specificazione, in termini di competenze formate, dei profili in uscita di alcuni corsi di studio del sistema universitario riformato secondo il sistema “del 3+2”; d) la definizione dei princìpi, dei modelli e dei metodi per stabilire la compatibilità tra ciascuna attività professionale dei settori economici esaminati e ciascun corso di studi considerato; e) la verifica empirica della validità della metodologia ideata, applicando i modelli e i metodi statistici su alcune realtà particolarmente interessanti dal punto di vista delle prospettive occupazionali dei laureati in possesso di titoli di studio riformati. In questo volume, si descrive la metodologia saliente per rilevare e analizzare dati sull’abbinamento tra le figure professionali attese dal mondo del lavoro e i profili formativi creati dall’università. L’abbinamento di ciò che dal lavoro si aspetta il mondo della produzione di beni e servizi con il potenziale professionale e culturale che la formazione superiore contribuisce a preparare, è opera complessa. Le imprese private e gli enti pubblici chiedono ai candidati di inserirsi proficuamente nelle posizioni lavorative che devono essere coperte e in quelle da creare ex novo per rispondere ad esigenze produttive sempre più qualificate. Le nuove professionalità hanno un ruolo sempre più strategico perché seguono l’evoluzione del sistema produttivo e hanno caratteristiche determinate dall’innovazione tecnologica e dalla globalizzazione dei mercati produttivi e commerciali. La produzione di beni e servizi può, tra l’altro, trovare manodopera proveniente dall’estero anche per posizioni professionali elevate, grazie alle norme ii europee sulla mobilità e alla facilità di spostamento dei lavoratori dagli altri luoghi del pianeta. La strutturazione della formazione superiore sarebbe un’opera complessa, anche se fosse possibile dare risposta istantanea alle esigenze produttive. Purtroppo, i tempi della formazione si misurano in multipli di anni. Tre è, infatti, il numero minimo di anni necessari per mettere un diploma di laurea in mano ad uno studente nelle università europee che hanno sottoscritto la dichiarazione di Bologna nel 1999 che unifica i sistemi di istruzione terziaria in Europa. Altri due anni sono il minimo necessario per un master e altri tre per un titolo di dottorato di ricerca. Non solo, ma i profili professionali e quelli formativi sono sovrapponibili solo in parte perché il dialogo tra il mondo della produzione e quello della formazione si parlano da lontano, episodicamente, con linguaggi eterogenei. L’abbinamento ha, pertanto, bisogno di riferirsi non tanto, o non solo, ai titoli di studio e alle figure professionali esistenti in un determinato momento sul mercato del lavoro, quanto ai collegamenti dinamici che esistono tra i bisogni di professionalità, espressi dalle forze produttive, e le persone che stanno per entrare nel sistema della formazione superiore. La chiave per collegare la probabile domanda con la possibile offerta di lavoro sono le competenze. Ciascuna posizione di lavoro va pertanto scomposta in termini di competenze necessarie e ciascun percorso di studi esplicitato in termini di competenze spendibili sul lavoro. Le competenze diventano così l’unità elementare per collegare figure professionali e figure formative. Si tratta di un collegamento molti-a-molti, di difficile articolazione, ma se si accetta quello del lavoro come linguaggio di base per far comunicare la sfera della produzione e quella della formazione, non è necessario scomporre i concetti oltre le competenze per operare il collegamento. Si è voluto limitare il campo alle attività professionali del terziario cosiddetto avanzato, volendo con ciò indicare i servizi tecnicamente e tecnologicamente qualificati, prevalentemente dedicati al supporto amministrativo, produttivo, commerciale e logistico delle imprese, ma che riguardano vari comparti delle pubbliche amministrazioni. Il terziario avanzato è il settore economico dove si sono venute specificando negli anni più recenti le esigenze professionali più fini dal punto di vista tecnico e tecnologico. D’altro canto, a questo settore guarda la formazione più innovativa. La metodologia per l’abbinamento che presentiamo nel volume riguarda criteri di rilevazione e analisi nuovi sul piano metodologico e altri di adattamento di metodi noti alla realtà italiana. I metodi di rilevazione che si presentano riguardano l’impiego di esperti, o testimoni privilegiati, per delineare figure professionali di frontiera, per dettagliare scenari occupazionali e sociali in cui si inseriscono, per anticipare le tendenze quantitative e qualitative dei bisogni di lavoro e delle risposte formative. Tra i metodi di rilevazione su testimoni privilegiati, si è approfondito il metodo Delphi, vale a dire il metodo di interrogazione di analisti e previsori, che si espleta in almeno due occasioni di rilevazione collegate tra loro, non solo attraverso i quesiti dei questionari, ma anche attraverso una comunicazione non direttiva tra il centro di ricerca e gli esperti volta ad agevolare la convergenza consapevole delle analisi e delle previsioni. Definire figure professionali tramite testimoni privilegiati iii Sulle rilevazioni mediante esperti Delphi si basano quattro delle nove memorie scientifiche presentate. Una memoria, quella di base, contiene la descrizione di una ricerca empirica svolta su campioni di direttori del personale e professori universitari. La ricerca mette in relazione le aree disciplinari accademiche con le competenze tecniche descrittive delle potenzialità lavorative di figura professionali, indicando l’approccio culturale (sociologico, psicologico, giuridico, economico generale o economico aziendale, ecc.) dei corsi di studio nei quali si possono formare le competenze. Diventa così evidente il taglio pluridisciplinare della formazione delle singole competenze tecniche. Nella ricerca sono altresì tracciati la desiderabilità sociale e l’approccio formativo (specialistico versus a banda larga) che gli esperti considerano opportuno per la figura. In una seconda memoria, si avanzano alcune ipotesi sulle caratteristiche cognitive, osservabili prima ancora di avviare la rilevazione principale, che dovrebbero possedere gli esperti per svolgere in modo compiuto il proprio ruolo. Le caratteristiche ipotizzate sono diverse per i direttori del personale e per i professori, ma la dimensione sottostante ipotizzata è l’esperienza, radice semantica del termine “esperto”. Nel lavoro, si analizzano le caratteristiche cognitive degli esperti e si argomenta sulle esperienze e sulle conoscenze oggettive che possono rendere più credibili le loro analisi e previsioni. Il lavoro termina con suggerimenti utilizzabili per predisporre ricerche sulla definizione della professionalità di figure professionali e altri esperimenti volti a “predire la capacità predittiva” di esperti. Un terzo lavoro, connesso al precedente, riguarda l’utilizzabilità del differenziale semantico per intuire, in modo indiretto, la predisposizione culturale e psicologica di testimoni privilegiati al ruolo di esperto in indagini sulle professioni. In questo caso, il differenziale semantico è una batteria di aggettivi propri del mercato del lavoro, che si chiede all’interpellato di fare propri. Collegando il differenziale con l’indicatore di esperienza, si può definire la capacità di analisi e previsione di ciascun esperto al momento dell’avvio di un processo Delphi e si può dare corpo al sogno di ogni ricercatore Delphi di selezionare per le proprie indagini gli esperti più capaci e motivati, nonché all’obiettivo di valorizzare in modo differenziale le valutazioni e le previsioni ottenute. Un quarto lavoro è stato realizzato per definire, sempre in ricerche tramite esperti Delphi, alcuni criteri ottimi per comunicare agli interpellati, con finalità di retroazione dalla seconda occasione di rilevazione in poi, alcuni stimoli cognitivi generali. L’obiettivo finale di una comunicazione siffatta è l’ottenimento della massima accuratezza nelle previsioni. Nel lavoro, si indicano i criteri che possono incrementare la validità di analisi, previsioni e rappresentazione di scenari futuri. Si presenta inoltre un lavoro di D.F. Iezzi, nel quale è descritto un metodo di rilevazione basato su questionari da sottoporre a insiemi di lavoratori che, svolgendo una data professione, sono utilizzabili come testimoni privilegiati del reale impiego di competenze tecniche per quella professione. Il metodo di rilevazione, derivato dalla metodologia statunitense O*Net, è stato applicato da Istat e Isfol in una ricerca per la rappresentazione di oltre 800 figure professionali in Italia. Questa ricerca dà un sapore particolare alla definizione di testimone privilegiato e fa capire come sia necessario procurarsi almeno due punti di vista su un argomento quando si ha a che fare con valutazioni o previsioni. iv Un’altra composita metodologia per la rilevazione di dati idonei alla definizione di figure professionali è descritta nel lavoro di P. Taronna. La metodologia è quella adottata dall’Isfol per definire le figure professionali che fanno parte del sistema informativo Orientaonline. Anche in questo sistema, trovano sistemazione ricerche basate sull’opinione di testimoni privilegiati. Alla ricerca O*Net è collegato pure il lavoro di M. Civardi, E. Zavarrone e P. Zappa. Le Autrici presentano un criterio di ponderazione delle competenze. Il metodo consiste nel collegare idealmente, tramite un sistema reticolare gerarchico, le professioni di un’area produttiva e nel combinare assieme, tramite pesi opportuni, le competenze che si possono tradurre in conoscenze di natura accademica nella realtà italiana. I criteri di conversione di bisogni professionali, rilevabili con questionari, in corsi di formazione è il tema del lavoro di C. Crocetta e F.D. d’Ovidio. Gli Autori, partendo da una rappresentazione del divario tra la professionalità necessaria a svolgere un dato ruolo nelle imprese di un settore produttivo e quella posseduta da coloro che vi operano, traggono inferenze quantitative sul numero e sui contenuti di corsi di formazione da organizzare per rispondere alle esigenze definite da esperti. Il criterio si può ampliare a tutti i casi in cui sia possibile determinare, direttamente o indirettamente, il divario tra le competenze necessarie per svolgere un ruolo professionale e quelle possedute dall’insieme di persone deputate a ricoprire il ruolo. La misura indiretta dei bisogni formativi è alla base della nota metodologica di P. Mariani e B. Zavanella. Anche questa misura si basa sullo scompenso, o divario, tra la domanda e l’offerta di lavoro in un’area omogenea. Tramite un indicatore di divario, applicabile alle misure definite in modo indipendente dalla rilevazione Excelsior di Unioncamere (“domanda”) e dalle basi di dati delle persone che si iscrivono ai centri pubblici per l’impiego per ottenere un lavoro (“offerta”), gli Autori definiscono l’entità del bisogno di nuova manodopera, suddivisa per titolo di studio, in una provincia che costituisce l’area di minime dimensioni in cui le due fonti informative si sovrappongono. La nostra ricerca ha prodotto anche metodologia che si riporta in volumi tematici della stessa serie di questo volume. Metodologia è, infatti, – seguendo E. Morin – una riflessione sull’applicazione alla realtà di procedure codificate. I ricercatori interessati allo sviluppo metodologico sono pertanto invitati a consultare anche gli altri volumi della serie. A ricerca conclusa, ci sentiamo obbligati nei confronti di quanti ne hanno permesso lo svolgimento, mettendo a disposizione finanziamenti e strutture, e di quanti hanno dato un contributo fattivo alla parte scientifica. Vogliamo pertanto ringraziare il Ministero dell’Università e Ricerca scientifica e le sedi universitarie che hanno concesso il finanziamento e hanno ospitato le riunioni scientifiche svolte durante i due anni di durata della ricerca. Rendiamo merito ai ricercatori delle sedi consorziate nel progetto, che hanno dato il massimo per rendere eccellenti i lavori scientifici. Non potendo menzionare tutti, ringraziamo i coordinatori delle sedi locali: S. Balbi di Napoli, M. Civardi di Milano-Bicocca, E. Toma di Bari e S. Zaccarin di Trieste. Luigi Fabbris Indice 1. 2. 3. 4. 5. 6. 7. 8. 9. Profili professionali di addetti alle risorse umane sulla base di due panel giustapposti di esperti Delphi-Shang Luigi Fabbris, Francesco Domenico d’Ovidio, Antonio Pacinelli, Cristiano Vanin Come si sa se l’esperto è uno che sa? Analisi dell’esperienza cumulata da testimoni privilegiati in una ricerca Delphi Luigi Fabbris, Francesco Domenico d’Ovidio, Cristiano Vanin I lavoratori come informatori delle qualità delle professioni Domenica Fioredistella Iezzi Classificazione e descrizione delle professioni: il modello IsfolOrientaonline Pietro Taronna Ottimizzare la coerenza tra profili formativi universitari e sbocchi occupazionali: proposta di una metodologia Marisa Civardi, Emma Zavarrone, Paola Zappa Progettazione di percorsi formativi mediante skill gap analysis Corrado Crocetta, Francesco Domenico d’Ovidio Un indice per la misura del mismatch tra domanda e offerta di lavoro per laureati applicato alle fonti Excelsior e Centri per l’impiego Paolo Mariani, Biancamaria Zavanella I differenziali semantico ed esperenziale degli esperti e la rappresentazione di professioni mediante il metodo Delphi Luigi Fabbris, Maria Cristiana Martini Esperimenti di feedback wording per stimare competenze e speranze occupazionali di figure professionali seguendo il metodo Delphi Luigi Fabbris, Cristiano Vanin “ 1 “ 101 “ 135 “ 153 “ 169 “ 195 “ 215 “ 231 “ 267 Profili professionali di addetti alle risorse umane sulla base di due panel giustapposti di esperti Delphi-Shang1 Luigi Fabbris*, Francesco Domenico d’Ovidio**, Antonio Pacinelli***, Cristiano Vanin* *Università di Padova, **Università di Bari, ***Università di Chieti-Pescara Riassunto. In questa nota si presentano alcune analisi statistiche degli esiti di una ricerca Delphi svolta on-line su due panel di esperti, uno composto di direttori del personale e l’altro di professori universitari. Nella ricerca si vuole definire il profilo, in termini di competenze tecniche, doti di personalità e desiderabilità sociale, di due figure basilari negli uffici per le risorse umane, l’addetto alla gestione e l’addetto allo sviluppo. La ricerca mira ad anticipare l’evoluzione delle competenze professionali, la previsione di occupazione nel breve e medio periodo e l’ambito culturale nel quale formare le figure professionali. La convergenza tra esperti è stata cercata eseguendo tre iterazioni di rilevazione sui direttori e altrettante sui professori. Sono stati realizzati, inoltre, alcuni esperimenti di question wording per saper proporre criteri di formulazione del questionario con il minimo errore in rilevazioni iterate con sistemi computer-assisted. È stato rilevato, infine, un differenziale semantico à-la-Osgood per trarre indicazioni sulle relazioni tra gli atteggiamenti, la conoscenza e le opinioni manifestate dagli esperti. Per l’analisi si fa ricorso a metodi di analisi multivariata. Parole chiave: Profilo professionale; Formazione; Speranza occupazionale; Addetto allo sviluppo delle risorse umane; Addetto alla gestione delle risorse umane; Metodo Delphi; Expertise; Question wording; Differenziale semantico; Analisi multivariata. 1 Il presente lavoro è stato realizzato con un cofinanziamento del MIUR e dell’Università di Padova nell’ambito del PRIN 2005 “Modelli e metodi per abbinare profili formativi e bisogni di professionalità di comparti del terziario avanzato” e con un contributo di completamento dell’agenzia per il lavoro GI-Worknet spa. Coordinatore nazionale del PRIN e della presente ricerca è L. Fabbris. I questionari sono stato predisposti, oltre che dal coordinatore, da A. Pacinelli dell’Università di ChietiPescara. Al questionario rivolto ai direttori del personale ha contribuito anche il dott. Stefano Sedda. L’informatizzazione dei questionari è stata realizzata da F.D. d’Ovidio. Gli autori ringraziano sentitamente gli esperti che hanno collaborato all'indagine, l’associazione GIDP/HRDA–Associazione Direttori Risorse Umane con sede a Milano per aver fatto da tramite con i propri associati, il prof. Corrado Crocetta e l’Università di Foggia per aver messo a disposizione il computer server host per la raccolta dei dati. La nota è stata redatta da: C. Vanin per il Par. 5 e sottoparagrafi, da A. Pacinelli per il Par. 4.3, da F.D. d’Ovidio per il Par. 6 e sottoparagrafi e da L. Fabbris per i restanti paragrafi. 2 1 Profili professionali di addetti alle risorse umane sulla base di due panel giustapposti di esperti Delphi-Shang Figure professionali e formative definite da esperti Nel parlare comune, figura professionale e figura formativa sono le rappresentazioni di una persona con determinate competenze. La figura professionale è l’immagine delle capacità richieste nel lavoro, quella formativa è la speculare rappresentazione nel sistema formativo. Le due rappresentazioni non coincidono necessariamente. Anzi, a fronte di figure professionali caratterizzate da capacità tecnico-specifiche (quasi) coincidenti dai due punti di vista, per esempio quella del medico, esistono attività formative volutamente generaliste sul piano culturale e tecnico-professionale, tra gli altri i diplomi liceali o la laurea in Scienze politiche o in Filosofia, e altri indirizzi formativi da cui derivano frazioni centesimali di occupati nelle posizioni lavorative con analoga denominazione, come la laurea in Lettere o in Scienze della comunicazione. La presente nota mira a stabilire una procedura per delineare figure professionali, mettendo a confronto i punti di vista di esperti rappresentativi del mondo del lavoro e di quello della formazione superiore. La procedura si dovrebbe applicare alla definizione di ogni tipo di figure, sia di quelle formate in corsi ad hoc, sia di quelle cui sono adattabili, con le opportune rifiniture formative, i diplomati e i laureati in corsi a carattere generalistico e socio-culturale. La ricerca riguarda le competenze e le caratteristiche del mercato futuro del lavoro dell’addetto allo sviluppo delle risorse umane e dell’addetto alla gestione delle risorse umane nelle imprese italiane di una certa dimensione e nelle istituzioni pubbliche. Le competenze distintive di una figura professionale sono ripartibili in due ampie categorie: - competenze professionali, vale a dire conoscenze, abilità tecniche e atteggiamenti orientati al lavoro. Le competenze professionali sono talvolta espresse in lingua francese per l’accattivante assonanza dei termini: savoir (conoscere), savoir faire (essere capace di fare) e savoir être (saper essere). Le abilità tecniche sono distinte in specifiche di una determinata professione e trasversali alla maggior parte delle professioni. Per le figure professionali “da tecnico in su” che costituiscono il destino elettivo dei laureati (ISFOL, 1999, www.excelsior.unioncamere.net), si considerano trasversali le abilità di relazione tra persone, il saper lavorare in gruppo, l’essere efficaci nell’assumere decisioni in risposta a problemi complessi, il saper pianificare e organizzare il lavoro proprio e altrui, l’essere in grado di reperire e gestire informazioni, l’immaginare e lo scrivere progetti per ottenere fondi, il presentare rapporti e il sostenere le proprie idee in pubblico. Il tipo e il Definire figure professionali tramite testimoni privilegiati 3 dosaggio delle competenze tecnico-specifiche qualificano una professione. Per esempio, le doti tecniche dell’ingegnere civile sono considerevolmente diverse da quelle dello psicologo, ma anche quelle dell’addetto alla gestione delle risorse umane, di cui si tratta diffusamente nel seguito, sono diverse da quelle dell’addetto allo sviluppo delle risorse umane; - doti di personalità utili per avere successo nel lavoro. Molte doti di personalità orientate al lavoro coincidono con quelle che sono rilevanti per avere successo nella vita. Per i lavori da neo-laureati, si possono considerare rilevanti: la capacità di adattamento alle situazioni, quella di apprendere cose nuove, la proattività, ossia la volontà di fare, la persuasività, l’autorevolezza (leadership) sul luogo di lavoro, la precisione dell’azione, l’innovatività delle proposte, la mentalità critica o autocritica, l’autocontrollo, la resistenza fisica o psicofisica. La nostra procedura mira a comporre il quadro delle competenze tecniche stabilendo la tipologia mediante un’esplorazione previa delle competenze tecniche, profilo per profilo, e facendo “valutare” il dosaggio da esperti, mentre la griglia delle competenze trasversali e delle doti di personalità sono tenute fisse. In questo modo, si possono sia giustapporre le competenze tecniche di due o più profili professionali della stessa categoria economica, sia confrontare - con riferimento alle competenze trasversali e alle doti di personalità - una professione con ogni altra di una diversa categoria professionale. Il confronto non può, invece, essere svolto con riferimento alle competenze tecnico-specifiche, appunto perché la griglia di rilevazione è specifica di ciascuna professione e le competenze professionali specifiche sono confrontabili solo se opportunamente trasformate2. La procedura ideale dovrebbe dare la possibilità di: a. determinare la somiglianza tra professioni della stessa area funzionale nelle imprese, confrontandole sia in senso orizzontale, e cioè tra figure con analoga anzianità di servizio, sia in verticale nello sviluppo di carriera; b. comparare le rappresentazioni di una figura professionale secondo vari punti di vista. Si possono comparare, tra gli altri, i punti di vista delle persone che operano nella stessa posizione che si vuole descrivere, oppure quelli degli addetti alla selezione e al reclutamento di personale, o quelli di imprenditori e manager che ne hanno la necessità per la propria azienda/ente, o quello dei formatori che preparano le figure. L’osservazione di una realtà da varie angolazioni non dà necessariamente lo stesso risultato. Né esistono argomenti dirimenti per scegliere un punto di vista piuttosto che un altro. L’adozione di un punto di vista è dunque la manifestazione di 2 Per un’esperienza di confronto tra le competenze tecniche di laureati provenienti da facoltà diverse si può consultare Fabbris et al. (2007). 4 Profili professionali di addetti alle risorse umane sulla base di due panel giustapposti di esperti Delphi-Shang un principio teorico. Nel seguito della nota, si ipotizza che sia il confronto tra posizioni “esperte” ad offrire argomenti di discussione per una definizione strategica dei ruoli formativi, vale a dire quali competenze formare nelle istituzioni scolastiche, quali in corsi di formazione specifici (per esempio, corsi di master post-universitari, IFTS o FSE) e quali internamente all’azienda/ente dopo l’assunzione. L’approccio di alcuni enti che operano nel – o per il – mondo del lavoro è la stima della composizione, oppure la prevalenza, delle competenze da parte di coloro che svolgono l’attività professionale in esame. Questo è l’approccio prescelto dal sistema statunitense O*Net (Peterson et al., 1999) e, in Italia, dall’Istat per conto del Ministero del lavoro e dell’Isfol (Gallo e Lorè, 2006) per descrivere una tantum un ampio numero di figure professionali. Diverso è il criterio di rilevazione adottato dal Centro Studi dell’Unioncamere per stimare annualmente il fabbisogno quantitativo di occupazione e le competenze che dovrebbero possedere le persone che si presentano per ricoprire posizioni di lavoro nelle imprese. L’Unioncamere chiede agli imprenditori, o a loro rappresentanti, la definizione delle caratteristiche professionali delle posizioni da coprire nelle imprese. Un approccio analogo è adottato dall’Università di Padova per definire le professioni e le professionalità appropriate in vari comparti produttivi (cfr. Fabbris e Del Favero, 2002). Un’altra comunanza tra criteri di rilevazione è la rappresentazione delle professioni in funzione dei ruoli da ricoprire, delle competenze da esercitare e delle abilità tecniche che un candidato all’assunzione deve possedere per essere preso in considerazione, quando si presenta per un lavoro. Più raramente, e solo nei casi in cui sono preclusive, si rilevano gli atteggiamenti e le doti di personalità rilevanti per praticare le attività. L’angolazione dalla quale gli enti citati osservano la realtà è meno diversa di quanto possa sembrare. Sono certamente diverse le fasi della storia professionale nelle quali si situano i fornitori delle informazioni di base: quella delle professioni in uscita dall’università sta a ridosso del conseguimento del titolo di studio, quella delle attese delle imprese à-la-Unioncamere durante la ricerca di lavoro, quella dei professionisti occupati à-la-O*Net dal momento dell’immissione nel lavoro al massimo sviluppo di carriera a cui può aspirare chi svolge una data attività professionale. Le tre descrizioni possono coincidere se si fa riferimento ideale alla fase di pieno sviluppo della professionalità che costituisce il traguardo di ogni professione. I tre approcci per la raccolta di informazioni differiscono rispetto alla categoria di informatori. Ciascun approccio ha dei punti di forza che sono, per altri versi, debolezze. Il metodo O*Net intende rappresentare la realtà di una professione così come è praticata, però la complessità del campionamento e l’onere della rilevazione dei dati non sono problemi trascurabili. Il campionamento non può, Definire figure professionali tramite testimoni privilegiati 5 infatti, ignorare né la varietà dei luoghi di lavoro (diversi per categoria merceologica, dimensione aziendale, ecc.), né il diverso impatto dell’esperienza del lavoratore in una data posizione professionale. Non solo, ma la rappresentazione attuale di una professione può essere ben diversa da quella prospettica, ed è, pertanto, necessario ideare criteri dinamici di rilevazione o di stima che aiutino a capire come la professione evolverà almeno nel medio periodo. La rappresentazione del punto di vista delle imprese è adeguata per capire la qualità professionale delle risorse umane che esse intendono impiegare nella produzione. È, quindi, perfetta per cogliere le dinamiche occupazionali e competenziali di medio periodo, ma è debole nell’identificare la formazione appropriata per i possibili candidati all’assunzione, tanto che le ricerche svolte presso le imprese riportano una sistematica sottovalutazione dei livelli formativi associati alle professionalità attese e una minimizzazione del bagaglio di competenze tecniche ritenute necessarie dagli imprenditori3. La rappresentazione del punto di vista della scuola, e del mondo della formazione in generale, è verosimilmente la più qualificata per quanto attiene al legame tra formazione e competenze. Tuttavia, l’ipotesi che il flusso di laureati tra il mondo della formazione superiore e quello del lavoro sia incanalabile in funzione delle capacità tecniche formate dal primo è auto-referenziale, tanto quanto lo è l’ipotesi imprenditoriale che siano le posizioni di lavoro a indirizzare la formazione delle competenze. Con queste considerazioni sullo sfondo, abbiamo definito la procedura che si presenta nel Par. 2, volta a mettere insieme i punti di vista delle imprese e della scuola, per dedurne coincidenze e diversità, e comporre così un quadro di ciò che è necessario fare per formare persone con competenze flessibili e pronte per l’operatività. La procedura si basa sui pareri giustapposti di esperti selezionati presso i luoghi che rappresentano i due punti di vista. Sono state esaminate due figure professionali basilari per la gestione e lo sviluppo delle risorse umane delle imprese. La scelta di queste figure è stata dettata dalla volontà dei direttori delle risorse umane di grandi strutture produttive e di servizi, che nella nostra ricerca fungono da rappresentanti del mondo del lavoro, di avere informazioni qualificate sulle figure professionali che li affiancano quotidianamente. Gli informatori del mondo della formazione sono stati selezionati tra i professori universitari che insegnano materie connesse alla formazione delle due 3 La proporzione di laureati destinati, secondo le previsioni di imprenditori o manager, a ricoprire determinate posizioni lavorative è sistematicamente sottodimensionata rispetto alla realtà rilevabile a posteriori. Ciò è constatabile presso le imprese di ogni categoria merceologica (Fabbris, 2002). La difficoltà di rilevare le competenze associabili ad una figura professionale nella rilevazione Unioncamere dipende dall’assenza di una specifica batteria di quesiti nel questionario. Profili professionali di addetti alle risorse umane sulla base di due panel giustapposti di esperti Delphi-Shang 6 figure professionali in esame. I criteri di individuazione dei professori pertinenti per la ricerca sono esposti nel Par. 3. Avendo a che fare con esperti qualificati anche sul piano tecnico, si è potuto adottare un metodo di rilevazione CAWI (Computer Assisted Web-based Interviewing) basato sull’autocompilazione on-line di un questionario informatizzato. I criteri di rilevazione dei dati sono presentati nel Par. 2, gli esiti delle scelte metodologiche sono presentati e commentati nel Par. 3. L’esperienza di ricerca è valutata in relazione sia ai contenuti dell’indagine e sia all’apprendimento derivante dallo svolgimento delle rilevazioni e dall’analisi dei dati. La presentazione dei risultati della ricerca riguarda le competenze tecniche e la desiderabilità sociale delle due figure professionali attorno alle quali ruota la ricerca (Par. 4), le loro speranze occupazionali a medio e lungo periodo (Par. 5) e la formazione che gli esperti ritengono pertinente (Par. 6). Considerazioni sulla possibilità di generalizzare il metodo di indagine Delphi al fine di definire le competenze e le attese di figure professionali e su possibili alternative metodologiche volte ad ottenere dati obiettivi per finalità conoscitive analoghe a quelle della presente ricerca sono presentate nel paragrafo conclusivo (Par. 7). 2. La ricerca La ricerca si basa su una procedura Delphi applicata in sequenza su due insiemi di testimoni privilegiati. Una procedura Delphi consiste nell’interpellare più volte un insieme di esperti da posizione remota, sottoponendo loro quesiti volti, in una logica detta “ad imbuto” o “per focalizzazioni successive”, a far convergere gli esperti sui temi cruciali per la ricerca. Nella ricerca si è adottata una variante procedurale, detta Shang (Ford, 1975), consistente nel proporre quesiti volti a mettere a fuoco in sequenza progressiva un argomento, adottando un processo d’interrogazione dialogico, con domande sempre più stringenti ad ogni iterazione, e cercando la convergenza informata degli esperti rispetto a prime indicazioni più generali e istintive. Il secondo insieme di testimoni è stato interpellato dopo che il primo aveva completato la funzione richiesta. Gli obiettivi della ricerca sono i seguenti. 1) Prevedere la direzione verso la quale possono evolvere le competenze tecniche e le doti di personalità della figura professionale, al fine di comprendere se e come sia opportuno rivedere la descrizione della professione in termini di competenze. Il linguaggio per la descrizione delle competenze è quello utilizzato nel mondo del lavoro. Una figura professionale è caratterizzata non solo da competenze, ma anche dalla sua Definire figure professionali tramite testimoni privilegiati 7 appetibilità per la persona che ha un titolo di studio elevato, per il mercato del lavoro e per la più ampia società civile. Pertanto, nei questionari rivolti alle due categorie di esperti, è stata inserita una batteria di quesiti sulla desiderabilità sociale della professione. 2) Prevedere il tasso d’occupazione a breve e medio termine, con l’obiettivo di comprendere se la professione in esame ha un futuro per chi è in formazione e si presenterà per un lavoro tra qualche anno. Le stime e gli scenari si collocano da un minimo di uno a sei anni avanti. 3) Definire l’ambito culturale nel quale formare la figura professionale. Con la ricerca, si deve valutare sia l’ordine degli studi, sia la facoltà in cui è acquisibile la professionalità, sia la necessità di eventuali specializzazioni professionali. Affinché l’ambito formativo non sia condizionato dalla realtà attuale, e rappresenti invece una situazione “a tendere”, le domande sulla formazione si pongono alla fine della serie di quesiti sull’evoluzione delle speranze occupazionali. La comunicazione con gli esperti è avvenuta per via telematica tramite questionari computer-assisted creati ad hoc. La comunicazione da posizione remota tra il centro di ricerca e gli esperti, e viceversa, consente di generare intelligenza collettiva al riparo dal rischio d’errori di condizionamento reciproco, tipici delle rilevazioni svolte con esperti compresenti. La richiesta di rispondere al questionario è stata accompagnata da un feedback su quanto rilevato nel round precedente. Il feedback tra il centro e gli esperti è uno strumento per calibrare le capacità analiticoprevisionali degli esperti e mettere a fuoco gli argomenti con maggiore conoscenza di causa e per innescare tra gli esperti un’osmosi di conoscenze necessarie al processo di convergenza (Salancik, 1973; Dalkey, 1975; Ludlow, 1975). Sono state realizzate tre iterazioni d’intervista, il numero massimo che altre esperienze di ricerca hanno indicato come tollerabile da esperti non compensati e il minimo necessario per far convergere gli esperti sui temi oggetto di ricerca (Linstone e Turoff, 1975; Herkert e Nielsen, 1998; Landeta, 2005). La successione dei contatti con i due panel è stata così specializzata: o Il primo contatto era rivolto a rilevare le caratteristiche generali, altre variabili di conoscenza dei rispondenti, la prima composizione delle figure professionali in termini di competenze professionali (conoscenze, abilità e doti di personalità utili al lavoro) e la speranza occupazionale a uno, tre e sei anni avanti. Alla fine del questionario, ai professori universitari è stato presentato un differenziale semantico à-la-Osgood (Osgood et al., 1957), composto di 21 quesiti su una scala a sei modalità equispaziate, volto a collegare le risposte date dagli esperti alle loro dimensioni cognitive. Attraverso le differenze nelle dimensioni semantiche, si voleva altresì 8 Profili professionali di addetti alle risorse umane sulla base di due panel giustapposti di esperti Delphi-Shang verificare se il grado di condizionamento delle risposte ottenute dal panel di professori era diverso da quello degli esperti del mondo del lavoro. o Il secondo contatto mirava a quantificare la composizione della figura professionale in termini di competenze tecnico-specifiche e di formazione che gli esperti reputavano necessaria. Si è loro chiesto, inoltre, di modificare, se lo ritenevano opportuno, la previsione ai vari tempi ottenuta da chi aveva collaborato alla prima fase. Ai professori si è chiesta una valutazione della fattibilità della proposta didattica, sia nell’università e sia nei contesti formativi successivi. o Il terzo contatto mirava al confronto tra le affermazioni del singolo esperto universitario e quelle degli altri accademici e dei direttori del personale, per capire le ragioni delle eventuali difformità tra i punti di vista. Si è infine chiesto di indicare se la figura professionale può essere convenientemente formata all’università. Ai direttori, il differenziale semantico è stato proposto alla conclusione di quest’ultima fase. Le iterazioni Delphi sono state realizzate a cadenze fisse e strette. Ai direttori del personale, i questionari sono stati inviati a circa un mese di distanza l’uno dall’altro. Per i professori universitari, invece, la distanza tra ondate è stata di circa 10 giorni lavorativi. Inizialmente, era stato progettato anche un focus group di direttori del personale, da svolgere nell’occasione dell’assemblea annuale, e uno di professori. Durante il focus group, che si era pensato di condurre con la tecnica detta “del gruppo nominativo” (nominal group technique: Van de Ven e Delbecq, 1974), si sarebbero potuti analizzare sia alcuni risultati innovativi della ricerca e sia alcuni aspetti qualitativi non approfonditi con la procedura Delphi. Si è dovuto rinunciare a questa possibilità a causa di difficoltà organizzative ed economiche. Ad ogni iterazione, i testimoni sono stati informati, in modo essenziale, sull’andamento della rilevazione appena conclusa. Per ciascuna richiesta di opinione, si chiedeva all’esperto se manteneva o cambiava la propria posizione rispetto alla risposta data nel round precedente, e perché. I quesiti si componevano dinamicamente sullo schermo dell’esperto in funzione delle risposte precedenti. Il questionario per i direttori era di 8 schermate e quello per i professori di 7, comprese una schermata iniziale di benvenuto e una di ringraziamento a chiusura del questionario. I quesiti erano prevalentemente a risposta chiusa e precodificata. Le dimensioni del questionario diminuivano ad ogni occasione d’indagine. Essendo la partecipazione degli esperti volontaria, è stato necessario far confermare alle persone interpellate la loro la disponibilità a partecipare al panel, presentando anche le garanzie di legge (D.Lgs. 196/2003) per il trattamento e la custodia dei dati. Definire figure professionali tramite testimoni privilegiati 9 A partire dal secondo round della rilevazione, sono stati, inoltre, svolti alcuni esperimenti circa i modi più opportuni di porre i quesiti. Gli esperimenti di question wording riguardavano: (i) i criteri di composizione di una figura professionale in termini di competenze; (ii) le modalità di convergenza nel definire le previsioni occupazionali di direttori a 1, 3 e 6 anni avanti e quelle di professori a 3 e 6 anni; (iii) lo stile linguistico da adottare per cercare la convergenza. I risultati e le conseguenze metodologiche dell’esperimento sono esaminati da Fabbris e Vanin (2008). 3. La collaborazione ottenuta I direttori sono stati contattati dalla propria associazione di categoria4 con lettera cointestata dell’associazione e dell’università, mentre i professori sono stati contattati tramite una casella universitaria di e-mail, con lettera del coordinatore della ricerca recante l’intestazione dell’università. La dimensione potenziale del campione è, in genere (Skulmoski et al., 2007), correlata positivamente con il numero di esperti potenzialmente raggiungibili, numero che, nel nostro caso, è dell’ordine di qualche migliaio. Abbiamo definito il numero di persone da avvicinare con l’intento di calcolare stime anche per variabili nominali, il che implica, per una fissata attendibilità delle stime, numerosità campionarie superiori a quelle sufficienti alla stima di medie o mediane, tenendo tuttavia sempre presenti le difficoltà connesse alla realizzabilità della rilevazione. Il numero di persone contattate per comporre i due panel è molto diverso, così come la proporzione di rispondenti alla prima e alle successive fasi è piuttosto differenziato: Figura 1. Numerosità basilari dell’indagine Delphi-Shang sui direttori del personale 4 Campione iniziale Collaborazioni offerte Risposte I fase Risposte II fase Risposte III fase n*=400 n’=44 n’=39 n’’=28+1 n’’’=21 nA*=200 nB*=200 nA’=22 nB’=22 nA’=17 nB’=22 nA’’=14+1 nB’’=14 nA’’’=13 nB’’’=8 La richiesta della disponibilità dei direttori del personale a svolgere il ruolo di testimoni privilegiati è stata introdotta da un’associazione di categoria, la GIDP/HRDA, che raggruppa circa 1500 direttori di medie e grandi imprese. Profili professionali di addetti alle risorse umane sulla base di due panel giustapposti di esperti Delphi-Shang 10 - - i direttori contattati per ottenere collaborazione erano 400, un campione casuale degli iscritti all'associazione di categoria che ha fatto da tramite. Di questi, 44 (pari all'11% dei contatti) si sono dichiarati disponibili a collaborare (Fig. 1); i professori universitari contattati erano 107. Sono stati selezionati tra i professori che insegnavano materie riferite alla professionalità e alla cultura della figura in esame, vale a dire: psicologia del lavoro, pedagogia (educatore professionale), diritto del lavoro, sociologia del lavoro e delle organizzazioni, economia aziendale, scienze umanistiche orientate all’attività professionale in comparti professionali (gestione del turismo, ecc.). La lista è stata creata con un campionamento “a valanga”5, partendo da una quindicina di colleghi di materie affini alle competenze presunte delle figure professionali indagate, noti agli organizzatori della ricerca, ai quali è stato chiesto di indicare, a raggiera, un certo numero di indirizzi e-mail di altri colleghi universitari, dai primi ritenuti esperti della materia oggetto d'indagine. Dei 107 contattati, 91 (pari all’85%) hanno risposto al messaggio e-mail dichiarandosi disponibili a collaborare (Fig. 2). Figura 2. Numerosità basilari dell’indagine Delphi-Shang sui professori universitari Persone invitate a partecipare Collaborazi oni offerte Risposte I fase Risposte II fase Risposte III fase m*=91 m’=60 +2 incompleti m’’=45 m=107 m’’’=36 +2 incompleti Il metodo di individuazione del campione di professori non è incanalabile nell’ortodossia dei metodi di campionamento probabilistici, bensì in una corrente metodologica che si richiama al campionamento di reti, o di concatenazioni, tra unità della popolazione (Fararo e Sunshine, 1968; Thompson e Frank, 2000). Questo campionamento permette di determinare la probabilità di appartenenza delle unità campionarie anche senza conoscere la lista della popolazione (Goodman, 1961). 5 A valanga (snowball) si dice il metodo di campionamento che consiste nel selezionare casualmente un certo numero n di unità, a ciascuna delle quali si chiede di indicarne altre che hanno le caratteristiche pertinenti alla rilevazione d’interesse. La ricerca di nuove unità può passare anche attraverso quelle che sono state indicate al primo livello, per un numero s di stadi successivi (Patton, 1990). Definire figure professionali tramite testimoni privilegiati 11 La procedura di campionamento dei professori universitari da interpellare ha seguito le regole pratiche che la fanno rientrare in un campionamento del tipo detto6: 9 assegnazione a ciascun professore che fungeva da “seme” di una concatenazione di un criterio di reclutamento delle unità campionarie a lui vicine. A ciascun professore è stato chiesto, infatti, di indicare almeno altri due esperti appartenenti alla propria università o all’area disciplinare. In questo modo, si è allargata la possibilità di “pescare” delle catene sia in università e politecnici diversi da quelli di partenza, sia in facoltà diverse dentro la stessa università. In questo modo, l’expertise che è entrata nel campione attraverso gli esperti è pluridisciplinare. Alcuni esperti particolarmente noti sono stati indicati da più persone; 9 a ciascun professore selezionato al secondo livello della concatenazione è stato detto da chi era stato indicato, esclusi i semi cui il coordinatore della ricerca si è rivolto personalmente. In questo modo, si è appurato che reclutatori e reclutati si conoscono vicendevolmente; 9 è stato predeterminato un numero di persone da reclutare per ogni “seme” di primo livello. È così impossibile che un solo seme recluti l’intero campione. Una volta constatata l’impossibilità che un solo seme fosse in grado di individuare l’intero insieme degli esperti, il limite è stato disatteso per raggiungere il massimo numero di professori possibile. Complessivamente, hanno collaborato alla rilevazione dei dati: al primo round, 101 esperti, tra i quali 62 erano professori e 39 direttori del personale, al secondo round, 74 esperti, tra cui 45 professori e 29 direttori, all’ultimo round, 59 esperti, di cui 38 professori e 21 direttori. Il numero di collaboratori è superiore alla maggior parte degli analoghi studi riportati nella letteratura scientifica (Skulmoski et al., 2007). Indubbiamente, lo strumento elettronico ha favorito il contatto e la partecipazione di esperti che si trovano a grande distanza tra loro (i campioni sono rappresentativi a livello nazionale) e hanno un’attività professionale impegnativa che non permette loro di dedicare più di tanto tempo ad attività in cui fungono da fornitori di informazione – senza la garanzia di poterla usare per i propri scopi pratici o scientifici –, ma il cui tramite è psicologicamente più pressante della posta normale, dato che sanno di essere facilmente raggiungibili per eventuali solleciti. Nel Par. 3.1, si fornisce una descrizione delle caratteristiche ascrittive degli esperti che hanno collaborato alla prima e alle successive ondate di rilevazione e di 6 Non è stato chiesto ai professori, in quanto irrealistico, di indicare l’ampiezza della catena di cui facevano parte. La conoscenza di questo elemento offrirebbe possibilità di stima di tipo enumerativo (Heckathorn, 1997, 2002; Volz e Heckathorn, 2008). 12 Profili professionali di addetti alle risorse umane sulla base di due panel giustapposti di esperti Delphi-Shang quelli che hanno smesso di collaborare dopo un traguardo del processo di rilevazione. Per valutare se i “persi per strada” avevano risposto in un modo peculiare alle domande poste nel questionario precedente, oppure se le cadute sono casuali, si confrontano le risposte ottenute da chi ha interrotto la collaborazione dopo l'avvio con quelle di chi ha proseguito. Si vuole analizzare il fenomeno detto attrition, che significa attrito delle parti più esposte del panel lungo il tempo della rilevazione, per intuire se la procedura di rilevazione ha causato distorsioni (Martino, 1970b; Turoff, 1971; Keil et al., 2002). L’irregolarità della partecipazione può minare l'attendibilità delle stime nelle fasi più avanzate della procedura. La diversità delle opinioni degli esperti che hanno dimostrato un parziale interesse per la ricerca, ma non hanno trovato il tempo o l’energia per completare il lavoro iniziato, sono esaminate nel Par. 3.2. L’indagine di cui si tratta è volta sia a delineare due scenari, quello della definizione della professionalità ideale delle figure lavorative e quello della loro collocazione nel sistema formativo “a tendere”, e sia una previsione, quella della speranza occupazionale delle figure professionali nel mercato del lavoro nel medio e lungo periodo. Dal punto di vista metodologico, i due obiettivi determinano modi diversi di concepire i contributi degli esperti7. Nel caso delle previsioni, esiste un “valore vero” ignoto ma verificabile alla scadenza. Si assume che uno o più esperti possiedano la verità e siano in grado di rappresentarla. Il processo Delphi, attraverso una serie di tentativi-ed-errori, mira a stimare il valore vero ipotizzando che si trovi verso il centro della distribuzione delle stime degli esperti. Nel caso degli scenari, non esiste un valore vero, ma un quadro ideale di riferimento. Gli esperti lo rappresentano in quanto conoscitori particolari dei fini e dei processi pertinenti, per cui l’insieme dei loro punti di vista definisce lo scenario atteso. Il processo Delphi fa sì che si arrivi ad una rappresentazione mediata. Nel perseguire l’uno e l’altro obiettivo, i panel di esperti si presentano come altrettanti punti di vista da comporre in un’unica rappresentazione. A fini di previsione, essendo unico il valore che si realizzerà alla fine del periodo sul quale si estende la previsione, tutti gli esperti contattati, indipendentemente dall’istituzione di appartenenza, faranno parte di un’unica distribuzione. Vale a dire, saranno analizzati separatamente e le distribuzioni ottenute saranno poi mediate. 7 Linstone e Turoff (1975) classificano le indagini Delphi in classiche se l’obiettivo è di prevedere e analizzare tramite la ricerca del consenso, orientate alla partecipazione se l’obiettivo primario è di comporre una decisione politicamente o socialmente condivisa, e orientate alle decisioni se l’obiettivo è di arrivare ad una decisione ottima. Definire figure professionali tramite testimoni privilegiati 3.1 13 I tassi di proseguimento tra occasioni di rilevazione Hanno collaborato alla prima fase della rilevazione Delphi l’88,6% dei direttori che si erano offerti di collaborare8 e il 68,1% dei professori che avevano accettato di partecipare alla ricerca9. Gli uni e gli altri hanno risposto tramite lo stesso canale, la posta elettronica, all’invito a collaborare. Per i direttori (Tab. 1; Fig. 1), i tassi di proseguimento dalla prima alla seconda fase (75%) e dalla seconda alla terza (72,4%) sono piuttosto elevati. Complessivamente, è “sopravvissuto” in senso sperimentale fino alla conclusione della rilevazione il 53,8% dei direttori che avevano compilato il primo questionario. Tabella 1. Percentuali di abbandono (numero di abbandoni diviso il numero di collaborazioni alla rilevazione precedente) da parte di direttori del personale che avevano accettato di collaborare alla ricerca, per caratteristica del direttore e periodo dell’abbandono Genere: M F Età: 30-40 anni 41-50 51 e più Anni servizio: Fino a 9 10 o più Azienda: Piccola o media Grande (>250 addetti) Totale Numero di accettazioni 32 7 13 13 13 20 19 12 27 39 % abbandoni Tra I e II Tra II e III 28,1 17,4 14,3 66,7 14,3 41,7 23,1 30,0 38,5 12,5 14,3 33,3 36,8 25,0 15,4 36,4 29,6 26,3 25,0 27,6 Giova ricordare che, ai direttori del personale che fossero arrivati in fondo alla rilevazione, vale a dire che avessero compilato ogni questionario inviato, era stato promesso l’invio di un’agendina elettronica. Anche se non disponiamo della controprova, la promessa, poi mantenuta, dell’omaggio deve aver favorito la 8 Un direttore ha risposto solo al secondo questionario. Le sue risposte sono state considerate per l’analisi dei dati in senso trasversale, ma per forza di cose ignorate per l’analisi in senso longitudinale. 9 Su 86 professori che hanno dichiarato disponibilità a partecipare all’indagine, 53 hanno risposto al questionario del primo round entro il tempo indicato (una settimana), 3 hanno iniziato la compilazione del questionario, ma non sono arrivati in fondo, molti altri l’hanno aperto, ma non hanno neppure iniziato a rispondere. A chi non aveva risposto compitamente non è stato inviato il secondo questionario. Alcuni si sono fermati al secondo questionario. 14 Profili professionali di addetti alle risorse umane sulla base di due panel giustapposti di esperti Delphi-Shang partecipazione10. Nulla è stato, invece, promesso ai professori, i quali hanno partecipato alla ricerca per motivi esclusivamente sociali. La sopravvivenza dei professori nei due passaggi è stata del 72,6% tra il primo e il secondo e dell’84,4% tra il secondo e il terzo (Tab. 2, Fig. 2). Complessivamente, la sopravvivenza dei professori fino all’ultimo questionario è stata del 61,3%. Tabella 2. Percentuali di abbandono (numero di abbandoni diviso il numero di collaborazioni alla rilevazione precedente) da parte di professori universitari che avevano accettato di collaborare alla ricerca, per caratteristica del professore e fase in cui si è verificato l'abbandono (NR: Non rilevato) Numero di accettaz. Genere: M 63 F 28 Età: Fino a 39 NR 40-49 NR 50-59 NR 60 e più NR Regione: Nord 48 Centro 20 Sud e isole 23 Posizione: Ricercatore, altro 23 Professore associato 30 Professore ordinario 38 Disciplina: Economia, ingegn 28 Psicologia 22 11 Sc. pol. e sociali 27 Lettere, sc.formaz. 14 91 Totale 10 Campione iniziale 43 19 11 19 15 17 35 11 16 14 22 26 21 16 20 5 62 % abbandono tra I e II tra II e III 25,6 21,9 26,3 7,1 27,3 12,5 15,8 12,5 46,7 25,0 17,7 21,4 28,6 20,0 36,4 14,2 12,5 14,3 21,4 18,2 27,3 12,5 29,6 21,1 28,6 20,0 41,2 30,0 15,0 1,8 20,0 0,0 27,4 15,6 Vari autori (Turoff, 1971; Martino, 1973) suggeriscono di incrementare sistematicamente il livello di motivazione a rispondere dei panelist con onorari almeno simbolici, così da avere un tasso di collaborazione più elevato e risposte più accurate. Per il campionamento a valanga che è definito dal rispondente (respondent-driven sampling), si veda anche Voltz e Heckathorn (2008). Noi riteniamo che, nel collaborare alle indagini, la motivazione sociale prevalga anche quando si erogano piccoli segni di gratitudine come quelli fatti avere ai direttori. 11 Il gruppo delle facoltà di Scienze sociali comprende Scienze Politiche, Scienze Statistiche, Giurisprudenza, Scienze sociologiche. In questo gruppo sono stati inclusi anche quattro funzionari e assessori regionali, di cui uno solo ha iniziato a collaborare, interrompendo appena dopo il primo round. Definire figure professionali tramite testimoni privilegiati 15 La maggiore proporzione di professori, rispetto ai direttori, che hanno svolto l’intero percorso Delphi è, verosimilmente, da attribuirsi ad alcune, più agili, scelte organizzative della rilevazione. Sulla partecipazione di ambedue le categorie di esperti possono avere influito episodiche cadute di efficienza del sistema di rilevazione e la forma di alcune domande nei questionari. I tassi di proseguimento nella collaborazione dei direttori del personale sono, invece, simili a quelli dei professori universitari molto più di quanto non sia stata l’iniziale dimostrazione d'interesse. Hanno collaborato con maggiore entusiasmo i direttori più giovani e quelli appartenenti alle imprese di minori dimensioni. Si è accertata una certa insofferenza nei confronti della ricerca da parte dei direttori d’età più elevata, in modo particolare se appartenenti a grandi imprese. Tra i 39 direttori del personale che hanno collaborato alla prima fase della ricerca, 7 sono di genere femminile. I direttori hanno età tra 30 e 62 anni (13 sono tra i 30 e i 40, altrettanti tra i 41 e i 50 e altrettanti ancora sopra i 50, con una mediana di circa 46 anni). Sono tutti laureati, alcuni sono anche in possesso di un master ottenuto dopo il conseguimento della laurea. Tra i 62 professori che hanno risposto al primo questionario, di cui 2 hanno compilato il questionario in modo incompleto, 19 sono di genere femminile. I docenti universitari sono di qualche anno più maturi dei direttori e hanno età piuttosto variabili: 11 hanno, infatti, fino a 39 anni, 19 dai 40 ai 49 anni, 15 dai 50 ai 59 anni e 17 hanno almeno 60 anni. L’età mediana è di 52 anni non compiuti. I professori che hanno collaborato alla prima fase della ricerca sono 36 ordinari, 30 associati, 19 ricercatori e 4 professori a contratto. Provengono da università insediate in ogni ripartizione geografica del Paese: 35 dal Nord, con una prevalenza dell’Ateneo padovano (15), 11 dal Centro e 16 dal Meridione. Insegnano materie pertinenti alla formazione delle figure professionali di interesse: la maggior parte dei docenti (28) insegna materie economiche o organizzazione aziendale, una buona parte (22) insegna psicologia, per la maggior parte con indirizzo per il lavoro, 23 insegnano una disciplina sociale (sociologia o scienze politiche, giurisprudenza, statistica) e alcuni (5) discipline di area umanistica o pedagogica. La caduta sperimentale conseguente all’invio del secondo questionario è stata del 27,4%, un valore nettamente superiore a quello verificatosi nel round successivo (15,6%). Le maggiori defezioni si sono verificate tra i professori di età 50-59 anni, tra i professori di scienze umane e tra quelli di psicologia. La causa dell'abbandono, oltre all’ovvia difficoltà di far quadrare i tempi di lavoro con quelli del rispondere al questionario, può essere l'aver dato per scontato che i docenti sapessero che una ricerca di tipo Delphi è condotta sottoponendo al panel designato almeno due questionari in sequenza. Ciò può avere indisposto quei professori che, credendo di aver esaurito il proprio compito dopo la compilazione del 16 Profili professionali di addetti alle risorse umane sulla base di due panel giustapposti di esperti Delphi-Shang primo questionario, si sono trovati di fronte una seconda richiesta di collaborazione e l'anticipazione che ce ne sarebbe stata una terza. Una giustificazione di questo tipo non si applica, invece ai direttori del personale, i quali sono stati, invece, sollecitati esplicitamente a rispondere a tre questionari successivi con la promessa dell’ottenimento di un gadget qualora avessero collaborato fino in fondo. 3.2 Come avrebbero risposto gli esperti ritirati dopo una parziale collaborazione? In questo paragrafo si cerca di capire perché alcuni esperti hanno abbandonato la ricerca dopo aver avviato la collaborazione. L’ipotesi sottostante alle nostre analisi è che l’esperto che abbandona la ricerca è animato da una più labile motivazione a collaborare rispetto a quello che porta a termine la collaborazione avviata, a causa, probabilmente, degli eventuali problemi tecnici subiti durante la rilevazione (difficoltà di accesso al questionario elettronico, difficoltà dei quesiti, generazione di imbarazzo o di irritazione da parte dei quesiti o della procedura, ecc.) o dei contrasti indiretti con le opinioni degli altri esperti del gruppo. Dato che gli esperti non hanno la possibilità di colloquiare tra loro, il contrasto può essere stato avvertito indirettamente, tramite il feedback, vale a dire la sintetica comunicazione, da parte del ricercatore, della distribuzione delle risposte ottenute nella fase precedente. Pill (1971) e Sackman (1975), tra i primi, hanno avanzato l’idea che i rispondenti, ad un certo passo del processo Delphi, siano posti in difficoltà dal ricercatore nel momento in cui costui – retro-agendo con i rispondenti in base alle risposte ottenute – comunica stime così diverse da quelle già manifestate da farli apparire come estremisti12. Nel seguito di questa nota, si vuole pertanto verificare se le risposte degli esperti che hanno abbandonato la ricerca dopo avere compilato almeno un questionario sono distanti dalla media generale della speranza occupazionale delle due figure professionali di cui si tratta. La speranza occupazionale è espressa in percentuale di aumento o diminuzione della occupazione a 1, 3 e 6 anni avanti. Si è scelto l’esame di queste variabili quantitative perché sono le sole il cui contenuto è stato riproposto ad ogni round della rilevazione. 12 In altri casi, se l’esperto propone una risposta che si colloca fuori di certi intervalli, o molto lontano dalla mediana dei valori validi, si pone anche una domanda volta a capire i motivi per cui il rispondente insiste con una stima o previsione così diversa. Questa formulazione è stata da noi adottata solo per uno dei percorsi d’intervista dei direttori del personale. Definire figure professionali tramite testimoni privilegiati 17 L’analisi delle mancate prosecuzioni alla collaborazione indica che (Tabelle da 3 a 5): le fuoriuscite dalla rilevazione dopo il primo round riguardano esperti che, nella gran massa, non si discostano significativamente dal valor medio dei “sopravviventi” e, ancor meno, dal valor medio generale. Non abbiamo riscontrato alcuna significatività tra i direttori del personale, quantunque il piccolo numero di abbandoni (4 nel corso dell’intera ricerca per l’addetto allo sviluppo delle RU e 8 per l’addetto alla gestione) rendano la verifica delle ipotesi poco affidabile. Qualche distanza significativa si è riscontrata, in relazione all’addetto alla gestione delle RU, tra le previsioni dei professori che hanno abbandonato la rilevazione al primo round e quelli che hanno proseguito. Tabella 3. Statistiche % inerenti alle speranze occupazionali a 1, 3 e 6 anni per l’addetto allo sviluppo delle RU, ipotizzate dai direttori del personale che hanno abbandonato la collaborazione ad un certo punto della ricerca, per fase in cui hanno abbandonato (n=2 dopo il I round e n=2 dopo il II round) Abbandonato dopo Speranza occupaz. Stime di: I round A 1 anno Media A 3 anni A 6 anni Scarto da altri rispondenti II round, risposto Abband. II round I round Abband. II round I round I round II round 0,0 -5,0 -0,5 3,0 -2,4 -2,0 Mediana 0,0 -5,0 -0,5 0,0 5,0 -0,5 Sqm 0,0 7,1 0,7 = = = Media 0,0 -10,0 -1,0 7,1 -3,3 -7,0 Mediana 0,0 -10,0 -1,0 10,0 -3,0 -1,0 Sqm 0,0 0,0 1,4 = = = Media 5,0 -15,0 0,5 11,0 -10,4 -4,4 Mediana 5,0 -15,0 0,5 10,0 -15,0 0,5 Sqm 7,1 7,1 0,7 = = = * Significatività della media al 95%; ** Significatività al 99%; ***Significatività al 99,9% - Gli abbandoni al primo round si sono verificati, per la maggior parte, tra i direttori che sono partiti con valori più alti della media del proprio panel e tra i professori che sono partiti con valori più bassi della media del panel di professori. Il valore di feedback inviato ai direttori per la richiesta di una seconda Profili professionali di addetti alle risorse umane sulla base di due panel giustapposti di esperti Delphi-Shang 18 stima (Tab. 6) è stato, infatti, generalmente inferiore a quello manifestato dai direttori che poi si sarebbero ritirati, escluso quello degli addetti alla gestione a 6 anni, mentre quello inviato ai professori per la seconda stima è stato sistematicamente superiore alle medie dei professori che si sono ritirati. Tuttavia, nessuno scarto tra i due sub-campioni di direttori che proseguono e quelli che interrompono la collaborazione e solo due tra quelli posti a confronto tra i professori (a 3 e 6 anni relativamente agli addetti alla gestione) risultano significativi. Tabella 4. Statistiche inerenti alle speranze occupazionali a 1, 3 e 6 anni (in %) per l'addetto alla gestione delle RU, ipotizzate dai direttori del personale che hanno troncato la collaborazione ad un certo punto della ricerca, per fase in cui hanno troncato (n=8 dopo il I round; n=6 dopo il II round di cui 3 hanno risposto al II round) Abbandonato dopo Speranza Stime di: A 1 anno Media -1,7 0,0 7,2 -0,8 -0,0 0,0 0,0 0,0 0,0 0,0 0,0 17,9 2,6 0,0 = = = Media 9,9 -2,5 0,7 10,5 -2,8 0,3 Mediana 0,0 0,0 0,0 0,0 1,5 -1,0 36,613 4,2 1,9 = = = Media -6,9 -0,8 0,0 -5,0 3,0 0,0 Mediana -5,9 0,0 0,0 -5,0 7,5 0,0 Sqm 8,0 2,0 0,0 = = = Sqm Sqm A 6 anni II round e risposto Abband. Abbandon. II round I round I round II round I round II round 5,9 Mediana A 3 anni I round Scarto da altri rispondenti * Significatività della media al 95%; ** Significatività al 99%; ***Significatività al 99,9% - 13 Quantunque lo scarto tra le previsioni degli esperti che hanno abbandonato la ricerca al secondo round e quelle degli esperti che hanno proseguito fino alla fine sia statisticamente significativo, si nota che, dopo il secondo round, abbandonano due insiemi di esperti: (i) quelli cui si chiede per una terza volta di fornire una Il valore è così alto perché un rispondente ha dato una stima assolutamente anomala. Definire figure professionali tramite testimoni privilegiati 19 stima in presenza di previsioni occupazionali degli altri esperti più favorevole della propria; (ii) quelli cui sono stati presentati valori di feedback piuttosto instabili, che in vari casi saltano dal negativo al positivo, o che sono una volta più bassi e una più alti del valor medio manifestato da questi esperti che poi si ritireranno. Può quindi darsi che i repentini cambiamenti di direzione delle medie comunicate a fini di feedback siano stati interpretati dagli esperti che avevano già collaborato per due volte alla ricerca come un segno di scarsa affidabilità della procedura o, addirittura, come un inopportuno cambiamento di opinione della massa degli esperti consultati a cui non volevano più aggregarsi. Tabella 5. Statistiche % inerenti alle speranze occupazionali a 3 e 6 anni di figure di addetto alle RU, ipotizzate dai professori universitari che hanno abbandonato la collaborazione ad un certo punto della ricerca, per fase in cui hanno abbandonato e tipo di addetto (n=14 dopo il I round; n=8 dopo il II round di cui 7 hanno dato risposta al II round per i 3 anni e 6 per i 6 anni) Abbandonato dopo Scarto da media rispondenti Speranza I round II round, risposto Abband. Abband. II round Stime di I round II round I round I round II round A 3 anni, Media addetto Mediana sviluppo Sqm A 3 anni, Media addetto Mediana gestione Sqm A 6 anni, Media addetto Mediana sviluppo Sqm A 6 anni, Media addetto Mediana gestione Sqm 9,6 10,9 6,7 -2,1 -1,1 -0,8 6,3 3,8 5,0 6,0 3,1 -5,0 11,0 20,4 10,8 = = = 1,5 3,8 3,4 -6,4* -4,8 -1,6 0,0 0,0 5,0 0,0 -0,2 -0,8 6,7 6,9 3,1 = = = 8,8 27,2 12,0 -7,5 14,0 3,9 0,0 13,8 8,0 -10,0 13,3 -2,0 11,9 41,4 17,6 = = = 2,9 7,8 4,3 -5,6* -0,6 -1,3 0,0 3,8 6,0 -0,3 3,8 -0,8 7,7 9,9 4,1 = = = * Significatività al 95%; ** Significatività al 99%; ***Significatività al 99,9% 20 Profili professionali di addetti alle risorse umane sulla base di due panel giustapposti di esperti Delphi-Shang Tabella 6. Valori medi e intervalli di variabilità delle distribuzioni delle risposte fatti conoscere ai rispondenti al precedente round a fini di feedback, per round, tipo di addetto e periodo per cui sono espresse le previsioni e categoria di esperti Valori comunicati dopo il I round, 3 anni: Media Intervallo I round, 6 anni: Media Intervallo II round, 3 anni: Media Intervallo II round, 6 anni: Media Intervallo - Direttori del personale Addetto Addetto sviluppo gestione -6,29 +3,00 -10 / 0 -5 / 0 -4,71 -4,09 -10 / 0 -10 / 0 +5,07 +0,57 0 / +3,5 0 / +1,75 +4,33 +0,86 0 / +4,0 0 / +3,0 Professori universitari Addetto Addetto sviluppo gestione +11,18 +5,77 +14,13 +6,82 +7,88 +4,50 +9,32 +5,63 Le medie delle previsioni già manifestate dai direttori e dai professori che abbandonano dopo il secondo round di rilevazioni sono, invece, generalmente inferiori alla media generale. Nessuno di questi scarti è statisticamente significativo. Ciò significa che, ad abbandonare dopo il secondo round, sono stati alcuni esperti che avevano dato risposte internamente coerenti ai primi due questionari, e comunque vicine alla media generale. Onde confutare ulteriormente l’ipotesi che i “persi per strada” sono spesso su posizioni estreme, si osserva che le varianze delle previsioni espresse dagli esperti che hanno interrotto la collaborazione sono state di poco differenti (escluso un caso) da quelle di chi ha proseguito nella rilevazione. Pertanto, giacché anche le medie sono solo marginalmente differenti, si può affermare che la distribuzione complessiva delle previsioni degli esperti che hanno interrotto la collaborazione non è così diversa da quella degli esperti che hanno portato a compimento la ricerca. Riepilogando le analisi sui “persi per strada”, si può dire che la maggior parte dei rispondenti tende a rapportare le proprie risposte ai valori di feedback, mantenendo sostanzialmente le proprie posizioni e “spingendo” la media della distribuzione verso la direzione che ritengono più giusta. È così confermata l’idea degli autori del metodo Delphi, secondo la quale la ricerca di un valore mediato si può ottenere per approssimazioni successive (Dalkey e Helmer, 1963; Pacinelli e Todisco, 2001). Naturalmente, ciò non esclude che le risposte ottenute con il metodo Delphi possano essere viziate da una qualche ricerca di conforto nell’opinione della maggioranza e che, pertanto, il consenso si possa manipolare mediante la Definire figure professionali tramite testimoni privilegiati 21 retroazione14. Tuttavia, non s’intravede alcun motivo di rischio che, nella nostra ricerca, si sia forzato del consenso, stante che non v’è alcuna utilità pratica – né per chi dà le risposte né per chi le utilizza – a convergere verso un traguardo di consenso. 4 Competenze professionali e desiderabilità sociale a confronto Il primo confronto tra le distribuzioni delle risposte fornite dai due panel di esperti riguarda le competenze e la desiderabilità sociale dell’addetto alla – o esperto nella – gestione e quello allo sviluppo delle RU. Nel seguito della nota, si analizzano in parallelo le rappresentazioni professionali che di queste due figure danno i direttori del personale e i professori che hanno collaborato alla rilevazione Delphi, con l’intento di evidenziare se ci sono, ed eventualmente in quale direzione vanno, le percezioni dei due gruppi di esperti. Il nostro obiettivo è meramente metodologico: mira a comprendere quali categorie di esperti sono in grado di configurare al meglio i tratti distintivi di figure professionali. La caratterizzazione in termini di competenze, immagine sociale e speranza occupazionale delle due figure sarà oggetto di uno specifico rapporto di ricerca. Nei Paragrafi 4.1, 4.2 e 4.3 si descrivono le differenze ottenute tra gli esperti in merito, rispettivamente, alle competenze tecnico-specifiche, a quelle trasversali e alla desiderabilità sociale delle due figure professionali. Le differenze tra le distribuzioni sono valutate con riguardo alle modalità più distanti e alla significatività statistica della differenza globale tra le due configurazioni. È opportuno precisare che la variabilità tra i punti di vista dei direttori e dei professori, e quella che si è manifestata all’interno dei due panel, sono alla radice della attendibilità delle stime. Nel valutare le caratteristiche di una figura professionale non esiste, infatti, un valore vero; esistono, invece, visioni diverse che possono essere riassunte in una visione complessiva. Per questo motivo, l’accuratezza delle stime non può essere valutata in termini di prossimità al vero, bensì in termini di coerenza tra punti di vista. La misura di coerenza che si propone per le nostre analisi, è la varianza15. Se s’ipotizza che il baricentro dei punti di vista è 14 Già nel 1936 Sherif dimostra che l’opinione dei soggetti può essere manipolata in ogni direzione da suggerimenti dello sperimentatore o da altre figure autorevoli. Sackman (1975) afferma, a tal proposito, che: “Panelists bask under the warm glow of a kind of mutual admiration society. The director has the prestige of pooled authority behind his study, and the uncritical user is more likely to feel smug and secure under the protective wing of an impressive phalanx of experts”. 15 La variabilità si può concepire come una funzione della lontananza tra le stime. Si vedano a questo proposito: Martino (1970a); Linstone e Turoff (1975), Dalkey et al. (1970). L’assenza di valore vero si può assimilare alla legge della “uguale ignoranza” di Reichenbach (1949), vale a dire: se non è Profili professionali di addetti alle risorse umane sulla base di due panel giustapposti di esperti Delphi-Shang 22 il valore più vicino al vero e che la distribuzione delle stime è tendenzialmente normale, tramite la varianza si può esprimere un giudizio probabilistico. Lo studio multivariato delle differenze tra le distribuzioni è svolto applicando il metodo di analisi multivariata detto “della correlazione canonica” (Fisher, 1936). Questo metodo determina le combinazioni lineari indipendenti di predittori maggiormente correlate con combinazioni lineari di variabili poste idealmente a criterio dell’analisi. Se a criterio si pone una sola variabile (nominale) che descrive i gruppi cui appartiene il campione, il metodo di riferimento è detto “della funzione discriminante”. Qualora la variabile-criterio abbia due sole modalità, l’analisi della funzione discriminante consiste nella ricerca della funzione che meglio discrimina i due gruppi in analisi. Nel nostro caso, le variabili dipendenti, y={y1, y2, ..., yq}, sono le opinioni degli esperti in merito alla caratterizzazione delle figure professionali e quelle predittive sono l’esperienza specifica in materia di risorse umane X1, le caratteristiche socio-demografiche X2, la regione di appartenenza X3, il convincimento con cui hanno collaborato alla ricerca X4, al netto dell'appartenenza all'insieme dei direttori o dei professori, Z. Il modello si può così esprimere: g ( y) f (X1, X 2 , X 3 , X 4 | Z ) , dove Z è una variabile dicotomica che denota l'appartenenza all'uno o all'altro gruppo di esperti. Questo criterio di analisi non individua un fattore sottostante alle rappresentazioni delle variabili dipendenti, bensì la combinazione lineare di variabili dipendenti che è massimamente correlata con l’insieme di variabili predittive inserite nell’analisi. La scelta delle variabili predittive condiziona, pertanto, la combinazione delle variabili poste a criterio dell’analisi. 4.1 Le competenze tecnico-specifiche Le competenze tecniche che caratterizzano le due figure professionali di addetto, o esperto, nell’area delle risorse umane sono ben distinte e sono, pertanto, analizzate in sequenza. L’addetto allo sviluppo delle risorse umane svolge il ruolo di ideatore e realizzatore di percorsi di sviluppo delle capacità del personale di un’azienda, l’addetto alla gestione delle risorse umane ha, invece, il ruolo più generale di gestore, in senso sia amministrativo che funzionale, del personale. Analizziamo ora come i direttori del personale e i professori caratterizzano le competenze tecnico-specifiche dell’addetto allo sviluppo (Tab. 7), competenze che, possibile ottenere un valore vero, si può assumere che tutte le misure di cui si dispone siano ugualmente valide o, se si vuole, ugualmente sbagliate. Definire figure professionali tramite testimoni privilegiati 23 in genere, i selettori danno per scontate nelle persone che sostengono un colloquio per essere assunte in un ruolo tecnico. Le competenze tecniche, specifiche di una figura professionale ad elevata professionalità, sono, infatti, desumibili dal curriculum formativo ed esperenziale presentati dal candidato. L’immagine di addetto allo sviluppo che si ricava dal confronto tra le competenze ipotizzate dai direttori è simile a quella manifestata dai professori. Le competenze che stanno nelle prime tre posizioni della graduatoria sono, infatti, le stesse, anche se l’importanza, in termini quantitativi, delle due figure è diversa. Vale la pena dire subito che l’analisi delle differenze quantitative va letta con cautela perché le modalità tra le quali i direttori sono stati chiamati a scegliere erano un sottoinsieme meno ampio di quelle somministrate ai professori16. Anzi, le modalità per il questionario per i professori sono state definite alla fine del percorso di ricerca svolto sui direttori. Tabella 7. Percentuale di competenze tecnico-specifiche che, secondo i due panel consultati, dovrebbero possedere gli addetti allo sviluppo delle risorse umane (NR: non richiesta; sqm: scarto quadratico medio) Competenze Generali di sviluppo Analisi attitudinale Fabbisogni formativi Valutazione personalità Selezione del personale Tecniche di compensation Organizzazione e processi Analisi organizzativa Frequenza campionaria (n) Direttori personale % 82,4 11,8 23,5 52,9 35,3 23,5 70,6 23,5 sqm 0,381 0,323 0,424 0,499 0,478 0,424 0,456 0,424 (17) Professori universitari % 69,4 NR 40,3 53,2 11,3 14,5 59,7 = sqm 0,461 NR 0,491 0,499 0,316 0,352 0,491 = (62) La rappresentazione dei due panel di esperti è nettamente differente per quanto riguarda la costruzione e l’impiego di tecniche per la valutazione della personalità e del potenziale delle persone. Percorre le risposte ottenute l’ipotesi che i 16 Ai professori, ai quali è stato chiesto di valutare ambedue le figure professionali, è stata sottoposta una unica lista di competenze tecnico-specifiche. Ai direttori – preventivamente suddivisi in due insiemi casuali, ciascuno associato ad una figura professionale – è stato sottoposto uno specifico questionario. La lista di competenze sottoposta ai professori è stata costruita con le risultanze della rilevazione presso i direttori del personale. Le competenze analizzate nel prosieguo della nota sono quelle comuni ad entrambi i panel di esperti. 24 Profili professionali di addetti alle risorse umane sulla base di due panel giustapposti di esperti Delphi-Shang direttori includano, tra i compiti dell’addetto allo sviluppo, anche l’ideazione di nuovi strumenti e processi di valutazione, mentre i professori immaginano di formare un tecnico in grado di applicare con successo i metodi appresi all’università, senza la necessità di crearne di nuovi. Anche il profilo delle competenze tecniche caratterizzanti l’addetto alla gestione delle RU è abbastanza simile per i due panel di esperti (Tab. 8). Le conoscenze giuslavoristiche e di diritto sindacale sono considerate preminenti, due professori su tre e circa un direttore ogni due le indicano come la base della cultura professionale di questo addetto. Tuttavia, la seconda competenza, in ordine di rilevanza, è la capacità di analisi delle organizzazioni complesse e dei processi di lavoro. Questa competenza, segnata sulla lista dal 50% dei professori, non è stata indicata dai direttori del personale. La terza competenza secondo i professori è la seconda secondo i direttori: si tratta della capacità di gestire i rapporti con i dipendenti. Tabella 8. Percentuali di competenze tecnico-specifiche che dovrebbero possedere gli addetti alla gestione delle risorse umane, secondo i due panel consultati (sqm: scarto quadratico medio) Competenze Diritto lavoro generale Diritto lavoro amministrativo Conoscenze sindacali Conoscenze amministrative Gestione relazioni industriali Gestione rapporti dipendenti Tecniche di contrattazione Carico lavoro, organiz, process Frequenza campionaria (n) Direttori personale % 50,0 31,8 31,8 18,2 36,4 50,0 36,4 27,3 sqm 0,500 0,466 0,466 0,386 0,481 0,500 0,481 0,446 (22) Professori universitari % sqm 66,1 0,473 17,7 16,1 37,1 21,0 50,0 0,382 0,367 0,483 0,407 0,500 (62) I professori danno importanza alla capacità dell’addetto alla gestione di avere un ruolo orientativo nei processi organizzativi, molto di più della capacità di gestire relazioni industriali e di contrattare con i sindacati, o di condurre colloqui di lavoro per selezionare candidati all’assunzione. Sembra dunque che, al di là delle competenze tecnicamente qualificanti, la rappresentazione delle figure professionali di coloro che vivono quotidianamente a fianco degli addetti sia abbastanza diversa da quella di chi li forma all’università o nei corsi, detti di master, che il mercato offre dopo la laurea. Definire figure professionali tramite testimoni privilegiati 25 I professori considerano le persone che escono dai corsi di formazione superiore figure professionali complete e rifinite nelle competenze tecniche, pronte a svolgere i compiti specifici della loro professionalità; i direttori ritengono, invece, che qualunque figura professionale, anche se rivolta all’operatività, possa e debba svolgere anche un ruolo propositivo e creativo sul posto di lavoro, adattando le conoscenze di carattere generale acquisite alle situazioni che deve via via affrontare. Infatti, la costruzione di strumenti di valutazione ad hoc implica che l’addetto possieda capacità di riflessione teorica sulla propria materia professionale, sensibilità nel cogliere gli aspetti peculiari dell’organizzazione e dei processi in cui è inserito e abilità tecnica nel costruire test e questionari. Una seconda distinzione tra le due categorie di esperti consultati riguarda la specializzazione dei compiti richiesti alle figure professionali in esame. Con esclusione della prima, più fondamentale, competenza, i direttori tendono a individuare compiti specifici ben differenziati tra le due figure professionali. I professori, invece, attribuiscono alle figure compiti che, pur essendo inerenti alla componente tecnica che le specifica, sono piuttosto simili. Ciò dipende in parte dal fatto che, mentre ciascun direttore ha delineato una sola figura professionale, ogni professore ha individuato le funzioni di ambedue le figure professionali. È evidente che i professori immaginano addetti fungibili nelle mansioni tipiche degli uffici per il personale e capaci di esprimere la propria competenza specifica nei casi in cui serve. La diversa rappresentazione può, pertanto, dipendere dai criteri di selezione dei due insiemi di esperti. I direttori appartengono a grandi organizzazioni, nelle quali gli addetti svolgono compiti generalmente parcellizzati e più specifici. I professori, i quali insegnano varie materie legate alle competenze tecniche, si rappresentano mentalmente figure professionali più eclettiche, idonee ad essere inserite anche in organizzazioni produttive di dimensione inferiore a quelle cui appartengono i direttori consultati. L’analisi della correlazione canonica, applicata con i criteri esposti all’inizio del Par. 4 sulle competenze tecnico-specifiche rilevate presso le due categorie di esperti, da una parte, e sulle caratteristiche degli stessi esperti d’altra parte, ha dato gli esiti presentati nella Tab. 9 per quanto riguarda l’addetto allo sviluppo17 e nella Tab. 10 per quanto riguarda l’addetto alla gestione18 delle RU. L’analisi mostra che, nella mente degli esperti interpellati, esiste un unico disegno sostanziale, anche se i punti di vista sono per alcuni aspetti differenti. Esiste, in pratica, un unico fattore che collega le competenze tecnico-specifiche che le due 17 I primi quattro autovalori dell’analisi inerente alle competenze tecniche dell’addetto allo sviluppo sono: 0,304, 0,230, 0,164 e 0,059. Il primo autovalore ha significatività 0,051 e il secondo p=0,160. 18 I primi quattro autovalori dell’analisi inerente alle competenze tecniche dell’addetto alla gestione delle RU sono: 0,343, 0,049, 0,024 e 0,009. Il primo autovalore non risulta significativo all’analisi statistica (p=0,517). 26 Profili professionali di addetti alle risorse umane sulla base di due panel giustapposti di esperti Delphi-Shang categorie di esperti hanno in mente, ma il dosaggio delle competenze qualificanti varia da categoria a categoria. Tabella 9. Coefficienti di correlazione tra la prima variabile canonica inerente alle competenze tecnico-specifiche dell’addetto allo sviluppo delle RU e le caratteristiche degli esperti Delphi Variabili Y Generali di sviluppo Fabbisogni formativi Valutaz. personalità Selezione del personale Tecniche compensation Organizzaz. e processi Coefficienti correlazion 0,38 -0,47 -0,46 0,39 0,48 0,52 Correlazione con variabili predittive Genere M (vs F) Lavora a Nord (vs Altro) Professore (vs Direttore) Grado preparazione in RU Età Abbandono al II+III round Coefficienti correlazion 0,03 0,34 -0,29 0,16 -0,13 -0,05 Tabella 10. Coefficienti di correlazione tra la prima variabile canonica inerente alle competenze tecnico-specifiche dell’addetto alla gestione delle RU e le caratteristiche degli esperti Delphi Variabili Y Conoscenze amministr. Gestione relaz. industr. Gest. rapporti dipenden Tecniche contrattazione Carico lavoro, organizz Coefficienti correlazion -0,28 0,54 0,28 0,35 -0,71 Correlazione con variabili predittive Genere M (vs F) Lavora a Nord (vs Altro) Professore (vs Direttore) Grado preparazione in RU Età Abbandono a II+III round Coefficienti correlazion 0,26 0,06 -0,31 0,02 0,23 0,34 La distinzione tra le due categorie di esperti riguarda, in modo particolare – come si è già evidenziato commentando l’analisi delle distribuzioni di frequenze – la professionalità degli addetti allo sviluppo delle RU attesa per la valutazione della personalità e per la determinazione dei fabbisogni formativi. Calcano la mano su questi aspetti della professionalità i direttori del personale. All’opposto, preferiscono che l’addetto possieda competenze generali di sviluppo e tratti di personalità più distintivi (rispetto ad altre figure professionalmente vicine) gli esperti che operano in aziende del Settentrione (rispetto al resto del Paese) e quelli che hanno dimostrato una maggiore esperienza di rapporti con gli uffici del personale e una maggiore conoscenza delle distinzioni professionali all’interno degli uffici del personale. Definire figure professionali tramite testimoni privilegiati 27 Per quanto riguarda le competenze tecnico-specifiche dell’addetto alla gestione delle RU, si rileva una relazione non significativa, ma ugualmente chiara negli indirizzi strategici, tra la necessità manifestata dai direttori di avere a disposizione una figura professionale capace di analizzare i carichi di lavoro, valutare la posizione relativa di tutto il personale nell’ambito dell’organizzazione e dei processi produttivi e gestire dal punto di vista amministrativo le pratiche della gestione del personale e la propensione dei professori a formare una persona in grado di gestire e incidere sulle relazioni industriali. L’immagine resa esplicita dai professori è certamente più qualificata di quella dei direttori. La concezione che gli addetti alla gestione delle RU possano ricoprire una posizione elevata è diffusa anche tra gli esperti che abbandonano la rilevazione prima della fine, più che tra quelli che completano il percorso Delphi. 4.2 Le competenze trasversali Le competenze tecnico-professionali che distinguono un tecnico non bastano a qualificarlo come un professionista in grado di svolgere con efficacia ruoli in un contesto produttivo. Un professionista s’impone anche, e soprattutto, per il possesso di competenze trasversali e di doti di personalità particolarmente utili per l’attività che svolge. Le competenze trasversali e le doti di personalità orientate al lavoro, introdotte nel Par. 1, accomunano una vasta classe di attività professionali. Le competenze trasversali e i tratti di personalità orientati al lavoro sono il risultato di una complessa elaborazione personale degli input formativi ed esperenziali che mette una persona – qualunque sia la propria formazione – in grado di rispondere a una pluralità di esigenze professionali. Per quanto riguarda l’addetto allo sviluppo delle RU, il profilo immaginato dai direttori del personale è affatto diverso da quello dei professori (Tabelle 11 e 12). I primi evidenziano la necessità che possieda capacità relazionali (94,1% dei direttori indica questa capacità come necessaria versus il 47,5% dei professori), capacità di lavorare produttivamente in gruppo (47,1%) e dimostri di avere voglia di fare (proattività: 52,9%). I professori sottolineano, invece, che la figura professionale deve essere qualificata quanto a capacità di risolvere problemi di lavoro (80,3% vs 35,3% dei direttori) e di innovare professionalmente sul luogo di lavoro (63,9%). Gli uni e gli altri considerano importante, ma non decisivo, il dimostrare autorevolezza e capacità di leadership (35,3% per i direttori e 39,3% per i professori) e la flessibilità nell’affrontare i problemi (29,4% per i direttori e 37,7% per i professori). Ambedue le categorie di esperti assegnano una modesta importanza alla 28 Profili professionali di addetti alle risorse umane sulla base di due panel giustapposti di esperti Delphi-Shang capacità di saper presentare le proprie idee in pubblico, avendo in mente per questa figura professionale un ruolo più operativo che propositivo. Tabella 11. Percentuale di direttori del personale e di professori che considerano importanti competenze trasversali e altre doti di personalità per addetti allo sviluppo delle risorse umane, per tipo di competenze Direttori del personale Competenze trasversali Capacità di relazione Leadership, autorevolezza Capacità lavoro in gruppo Capacità problem solving Flessibilità Innovatività Proattività (volontà fare) Presentare idee pubblico Frequenza campionar. (n) % 94,1 35,3 47,1 35,3 29,4 23,5 52,9 5,9 sqm 0,236 0,478 0,499 0,478 0,456 0,424 0,499 0,236 Professori universitari % 47,5 39,3 37,7 80,3 37,7 63,9 = 0,0 (17) Sqm 0,499 0,488 0,485 0,400 0,485 0,480 = 0,0 (62) Tabella 12. Percentuale di direttori del personale e di professori che considerano importanti le competenze trasversali e altre doti di personalità per addetti alla gestione delle risorse umane, per tipo di competenze Competenze trasversali Capacità di relazione Leadership, autorevolezza Capacità lavoro in gruppo Capacità problem solving Flessibilità Innovatività Proattività (volontà fare) Presentare idee pubblico Frequenza campionar. (n) Direttori del personale % 31,8 31,8 40,9 36,4 40,9 40,9 18,2 27,3 sqm 0,466 0,466 0,492 0,481 0,492 0,492 0,386 0,446 (22) Professori universitari % 78,7 59,0 50,8 39,3 57,4 19,7 = 0,0 Sqm 0,409 0,492 0,499 0,488 0,494 0,398 = 0,0 (62) Nel confrontare i profili tecnico-professionali, riemerge l’antinomia tra direttori e professori ipotizzata nel Par. 3.2. I professori immaginano che la figura professionale dell’addetto allo sviluppo debba essere capace di svolgere il proprio Definire figure professionali tramite testimoni privilegiati 29 ruolo sapendo applicare le competenze tecniche apprese sui banchi di scuola e modificando progressivamente l’ambiente in cui opera con l’apporto della propria professionalità. I direttori, invece, tracciano una figura professionale inserita attivamente nella macchina produttiva, in grado di adattare i comportamenti individuali alle esigenze produttive complessive e, pertanto, capace di estrinsecare le proprie capacità professionali nei gruppi di lavoro e nei rapporti quotidiani con le altre entità, soprattutto con quelle interne all’azienda. Deve, in modo particolare, saper creare e mantenere, nei rapporti sociali, un clima favorevole allo sviluppo di rapporti umani caldi e corretti con i colleghi e con il personale. Le due categorie di esperti hanno punti di vista in parte diversi anche in merito all’addetto alla gestione delle RU. L’addetto è concepito dai direttori del personale come un esperto gestore, capace di muoversi con sicurezza ed efficacia all’interno dei settori e dei gruppi organizzati dell’azienda o dell’ente e di fare proposte volte a risolvere problemi, dimostrando, in questo, flessibilità ed inventiva. Invece, i professori concepiscono questa figura come uno sviluppatore di relazioni industriali (la capacità di relazione è considerata prioritaria dal 78,8% dei professori e dal 31,8% dei direttori), che per questo deve dimostrare doti di leadership e flessibilità. D’altro canto, è considerata una dote basilare da professori e direttori (57,4% secondo i professori e 40,9% secondo i direttori) la capacità di adattare la propria conoscenza e i propri atteggiamenti e comportamenti alla realtà in cui si opera: i primi considerano che a questa si debba accompagnare capacità di imporsi (59% dei professori considerano prioritario il possesso di doti di leadership e autorevolezza, vs il 31,8% dei direttori) e i secondi, invece, la capacità di innovare nello svolgimento del proprio lavoro (40,9% dei direttori considerano questa dote rilevante vs il 19,7% dei professori). Anche per le competenze trasversali emerge dunque una sostanziale differenza tra i punti di vista dei professori e quello dei direttori: i primi dimostrano di avere in mente una figura di esperto in gestione del personale, con funzioni analoghe a quelle del direttore delle risorse umane negli uffici RU di minori dimensioni, ossia un gestore del personale con compiti politici e tecnici a tutto campo, si può dire un assistente alla direzione in grado di sostituire alla bisogna il direttore del personale. I direttori, invece, distanziano piuttosto nettamente le capacità richieste all’addetto alla gestione delle RU dal possibile ruolo trasversale di un assistente alla direzione e attribuiscono all’addetto alla gestione funzioni più tecnico-realizzative e di compartecipazione alle funzioni con gli altri componenti l’ufficio. Se e quanto la visione dei direttori dipenda da una volontà di chiarire la gerarchia dell’ufficio si lascia all’immaginazione del ricercatore. 30 Profili professionali di addetti alle risorse umane sulla base di due panel giustapposti di esperti Delphi-Shang L’analisi della correlazione canonica tra le competenze tecnico-specifiche indicate dalle due categorie di esperti, da una parte, e le caratteristiche degli stessi esperti dall’altra, è presentata nella Tab. 13 per quanto riguarda l’addetto allo sviluppo19 e nella Tab. 14 per quanto riguarda l’addetto alla gestione20 delle RU. Tabella 13. Coefficienti di correlazione tra la prima variabile canonica inerente alle competenze trasversali dell’addetto allo sviluppo delle RU e le caratteristiche degli esperti Delphi Variabili Y Capacità di relazione Leadership, autorevole Lavoro in gruppo Problem solving Flessibilità Innovatività Coefficienti correlaz. -0,55 0,06 -0,14 0,60 0,07 0,64 Correlazione con variabili predittive Genere M (vs F) Lavora a Nord (vs Altro) Professore (vs Direttore) Grado preparazione in RU Età Abbandono al II+III round Coefficienti correlaz. -0,28 0,04 0,61 -0,07 0,15 0,07 Tabella 14. Coefficienti di correlazione tra la prima variabile canonica inerente alle competenze trasversali dell’addetto alla gestione delle RU e le caratteristiche degli esperti Delphi Variabili Y Capacità di relazione Leadership, autorevole Lavoro in gruppo Problem solving Flessibilità Innovatività Coefficienti correlaz. 0,85 0,49 0,25 0,01 0,42 -0,36 Correlazione con variabili predittive Genere M (vs F) Lavora a Nord (vs Altro) Professore (vs Direttore) Grado preparazione in RU Età Abbandono al II+III round Coefficienti correlaz. -0,22 -0,13 0,50 0,01 0,09 -0,08 Le differenze tra la posizione dei docenti universitari e quella dei direttori in merito alle competenze trasversali delle due figure professionali sono evidenti in misura maggiore di quanto non siano quelle specifiche. Innanzitutto, è significativa per ambedue le figure professionali la relazione tra le caratteristiche degli esperti 19 I primi quattro autovalori dell’analisi sulle competenze trasversali dell’addetto allo sviluppo sono: 0,749, 0,142, 0,110 e 0,055. Il primo autovalore ha significatività p=0,007 e il secondo 0,698. 20 I primi quattro autovalori dell’analisi sulle competenze trasversali dell’addetto alla gestione sono: 0,382, 0,195, 0,109 e 0,061. Il primo autovalore ha significatività 0,047 e il secondo p=0,361. Definire figure professionali tramite testimoni privilegiati 31 interpellati e la prima componente canonica derivante dall’unione delle competenze trasversali richieste a chi opera nelle posizioni analizzate. Le differenze sono, infatti, imputabili esclusivamente al divario tra i punti di vista dei due gruppi di esperti. L’analisi conferma che l’addetto allo sviluppo dovrebbe avere, in modo spiccato secondo i professori che contribuiscono a formarlo culturalmente e professionalmente, capacità di innovare al fine di anticipare e risolvere i problemi che si pongono nel lavoro. Viceversa, emerge in modo inequivocabile dall’analisi delle distribuzioni di frequenza che i direttori sono propensi ad accogliere con più favore una figura capace di stabilire buone relazioni con l’intero ambiente aziendale, lavorando prevalentemente in gruppo. Per l’addetto alla gestione, viceversa, sono i professori che ne valorizzano la capacità di relazione proprio perché lo vedono protagonista, anche in funzione apicale, nella gestione delle relazioni tra i gruppi organizzati dell’impresa. Lo immaginano come un attore dell’organizzazione, flessibile e autorevole, talvolta in primo piano. I direttori prediligono l’aspetto dell’innovatività nel lavoro, vale a dire la solidità della preparazione di base che permette di impiegarlo dove ci sono problemi da risolvere e, in ogni caso, in ogni momento tecnico e amministrativo della gestione quotidiana delle relazioni con il restante personale dell’azienda o dell’ente. Nessuna relazione si nota tra chi abbandona prima della fine e chi prosegue nella collaborazione, né tra l’età, l’expertise o la regione di chi ha espresso le opinioni che si commentano. Si nota, invece, una strana relazione, tra il genere degli esperti che hanno avanzato opinioni e le caratteristiche professionali degli addetti su cui si sono espressi. Gli esperti di genere femminile hanno dato indicazioni simili a quelle dei direttori, i maschi simili a quelle dei professori. Può darsi che la visione femminile della professionalità di queste figure sia più riduttiva rispetto a quella maschile, nel senso che le donne collocano questi addetti in posizioni più impiegatizie, sedute, non necessariamente defilate, rispetto a quelle immaginate dai maschi, oppure può darsi che la visione delle donne sia più realistica, come può esserlo quella dei direttori che sono quotidianamente a contatto con le persone che esercitano nel concreto operativo le competenze possedute. 4.3 La desiderabilità sociale Agli esperti è stato chiesto di riportare la propria percezione su aspetti della desiderabilità sociale di ciascuna figura professionale su scale da 1 a 10. Dal confronto tra le medie delle risposte fornite dai due panel di esperti, emerge che i direttori del personale percepiscono come appetibili gli aspetti economici, professionali e sociali degli addetti allo sviluppo (Tab. 15) e degli addetti alla gestione delle RU (Tab. 16) sistematicamente più dei professori. 32 Profili professionali di addetti alle risorse umane sulla base di due panel giustapposti di esperti Delphi-Shang Tabella 15. Valori medi della desiderabilità sociale degli addetti allo sviluppo delle risorse umane secondo i direttori del personale (n=15) e professori universitari (n=45), per aspetto (scala 1-10; sqm = scarto quadratico medio) Aspetti - economico (reddito) - sviluppo carriera (verticale) - utilizzo competenze in aziende - possibile cambio posto lavoro - valorizzazione ruolo sociale - desiderabilità per neolaureato - desiderabilità datori lavoro Direttori personale Media sqm 5,6 1,6 6,3 1,8 6,1 1,5 6,5 1,6 5,9 2,1 6,9 1,9 6,7 1,1 Professori universitari Media sqm 5,3 1,7 5,6 1,8 5,3 1,7 5,4 1,9 5,5 2,0 6,0 2,0 5,4 1,8 Tabella 16. Valori medi della desiderabilità sociale degli addetti alla gestione delle risorse umane secondo i direttori del personale (n=11) e professori universitari (n=45), per aspetto (scala 1-10; sqm = scarto quadratico medio) Aspetti della desiderabilità sociale a) economico (reddito) b) sviluppo di carriera (verticale) c) utilizzo delle competenze nelle aziende d) possibilità di cambiare posto lavoro e) Valorizzazione ruolo sociale f) Desiderabilità sociale per neo-laureato g) Desiderabilità secondo datori lavoro Direttori personale Media sqm 5,4 1,1 7,0 1,8 6,3 1,7 7,4 1,4 6,5 1,9 6,4 1,6 6,1 1,6 Professori universitari Media sqm 5,1 1,9 5,4 1,9 5,6 1,8 5,8 1,9 5,2 1,8 5,8 1,9 5,6 1,9 È possibile che la maggiore vicinanza dei direttori del personale ai datori di lavoro e all’organizzazione produttiva nel suo complesso permetta loro di percepire più vividi riflessi in merito alla desiderabilità della professione rispetto ai professori. È possibile che il tipo di professionalità esercitato da questi addetti sia valutato dai direttori in modo particolarmente benevolo, anche perché operano nella loro stessa area di professionalità, quantunque a livelli funzionali diversi. Questa seconda ipotesi può spiegare anche perché i professori universitari, i quali dissimulano a fatica di avere una concezione elevata di se stessi, esprimano giudizi più contenuti sulla desiderabilità sociale degli addetti in questione. Definire figure professionali tramite testimoni privilegiati 33 Le valutazioni espresse dai direttori sulla desiderabilità sociale dell’addetto alla gestione delle RU sono superiori a quelle per l’addetto allo sviluppo per ciò che concerne la possibilità di cambiare posto di lavoro e ottenere avanzamenti di carriera. Tabella 17. Analisi della funzione discriminante tra il gruppo dei professori e quello dei direttori (gradi di libertà: 112; ogni variabile predittiva è dicotomizzata) Codice Descrizione variabile Pesi strutturali Sesso Eta comptra1 comptra2 comptra4 Inglese Tedesco francese spagnolo Inform conoscLin occ3anni dim_min dim_tip desecon Descarr desutil desmob desruol descompl Funzione con 20 gdl M; F Età dell’esperto (in classi) Competenze interpersonali Problem solving Doti di leadership e autorevolezza Conoscenza inglese Conoscenza tedesco Conoscenza francese Conoscenza spagnolo Conoscenze informatiche Conoscenza lingua scritta/parlata Speranza occupazionale a tre anni Dimensione aziendale minima Dimensione tipica aziendale Desiderabilità rispetto al reddito Desiderabilità: sviluppo di carriera Utilizzo competenze in aziende Cambio lavoro senza conseguenze Valorizzazione ruolo sociale Desiderabilità per un neo-laureato -0,038 -0,078 -0,005 -0,071 -0,025 -0,682 0,528 -0,060 -0,051 -0,145 0,024 0,084 0,030 0,054 0,021 0,060 0,043 0,080 0,044 0,038 Coefficienti standardizzati21 -0,091 0,066** -0,063 0,055* -0,012 -0,825*** 0,776*** 0,144* -0,105 -0,036*** 0,228 0,202** 0,267 -0,091 -0,140 0,059* 0,342 0,049** -0,209 -0,139 lambda di Wilks = 0,078*** *: Significativo al 5%; **: significativo al 1%; *** significativo al 1%o Per approfondire l’analisi della diversità tra i punti di vista dei docenti e dei direttori si è fatto ricorso all’analisi del discriminante. La variabile criterio è l’appartenenza al panel di docenti (Y=1) o di direttori (Y=2). L’analisi mira, pertanto, 21 Quelli standardizzati (ultima colonna della Tab. 17) sono coefficienti che permettono di determinare i punteggi individuali, tramite una combinazione lineare dei valori osservati, previa una standardizzazione statistica dei dati. Nel nostro caso i punteggi sarebbero valori fittizi. 34 Profili professionali di addetti alle risorse umane sulla base di due panel giustapposti di esperti Delphi-Shang a determinare le variabili che maggiormente discriminano questi due gruppi di esperti. Per rendere l’applicazione sensata, si considerano solo le variabili rilevate sia presso i docenti che presso i direttori (Tab. 17). Per valutare la separatezza tra i due gruppi, si applica il test Lambda di Wilks, il cui valore (ultima riga di Tab. 17) indica che i due gruppi sono ben separati quanto a caratteristiche degli esperti e a risposte fornite dagli stessi. Le variabili che maggiormente spiegano le differenze tra i due gruppi22 sono: o la conoscenza delle lingue straniere, e segnatamente l’inglese e in subordine lo spagnolo secondo i professori e il tedesco e il francese secondo i direttori; o la conoscenza dell’informatica, ritenuta decisiva per le due professioni in esame prevalentemente dai professori; o la speranza occupazionale a medio termine, ritenuta significativamente più positiva dai direttori che dai professori, o il saper prendere decisioni in situazioni complesse (problem solving), abilità ritenuta qualificante, a parità di tutto il resto, soprattutto dai direttori. È opportuno evidenziare che il coefficiente “netto” dei contenuti informativi delle altre variabili ha segno opposto a quello globale, il che significa che la preferenza per il problem solving, che sembra distinguere i professori nell’analisi univariata, è solo il riflesso degli altri, più rilevanti, indici di capacità professionale derivanti dalla formazione scolastica. Se si depurano le indicazioni degli esperti dai riflessi delle altre variabili connesse alla formazione scolastica, il problem solving perde di importanza per i professori, ma l’acquisisce per i direttori; o la percezione di un agevole sviluppo verticale della carriera e la possibilità di cambiare posto di lavoro (mobilità orizzontale) senza conseguenze negative, opportunità che i direttori ritengono aspetti particolarmente interessanti delle due professioni; o l’età, anche al netto di tutte le variabili dette. Tuttavia, si tratta di una indicazione poco rilevante perché identifica prevalentemente il gruppo dei professori, i quali hanno un’età significativamente più elevata dei direttori. Nell’analisi in esame, la variabile età, essendo già al netto di altri predittori che distinguono i due gruppi di esperti, assume il significato di un residuo non spiegato di una certa importanza. 22 Valori negativi dei pesi strutturali indicano una relazione con i professori, valori positivi, invece, una relazione con i direttori. Quanto più alto è il valore del peso, tanto più significativa è la relazione. La classificazione ottenibile con la funzione discriminante è quasi perfetta: la funzione classifica nella categoria errata solo 1 dei 115 casi. Se si applica un metodo standard di verifica incrociata, i casi erroneamente classificati dalla funzione sono complessivamente 4. Definire figure professionali tramite testimoni privilegiati 35 Ripetendo l’analisi della funzione discriminante tra docenti e direttori in base alla desiderabilità sociale, prima congiuntamente e poi separatamente per ciascuna delle due figure professionali, si ottengono i risultati riportati in sintesi nella Tab. 18. Tabella 18. Pesi della funzione che discrimina tra il gruppo dei professori e quello dei direttori relativamente alla desiderabilità sociale dell’addetto allo sviluppo e dell’addetto alla gestione delle risorse umane Ambedue le figure Addetto allo Addetto alla professionali sviluppo delle RU gestione delle RU - reddito 0,206 0,229 0,087 - sviluppo di carriera 0,552* 0,424 0,533* - utilizzo competenze 0,423 0,590 0,234 - cambio lavoro 0,728** 0,700* 0,585* - valorizzaz. ruolo sociale 0,435 0,233 0,486* - generale per neo-laureato 0,409 0,509 0,208 0,876* 0,876 0,780* Lambda di Wilks Desiderabilità rispetto a: *: Significativo al 5%; **: significativo al 1%; *** significativo al 1%o L’analisi della funzione discriminante tra docenti e direttori con riferimento alla desiderabilità indica che: o se non si distinguono le due figure professionali dell’addetto allo sviluppo e dell’addetto alla gestione delle RU, la separazione tra i due gruppi di esperti è netta23, anche se abbiamo già visto che i direttori hanno una generale tendenza a valutare come appetibile la professionalità degli addetti alle risorse umane più dei professori. Secondo i direttori, gli aspetti più desiderabili sono la possibilità di cambiare posto di lavoro senza conseguenze negative e la speranza di carriera. Si tratta di aspetti considerati desiderabili soprattutto da chi ha una mentalità aperta alle novità e al merito. o L’analisi svolta sulle risposte ottenute dagli esperti con riferimento ai soli addetti allo sviluppo delle RU, non è statisticamente significativa24. La sola variabile discriminante tra direttori e docenti è la possibilità di spostarsi agevolmente da un posto di lavoro all’altro, anche in questo caso con punteggi medi più alti per i direttori. 23 La correlazione canonica è 0,352 e il valore del Lambda di Wilks è alto (0,876) e ciò indica una appena accennata separatezza. La significatività è 0,024. La convalida incrociata con il metodo jackknife classifica correttamente il 63% dei docenti e il 60% dei direttori. 24 La significatività è 0,296. Applicando il criterio jack-knife per la convalida incrociata, la funzione classifica esattamente solo il 58% dei professori e il 47% dei direttori. 36 Profili professionali di addetti alle risorse umane sulla base di due panel giustapposti di esperti Delphi-Shang o L’analisi riguardante gli aspetti della desiderabilità dell’addetto alla gestione delle RU, ha prodotto un valore di correlazione canonica importante (0,524, con significatività 0,012). Le variabili che discriminano maggiormente il gruppo dei docenti da quello dei direttori sono la mobilità orizzontale, che si conferma come la variabile complessivamente più discriminante tra le immagini delle due professioni manifestate dai direttori e dai professori. Inoltre, è nuovamente discriminante la possibilità di sviluppo di carriera e, per la prima volta, la possibilità di ricoprire un ruolo di rilievo nella società, anche fuori del lavoro. È probabile che i direttori proiettino sulla figura del gestore del personale quella speranza di successo che ha portato loro, verosimilmente transitati attraverso quella posizione, ad avere un ruolo direttivo, per il quale hanno riscontro dentro e fuori del posto di lavoro. 5 Il futuro occupazionale delle professioni a confronto Ai due panel di esperti è stato chiesto di stimare la variazione dell’occupazione nel medio periodo per le due figure professionali in esame. La stima riguarda la domanda prevedibile di quelle figure da parte del mercato italiano del lavoro. La comparazione tra il giudizio dei direttori del personale –i quali sono quotidianamente a contatto con a realtà aziendale– e i docenti universitari –i quali hanno il compito di fornire loro conoscenze adeguate– consente non solo di avere previsioni confrontabili dell’occupazione, ma anche di comprendere se e quanta differenza sussista tra una visione interna e una solo episodicamente interna, o affatto esterna, alla realtà produttiva. Agli esperti è stata chiesta una previsione a tre anni e una a sei anni avanti. In ciascuna iterazione Delphi, il quesito sulla occupabilità è stato posto in modi differenti, inserendo nel criterio di rilevazione alcuni esperimenti verbali i cui risultati sono analizzati da Fabbris e Vanin (2008). 5.1 Occupabilità nel medio termine Per entrambe le figure professionali in esame, e per entrambi i gruppi di esperti interpellati, il processo Delphi ha portato a una discreta convergenza di stima. Dai valori di stima dei due gruppi (Tabelle 19 e 20), si evince, infatti, che: Definire figure professionali tramite testimoni privilegiati 37 Tabella 19. Statistiche relative alla previsione di occupazione a 3 anni degli addetti allo sviluppo delle risorse umane secondo i direttori del personale e professori universitari (ni: numerosità campionaria al round i-esimo) I round II round Direttori del personale (n1= 17, n2=15, n3=13) Docenti universitari (n1= 60, n2=44, n3=38) Media -6,3 11,2 Mediana -7,0 0,7 Sc.quad.medio 10,7 16,6 Media 5,1 7,4 Mediana 0,0 8,5 11,6 5,9 Media 2,1 5,9 Mediana 1,0 5,0 Sc.quad.medio 3,0 5,3 Sc.quad.medio III round Tabella 20. Statistiche relative alla previsione di occupazione a 3 anni degli addetti alla gestione delle RU secondo i direttori del personale e professori universitari (ni: numerosità campionaria al round i-esimo) I round Direttori del personale (n1= 22, n2=14, n3=7) Docenti universitari (n1= 60, n2=40, n3=38) Media 3,0 6,1 Mediana 0,0 0,0 23,0 12,9 Media 0,6 4,7 Mediana 0,0 5,8 Sc.quad.medio 2,2 3,9 Media 3,3 4,9 Mediana 3,0 5,0 Sc.quad.medio 1,7 4,8 Sc.quad.medio II round III round Profili professionali di addetti alle risorse umane sulla base di due panel giustapposti di esperti Delphi-Shang 38 x x x le medie delle previsioni dei direttori e quelle dei professori sono considerevolmente diverse al primo round, ma quasi coincidono al terzo. Addirittura, per gli addetti allo sviluppo delle RU, i direttori del personale giudicano più probabile al primo round una perdita di occupazione entro tre anni, mentre alla fine del percorso la stima, +2,1%, è positiva come – anche se meno ottimistica di – quella espressa dai docenti universitari alla fine dello stesso traguardo temporale (+5,9%). Vale la pena sottolineare che la direzione della convergenza dei docenti universitari è opposta a quella seguita dai direttori, essendo i primi partiti da una media di +11,2% al primo round e i secondi da un’ipotesi di flessione (-6,3%), quantunque i processi di convergenza dei direttori e dei docenti siano stati condotti in modo del tutto indipendente. Anche se con valori diversi, il processo di convergenza inerente alle previsioni occupazionali per gli addetti alla gestione delle RU è analogo a quello manifestato per gli addetti allo sviluppo. Si constata, cioè, un iniziale scetticismo dei direttori sulle possibilità occupazionali degli addetti alla gestione, anche se l’indicazione che prevale è sempre nella direzione dell'incremento rispetto alla situazione attuale. A fronte di questo percorso, si rileva un iniziale entusiasmo dei professori che si attenua con il procedere delle rilevazioni. Alla fine del processo, le due previsioni, quella dei direttori e quella dei professori, sono quasi uguali tra loro (+3,3% dei primi vs +4,9% dei secondi) e, giova evidenziarlo, simili a quelle degli addetti allo sviluppo delle RU. Le speranze occupazionali esplicitate dagli esperti universitari sono state positive lungo tutto il processo di rilevazione per ambedue le figure professionali e per ogni raggio temporale della previsione. Alla fine del percorso, le stime dei professori sono più elevate di quelle dei direttori. Questo risultato è in controtendenza rispetto alla letteratura corrente (si veda, tra gli altri, Tichy, 2004) la quale ipotizza che gli esperti del mondo dell’economia avanzano spesso previsioni distorte nel senso del sovraottimismo rispetto agli accademici e agli operatori delle pubbliche amministrazioni per quanto riguarda la possibilità di realizzare profitti economici, innovare e assumere posizioni di leadership. Nel nostro caso, si può ipotizzare che ambedue le categorie di esperti consultati siano parimenti “esperte” nel campo in analisi e che siano, invece, portatrici di interessi diversi. Infatti, i professori, nel delineare una figura formativa, sono portati a considerare la competenza degli allievi, che essi, per la posizione che rivestono nella formazione, ritengono adeguata per il mondo del lavoro e manifestano pertanto previsioni rosee. I direttori, poiché rappresentano il mondo del lavoro, sono spesso portati ad avere una posizione critica nei Definire figure professionali tramite testimoni privilegiati 39 confronti della preparazione e del mercato potenziale delle professioni. Inoltre, tra i manager, si constata spesso un pessimismo – smentito dai fatti (cfr. Fabbris, 2005) – rispetto alle potenzialità occupazionali dei laureati. L’idea di giustapporre le previsioni e le analisi dei professori universitari e dei direttori del personale si è, pertanto, rivelata quanto mai appropriata per incrementare l’accuratezza delle nostre stime25. x Le differenze riscontate da media e mediana consentono di cogliere alcuni comportamenti devianti: in particolare si osserva al secondo round una differenza significativa, legata a stime occupazionali alquanto anomale di tre entità del campione. In termini generali, risulta che i direttori partono da una visione delle due figure professionali più pessimistica di quella dei professori. Se ai direttori fosse stata chiesta una previsione in una sola occasione, avrebbero manifestato valori che, per l'entità dei fenomeni, sarebbero stati opposti a quelli dei professori. Infatti, la differenza tra le previsioni sarebbe stata di ben 18 punti percentuali per una figura professionale e di 3 per l'altra. Alla fine del processo, lo scarto tra i direttori e i professori è, invece, assai inferiore rispetto al punto di partenza. Tutto ciò è avvenuto senza alcun contatto tra i due insiemi. Addirittura, i direttori erano stati aprioristicamente divisi in due gruppi indipendenti, quindi non avevano – come invece è avvenuto per i professori – la possibilità di ancorare idealmente le previsioni occupazionali per le due figure professionali. È difficile immaginare quale meccanismo mentale possa aver indotto i due gruppi di esperti a dare giudizi così disparati all'inizio e così simili alla fine del processo di convergenza. All’interno di ogni gruppo sperimentale, si è manifestato, con lievi oscillazioni, il fenomeno della riduzione delle distanze tra esperti, tipico dei processi di convergenza come il Delphi. Gli scarti quadratici medi delle percentuali dei direttori erano 10,7 e 23, rispettivamente per l'addetto allo sviluppo e per quello alla gestione delle RU e alla fine si sono ridotti a 3,0 e 1,7. Quelli dei professori erano 16,6 e 12,9 e si sono ridotti a 5,3 e 4,8. La convergenza è abbastanza lineare di rilevazione in rilevazione, fatta eccezione per il campione dei professori in merito alla figura di addetto alla gestione delle RU: osservando gli scarti quadratici medi, si nota che questi, abbastanza elevati alla prima iterazione, calano bruscamente alla seconda, per poi stabilizzarsi, diminuendo ulteriormente, alla terza. Il comportamento dei rispondenti attraversa, 25 Lo stesso Tichy (2004) suggerisce di creare panel Delphi composti di una giusta mistura di esperti in discipline diverse, con tipi differenti di conoscenza e affiliazione, invece che solo su massimi specialisti nel campo oggetto di ricerca. Noi abbiamo seguito l’indicazione generale di Fabbris (1991), il quale suggerisce, quando si ha a che fare con testimoni privilegiati, di selezionare gli esperti da almeno due strati con interessi e culture antagoniste, in modo da differenziare quanto più è possibile i punti di vista rispetto all’oggetto della rilevazione. 40 Profili professionali di addetti alle risorse umane sulla base di due panel giustapposti di esperti Delphi-Shang quindi, una prima fase di adattamento al gruppo e una seconda in cui l’intervistato si appiattisce sul parere medio generale, diminuendo progressivamente la variabilità delle stime. Alcuni studiosi (Martino, 1983) ipotizzano che la tendenza a convergere verso il valor medio della distribuzione delle frequenze dipenda da un’ineludibile propensione al conformismo. Altri (Jolson e Rossow, 1971) ipotizzano che la semplificazione della distribuzione dipenda dalla rinuncia a proseguire nella rilevazione da parte di chi si trova nelle posizioni estreme della distribuzione. Altri ancora (Rowe e Wright, 1999) accettano la spiegazione – implicita nell’idea fondante del metodo Delphi – che il processo di convergenza determini consenso, ossia “ragionata accettazione di una posizione”. Per comprendere come sia potuto accadere un risultato siffatto, per ciascun gruppo di esperti e ciascuna figura professionale, si valuta se la convergenza è avvenuta grazie a: a) la progressiva modifica della posizione dei panelist che stavano nelle prossimità del centro o nelle periferie estreme della distribuzione; b) l’abbandono della rilevazione da parte degli esperti che hanno trovato nella procedura o nel confronto indiretto con gli altri esperti, motivi di difficoltà, irritazione, gelosia o altro motivo per non proseguire; c) l’aver posto ai professori universitari domande inerenti ad ambedue le figure professionali nello stesso questionario. L’analisi della mobilità delle previsioni nella successione delle rilevazioni (Tabelle 21 e 22) conferma l’efficacia del feedback nel processo di convergenza del campione verso un valore condiviso di previsione occupazionale a tre anni. Le principali indicazioni metodologiche che si possono trarre sono le seguenti. x Dalla prima iterazione alla seconda, la larga maggioranza degli esperti cambia la propria opinione sull’entità della possibile occupazione delle figure professionali. La totalità dei direttori del personale modifica la propria previsione alla terza (e preannunciata come ultima) iterazione per la figura di addetto alla gestione. Se, quindi, alla prima richiesta di confermare la previsione, qualche esperto rimane fermo nella sua posizione, tutti si mostrano alla fine disponibili a modificare la propria previsione se viene loro chiesto ripetutamente di confermarla o di modificarla alla luce di ciò che hanno detto gli altri membri del panel. x Il cambiamento di previsione è molto forte alla seconda iterazione, più contenuto alla terza. Dapprima il campione modifica sensibilmente la propria stima di occupazione futura sotto lo stimolo del feedback, in seguito (un po’ perché i meno disposti a cambiare ulteriormente opinione abbandonano, un po’ perché le opinioni sono prossime alla convergenza) la variazione rispetto alla stima precedente è più contenuta. Definire figure professionali tramite testimoni privilegiati 41 Tabella 21. Indicatori di variazione della previsione occupazionale a 3 anni dei direttori del personale, per numero di round cui hanno collaborato e tipo di addetto Addetto allo sviluppo Addetto alla gestione Primi 2 round Tutti i 3 round Primi 2 round Tutti i 3 round % che ha cambiato posizione nel round finale della serie 86,7 84,6 71,4 100,0 Media dei cambiamenti, in % sul valore prima espresso 122,8 99,9 83,5 169,4 % che si è avvicinato al valor medio finale 73,3 69,2 69,2 83,3 % che si è spostato verso il valore di feedback (*) 66,7 69,2 62,5 66,7 (n) (15) (13) (14) (6) (*) Calcolato rapportandolo al numero di esperti cui è stato presentato il feedback. Tabella 22. Indicatori di mobilità della previsione di occupazione a 3 anni da parte dei professori, per numero di volte in cui hanno collaborato e tipo di addetto Addetto allo sviluppo Addetto alla gestione Primi 2 round Tutti i 3 round Primi 2 round Tutti i 3 round % che ha cambiato posizione al round ultimo della serie 100,0 60,5 94,9 94,6 Media % dei cambiamenti sul valore prima espresso 328,3 165,2 286,4 34,0 % che si è avvicinato al valor medio finale 92,5 45,9* 87,2 47,2* % che si è spostato verso il valore di feedback (**) 82,5 47,4* 89,7 50,0* (n) (40) (38) (39) (37) (*) Si noti che, tra chi non si è avvicinato al valor medio finale, la maggior parte non ha cambiato posizione. (**) Calcolato in rapporto al numero di esperti cui è stato presentato il feedback. Profili professionali di addetti alle risorse umane sulla base di due panel giustapposti di esperti Delphi-Shang 42 x La modifica della stima segue, nella maggioranza dei casi, l’orientamento (verso l’alto o verso il basso) indicato dal feedback. Si osservano alcune differenze tra i due panel di esperti. I direttori del personale, inizialmente, sono meno propensi rispetto al campione di professori a modificare la propria opinione, effettuando cambiamenti di stima inizialmente meno consistenti. All’ultima iterazione, invece, sono i direttori che effettuano cambiamenti più marcati rispetto ai docenti. x Considerazioni simili si possono fare osservando la quota di esperti che si è avvicinata al valore medio finale pur partendo da posizioni eterogenee. Dal secondo round al successivo, la percentuale che si avvicina al valore di feedback diminuisce per i docenti universitari, mentre aumenta per i direttori per la figura di addetto alla gestione. Nella Fig. 3 si rappresentano graficamente le sequenze delle distribuzioni delle previsioni occupazionali a tre anni di docenti e direttori per le due figure professionali in esame. Si percepisce che: per entrambi i panel di esperti, la variabilità si riduce con il procedere delle rilevazioni e la distribuzione dei valori si muove lungo l’asse manifestando una la tendenza a seguire il valore di feedback; le distribuzioni tendono a concentrarsi e a produrre, quindi, una distribuzione con una moda centrale. Non sempre però la distribuzione è unimodale, e cioè mostra una inequivocabile tendenza alla concentrazione attorno ad un unico valore, ma è talvolta multimodale. La multi-modalità è più evidente per i professori universitari che mantengono fino alla fine una variabilità delle stime più elevata dei direttori. 5.2 Occupabilità nel lungo termine La distanza tra le previsioni occupazionali dei due panel è maggiore di quella osservata a tre anni. Il processo di convergenza Delphi ha effetto anche per le stime a lungo periodo: i due panel danno stime dello stesso ordine di grandezza, anche se con differenze più marcate rispetto alle stime più ravvicinate nel tempo. Si nota, infatti, che (Tabelle 23 e 24): x il feedback ha avuto l’effetto di tenere sotto controllo – iterazione dopo iterazione – la variabilità della stima che, pur diminuendo per ambedue i panel di esperti, rimane più elevata per quello di docenti universitari. Definire figure professionali tramite testimoni privilegiati 43 Figura 3. Previsioni a tre anni di direttori (a) e docenti (b) per l’addetto allo sviluppo e di direttori (c) e docenti universitari (d) per l’addetto alla gestione delle risorse umane26 (a) (b) 0,6 0,6 1° round 2° round 0,5 1° round 3° round 2° round 0,5 3° round 0,4 0,4 0,3 0,3 0,2 0,2 0,1 0,1 0 -20 -10 0 0 10 20 30 -20 -10 0 (c) 10 20 (d) 0,6 0,6 1° round 1° round 2° round 0,5 0,5 2° round 3° round 3° round 0,4 0,4 0,3 0,3 0,2 0,2 0,1 0,1 0 -20 26 -10 30 0 0 10 20 30 -20 -10 0 10 20 30 Per questioni di spazio e leggibilità, sono state troncati dalla distribuzione i valori minori di -20 e maggiori di 30. Profili professionali di addetti alle risorse umane sulla base di due panel giustapposti di esperti Delphi-Shang 44 Tabella 23. Statistiche della previsione di occupazione a 6 anni degli addetti allo sviluppo delle risorse umane secondo i direttori del personale e i professori universitari (ni: numerosità campionaria all’i-esimo round) Direttori del personale (n1= 17, n2=15, n3=13) Docenti universitari (n1= 60, n2=35, n3=38) Media -4,7 14,1 Mediana 0,0 7,5 17,5 23,2 Media 4,3 8,7 Mediana 0,0 9,0 13,2 8,9 Media 2,2 7,7 Mediana 2,0 6,0 Sc.quad.medio 2,5 8,2 Round I Sc.quad.medio II Sc.quad.medio III Tabella 24. Valori medi e scarto quadratico medio della previsione di occupabilità a 6 anni degli addetti alla gestione delle risorse umane secondo i direttori del personale e professori universitari (ni: numerosità campionaria all’i-esimo round) Direttori del personale (n1= 22, n2=14, n3=7) Docenti universitari (n1= 60, n2=40, n3=38) Media -4,1 6,9 Mediana 0,0 0,0 Sc.quad.medio 9,8 14,5 Media 0,9 5,4 Mediana 0,0 6,8 Sc.quad.medio 3,7 5,1 Media 2,3 6,1 Mediana 3,0 5,0 Sc.quad.medio 2,8 7,5 Round I II III Definire figure professionali tramite testimoni privilegiati 45 Figura 4. Previsioni a sei anni per l’addetto allo sviluppo di direttori (a) e docenti (b) e per l’addetto alla gestione delle risorse umane di direttori (c) e docenti universitari (d) 27 (a) (b) 0,6 0,6 1° round 1° round 0,5 2° round 0,5 3° round 2° round 3° round 0,4 0,4 0,3 0,3 0,2 0,2 0,1 0,1 0 0 -20 -10 0 10 20 30 -20 -10 0 (c) 10 20 (d) 0,6 0,6 1° round 1° round 2° round 0,5 2° round 0,5 3° round 3° round 0,4 0,4 0,3 0,3 0,2 0,2 0,1 0,1 0 -20 27 -10 30 0 0 10 20 30 -20 -10 0 10 20 30 Anche in questo caso, per risparmiare spazio e aumentare la leggibilità dei grafici, sono state troncati dalla distribuzione i valori minori di -20 e maggiori di 30. Profili professionali di addetti alle risorse umane sulla base di due panel giustapposti di esperti Delphi-Shang 46 x Anche nella stima occupazionale a lungo termine, il processo di convergenza segue traiettorie opposte per i due gruppi di panelist: i direttori del personale partono da previsioni occupazionali a sei anni negative, per convergere su stima positive o al più invariate, mentre i docenti universitari inizialmente propongono aumenti occupazionali molto elevati (e molto variabili da docente a docente) per poi contenere la previsione di incremento dell’occupazione entro valori più piccoli. x Così come per la stima a medio termine, si realizza un processo di convergenza simile per le due figure professionali, ma per la figura di addetto allo sviluppo delle RU lo scarto tra le previsioni dei due gruppi di esperti è di oltre 5 punti percentuali superiore al terzo round. x Anche per la stima a lungo termine, i docenti universitari sono in ciascun round del processo più ottimisti dei direttori del personale, con uno scarto all’ultima iterazione tra le due stime, e per entrambe le figure professionali studiate, superiore a quello osservato per la stima a medio termine. x Il maggiore pessimismo dei direttori del personale si osserva anche confrontando stime a medio e a lungo termine: se i direttori di aziende prevedono a sei anni una occupabilità all’incirca invariata, se non inferiore, rispetto a quella a tre anni, i docenti prevedono una possibilità di occupazione maggiore nel lungo che nel breve termine. x Rispetto alla previsione di stima a più breve termine, la variabilità di stima è tendenzialmente maggiore. È plausibile ipotizzare che quanto più l’intervallo temporale è lontano, tanto più è difficile prevedere e quindi tanto più si manifesta la variabilità campionaria dei punti di vista. Questo si osserva anche analizzando le Figure 3 e 4 dove sono riportate le previsioni a più lungo termine: alla terza iterazione, in particolar modo per i docenti universitari, si ha una variabilità più elevata che per la stima a medio termine. Quantunque gli esperti tendano a concentrare le proprie previsioni verso il valore di feedback, permangono al terzo round code di valori più anomali. L’analisi degli indicatori di mobilità delle opinioni espresse sulla occupabilità a lunga gittata delle due figure professionali (Tabelle 25 e 26) mostra il peso che ha avuto il feedback nel processo di convergenza tra i panelist. Si è già ipotizzato, a questo proposito, che la convergenza tra esperti si realizzi con il contributo di due principali fattori: 1. il feedback che, indicando il valore centrale della distribuzione delle opinioni del panel, può mettere in maggiore difficoltà chi si sente in una posizione estrema rispetto alla maggioranza e chi, sentendosi minoritario ma essendo convinto di essere nel giusto, ne è irritato; Definire figure professionali tramite testimoni privilegiati 47 Tabella 25. Indici di variazione della previsione di occupazione a 6 anni da parte dei direttori, per numero di round cui hanno collaborato e tipo di addetto Addetto allo sviluppo Addetto alla gestione Primi 2 round Tutti i round Primi 2 round Tutti i round % che ha cambiato posizione al round ultimo della serie 73,3 92,3 76,9 83,3 Media dei cambiamenti, in % sul valore prima espresso 415,3 114,1 113,5 149,4 % che si è avvicinato al valor medio finale 73,3 84,6 61,5 50,0 % che si è spostato verso il valore di feedback (*) 60,0 76,9 61,5 50,0 (n) (15) (13) (14) (6) (*) Percentuale calcolata rapportando la variazione al numero di esperti cui è stato presentato il feedback. Tabella 26. Indici di variazione della previsione di occupazione a 6 anni da parte dei professori, per numero di round cui hanno collaborato e tipo di addetto Addetto allo sviluppo Primi 2 Tutti i round round Addetto alla gestione Primi 2 Tutti i round round % che ha cambiato posizione al round ultimo della serie 76,9 70,3 97,4 64,9 Media dei cambiamenti, in % sul valore prima espresso 258,9 279,3 285,2 78,6 % che si è avvicinato al valor medio finale 74,4 48,6* 82,1 37,8* % che si è spostato verso il valore di feedback (**) 74,4 51,4* 87,2 27,0* (n) (39) (37) (39) (37) (*) I valori sono bassi perché la maggior parte di chi non si è avvicinato al valor medio finale non ha cambiato posizione; (**) Percentuale calcolata rapportando la variazione di previsione al numero di esperti cui è stato presentato il feedback. 48 Profili professionali di addetti alle risorse umane sulla base di due panel giustapposti di esperti Delphi-Shang 2. la possibilità che l’esperto, forzato a riflettere dal processo di interrogazionee-risposta a cui è sottoposto, rielabori concettualmente la materia oggetto di ricerca, e cambi il proprio punto di vista. Gli indicatori di mobilità delle opinioni rispetto alla previsione occupazionale a sei anni hanno andamenti non sempre simili per i due panel, e non sempre uguali a quelli evidenziati per la stima a tre anni. Le principali differenze notate sono da attribuire ad una maggiore difficoltà nel fare previsioni per un futuro più remoto, e quindi più incerto. Nel seguito, si commentano le differenze emerse dal confronto tra le previsioni a lungo raggio espresse dai due panel di esperti. x In particolar modo con riferimento alla figura dell’addetto allo sviluppo delle RU, i direttori del personale che sopravvivono fino alla fine del processo Delphi sono maggiormente disposti a convergere verso l’opinione media. Questo si deduce dall’osservazione sia della discreta percentuale di esperti che si sono progressivamente avvicinati al valor medio finale e sia della quota che ha espresso nuove stime avvicinandosi volontariamente al valore di feedback tra il secondo e il terzo round. x Per i direttori del personale, la proporzione dei cambiamenti di opinione al secondo round è più elevata di quanto osservato per la stima occupazionale a tre anni, mentre è simile per i direttori. Al terzo round, la media dei cambiamenti è in generale più elevata: è ipotizzabile che il panel sia più propenso a fare ulteriori sostanziali modifiche perché subisce l’incertezza della situazione. x Gli indicatori di cambiamento di opinione dei professori sono più bassi al terzo che al secondo round. Anch’essi cambiano comunque idea. x Si è già notato che i direttori del personale si fanno convincere della necessità di convergere su un valore condiviso solo dopo lo stimolo esercitato da due feedback. I docenti universitari, invece, sono più propensi a modificare la propria opinione dopo la prima iterazione, quando conoscono anche le idee dei colleghi, ma sono meno disposti a farlo una seconda volta, quando la terza richiesta di previsione manifesta la sua natura di gioco a carattere metodologico. Sembra, quindi, che l’utilizzazione di tre iterazioni sia stata particolarmente efficace per entrambi i panel di esperti. 5.3 Analisi della correlazione canonica tra la propensione all’abbandono della ricerca e le caratteristiche degli esperti In entrambe le applicazioni della procedura Delphi-Shang, si è osservata una certa propensione all’abbandono da parte dei panelist lungo le tre occasioni di rilevazione. In genere, la riduzione del numero di rispondenti in una rilevazione longitudinale è, Definire figure professionali tramite testimoni privilegiati 49 per una parte, causata da eventi esterni accidentali, quindi affatto casuale, e per una parte può essere invece causata da meccanismi selettivi indotti dai contenuti o dalle scelte in tema di metodologia della rilevazione. Questa seconda eventualità può indurre distorsione nelle stime. Nell’attivare un processo di rilevazione di previsioni occupazionali basate su processi di tipo Delphi, ci si chiede: è possibile che le iterazioni abbiano interagito in modo particolare con certe categorie di esperti, generando distorsione nelle stime? Per rispondere a questo quesito si applica il metodo di analisi delle correlazioni canoniche e della funzione discriminante. I due gruppi di esperti sono analizzati congiuntamente con le seguenti finalità analitiche: 1. ricerca della funzione discriminante tra gli esperti che non hanno risposto alla seconda richiesta di dati (Y=1) e quelli che hanno continuato nella collaborazione (Y=0); 2. ricerca della funzione che discrimina chi ha interrotto la collaborazione a un qualsiasi round (Y=1) e chi ha proseguito fino alla fine della rilevazione (Y=0). Nella prima analisi, si considerano potenziali predittori il genere dell’esperto, l’età (in classi), la regione di provenienza, il panel di appartenenza (direttore o professore), la preparazione in materia di risorse umane (Fabbris et al., 2008) e – tra le variabili legate alla stima occupazionale – la differenza (in termini assoluti) tra la previsione occupazionale a 3 e a 6 anni data dal rispondente nel round precedente e il valore medio di feedback presentato agli esperti alla seconda iterazione28. Queste ultime variabili si considerano per verificare se l’abbandono alla seconda iterazione è dovuto ad uno scostamento tra la stima espressa al primo round e quella che, poco dopo, l’esperto ha saputo che gli altri membri del gruppo hanno manifestato. Per la seconda analisi, si aggiungono due variabili (ordinali, rese quantitative discrete) che indicano se, alla seconda iterazione, il rispondente ha dichiarato di voler variare (in più, nessuna variazione, in meno) la propria previsione a 3 e a 6 anni dopo aver avuto lo stimolo di feedback. Con queste nuove variabili si vuole verificare se l’abbandono all’ultimo round è, almeno in parte, dovuto al fatto che il rispondente ha considerato nell’iterazione precedente il suo valore di stima troppo lontano da quello di feedback. Le analisi sono svolte separatamente per le figure professionali dell’addetto allo sviluppo e l’addetto alla gestione delle RU. Le analisi sono quindi quattro: due sull’abbandono dopo il primo round (per l’addetto allo sviluppo e l’addetto alla gestione) e due sull’abbandono dopo la seconda iterazione (per le stesse figure). 28 Per quanto riguarda il campione di direttori del personale, è stata considerata solo la parte del campione a cui è stato presentato il valore di feedback alla seconda e alla terza iterazione, data la necessità per l’analisi di costruire variabili a partire da tale valore. Profili professionali di addetti alle risorse umane sulla base di due panel giustapposti di esperti Delphi-Shang 50 L’esito delle analisi è presentato nelle Tabelle 27 e 28. Se ne ricava che29: Tabella 27. Coefficienti di correlazione tra la propensione all’abbandono al II round (stimata con l’analisi del discriminante) e alcuni predittori, per tipo di addetto Addetto a sviluppo Addetto a gestione Genere maschile (vs femminile) 0,11 -0,04 Lavora al Nord (vs Centro + Sud) -0,31 -0,38 Professore (vs direttore RU) -0,56 0,43 Grado di preparazione in tema di RU -0,12 -0,12 Età -0,22 -0,04 Differenza tra feedback al II round e stima a 3 anni espressa al I round 0,59 0,79 Differenza tra feedback al II round e stima a 6 anni espressa al I round 0,58 0,75 0,781 0,659 Significatività di funzione discriminante x x x 29 la sola funzione statisticamente significativa è quella inerente all’abbandono al III round per l’addetto alla gestione delle RU. Dalle stime effettuate si traggono comunque alcune generali indicazioni generali. Ad abbandonare dopo il primo round sono in prevalenza i docenti universitari, mentre dopo il secondo la caduta interessa soprattutto i direttori del personale. Per quanto riguarda l’addetto allo sviluppo, emerge che quanto più piccola è la differenza tra il valore di feedback e la stima fornita dall’esperto al round precedente, tanto più è probabile che gli esperti abbandonino la rilevazione. Ciò può riflettere una sorta di pigrizia da parte di chi abbandona, nel senso che – avendo constatato che il valore del gruppo è simile al proprio – l’esperto trova poco produttivo rinnovare lo sforzo di fornire l’informazione richiesta. Per chi ha la sensazione di una scarsa utilità del proprio ruolo, il processo Delphi rischia di sembrare addirittura astruso. La propensione all’abbandono della rilevazione e la preparazione degli esperti in materia di RU è percepibile alla seconda rilevazione: l’abbandono della ricerca al secondo round ha interessato alcuni esperti preparati Se questa tendenza fosse pronunciata, potrebbe mettere in discussione i risultati Si tenga presente che i valori positivi sono connessi all’abbandono della ricerca e quelli negativi corrispondono al proseguimento nella collaborazione da parte degli esperti. Definire figure professionali tramite testimoni privilegiati 51 dell’indagine, poiché suggerisce che la stima è stata composta con l’opinione di esperti che hanno un’esperienza meno solida di quelli che hanno lasciato. Quand’anche fosse vero, ciò non significa che le stime siano in pericolo, stante che l’unione delle expertise con le quali sono state realizzate le stime è abbondantemente superiore alla parte che ha lasciato. Tabella 28. Coefficienti di correlazione tra la propensione all’abbandono dopo la seconda iterazione (stimata con l’analisi del discriminante) e alcuni predittori, per tipo di addetto Addetto a sviluppo Addetto a gestione Genere maschile (vs femminile) 0,60 0,51 Lavora al Nord (vs Centro + Sud) 0,51 0,24 Professore (vs direttore RU) -0,16 -0,34 Grado di preparazione in tema di RU 0,29 0,21 Età 0,11 0,03 Differenza tra feedback al III round e stima a 3 anni espressa al II round 0,51 -0,22 Differenza tra feedback al III round e stima a 6 anni espressa al II round 0,51 0,01 Variazione di stima a 3 anni al II round rispetto al feedback dello stesso round 0,24 0,22 Variazione di stima a 6 anni al II round rispetto al feedback dello stesso round 0,12 0,02 0,558 0,022 Significatività di funzione discriminante x x Per l’addetto alla gestione, è evidente un legame tra la propensione all’abbandono e l’entità della differenza tra il feedback e la stima fornita per l’addetto allo sviluppo. Ciò può indicare che, sulla propensione all’abbandono della rilevazione, agisce anche la sensazione di minorità che può colpire chi si trova in posizione lontana dal pensiero maggioritario. Le variazioni tra il feedback presentato al terzo round rispetto a quello presentato al secondo non influiscono sulla propensione all’abbandono, mentre emerge che quanto più l’esperto ha modificato la sua stima al secondo round, verosimilmente condizionato dal feedback, tanto più elevata è la propensione a non completare il processo di rilevazione Delphi. Sembra 52 Profili professionali di addetti alle risorse umane sulla base di due panel giustapposti di esperti Delphi-Shang dunque che si sia innescato un meccanismo di rifiuto o perché l’esperto si indispettisce per l’incoerenza tra la sua opinione e quella degli altri esperti, o perché ritiene perdente il continuare a manifestare un parere così distante dalla massa degli altri esperti. 5.4 Modifiche di stime occupazionali e caratteristiche degli esperti Degli esperti che hanno proseguito nella collaborazione, iterazione dopo iterazione, si studiano ora le previsioni occupazionali. Si è già evidenziato che gli esperti modificano il proprio valore di stima da un round al successivo, prevalentemente per effetto del feedback. Si vuole ora indagare se il cambiamento di opinione è influenzato anche, o invece, da altre caratteristiche ascrittive degli esperti, come il sesso, l’età, la provenienza geografica e la professione e dal grado di preparazione in materia di RU che possiedono. Si propone pertanto un’analisi della correlazione canonica, in cui un blocco di variabili comprende le differenze tra le stime espresse alla seconda o alla terza iterazione e il rispettivo valore di feedback30 e l’altro blocco è rappresentato dalle caratteristiche dei rispondenti. Le analisi che si eseguono sono: 1. una ricerca delle correlazioni canoniche tra, da una parte, i valori di stima forniti al secondo round e il valore di feedback presentato nelle previsioni a tre e a sei anni e, dall’altra parte, le caratteristiche degli esperti; 2. una ricerca delle correlazioni canoniche tra, da una parte, i valori di stima forniti al terzo round e il valore di feedback presentato, nelle previsioni a tre e a sei anni e, dall’altra parte, le caratteristiche degli esperti. Si inseriscono come ulteriori variabili predittive: x la differenza tra il valore di feedback al secondo round e la stima espressa al primo (a 3 e a 6 anni), e la differenza tra il valore di feedback al terzo round e la stima espressa al secondo (a 3 e a 6 anni), per verificare se lo scostamento della nuova stima dal valore di feedback è legato alla differenza esistente tra la stima data al round precedente e la media del campione. Può darsi, infatti, che il rispondente avverta che il feedback è molto diverso da quello che ha in mente e fornisca una nuova stima anche in ragione di questo iato; x la differenza tra il valore di feedback al secondo round e la stima espressa allo stesso round (a 3 e a 6 anni, solo per stime alla terza iterazione), per verificare se lo scostamento della nuova stima dal valore di feedback è 30 Anche in questa analisi, per quanto riguarda il campione di direttori, è stata utilizzato solo il campione pertinente, pari all’incirca la metà per l’addetto allo sviluppo e per l’altra metà per l’addetto alla gestione delle RU. Definire figure professionali tramite testimoni privilegiati 53 attribuibile anche allo “sforzo”, sostenuto dal rispondente nel precedente round, a modificare la previsione occupazionale. In altre parole, con l’analisi si vuole verificare se il rispondente è portato a mettere ripetutamente in discussione la propria opinione, o se invece, dopo averla cambiata una volta, non è disposto a modificarla una seconda. Lo studio è svolto separatamente per l’addetto allo sviluppo e per l’addetto alla gestione delle risorse umane e per le stime dell’occupazione a tre e a sei anni. I risultati delle prime due analisi sono ripostati nelle Tabelle 29 e 30, dal cui esame emergono le seguenti considerazioni: Tabella 29. Coefficienti di correlazione tra le variabili utilizzate per l’analisi della funzione discriminante canonica e la variabile canonica stessa determinata in base alla distanza tra la stima occupazionale al II round e il rispettivo valore di feedback, per tipo di addetto e ampiezza temporale delle stime Stima a 3 anni Stima a 6 anni Addetto a Addetto a Addetto a Addetto a sviluppo gestione sviluppo gestione Genere maschile (vs femminile) 0,20 0,09 -0,03 0,26 Lavora al Nord-Italia (vs centro e sud) 0,25 0,01 0,42 0,03 Professore (vs direttore RU) -0,14 -0,02 0,12 -0,24 Preparazione in materia di RU 0,13 0,22 0,07 0,30 Età 0,03 -0,09 0,18 -0,13 Differenza tra feedback al II round e stima espressa al I round (a 3 anni) -0,03 -0,05 = = Differenza tra feedback al II round e stima espressa al I round (a 6 anni) = = 0,41 -0,11 0,513 0,872 0,005 0,252 Significatività della correlazione canonica x x la sola analisi significativa per la spiegazione della distanza tra valori individuali al secondo round e relativo valore di feedback è quella dell’addetto allo sviluppo per le stime a sei anni avanti. L’analoga relazione è statisticamente importante al terzo round. Per quanto riguarda il grado di preparazione degli esperti interpellati, emerge una differenza di segno nella relazione tra il secondo e il terzo Profili professionali di addetti alle risorse umane sulla base di due panel giustapposti di esperti Delphi-Shang 54 round. Nel secondo, sembra che, se i due insiemi di panelist si dichiarano esperti in materia, tendono a dichiarare una stima occupazionale lontana da quella di feedback. Al terzo round, invece, quanto più l’esperto ha esperito rapporti con gli uffici per le risorse umane, tanto più tende ad accostarsi al valore di feedback. Questo comportamento può essere così interpretato: dopo una prima iterazione, sono i più esperti a differenziarsi dal valore di feedback, alla successiva, invece, non hanno più volontà di insistere nel modificare la stima nella direzione che ritengono appropriata. Tabella 30. Coefficienti di correlazione tra le variabili utilizzate per l’analisi della funzione discriminante canonica e la variabile canonica stessa determinata in base alla distanza tra la stima occupazionale al III round e il rispettivo valore di feedback, per tipo di addetto e ampiezza temporale delle stime Stima a 3 anni Stima a 6 anni Addetto a Addetto a Addetto a Addetto a sviluppo gestione sviluppo gestione Genere maschile (vs femminile) 0,15 0,31 0,03 0,09 Lavora al Nord-Italia (vs Centro+Sud) 0,09 -0,25 -0,16 -0,09 Professore (vs direttore RU) 0,03 0,00 0,18 0,09 Preparazione in materia di RU -0,13 -0,11 -0,24 -0,14 Età -0,02 -0,14 -0,10 -0,05 Differenza tra feedback al III round e stima espressa al II round (a 3 anni) 0,60 0,65 = = Differenza tra feedback al III round e stima espressa al II round (a 6 anni) = = 0,37 0,39 Differenza tra feedback al II round e stima espressa al II round (a 3 anni) 0,00 0,39 = = Differenza tra feedback al II round e stima espressa al II round (a 6 anni) = = -0,03 0,36 0,008 0,001 0,073 0,175 Significatività della correlazione canonica x La variazione tra la previsione data dall’esperto ad un certo round e il valore di feedback presentatogli, sembra legata alla differenza tra lo stesso valore di feedback e la stima espressa al round precedente. Vale a dire, Definire figure professionali tramite testimoni privilegiati 55 quanto più il rispondente avverte che il feedback è lontano dalla propria visione, tanto più tende a modificare la nuova stima. Questo meccanismo aiuta il processo di convergenza, dal momento che il rispondente, rendendosi conto di aver dato nel round precedente una stima che si discostava da quella media dei panelist, è indotto ad uniformarsi al parere comune. Questo comportamento è comune per entrambe le figure professionali oggetto di indagine, ma è visibile solo per la stima a lungo termine. All’ultima iterazione – che è anche la decisiva – ciò è più evidente dal momento che una previsione a lungo raggio risulta meno semplice ai rispondenti, che sono in questo caso più portati ad una convergenza all’opinione media. x La variazione tra il valore di feedback e la stima fornita alla terza iterazione per la figura dell’addetto alla gestione delle RU è attribuibile anche allo “sforzo” del rispondente, nel precedente round, a modificare la previsione occupazionale. Ciò significa che l’esperto è portato a mettere sempre in discussione la propria opinione, pur avendola magari già modificata nell’iterazione precedente. Questo tipo di analisi, quindi, è utile anche per verificare l’elasticità del campione da un round al successivo. x Le variabili strutturali del campione non manifestano pattern chiari: non sembra cioè esistere un chiaro legame tra le variabili dipendenti analizzate e l’appartenenza al gruppo di direttori o di docenti. Per verificare se il cambiamento nelle stime da un round al successivo, oltre che dall’effetto-guida del feedback, è condizionato da altre caratteristiche del campione, si effettua una seconda analisi di correlazione canonica con variabile dipendente la variazione di risposta in valore assoluto tra la stima di occupazione fornita ad una data iterazione e la stima precedente. I predittori sono le medesime variabili sopra elencate, con gli stessi intenti interpretativi. Le finalità di queste ulteriori analisi sono: 1. la ricerca delle correlazioni canoniche tra i cambiamenti di posizione al secondo round (rispetto al primo) nelle previsioni a tre e a sei anni e le caratteristiche degli esperti; 2. la ricerca delle correlazioni canoniche tra i cambiamenti di posizione al terzo round (rispetto al secondo) nelle previsioni a tre e a sei anni e le caratteristiche degli esperti. I risultati sono presentati nelle Tabelle 31 e 32. Se ne traggono le seguenti considerazioni. x I docenti universitari sono maggiormente disposti ad una modifica della stima, rispetto a quella data in precedenza, soprattutto dopo la prima iterazione, mentre dopo la seconda non si notano differenze significative tra i Profili professionali di addetti alle risorse umane sulla base di due panel giustapposti di esperti Delphi-Shang 56 due gruppi, fatta eccezione per la stima a medio termine per la figura di addetto alla gestione, dove i docenti sembrano più restii a modificare le stime, soprattutto se avevano già effettuato cambiamenti in un precedente round. Tabella 31. Coefficienti di correlazione tra le variabili utilizzate per l’analisi della funzione discriminante canonica e la variabile canonica stessa determinata in base allo scarto tra la stima occupazionale fornita al I e quella fornita al II round, per tipo di addetto e ampiezza temporale delle stime Stima a 3 anni Stima a 6 anni Addetto a Addetto a Addetto a Addetto a sviluppo gestione sviluppo gestione Genere maschile (vs femminile) -0,04 -0,19 0,05 0,05 Lavora al Nord (vs Centro + Sud) -0,05 0,25 -0,07 0,11 Professore (vs direttore RU) 0,26 0,21 0,14 0,19 Preparazione in materia di RU -0,01 -0,08 -0,15 -0,04 Età 0,00 -0,12 0,14 0,05 Differenza tra feedback al II round e stima espressa al I round (a 3 anni) -0,10 0,10 = = Differenza tra feedback al II round e stima espressa al I round (a 6 anni) = = -0,02 -0,12 0,600 0,163 0,760 0,613 Significatività della correlazione canonica x Per quanto concerne l’analisi dei cambiamenti al secondo round, il grado di preparazione degli esperti interpellati sembra influire sulle stime a medio termine per ambedue le due figure professionali in esame: quanto più esperti sono i rispondenti, tanto meno sono inclini a cambiare la stima avanzata al primo round perché ritengono non realistica l’opinione del gruppo sintetizzata nel feedback. All’ultima iterazione il meccanismo può essere l’opposto: il valore di feedback è più vicino al loro punto di vista e ciò determina una maggiore propensione all’adattamento delle stime degli esperti rispetto alla precedente previsione. Definire figure professionali tramite testimoni privilegiati 57 Tabella 32. Coefficienti di correlazione tra le variabili utilizzate per l’analisi della funzione discriminante canonica e la variabile canonica stessa determinata in base allo scarto tra la stima occupazionale fornita al II e quella fornita al III round, per tipo di addetto e ampiezza temporale delle stime Stima a 3 anni Stima a 6 anni Addetto a Addetto a Addetto a Addetto a sviluppo gestione sviluppo gestione Genere maschile (vs femminile) 0,12 0,11 0,03 0,17 Lavora al Nord (vs Centro + Sud) 0,20 -0,05 0,25 -0,03 Professore (vs direttore RU) 0,05 -0,64 0,08 0,13 Preparazione in materia di RU 0,00 -0,20 0,01 0,11 Età -0,08 0,18 -0,04 0,14 Differenza tra feedback al III round e stima espressa al II round (a 3 anni) 0,11 -0,22 = = Differenza tra feedback al III round e stima espressa al II round (a 6 anni) = = 0,15 0,00 Differenza tra feedback al II round e stima espressa al II round (a 3 anni) 0,26 -0,07 = = Differenza tra feedback al II round e stima espressa al II round (a 6 anni) = = 0,37 -0,02 0,589 0,001 0,161 0,285 Significatività della correlazione canonica x x I rispondenti delle imprese e delle università del Settentrione sono i più inclini a modificare la propria opinione. Ciò si verifica tra il primo e il secondo round per la figura dell’addetto alla gestione delle RU e tra il secondo e il terzo per l’addetto allo sviluppo. Per quanto riguarda la variazione di risposta tra il secondo e il terzo round per la figura di addetto allo sviluppo, emerge che quanto più gli esperti sopravviventi diversificano alla seconda iterazione la propria risposta rispetto al feedback, tanto più tendono a modificare la loro stima anche al terzo. Ciò conferma un comportamento elastico da parte dei rispondenti, che proseguono nella rilevazione, a modificare ulteriormente la propria opinione, anche per chi già l’ha messa in discussione. 58 6 Profili professionali di addetti alle risorse umane sulla base di due panel giustapposti di esperti Delphi-Shang La formazione auspicata a confronto In questo paragrafo si analizza la formazione che gli esperti, direttori del personale o docenti universitari, ritengono auspicabile per le due figure professionali di cui si tratta. Per ambedue i panel si fa riferimento alle risposte ottenute alla seconda tornata di domande. Anzitutto, secondo l’opinione di quasi tutti gli esperti, universitari e non, la formazione appropriata per svolgere l’attività di addetto alle RU è ottenibile all’università31, almeno al livello di laurea specialistica (Tab. 33). I docenti tendono a ritenere necessaria anche formazione post-laurea in misura ben maggiore di quella osservata fra i direttori del personale. Per svolgere l’attività di professionista dello sviluppo delle RU, gli esperti auspicano una formazione generalmente più elevata (anche con master di II livello o specializzazioni post-laurea) rispetto a quanto potrebbe bastare per gli addetti alla gestione. Ciò vale sia per il gruppo dei direttori del personale, sia per i docenti. Tabella 33. Distribuzione percentuale dei direttori del personale e dei docenti universitari secondo l’opinione sul minimo livello di formazione necessario per svolgere le professioni di addetto allo sviluppo e di addetto alla gestione delle risorse umane Livello di formazione auspicato Diploma di scuola superiore Laurea di I livello (D.U., triennale) Laurea di II livello (quadrien./special.) Master o specializzazione post-lauream Master univ. di I livello Master univ. di II livello Dottorato ricerca, specializzazione Totale Numerosità campionaria (n) 31 Addetto allo sviluppo Addetto alla gestione Direttori Docenti Direttori Docenti 2,2 7,7 2,2 20,0 6,7 23,1 31,1 60,0 42,2 61,5 26,7 20,0 7,7 11,1 15,6 28,9 20,0 8,8 4,4 100,0 100,0 100,0 100,0 15 38 13 38 Fa eccezione un direttore del personale, il quale afferma che potrebbe bastare un’istruzione di scuola superiore. Lo stesso esperto, nella prima fase d’indagine, si era tuttavia orientato anch’egli su un’istruzione universitaria. Una seconda eccezione è rappresentata da un docente universitario, la cui conoscenza delle figure in oggetto è sensibilmente meno elevata della media del panel di universitari, almeno a quanto risulta dal fattore di esperienza cui si fa cenno nel Par. 4 e descritto in Fabbris, D’Ovidio e Vanin (2008). Definire figure professionali tramite testimoni privilegiati 59 Ambedue le schiere di esperti, dunque, sanno bene che i professionisti che devono curare lo sviluppo delle risorse umane sono chiamati ad azioni creative (anche in ambito formativo) più spesso dei loro colleghi che operano nell’ambito della gestione amministrativa e relazionale delle medesime risorse. I direttori del personale, in modo particolare, indicano come necessaria almeno una preparazione universitaria di secondo livello (o di una laurea del vecchio ordinamento, d’ora in avanti assimilata al secondo livello del nuovo ordinamento) nella presumibile convinzione che una persona che operi nella valorizzazione professionale delle risorse umane debba possedere cultura e maturità. Avendo presente che non esistono corsi di laurea calibrati per queste professionalità e, in ogni caso, non con un nome analogo a quello delle due figure professionali di cui si tratta (Auteri, 2006), si è chiesto agli esperti di indicare le aree disciplinari che essi ritenevano utili per la formazione delle due figure. I risultati sono esposti nelle Tabelle 34 e 35 per quanto attiene, rispettivamente, ai direttori e ai professori. Dall’analisi emerge che la quasi totalità dei rispondenti si è concentrata sui corsi afferenti a tre facoltà, con una preponderanza della facoltà di Economia, seguita da Psicologia e Giurisprudenza, per la formazione degli addetti allo sviluppo, e della facoltà di Giurisprudenza, seguita da Economia e Psicologia, per gli addetti alla gestione delle RU. Tabella 34. Utilità formativa e coerenza con i ruoli professionali dei corsi universitari per gli addetti alle risorse umane secondo i direttori del personale, per area disciplinare dei corsi e tipo di addetto Corsi coerenti con ruoli di addetto a: Sviluppo RU Gestione RU Sviluppo RU Gestione RU Economia 93,3 61,5 34,2 25,4 Giurisprudenza 60,0 84,6 16,5 31,8 Scienze umanistiche 33,3 38,5 5,9 5,5 Ingegneria 20,0 7,7 6,5 1,8 Scienze formazione 13,3 15,4 2,5 0,9 Psicologia 60,0 53,8 18,4 16,4 Sociologia 26,7 15,4 6,3 4,6 Scienze politiche 33,3 23,1 7,7 3,6 Altro 13,3 15,4 2,0 10,0 100,0 100,0 Numero di rispondenti 15 13 Corsi universitari Corsi utili per addetto a*: *: Percentuali calcolate in rapporto al numero di direttori che ha collaborato al secondo round. 60 Profili professionali di addetti alle risorse umane sulla base di due panel giustapposti di esperti Delphi-Shang Le differenze tra le necessità formative fra le due figure sono, a parere degli esperti consultati, questione di dosaggio delle competenze disciplinari. Servono, cioè, percorsi formativi all’incirca uguali, ma con una maggiore attenzione alle scienze economiche e sociali nel primo caso, e con un orientamento giuridico ed economicoaziendale nel secondo. Questa visione appare in sintonia con le competenze tecnicoprofessionali ritenute basilari per queste figure, come è scritto nel Par. 4.1. Ai fini della formazione universitaria auspicata dagli intervistati, ancora più rilevante è il dato sulla coerenza tra contenuti dei corsi e professionalità da sviluppare per formare le due figure32 (Tab. 35). Tabella 35. Aree culturali considerate importanti dai docenti universitari nella preparazione universitaria delle due figure professionali e distribuzione percentuale dell’importanza media attribuita in termini di impegno didattico, per tipo di addetto Importanza % delle aree per Impegno didattico delle aree il ruolo di addetto a: per il ruolo di addetto a: Area disciplinare Sviluppo RU Gestione RU Sviluppo RU Gestione RU Economica 94,7 94,7 18,4 17,3 Giuridica 86,8 94,7 10,0 17,6 Umanistica 60,5 44,7 5,3 3,1 Ingegneristica 81,6 86,8 9,9 11,3 Formativa 63,2 55,3 6,6 4,9 Psicologica 100,0 94,7 20,1 15,4 Sociologica 89,5 84,2 11,24 9,87 Statistica 84,2 81,6 9,50 9,34 Informatica 81,6 86,8 7,00 9,89 Altra area 15,8 13,2 2,03 1,39 100,00 100,00 Numer. campionaria 38 * Le percentuali sono state calcolate in rapporto al totale dei rispondenti al III round. Fra i docenti, si nota una notevole uniformità di opinioni sulle aree disciplinari che possono formare le competenze professionali delle due figure. Va, a questo proposito, ricordato che i docenti dovevano valutare la formazione idonea per ambedue le professionalità. 32 Nel questionario si è chiesto di indicare la rilevanza formativa suddividendo 100 punti fra le categorie disciplinari. Si rileva una forte correlazione fra le graduatorie ottenute con questo metodo di rilevazione e le graduatorie basate sulle percentuali di esperti che avevano indicato certi corsi per formare le due figure professionali. Questa correlazione è però relativa soprattutto ai primi posti delle graduatorie, mentre per i corsi meno centrali per la preparazione degli addetti la tecnica della ripartizione di 100 punti risulta più discriminante dell’altra. Il tema è approfondito in Fabbris e Vanin (2008). Definire figure professionali tramite testimoni privilegiati 61 I docenti caratterizzati da una più assidua pratica di uffici del personale ritengono maggiormente appropriati, con riferimento agli addetti allo sviluppo, percorsi formativi che coinvolgono le discipline psicologiche, poi quelle economiche e, a distanza, ingegneristiche e persino statistico-quantitative. Per gli addetti alla gestione delle RU, invece, considerano rilevanti la formazione economica e quella giuridica, poi di quella psicologica e, infine, ingegneristica. Si costata, pertanto, la forte analogia fra le opinioni dei direttori del personale e quelle dei docenti universitari in materia di formazione. Ciò costituisce una base di partenza per altri approfondimenti. A questo punto, è lecito interrogarsi sulla corrispondenza fra le competenze professionali che gli esperti ritengono appropriate per le due figure professionali e la formazione universitaria coerente con le competenze attese. Per attenuare l’effetto delle opinioni estreme, che generano valori anomali33, le valutazioni quantitative sono state trasformate in graduatorie uniformemente direzionate (grado d’importanza decrescente al crescere del valore della variabile) e le relazioni sono state calcolate tra le graduatorie, invece che tra le frequenze rilevate. Nel seguito, si riportano sinteticamente i risultati delle analisi di relazione bivariata34 tra le valutazioni fornite dagli esperti, trasformate in ranghi nel modo anzidetto. Le relazioni riguardano l’importanza attribuita dagli esperti alle competenze tecniche e alle aree disciplinari in cui possono essere formate con riferimento, rispettivamente, all’addetto allo sviluppo (Par. 6.1) e all’addetto alla gestione (Par. 6.2) delle RU. 6.1 Competenze e formazione auspicata per l’addetto allo sviluppo delle risorse umane Con riguardo alle competenze tecniche caratterizzanti e alla formazione auspicata per l’addetto allo sviluppo, i direttori del personale indicano l’esistenza di relazioni dirette fra le conoscenze generali di sviluppo e gli studi economici, sociologici e politologici (Tab. 36). Siccome questa competenza è quella più fondamentale secondo i direttori (cfr. Tab. 7), le discipline sociali ed economiche definiscono i tratti di fondo dell’addetto allo sviluppo delle RU. 33 Per poter dare corso agli esperimenti di question wording realizzati nel corso della rilevazione dei dati, a un sub-campione di direttori del personale è stata chiesta una valutazione competenza per competenza, mentre al sub-campione alternativo si è chiesto di distribuire 100 punti fra le competenze della stessa lista. 34 È stata tentata anche un’analisi della correlazione canonica fra i due insiemi di variabili. Tuttavia, a causa del basso numero di gradi di libertà, l’analisi è applicabile sensatamente soltanto sulle valutazioni fornite dai docenti universitari per gli addetti allo sviluppo del personale, fornendo, peraltro, risultati omologhi a quelli ottenuti tramite l’analisi della correlazione tra ranghi. 62 Profili professionali di addetti alle risorse umane sulla base di due panel giustapposti di esperti Delphi-Shang Tabella 36. Coefficienti di correlazione fra i ranghi assegnati dai direttori del personale alle competenze tecnico-specialistiche ritenute necessarie ed alle aree formative coerenti per l’addetto allo sviluppo delle risorse umane Giurisprudenza Scienze della formazione Scienze umanistiche Scienze Politiche Sociologia Psicologia Economia Competenze tecnico-specialistiche Ingegneria Aree formative coerenti con la professione 0,01 0,39 0,06 0,41 0,51 -0,56 -0,18 -0,33 Conoscenze generali di sviluppo 0,01 0,41 -0,17 0,31 -0,22 0,14 -0,29 0,03 Analisi organizzativa e di processo 0,17 0,21 -0,13 -0,05 0,32 -0,14 -0,18 -0,12 Tecniche di valutazione -0,05 0,10 -0,18 0,24 -0,44 0,22 -0,30 0,48 Tecniche di selezione -0,24 0,04 0,24 -0,35 0,15 0,52 -0,21 0,05 Analisi dei bisogni formativi 0,01 0,18 -0,30 -0,08 0,04 -0,13 0,12 -0,09 Tecniche di compensazione 0,04 -0,74 0,16 -0,01 0,06 0,08 0,34 -0,11 Redazione bilancio delle competenze Tecniche di gestione del cambiamento 0,08 -0,12 -0,21 0,16 -0,38 -0,07 0,28 -0,03 -0,02 -0,39 0,45 -0,57 -0,06 0,02 0,31 0,15 Analisi motivazionale Le abilità nell’analisi dell’organizzazione e dei processi aziendali, ottenibili nei corsi di studio di economia e sociologia, caratterizzano ulteriormente le competenze di questa figura professionale. Più eterogenei, e per certi aspetti inattesi, sono i legami che emergono tra le conoscenze disciplinari e la formazione della figura professionale nel campo delle tecniche di recruiting e selezione, per le quali si ritiene che le conoscenze maturabili in una facoltà di Giurisprudenza prevalgano su quelle di ambito psicologico e su quelle che potrebbe offrire una facoltà di Scienze della formazione. L’acquisizione di competenze ai fini della redazione di bilanci delle competenze e di progetti formativi per lo sviluppo delle potenzialità del personale è correlata con gli studi umanistici e, in minor misura, con quelli nelle scienze psicologiche. L’ambito di studi che, secondo i direttori del personale, meno è in grado di caratterizzare la formazione dell’addetto allo sviluppo è quello ingegneristico, ambito al quale si riserva, tutt’al più, una qualche capacità di formare nelle tecniche di valutazione. Secondo i docenti universitari, ai quali è stato sottoposto per la rilevazione uno spettro di competenze tecniche più ampio di quello dei direttori, la formazione di tipo tecnico dell’addetto allo sviluppo è legata ai settori disciplinari meno strettamente di quanto hanno ipotizzato i direttori (Tab. 37). Definire figure professionali tramite testimoni privilegiati 63 I settori disciplinari più strettamente connessi alla rilevanza delle competenze tecnico-specialistiche sono quello giuridico, correlato direttamente con la gestione tecnica dei rapporti con i dipendenti, e quello psicologico, correlato con la conduzione di colloqui di lavoro, con l’analisi delle dinamiche di gruppo e con attività di supporto degli addetti allo sviluppo nell’analisi dei bisogni formativi. Diversamente dai direttori, i professori considerano gli studi ingegneristici come specificamente formativi per questa figura professionale, così come quelli giuridici, economici, psicologici e nelle scienze della formazione. I professori accreditano la particolare capacità degli ingegneri di gestire gli strumenti tecnici e informatici e di operare analisi organizzative o di processo. L’ambito disciplinare che i professori sottovalutano, rispetto ai direttori, sono le scienze sociali. Leggendo le relazioni dall’angolazione delle competenze, si rileva che le conoscenze generali di sviluppo e le abilità organizzative generali e per processi, secondo i professori, sono acquisibili presso corsi di ingegneria, verosimilmente in quelli a carattere gestionale. Tabella 37. Coefficienti di correlazione fra i ranghi assegnati dai docenti universitari alle competenze tecnico-specialistiche ritenute necessarie ed alle aree formative importanti per l’addetto allo sviluppo delle risorse umane Informatico Umanistico Ingegneristico Formativo Psicologico 0,14 0,07 0,09 -0,11 -0,30 0,21 0,01 -0,36 0,18 -0,34 0,14 -0,07 0,29 0,13 -0,10 -0,05 -0,24 -0,44 -0,10 0,34 0,23 -0,08 0,07 0,04 0,40 -0,21 0,29 0,01 -0,05 0,15 -0,01 -0,05 -0,18 0,15 -0,02 -0,24 0,07 -0,02 0,09 -0,02 0,02 0,14 -0,09 -0,18 0,03 0,17 -0,05 0,06 -0,11 0,29 0,10 0,08 -0,23 0,02 -0,03 0,01 0,18 0,32 0,14 0,08 -0,09 -0,25 0,33 -0,24 0,08 -0,04 -0,10 -0,05 -0,31 -0,17 -0,19 -0,21 0,06 0,16 0,25 -0,12 -0,13 0,33 -0,32 0,22 -0,09 -0,06 -0,07 0,11 0,08 -0,17 0,17 0,18 0,37 -0,14 -0,08 0,45 -0,29 0,00 -0,22 -0,09 -0,01 -0,34 Statistico Giuridico Conoscenze generali di sviluppo Analisi organizzativa e di processo Tecniche di valutazione Progettazione interventi formativi Analisi delle dinamiche di gruppo Conoscenze giuslavoristico-sind. Utilizzo di strumentazione tecnica Conduzione di colloqui di lavoro Impiego tecniche di compensation Tecniche di selezione personale Gestione rapporti con i dipendenti Costruzione strumenti valutativi Gestione di relazioni industriali Tecniche di contrattazione Sociologico Competenze tecnico-specialistiche Economico Ambiti disciplinari importanti per la professione -0,09 0,15 0,03 0,15 -0,22 -0,05 0,02 -0,10 0,15 -0,18 -0,08 -0,12 -0,08 -0,08 -0,03 -0,28 0,15 0,04 0,05 -0,02 -0,02 0,10 0,22 0,25 -0,17 -0,01 0,07 0,06 64 Profili professionali di addetti alle risorse umane sulla base di due panel giustapposti di esperti Delphi-Shang La conduzione di colloqui di lavoro, l’attività di selezione e analisi delle competenze e del clima aziendale deriva dalla preparazione ottenibile nel settore psicologico e in quello delle scienze della formazione. Si riconosce all’ambito statistico-quantitativo la capacità di preparare laureati idonei a costruire e convalidare strumenti di valutazione delle capacità del personale. La gestione dei rapporti con il personale e con il sindacato sembra essere acquisibile quasi esclusivamente nei corsi a carattere economico e giuridico. Presso i corsi di economia si possono acquisire competenze nelle importanti tecniche di contrattazione interna e di compensazione del personale. Tra le competenze elencate, queste ultime e le tecniche di valutazione sono quelle meno legate con i corsi universitari messi in evidenza. Probabilmente, i professori considerano queste capacità come prodotto diretto delle doti di personalità del laureato e, quindi, meno facilmente plasmabili in un corso universitario. In definitiva, non si notano discrasie fondamentali fra i direttori del personale e i docenti universitari circa il tipo di conoscenze che possono valorizzare le competenze degli addetti allo sviluppo delle RU. Le differenze di valutazione emerse sono legate ad una diversa concezione della funzione dell’addetto allo sviluppo delle risorse umane. I direttori del personale, muovendo dalla propria esperienza, ritengono infatti che doti professionali trasversali di sviluppo, cultura sociale e capacità di adattare in modo flessibile le metodiche di valutazione siano le competenze che contano. I docenti universitari, invece, hanno un’immagine tecnicamente più “hard” di quella rappresentata dai direttori ed auspicano una formazione a carattere tecnico, convinti che le capacità di valutare, contrattare e definire giusti compensi si possano, e si debbano, apprendere sul posto di lavoro. 6.2 Competenze e formazione auspicata per l’addetto alla gestione Per quanto riguarda gli addetti alla gestione delle RU, la concordanza fra le valutazioni fornite da direttori del personale e docenti universitari non è altrettanto evidente, in quanto non vi è sovrapposizione sostanziale fra le competenze indicate dagli uni e dagli altri: la maggior parte dei docenti intervistati, infatti, ha concentrato le proprie valutazioni solo su cinque competenze tecnico-specialistiche. Va ribadito che la formazione nell’ambito del diritto, che è considerata la più coerente con la professionalità di addetto alla gestione (cfr. Par. 6), è qualificata in modo particolare dalle conoscenze di diritto del lavoro, in modo particolare per agire consapevolmente nella proposta e valutazione di contratti (Tab. 38). Peraltro, queste stesse competenze paiono strettamente correlate con la formazione di area economica e politologica. Definire figure professionali tramite testimoni privilegiati 65 Tabella 38. Coefficienti di correlazione fra i ranghi assegnati dai direttori del personale alle competenze tecnico-specialistiche ed ai corsi universitari coerenti con la professione di addetto allo gestione delle risorse umane. Psicologia Sociologia Scienze politiche Scienze umanistiche Scienze della formazione Giurisprudenza Conoscenze giuslavoristiche generali Tecniche di gestione del dipendente Tecniche di contrattazione Conosc. giuslavoristiche-amministrat. Conoscenze sindacali (legge 300 etc.) Tecniche di analisi carichi di lavoro Tecniche di analisi/progetto formazione Tecniche di valutazione prestazioni Tecniche di gestione delle competenze Tecniche di recruiting e selezione Economia Competenze tecnico-specialistiche Ingegneria Aree disciplinari coerenti con la professione 0,28 0,50 -0,43 -0,19 0,08 -0,45 0,06 0,38 -0,01 -0,21 0,58 0,21 0,49 0,45 0,31 -0,17 -0,57 -0,79 -0,70 -0,17 -0,43 -0,49 -0,24 0,19 -0,54 0,42 0,13 0,02 0,60 0,42 -0,26 0,25 -0,57 -0,62 -0,11 -0,04 0,60 0,70 0,27 0,14 0,70 0,25 0,41 0,43 0,34 -0,51 -0,60 -0,21 -0,49 -0,66 -0,02 0,36 -0,31 -0,50 0,07 -0,21 0,40 0,68 -0,02 -0,18 0,28 0,39 0,17 0,45 0,15 -0,43 -0,51 -0,60 -0,38 0,09 0,50 -0,05 0,42 0,03 -0,19 0,11 -0,29 -0,32 -0,40 0,18 La conoscenza pratica di elementi di diritto del lavoro sembra conseguibile anche seguendo corsi a carattere ingegneristico o in scienze della formazione. Sempre l’ingegneria e le scienze della formazione, insieme alle materie umanistiche e, in misura minore, all’economia e alle scienze sociali, sono correlate alla necessità di padroneggiare le tecniche di gestione del dipendente. Quanto alle tecniche di gestione delle competenze del personale, di reclutamento e selezione e di analisi dei carichi di lavoro ritenute utili per l’addetto alla gestione delle RU, si rileva il sostanziale “monopolio” delle materie di ambito psicologico. Per quanto riguarda l’opinione dei docenti universitari in tema di competenze necessarie e formazione auspicabile per l’addetto alla gestione delle RU (Tab. 39), molti coefficienti hanno valori statisticamente significativi, il che denota che i docenti hanno chiari in mente i corsi nei quali si possono conseguire le competenze tecniche auspicate e questi corsi sono tra quelli elencati, però i valori sono meno importanti di quelli registrati per l’altra figura professionale35. 35 I risultati sono stati letti con prudenza metodologica, dando interpretazioni ampie, senza puntualizzare sul singolo valore di correlazione, giacché si è notato che, forse per motivi legati alla fretta nel rispondere, alcuni docenti e direttori hanno concentrato la propria attenzione sulle prime competenze della lista presentata nel questionario on-line Il fenomeno della concentrazione 66 Profili professionali di addetti alle risorse umane sulla base di due panel giustapposti di esperti Delphi-Shang Tabella 39. Coefficienti di correlazione fra i ranghi assegnati dai docenti universitari alle competenze tecnico-specialistiche ritenute necessarie ed agli ambiti disciplinari universitari importanti per gli addetti alla gestione delle risorse umane. Competenze tecnico-specialistiche Economico Giuridico Informatico Umanistico Ingegneristico Formativo Psicologico Sociologico Statistico Ambiti disciplinari universitari Conoscenze generali di sviluppo Analisi organizzativa e di processo Valutaz.personalità e potenzialità Progettazione interventi formativi Analisi delle dinamiche di gruppo Conoscenze giuslavoristico-sind. Utilizzo di strumentazione tecnica Conduzione di colloqui di lavoro Tecniche di compensazione Tecniche selezione del personale Gestione rapporti con i dipendenti Costruzione strumenti valutativi Gestione di relazioni industriali Tecniche di contrattazione Gestione amministrativa Gestione delle relazioni umane -0,34 -0,02 0,12 0,03 0,12 0,38 0,31 0,00 -0,18 -0,24 0,15 0,26 0,02 -0,26 0,03 -0,01 0,20 -0,04 0,11 -0,25 0,15 0,17 0,11 -0,06 -0,30 -0,30 0,17 0,24 0,01 -0,45 0,03 0,09 -0,06 -0,02 -0,08 -0,08 -0,14 0,17 0,32 0,20 -0,23 -0,22 -0,13 0,18 0,07 -0,02 0,00 -0,19 0,18 0,08 0,00 -0,05 -0,04 -0,23 -0,01 0,33 -0,13 -0,12 -0,24 -0,05 0,15 0,05 0,16 0,02 -0,31 0,01 -0,08 0,24 -0,03 0,18 -0,07 -0,14 0,30 0,26 0,21 -0,20 -0,21 0,11 0,02 -0,04 0,21 -0,14 -0,10 -0,09 -0,04 0,01 -0,25 -0,06 0,08 0,11 -0,01 -0,21 -0,01 0,10 0,07 0,06 0,12 -0,20 0,09 0,15 0,06 -0,23 -0,10 -0,19 0,18 0,18 -0,03 -0,09 0,08 0,23 0,07 0,09 -0,04 0,05 0,28 0,11 0,29 -0,38 -0,30 -0,20 0,32 0,33 -0,15 -0,11 0,06 0,13 -0,16 0,35 -0,01 0,33 -0,39 -0,08 -0,42 -0,01 0,20 0,13 -0,14 -0,11 0,03 0,07 -0,18 0,06 -0,23 -0,47 In conclusione, anche per l’addetto alla gestione si rileva che i direttori indicano, a maggioranza, che sia caratterizzato da competenze a carattere “sociale”, ossia di una formazione che unisca le discipline giuridiche, economiche e psicologiche. Per certe competenze particolarmente tecniche, vedono appropriata la preparazione tipica di un ingegnere, plausibilmente ad indirizzo gestionale. Emerge indirettamente che le competenze di tipo generale, trasversali a più discipline, qualificano una professionalità ad indirizzo gestionale più di quanto non possa una pluralità di competenze specializzate. inappropriata degli intervistati sulle prime modalità di una batteria, in rilevazioni basate sull’autocompilazione, è noto in letteratura (Bradburn et al., 1979). Purtroppo, anche i docenti universitari ne sono stati affetti. Alcune misure di correlazione fanno, inoltre, riferimento ad una decina di soggetti, talvolta anche meno. Definire figure professionali tramite testimoni privilegiati 67 I professori, invece, sono ancorati ad una visione più strutturale delle conoscenze, per cui ritengono privilegiata la frequenza dei corsi di economia e sociologia, taluni anche di ingegneria, rispetto alla formazione nelle discipline giurisprudenziali, psicologiche o umanistiche. 7 Per separare il grano dal loglio Nella letteratura scientifica, la ricerca sulle professioni ha cercato legittimazione sia tramite l'analisi economico-aziendale –volta a definire sul piano teorico le capacità e, di riflesso, la formazione delle figure professionali funzionali alle aziende– e sia tramite l'analisi delle competenze che si devono o si possono formare per ottenere una professionalità. Le competenze sono, dunque lo strumento di analisi primario per definire le figure professionali. Le stesse, però, dipendono dall’ambiente e dai tempi in cui sono esercitate o per cui sono pensate. Questo spiega il successo del metodo di analisi O*Net (Peterson et al., 1999) negli USA e negli altri Paesi in cui è stato importato come paradigma definitorio delle caratteristiche delle figure professionali. Questo metodo si basa, infatti, sul tentativo di situare le competenze dentro le funzioni e le tipologie aziendali. Alla pur ammirevole architettura di un sistema siffatto manca tuttavia l'adattamento in senso evolutivo all'ambiente sociale. La rappresentazione situata delle professioni, infatti, seppure adattata alle situazioni nelle quali queste si possono utilizzare, ignora il dinamico evolvere delle condizioni sociali. La globalizzazione dei mercati, la crescente pervasività della tecnologia dell'informazione, l'aumento massivo dell'istruzione in ogni parte del mondo, in altre parole, il cambiamento continuo degli scenari economici e sociali impone una rappresentazione dinamica delle professioni e dell'occupazione. Un programmatore della formazione, in modo appena diverso da un imprenditore o da un manager, è naturalmente portato a collocare lo sviluppo delle proprie attività in un futuro almeno di medio termine, da tre a sei anni avanti, più o meno quanti ne servono per realizzare i percorsi formativi canonici dell’università. Non esiste un sistema perfetto per la definizione delle figure professionali e per collegarle ai profili formativi. Esiste, però, la possibilità di associare a definizioni statiche, elementi del contesto socio-economico “a tendere” che possono rendere la rappresentazione attuale di una professione, una figura in movimento cui possono adeguarsi sia chi cerca i migliori candidati da inserire nel lavoro e sia i più avveduti formatori. 68 Profili professionali di addetti alle risorse umane sulla base di due panel giustapposti di esperti Delphi-Shang L’obiettivo della nostra ricerca era quello di dimostrare che è possibile rilevare informazioni sulle professioni con metodi agili, in tempi quasi reali, a costi ridotti, con competenze riproducibili da organizzazioni di ricerca che operino in sinergia. L'esperimento ha avuto successo, almeno per quanto concerne: a) l'identificazione di un metodo di individuazione, rilevazione e analisi di punti di vista solitamente distanti, come sono quelli di chi impiega professionalità superiore e di chi la forma nel sistema scolastico, per definire le competenze che deve possedere un’unica figura professionale; b) la determinazione di un criterio idoneo a definire le speranze occupazionali di una figura professionale, nel medio e lungo termine, il che implica che le persone interpellate devono rappresentarsi la società economica dei prossimi anni, e anche quella un po’ più in là. Ci si è fermati alla previsione di occupazione a sei anni avanti, convinti che si tratti del massimo orizzonte su cui interrogare esperti per ottenere una stima quantitativa del tipo in questione; c) la collocazione della figura professionale nel contesto formativo attuale e in quello prospettico di medio periodo. Il metodo Delphi si è dimostrato efficace nel delineare figure professionali con la partecipazione di coloro che ne conoscono l’intima sostanza, sono abituati a plasmarla e a darne una configurazione per la società, quantunque l’argomento sia complesso ed evolutivo. Come sostengono anche Jones (1975) e Nielsen e Thangadurai (2006), questo metodo di rilevazione è credibile non solo come aiuto per padroneggiare realtà culturali e organizzative diverse e complesse, ma anche per penetrare la realtà storica ed estrapolarne le eccezionalità, contribuendo così ad anticipare scenari ed eventi. I due insiemi di esperti consultati, i direttori del personale e i professori, si sono fatti coinvolgere, compenetrandosi nel ruolo di analisti e previsori entro i canali del metodo Delphi. Hanno trasmesso stime e giudizi sostanzialmente indipendenti, mettendo progressivamente a fuoco gli argomenti proposti e fornendo ai ricercatori informazioni preziose per ragionare sulle figure professionali in esame. Per le sole previsioni occupazionali, può essersi verificato un condizionamento delle risposte tramite il feedback, comunicato dal coordinatore della ricerca tra un’occasione di rilevazione e la successiva. Come il Dio latino Giano, che aveva due facce che guardavano in direzioni opposte, ma un'unica testa36, la medesima realtà è stata configurata da due punti di vista, quella del lavoro e quella della formazione, rispetto sia a caratteristiche fisiche 36 Giano (Janus) era il Dio che, nella religione romana, presiedeva a tutti gli inizi e passaggi materiali e immateriali. Era rappresentato con una testa bifronte. Si diceva che le due facce erano un regalo di Saturno per poter vedere sia il passato che il futuro. Definire figure professionali tramite testimoni privilegiati 69 che immateriali, nel tempo attuale e nel futuro, ed è così possibile comporre un'unica rappresentazione. Le due categorie di esperti, quantunque siano in genere divergenti rispetto a interessi sociali e cultura, hanno valutato lo stesso fenomeno, immaginandone lo sviluppo temporale, e ne hanno dato una descrizione consonante, seppure con diverse, relativamente prevedibili, accentuazioni. I due campioni di esperti rappresentano due strati di testimoni distinti per “opposte distorsioni”. Alcune rappresentazioni dei direttori del personale sono diverse da quelle degli accademici perché diversi sono i ruoli e le mentalità dei due insiemi di esperti. È persino possibile che abbiano in mente due figure non coincidenti, nel senso che i ruoli dello “sviluppo” e della “gestione” sono intesi in modo differente dai professori e dai direttori37. In ogni caso, essendo i due panel sullo stesso livello quanto ad affidabilità, ma all’opposto quanto a punto di osservazione del mercato, è opportuno mediare le rappresentazioni ottenute dai due insiemi se si vuole produrre un'unica stima. Per definire le caratteristiche di una figura professionale, il disporre di una varietà di punti di vista, di uguale valore fino a prova contraria, è, infatti, non solo ammissibile, ma auspicabile. La giustapposizione in fase di analisi e la mediazione della pluralità dei punti di vista rilevati vale, a maggior ragione, nella previsione dell’occupabilità a medio e lungo termine, le previsioni essendo interpretazioni della realtà socio-economica condizionate dal sistema personale di valori dell’esperto. L’identificazione di esperti che portano interessi contrapposti e la successiva mediazione dei punti di vista, rendono le previsioni indipendenti dalle parti coinvolte38. Ci si può chiedere se le considerazioni metodologiche conseguenti all'applicazione del metodo Delphi siano generalizzabili ai fini della determinazione dei bisogni di professionalità di figure professionali diverse dalle due esaminate in questa ricerca. Tra le altre cose, ci si può chiedere: è ripetibile il successo in termini di partecipazione di questa ricerca, almeno per quanto riguarda la componente accademica? Oppure è una conseguenza dell’essere la ricerca arrivata per prima o tra le prime per questo scopo? Si dovrà valutare con una pluralità di esperienze di ricerca la possibilità di consultare ripetutamente altri insiemi di testimoni privilegiati prima di poter dire che la metodologia sperimentata è generalmente valida. La testa del Giano di cui abbiamo metaforicamente tratteggiato la doppia effigie può essere ulteriormente complicata. In future indagini sui bisogni di 37 In una eventuale ripetizione della ricerca si può pensare di lasciare uno spazio per la descrizione in chiaro, “con parole dell’esperto”, delle figure professionali. 38 Bedford (1972) ha trovato che, nella previsione di temi socio-economici correnti, non emergono differenze significative tra esperti in comunicazione, comportamenti dei consumatori, sociologia e futurismo in generale e le casalinghe. 70 Profili professionali di addetti alle risorse umane sulla base di due panel giustapposti di esperti Delphi-Shang professionalità, si possono coinvolgere altre categorie di testimoni privilegiati del mondo del lavoro. Tra questi, oltre ai direttori del personale, stratificandoli per tipo e ampiezza dell’azienda, si possono selezionare: - responsabili di aziende e manager di istituzioni appartenenti al comparto economico di interesse; - responsabili di albi, registri e ordini professionali, qualora si tratti dello studio di professionalità inerenti a professionalità regolamentate; - operatori che svolgono la professione che si vuole studiare, possibilmente distinti per livello formativo; - responsabili di agenzie di selezione del personale, di agenzie interinali e di intermediazione del lavoro; - operatori di uffici per l’impiego con esperienza diretta di collocamento nel settore o nella posizione professionale da investigare. Per quanto concerne i formatori, oltre ai professori universitari, si possono coinvolgere: - insegnanti di scuole professionali e di materie pertinenti negli istituti superiori, con esperienza di lavoro nelle e per le imprese e le istituzioni; - formatori extrascolastici che hanno operato nella formazione sul lavoro e che per questo sono in grado di riprodurre un quadro credibile di ciò che si vuole riprodurre; - rappresentanti di uffici formazione di associazioni di categoria e di sindacati che hanno progettato, organizzato, monitorato corsi di formazione e attività di accompagnamento in azienda di neo-assunti e attività di aggiornamento di lavoratori inseriti. In ogni caso, i bisogni di professionalità e di occupazione devono essere progressivamente specializzati in ragione delle specificità dei punti di vista che gli esperti possono ragionevolmente riprodurre. Tra gli altri: o imprenditori o esperti del mondo del lavoro si possono specializzare nella definizione dei bisogni di attività e di professionalità nelle imprese e nella previsione dell’occupazione nel breve-medio periodo; o lavoratori, a varie date dall’ingresso nel lavoro, possono essere i più pertinenti per la misura delle performance, mentre i lavoratori, assieme ai neo-diplomati e ai neo-laureati sono idonei, nella misura in cui hanno esperienza di lavoro, a definire il rapporto tra formazione e lavoro e i bisogni di rifinitura della formazione ottenuta nella strutture scolastiche; o esperti di lavoro e di formazione possono essere idonei a definire i bisogni di professionalità e quelli di occupazione. Una seconda proposta di ricerca può essere l’applicazione del cosiddetto Delphi interattivo che consiste nell’interpellare in sequenza prima una categoria di esperti e poi l’altra, in modo interattivo, riportando una sintesi delle informazioni non Definire figure professionali tramite testimoni privilegiati 71 a coloro che le hanno fornite, bensì al gruppo giustapposto. In questo modo, si ottiene una sinergia tra gruppi ad ogni iterazione e non solo alla fine del percorso Delphi. Necessità comune ad ogni nuovo criterio di rilevazione è che i testimoni siano in grado di utilizzare il www e, in ogni caso, non siano intimoriti dall’impiego dell’elettronica per dialogare a distanza con gli organizzatori. Dopo aver compiuto varie analisi siamo arrivati alla conclusione che l’abbandono della ricerca ha interessato, in media, una parte degli esperti più preparati. Questo risultato è pericoloso, non perché rischia di compromettere la qualità dei risultati ottenuti (basta, infatti, che il campione contenga un quantum di expertise sufficiente a rappresentare i punti di vista individuati per poterne dedurre stime solide), bensì perché non conosciamo il motivo per cui costoro si sono ritirati dalla rilevazione, tra l’altro, dopo aver promesso per iscritto di collaborare e spesso dopo aver compilato un primo e talvolta un secondo questionario. A fini metodologici, sarebbe pertanto opportuno studiare la causa delle cadute, e cioè: Le cadute dipendono dal criterio iterato di interrogazione Delphi? Dipendono da errori commessi in fase di rilevazione? Oppure da reticenze nel fornire gratuitamente ad un altro ricercatore informazioni preziose, ottenute con esperienze uniche? Alcuni esperti hanno, però abbandonato la ricerca a mezza via perché si sono sentiti isolati, minoritari, forse anche inadeguati, dopo aver conosciuto il pensiero dei colleghi attraverso il feedback. Anche in questo caso, a fini di sviluppo metodologico, sarebbe interessante riuscire a conoscere il meccanismo psicologico che ha attivato il sentimento di minorità. Tra l’altro, ciò significa cercare di dare risposta alle seguenti domande: ¾ È stato un errore aver presentato come feedback la sola media della distribuzione delle opinioni, ovvero sarebbe stata meno ansiogena la presentazione dell’intervallo interquartile, oppure la presentazione di un intervallo ancora più ampio che incoraggia la partecipazione anche delle posizioni estreme? ¾ Esiste un criterio di comunicazione con i rispondenti designati più soffice del far conoscere variabili di sintesi della distribuzione? Oppure, addirittura, nel computo delle medie finali, si dovrebbe tenere conto non solo di coloro che arrivano fino in fondo al processo di interrogazione-e-risposta, ma anche di coloro che si sono fermati per via? ¾ Siccome è stata presentata come feedback una percentuale con due cifre dopo la virgola, può questa inutile precisione aver fatto sentire ancor più distanti gli esperti che sentono che i cambiamenti sono dell’ordine di vari punti percentuali, addirittura di decine di punti, per un fenomeno così difficile da configurare come le previsioni occupazionali? 72 Profili professionali di addetti alle risorse umane sulla base di due panel giustapposti di esperti Delphi-Shang Pertanto, sono temi critici quelli della formazione e del mantenimento del panel di esperti. Bisogna studiare, in eventuali meta-analisi delle esperienze di ricerca, x i criteri ottimi di selezione degli esperti e la determinazione della conoscenza che possiedono dell'argomento di ricerca. Non va dato per scontato che tutti coloro che fanno parte di una categoria privilegiata di testimoni siano esperti nella materia su cui si vuole coinvolgerli. È, inoltre, importante che si possa avere liste sufficientemente ampie per non caricare sempre le stesse persone con eccessive richieste di collaborazione; x se e come compensare coloro che danno contributi effettivi alle ricerche. Tra gli altri, Hechathorn (1977) considera ineliminabile il compenso, persino per identificare, tramite le catene di persone conosciute, gli esperti che possono dare un contributo alla rilevazione di dati su temi per i quali si ricorre a testimonianze privilegiate. Va, inoltre, studiato il ruolo che potrebbe svolgere un focus group una volta concluso il processo di rilevazione e di analisi dei dati39. Un incontro de visu tra esperti che hanno già espresso una propria opinione, accuratamente preparato e condotto, può diventare un’aggiunta informativa alle risultanze del processo Delphi. Deve, infine, essere definito il criterio per connettere la rilevazione presso testimoni privilegiati del lavoro e della formazione con altri dati raccolti su vasta scala presso lavoratori (Isfol-Istat, indagini sui laureati) o imprenditori (Excelsior). Nei tempi in cui si trebbiava il grano nell’aia, si svolgeva il rito di separare il grano dal loglio, la parte buona del raccolto da quella insignificante. Per sapere che cosa è grano e che cosa è loglio, in questa come in ogni altra ricerca, bisogna descrivere le scelte metodologiche effettuate. Bisogna descrivere gli strumenti utilizzati. In questo modo, chi svolge ricerche analoghe evita di fare gli stessi errori e può fare altri passi verso la qualità scientifica della ricerca rifinendo metodi e strumenti sperimentati da chi l’ha preceduto. Questo è il motivo per cui riportiamo in appendice i questionari utilizzati nella ricerca e abbiamo fatto incursioni nella metodologia statistico-matematica idonea al calcolo delle stime. Ci siamo accorti che resta molto da studiare e che è opportuno dare sempre ragione delle scelte effettuate nel rilevare e analizzare i dati, possibilmente collegandole a modelli rappresentativi dei contenuti studiati40 (si vedano anche Glass, 1997; Milkovich et al., 1972). Per lo studio delle professioni e della formazione professionale, si può partire dai suggerimenti contenuti nelle applicazioni di Milkovich et al. (1972), Czinkota e Ronkainen (1997), Boyd (2003), Retoo et al. (2005), oppure dalla letteratura sulla 39 Tecnicamente, un focus group post-hoc si configura come una conferenza Delphi (Pacinelli, 2008) o l’applicazione di una tecnica Nominal Group. 40 Un esempio relativo all’Information Technology può essere quello di Cooper e Zmud (1990). Definire figure professionali tramite testimoni privilegiati 73 rappresentazione della professionalità e sul legame tra professionalità necessaria e formazione da organizzare per ottenerla (tra gli altri, Ulshack, 1983; Geier, 1995). Infine, in un’eventuale ri-progettazione della ricerca, la rifaremmo in altro modo, effettuando altri esperimenti. La procedura Delphi è una prateria per buona parte ancora da esplorare se la si vuole far diventare un metodo secondo la definizione canonica in ambito scientifico, vale a dire un insieme integrato di regole condivise che permettono a studiosi diversi da quelli che hanno svolto una ricerca di ottenere risultati comparabili senza necessariamente confrontarsi. Riferimenti bibliografici BEDFORD M.T. (1972) The Future of Communication Services in the Home, Business Planning, Bell Canada, Montreal BOYD B.L. (2003) Identifying competences for volunteer administrators for the coming decade: a national Delphi study, Journal of Agricultural Education, 44(4): 47-56 BRADBURN N.M., SUDMAN S. & ASSOCIATES ((1979) Improving Interview Method and Questionnaire Design: Response Effects to Threatening Questions in Survey Design, Jossey-Bass, San Francisco, CA COOPER R.B., ZMUD R.W. 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(2008) Probability based estimation theory for respondent driven sampling, Journal of Official Statistics, 24(1): 79-97 Professional Profiles of HR Experts as Defined by Two Juxtaposed Delphi-Shang Panels of Experts Summary. In our paper, we discuss the methodology and some results of an on-line Delphi-Shang research on two juxtaposed panels of experts, one composed of human research – HR directors and the other one on university teachers. The research contents are the profiles in terms of technical competencies and personality gifts of two relevant professional figures of HR offices, the HR management expert and that on HR improvement. The content aims are the competencies’ evolution and employment forecasting in the short and mean runs, and the educational environment for the professional figures. Experts converged after three iterations both with directors and professors. We realized, too, some question-wording experiments to collect, with a lower response error rate, data with iterative techniques. Finally, we surveyed the Osgood's semantic differential of the experts so to estimate the relationship between the experts' attitudes, knowledge and opinions. Keywords. Professional profile; HR improvement export; HR management export; Delphi-Shang method; Expertise; Competencies; Education; Employment rate; Question wording; Semantic differential. 78 Profili professionali di addetti alle risorse umane sulla base di due panel giustapposti di esperti Delphi-Shang Allegato1: Questionari adottati per la rilevazione presso i direttori del personale Domande generali: 1. Sesso del rispondente 2. Età del rispondente (classi di 10 anni; fino a 29; 30-39; 40-49; 50-59; 60 e più) 3. Titolo di studio più elevato conseguito dal rispondente 4. Se ha svolto funzioni nell’ambito delle risorse umane anche in altre aziende 5. Anni di attività svolti come direttore o responsabile nell’ambito delle risorse umane, sia complessivamente che nell’azienda attuale. 6. Settore dell’attività economica principale dell’azienda per cui opera attualmente 7. Attività economica principale dell’azienda per cui opera (descrizione sintetica oppure indicazione del codice ATECO, eventualmente tramite tabella di ricerca) 8. Numero di unità locali da cui è composta l’azienda, e se sono tutte gestite dall’area R.U. in cui opera il rispondente 9. Dimensione dell’azienda per la quale opera (fino a 9 addetti; 10-49 addetti; 50-249; 250-999; 1000 e più) 10. Regione in cui l’azienda opera prevalentemente (elenco, 20 regioni) 11. Se in azienda sono presenti altre figure addette allo sviluppo/gestione delle R.U. 12. Numero di richieste di nuovi addetti alla gestione delle risorse umane negli ultimi due anni (24 mesi) da parte dell’azienda per cui opera 13. Numero approssimativo di persone che si sono presentate per ricoprire posizioni per la gestione e lo sviluppo delle risorse umane nelle aziende per cui il Direttore ha operato negli ultimi due anni (24 mesi) Il requisito-filtro per il proseguimento dell’intervista è l’aver operato in un ufficio del personale (o struttura equivalente) per almeno due anni. Domande del I round A. COMPETENZE Vorremmo sapere quali sono le competenze più rilevanti per una persona che si candida al ruolo di profilo professionale (addetto allo sviluppo delle risorse umane/ addetto alla gestione delle risorse umane). Distinguiamo per tipo, con riferimento alle aziende per cui Lei lavora o ha lavorato: A1- Quali competenze tecnico-specifiche deve possedere il candidato (ossia, cosa deve saper fare)? Scelga fra le seguenti le più rilevanti (al massimo quattro) o aggiunga nel campo apposito quelle che eventualmente mancano (sempre fino a raggiungere al massimo quattro tipi in totale): (addetto allo sviluppo delle risorse umane) a Conoscenze generali di sviluppo (architetture prof., ecc) b Tecniche di analisi attitudinale c Tecniche di analisi dei bisogni formativi d Tecniche di valutazione e Tecniche di selezione f Tecniche di compensazione g Tecniche di redazione del bilancio di competenze h Tecniche di analisi organizzativa e di processo i Altre, come sotto specificato: >>> ……………………………………………………………………………… (in alternativa, addetto alla gestione delle risorse umane) Definire figure professionali tramite testimoni privilegiati 79 a Conoscenze giuslavoristiche generali (fondamentali di un rapporto di lavoro, caratteristiche e tipi di contratti collettivi e fattori comuni) b Conoscenze giuslavoristiche-amministrative (tipi di rapporti di lavoro possibili e contratti individuali di riferimento) c Conoscenze amministrative (gestione buste-paga) d Conoscenze sindacali (legge 300 etc.) e Tecniche di gestione delle relazioni industriali f Tecniche di gestione del dipendente (rapporto con i dip) g Tecniche di contrattazione h Tecniche d'analisi dei carichi di lavoro i Altre, come sotto specificato: >>> ……………………………………………………………………………………… A2- Quali competenze trasversali (ossia, quelle che devono essere possedute da quasi tutte le persone che operano allo stesso livello, anche in attività diverse) sono particolarmente richieste per il ruolo di addetto allo sviluppo delle risorse umane (come sopra, sceglierne o scriverne al massimo le quattro prevalenti): a Capacità di relazione b Leadership e autorevolezza c Capacità di lavoro in team d Capacità di problem solving e Flessibilità f Innovatività g Proattività (volontà di fare) h Capacità di presentare le proprie idee in pubblico i Altre, come sotto specificato: >>> ……………………………………………………………………………………… A3- Per le attività svolte da un (profilo professionale), sono necessarie competenze informatiche da utilizzatore generico, da esperto, o da programmatore/analista? 1 Nessuna in particolare 2 Utilizzatore generico 3 Esperto 4 Programmatore/analista A4- Oltre all'italiano, quali sono le lingue (al massimo tre) più utili per il ruolo che questa figura professionale è chiamata a svolgere? 1 Francese 2 Inglese 3 Spagnolo 4 Tedesco 5 Altre, come sotto specificato: >>>…….………………………………………………………………………………… A5- Se ritiene necessarie competenze linguistiche, per il ruolo ricoperto da questa figura considera più importante la conoscenza scritta oppure parlata? 1 Conoscenza lingua scritta 2 Conoscenza lingua parlata 3 Sono egualmente importanti 80 Profili professionali di addetti alle risorse umane sulla base di due panel giustapposti di esperti Delphi-Shang B. OCCUPAZIONE FUTURA B1- Secondo Lei, a distanza di un anno da oggi, la speranza occupazionale della figura di (profilo professionale) sarà in aumento, stabile o in diminuzione rispetto alla situazione attuale? 1 In aumento 2 Non cambierà in misura apprezzabile 3 Diminuirà B1.a- Se Lei ritiene che entro un anno ci sarà un aumento o una diminuzione, può stimare in quale percentuale? (sempre rispetto al dato odierno) ………% B2- A distanza di tre anni da oggi, rispetto alla situazione attuale, Lei ritiene che la speranza occupazionale di questa figura professionale... 1 È destinata a migliorare 2 Non cambierà in misura apprezzabile 3 È destinata a peggiorare B2.a- Se Lei pensa che entro tre anni ci sarà un aumento o una diminuzione, in quale percentuale rispetto a oggi? ………% B3- Infine, a sei anni da oggi, rispetto alla situazione attuale, Lei ritiene che la speranza occupazionale di questa figura professionale... 1 È destinata a migliorare 2 Non cambierà in misura apprezzabile 3 È destinata a peggiorare B3.a- Se Lei pensa che entro sei anni ci sarà un aumento o una diminuzione, in quale percentuale rispetto a oggi? ………% C. FORMAZIONE C1- A Suo parere, qual è il minimo grado di istruzione necessario per svolgere l'attività di (profilo professionale)? 1 Sufficiente la scuola dell'obbligo 2 Certificato di scuola professionale 3 Diploma di scuola superiore 4 Titolo universitario di I livello (Laurea breve/D.U.) 5 Titolo universitario di II livello 6 Master o specializzazione post-lauream C2- Invece, qual è il minimo grado di istruzione appropriato per svolgere la suddetta attività? 1 Sufficiente la scuola dell'obbligo 2 Certificato di scuola professionale 3 Diploma di scuola superiore 4 Titolo universitario di I livello (Laurea breve/D.U.) 5 Titolo universitario di II livello 6 Master o specializzazione post-lauream C3- Esiste un indirizzo di studi (per un dato grado di istruzione) che Lei ritiene più appropriato per qualificare la professionalità di un (profilo professionale), oppure l'indirizzo di studi è praticamente indifferente? 1 L'indirizzo degli studi è indifferente 2 Uno o più indirizzi specifici Definire figure professionali tramite testimoni privilegiati 81 C3.a- In quest'ultimo caso, quali indirizzi Lei ritiene specifici?(150 car.) ……………………………………………………………………………………………………… C4- Chi può fare qualcosa per qualificare la formazione di tale figura professionale in un senso più corrispondente al mercato? 1 Università 2 Enti di formazione post-diploma 3 Enti di formazione post-universitaria 4 Associazioni imprenditoriali (Confindustria, Confcommercio, etc.) 5 Camere di commercio 6 Altri, come sotto specificato >>> ………………………………………………………………………………………. D. SPECIFICITÀ SETTORIALE D1- Secondo Lei, la figura di (profilo professionale) è trasversale a tutti i settori di attività economica, oppure è specifica di alcuni settori? 1 È una figura trasversale a tutti i settori 2 È una figura specifica di alcuni settori D2- Se tale figura è specifica di alcuni settori di attività, può elencare qui di seguito i settori (al massimo quattro) nei quali, a Suo parere, essa è più presente? - Nell'ipotesi di specificità della figura, si richiede la descrizione (100 car.) o il codice ATECO di almeno UN settore di attività -> Sett. 1: ……………………………… -> Sett. 2: ……………………………… -> Sett. 3: ……………………………… -> Sett. 4: ……………………………… D3- Qual è la dimensione aziendale minima, sotto la quale non si trova questa figura professionale? 0 Non esiste 1 Si trova anche in imprese individuali o familiari 2 Studio professionale individuale o quasi 3 Impresa o studio di micro-dimensioni (fino a 9 addetti) 4 Impresa/studio di piccole dimensioni (10-49 add.) 5 Impresa/studio di medie dimensioni (50-249 add.) 6 Impresa/studio di grandi dimensioni (250 e più) D4- Esiste una dimensione aziendale tipica per questa figura, cioè dove essa ha maggiori speranze occupazionali (una sola)? 0 Non esiste 1 Impresa individuale o familiare 2 Libera professione (da solo o quasi) 3 Impresa o studio di micro-dimensioni (fino a 9 addetti) 4 Impresa/studio di piccole dimensioni (10-49 add.) 5 Impresa/studio di medie dimensioni (50-249 add.) 6 Impresa/studio di grandi dimensioni (250 e più) La ringraziamo molto per la collaborazione e Le diamo appuntamento tra 7 giorni per un nuovo breve questionario 82 Profili professionali di addetti alle risorse umane sulla base di due panel giustapposti di esperti Delphi-Shang Domande del II round A. COMPETENZE Nella prima tornata di opinioni sono state indicate, come caratterizzanti la figura professionale di (profilo professionale) le competenze professionali elencate qui di seguito. Gruppo sperimentale 1 A1- In questa fase Le chiediamo di distribuire 100 punti tra le competenze elencate, secondo la loro rilevanza ai fini di un proficuo inserimento di tale figura professionale nel contesto lavorativo di cui Lei si occupa: >a (Prima competenza nella graduatoria delle preferenze indicate) ……….. >b (Seconda competenza nella graduatoria delle preferenze indicate) ………. … … … >h (Ultima competenza nella graduatoria delle preferenze indicate) …………. Gruppo sperimentale 2 A1- In questa fase Le chiediamo di attribuire a ciascuna delle competenze elencate un punteggio variabile fra 0 e 10, dove 0 è il minimo (nullità) e 10 il massimo della rilevanza ai fini di un proficuo inserimento di tale figura professionale nel contesto lavorativo di cui Lei si occupa: >a (Prima competenza nella graduatoria delle preferenze indicate) ……….. >b (Seconda competenza nella graduatoria delle preferenze indicate) ………. … … … >h (Ultima competenza nella graduatoria delle preferenze indicate) …………. B. PREVISIONI DI OCCUPAZIONE Nella prima tornata di opinioni, sono state stimate le probabilità di occupazione della figura di (profilo professionale), a distanza di 1, 3 e 6 anni in avanti. Gruppo sperimentale 1 B1- Gli esperti consultati stimano, ad un anno avanti, una media di occupazione (in diminuzione di xx% / stabile / in aumento di xx%) (rispetto ad oggi). Secondo Lei, questa stima dovrebbe essere minore, è sostanzialmente giusta, o dovrebbe essere maggiore? 1 Dovrebbe essere molto inferiore 2 Dovrebbe essere un po’ inferiore 3 È sostanzialmente giusta 4 Dovrebbe essere un po’ superiore 5 Dovrebbe essere molto superiore B1.a- Se non considera giusta la stima effettuata, può precisare su quale valore si attesterà la variazione dell'occupazione? ……..% ( sopra / sotto il livello attuale) B2- La stima occupazionale a tre anni avanti è risultata mediamente (in diminuzione di xx% / stabile / in aumento di xx%) rispetto ad oggi. Secondo Lei, questa stima dovrebbe essere minore, è sostanzialmente giusta, o dovrebbe essere maggiore? 1 Dovrebbe essere molto inferiore 2 Dovrebbe essere un po’ inferiore 3 È sostanzialmente giusta 4 Dovrebbe essere un po’ superiore 5 Dovrebbe essere molto superiore B2.a- Se non considera giusta la stima effettuata, può precisare su quale valore si attesterà la variazione dell'occupazione? ……..% ( sopra / sotto il livello attuale) Definire figure professionali tramite testimoni privilegiati 83 B3- La stima occupazionale a sei anni avanti, in media, è risultata (in diminuzione di xx% / stabile / in aumento di xx%), sempre rispetto ad oggi. Secondo Lei, questa stima dovrebbe essere minore, è sostanzialmente giusta, o dovrebbe essere maggiore? 1 Dovrebbe essere molto inferiore 2 Dovrebbe essere un po’ inferiore 3 È sostanzialmente giusta 4 Dovrebbe essere un po’ superiore 5 Dovrebbe essere molto superiore B3.a- Se non considera giusta la stima effettuata, può precisare su quale valore si attesterà la variazione dell'occupazione? ……..% ( sopra / sotto il livello attuale) Gruppo sperimentale 2 B1- Qui di seguito è riportato l'intervallo entro il quale la maggior parte degli esperti ha previsto che vari (rispetto ad oggi) l'occupazione di tale figura professionale. Le chiediamo di indicare nuovamente, a fianco di tali valori, le sue stime delle variazioni della speranza di occupazione (0=stabilità). Tempo % min % max Sua stima % (-/+) 1 anno xx% xx% ………..% 3 anni xx% xx% ………..% 6 anni xx% xx% ………..% C. FORMAZIONE C1- La maggioranza degli esperti che hanno risposto nella prima tornata dell'indagine ha indicato che il grado di istruzione più appropriato per svolgere l'attività di (profilo professionale) è: (primo grado di istruzione più votato). Altri, però, indicano come titolo appropriato: (secondo grado di istruzione più votato) . Lei aveva risposto che il titolo più appropriato è: (grado di istruzione indicato dal partecipante). Rimane di questa opinione o vorrebbe cambiare la Sua indicazione? 1 Mantiene 2 Cambia C2- E quale sarà invece, secondo Lei, il titolo di studio più appropriato per svolgere tale attività entro cinque-sei anni? Resterà sostanzialmente lo stesso o cambierà? 2 Resterà sostanzialmente lo stesso 2 Cambierà C3- Quali sono i corsi di laurea che ritiene appropriati per svolgere l'attività professionale in esame? (Inserire almeno un corso di studi) - C.d.l. in:……………………………….. - C.d.l. in:……………………………………. - C.d.l. in:……………………………….. - C.d.l. in:……………………………………. - C.d.l. in:……………………………….. - C.d.l. in:……………………………………. - C.d.l. in:……………………………….. - C.d.l. in:……………………………………. - C.d.l. in:……………………………….. - C.d.l. in:……………………………………. (Le domande da C1.a fino a C3.a sono calibrate in base alle risposte fornite a C1-C3) C1.a- Lei ha (mantenuto / cambiato) la Sua opinione sul grado di istruzione attualmente appropriato per un (profilo professionale): può spiegarne il motivo? ………………………………………………..…………………………………………. 84 Profili professionali di addetti alle risorse umane sulla base di due panel giustapposti di esperti Delphi-Shang C1.b - Può chiarire ora qual è il grado di istruzione che Lei adesso ritiene più appropriato? 1 Sufficiente la scuola dell'obbligo 2 Certificato di scuola professionale 3 Diploma di scuola superiore 4 Titolo universitario di I livello (Laurea breve/D.U.) 5 Titolo universitario di II livello 6 Master o specializzazione post-lauream C2.a- Lei ha precedentemente affermato che entro cinque o sei anni il titolo di studio più appropriato cambierà: in quale direzione? Verso una maggiore o minore specializzazione, verso un maggiore o minore livello degli studi, o che altro? ………………………………………………………………………………………………………… C3.a- In base alla Sua esperienza, su 100 punti totali di coerenza, quanti ne assegnerebbe ai singoli corsi di studi che ha precedentemente individuato come pertinenti? N.B.: Il totale deve essere pari a 100, i punteggi più alti vanno assegnati ai corsi più coerenti. Corso 1 – (denominazione del primo corso indicato dal partecipante): …………. Corso 2 – (denominazione del secondo corso indicato dal partecipante): …………. … … … Corso n – (denominazione dell’ultimo corso indicato dal partecipante): …………. D. DESIDERABILITÀ SOCIALE D1- Vorremmo ora comprendere la Sua percezione, da vari punti di vista, sul grado di desiderabilità attuale della professione di (profilo professionale). Può esprimere la Sua opinione in merito su una scala da 0 a 10, dove 0 è il minimo e 10 il massimo di desiderabilità sociale? Desiderabilità dal punto di vista m n o p q r s t u v w a) economico (reddito) m n o p q r s t u v w b) sviluppo di carriera (verticale) c) di possibilità di utilizzo delle competenze m n o p q r s t u v w nelle aziende italiane d) possibilità di cambiare posto di lavoro m n o p q r s t u v w (senza conseguenze negative) e) Valorizzazione del ruolo sociale nella m n o p q r s t u v w società (fuori del posto di lavoro) f) Desiderabilità sociale complessiva per un m n o p q r s t u v w neo-laureato D2- Per quanto riguarda il grado di desiderabilità attuale avvertito da un (profilo professionale), sulla stessa scala da 0 a 10, quanto Lei pensa che sia desiderabile questa professione, per un neo-laureato assunto in tale ruolo? m n o p q r s t u v w D3- Per quanto riguarda, invece, il grado di desiderabilità attuale della professione secondo i datori di lavoro, sempre su una scala da 0 a 10, quanto è ritenuta desiderabile, da parte delle aziende che Lei conosce, la professione di (profilo professionale)? m n o p q r s t u v w La ringraziamo molto per la collaborazione e Le diamo appuntamento tra 7 giorni per un nuovo questionario 85 Definire figure professionali tramite testimoni privilegiati Domande del III round D. COMPETENZE Nella seconda tornata dell'indagine, sono state indicate come maggiormente rilevanti, per la definizione della figura professionale di (profilo professionale), alcune competenze professionali. A1- Per ciascuna delle competenze elencate, può indicare se, nel tempo medio (3-6 anni avanti), la rilevanza professionale della competenza diminuirà, rimarrà sostanzialmente invariata, o aumenterà rispetto ad oggi? Competenza > a: (1a competenza più rilevante) > b: (2a competenza più rilevante) >… > n: (ultima competenza rilevante) Diminuirà Diminuirà Sostanzialmente Aumenterà Aumenterà molto di poco invariata di poco molto Ƒ Ƒ Ƒ Ƒ Ƒ Ƒ Ƒ Ƒ Ƒ Ƒ Ƒ Ƒ Ƒ Ƒ Ƒ B. PREVISIONI DI OCCUPAZIONE Gruppo sperimentale 1 Nella seconda tornata di opinioni, sono state un po’ modificate le stime della probabilità di occupazione della figura di (profilo professionale), a distanza di 1, 3 e 6 anni in avanti. B1- La nuova stima media, ad un anno avanti, è per (una diminuzione di nn% / una certa stabilità / un aumento di nn%) rispetto ad oggi. Secondo Lei, per l'ultima volta, tale stima dovrebbe essere inferiore, è sostanzialmente ciò che Lei pensa, o dovrebbe essere superiore? 1 Dovrebbe essere inferiore 2 È sostanzialmente giusta 3 Dovrebbe essere superiore B1.a- Se Lei non condivide la stima fornita dai Suoi colleghi, può definire la variazione occupazionale che considera più verosimile? ……% ( sopra / sotto il livello attuale) B2- La stima occupazionale a tre anni avanti presenta mediamente (una diminuzione di nn% / una certa stabilità / un aumento di nn%) rispetto ad oggi. La stima dovrebbe essere inferiore, è sostanzialmente ciò che Lei pensa, o dovrebbe essere superiore? 1 Dovrebbe essere inferiore 2 È sostanzialmente giusta 3 Dovrebbe essere superiore B2.a- Se Lei non condivide la stima fornita dai Suoi colleghi, può definire la variazione occupazionale che considera più verosimile? ……% ( sopra / sotto il livello attuale) B3- La stima occupazionale a sei anni avanti, in media, presenta (una diminuzione di nn% / una certa stabilità / un aumento di nn%), sempre rispetto ad oggi. La stima dovrebbe essere inferiore, è sostanzialmente ciò che Lei pensa, o dovrebbe essere superiore? 1 Dovrebbe essere inferiore 2 È sostanzialmente giusta 3 Dovrebbe essere superiore B3.a- Se Lei non condivide la stima fornita dai Suoi colleghi, può definire la variazione occupazionale che considera più verosimile? ……% ( sopra / sotto il livello attuale) 86 Profili professionali di addetti alle risorse umane sulla base di due panel giustapposti di esperti Delphi-Shang Gruppo sperimentale 2 Nella seconda tornata di opinioni, è stato ricalcolato l’intervallo delle previsioni di occupazione (a 1, 3 e 6 anni da oggi) della figura di (profilo professionale). B1- Le chiediamo, per l’ultima volta, di variazioni di occupazione (0=stabilità). Tempo % min 1 anno nn% 3 anni nn% 6 anni nn% indicare a fianco di tali valori le sue stime delle % max nnn% nnn% nnn% Sua stima % (-/+) ………..% ………..% ………..% (La domanda seguente viene posta solo se nella precedente tornata altri partecipanti abbiano fornito, per qualcuno dei termini temporali previsti, stime occupazionali eccedenti l’intervallo interquartilico) B2- Nella seconda tornata sono state date le seguenti motivazioni da parte di chi ha fornito stime occupazionali esterne all'intervallo. Può eventualmente riportare Sue controindicazioni alle motivazioni che non condivide? Motivazioni addotte Sue eventuali contro-motivazioni A 1 anno: (motivazione dell’i-mo partecipante) …………………………………………………….. (motivazione del j-mo partecipante) …………………………………………………….. (motivazione del k-mo partecipante) …………………………………………………….. A 3 anni: (motivazione dell’h-mo partecipante) …………………………………………………….. A 6 anni: (motivazione dell’k-mo partecipante) …………………………………………………….. C. SUGGERIMENTI PER LA FORMAZIONE C1- È prevedibile che, nel medio periodo, la figura professionale di (profilo professionale) si possa 'importare’ da altri paesi, oppure sarà di prevalente estrazione nazionale o regionale? 1 Importazione desiderabile 2 Importazione possibile 3 Prevalente estrazione nazionale 4 Prevalente estrazione regionale C2- Secondo Lei, che cosa si può fare in Italia per migliorare la preparazione professionale della figura in oggetto? (max. 300 caratteri) …………………………………………………………………………………………… 0 Non so 87 Definire figure professionali tramite testimoni privilegiati D. DIFFERENZIALE SEMANTICO D1- La preghiamo ora di contrassegnare, modalità per modalità, il punto più vicino al termine che meglio interpreta il Suo pensiero sul mercato delle professioni, oppure una posizione intermedia (ad es.: molto statico=A; statico=B; più statico che dinamico=C; più dinamico che statico=D; dinamico=E; molto dinamico=F) Ritiene che nel futuro il mercato delle professioni sarà: A B C D E F 1 2 3 4 5 6 7 8 9 10 11 12 13 14 15 16 17 18 19 20 21 Statico Migliore In espansione Caotico Ingovernabile Instabile Accessibile Prevedibile Rigido Irrilevante Trasparente Specializzato Meritocratico Astratto Internamente coerente Semplice Associativo/cooperativo Innovativo Povero (scarno) Regolato da albi, ordini Orientato al merito Dinamico Peggiore In contrazione Ordinato Governabile Stabile Inaccessibile Imprevedibile Flessibile Rilevante Oscuro Generico Egualitario Reale/tangibile A compartimenti Complesso Individualistico Conservativo Ricco (prospero) Svincolato da albi, ordini Clientelare/nepotistico La ringraziamo molto per la collaborazione. Sarà nostra cura contattarla per farle avere una sintesi dei risultati ed, eventualmente, poterli commentare con Lei. 88 Profili professionali di addetti alle risorse umane sulla base di due panel giustapposti di esperti Delphi-Shang Allegato 2: Questionari adottati per la rilevazione presso i professori universitari Domande generali: 1. Sesso del rispondente 2. Età del rispondente (classi di 10 anni; fino a 29; 30-39; 40-49; 50-59; 60 e più) 3. Facoltà/corso di studi in cui opera principalmente 4. Ateneo di afferenza 5. Eventuali attività di ricerca, consulenza o formazione a vantaggio di aziende o istituzioni esterne all'Università. 6. Conoscenza di Uffici del personale o di risorse umane di strutture produttive, oppure Uffici selezione di agenzie per l'impiego o di agenzie interinali 7. Conoscenza di persone che svolgono l'attività di addetto allo sviluppo delle risorse umane 8. Conoscenza di persone che svolgono l'attività di addetto alla gestione delle risorse umane 9. Conoscenza delle differenze sostanziali che esistono tra queste due figure professionali 10. Conoscenza del mercato del lavoro inerente all'occupazione nel settore delle risorse umane nel suo territorio Requisito filtro per il proseguimento dell’intervista: aver risposto positivamente ad una o più delle domande da 6 a 10. Domande del I round A. COMPETENZE A.1 Quali competenze tecnico-specifiche deve possedere un laureato che si candida a svolgere l’attività di “addetto allo sviluppo delle risorse umane”? Scegliere tra le seguenti conoscenze e capacità le più rilevanti (al massimo 4) e aggiungere alla fine quelle che si reputano mancanti dalla lista: i. conoscenze generali di sviluppo (sistemi di architettura professionali, analisi di competenze, job description, etc.) ii. conoscenze di diritto del lavoro (contrattualistica, ecc.) e sindacale iii. capacità di analizzare le dinamiche di gruppo iv. capacità di analisi dell’organizzazione e dei processi v. capacità d’impiego di tecniche di compensation vi. capacità di indagine della personalità con tecniche standard vii. capacità di costruire strumenti psicologici ad hoc viii. capacità di condurre colloqui clinici ix. capacità di gestione amministrativa (buste paga, ecc.) x. capacità di gestione di relazioni industriali xi. capacità di gestire i rapporti con i dipendenti xii. capacità di selezione del personale xiii. capacità di contrattazione xiv. capacità di valutazione xv. capacità di progettare interventi formativi xvi. capacità d’uso di strumentazione scientifico-tecnica xvii. altre competenze: ……………………………………….. Definire figure professionali tramite testimoni privilegiati 89 A.2. E per svolgere l’attività di addetto alla gestione delle risorse umane, quali competenze trasversali sono particolarmente richieste (indicarne al massimo quattro) a. conoscenze generali di sviluppo (sistemi di architettura professionali, analisi di competenze, job description, etc.) b. conoscenze di diritto del lavoro (contrattualistica, ecc.) e sindacale c. capacità di analizzare le dinamiche di gruppo d. capacità di analisi dell’organizzazione e dei processi e. capacità d’impiego di tecniche di compensation f. capacità di indagine della personalità con tecniche standard g. capacità di costruire strumenti psicologici ad hoc h. capacità di condurre colloqui clinici i. capacità di gestione amministrativa (buste paga, ecc.) j. capacità di gestione di relazioni industriali k. capacità di gestire i rapporti con i dipendenti l. capacità di selezione del personale m. capacità di contrattazione n. capacità di valutazione o. capacità di progettare interventi formativi p. capacità d’uso di strumentazione scientifico-tecnica q. altre competenze: ……………………………………….. A.3. Quali competenze trasversali sono particolarmente richieste per ricoprire l’attività di addetto allo sviluppo delle risorse umane e quella di gestione delle risorse umane (indicarne al massimo quattro per ciascuna figura) Addetto allo Addetto alla sviluppo R.U. gestione R.U. o o o o o o o o o o Interpersonali, di relazione (con clienti, fornitori, allievi) Prendere decisioni, gestire situazioni complesse, problem solving Lavorare in gruppo/équipe, anche interdisciplinare Leadership e autorevolezza Organizzare, coordinare il lavoro di altri Pianificare/organizzare praticamente il proprio lavoro Reperire e gestire informazioni e dati Scrivere relazioni nella propria lingua Scrivere progetti per ottenere fondi/finanziare attività Presentare/sostenere le proprie idee in pubblico A.3. Quali tratti della personalità sono particolarmente desiderabili per svolgere l’attività di addetto allo sviluppo e quella di addetto alla gestione delle risorse umane (max tre)? a. b. c. d. e. f. g. h. Avere capacità di adattamento Essere capace di apprendere Essere persuasivo e influente Essere preciso/accurato, ordinato Essere fantasioso, produrre idee nuove, innovare Avere mentalità critica e autocritica Possedere autocontrollo Possedere resistenza psico-fisica e concentrazione Addetto allo Addetto alla sviluppo R.U. gestione R.U. 90 Profili professionali di addetti alle risorse umane sulla base di due panel giustapposti di esperti Delphi-Shang A.4. Per le attività svolte da queste figure sono necessarie competenze informatiche da utilizzatore generico, da esperto, o da programmatore/analista? Addetto allo sviluppo R.U. Addetto alla gestione R.U. 1. Utilizzatore generico 2. Utilizzatore esperto 3. Programmatore/analista A.5. Oltre all’italiano, quali sono le lingue più utili per il ruolo che la figura è chiamata a svolgere (al massimo tre)? Addetto allo Addetto alla sviluppo R.U. gestione R.U. A. B. C. D. E. Inglese Tedesco Francese Spagnolo Altro (specificare: ………………..……………………) A.6. E’ più importante la conoscenza linguistica straniera scritta o quella parlata? Addetto allo sviluppo R.U. Addetto alla gestione R.U. 1. Scritta 2. Parlata 3. Ugualmente importanti B. OCCUPAZIONE FUTURA B.1. Quale speranza occupazionale hanno nel prossimo futuro le due figure professionali? A tre anni da oggi, la speranza occupazionale è verso l’aumento, la stabilità, o la diminuzione in Italia? Addetto allo sviluppo R.U. Addetto alla gestione R.U. 1. 2. 3. 4. Diminuirà Non cambierà in misura apprezzabile Aumenterà Proprio non saprei B.1A. Se nei tre anni ci sarà una variazione (B1=1 o 3), in quale percentuale, sempre rispetto al dato odierno? (In valore assoluto; se valore unico, indicare %min=%max) Addetto allo sviluppo R.U. Addetto alla gestione R.U. % di variazione % minima ___ ___ ___% ___ ___ ___% % massima ___ ___ ___% ___ ___ ___% B.2 E a sei anni da oggi, come sarà la speranza occupazionale? Addetto allo sviluppo R.U. Addetto alla gestione R.U. 1. 2. 3. 4. Diminuirà Non cambierà in misura apprezzabile Aumenterà Proprio non saprei B.2A. Se nei sei anni ci sarà una variazione (B2=1 o 3), in quale percentuale, sempre rispetto al dato odierno? (In valore assoluto; se valore unico, indicare %min=%max) Addetto allo sviluppo R.U. Addetto alla gestione R.U. % di variazione % minima ___ ___ ___% ___ ___ ___% % massima ___ ___ ___% ___ ___ ___% Definire figure professionali tramite testimoni privilegiati 91 C. SPECIFICITA’ SETTORIALE C.1 La figura di addetto allo sviluppo delle risorse umane è trasversale a tutti i settori di attività economica oppure è specifica di alcuni settori? 1 Trasversale ad ogni settore di attività economica 2 Specifico di alcuni settori C.1A Se tale figura è specifica di alcuni settori di attività (se C.1=2), in quali essa è più presente (al massimo 4)? Settore di attività ………………………………………. 1 ………………………………………. 2 ………………………………………. 3 ………………………………………. 4 C.2 E la figura di addetto alla gestione delle risorse umane è trasversale a tutti i settori di attività economica oppure è specifica di alcuni settori? 1. Trasversale ad ogni settore di attività economica 2. Specifico di alcuni settori C.2A Se tale figura è specifica di alcuni settori di attività (se C.2=2), in quali essa è più presente (al massimo 4)? Settore di attività ………………………………………. 1 ………………………………………. 2 ………………………………………. 3 ………………………………………. 4 C.3. Qual è la dimensione aziendale minima, cioè sotto la quale non si trovano queste figure professionali? Addetto allo Addetto alla sviluppo R.U. gestione R.U. o o o o o o o Non esiste Si trova anche in imprese individuali o familiari Studio professionale di piccole dimensioni Impresa o studio di micro-dimensioni (fino a 9 addetti) Impresa o studio di piccole dimensioni (10-49 addetti) Impresa o studio di medie dimensioni (50-249 addetti Impresa o studio di grandi dimensioni (almeno 250 addetti) C.3. Esiste, invece, una dimensione aziendale tipica per queste figure professionali, cioè in quali aziende hanno oggi maggiori speranze occupazionali? o o o o o o o Non esiste Impresa individuale o familiare Libera professione (da solo o quasi) Impresa o studio di micro-dimensioni (fino a 9 addetti) Impresa o studio di piccole dimensioni (10-49 addetti) Impresa o studio di medie dimensioni (50-249 addetti Impresa o studio di grandi dimensioni (almeno 250 addetti) Addetto allo Addetto alla sviluppo R.U. gestione R.U. 92 E. Profili professionali di addetti alle risorse umane sulla base di due panel giustapposti di esperti Delphi-Shang SEMANTICA D.1 Modalità per modalità, porre un segno vicino al termine che meglio interpreta il proprio pensiero o nelle posizioni intermedie 1 2 3 4 5 6 7 8 9 10 11 12 13 14 15 16 17 18 19 20 21 Ritengo che nel futuro il mercato delle professioni sarà: es. molto dinamico=F; molto statico=A A B C D E F Statico Dinamico Migliore Peggiore In espansione In contrazione Caotico Ordinato Ingovernabile Governabile Instabile Stabile Accessibile Inaccessibile Prevedibile Imprevedibile Rigido Flessibile Irrilevante Rilevante Trasparente Oscuro Specializzato Generico Meritocratico Egualitario Astratto Reale/tangibile Internamente coerente A compartimenti Semplice Complesso Associativo/cooperativo Individualistico Innovativo Conservativo Povero (scarno) Ricco (prospero) Regolato da albi, ordini Svincolato da albi, ordini Orientato al merito Clientelare/nepotistico Molte grazie per la collaborazione. Il prossimo appuntamento è tra 7 giorni per un più breve questionario Domande del II round A. COMPETENZE A.1 Nella prima tornata, sono state indicate come caratterizzanti la figura professionale dell’addetto allo sviluppo delle risorse umane le competenze tecnico-professionali nel seguito elencate. Distribuire tra le competenze 100 punti secondo la rilevanza di ciascuna ai fini di un proficuo inserimento della figura professionale nel contesto lavorativo italiano. a A __ __ __ b B __ __ __ …………………………… __ __ __ …………………………… __ __ __ k K __ __ __ Totale 1 0 0 (controllare che sia 100) Definire figure professionali tramite testimoni privilegiati 93 A.2 La stessa operazione (distribuire tra le competenze 100 punti secondo la rilevanza di ciascuna per l’inserimento lavorativo) va ora fatta per l’addetto alla gestione delle risorse umane a A1 __ __ __ b B1 __ __ __ …………………………… __ __ __ …………………………… __ __ __ k K1 __ __ __ Totale 1 0 0 (controllare che sia 100) B. OCCUPAZIONE FUTURA B.1 Nella prima tornata di opinioni, sono state stimate le probabilità di occupazione dell’addetto allo sviluppo delle risorse umane a 3 e 6 anni in avanti. In media, si è stimato cje la speranza occupazionale della figura, a distanza di tre anni, sia in pressoché stabile/in aumento/ in diminuzione di nn% rispetto ad oggi. La stima è sostanzialmente giusta, oppure è da correggere (in aumento o diminuzione)? 1 Dovrebbe essere molto inferiore 2 Dovrebbe essere un po’ inferiore 3 È sostanzialmente giusta 4 Dovrebbe essere un po’ superiore 5 Dovrebbe essere un molto superiore B.1A Se non consideri giusta la stima effettuata, su quale valore (positivo o negativo) dovrebbe attestarsi la variazione occupazionale? ………….% B.2 La stima occupazionale a sei anni avanti è risultata pressoché stabile/in aumento/ in diminuzione di nn%, sempre rispetto ad oggi. La stima è sostanzialmente giusta, o dovrebbe essere variata? 1 Dovrebbe essere molto inferiore 2 Dovrebbe essere un po’ inferiore 3 È sostanzialmente giusta 4 Dovrebbe essere un po’ superiore 5 Dovrebbe essere un molto superiore B.2A Se non consideri giusta la stima effettuata, su quale valore (positivo o negativo) dovrebbe attestarsi la variazione occupazionale? ………….% B.3 Anche per la figura di addetto alla gestione delle risorse umane, nella prima tornata sono raccolte le opinioni dei colleghi circa le probabilità occupazionali a distanza di tre e sei anni in avanti.. Secondo le valutazioni fornite, la speranza occupazionale della figura, a distanza di tre anni, dovrebbe essere pressoché stabile/in aumento/ in diminuzione di nn% rispetto ad oggi. Ritieni questa stima sostanzialmente giusta, o dovrebbe essere variata? 1 Dovrebbe essere molto inferiore 2 Dovrebbe essere un po’ inferiore 3 È sostanzialmente giusta 4 Dovrebbe essere un po’ superiore 5 Dovrebbe essere un molto superiore 94 Profili professionali di addetti alle risorse umane sulla base di due panel giustapposti di esperti Delphi-Shang B.3A Se non consideri giusta la stima effettuata, su quale valore (positivo o negativo) dovrebbe attestarsi la variazione occupazionale? ………….% B.4 La La stima occupazionale a sei anni avanti, in media, e' risultata stabile/in aumento/ in diminuzione di nn%, sempre rispetto ad oggi. La stima e' sostanzialmente giusta o dovrebbe essere variata 1 Dovrebbe essere molto inferiore 2 Dovrebbe essere un po’ inferiore 3 È sostanzialmente giusta 4 Dovrebbe essere un po’ superiore 5 Dovrebbe essere un molto superiore B.4A Se non consideri giusta la stima effettuata, su quale valore (positivo o negativo) dovrebbe attestarsi la variazione occupazionale? ………….% C. C.1 FORMAZIONE Per svolgere l’attività di addetto allo sviluppo delle risorse umane, basta un diploma di scuola media superiore oppure è necessaria una formazione a livello universitario? 1 Sufficiente titolo scuola media 2 Laurea triennale 3 Laurea specialistica/magistrale 4 Master universitario di I livello 5 Master universitario di II livello 6 Dottorato di ricerca 7 Scuola di specializzazione (Quale? ………………………………..………….) C.2 E per svolgere l’attività di addetto alla gestione delle risorse umane, basta un diploma di scuola media superiore o è necessaria una formazione universitaria? 1 Sufficiente titolo scuola media superiore 2 Laurea triennale 3 Laurea specialistica/magistrale 4 Master universitario di I livello 5 Master universitario di II livello 6 Dottorato di ricerca 7 Scuola di specializzazione (Quale? ……………………………………………….) (Le domande C3 e C4 sono poste solo se è stata fornita la risposta “1” alla domanda C1 o, rispettivamente, C2) C.3 Se per svolgere l'attività di addetto allo sviluppo delle risorse umane non è necessaria una formazione universitaria, un diploma di scuola superiore sarebbe sufficiente oppure sono necessari livelli di formazione intermedi (IFTS etc.)? 1 Necessario un corso IFTS 2 Occorre un altro corso professionalizzante 3 Basta il diploma (Quale? …………………………………………..……………) C.4 Se per svolgere l'attività di addetto allo sviluppo delle risorse umane non è necessaria una formazione universitaria, un diploma di scuola superiore sarebbe sufficiente oppure sono necessari livelli di formazione intermedi (IFTS etc.)? 1 Necessario un corso IFTS 2 Occorre un altro corso professionalizzante 3 Basta il diploma (Quale? …………………………………………..……………) Definire figure professionali tramite testimoni privilegiati 95 D. DESIDERABILITA’ SOCIALE D.1 Infine, per i diversi aspetti qui elencati, qual e' l'attuale grado di desiderabilità della professione di addetto allo sviluppo delle risorse umane? (Su una scala da 0 a 10, dove 0 è il minimo e 10 il massimo) Desiderabilità dal punto di vista m n o p q r s t u v w a) economico (reddito) m n o p q r s t u v w b) sviluppo di carriera (verticale) c) possibilità di utilizzo delle competenze nelle m n o p q r s t u v w aziende italiane d) possibilità di cambiare posto di lavoro (senza m n o p q r s t u v w conseguenze negative) e) Valorizzazione del ruolo sociale nella società m n o p q r s t u v w (fuori del posto di lavoro) f) Desiderabilità sociale complessiva per un neom n o p q r s t u v w laureato D.2 E qual è, invece, il grado di desiderabilità della professione di addetto alla gestione delle risorse umane? (Su una scala da 0 a 10, dove 0 è il minimo e 10 il massimo) Desiderabilità dal punto di vista m n o p q r s t u v w a) economico (reddito) m n o p q r s t u v w b) sviluppo di carriera (verticale) c) possibilità di utilizzo delle competenze nelle m n o p q r s t u v w aziende italiane d) possibilità di cambiare posto di lavoro (senza m n o p q r s t u v w conseguenze negative) e) Valorizzazione del ruolo sociale nella società m n o p q r s t u v w (fuori del posto di lavoro) f) Desiderabilità sociale complessiva per un neom n o p q r s t u v w laureato D.3 E qual è, infine, per ciascuna figura, il grado di accettazione della preparazione da parte dei datori di lavoro. Su una scala da 0 a 10, dove 0 è il minimo e 10 il massimo? a) addetto allo sviluppo delle risorse umane m n o p q r s t u v w b) addetto alla gestione delle risorse umane m n o p q r s t u v w Molte grazie per la collaborazione. Il prossimo appuntamento è tra 7 giorni per un ancor più breve questionario 96 Profili professionali di addetti alle risorse umane sulla base di due panel giustapposti di esperti Delphi-Shang Domande del III round A. COMPETENZE A.1 Vogliamo ricostruire il punto di vista dell’università sulle figure professionali dell’addetto allo sviluppo e dell’addetto alla gestione delle risorse umane. Posto pari a 100 il totale dell’impegno (in ore di formazione) nell’università, quale dovrebbe essere la distribuzione dell’impegno tra le seguenti aree disciplinari? Aree culturali Economia (aziendale, lavoro, ecc.) Giurisprudenza (lavoro, contratti…) Informatica, elaborazione dati Letteratura, storia, filosofia, lingue Organizzazione, ingegneria Pedagogia, scienze della formazione Psicologia (lavoro, organizzaz. ...) Sociologia (lavoro, organizzaz. ...) Statistica (indagini, analisi dati) Altra formazione tecnica Totale Quale altra formazione? Addetto allo sviluppo Addetto alla gestione delle risorse umane delle risorse umane 100 ……………………. 100 ……………………. A.2 La rappresentazione delle figure professionali fatta dai direttori del personale è piuttosto diversa da quella degli universitari. a) Secondo te, in merito alla rappresentazione delle competenze, esiste la necessità e la possibilità di una convergenza tra i due mondi, quello del lavoro e quello della formazione superiore? 1 La convergenza non è necessaria; i ruoli portano e porteranno alla divergenza 2 La convergenza è necessaria, ma le possibilità sono scarse 3 Esiste la necessità e la possibilità di una convergenza 4 Altro (Specificare …………………………………………) b) (Se A.2a=2) Se una convergenza è poco realistica, quali passi andrebbero fatti per avviarla? …………………………………………………………………………………………… c) (Se A.2a=3) Se una convergenza è possibile, quali passi vanno fatti? …………………………………………………………………………………………… B. OCCUPAZIONE FUTURA B.1.X1 Nella seconda tornata di opinioni, è stata stimata una variazione media nella speranza di occupazione dell’addetto allo sviluppo delle risorse umane a tre anni avanti del +/- …. % rispetto a oggi. Tu hai indicato il ……%. Qual è la Tua stima definitiva della speranza occupazionale fra 3 anni per l’addetto allo sviluppo delle RU, in percentuale rispetto ad oggi? - Stima definitiva (% rispetto ad oggi): +/- ……..% Definire figure professionali tramite testimoni privilegiati 97 B.1.X2 Nella seconda tornata di opinioni, i colleghi universitari hanno stimato una variazione media nella speranza di occupazione dell’addetto allo sviluppo delle risorse umane a tre anni avanti del +/-…... % rispetto a oggi e quella dei direttori del personale è, invece, del ……%. Tu hai indicato nel secondo round il ??%. Qual è la Tua stima definitiva della speranza occupazionale fra 3 anni per l’addetto allo sviluppo delle RU, in percentuale rispetto ad oggi? - Stima definitiva (% rispetto ad oggi): +/- ……..% B.2X1 La stima della variazione di occupazione a sei anni avanti è risultata del +/- …. % rispetto a oggi. Tu hai indicato il ……%. Qual è la Tua stima definitiva della speranza occupazionale fra 6 anni per l’addetto allo sviluppo delle RU, in percentuale rispetto ad oggi? - Stima definitiva (% rispetto ad oggi): +/- ……..% B.2.X2 I colleghi universitari hanno stimato una variazione media nella speranza di occupazione dell’addetto allo sviluppo delle risorse umane a sei anni avanti del +/…... % rispetto a oggi e quella dei direttori del personale è, invece, del ……%. Tu hai indicato nel secondo round il ……%. Qual è la Tua stima definitiva della speranza occupazionale fra 6 anni per l’addetto allo sviluppo delle RU, in percentuale rispetto ad oggi? - Stima definitiva (% rispetto ad oggi): +/- ……..% B.3.X1 Ti chiediamo la stessa cosa anche per l’addetto alla gestione delle risorse umane. I colleghi hanno stimato che la variazione nella speranza di occupazione a tre anni avanti è del +/- …. % rispetto a oggi. Tu hai indicato il ……%. Qual è la Tua stima definitiva della speranza occupazionale fra 3 anni per l’addetto alla gestione delle RU, in percentuale rispetto ad oggi? - Stima definitiva (% rispetto ad oggi): +/- ……..% B.3.X2 I colleghi universitari hanno stimato una variazione media nella speranza di occupazione dell’addetto alla gestione delle risorse umane a tre anni avanti del +/…... % rispetto a oggi e i direttori del personale, invece, del ……%. Tu hai indicato nel secondo round il ……%. Qual è la Tua stima definitiva della speranza occupazionale fra 3 anni per l’addetto alla gestione delle RU, in percentuale rispetto ad oggi?. - Stima definitiva (% rispetto ad oggi): +/- ……..% B.4.X1 E la stima della variazione di occupazione a sei anni avanti è risultata per l’addetto alla gestione delle risorse umane del +/- …. % rispetto a oggi. Tu hai indicato il ……%. Qual è la Tua stima definitiva della speranza occupazionale fra 6 anni per l’addetto alla gestione delle RU, in percentuale rispetto ad oggi? - Stima definitiva (% rispetto ad oggi): +/- ……..% B.4.X2 I colleghi universitari hanno stimato una variazione media nella speranza di occupazione dell’addetto alla gestione delle risorse umane a sei anni avanti del +/…... % e i direttori del personale, invece, del ……% rispetto a oggi. Tu hai indicato nel secondo round il ……%. Qual è la Tua stima definitiva della speranza occupazionale fra 6 anni per l’addetto alla gestione delle RU, in percentuale rispetto ad oggi? - Stima definitiva (% rispetto ad oggi): +/- ……..% 98 Profili professionali di addetti alle risorse umane sulla base di due panel giustapposti di esperti Delphi-Shang C. FORMAZIONE C.1.X1 La maggioranza degli esperti ha indicato come opportuna una preparazione a livello universitario per i due tipi di addetti. Si può pensare alla formazione dell’addetto allo sviluppo delle risorse umane in un corso universitario specifico, o a un curriculum all’interno di corsi universitari a spettro formativo largo, oppure a corsi non universitari? 1 Corso universitario specifico 2 Corso universitario a largo spettro formativo 3 Non è necessaria una formazione universitaria C.1.X2 La larga maggioranza degli esperti e dei professori ha indicato come opportuna una preparazione a livello universitario per i due tipi di addetti. Si può pensare alla formazione dell’addetto allo sviluppo delle risorse umane in un corso universitario specifico, o a un curriculum all’interno di corsi universitari a spettro formativo largo, o a corsi non universitari? 1 Corso universitario specifico 2 Corso universitario a largo spettro formativo 3 Non è necessaria una formazione universitaria C.2 Se ritieni opportuna una formazione universitaria, quali sono le facoltà e i corsi di studi più appropriati per preparare un addetto allo sviluppo delle risorse umane? A. Facoltà: …………………… B Corso/i di studi: ……………………. C.3 Per l’addetto alla gestione delle risorse umane vale lo stesso principio, o si tratta di un profilo diverso? 1 Corso universitario specifico 2 Corso universitario a largo spettro formativo 3 Non è necessaria una formazione universitaria C.4 Se ritieni opportuna una formazione universitaria, quali sono le facoltà e i corsi di studi più appropriati per preparare un addetto alla gestione delle risorse umane? A. Facoltà: …………………… B Corso/i di studi: ……………………. C.5 Che cosa si può fare in Italia per migliorare le conoscenze e la formazione professionale di questi due tipi di addetti? …………………………………………………………………………………… C.6 Qual è la tendenza dei Paesi europei più avanzati in merito alla formazione di queste figure professionali? ……………………………………………… C.7 È prevedibile che, nel medio periodo, si possano “importare” queste figure professionali da altri paesi o che restino di prevalente estrazione nazionale o regionale? Addetto allo sviluppo Addetto alla gestione delle risorse umane delle risorse umane 1 L’importazione è possibile 2 Prevalente estrazione nazionale 3 Prevalente estrazione regionale Definire figure professionali tramite testimoni privilegiati 99 D. CHIUSURA D.1 Il questionario è finito. Prima di chiudere definitivamente, per aiutarci a migliorare i criteri di rilevazione, puoi dirci se e quanto ha trovato difficoltà nel partecipare alla rilevazione dei dati? (Su una scala da 1 a 10, dove 1 è il valore minimo e 10 il massimo di difficoltà) a) l’accesso al questionario via web? min m n o p q r s t u v w max b) la compilazione dei questionari? min m n o p q r s t u v w max D.2 Quanto tempo ha complessivamente (nelle tre tornate) dedicato alla compilazione del questionario? 1 Mezz’ora o anche meno 2 Da 31 a 40 minuti 3 Da 41 a 50 minuti 4 Da 51 a 60 minuti 5 Da 61 a 70 minuti 6 Da 71 a 80 minuti 7 Da 81 a 90 minuti 8 Oltre un’ora e mezza 0 Non ricordo bene D.3 Quali suggerimenti può darci per fare meglio una prossima volta? ……………………………………………………………………………. È terminato anche il terzo e ultimo round dell’indagine. Ti ringraziamo molto per la collaborazione. Ti contatteremo senz’altro per farTi avere il report con la sintesi dei risultati. Come si sa se l'esperto è uno che sa? Analisi dell’esperienza cumulata da testimoni privilegiati in una ricerca Delphi 1 Luigi Fabbris*, Francesco Domenico d'Ovidio**, Cristiano Vanin* *Università di Padova, **Università di Bari Riassunto. Nella presente nota si discute un criterio per la misura e l’analisi dell’esperienza di contatti con uffici del personale cumulata da due insiemi di esperti consultati con il metodo Delphi. La rilevazione dei dati è stata svolta somministrando via e-mail per tre volte un questionario computer-assisted. La ricerca ha per tema la rappresentazione in termini di competenze tecniche, doti di personalità, speranza occupazionale e formazione auspicata per l’addetto alla gestione e per l’addetto allo sviluppo delle risorse umane. Gli esperti sono direttori del personale di medie e grandi imprese italiane e professori universitari. L’esperienza maturata dagli esperti è posta in relazione con le loro rappresentazioni delle figure professionali. I dati sono analizzati con metodi statistici anche di analisi statistica multivariata. Parole chiave: Metodo Delphi; Testimoni privilegiati; Expertise; Analisi statistica multivariata. 1. Figure professionali e formative definite da esperti In questa nota si discutono alcuni aspetti procedurali finalizzati a reclutare, in base a criteri di ottimalità, esperti in ricerche da condurre con metodo Delphi e ad utilizzarne in modo preciso le opinioni da questi fornite per definire i tratti salienti di figure professionali. Un requisito metodologico delle ricerche basate su esperti, detti 1 Il presente lavoro è stato realizzato con un cofinanziamento del MIUR e dell’Università di Padova nell’ambito del PRIN 2005 “Modelli e metodi per abbinare profili formativi e bisogni di professionalità di comparti del terziario avanzato”. Coordinatore nazionale del PRIN e della presente ricerca è L. Fabbris. I questionari sono stato curati, oltre che dal coordinatore della ricerca, da A. Pacinelli dell’Università di Chieti-Pescara. Al questionario rivolto ai direttori del personale ha contribuito anche il dott. Stefano Sedda dell’associazione GIDP di Milano. L’informatizzazione dei questionari è stata realizzata da F.D. d’Ovidio su host messo a disposizione dall’Università di Foggia. La nota è stata redatta da: C. Vanin per i Paragrafi 2.1, 2.2, 4 e sottoparagrafi, da F.D. D'Ovidio per il Par. 5 e sottoparagrafi e da L. Fabbris per i restanti paragrafi. 102 Come si sa se l'esperto è uno che sa? Analisi dell’esperienza cumulata da testimoni privilegiati in una ricerca Delphi anche testimoni privilegiati, è che la popolazione da cui si trae un campione da interpellare è composta dalle persone che meglio conoscono la materia in oggetto e sono disponibili a parlarne (Dalkey e Helmer, 1963). Prima della compilazione del questionario, e in molti casi anche dopo, la conoscenza che i testimoni hanno dell'argomento è solo presunta. In alcune situazioni, si riesce a graduarne la conoscenza mediante test specifici, normalmente basati sull’autovalutazione delle proprie competenze. Nella maggior parte dei casi, invece, la conoscenza dei testimoni privilegiati si può tutt’al più congetturare in base alla posizione sociale o professionale che rivestono. Se, cioè, svolgono, o hanno svolto un certo ruolo, e chi li conosce li accredita come esperti, si presume che lo siano. Si può fare riferimento, tra le altre, alle ipotesi metodologiche di Wright et al. (1987), Gordon (1992), Snijders (1992), Hamm (1993), Scapolo e Miles (2006). Se gli esperti accreditati sono pochi, li si può interpellare tutti, oppure si può selezionarli su base campionaria, possibilmente con probabilità proporzionale alla conoscenza che possiedono dell'argomento. Se la lista di esperti non è nota, si possono sfruttare le indicazioni di un numero limitato di testimoni noti al ricercatore, i quali, con un procedimento “a valanga”, informano il ricercatore dell'esistenza di altri che sono in grado di contribuire alla ricerca e questi, a loro volta, possono indicare altre unità pertinenti2. Con questo metodo, l’individuazione delle persone da includere (o, se il numero di esperti è superiore a quanto sostenibile, la creazione della lista da campionare) dipende dalla percezione di pertinenza che ne hanno gli esperti contattati prima. Si possono consultare, a questo proposito, gli studi di: Goodman (1961), Burt (1977), Frank (1979), Galaskiewicz (1985), Hollinger e Haller (1990), Thompson (1990), Skvoretz (1991), Doreian e Woodard (1992), Thompson e Seber (1995), Heckathorn (1997). Nelle ricerche di tipo Delphi, e in genere in ogni rilevazione nella quale si torna più volte presso la stessa persona per avere informazioni, si è, invece, in una condizione favorevole per comprendere se si tratta di una persona consapevole, dato che si può saggiare già nel corso del primo contatto, quantomeno in modo generale, in quale misura i testimoni conoscono l'argomento che interessa. La situazione è ancor più favorevole se la ricerca passa attraverso un contatto preliminare nel quale si riesce ad interloquire con i rispondenti designati e comprendere così quanto sanno. In questa nota, dedicata alla metodologia delle ricerche svolte con il metodo Delphi, ci poniamo due sequenze di domande: 2 A valanga (snowball), o adattivo, è il metodo di campionamento che consiste nel selezionare casualmente un numero n' di unità, a ciascuna delle quali si chiede di indicarne altre che hanno le caratteristiche pertinenti alla rilevazione d’interesse. Il processo si può ripetere, in una logica “frattale”, per vari stadi successivi, fino al raggiungimento della numerosità desiderata n. La costruzione della lista può passare attraverso unità già indicate o interpellate ad un livello precedente. Definire figure professionali tramite testimoni privilegiati 103 1. Come si può rilevare la conoscenza che del fenomeno hanno gli esperti raggiungibili? È vero che chi ha acquisito una maggiore esperienza specifica genera anche le migliori performance nella ricerca? Esiste almeno la possibilità di escludere dalla rilevazione coloro che non sono adatti per dare informazioni? ? Le valutazioni fornite dai meno esperti possono inquinare le informazioni rilevate, generando nel processo di feedback e in quello di stima distorsioni a ripetizione? 2. Come si possono utilizzare le informazioni sulla conoscenza presunta del fenomeno da parte degli esperti, al fine di ottimizzare l'analisi dei dati raccolti? In modo particolare, dopo aver compreso quali sono gli esperti più affidabili, ha significato compiuto il ponderare le informazioni ottenute in modo da tenere conto del diverso grado di conoscenza degli esperti? La letteratura non è univoca nell’indicare i criteri di individuazione degli esperti che meglio conoscono l’argomento di ricerca per poter effettuare previsioni. Vari autori, infatti, argomentano che gli esperti più coinvolti tendono a “mettere troppo del proprio” nelle stime, generando previsioni distorte in senso ottimistico3, in misura maggiore se sono opinion leader (Welty, 1972; Brockhoff, 1975; Linstone, 1978; Wright e Ayton, 1989). La tendenza al protagonismo può manifestarsi anche in altre opinioni, spostandole nella direzione della desiderabilità sociale (Ament, 1970; Martino, 1970; Weinstein, 1980, 1987; Scheier e Carver, 1992; Weinstein e Klein, 1996; Davidson e Prkachin, 1997; Armor e Taylor, 1998; Tichy, 2004). Corn (1986) trova che la tendenza al protagonismo è meno accentuata tra gli accademici, ma su questo i pareri dei ricercatori non sono concordi. I nostri ragionamenti partono dall'esperienza di ricerca multicentrica volta a delineare i tratti essenziali di due figure professionali basilari negli uffici per le risorse umane (RU), l’addetto alla gestione e l’addetto allo sviluppo delle RU, descritta da Fabbris et al. (2008). La ricerca mirava a conoscere la caratterizzazione delle figure in termini di competenze professionali, a prevedere il tasso di occupazione nel breve e medio periodo e a configurare l’ambito culturale nel quale le figure professionali potevano essere formate. I due panel di esperti di cui sono stati rilevati i punti di vista erano direttori del personale di medie e grandi imprese e professori universitari di materie pertinenti alle competenze tecniche tipiche delle due figure professionali. I due panel 3 Saaty e Vargas (2006: 24) considerano questa possibilità valida per formare decisioni mediante pareri esperti. Gli Autori affermano: “In any rational consensus, those who know more should, accordingly, influence the consensus more strongly than those who are less knowledgeable. Some people are clearly wiser and more sensible in such matters than others, other may be more powerful and their opinion should be given appropriately greater weight”. Nel nostro caso, essendo l'espressione delle opinioni svolta in modo indipendente, non c'è rischio di condizionamento da parte di esperti più autorevoli, ma assume rilievo la conoscenza differenziata che gli esperti hanno del tema oggetto di rilevazione. 104 Come si sa se l'esperto è uno che sa? Analisi dell’esperienza cumulata da testimoni privilegiati in una ricerca Delphi rappresentavano, nelle intenzioni degli organizzatori della ricerca, il mondo del lavoro e quello della formazione superiore, due realtà sociali chiamate spesso a confrontarsi per definire i profili professionali e i percorsi formativi delle due figure. La rilevazione dei dati è consistita nella somministrazione iterata di un questionario elettronico che l’esperto poteva aprire cliccando su un link interno ad una e-mail inviata dal centro di ricerca ai singoli esperti. Il metodo di rilevazione, detto CAWI (Computer Assisted Web-based Interviewing), non ha comportato difficoltà di accesso che per poche unità consultate. È stata realizzata prima una triplice sequenza di rilevazioni presso i direttori del personale e poi una rilevazione con un pari numero di iterazioni presso i professori. I questionari sono stati progettati per essere sempre più calzanti ad ogni iterazione. Nel primo, più generale, questionario sono state rilevate, oltre alla composizione delle figure professionali in termini di competenze professionali e alla prima stima della speranza occupazionale a uno, tre e sei anni avanti, anche le caratteristiche generali e alcune variabili di conoscenza dei rispondenti designati. Nei successivi questionari, si è chiesto di stimare la rilevanza di ciascuna competenza tecnica nella definizione del profilo professionale delle singole figure. Si è chiesta, inoltre, una revisione delle stime dell'occupabilità fornite nel precedente round e un’opinione sull’ambito scolastico nel quale impartire la formazione appropriata, per ciascuna figura professionale4. La richiesta di nuove stime è stata accompagnata da un feedback sul valore centrale della distribuzione delle stime fornite dagli esperti nella precedente rilevazione di dati. Le domande sulla conoscenza e sull’esperienza probabili dei direttori, poste nel questionario erano, oltre alle caratteristiche anagrafiche e al titolo di studio: a. le caratteristiche dell'azienda (settore di attività economica, numero di unità locali, numero di addetti, regione di insediamento); b. l'aver svolto funzioni nell'ambito delle risorse umane in aziende diverse dall'attuale; c. gli anni complessivi di attività come direttore o responsabile delle risorse umane (nel complesso, nell'attuale azienda); d. se in azienda fosse presente almeno una delle figure professionali oggetto d'indagine; e. il numero approssimato di richieste in azienda di nuove unità lavorative per il ruolo oggetto d'indagine negli ultimi 24 mesi; f. il numero di candidati per i ruoli oggetto d'indagine presentatisi in azienda negli ultimi 24 mesi; g. (nel caso che l'impresa avesse più unità locali) il servire l'intera impresa o solo alcune unità locali). 4 Questo impianto di rilevazione si denomina talvolta Shang (Ford, 1975), per portare l’attenzione sul variare dei questionari all’interno del più generale modello d’indagine Delphi. Definire figure professionali tramite testimoni privilegiati 105 Il questionario sottoposto ai professori conteneva analoghe richieste di informazioni per determinare la loro esperienza di contatti e attività svolte negli, e per gli, uffici per il personale. Le domande riguardavano, oltre alle caratteristiche demografiche e al corso di studi di appartenenza del professore: a. l'aver svolto, negli ultimi 5 anni, attività di ricerca, consulenza o formazione a vantaggio di aziende o enti esterni all'università; b. l'aver avuto possibilità di conoscere uffici del personale di strutture produttive o uffici selezione di agenzie per l'impiego o interinali; c. l'aver conosciuto persone che svolgono attività assimilabili a quelle svolte dalle figure professionali oggetto d'indagine; d. indipendentemente dalla conoscenza diretta del settore, l’essere in grado di figurarsi le differenze sostanziali tra le due figure d'interesse; e. il grado di conoscenza del mercato del lavoro inerente all'occupazione nel settore delle risorse umane nel suo territorio. I professori che dichiaravano di non possedere alcuna delle suddette caratteristiche di expertise, erano ringraziati ed esclusi dal processo di rilevazione. Nel seguito, si cercano i fattori comuni nelle variabili osservate per misurare la conoscenza posseduta dagli esperti sull'argomento trattato (Par. 2) e si svolgono analisi volte a stabilire se le caratteristiche delle due figure professionali attorno alle quali ruota la ricerca sono legate all’esperienza maturata dai due insiemi di esperti. Si analizzerà la relazione con le competenze attese (Par. 3), le speranze occupazionali (Par. 4) e la formazione auspicata per le figure professionali in esame (Par. 5). In modo particolare, si esaminerà l’ipotesi se gli esperti che hanno maturato una maggiore esperienza forniscano informazioni più verosimili degli altri. Considerazioni sulla possibilità di generalizzare il metodo di rilevazione e di analisi adottato in questa nota in vista di rilevazioni dello stesso tipo sono presentate nel Par. 6. 2. La misura dell’esperienza I direttori del personale – i quali, per funzione, selezionano, formano, coordinano e “gestiscono” sul piano amministrativo le figure professionali inerenti alla risorse umane – sono dipendenti o consulenti di aziende grandi e medio-grandi. In alcuni casi, hanno svolto essi stessi, nel corso della carriera, il ruolo di addetto allo sviluppo o alla gestione del personale. Pertanto, nel corso della ricerca, si è dato per scontato che conoscessero nel dettaglio l’argomento in discussione. Tra l’altro, l’idea di studiare i due profili in questione è partita da una loro associazione di rappresentanza. 106 Come si sa se l'esperto è uno che sa? Analisi dell’esperienza cumulata da testimoni privilegiati in una ricerca Delphi I direttori contattati per collaborare alla ricerca erano 400. Di questi, 44 si sono dichiarati disponibili a collaborare, 39 hanno effettivamente compilato il primo questionario e 21 hanno completato anche il terzo loro sottoposto. I professori universitari, ai quali è stato chiesto di fare da controcanto agli esperti del lavoro, sono stati selezionati in relazione alle materie di insegnamento e all’area disciplinare di ricerca. Se un professore insegnava una materia attinente alla professionalità delle figure in esame, o era noto per aver svolto ricerca o formazione nell’ambito dell’organizzazione o del lavoro aziendale, è stato contattato per rispondere al questionario. È opportuno precisare che, in Italia, non esiste né un insegnamento, né un corso universitario denominato come le due figure di cui ci si interessa. Con i professori si è applicato il campionamento “a valanga”, individuando al primo livello alcuni colleghi universitari del coordinatore della ricerca, dei quali era nota la competenza specifica, e si è chiesto loro, oltre alla collaborazione, anche il riferimento e-mail di altri colleghi contattabili. Qualche professore ha risposto al questionario, qualche altro ha solo indicato il nome di colleghi che riteneva più idonei per collaborare alla ricerca, la maggior parte ha sia risposto ai questionari e sia indicato il nome di colleghi. Ai contattati al secondo livello di campionamento5 è stata posta la richiesta di compilare i questionari e indicare altri colleghi da coinvolgere. Tuttavia, questa seconda richiesta è stata rivolta in modo meno deciso che ai colleghi di primo livello, cioè quelli con cui i ricercatori avevano maggiore confidenza, e ha pertanto avuto un modesto risultato. Partendo da una quindicina di colleghi, si è così costruito un insieme di 107 professori designati alla rilevazione dei dati. Di questi, 91 si sono dichiarati disponibili a collaborare, 62 hanno compilato il primo e 38 hanno completato il terzo e ultimo questionario. È noto (Sackman, 1976) che, nel campionamento a valanga, le unità campionarie di livello successivo al primo hanno un rischio elevato di abbandonare l’indagine. Pertanto, al fine di ottimizzare la rilevazione, è conveniente allargare l’invito alla collaborazione ad un maggior numero di unità di primo livello, esperte ed eterogenee in termini di competenze e caratteristiche sociali e, piuttosto, restringerlo a quelle di secondo. I professori da cui è iniziato il campionamento a valanga erano, infatti, veri esperti e non meri punti di ancoraggio del campione. Il secondo livello ha ampliato i contatti al livello nazionale. L’estensione a terzi, o successivi, livelli di identificazione avrebbe abbassato il livello medio di expertise del campione: gli esperti di figure professionali peculiari non sono molti nell’università italiana e si conoscono reciprocamente. 5 Nell’analisi del campionamento delle concatenazioni sociali, si dice primo livello di identificazione delle reti quello indicato dal primo insieme campionario, secondo livello quello indicato dalle unità che compongono il primo, e così di seguito. Definire figure professionali tramite testimoni privilegiati 107 Tra gli assunti del metodo Delphi, si pone qui l’attenzione sul concetto di “esperto”. Si tratta di un concetto e di una definizione non scontati (cfr: Bedford, 1972; Sackman, 1975; Williams e Webb, 1994). Tutte le persone contattate in questa ricerca sono, per giudizio proprio o di colleghi, esperte nella materia di interesse. Naturalmente, alcune sono più esperte di altre. Va quindi verificato l’effettivo grado di preparazione degli esperti, per questo nel questionario sono state inserite alcune domande volte a determinarne il livello di esperienza. Dalle risposte date da ciascuno dei due insiemi di esperti, è stato tratto il primo fattore, nella convinzione, rivelatasi corretta, che il fattore sottostante una serie di indicatori, uniformemente orientati ad esplicitare la dimensione della loro expertise, restituisse la dimensione e che l’esperienza di ciascun esperto potesse essere trasformata in un distinto valore collocabile sull'asse reale. Il fattore di expertise è stato stimato in una prima fase esplorativa tramite l’analisi delle corrispondenze (Benzécri et al., 1973: Greenacre, 1993) degli indicatori rilevati. Dato che alcuni indicatori erano su scala ordinale, è stata poi applicata, con migliori risultati dal punto di vista della leggibilità dei risultati, l’analisi delle componenti principali categoriali – CatPCA6, traendone una soluzione unifattoriale. Il primo fattore è determinato dall’autovettore corrispondente al più importante autovalore della matrice di varianze e covarianze. I punteggi fattoriali sono stati stimati con il metodo di Anderson-Rubin. Sono i valori che le unità statistiche assumono singolarmente sul fattore estratto. Il punteggio di un esperto informa sull’intensità delle sue esperienze in merito al tema dell’indagine: quanto più è elevato, tanto più l’esperto è ritenuto idoneo a svolgere un ruolo di informatore-testimone. I fattori di expertise si analizzano separatamente con riferimento ai direttori del personale (Par. 2.1) e ai docenti universitari (Par. 2.2). 2.1 I direttori del personale L’analisi fattoriale sulle variabili di esperienza dei direttori del personale ha dato la configurazione che si presenta in sintesi nella Tab. 1 e nella Fig. 1. Il primo fattore è 6 L’analisi fattoriale permette di ridurre un sistema complesso di correlazioni in uno di minori dimensioni, consentendo di spiegare le correlazioni tra le variabili osservate ed evidenziando i fattori latenti impliciti (Fabbris, 1997) tra cui, in questo caso, la conoscenza dell’ambito professionale nelle risorse umane. Il metodo di stima CatPCA (De Leeuw, 1982; De Leeuw & Meulman, 1986) si basa su un algoritmo di scaling detto ALSOS-Alternative Least Squares Optimal Scaling che, pur partendo da premesse analoghe a quelle dell’analisi delle corrispondenze multiple, tiene conto di eventuali gerarchie ordinali delle modalità osservate e persino delle osservazioni mancanti (qui molto importanti, in quanto presuppongono mancata conoscenza). L’algoritmo fornisce, oltre ai punteggi fattoriali, anche i parametri di scaling delle modalità delle variabili. I punteggi fattoriali sono standardizzati, vale a dire, hanno media zero e varianza uno. 108 Come si sa se l'esperto è uno che sa? Analisi dell’esperienza cumulata da testimoni privilegiati in una ricerca Delphi un indicatore complesso di esperienza, essendo correlato sia con l’intensità dei contatti che gli esperti hanno avuto con candidati a ricoprire ruoli nell’area delle RU e sia alla loro anzianità di servizio nella funzione direttiva7. Tabella 1. Coordinate degli indicatori rilevati sul fattore di esperienza dei direttori del personale (n=39) e frequenze assolute e relative Variabili e rispettive modalità Anni in carica come direttore 0-5 6-15 Più di 15 In azienda, addetti alle R U presenti assenti Richieste di nuovi addetti alle RU: 0 1 o più NR Candidati presentatisi per le RU: 0 1-5 Più di 5 NR Coordinate del 1° fattore -0,59 -0,15 1,05 0,16 -1,17 -1,09 0,61 = -1,42 -0,28 0,87 = Frequenza campionaria assoluta relativa 12 0,31 17 0,44 10 0,26 35 0,90 4 0,10 13 0,33 23 0,59 3 0,08 5 0,13 12 0,31 12 0,31 10 0,26 L’intensità dei contatti è un indicatore delle dimensioni dell’azienda. In un’azienda di grandi dimensioni, le funzioni di selezione, gestione e sviluppo del personale sono più dinamiche e diventano strategiche ai fini della crescita e del successo dell’azienda. Per riflesso, quanto più varie sono le specializzazioni che nell’azienda rispondono alle necessità del comparto delle RU, tanto più chi dirige questo ufficio deve possedere sensibilità, cultura, conoscenze e capacità tecniche per discriminare tra i candidati alle posizioni da ricoprire e per affiancare i nuovi assunti nei compiti assegnati. È in questo tipo di aziende che è più facile apprendere e sperimentare nuove idee e tecniche nella gestione e nel reclutamento del personale. Inoltre, quanto maggiore è la durata nella funzione direttiva, tanto più è probabile che si affini la capacità di analisi delle competenze nei candidati all’assunzione e di messa a fuoco delle caratteristiche auspicabili nelle persone chiamate a ricoprire i ruoli dell’addetto alla gestione e dell’addetto allo sviluppo del personale. 7 I quattro autovalori della soluzione fattoriale sono: 1,61; 1,05; 0,78; 0,56. Lo scree test (Fabbris, 1997) indica un solo fattore principale che spiega il 40,2% della varianza complessiva (il secondo spiegherebbe un ulteriore 26,3% di varianza). Il primo fattore si assume come indicatore di esperienza degli esperti. Definire figure professionali tramite testimoni privilegiati 109 Figura 1. Coordinate delle modalità sui primi due assi fattoriali dei direttori del personale (n=39) 1,5 >15 anni d'attività >5 candidati 1,0 1+ nuova richiesta 0,5 1° fattore Presenza add. RU 0,0 6-15 anni d'attività 1-5 candidati -0,5 0-5 anni d'attività -1,0 0 nuove richieste -1,5 Assenza add. RU 0 candidati -2,0 -1,0 -0,5 0,0 0,5 1,0 1,5 2,0 2° fattore Tabella 2. Media e scarto quadratico medio (sqm) dei punteggi sul primo fattore del panel di direttori del personale, per caratteristiche dei direttori Genere: M F Età: 30-40 anni 41-50 51 e più Anni servizio: Fino a 9 10 o più Azienda: Piccola o media Grande (almeno 250 add.) Totale di cui risposto: - a tutte le tornate - alle prime 2 tornate - solo alla I tornata Numerosità campionaria 32 7 13 13 13 20 19 12 27 39 21 8 10 Punteggi fattoriali Media sqm -0,12 1,03 0,53 0,68 -0,37 0,94 0,15 1,03 0,22 0,99 -0,20 0,84 0,21 1,13 -0,21 1,25 0,10 0,88 0,00 1,00 -0,07 1,17 -0,27 0,86 0,36 0,64 110 Come si sa se l'esperto è uno che sa? Analisi dell’esperienza cumulata da testimoni privilegiati in una ricerca Delphi Meno numerose dei colleghi maschi, le direttrici del personale sembrano aver cumulato una maggiore esperienza in materia di RU (Tab. 2). Si trovano, come è intuibile, indicazioni di esperienza superiore alla media tra le unità meno giovani, sia maschi che femmine, dove l’anzianità è riferita sia all’anagrafe, sia alla durata del servizio e sia alla durata della copertura del ruolo dirigente. Purtroppo, si riscontra una caduta del campione non indipendente dal grado di conoscenza posseduto dai direttori. Infatti, i rispondenti al secondo e al terzo round dell’indagine sono mediamente meno preparati di quelli che hanno abbandonato dopo il primo. Il meccanismo che ha determinato alcuni competenti a lasciare il panel dopo la prima occasione di rilevazione, può essere solo ipotizzato. Può darsi che gli esperti che hanno interrotto la collaborazione ritenessero poco utile una ricerca quantitativa sulle figure professionali, ma è anche possibile che abbiano deciso di non offrire la propria competenza ad esclusivo vantaggio di –a loro ignoti– organizzatori universitari della ricerca. Per le analisi che si svolgono dal Par. 3 in avanti, i direttori sono stati suddivisi in tre gruppi in base ai punteggi calcolati sul primo fattore di conoscenza (Tab. 3). Il primo corrisponde ai direttori con punteggi fattoriali fino al primo quartile, probabilmente i meno preparati in materia; il secondo comprende i direttori con un punteggio di expertise intermedio e il terzo gruppo quelli con valori superiori al terzo quartile che, in base ai presupposti illustrati nel paragrafo precedente, riteniamo più esperti. Si nota che il numero degli esperti più qualificati, quelli che stanno oltre il terzo quartile, sono complessivamente 10 su 39, ossia un quarto, però la distribuzione del fattore di conoscenza non è perfettamente simmetrica per i direttori che hanno espresso opinioni sull’addetto alla gestione e su quello allo sviluppo delle RU: i direttori che hanno valutato la figura dell’addetto alla gestione hanno un’esperienza mediamente meno pronunciata degli altri. Tabella 3. Numero di direttori del personale che hanno fornito informazioni sugli addetti allo sviluppo e alla gestione delle risorse umane secondo tre livelli di preparazione in materia (n=39) Expertise presunta Bassa (fino a I quartile) Media (tra I e III quartile) Alta (oltre il III quartile) Addetto allo sviluppo delle risorse umane 6 8 3 Addetto alla gestione delle risorse umane 4 11 7 Definire figure professionali tramite testimoni privilegiati 2.2 111 I docenti universitari L’analisi fattoriale condotta sulle variabili di esperienza dei professori universitari ha dato la configurazione che si presenta in sintesi nella Tab. 4 e nella Fig. 28. Le variabili impiegate sono diverse rispetto a quelle utilizzate per i direttori del personale, dal momento che l’esperienza fa riferimento ad ambienti lavorativi e carriere ben diverse. Va posto l’accento sul fatto che gli esperti professori sono più avanti con l’età dei direttori (v. anche Fabbris et al., 2008). Tabella 4. Coordinate sul primo fattore di conoscenza dei professori universitari e frequenze assolute e relative, per indicatore di conoscenza (n=62) (a punteggio più alto corrisponde un grado di conoscenza maggiore) Variabili e rispettive modalità Attività svolte per aziende: Nessuna Ricerca Consulenza Formazione Tutte e tre Conosce uffici RU: Collaborato Solo contatti No Conosce addetti gestione RU Sì No Conosce addetti sviluppo RU Sì No Capacità differenziare figure: Per niente Poca Abbastanza Molta Conosce mercato del lavoro: Per niente Poco Abbastanza Molto 8 Coordinate del I fattore -0,46 -0,46 -0,46 -0,46 0,16 0,84 -0,11 -1,05 0,48 -1,49 0,56 -1,18 -1,88 -0,93 0,02 0,96 -1,53 -0,58 0,37 1,32 Frequenza campionaria assoluta relativa 2 0,03 4 0,07 3 0,05 7 0,11 46 0,74 27 0,44 15 0,24 20 0,32 47 0,76 15 0,24 42 0,68 20 0,32 1 0,02 11 0,10 38 0,61 12 0,19 0,11 7 0,26 16 0,53 33 0,10 6 I sei autovalori della soluzione fattoriale sono: 3,09; 1,00; 0,71; 0,55; 0,33; 0,31. Lo scree test indica l’esistenza di un solo fattore principale che spiega il 51,5% della varianza complessiva. Il fattore si è presentato con i segni girati, nel senso che l’esperienza era correlata negativamente con il fattore, per cui i segni dei pesi e dei coefficienti fattoriali sono stati invertiti. Il fattore che si discute nel seguito della nota rappresenta pertanto l’esperienza specifica maturata dai professori. Come si sa se l'esperto è uno che sa? Analisi dell’esperienza cumulata da testimoni privilegiati in una ricerca Delphi 112 Figura 2. Coordinate delle modalità sui primi due assi del piano fattoriale di conoscenza ed esperienza nel mondo delle RU per i docenti universitari (n=62) 1,5 Conosce molto il merc. lav. Differenzia molto le 2 figure Collaboraz. con uffici RU Conosce add. svil. RU Conosce add. gest. RU Attività multiple con uff. RU Conosce abb. il merc. lav. Differenzia abb. le 2 fig. 1,0 0,5 1° fattore 0,0 Solo contatti con uff. RU Una/nessuna attività con uff. RU -0,5 Conosce poco il merc. lav. Nessun contatto con uffici RU Differenzia poco le 2 figure Non conosce add. svil. RU -1,0 -1,5 Non conosce il merc. lav. -2,0 Non conosce add. gest. RU Non differenzia le 2 figure -2,5 -2,0 -1,5 -1,0 -0,5 0,0 0,5 1,0 2° fattore Nel caratterizzare il fattore di esperienza, ha un ruolo chiave la conoscenza che del mercato del lavoro hanno i docenti. Quelli che hanno avuto maggiori contatti con il mercato del lavoro inerente alle risorse umane, hanno anche avuto un maggior numero di rapporti con altre realtà professionali esterne all’università e sono pertanto in grado di configurare consapevolmente una figura professionale situabile in un’impresa o in un ente. La larga maggioranza dei docenti che hanno collaborato alla ricerca Delphi aveva prestato vari tipi di collaborazioni con aziende ed enti, svolgendovi attività formative, di consulenza e talvolta anche ricerche. Alcuni docenti avevano realizzato esclusivamente attività di consulenza, oppure episodiche attività di formazione per il personale di aziende. Ciascuna di queste attività era, ed è, un’importante fonte di conoscenza dell’oggetto della nostra ricerca, ma ciascuna da sola non sarebbe sufficiente a dare un valore aggiunto al grado di conoscenza del mondo delle RU9. 9 Prima dell’analisi fattoriale descritta nella nota è stata realizzata un’analisi fattoriale in cui la variabile “attività svolte per le aziende” era stata trasformata in tre modalità dicotomiche “svolto/non Definire figure professionali tramite testimoni privilegiati 113 Per questo motivo, dove nel seguito si scrive che un docente ha avuto contatti con le imprese, s’intende che ha operato in vario modo, sia con attività didattiche per i dipendenti che di supporto ideativo per lo sviluppo delle imprese. Il non conoscere il mercato del lavoro, ammesso da 7 tra i professori che hanno collaborato alla ricerca, il non conoscere alcun addetto alla gestione delle RU, che delle due figure professionali è la più tradizionale, ammesso da 8 professori (alcuni dei quali sono gli stessi che non conoscono il mercato del lavoro), e la difficoltà a distinguere peculiarità e differenze delle mansioni all’interno dell’ufficio del personale, ammesso da 11 professori (anche in questo caso in parziale sovrapposizione con le due categorie anzidette), sono i tre gradini più bassi del fattore di esperienza specifica. L’archetipo del docente che ha maggiore esperienza in materia di risorse umane (Tab. 5) è un giovane o un attempato, di genere maschile, appartenente ad un’università del Nord Italia, con posizione di ricercatore in discipline economiche, ingegneristiche o psicologiche. Vale la pena evidenziare che vari docenti giovani (sotto i 40 anni) dichiarano di avere avuto maggiori contatti con gli uffici risorse umane che i docenti dai 40 ai 59. È contrario al sentire comune che l’esperienza diminuisce con l’età. L’irregolarità dell’andamento è dimostrata anche dal fatto che il punteggio di esperienza è elevato nelle due classi di età, quella più giovane e quella più avanzata. Ciò può dipendere dal fatto che la relazione tra l’età dei docenti e l’esperienza non è “netta” in senso statistico, e può quindi risentire di accidentalità nella formazione del campione. Riguardo agli abbandoni della rilevazione, anche tra i professori, seppure con connotazioni originali, si osserva il fenomeno già rilevato tra i direttori: alcuni docenti con esperienza di mondo del lavoro abbandonano la rilevazione nelle prime fasi della rilevazione. Per quanto il numero di quelli che proseguono sia superiore a quello degli esperti che interrompono il percorso Delphi, si può affermare che gli esperti professori che hanno collaborato completamente alla ricerca sono mediamente meno esperti sul tema specifico di coloro che la iniziano. Il punteggio sul fattore di conoscenza è utilizzabile per suddividere il campione in tre gruppi di docenti. Si considera “a bassa esperienza” il gruppo composto da 16 professori con punteggi fattoriali fino al primo quartile, “ad esperienza intermedia” l’insieme maggioritario che resta tra il primo e il terzo quartile, “ad elevata esperienza” quello dei 19 docenti che si collocano oltre il terzo quartile del fattore di expertise (Tab. 6). svolto” attività di ricerca (X1), consulenza (X2) e formazione (X3). Avendo constatato che le coordinate sul primo fattore creavano un secondo fattore significativo, si è preferito creare la sola variabile “svolto/non svolto” tutte e tre le attività che si discute nel seguito. In questo modo, l’unidimensionalità della struttura di correlazione delle variabili esaminate è più chiara. 114 Come si sa se l'esperto è uno che sa? Analisi dell’esperienza cumulata da testimoni privilegiati in una ricerca Delphi Tabella 5. Media e scarto quadratico medio (sqm) dei punteggi fattoriali del panel di docenti universitari, per caratteristiche dei docenti Genere: M F Età: Fino a 39 40-49 50-59 60 e più Regione: Nord Centro Sud e isole Posizione: Ricercatore, altro Professore associato Professore ordinario Disciplina: Economia, ingegneria Psicologia Sc. politiche e sociali10 Lettere, sc.formazione Totale di cui risposto: - a tutte le tornate - alle prime 2 tornate - solo alla I tornata Numerosità campionaria 43 19 11 19 15 17 35 11 16 14 22 26 21 16 20 5 62 38 7 17 Punteggi fattoriali Media sqm 0,10 1,00 -0,22 0,97 0,19 1,00 0,03 1,04 -0,33 1,06 0,14 0,91 0,33 0,77 -0,62 1,20 -0,31 1,04 0,29 0,84 -0,07 1,03 -0,10 1,06 0,43 0,87 0,38 0,49 -0,43 1,01 -1,25 1,10 0,00 1,00 -0,08 1,09 0,29 0,84 0,06 0,76 Tabella 6. Numero di professori universitari che hanno collaborato alla rilevazione, per punteggio sul primo fattore ottenuto con l’analisi delle corrispondenze (n=62) Preparazione Bassa (fino a I quartile) Media (tra I e III quartile) Alta (oltre il III quartile) Addetti agli uffici del personale 16 28 18 Dalle rappresentazioni grafiche dei punteggi fattoriali dei direttori e dei professori, sia separate che fuse assieme (Fig. 3), si ha la percezione di una tendenza 10 Il gruppo delle facoltà di Scienze sociali comprende Scienze politiche, Scienze statistiche, Scienze giuridiche e Scienze sociologiche. In questo gruppo sono stati inclusi anche quattro docenti a contratto che operano anche come funzionari e assessori regionali, di cui uno solo ha iniziato a collaborare, interrompendo appena dopo il primo round. Definire figure professionali tramite testimoni privilegiati 115 alla normalità della distribuzione della maggior parte dei punteggi di expertise, però con almeno una seconda moda inerente agli esperti che hanno una minore esperienza di contatti con persone e uffici delle RU. Figura 3. Punteggi fattoriali dei direttori e dei professori che hanno collaborato alla ricerca Delphi (la linea continua più marcata rappresenta l’unione delle due distribuzioni) Direttori Docenti 25,0% Tutti gli esperti 20,0% 15,0% 10,0% 5,0% 0,0% -2,25 3. -1,75 -1,25 -0,75 -0,25 0,25 0,75 1,25 1,75 La conoscenza e le opinioni degli esperti sulle competenze professionali degli addetti alle RU Analizziamo ora in parallelo le rappresentazioni che delle due figure di addetto alle RU danno i direttori del personale e i professori che hanno collaborato alla ricerca. L’analisi mira a comprendere se gli scarti tra i punti di vista degli esperti si possono far risalire a fattori cognitivi degli esperti. Il nostro obiettivo – vale la pena ripeterlo – è meramente metodologico. La caratterizzazione delle due figure professionali in termini di competenze, immagine sociale e speranza occupazionale sarà trattata in un altro lavoro. Per valutare se l’origine delle differenze tra le configurazioni ottenute dai direttori e dai professori può essere fatta risalire al modo in cui i due gruppi hanno acquisito conoscenza empirica delle figure professionali, si calcola in quale misura ciascun gruppo di esperti si allontana dalla propria media. In questo modo, si può Come si sa se l'esperto è uno che sa? Analisi dell’esperienza cumulata da testimoni privilegiati in una ricerca Delphi 116 porre a confronto la capacità del gruppo di esperti di predire la stima che risulta dalla consultazione del complesso degli esperti della propria categoria. Nel seguito, si descrivono le relazioni tra la conoscenza manifestata dai direttori del personale e dai professori universitari in merito alle competenze professionali (Par. 3.1) e alla desiderabilità sociale (Par. 3.2) delle due figure professionali in esame. 3.1 Le competenze professionali Allo scopo di verificare se e quanto conti l’esperienza dei panel con persone e uffici delle RU nel configurare le due figure in esame in termini di competenze professionali, si giustappongono le distribuzioni delle competenze trasversali che i due gruppi di esperti considerano rilevanti e si valuta quanto la loro esperienza – misurata dai fattori descritti nei Paragrafi 2.1 e 2.2, rispettivamente per i direttori e per i professori, e nel seguito considerati un unico fattore di esperienza – sia correlato alla distribuzione delle opinioni espresse. La distanza media assoluta, d ij , tra il valore medio generale e la media del sottogruppo i-esimo di esperti (i=1:professori e 2:direttori) che possiedono Bassa (B), Media (M), o Alta (A) esperienza sul complesso delle competenze osservate11 è calcolata con: K ¦y d ij ijk y..k / K , k 1 n dove y ijk ¦ yijkh / n ; y..k h 1 2 A ¦¦ y ijk / 6 e yijkh è la rilevanza della competenza k- i 1 j B esima (k=1, …, K) stimata dall’esperto h-esimo (h=1, …, n) appartenente al panel iesimo (i=1, 2) e avente punteggio di esperienza j-esimo (j=B, M, A). La distanza di un gruppo di esperti dal centro della distribuzione delle stime è una misura della tendenza del gruppo a collocarsi in posizione periferica rispetto alla tendenza generalmente espressa dagli interpellati La distanza è sempre positiva ed è tanto più grande quanto più il sottogruppo tende ad esprimere opinioni divergenti da quelle complessivamente osservate presso gli esperti. Il valore minimo è zero. Le distanze dalla media dei tre sottogruppi di professori e quelle dei sottogruppi di direttori, formati con i punteggi fattoriali, sono presentate nella Tab. 7. 11 Le competenze trasversali esaminate sono: capacità di relazione, leadership e autorevolezza, capacità di lavorare in gruppo, capacità di problem solving, flessibilità, innovatività, presentare idee in pubblico. Definire figure professionali tramite testimoni privilegiati 117 Tabella 7. Distanza media assoluta dalla media delle percentuali di competenze trasversali attese, per categoria di esperti e loro grado di esperienza nella materia e figura professionale (n: numerosità campionaria; i valori sono percentuali) Direttori (n) Docenti (n) Addetto allo sviluppo delle RU Bassa Media Alta 4,63 5,79 16,24 (6) (8) (3) 4,76 3,72 5,63 (15) (28) (18) Addetto alla gestione delle RU Bassa Media Alta 20,46 13,66 15,86 (4) (11) (7) 9,35 3,44 5,80 (15) (28) (18) Risulta che, sia per i direttori del personale che per i professori, il gruppo con una conoscenza intermedia è, in genere, il più vicino alla media generale dei giudizi, nel senso che, del descrivere le competenze di ciascuna delle due figure professionali, presenta gli scarti meno lontani dalla media di ogni categoria di esperti. Livelli di esperienza mediani sembrano dunque maggiormente predittivi della tendenza centrale della rappresentazione delle competenze di una figura professionale. Non è detto che ciò implichi anche una migliore capacità di rappresentare la realtà, giacché, nel caso specifico, ogni rappresentazione di figura professionale è una mera opinione e non esiste una realtà con cui confrontare le stime. È ipotizzabile che chi possiede un’esperienza intermedia tenda ad esprimere pareri meno drastici di quelli esprimibili sia da chi non possiede esperienza specifica, sia da chi ne possiede in dosi considerevoli. Gli esperti con la massima esperienza forniscono stime che sono talvolta più distanti (per l’addetto allo sviluppo delle RU) e altre volte meno distanti (per l’addetto alla gestione) degli esperti con la minima esperienza di contatti con gli uffici delle RU. In alcuni casi, la distanza dal centro della distribuzione complessiva di alcuni sottogruppi è considerevole. Che sia elevata la posizione eccentrica degli esperti meno qualificati non stupisce, anzi era l’ipotesi che si voleva provare. È facile pensare, infatti, che tra i professori e i direttori con minore esperienza specifica si trovi una più accentuata casualità nei giudizi. Che i giudizi espressi dai professori e dai direttori che hanno palesato una maggiore esperienza siano così poco centrali è, invece, inatteso. Ciò può dipendere da una tendenza di questi esperti a manifestare con decisione, indicazioni più fantasiose le proprie percezioni in merito alla necessità che le figure professionali in esame possiedano determinate competenze. Per verificare se questa tendenza riguarda solo alcune delle competenze in esame, si calcola il coefficiente di correlazione tra il punteggio di expertise e le Come si sa se l'esperto è uno che sa? Analisi dell’esperienza cumulata da testimoni privilegiati in una ricerca Delphi 118 opinioni espresse dagli esperti sulle competenze necessarie per le figure professionali in esame (Tab. 8). Si osserva che: Tabella 8. Coefficienti di correlazione tra la distribuzione delle competenze professionali attese per gli addetti alle risorse umane e i punteggi sul fattore di esperienza di direttori del personale e professori universitari, per figura professionale e competenza Direttori del personale Professori universitari Ad. sviluppo Ad. gestione Ad. sviluppo Ad. gestione (n=17) (n=22) (n=62) (n=62) Generali di sviluppo -0,041 = 0,290 = Analisi attitudinale 0,272 = = Fabbisogni formativi 0,120 = -0,182 = Valutazione personalità 0,359 = -0,073 = Selezione del personale -0,131 = -0,165 = Tecniche di compensation -0,086 = 0,090 = Organizzazione e processi 0,069 = 0,269 = Diritto lavoro = 0,286 = 0,142 Conosc. amministrative = -0,331 = 0,026 Gestione relaz. industriali = -0,393 = 0,064 Gestione rapp. dipendenti = 0,227 = -0,009 Tecniche di contrattazione = 0,405 = -0,120 Carichi lavoro, organizzaz. = -0,412 = 0,122 Capacità di relazione -0,071 0,078 0,037 0,085 Leadership, autorevolezza 0,223 0,040 -0,025 0,041 Capacità lavoro in gruppo -0,130 0,278 0,017 0,076 Capacità problem solving -0,083 0,000 0,016 -0,107 Flessibilità -0,094 -0,192 0,165 -0,169 Innovatività -0,324 0,211 -0,242 -0,079 Proattività (volontà fare) 0,300 0,178 Presentare idee pubblico 0,307 -0,090 Competenze - l’esperienza dei direttori è correlata positivamente con la manifestazione di una migliore preparazione dell’addetto allo sviluppo delle RU sulle tecniche di valutazione della personalità e di analisi delle attitudini del personale e con la capacità di presentare le proprie idee in pubblico, nonché con doti di proattività, ed è correlata negativamente con la capacità dell’addetto di innovare. L’expertise dei professori è, invece, per la stessa figura professionale, correlata positivamente con una più marcata competenza Definire figure professionali tramite testimoni privilegiati 119 generale di sviluppo del personale e con la capacità di organizzare le attività e i processi interni all’azienda e negativamente con l’innovatività; - per quanto concerne la descrizione delle competenze dell’addetto alla gestione delle RU, i direttori che si sono lasciati alle spalle cospicue esperienze di gestione e di direzione di uffici del personale accentuano la necessità che l’addetto sia qualificato nelle tecniche di contrattazione, nel diritto del lavoro e nella capacità di gestire i rapporti con il personale dell’azienda e gli stessi direttori danno minore peso alla capacità di analizzare i carichi di lavoro, di organizzare le attività e i processi aziendali e di gestire i processi industriali. Le preferenze dei professori universitari in merito alle competenze dell’addetto alla gestione non si distinguono invece in ragione dell’esperienza specifica cumulata. Traspare, inoltre, che i direttori con maggiore esperienza o appartenenti alle imprese di maggiori dimensioni sono quelli che, rispetto ai direttori meno esperti, preferiscono addetti dotati di capacità più tecniche, dirette alla soluzione qualificata sul piano tecnico-professionale dei problemi specifici per i quali si reclutano gli addetti allo sviluppo e quelli per la gestione del personale. I professori più esperti, invece, associano all’addetto allo sviluppo l’idea di una figura più generalista, capace di inserirsi con profitto nei meccanismi aziendali, ma caratterizzato da capacità derivanti da competenze trasversali più che da precipue competenze specifiche. Dell’addetto alla gestione, invece, i professori hanno una visione piuttosto stereotipata, senza percettibili differenze attribuibili all’esperienza. 3.2 La desiderabilità sociale Dall’analisi della relazione tra il livello di expertise dei testimoni privilegiati e le opinioni sulla desiderabilità sociale12 delle professioni di addetto allo sviluppo e di addetto alla gestione delle RU – misurate con lo stesso criterio esposto nel Par. 3.1 per la misura della diversità di opinioni dei panel in merito alle competenze – si ripropone con maggiore evidenza la tendenza del sottogruppo di esperti con punteggi intermedi di esperienza a discostarsi di meno dalla desiderabilità sociale complessiva delle due professioni in esame (Tab. 9). I direttori del personale più esperti hanno scarti assoluti più elevati (in più o in meno) dalla desiderabilità manifestata dal complesso degli esperti. Quantunque le numerosità siano così esigue da non permetterci di fare affermazioni nette sul piano 12 Gli aspetti di desiderabilità sociale considerati sono quello economico, lo sviluppo di carriera, la possibilità di utilizzo delle competenze nelle altre aziende italiane, la possibilità di cambiare posto di lavoro, la valorizzazione del ruolo sociale, la desiderabilità sociale complessiva della professione per un neo-laureato, la desiderabilità della stessa secondo i datori di lavoro. 120 Come si sa se l'esperto è uno che sa? Analisi dell’esperienza cumulata da testimoni privilegiati in una ricerca Delphi inferenziale, la relazione è opposta a quella ipotizzata: i direttori che abbiamo ritenuto più esperti sono distanti dagli altri esperti più di quelli che hanno maturato una minore esperienza. Tabella 9. Distanza media assoluta dalla media degli aspetti della desiderabilità sociale degli addetti all’ufficio risorse umane, per tipo di esperti e grado di esperienza nella materia da parte degli stessi (n: numerosità campionaria) Direttori (n) Professori (n) Addetto allo sviluppo delle RU Bassa Media Alta 0,34 0,33 0,50 (5) (7) (3) 0,27 0,25 0,22 (12) (20) (13) Addetto alla gestione delle RU Bassa Media Alta 0,46 0,40 0,75 (4) (3) (3) 0,26 0,22 0,23 (12) (20) (13) Quasi nulle sono, invece, le differenze fra le medie della desiderabilità sociale rilevate all’interno dei tre gruppi di professori che sono stati classificati a bassa, media, o alta expertise in materia di risorse umane. Parenté e Anderson-Parenté (1987), traendo spunto dalla teoria degli errori, asseriscono – avendo in mente il processo di convergenza Delphi, ma lasciando intendere che l’asserto è estendibile a qualsiasi processo iterativo di acquisizione di informazioni – che gli esperti più consapevoli migliorano le loro realizzazioni con il procedere delle rilevazioni perché s’impadroniscono della materia, mentre chi sa meno tende a scivolare verso la media perché si sente debole13. Nella nostra ricerca, i quesiti sulla desiderabilità sociale sono stati posti nel secondo round di rilevazione, quando gli esperti delle imprese e dell’università avevano già avuto un’occasione per riflettere sulle caratteristiche delle figure professionali in questione. Possiamo, pertanto, aderire all’ipotesi di Parenté et al. (1987) con riferimento ai direttori meno esperti, i quali sono in posizioni più vicine alla media generale di quanto non siano i più esperti, e, per converso, ipotizzare che la personalità di chi è più padrone della materia induca ad esprimere opinioni difformi da quelle degli altri direttori. Per valutare se l’effetto appena descritto è generale per le professioni in esame, o se riguarda solo alcuni aspetti, si calcolano i coefficienti di correlazione tra il punteggio sul fattore di esperienza degli interpellati e ciascun aspetto della desiderabilità sociale. I risultati, descritti nella Tab. 10, indicano che: - i direttori più esperti esprimono giudizi più favorevoli alla desiderabilità economica e professionale dell’addetto allo sviluppo delle RU e alla 13 Sul conformismo delle stime in funzione della conoscenza acquisita si vedano anche Rowe e Wright (1996), Jolson e Rossow (1971). Definire figure professionali tramite testimoni privilegiati 121 possibilità di valorizzazione sociale dell’addetto alla gestione. Per ambedue le figure, i direttori più esperti considerano più ardua la possibilità di sviluppo di carriera nell’azienda; - l’esperienza dei professori universitari è poco correlata con ogni aspetto della desiderabilità sociale. La correlazione più elevata è 0,25, tra l’esperienza maturata dai professori e la desiderabilità sociale complessiva per un neo laureato che ottenga una posizione di addetto alla gestione delle RU. Anche con riferimento alla desiderabilità sociale – così come per la composizione delle competenze tecniche – i direttori del personale con maggiore esperienza professionale sono quelli che immaginano addetti alla gestione e allo sviluppo del personale particolarmente specializzati sul piano tecnico, in grado pertanto di ottenere discreti risultati economici, ma con possibilità di acquisire posizioni di rilievo più facilmente nella società civile che nella piramide aziendale. Piuttosto simile è, invece, l’immagine della professione nella mente dei professori, sia che abbiano esperienza di rapporti con gli uffici del personale o non. Tabella 10. Coefficienti di correlazione tra aspetti della desiderabilità sociale di figure professionali del comparto delle risorse umane e punteggi sul fattore di esperienza di direttori del personale e professori universitari, per figura professionale e aspetto Direttori del personale Professori universitari Ad. sviluppo Ad. gestione Ad. sviluppo Ad. gestione (n=15) (n=10) (n=45) (n=45) 0,314 -0,018 0,028 0,006 - economico (reddito) -0,269 -0,255 -0,031 0,052 - sviluppo carriera 0,355 0,021 0,105 0,061 - utilizzo competenze 0,215 0,229 0,135 -0,026 - mobilità orizzontale -0,166 0,691 -0,064 0,174 - valorizzaz. ruolo sociale -0,075 -0,173 0,048 0,252 - generale per neolaureato -0,012 0,182 0,157 0,134 - generale datori lavoro Aspetti della desiderabilità 4. L’expertise dei testimoni e il futuro occupazionale degli addetti alle risorse umane In questo paragrafo, si analizza la relazione tra le stime dell’occupazione degli addetti alle RU a tre e sei anni avanti e il fattore di esperienza degli esperti costruito nel Par. 2. L’attenzione metodologica è puntata soprattutto sulla variazione delle 122 Come si sa se l'esperto è uno che sa? Analisi dell’esperienza cumulata da testimoni privilegiati in una ricerca Delphi stime nella sequenza di rilevazioni e sulla variabilità dei giudizi espressi da sottocampioni di esperti distinti secondo il fattore di esperienza. Nelle Tabelle 11 e 12 per le previsioni a tre anni e nelle Tabelle 13 e 14 per quelle a sei anni, si nota che il sottogruppo di esperti con maggiore esperienza ha quasi uniformemente14 una variabilità più contenuta rispetto al gruppo che ha esperienza iniziale. Tabella 11. Media e scarto quadratico medio della previsione percentuale di occupabilità a 3 anni degli addetti allo sviluppo delle risorse umane secondo i direttori del personale e professori universitari, per punteggio sul fattore di esperienza (ni: numerosità campionaria dell’i-esimo questionario, i=1, 2, 3) I Round Direttori del personale Bassa (n1=6, n2=5, n3=4) Media (n1=8, n2=7, n3=6) Alta (n1=3, n2=3, n3=3) Totale (n1= 17, n2=15, n3=13) Professori universitari Bassa (n1=13, n2=11, n3=10) Media (n1=25, n2=20, n3=17) Alta (n1=18, n2=13, n3=11) Totale (n1= 60, n2=44, n3=38) II Round III Round Media sqm Media sqm Media sqm -8,3 -6,5 -1,7 -6,3 11,7 6,9 18,9 10,7 0,0 3,6 17,0 5,1 0,0 7,6 22,1 11,6 0,8 2,1 3,7 2,1 1,7 2,1 5,7 3,0 17,7 8,8 9,9 11,2 22,9 13,5 14,8 16,6 12,1 5,4 6,5 7,4 6,6 4,2 5,6 5,9 8,7 5,0 4,8 5,9 6,0 4,3 5,4 5,3 Sia per la previsione occupazionale a medio che a lungo termine, il sottogruppo con conoscenza intermedia, in entrambi i panel di esperti, esprime opinioni che, tendenzialmente, sono meno variabili dei due sottogruppi con la minore o la maggiore esperienza. Ciò starebbe a indicare che gli esperti che hanno un’esperienza mediana danno stime che si collocano nelle prossimità di un ipotetico centro della distribuzione delle previsioni di occupazione, e che questi esperti “mediani” sono tendenzialmente omogenei nelle opinioni espresse. Si conferma qui la tendenza osservata con riferimento alla stima delle competenze e della desiderabilità sociale. 14 Nel campione di professori universitari, la tendenza, seppure meno evidente, è opposta nel secondo e terzo round per quanto riguarda la figura di addetto alla gestione delle RU. Lo stesso vale nel panel di direttori per il secondo round dell’addetto allo sviluppo e nel primo dell’addetto alla gestione, dove le numerosità sono molto contenute. Definire figure professionali tramite testimoni privilegiati 123 Tabella 12. Media e scarto quadratico medio della previsione percentuale di occupabilità a 3 anni degli addetti alla gestione delle risorse umane secondo i direttori del personale e professori universitari, per punteggio sul fattore di esperienza (ni: numerosità campionaria dell’i-esimo questionario, i=1, 2, 3) I Round Direttori del personale Bassa (n1=4, n2=4, n3=1) Media (n1=11, n2=5, n3=3) Alta (n1=7, n2=4, n3=3) Totale (n1= 22, n2=14, n3=7) Professori universitari Bassa (n1=13, n2=11, n3=10) Media (n1=25, n2=19, n3=17) Alta (n1=18, n2=13, n3=11) Totale (n1= 60, n2=44, n3=38) II Round III Round Media sqm Media sqm Media sqm -1,3 6,3 0,3 3,0 6,3 31,9 9,4 23,0 -0,8 0,6 0,8 0,6 3,0 0,9 1,5 2,2 5,0 4,3 1,7 3,3 = 1,2 0,6 1,7 6,3 4,6 8,1 6,1 18,4 9,1 13,3 12,9 3,9 4,5 5,6 4,7 3,2 3,4 5,1 3,9 6,3 4,3 4,7 4,9 5,8 2,8 6,3 4,8 Tra chi ha minore esperienza, si distingue il gruppo dei direttori da quello dei professori: i primi forniscono stime sistematicamente meno variabili dei loro colleghi con maggiore esperienza, i secondi, all’opposto, dimostrano di avere opinioni più variabili di quelle dei professori con maggiore esperienza. Ciò induce a ipotizzare che i professori meno esperti abbiano idee meno chiare sulle figure che sono oggetto d’interesse e che perciò le loro stime iniziali siano altalenanti. È immaginabile (si veda anche Eveleth, 1999) che i professori meno esperti tendano a percepire una situazione esterna all’università come più incerta e meno strutturata di quanto non percepisca un esperto. È quindi probabile che i meno esperti siano più esposti all’influenza del feedback e risultino più disposti a modificare il valore previsivo iniziale (si veda a questo proposito Fabbris et al., 2008). Meno immediato è congetturare sulla particolare variabilità dei direttori che sono sulla breccia da numerosi anni. Infatti, quanto più sono avanti con la carriera e con gli anni, tanto più i direttori sono variabili nelle loro stime. Conviene a questo punto verificare se esiste una relazione tra la varianza e la media delle stime dei sottogruppi che vada oltre la nota correlazione tra la misura del valore centrale e quella della dispersione in distribuzioni regolari. Per comprendere se esiste una relazione tra l’intensità della frequentazione degli uffici del personale e la capacità previsiva degli esperti, si valuta quale gruppo si colloca più vicino al valore finale su cui converge l’insieme degli esperti. Si rileva che, già alla prima tornata, sono vicini alla stima finale i direttori più esperti e i professori di media o elevata esperienza, con riferimento all’addetto allo sviluppo 124 Come si sa se l'esperto è uno che sa? Analisi dell’esperienza cumulata da testimoni privilegiati in una ricerca Delphi delle RU, e i direttori di media e alta esperienza e i professori di media esperienza per l’addetto alla gestione. Si ha, quindi, che i direttori più esperti esprimono opinioni variabili, ma in media sono più vicini a ciò che alla fine del percorso Delphi diranno tutti, con qualche eccezione15. Invece, i professori con i massimi valori di punteggio sul fattore di esperienza non si rivelano come i più capaci nell’anticipare i risultati finali delle previsioni e manifestano (tra loro stessi) un’alta variabilità di opinione. I docenti più esperti sono anche ritrosi a modificare la propria stima in funzione delle opinioni altrui (Mulgrave e Ducanis, 1975). Tra tutte le categorie, gli accademici che hanno avuto maggiori contatti con le imprese sono i più refrattari ad accettare il valore di feedback come riferimento. Questo è un atteggiamento rilevato anche in altre ricerche svolte con il metodo Delphi: le persone meno convinte delle proprie opinioni tendono ad adattare la propria stima dopo un feedback con maggiore facilità di chi, ritenendosi particolarmente esperto sull’argomento, è restio a modificare sensibilmente il proprio parere in ragione delle convinzioni degli altri (Helmer, 1967). Questa ipotesi coinciderebbe con l’asserzione di Sackman (1975) e Parenté e Anderson-Parenté (1987) che le previsioni dipendono da giudizi di valore e atteggiamenti verso la materia in esame e non, oppure in minor misura, dall’esperienza. Tabella 13. Media e scarto quadratico medio della previsione percentuale di occupabilità a 6 anni degli addetti allo sviluppo delle risorse umane secondo i direttori del personale e professori universitari, per punteggio sul fattore di esperienza (ni: numerosità campionaria dell’i-esimo questionario, i=1, 2, 3) I Round Media sqm Direttori del personale Bassa (n1=6, n2=5, n3=4) Media (n1=8, n2=7, n3=6) Alta (n1=3, n2=3, n3=3) Totale (n1= 17, n2=15, n3=13) Docenti universitari Bassa (n1=13, n2=11, n3=10) Media (n1=25, n2=20, n3=17) Alta (n1=17, n2=13, n3=11) Totale (n1= 60, n2=35, n3=38) 15 II Round Media sqm III Round Media sqm -11,7 -4,4 8,3 -4,7 19,4 9,0 28,4 17,5 -1,2 2,1 18,7 4,3 2,7 2,5 28,0 13,2 1,3 2,7 2,7 2,2 2,2 2,2 4,0 2,5 23,1 10,9 11,9 14,1 37,6 15,8 17,0 23,2 13,4 7,1 7,3 8,7 13,4 6,6 6,0 8,9 11,7 6,7 5,7 7,7 11,9 5,9 6,7 8,2 Fa eccezione la stima a sei anni per l’addetto alla gestione, per la quale sono i direttori meno esperti e quelli di esperienza intermedia ad avere la migliore performance iniziale. Definire figure professionali tramite testimoni privilegiati 125 Tabella 14. Media e scarto quadratico medio della previsione percentuale di occupabilità a 6 anni degli addetti alla gestione delle risorse umane secondo i direttori del personale e professori universitari, per punteggio sul fattore di esperienza (ni: numerosità campionaria dell’i-esimo questionario, i=1, 2, 3) I Round Direttori del personale Bassa (n1=4, n2=4, n3=1) Media (n1=11, n2=5, n3=3) Alta (n1=7, n2=4, n3=3) Totale (n1= 22, n2=14, n3=7) Docenti universitari Bassa (n1=13, n2=11, n3=10) Media (n1=25, n2=20, n3=17) Alta (n1=17, n2=13, n3=11) Totale (n1= 60, n2=35, n3=38) 5. II Round III Round Media sqm Media sqm Media sqm 3,8 -3,2 -10,0 -4,1 4,8 10,1 8,7 9,8 -2,5 1,6 2,3 0,9 5,0 1,5 2,6 3,7 5,0 3,3 0,3 2,3 1,5 3,1 2,8 7,9 5,4 8,4 6,9 18,4 11,2 16,1 14,5 4,7 5,2 6,4 5,4 3,6 4,3 7,0 5,1 8,5 5,0 5,6 6,1 11,5 4,0 7,6 7,5 L’expertise e le opinioni degli esperti sulla formazione auspicabile Il fattore di esperienza viene ora correlato con la formazione che gli esperti ritengono auspicabile per le due figure professionali in esame. Essendo la rappresentazione dell’opinione degli esperti sull’argomento formativo abbastanza complessa e la numerosità complessiva limitata, l’analisi è dicotomizzata nelle due categorie di conoscenza alta o medio-alta (punteggi positivi del fattore di esperienza) e bassa o medio-bassa (punteggi negativi o nulli). Secondo gli esperti interpellati (Tabelle 15 e 16), il laureato che opera per lo sviluppo delle RU dovrebbe avere un curriculum accademico più elevato, per esempio, dovrebbe avere acquisito un master o una specializzazione dopo la laurea, mentre la laurea può bastare per un addetto alla gestione (si veda anche: Fabbris et al., 2008). Fra i direttori del personale, l’osservazione è ostacolata dalla ridotta numerosità campionaria. Tuttavia, i direttori di maggiore esperienza sono decisamente orientati verso una formazione universitaria di livello alto, rifinita, in particolar modo per gli addetti allo sviluppo, da corsi post-lauream brevi finalizzati alla formazione di competenze tecnico-professionali specifiche. 126 Come si sa se l'esperto è uno che sa? Analisi dell’esperienza cumulata da testimoni privilegiati in una ricerca Delphi Tabella 15. Distribuzione percentuale dei direttori del personale secondo l’opinione sul minimo livello di formazione necessario per svolgere le attività di addetto allo sviluppo e di addetto alla gestione delle risorse umane, per livello di conoscenza. Esperienza media Livello di formazione auspicato Sviluppo Gestione Diploma di scuola superiore 0,0 0,0 Laurea di I livello 16,7 20,0 Laurea di II livello 83,3 80,0 Master, specializz. post-lauream Totale 100,0 100,0 Numero di rispondenti 6 5 Esperienza > media Sviluppo Gestione 0,0 12,5 22,2 25,0 44,4 50,0 33,3 12,5 100,0 100,0 9 8 I docenti che si sono rivelati buoni conoscitori del mercato del lavoro si pronunciano per una formazione universitaria avanzata (laurea magistrale o master di II livello), soprattutto al fine di preparare l’addetto allo sviluppo delle risorse umane, mentre i docenti meno coinvolti in attività con le imprese tendono a dare valore a percorsi dopo la laurea di tipo accademico (dottorato di ricerca, scuola di specializzazione). È sintomatico che le sole differenze di un certo rilievo tra i docenti che hanno pratica di lavoro con le imprese e quelli che ne sono digiuni sia proprio il tipo di percorsi formativi: i primi li vedono orientati alla rifinitura professionale in corsi ai quali partecipano esperti del mondo del lavoro, i secondi ad una formazione fine di stampo accademico. Tabella 16. Distribuzione percentuale dei docenti universitari secondo l’opinione sul minimo livello di formazione necessario per svolgere le attività di addetto allo sviluppo o alla gestione delle risorse umane e livello di esperienza. Formazione Diploma di scuola superiore Laurea triennale, D.U. Laurea v.o., magistrale Master universitario di I livello Master universitario di II livello Dottorato ricerca, specializzazione Totale Numero di rispondenti Esperienza media Sviluppo Gestione 5,3 5,3 5,3 42,1 36,8 21,1 15,8 10,5 21,1 10,5 15,8 10,5 100,0 100,0 16 16 Esperienza > media Sviluppo Gestione 7,7 23,1 46,2 30,8 7,7 19,2 34,6 26,9 3,8 100,0 100,0 29 29 Definire figure professionali tramite testimoni privilegiati 127 Tabella 17. Percentuale di direttori del personale che ritengono utile la frequenza di corsi universitari per la preparazione delle due figure professionali, secondo il livello di esperienza del direttore e l’area disciplinare dei corsi (II round) Esperienza media Sviluppo RU Gestione RU Economia 100,0 60,0 Giurisprudenza 66,7 80,0 Ingegneria 16,7 0,0 Psicologia 16,7 60,0 Scienze formazione 16,7 0,0 Scienze politiche 33,3 0,0 Scienze umanistiche 16,7 0,0 Sociologia 33,3 0,0 Numero rispondenti 6 5 Area disciplinare Esperienza > media Sviluppo RU Gestione RU 88,9 62,5 55,6 87,5 22,2 12,5 88,9 50,0 11,1 25,0 33,3 37,5 44,4 62,5 22,2 25,0 9 8 Tabella 18. Percentuale di docenti universitari che ritengono utile la frequenza universitaria per la preparazione delle due figure professionali, secondo il livello di esperienza del docente e l’area disciplinare dei corsi (III round) % Area disciplinare Economica Formativa Giuridica Informatica Ingegneristica Psicologica Sociologica Statistica Umanistica Altra area Numero rispondenti Esperienza media Esperienza > media Sviluppo RU Gestione RU Sviluppo RU Gestione RU 88,2 94,1 100,0 100,0 76,5 64,7 52,4 81,0 82,4 94,1 90,5 100,0 76,5 94,1 85,7 95,2 70,6 82,4 90,5 95,2 100,0 100,0 95,2 95,2 100,0 88,2 81,0 90,5 76,5 82,4 90,5 90,5 64,7 58,8 57,1 71,4 11,8 11,8 19,0 14,3 17 17 21 21 Per quanto concerne l’ambito di studi universitari che i direttori vedono appropriati per le due figure professionali (Tab. 17), essendo esigue le frequenze 128 Come si sa se l'esperto è uno che sa? Analisi dell’esperienza cumulata da testimoni privilegiati in una ricerca Delphi campionarie, si può solo affermare che i direttori del personale più esperti attribuiscono una particolare utilità a corsi di ambito psicologico e umanistico, a corollario di quelli più tradizionali e consolidati di area economica e giurisprudenziale. Le materie di studio importanti, secondo i docenti (Tab. 18), sono, invece, quelle di area economica, giuridica e psicologica per ambo le figure professionali e senza distinzione tra docenti esperti e non. Va detto, tuttavia, che i docenti potevano esprimere qualsiasi numero di preferenze per le discipline scientifiche elencate. La conoscenza della statistica è stata segnalata come importante da circa l’85% dei docenti e le conoscenze ingegneristiche ancora di più. Si può, solo per la cronaca, segnalare che hanno avuto minori preferenze, con appena percettibili differenze tra esperti e non, le aree disciplinari umanistica e formativa. 6. Conclusioni e proposte Con questo lavoro si voleva dimostrare che, in una ricerca di tipo Delphi, è possibile ottenere informazioni efficaci sull’expertise di testimoni privilegiati utilizzando uno strumento di rilevazione ʊ agile, composto da pochi quesiti, ʊ somministrabile in tempo reale, mentre si sta svolgendo la rilevazione principale, ʊ generalizzato, ossia non dipendente dall’oggetto della rilevazione e riproducibile in ricerche di ogni tipo, e ʊ neutrale, tale da non far sentire l’esperto sotto osservazione. Lo strumento proposto si è dimostrato effettivamente agile, applicabile e non invasivo nei confronti degli esperti. Ci piace immaginare che altri applichino lo strumento di analisi proposto e ne diano un giudizio sulla sostenibilità e sulla validità come indicatore di expertise. Per quanto concerne l’utilità dello strumento per una ricerca di tipo Delphi, l’applicazione ha mostrato che in molti casi gli esperti sono effettivamente in grado di realizzare performance migliori dei non esperti, anche se abbiamo constatato che chi ha la maggiore esperienza tende ad assumere una personalità ego-centrica, abbandonando la ricerca prima degli altri se irritato dall’insistenza implicita nella procedura e mantenendo le proprie posizioni a dispetto della pressione psicologica del feedback. Non è escluso che, tra le mancate collaborazioni, si nasconda anche una qual ritrosia a cedere “gratuitamente” al ricercatore informazioni che possono avere un valore di mercato o che potrebbero far parte di uno scambio. Definire figure professionali tramite testimoni privilegiati 129 Se è vero che l’individuazione degli esperti più esperti è utile, è importante riuscire a scoprire la causa delle mancate collaborazioni o dei precoci abbandoni di questi esperti, per porvi rimedio. Non ci spingiamo a proporre la misura dell’expertise come una misura indiretta dell’accuratezza delle stime nei casi in cui non è possibile determinarla direttamente, come propone, per esempio, Sniezek (1990). Ancora meno sensata è la proposta di ponderare le stime in funzione del grado di expertise del soggetto. Ci resta, infatti, il dubbio, condiviso da Eveleth (1999), sui motivi per cui, in certe ricerche, i meno esperti fanno meglio degli esperti. In ogni caso, l’applicazione di un metodo soffice, non irritante, di filtraggio della qualità degli esperti non può che migliorare la qualità delle stime in un processo Delphi. È certamente possibile definire un migliore strumento, introducendo altri quesiti, anche se è cruciale che il pattern sottostante rimanga unidimensionale, al fine di potersi riferire ad un unico fattore di expertise. L’introduzione di altri quesiti dovrebbe riguardare aspetti di natura fattuale e altri aspetti che non risentono del dogmatismo latente in molte persone (Brockhoff, 1975; Mulgrave e Ducanis, 1975; Armstrong, 1985). Eventuali quesiti di autovalutazione, basati sulla fiducia nelle proprie capacità di analisi e previsione, come suggerito da Dalkey (1969), Dalkey et al. (1970), Linstone e Turoff (1975), Wright et al. (1994), vanno verificati quanto a validità, prima della somministrazione definitiva agli esperti. Nel percorrere strade nuove per misurare la conoscenza degli esperti, è necessario definire a priori un modello di conoscenza specifico per l’oggetto su cui si ricerca. Per ricerche sul lavoro e sulle professioni, si può seguire un modello analogo a quello proposto da Kwon e Zmud (1987) per la tecnologia dell’informazione. Innanzitutto, la conoscenza va contestualizzata, riferendola ai fattori dell’ambiente sociale ed economico che possono influire sulla domanda e l’offerta di lavoro e sulla formazione e l’esercizio della professionalità. Dell’organizzazione di appartenenza dell’esperto, si possono rappresentare la specializzazione, la tendenza a centralizzare, la formalizzazione dei rapporti, la dipendenza organizzativa interna, le tecnologie adottate, la complessità dei processi che vi si realizzano, le funzioni in cui sono coinvolte le professionalità in esame, la loro autonomia, la responsabilità implicita e la varietà dei compiti attinenti al ruolo sociale e professionale ricoperto. Dell’esperto, si possono inoltre considerare: - i percorsi formativi e la relazione con la struttura di appartenenza rispetto al tipo e alla stabilità del contratto di lavoro. - La capacità di innovare e, per converso, la resistenza al cambiamento, la capacità di cogliere la validità delle innovazioni e le attività innovative svolte dall’esperto. Per esempio, per un ricercatore universitario, può riguardare l’atteggiamento o l’impegno formativo o di ricerca in alcune nuove 130 Come si sa se l'esperto è uno che sa? Analisi dell’esperienza cumulata da testimoni privilegiati in una ricerca Delphi discipline, come le biotecnologie o altre di frontiera delle varie discipline. La distinzione può riguardare altresì le discipline tecniche e quelle organizzative. - L’abilità di immaginare situazioni, possibilmente verificabili, in modo da poter valutare l’abilità dell’esperto nel cogliere i segni del cambiamento. - La leadership potenziale, come si può indurre anche da alcuni risultati resi evidenti dalle analisi svolte in questa nota. In questo modo, si può anche prevedere la sua tendenza a rimanere ancorato alle stime fornite in prima istanza e ad essere in qualche senso diffidente nei confronti dei feedback. - La capacità realizzativa e il senso di concretezza. Questi argomenti vanno posti in modo indiretto, al fine di non insospettire l’esperto sulle intenzioni valutative. Domande indirette possono essere inserite nel differenziale semantico che conviene sottoporre al panel ogni volta che si considera praticabile. Alcune indicazioni in questa direzione sono fornite da Fabbris e Martini (2008). - Prima di porre quesiti previsionali, si può far dichiarare all’esperto qual è il massimo orizzonte temporale per il quale sente di essere efficace nella stima. Naturalmente, nel chiedere agli esperti informazioni correlate con la possibile valutazione della loro capacità o volontà di fornire buoni giudizi o previsioni, bisogna essere indiretti e riferirsi a fatti piuttosto che ad atteggiamenti. L’esperto non deve pensare, come dice efficacemente Stewart (1991) “Oh, you are going to find how inconsistent I am”. Un’ulteriore possibilità da esplorare, nei casi in cui è praticabile, è la valutazione incrociata da parte di membri che fanno parte della stessa categoria. Per il caso in cui la selezione avviene con processi “a valanga”, il ricercatore può far valutare un esperto da uno o più esperti “concatenati”, vale a dire da altre persone che costituiscono una catena di conoscenza e che lo hanno indicato come persona adatta a collaborare alla ricerca. Riferimenti bibliografici AMENT R.H. (1970) Comparison of Delphi forecasting studies in 1964 and 1969, Futures, 2(1): 35-44 ARMOR D.A., TAYLOR S.E. (1998) Situated optimism: Specific outcome expectancies and self-regulation, Advances in Experimental Social Psychology, 30: 309-379 ARMSTRONG J.S. (1978, 1985) Long-range Forecasting: From Crystal Ball to Computer, John Wiley, New York Definire figure professionali tramite testimoni privilegiati 131 BEDFORD M.T. (1972) The Value of Competing Experts and the Impact of ‘Droupouts’ on Delphi Results, Bell Canada, Montreal BENZECRI J.P. ET COLLABORATEURS (1973, 1976) L’analyse des données. Tome 2 : L’Analyse des correspondances, Dunod, Paris BROCKHOFF K. 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The experts are human resource directors of large and medium size companies and Italian university teachers. The knowledge we hypothesize is possessed by experts, dependent on their expertise, is to be correlated with their opinions on professional figures’ representation. The data are analyzed also through multivariate statistical methods. Keywords. Delphi method; Key witnesses; Expertise; Multivariate analysis. I lavoratori come informatori delle qualità delle professioni Domenica Fioredistella Iezzi1 Dipartimento di “Ricerche Filosofiche”, Università di Roma “Tor Vergata” Riassunto. I modelli di rappresentazione delle professioni descrivono in forma schematica i profili professionali dei lavoratori. Le tipologie di modelli esistenti possono essere suddivise in due macro-gruppi: top-down o enumerativi di categorie e bottom-up o descrittivo-analitici. I modelli più popolari utilizzano l’approccio teorico bottom-up, supportato da ricerche empiriche periodiche condotte sui lavoratori. In Italia, dopo varie sperimentazioni, si è arrivati ad un modello descrittivo-analitico detto Job Competence Model che utilizza descrittori del profilo professionale definiti dai lavoratori. Tale modello è stato utilizzato anche come raccordo tra i nuovissimi corsi di laurea e il mondo del lavoro. Parole chiave: Profili professionali; Modelli di rappresentazione delle professioni Competenze. 1. Introduzione I processi di produzione di beni e servizi dei paesi industrializzati stanno subendo una trasformazione che riguarda non soltanto le quantità e i criteri di produzione, ma anche e soprattutto il modo in cui le risorse umane sono impiegate nei processi. I lavoratori impegnati nella produzione di beni diminuiscono e aumentano quelli che erogano servizi e nascono sempre nuove professioni a fianco di quelle tradizionali. Si è quindi aperto un dibattito sulla necessità di rilevare, con nuovi strumenti, i cambiamenti che accompagnano le attività lavorative, soprattutto quelle del terziario avanzato, in cui è fondamentale possedere competenze di alta formazione. Di conseguenza, gli interrogativi sull’interpretazione del cambiamento del mercato del lavoro si sono tradotti in nuovi e complessi dilemmi per i sistemi 1 Il presente lavoro è stato realizzato con un cofinanziamento del MIUR e dell’Università di Padova nell’ambito del PRIN 2005 “Modelli e metodi per abbinare profili formativi e bisogni di professionalità di comparti del terziario avanzato” e con un contributo di completamento dell’agenzia per il lavoro GI-Worknet spa. Coordinatore nazionale del PRIN e della presente ricerca è L. Fabbris. 136 I lavoratori come informatori delle qualità delle professioni formativi, quello universitario incluso, da sempre accusati di essere in ritardo con i tempi. Tempo fa un individuo poteva investire in un percorso di istruzione che gli consentiva di acquisire un insieme di conoscenze che avrebbe utilizzato per tutta la vita; oggi un lavoratore deve adattarsi ad un mercato in cui le conoscenze sono soggette ad una perenne obsolescenza, modificando, nei fatti, le logiche dell’attività lavorativa, della crescita professionale e la stessa relazione fra la professione e il corpo di conoscenze su cui era fondata. Nel cosiddetto Spazio europeo dell’istruzione superiore, l’Italia si è dovuta confrontare con altri Paesi, ridisegnando i contenuti e l’architettura dei propri corsi universitari (Iezzi, 2005). Nel Comunicato di Berlino del 2003, gli Stati membri dell’UE si sono impegnati formalmente ad elaborare, entro il 2010, uno schema di riferimento per i titoli di istruzione superiore, al fine di descrivere ogni titolo di studio in termini non solo di carico di studio e di obiettivi formativi, ma anche di competenze e di profili professionali. In Italia, la nuova normativa sui corsi universitari (DM 207/04 e successive modifiche) richiede per “i nuovissimi corsi di laurea” di dare indicazione sui possibili sbocchi occupazionali, esplicitando da tre a sei Unità Professionali (UP) elencate nella Nomenclatura delle unità professionali (ISTAT, 2007). Il Consiglio Universitario Nazionale (CUN) è chiamato ad esprimere un parere sugli ordinamenti dei corsi di studio valutandoli sia in base alla coerenza tra i contenuti formativi e gli sbocchi occupazionali e professionali previsti, sia sulla base di una lista di profili professionali di cui si dà contezza nel Par. 4. La definizione di un modello di rappresentazione delle professioni è stato ed è al centro di un vivace dibattito che riguarda “un cambiamento di paradigma e di prassi gestionale delle risorse umane in linea con la nuova centralità acquisita nelle organizzazioni degli attori e delle loro logiche d’azione” (Consoli e Benadusi, 1999). Da questo trae origine anche il dibattito per la definizione di sistemi informativi del lavoro (Gallino, 1993). Negli ultimi vent’anni, si è passati da un approccio tradizionale, che valorizzava soprattutto le mansioni svolte, i titoli di studio e le esperienze maturate dai lavoratori, ad uno basato sulle competenze, che enfatizza le conoscenze, le capacità e gli atteggiamenti orientati al lavoro delle persone (Horton, 2002). Dagli anni ’90, il sistema statunitense O*Net (Occupational Information Network: Peterson et al., 1999) e quello francese ROME (Répertorire Opérationnel des Métier et des Emplois: ANPE, 1995) hanno rappresentato gli esemplari di modelli di tipo “job competencies”. Dal 1998 al 2002, il gruppo di lavoro DeSeCo (Definition and Selection of Key Competencies) ha individuato le competenze chiave per una vita di “successo” e una serie di indicatori volti a interpretare lo sviluppo sociale ed economico di un paese (Fabbris, 2007). Definire figure professionali tramite testimoni privilegiati 137 In Italia, sono state condotte diverse sperimentazioni con l’obiettivo di strutturare un modello atto a descrivere le professioni in modo unitario, flessibile ed organico. Nel 2002, il Ministero delle Finanze italiano, in collaborazione con l’ Istituto Nazionale di Statistica (ISTAT) e la Direzione delle entrate della Regione Campania, ha svolto un’indagine statistica sulle competenze richieste ai lavoratori delle sedi di Acropoli, Aversa ed Avellino, adottando un modello di rappresentazione delle professioni basato sulle competenze (Cerase, 2002; Iezzi, 2003). Nel 2007, l’Istituto per lo Sviluppo della Formazione Professionale (ISFOL) e l’ISTAT hanno pubblicato la Nomenclatura delle Unità Professionali (NUP), che rappresenta un avanzamento della Classificazione delle professioni dell’ISTAT 2001, detta CP 2001 (Scarnera, 2001). La NUP è concepita come uno strumento di raccordo tra i fabbisogni professionali e i fabbisogni occupazionali, nell'ambito della costruzione di un sistema nazionale di osservazione permanente dei fabbisogni. Nella presente nota, si analizzano i principali modelli per la rappresentazione delle professioni, con una particolare attenzione ai profili formativi che richiedono una formazione di livello universitario. Nel Par. 2 si descrivono alcuni modelli di rappresentazione delle professioni, nel Par. 3 si mettono in evidenza alcuni sistemi di classificazione delle professioni in ambito internazionale, nei Paragrafi 4 e 5 si illustrano lo schema teorico e l’indagine condotta sui lavoratori, che hanno condotto alla definizione delle competenze per unità professionali della NUP. 2. Modelli di rappresentazione delle professioni Individuare un modello rappresentativo di una professione significa anzitutto definire la professione da schematizzare. Secondo la CP 2001, in coerenza con la definizione dell’International Standard Classification of Occupation (ISCO) del 1988, una professione è «…un complesso di attività lavorative concrete, unitarie rispetto all’individuo che le svolge, che richiama, a vari livelli, statuti, conoscenze, competenze, identità e sistemi di relazione propri». Tutte le definizioni individuabili nella letteratura hanno in comune la multidimensionalità. Kochan et al. (1999) individuano quattro dimensioni nel processo di rappresentazione delle professioni: (1) che cosa gli individui fanno per vivere; (2) come gli individui fanno ciò che fanno; (3) in quali contesti organizzativi, istituzionali e sociali svolgono il proprio lavoro; (4) come il lavoro influisce ed è connesso ad altri aspetti della vita quotidiana. La rappresentazione dei profili professionali che riesce ad esprimere, in maniera più compiuta, la complessità dell’attuale mondo del lavoro è quella che si basa sull’approccio alle competenze (Job Competence Model). Secondo questo 138 I lavoratori come informatori delle qualità delle professioni approccio, la competenza è «costituita da un particolare insieme di attributi, come le conoscenze e le abilità utilizzate nello svolgere un’attività specifica [e] dal significato che il lavoro assume nell’esperienza del lavoratore» (Sandberg, 2000). Sandberg distingue gli approcci in «worker-oriented», «work-oriented» e «multimethod-oriented». In base agli approcci worker oriented, la competenza è costituita da attributi posseduti dai lavoratori, quali conoscenze, capacità, abilità e da caratteristiche personali2 necessarie per una performance efficace. Negli approcci work-oriented la competenza è considerata un insieme specifico di attributi dell’attività di lavoro. Multimethod-oriented è l’approccio misto. Nel modello worker-oriented di Spencer e Spencer (1995), la competenza può essere scomposta e ricomposta in componenti o dimensioni (conoscenze specialistiche, capacità, abilità, attitudini, motivazioni, tratti della personalità, immagini di sé). Si possono distinguere i sistemi di analisi del lavoro e delle professioni secondo l’approccio in (Wootton, 1993): 1. top-down, o enumerativi di categorie, 2. bottom-up, o descrittivo-analitici. I sistemi top-down rispondono alla necessità di rilevare e studiare le professioni svolte in un paese. Individuano alcune macro-categorie definite da uno o più criteri generali, ripartite in sotto-categorie fino alla categoria di maggior dettaglio. I modelli classificatori top-down sono quelli comunemente adottati dai sistemi statistici nazionali. Tra questi la Nomenclature des Catégories Socioprofessionelles dell’Istituto nazionale di statistica francese, la Clasificación Nacional de Ocupaciones dell’Istituto nazionale di statistica spagnolo, lo Standard Occupational Classification statunitense, la CP2001 dell’ISTAT, l’ISCO-88 dell’International Labour Office. Questi modelli hanno il limite di non superare la frammentazione dei sistemi di analisi del lavoro e delle professioni e non sono in grado di cogliere appieno il cambiamento (Scarnera, 2004). I sistemi top-down seguono un’impostazione del lavoro di tipo tradizionale, ponendo l’enfasi classificatoria sui lavori e sui titoli formali e sulle esperienze maturate dalle persone come indicatori predittivi della possibile performance. Quelli bottom-up danno, invece, risalto alle competenze formali, acquisibili, focalizzando l’attenzione su conoscenze, capacità, abilità, atteggiamenti e comportamenti dei lavoratori. Applicando quest’ultimo approccio, la descrizione dell’attività è minuziosa e i contenuti del lavoro sono rappresentati in base ad un insieme di caratteristiche. Nel panorama internazionale, i sistemi ROME e O*Net sono un esempio di sistemi descrittivo-analitici. 2 Come precisa Fabbris (2007), quando si parla di tratti della personalità per l’esercizio di un’attività professionale, si definiscono solo alcuni tratti specifici e non si citano, per esempio, la memoria, la motivazione, il temperamento, che sono importanti per potersi affermare in qualunque attività. Definire figure professionali tramite testimoni privilegiati 139 I modelli di tipo bottom-up definiscono il profilo di una professione a partire da una struttura a matrice. Un prototipo di struttura bottom-up per professioni specializzate deve tener conto di almeno due aspetti: la matrice di esigenze di competenze (sY) del settore economico s-esimo e quella di competenze professionali dei profili formativi (cX) in uscita dai corsi universitari e post-universitari (Fig. 1). Figura 1 Matrice di esigenze di competenze (sY) e dei profili formativi (fX) s y11 " " k " K s y1k " s y1K i # s yi1 " s yik n s yJ1 1 1 1 # # sY " s yiK s yi c " s yJk " s ynK s yk X l # C 1 " j " J c 11 x " c 1j x " c 1J c l1 x " c lj x " c lJ x " c Cj x " c xCJ c C1 x x x c l z Il prodotto di Kronecker tra la matrice sY=[yik] di dimensioni (nxK) e cX=[xlc] di dimensione (CxJ) forma la matrice scZ=[zilkz] del profilo professionale: f j Y c X lj s ik sc Z ilukj dove syik denota la k-esima competenza dell’i-esimo profilo professionale utile per realizzare la s-esima attività professionale (i=1,…, n; k=1,…, K) e cxij denota la jesima competenza formate nell’l-esimo corso universitario (l=1,…, C e j=1,…, J). Una procedura bottom-up è sicuramente più complessa di una di tipo topdown, dove le relazioni sono di tipo piramidale. Con la prima, il profilo della professione non è definito a priori da una classificazione, ma può essere descritto dai lavoratori, nella veste di informatori delle qualità della professione. In tal modo, è possibile definire nuove professioni, individuare l’obsolescenza di quelle tradizionali e, con criteri opportuni, progettare nuovi profili formativi. 2.1 La classificazione delle professioni dell’ISTAT La CP 2001 segue la logica della classificazione ISCO-88, che si fonda sul criterio della competenza (skill) definito come la capacità di svolgere i compiti di una data professione e visto nella sua duplice dimensione del livello (skill level) e del campo delle competenze (skill specialization). Le figure professionali che operano nello 140 I lavoratori come informatori delle qualità delle professioni stesso campo sono così distinte dal livello di competenza che devono esercitare e, indirettamente, dal livello di istruzione formale richiesto per quel compito. Secondo Kochan et al. (1999), l’ISCO-88 ha i seguenti obiettivi: 1 facilitare la comunicazione internazionale in materia di analisi delle professioni; 2 fornire a riguardo dati a livello internazionale utili alla ricerca; 3 porsi come un modello per i paesi che non dispongono di un sistema completo delle professioni. Utilizzando i concetti del campo e del livello di competenze, la classificazione ISCO88 definisce una partizione delle professioni che partendo da 10 «grandi gruppi» identifica 28 «sotto-gruppi», 116 «gruppi minori» e 390 unit groups. La CP 2001, edita dall’Istat (2001) e rivedibile ogni 10 anni, ripropone la medesima logica del sistema ISCO-88: 9 “Grandi gruppi” includono 37 “Gruppi” che a loro volta contengono 121 “Classi” che contengono 519 “Categorie” e 6.300 “Voci professionali” (Tab. 1). Tabella 1. Grandi gruppi per numero di gruppi, classi, categorie e voci professionali (Fonte: Istat, 2001) Quattro sono i livelli di istruzione formale utilizzati nella CP 2001. Il quarto comprende la laurea o un titolo di studio post-universitario; il terzo un diploma quinquennale di scuola secondaria superiore, un titolo post-secondario o un titolo universitario di primo livello; il secondo una qualifica o il conseguimento Definire figure professionali tramite testimoni privilegiati 141 dell’obbligo scolastico, con un eventuale breve periodo di formazione professionale. Il primo livello prevede soltanto l’alfabetizzazione di base. Nella Tab. 2 si può vedere come i quattro livelli di istruzione intervengono a definire sette dei nove grandi gruppi della classificazione e a costruire una struttura sostanzialmente gerarchica [fanno eccezione “Legislatori, dirigenti e imprenditori” (Primo grande gruppo) e “Forze armate” (Nono grande gruppo)]. Le “Professioni intellettuali, scientifiche e di elevata specializzazione” (Secondo grande gruppo) prevedono, per l’esercizio della professione, il possesso di una laurea o un titolo post-universitario. Tabella 2 Grandi gruppi per livello di istruzione richiesto (Fonte: Istat, 2001) 3. I dizionari delle professioni I modelli classificatori spesso costituiscono rappresentazioni parziali della realtà occupazionale. Al contrario, i dizionari delle professioni possono rappresentare, in maniera esaustiva, le professioni in un dato momento storico. Il primo esemplare di dizionario delle professioni fu il Dictionary of Occupational Titles (DOT). Il DOT fu programmato dal Wagner-Peyser Act del 1933 per far fronte alla grande crisi del 1929. La prima edizione fu pubblicata nel 1939, a cura del Department of Labor degli Stati Uniti, dopo un intenso e sistematico programma di raccolta di informazioni sulle professioni. Le finalità del DOT nell’intento del legislatore erano quelle di costruire un linguaggio comune per 142 I lavoratori come informatori delle qualità delle professioni identificare le professioni circolanti sul mercato del lavoro federale e di fornire uno strumento a supporto delle attività di job placement dei Public Employment Services. In 75 anni di vita, il DOT ha visto soltanto 4 edizioni pubblicate, l’ultima fu pubblicata nel 1991 ed è una revisione della versione del 1977, la quarta. Figura. 2 Esempio di figura professionale in DOT Il DOT permette di rappresentare in modo standardizzato tutte le occupazioni in base ai compiti svolti. Nell’ultima edizione si contano oltre 12.000 codifiche. Rimane il problema dell’obsolescenza di alcuni titoli e la scarsa utilizzazione di altri. Il DOT consente di collegarsi direttamente al sistema Occupational Information Network (O*Net) del Dipartimento del lavoro degli Stati Uniti. O*Net è un database interattivo, che scompone l’informazione occupazionale secondo descrittori standard, quantificando abilità, conoscenze e atteggiamenti immanenti in diversi lavori, ed evidenzia gli elementi chiave che determinano le performance lavorative. Il sistema si fonda su tre elementi: 1) descrittori trasversali di lavoro: i lavori devono essere descritti mediante variabili ad alta generalità ed astrattezza, che attraversano trasversalmente i lavori; 2) finestre multiple che permettono di osservare i lavori da sfaccettature diverse; 3) organizzazione delle variabili interne alle finestre di tipo gerarchico. I descrittori presentano uno schema concettuale che si basa su 6 macrodescrittori con finestre multiple (Fig. 3): i requisiti del lavoratore (conoscenze, skill Definire figure professionali tramite testimoni privilegiati 143 di base e istruzione), le esperienze richieste (addestramento, esperienza e licenze), i requisiti della professione (attività di lavoro generalizzate, contesto lavorativo ed organizzativo), le caratteristiche specifiche della professione (competenze professionali, i compiti, le mansioni, le attività dettagliate, i macchinari e le attrezzature), informazioni specifiche sulla professione (informazioni sul mercato del lavoro, previsioni occupazionali e retribuzioni) e caratteristiche del lavoratore (capacità, interessi e stile di lavoro). Figura 3 Lo schema concettuale di O*NET Requisiti del lavoratore -Conoscenze - Skill di base Istruzione Caratteristiche del lavoratore -capacità - Interessi Esperienze richieste -Addestramento -Esperienza - Licenze Requisiti della professione -Attività di lavoro generalizzate O*Net - Stile di lavoro Informazioni specifiche sulla professione -Informazioni sul mercato del lavoro -previsioni occupazionali - retribuzioni Contesto lavorativo Contesto organizzativo Caratteristiche specifiche della professione - Competenze professionali Compiti, mansioni, attività dettagliate, macchinari ed I domini permettono di descrivere in maniera analitica ciascun descrittore. Se per esempio, si vogliono esaminare le caratteristiche del lavoratore, queste sono descritte in base alle capacità, agli interessi e agli stili di lavoro. Le capacità sono di tipo cognitivo, psicomotorio, fisiche e sensoriali. Quelle cognitive descrivono le capacità verbali, di generazione di idee, logiche, quantitative, percettive, spaziali e d’attenzione. Quelle verbali sono di comprensione scritta e orale, di espressione scritta e orale. La valutazione avviene in base al livello di importanza e al livello di competenza (Fig. 4). La scala utilizzata per valutare l’importanza è a 5 punti con un’etichetta verbale che va da 1=“nessuna importanza” a 5=“massima importanza”. Quella per misurare il livello di comprensione è ordinale a 7 punti con 3 ancoraggi verbali nelle posizioni intermedie (Fig. 5). I lavoratori come informatori delle qualità delle professioni 144 Figura 4. I sottodomini del modello O*Net Caratteristiche del lavoratore ’ Capacità Capacità Interessi cognitive psicomotorie fisiche sensoriali Cognitive Verbali Generazione di idee Logiche Quantitative Percettive Spaziali Attenzione Verbali Valutazione Comprensione orale Comprensione scritta Espressione orale Espressione scritta * Importanza * Livello di competenza Figura 5 Esempio di scale adottate nei questionari O*Net 1. T he ab ility to listen to and und ersta nd info rm a tio n a nd id e as p re se nted thro ug h sp o ken w o rks and sente nce s. O ral C om prehension A . H ow im p ortan t is O R A L C O M PR E H E N SIO N to the p erfo rm an ce of your cu rrent job? N ot Im portant* S om ew hat Im portant Im portant V ery Im portant E xtrem ely Im portant 1 2 3 4 5 * If you marked N ot Imp ortant, skip L E VE L b elow and go on to the next activity. B . W h at level of O R A L C O M PR E H E N SIO N is needed to p erfo rm your cu rrent job? U nd erstan d a television com mercial 1 2 U n de rstand a lectu re o n a dvan ced p hysics U ndersta nd a coac h’s ora l instruc tio n s for a sport 3 4 5 6 7 H ighest L e vel I questionari utilizzati per alimentare il sistema O*NET sono composti da 11 sezioni: 1. Abilities 2. Background information 3. Education and training Definire figure professionali tramite testimoni privilegiati 145 Generalized work activities Knowledge Skills Tasks Work context Work styles Work values Organizational Context. Le sezioni sono specializzate per categoria di rispondente e per obiettivo. Per esempio, la sezione sulle “abilities” è somministrata ad un panel di esperti, quella sui “work values” è impiegata per specifiche ricerche ed è rivolta a tutti gli altri a lavoratori. Ciascun lavoratore risponde ad un solo questionario, fuori dall’orario di lavoro, per via postale o web. Questa modalità di somministrazione, quantunque sia in genere incentivata con un contributo economico, non riesce ad evitare un alto tasso di caduta delle risposte (circa il 60%). Il sistema O*Net è un esempio importante di sistema bottom-up. La griglia di scomposizione e classificazione delle caratteristiche del lavoratore e dei descrittori dell’attività lavorativa conta circa 1.150 codifiche. Il sistema di rilevazione è aggiornato e migliorato continuamente sul piano metodologico. Nel modello francese ROME, una competenza è definita come “un insieme di sapere, saper fare e saper essere, che si manifesta nell’esercizio di un mestiere in una data situazione” (Farinella, 2002). Realizzato dall’Agence Nationale pour l’Emploi (ANPE) a partire dalla seconda metà degli anni settanta, descrive le professioni alla stregua di un vero e proprio dizionario e definisce i profili professionali sulla base di tre categorie di competenze: (i) di base, (ii) associate o trasversali, (iii) specifiche. Gli strumenti metodologici utilizzati dal ROME sono: (a) l’indice alfabetico dei nomi; (b) la nomenclatura ROME; (c) il dizionario degli impieghi-mestieri; (d) le aree di mobilità. I punti di forza del ROME sono la capacità di rappresentare le professioni in modo completo, anche se la centralità del concetto di categoria professionale vincola il sistema ad un contesto nazionale, ed è perciò difficilmente esportabile. 4. 5. 6. 7. 8. 9. 10. 11. 4. Il modello italiano: la Nomenclatura delle Unità Professionali La NUP, adottata in Italia, fa riferimento al modello O*Net sia come schema teorico che empirico. Partendo dal quadro costituito della CP 2001, o rende più analitica la classificazione del 2001 con la creazione di un quinto digit e individua i cluster “di unità professionale” I lavoratori come informatori delle qualità delle professioni 146 o aggiunge contenuti alla classificazione realizzando un vero e proprio dizionario del lavoro. In questo nuovo quadro, le 6.300 voci professionali e le 519 categorie del CP2001 sono state sostituite da 811 Unità Professionali (Tab. 3). Ciascuna UP è stata concepita per ospitare, al proprio interno, professioni quanto più possibile omogenee tra loro. ISTAT e ISFOL hanno realizzato un’ampia indagine campionaria per rilevare pressi i lavoratori gli aspetti del profilo professionale svolto, adattando il modello O*Net alla realtà italiana (Gallo e Lorè, 2006). L’indagine ha coinvolto oltre 16.400 lavoratori appartenenti alle professioni attive in Italia. È stato loro somministrato un questionario unico per rilevare le caratteristiche del lavoro svolto, le caratteristiche necessarie al lavoratore per realizzare una performance ottimale e le caratteristiche del contesto di lavoro. L’indagine, con oltre 150 attributi, fornisce informazioni dettagliate riguardo a: Compiti e attività specifiche, Conoscenze, Skill, Attitudini, Attività generalizzate, Condizioni di lavoro, Personalità, Stili di lavoro, Valori per la professione. Tabella 3. Grandi gruppi di UP per numero di gruppi, classi, categorie e unità professionali (fonte: Istat, 2007) Grandi Gruppi I Gruppi Classi Categorie Professionali Unità Professionali Legislatori, dirigenti e imprenditori Professioni intellettuali, scientifiche e di elevata specializzazione 3 8 48 56 6 17 69 157 III Professioni tecniche 4 17 92 161 IV Impiegati Professioni qualificate nelle attività commerciali e nei servizi 2 6 37 43 5 11 47 61 6 24 108 182 II V VI VII Artigiani, operai specializzati ed agricoltori Conduttori di impianti e operai semiqualificati addetti a macchinari fissi e mobili 4 22 89 116 VIII Professioni non qualificate 6 15 28 28 IX Forze Armate 1 1 1 1 37 121 519 805 Il campione per la rilevazione è stato estratto dall’indagine continua sulle forze lavoro dell’ISTAT, che fornisce la distribuzione delle professioni, classificate secondo il CP 2001, per settore di attività economica ATECO. Per ciascuna professione, è stato individuato il settore di attività economica in cui si concentrano maggiormente le aziende che ospitano quel tipo di lavoratori. Le interviste sono state Definire figure professionali tramite testimoni privilegiati 147 effettuate dal mese di marzo 2006 al marzo 2007 utilizzando un sistema CAPI (Computer Assisted Personal Interviewing). Il campione di lavoratori da intervistare è stato selezionato da tre liste di nominativi: quelli che operavano nelle imprese, negli enti e nelle professioni libere. Ciascuna UP è corredata da una definizione e da esempi di applicazioni3. La NUP si presenta come un modello misto di descrizione delle professioni: da un lato il sistema è un aggiornamento della CP 2001, quindi deriva da un modello gerarchico di tipo top-down, d’altro lato introduce i descrittori delle professioni, configurandosi come un modello bottom-up. I principali tipi di informazione contenuti nel sistema sono ISFOL sono: • la descrizione delle caratteristiche delle UP, • gli andamenti dei settori di attività economica (ATECO), • le anagrafi settoriali dei fabbisogni rilevati, • la descrizione dei fabbisogni organizzata in schede monografiche, • il collegamento con le schede forze lavoro dell’ISTAT, • le previsioni di assunzione di breve termine correlabili ai fabbisogni professionali, prodotte dall’Unioncamere, • le previsioni di occupazione di medio termine correlabili ai fabbisogni professionali, realizzate dall’ISFOL. L’indagine ISTAT-ISFOL ha richiesto una lunga fase di preparazione per la definizione delle attività giornaliere del lavoratore. L’intervista iniziava con la richiesta al lavoratore di rispondere alle seguenti domande: “In che cosa consiste il tuo lavoro?” e “Quali sono le attività che svolgi regolarmente durante la tua giornata di lavoro?”. I 20 rispondenti, selezionati per ciascuna UP, dovevano creare una lista da un minimo di 5 ad un massimo di 10 attività. Le risposte sono state utilizzate per la creazione dettagliata di tutte le attività per quella UP (Della Ratta et al., 2007). Le risposte aperte sono state trattate con le tradizionali analisi lessico-testuali: analisi del linguaggio peculiare, segmenti ripetuti, parole caratterizzanti e analisi delle corrispondenze, che hanno consentito di stilare una lista semi-standardizzata delle attività, conservando i contenuti del testo. Nella Tab. 4 si può vedere come, nel caso della UP “Fisici” (digit 2.1.1.1.1), i compiti e le attività specifiche4 della professione, consentono di ottenere una struttura semi-strutturata ponderata. I Fisici, che rientrano nel grande gruppo “Professioni intellettuali, scientifiche e di elevata specializzazione”, svolgono attività di coordinamento e partecipazione a lavori di gruppo e richiedono studio e aggiornamento continui. 3 Le schede descrittive delle UP possono essere consultate in: http://fabbisogni.isfol.it/Fabbisogni/Navigazione_per_Professioni/index.scm. 4 I compiti sono insiemi di attività prevalenti e/o rilevanti svolti dalla professione per raggiungere risultati e obiettivi determinati nell’ambito di un contesto lavorativo. 148 I lavoratori come informatori delle qualità delle professioni Tabella 4. Compiti e attività specifiche dei Fisici (Fonte: Isfol, 2008) ATTIVITA' SPECIFICHE Coordinare o partecipare a gruppi di lavoro o di ricerca Coordinare le attività e gestire l'organizzazione della struttura Studiare e aggiornarsi Fare formazione/informazione per personale specializzato Pianificare e programmare indirizzi di ricerca Gestire progetti di ricerca Fare ricerca scientifica sui fenomeni fisici Prendere parte a comitati o organismi nazionali e internazionali Svolgere attività didattiche Raccogliere e analizzare dati sperimentali PUNTEGGIO 100 94 86 83 83 83 83 83 73 71 Per questi lavoratori, come per tutti i profili professionali che rientrano nel macro-gruppo II, è richiesta una “elevata conoscenza – in genere acquisibile attraverso il completamento di un percorso di istruzione di tipo universitario o postuniversitario – e di esperienza in ambito scientifico, umanistico o artistico” (ISTAT, 2007). L’attività richiede un elevato livello di competenze a carattere prevalentemente cognitivo e, conseguentemente, un titolo universitario almeno di secondo livello. Il compito delle UP del II Grande gruppo è di arricchire le conoscenze esistenti, conducendo ricerche scientifiche, interpretando teorie e norme, con performance di elevato livello in campo artistico, culturale e scientifico. Il III Grande gruppo “professioni tecniche” richiede, invece, capacità soprattutto applicative e, quindi, un’istruzione universitaria di primo livello. I lavoratori di questo gruppo di UP “svolgono un’attività di supporto tecnico-applicativo in ambito scientifico, umanistico ed economico-sociale, sportivo ed artistico” (ISTAT, 2007). L’indagine italiana ha adottato un questionario composto di 4 aree tematiche, 10 sezioni e 150 item. Le aree tematiche riguardano: A) Requisiti del lavoratore A.1) Conoscenze A.2) Skill B) Caratteristiche del lavoratore B.1) Attitudini B.2) Valori professionali B.3) Stili di lavoro C) Requisiti della professione C.1) Attività generalizzate del lavoro C.2) Condizioni di lavoro D) Caratteristiche specifiche della professione Definire figure professionali tramite testimoni privilegiati 149 D.1) Attività dettagliate Le scale di misura sono le stesse delle indagini O*Net, che rilevano le competenze in base all’importanza e al livello di utilizzo. Per l’importanza, la scala è a 5 punti con etichette verbali (non importante, appena importante, importante, molto importante, assolutamente importante). Ciascuna etichetta costituisce un ancoraggio per una scala grafica che consente di misurare le valutazioni dei lavoratori su una scala cardinale da zero a 100 (Fig. 6). Figura 6. Scala utilizzata nella rilevazione ISTAT-ISFOL per misurare il livello di importanza delle competenze Non importante Poco importante Importante Molto importante 0 Assolutamente importante 100 Per il livello di utilizzo delle competenze, il lavoratore biffa una scala grafica da zero a 100, con tre ancoraggi verbali. Nella Fig. 7 si vede, per esempio, che la lettura può avere diversi livelli di utilizzo: uno basso che consiste nella lettura di istruzioni per compilare un modulo, uno intermedio che consiste nella stesura di una nota direzionale per le nuove politiche del personale, e uno alto che consiste nella lettura di articoli pubblicati su riviste scientifiche. Figura 7. Scala utilizzata per misurare il livello di utilizzo della lettura Leggere punto per punto le istruzioni per compilare un modulo Leggere una nota della direzione sulle nuove politiche per il personale Leggere su una rivista scientifica un articolo che descrive procedure chirurgiche 100 0 5. Conclusioni La NUP costituisce per il sistema italiano un’esperienza importante, in quanto per la prima volta si ha a disposizione un sistema completo per la definizione delle professioni che non è soltanto una costruzione teorica, definita a priori, ma si fonda su un’indagine empirica. 150 I lavoratori come informatori delle qualità delle professioni Rimane aperta l’esigenza di alimentare il sistema con un flusso continuo di informazioni, quindi, dotarlo di una ricerca sul campo continua, che possa dare precise indicazioni sulle trasformazioni in atto nel mercato del lavoro. Questa necessità di interpellare i lavoratori, in maniera continua, consentirebbe di rendere anche più efficace quel dialogo che si è aperto fra università e mondo del lavoro. Riferimenti bibliografici ANPE – AGENCE NATIONAL POUR L’EMPLOI (1995) ROME, Répertoire Opérationnel des Métiers et des Emplois (4 volumes), ANPE, France CERASE F.P. 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(1993) Innovations in occupational classification: International lessons for revising the United States Standard Occupational Classification system, Proceedings of the International Occupational Classification Conference, Report 833, Bureau of Labor Statistics, Washington, DC, U.S. Department of Labor: 326-333 Job Analysis According to Workers Summary. Workers’ professional profile models can de divided into two typologies: top-down and bottom-up. The modern models adopt a bottom-up approach, supported by periodical surveys on workers. The Italian National Statistical Institute (ISTAT) together with the Institute for the Development of Workers’ Vocational Training (ISFOL) proposed a bottom-up model supported by an empirical study aimed at describing workers’ characteristics required for their job. From the year 2008, this model is to be used to link study programmes of the Italian universities with the likely professional profiles of the job market. Keywords: Job analysis; Professional profiles; Competencies. Classificazione e descrizione delle professioni: il modello Isfol-Orientaonline Pietro Taronna1 Isfol, Roma Riassunto. In questo lavoro si presenta la metodologia di analisi del progetto Orientaonline dell’Isfol. Il progetto parte dal Repertorio delle professioni dell’Isfol e tenta di rispondere alle carenze strutturali delle attuali classificazioni. Tenendo conto delle classificazioni ufficiali italiane e delle esperienze di altri Paesi, Orientaonline ha svolto ricognizioni e analisi delle professioni facendo riferimento all’area occupazionale e alla figura professionale tipo. Le aree occupazionali sono 34 e sono classificabili in tre macro-aree: della produzione di beni, della produzione di servizi e aree trasversali o comuni. Attualmente sono stati pubblicati gli studi relativi a 23 aree occupazionali e le schede di circa 350 figure professionali. Parole chiave: Orientaonline; Professione; Figura professionale; Formazione; Orientamento. 1. Premessa Il progetto Orientaonline (www.isfol.it/orientaonline) rappresenta un complesso lavoro metodologico e di analisi messo a punto a partire dal Repertorio delle professioni dell’Isfol per rispondere in modo organico alle carenze strutturali delle classificazioni delle professioni vigenti nel nostro Paese. Il criterio economico che è alla base delle categorie concettuali e descrittive delle professioni le rende strumentali quasi esclusivamente ad analisi di tipo economico-statistico (Milanaccio, 1981). Queste considerazioni sono ancora più evidenti se si considerano gli interventi a fini di formazione, istruzione e orientamento. Il risultato di questo processo di approfondimento metodologico è anche un rinvio ai diversi target di riferimento. Si è così definito uno strumento concettuale ed 1 Il presente lavoro è stato presentato nell’ambito del progetto “Modelli e metodi per abbinare profili formativi e bisogni di professionalità di comparti del terziario avanzato”, cofinanziato dal MIUR e dall’Università di Padova. Coordinatore del progetto è Luigi Fabbris. Classificazione e descrizione delle professioni: il modello Isfol-Orientaonline 154 operativo che può essere di supporto alle attività connesse con la formazione, l’istruzione, l’orientamento. Il primo problema affrontato nel progetto è stato quello di definire un sistema che consentisse una lettura integrata, coerente e dinamica della realtà produttiva e professionale del nostro Paese. A tale scopo, tenendo sullo sfondo le classificazioni nazionali correnti2 e facendo tesoro delle esperienze realizzate in altri paesi, primariamente all’esperienza O*Net negli USA (Peterson et al., 1999; U.S. Department of Labor, 2008) e ROME in Francia (ANPE, 1995), si è provveduto a definire categorie di analisi più consone con gli obiettivi di chi opera nei nostri ambiti di interesse. Il Repertorio delle professioni, commissionato dal Ministero del Lavoro all’Isfol negli anni ’90, ha rappresentato il primo tentativo organico di risposta ad una realtà professionale e del lavoro in rapida evoluzione (Isfol, 1987). Nel seguito, si presentano i concetti basilari delle unità d’analisi (Par. 2), lo stato dei lavori e i modelli operativi adottati per l’analisi delle aree occupazionali e delle figure professionali (Par. 3) e alcune considerazioni conclusive (Par. 4). 2. Definizione concettuale delle unità di analisi Il lavoro di ricognizione e di analisi delle professioni può essere rappresentato con riferimento ad alcune unità di analisi che rappresentano aggregati informativi. In questa sede, ci limitiamo a presentare le unità di analisi più rilevanti prese in considerazione, l’area occupazionale (Par. 2.1) e la figura professionale tipo (Par. 2.2). 2.1 L’area occupazionale Con “area occupazionale” ci si riferisce, in senso esteso, sia ai settori che ai comparti merceologici definiti nelle classificazioni Istat. Lo studio delle aree occupazionali è realizzato utilizzando le basi di dati ufficiali, al fine di consentire una comparazione con i dati statistici istituzionali, come quelli del Censimento dell’industria e dei servizi dell’Istat. Ciascuna area occupazionale può corrispondere a “sezioni” - o a livelli gerarchicamente inferiori ad esse - all’interno delle quali sono organizzati i dati raccolti dall’Istat. 2 Per le classificazioni correnti delle professioni si fa riferimento a Istat (1991, 2001a) e per quelle delle attività economiche alle classificazioni ATECO 2002 e 2007 dell’Istat (http://www.istat.it/strumenti/definizioni/ateco/) Definire figure professionali tramite testimoni privilegiati 155 La comparazione procede attraverso l’estrapolazione dei dati relativi alle attività economiche censite in rapporto ai gruppi, alle classi, alle categorie e alle voci professionali così come sono rappresentati dalla classificazione delle professioni dell’Istat (2001a), e poi alla ricerca della sovrapponibilità, anche parziale, dei dati relativi alla parte di attività economica censita con le attività e le figure professionali riconducibili ad un’area occupazionale. Il lavoro di scomposizione-e-ricomposizione dei dati richiede un costante riferimento all’obiettivo principale che è quello della rappresentazione, anche economica, di un universo professionale il più possibile omogeneo e corrispondente ad una realtà occupazionale concreta. La difficoltà di questo lavoro è evidenziata anche dalla frequenza con cui si fa riferimento a fonti diverse, o a studi di settore, per descrivere la realtà economica e professionale delle diverse aree occupazionali previste dal progetto Orientaonline. Si assume che i termini utilizzati in letteratura per descrivere i raggruppamenti di attività produttive (settore, comparto, attività economica, ecc.) abbiano sostanzialmente un significato equivalente, anche se non identico, a quello di area occupazionale. Uno dei vantaggi più rilevanti di un simile approccio è quello di consentire valutazioni comparate con dati provenienti da statistiche ufficiali, anche se non è evitabile un certo grado di approssimazione. Questo è un prezzo da pagare se si vogliono evitare criteri classificatori rigidi, che ripartiscono il mondo del lavoro in settori spesso scarsamente rappresentativi delle professioni, oppure non in grado di registrare i mutamenti che segnano il mercato del lavoro e le professioni. La rappresentazione delle aree occupazionali è stata organizzata in tre macroaree: 1. per la produzione di beni, che raccoglie le attività dell’industria manifatturiera, 2. per la produzione di servizi, 3. trasversali o comuni, che rappresentano “funzioni organizzative”, piuttosto che settori merceologici, come, la “gestione del personale”, oppure il “marketing”. Sul piano metodologico, le aree occupazionali trasversali sono aggregati che possono essere ricondotti, sia sul piano concettuale che operativo, alle aree occupazionali della produzione di beni o di servizi. L’innovazione classificatoria rappresenta un valore aggiunto del progetto sul piano metodologico, consentendo di rappresentare le professioni trasversali una sola volta e rendendo possibile una loro attribuzione a molteplici realtà organizzative o settori produttivi. La trattazione di aree occupazionali, spesso identificabili come funzioni aziendali, come Progettazione, R&S, Commerciale e Marketing, Informatica, Gestione delle risorse umane, ad esempio, semplifica il processo di rappresentazione dell’universo professionale proprio perché rimanda a funzioni che prescindono dalla specificità del settore o comparto economico di riferimento. Quindi, anche le 156 Classificazione e descrizione delle professioni: il modello Isfol-Orientaonline figure professionali individuate e analizzate in queste aree saranno rapportabili a più settori o comparti produttivi. Tabella 1. Schema di sintesi concettuale di un’area occupazionale (Isfol, 1987) x Unità d’analisi Metodo L’area occupazionale si riferisce in modo flessibile sia ai comparti e ai settori merceologici, sia a funzioni organizzative trasversali di particolare rilevanza x Studio analitico della letteratura e delle fonti statistiche x Interviste ad esperti e operatori settoriali 2.2 Procedimento Prodotto Analisi (per aggregazione o disaggregazione) dei dati statistici disponibili e di altri studi di settore x Delimitazione dell’area x Individuazione delle principali funzioni e dei processi di lavoro che caratterizzano l’area occupazionale x Descrizione delle professionalità impegnate nelle diverse fasi del processo di lavoro x Visite aziendali x Studi di caso (ove necessario) x Descrizione delle singole aree occupazionali sulla base di un modello descrittivo standard ma flessibile x Suggerimenti per eventuali revisioni di classificazioni delle aree di attività x La figura professionale tipo Il concetto di figura professionale tipo fa riferimento alle attività lavorative individuate, quindi sia alle professioni in senso stretto, sia ai mestieri. Operativamente, la definizione della figura-tipo tende a superare le caratteristiche della singola figura professionale e le singole occupazioni, così come sono rilevate in ogni area occupazionale indagata, e rappresenta il risultato di un processo di aggregazione di più occupazioni, professioni, mestieri. L’identificazione e la descrizione di figure professionali tipo – oggi si direbbe “a banda larga” – consente di perseguire con maggiore efficacia i nostri obiettivi sia in campo formativo che in quello dell’orientamento alla scelta professionale. Anche Definire figure professionali tramite testimoni privilegiati 157 in questo caso, riproponiamo che le classificazioni attualmente in uso rappresentano un importante riferimento per le diverse fasi dell’indagine. Inoltre, quanto è stato detto per le aree occupazionali assume valore anche in riferimento alle attività lavorative: ogni classificazione, infatti, rappresenta il prodotto di una lettura della realtà lavorativa, ma ogni classificazione in qualche modo tende ad influenzarla, a modificarla. Pensiamo, ad esempio, ai contratti collettivi nazionali di lavoro che, da un lato, registrano, per così dire, la struttura professionale e organizzativa del mercato del lavoro al momento della stesura degli stessi, e dall’altro inducono modifiche nell’organizzazione del lavoro reale e nella definizione dei “profili”, contribuendo a definire un modello di tipo circolare per la rappresentazione del mercato del lavoro e delle posizioni lavorative. Nello studio delle figure professionali, è opportuno utilizzare come punto di partenza i tipi di classificazione e di formalizzazione disponibili. Tra questi, i contratti di lavoro, le statistiche ufficiali, gli studi di settore, di distretto, di comparto, ma anche i sistemi codificati di organizzazione delle attività produttive in settori del mondo produttivo (tra le altre, le dotazioni organiche e le declaratorie delle mansioni nella Pubblica Amministrazione) prendendo altresì in considerazione, laddove utile, gli organigrammi delle aziende private. È evidente che la disomogeneità e disorganicità delle fonti informative impongono come corollario un paziente e lungo lavoro di analisi, di comparazione, di scelta e di riorganizzazione di dati e informazioni, per ottenere un modello che possa essere utile almeno come primo strumento di lavoro. Il processo appena descritto, infatti, consente in primis di raccogliere dati, documenti e informazioni, e quindi di produrre una prima rappresentazione delle occupazioni. Uno degli elementi di criticità di questo tipo di analisi è rappresentato dalla scarsità di dati e informazioni riguardanti i segmenti innovativi del sistema produttivo. Si registra una carenza di “rappresentazione”, nelle fonti ufficiali, di quegli elementi di innovazione che contribuiscono in misura significativa alla costituzione del panorama occupazionale e professionale. Non è infrequente, infatti, verificare l’assenza di figure professionali nuove ma stabilmente presenti nel panorama produttivo, oppure, per altro verso, constatare la rappresentazione non corretta di attività lavorative tradizionali che hanno subìto, nel tempo, radicali modifiche, o ancora veder elencate figure professionali obsolete, prossime alla scomparsa dal mercato a causa di mutamenti organizzativi e tecnologici (Taronna, 1995). Qualcosa, tuttavia, si sta muovendo in questa direzione, in modo particolare la nuova classificazione delle professioni Istat-Isfol (2008). Un altro aspetto spesso trascurato nei processi di rappresentazione della realtà professionale del nostro paese concerne il lavoro sommerso e le attività che, pur avendo rilevanza economica e sociale, sono al di fuori del mercato del lavoro tradizionale. Ci riferiamo, ad esempio, alle aree del volontariato sociale che 158 Classificazione e descrizione delle professioni: il modello Isfol-Orientaonline integrano, suppliscono e spesso innovano la risposta alla domanda sociale di servizi per le persone (Istat, 2001b; Taronna 2005a). Queste attività di cura, che nel passato erano appannaggio quasi esclusivo delle famiglie e delle donne in particolare, sono passate dall’ambito domestico a quello di mercato, con zone di confine incerte e con un aumento delle reti di responsabilità sociale diffusa (Censis, 2002; AA.VV., 2002). Tabella 2. Schema di sintesi della figura professionale tipo (Isfol, 1987) Unità d’analisi Metodo x La figura professionaletipo rappresenta, descrive e supera le singole occupazioni rilevate nello studio dell’Area occupazionale x Valutazione critica delle classificazioni correnti x Analisi della letteratura esistente e degli studi a carattere quali-quantitativo x Interviste semistrutturate ad attori chiave e ad operatori, in due round, per approfondire le caratteristiche e i contenuti delle figure professionali, fino alla loro rappresentazione tipizzata Procedimento Prodotto x Descrizione x Individuazione dei delle singole profili professionali e figure delle loro caratteristiche professionali– per arrivare ad una tipo secondo mappa delle figure uno schema professionali standard x Valutazione all’interno comparativa con altre delle diverse analisi a carattere qualiaree quantitativo occupazionali x Definizione delle figure e individuazione dei compiti x Analisi di competenze necessarie, requisiti per l’accesso, percorsi di carriera, tendenze evolutive delle figure individuate e altre variabili descrittive x Valutazione comparata dell’esito della rilevazione con le classificazioni dei profili in uso x Elaborazione e analisi delle informazioni per passare dai profili alle figure professionali tipo Mancano, inoltre, specifici riferimenti ad ambiti produttivi anche di tipo tradizionale, come l’area della formazione e dell’educazione. In questi casi si ricorre Definire figure professionali tramite testimoni privilegiati 159 ad altre classificazioni, quali quella proposta dai contratti collettivi nazionali di lavoro. In ultima analisi, i sistemi ufficiali di codifica e rappresentazione del mondo del lavoro costituiscono l’inevitabile punto di partenza per ogni ricerca su simili tematiche. È, quindi, necessario un livello di analisi che vada oltre questa prima fase per approfondire e integrare il patrimonio di dati e informazioni disponibili, secondo un percorso schematico che può essere rappresentato come nella Tab..2. 3. I modelli operativi Per analizzare il panorama occupazionale nazionale, il percorso appena descritto deve essere riferito, tendenzialmente, all’universo delle attività di lavoro. Le aree occupazionali individuate sono descritte nella Tab. 3. Tabella 3. Mappa delle aree occupazionali (www.isfol.it/orientaonline) Trasversali o comuni A-1 Amministrazione e finanza di impresa A-2 Segreteria e lavori d’ufficio A-3 Commerciale e marketing A-4 Progettazione, R&S A-5 Informatica A-6 Gestione delle risorse umane A-7 Manutenzione A-8 Programmazione e controllo produzione A-9 Ambiente e tutela del territorio A-10 New economy Produzione di beni B-1 Metalmeccanica B-2 Elettricità ed elettronica B-3 Chimica B-4 Ceramica, vetro, materiali costruzione B-5 Edilizia e lavori pubblici B-6 Tessile, abbigliamento, cuoio B-7 Legno B-8 Carta e cartotecnica B-9 Agroalimentare B-10 Energia ed estrazione Produzione di servizi C-1 Servizi finanziari e assicurativi C-2 Trasporti C-3 Telecomunicazioni C-4 Grafica ed editoria C-5 Audiovisivi, spettacolo e pubblicità C-6 Educazione e formazione C-7 Servizi socio-sanitari C-8 Commercio e distribuzione C-9 Turismo, ospitalità e tempo libero C-10 Attività associative C-11 Servizi alla persona C-12 Beni culturali C-13 Pubblica amministrazione C-14 Difesa e sicurezza 160 3.1. Classificazione e descrizione delle professioni: il modello Isfol-Orientaonline Il modello di analisi delle aree occupazionali L’analisi dell’area occupazionale prende avvio dal confronto tra le aree presenti nella mappa delle aree occupazionali e le ripartizioni settoriali o comparti nei quali si articolano le statistiche ufficiali. In questo modo si delimitano i confini dell’area, stabilendo ciò che vi è compreso e ciò che resta fuori, con un inevitabile margine di arbitrarietà. La fase seguente consiste nella rielaborazione di dati e informazioni tramite accorpamenti e disaggregazioni di insiemi informativi più o meno omogenei, al fine di rendere possibile l’uso di informazioni statistiche di diversa provenienza (Istat, Ministero del Lavoro, studi di settore, ecc.) in una forma comparabile. È appena il caso di segnalare che la delimitazione delle aree occupazionali non può mai considerarsi definitiva. Infatti, nonostante un forte impegno per la semplificazione e la standardizzazione delle variabili-guida, non si è ancora pervenuti a risultati pienamente condivisi. Il limite principale rimane sempre quello della carenza di informazioni e dati omogenei e uniformi per tutte le aree occupazionali. È per questo motivo che – in tutti i casi in cui è possibile – si assume come riferimento l’articolazione delle attività economiche delle classificazioni Istat. Ciò offre alcuni vantaggi: x permette il reperimento di informazioni statistiche affidabili evitando rielaborazioni e ricomposizione di dati, ma anche il ricorso ad altre fonti informative non altrettanto attendibili; x garantisce raccordi diretti con gli esiti di altri progetti (Excelsior di Unioncamere (www.excelsior.unioncamere.net), anch’esso articolato come la classificazione Istat). Il secondo livello di analisi comporta l’esame dell’area occupazionale attraverso un insieme di macro-variabili, al loro interno ulteriormente suddivise, che diano conto delle: a. caratteristiche “anagrafiche”: dimensione aziendale/occupazionale; turnover delle imprese; localizzazione; forma giuridica/assetto proprietario; grado di integrazione; grado di specializzazione; ecc. b. caratteristiche finanziarie: assetti e struttura finanziaria; c. caratteristiche del mercato: caratteristiche del prodotto o servizio offerto; struttura e dinamica della domanda; d. funzioni svolte all’interno dell’area occupazionale distinte in: funzioni principali (riferite alle attività produttive tipiche e caratterizzanti l’area); funzioni di supporto alla prime (supportano le funzioni principali ma non caratterizzano l’area; potrebbe trattarsi di funzioni trasversali, ad es. quelle di manutenzione, gestione amministrativa, ecc.); Definire figure professionali tramite testimoni privilegiati 161 e. caratteristiche organizzative: modello organizzativo; tecnologie adoperate; caratteristiche dei processi produttivi; trattamento del personale. L’esame dell’area è effettuata attraverso l’analisi della letteratura sia a carattere statistico, sia relativa ad indagini di settore o di comparto, ed è finalizzata a rilevare le esperienze consolidate, le tendenze in atto e quelle emergenti. Ciò permette di descrivere le caratteristiche e la struttura interna delle aree occupazionali, di confermarne la sostanziale omogeneità, o la necessità di scomporre l’area in sub-aree di dimensioni più ridotte ma coerenti. Questa fase contribuisce a tracciare i confini delle aree occupazionali. 3.2. Il modello di analisi delle figure professionali tipo In linea generale, l’esame dei profili professionali parte dall’analisi delle classificazioni esistenti e dai repertori attualmente in uso per descrivere e ordinare il sistema occupazionale italiano. Ovviamente, tali classificazioni rappresentano un punto di partenza, non eludibile, una base di confronto, non un assunto definitivo. Dalle prime analisi di questi documenti, è frequente riscontrare una loro inadeguatezza a rappresentare la realtà occupazionale. Altre classificazioni utilizzate per le attività lavorative sono quelle che fanno riferimento diretto ai contratti collettivi nazionali di lavoro. Mentre alcuni forniscono materiale di lavoro prezioso, altri sono meri elenchi dei livelli di inquadramento - è questo il caso, ad esempio, della Pubblica Amministrazione - senza che vi sia la possibilità di ricondurli, se non dopo un lungo e approssimativo lavoro interpretativo, a profili professionali definiti. Anche nei casi in cui si vogliano considerare solo i contratti nei quali sono presentati e ben definiti i profili, emergono seri problemi di comparazione, giacché i contratti rappresentano il risultato del rapporto di forza tra le parti, rapporto che varia non solo da settore a settore, ma anche nel tempo. Può in ogni caso risultare utile l’esame comparato dei contenuti della contrattazione nazionale per l’estrazione dei dati di rilievo riguardanti le qualifiche, la descrizione dei profili e i livelli di inquadramento, il trattamento del personale. Un ulteriore limite nell’uso di classificazioni formalizzate del lavoro è la loro eterogeneità. Sistemi di classificazioni Istat, elenchi di qualifiche presenti nei contratti di lavoro, repertori delle professioni costituiscono un bacino informativo disomogeneo, difficile da ricondurre a unità. Tuttavia, i tentativi di confrontare tra loro le diverse fonti informative e le classificazioni delle professioni costituiscono riferimenti imprescindibili per tentare di ricostruire una rappresentazione accettabile e condivisa del mondo del lavoro e delle professioni. 162 Classificazione e descrizione delle professioni: il modello Isfol-Orientaonline Poi si procede alla verifica in parallelo dei contenuti professionali dei profili più rilevanti - per verificarne i cambiamenti, i percorsi di specializzazione, ecc. - e alla ricerca di attività professionali emergenti. I testimoni privilegiati possono essere in grado di riferire sui cambiamenti così come sulla stabilità delle diverse professioni. Interviste semi-strutturate, eventualmente con metodi Delphi, a testimoni privilegiati possono aiutare a sistematizzare ancora di più le conoscenze disponibili e far emergere eventuali elementi di novità nel panorama occupazionale dell’area. Per ottenere risultati rappresentativi dell’intero panorama occupazionale e far emergere le peculiarità settoriali e territoriali che caratterizzano il mercato del lavoro italiano, si svolge un secondo round di interviste su un nuovo panel di esperti e operatori, per approfondire, integrare ed ampliare i risultati e i contenuti di conoscenza raccolti nella prima tornata. Questo nuovo ricorso a soggetti in grado di “mediare” - cioè non solo di rappresentare ma anche di elaborare - i dati di realtà, unisce l’estendibilità e la generalizzabilità delle conoscenze al loro approfondimento. Il secondo round di interviste a esperti ed operatori prevede il coinvolgimento di soggetti con esperienze contestualizzate e altri in grado di descrivere il panorama complessivo: lavoratori, datori di lavoro, utenti, gruppi professionali, soggetti istituzionali, altri. A questi si possono aggiungere “osservatori” esterni (studiosi, ricercatori, e così via) in grado di fornire un ulteriore contributo alla lettura di secondo livello della realtà in esame. La scelta del campione – in questa fase a carattere qualitativo – deve tener conto sia delle lacune informative rilevate sia delle valutazioni e dei suggerimenti emersi dai colloqui della fase precedente. Tuttavia, nella concreta attività di ricerca, non sempre è stato utile, né possibile, effettuare entrambi i livelli di interviste previsti. Si può verificare, infatti, che le due tornate successive di colloqui con testimoni privilegiati finiscano per coinvolgere gli stessi soggetti – perché valutati come i più esperti “sul mercato” – rendendo di fatto inutile la reiterazione. Infine, si raccoglie e si valorizza il punto di vista delle persone che ricoprono i ruoli e posseggono le competenze studiate, evitando di fare esclusivo riferimento ad esperti e accademici “esterni”, non direttamente coinvolti nei processi di lavoro. È, dunque, di grande rilevanza il ricorso esplicito e diretto – durante l’indagine sul campo – alle figure professionali (ossia ai lavoratori) cui si fa riferimento affinché possano descrivere, anche in dettaglio, le attività che svolgono, la rete di relazioni nella quale operano, nonché dare indicazioni più puntuali sul percorso di carriera, le competenze in ingresso e quelle acquisite sul lavoro o con specifici interventi formativi. Definire figure professionali tramite testimoni privilegiati 3.3 163 Selezione e rappresentazione delle figure professionali Una delle fasi più delicate del passaggio dal processo di analisi a quello di elaborazione e selezione delle informazioni è la scelta delle aree professionali e delle figure da sottoporre al processo di tipizzazione e descrizione. Questo passaggio, che rinvia a scelte basate di volta in volta sulle caratteristiche specifiche dell’area occupazionale in esame, richiede l’individuazione di criteri cui far riferimento nel processo di selezione delle figure professionali. In generale, si abbinano a figure consolidate, altre emergenti e innovative, per cogliere i segnali di tendenze del mercato. Oltre alla prima selezione - basata sul grado di rappresentatività - è necessario effettuare un’opera di ricomposizione e primo raggruppamento di figure con caratteristiche sostanzialmente omogenee in relazione a funzioni svolte, competenze richieste, tecnologie coinvolte. La selezione delle figure professionali da analizzare in dettaglio deve considerare anche i diversi destinatari delle schede monografiche. È necessario, insomma, rappresentare un ventaglio professionale il più ampio possibile, che rappresenti l’esistente ma anche le tendenze in atto, e comprenda figure collocate ai diversi livelli nella gerarchia funzionale delle organizzazioni. Il richiamo alla dimensione organizzativa può essere un importante parametro anche per la scelta delle figure professionali su cui operare per mettere a punto le schede monografiche. In questo modo è possibile rappresentare le figure professionali sia in orizzontale, sia in verticale, per descriverne gli sviluppi della carriera professionale e aziendale. Il passo successivo è la costruzione di ideal-tipi che rappresentano la sintesi di più figure professionali con zone di sovrapposizione o integrazione riguardanti le competenze generali, gli ambiti operativi, le tecnologie adoperate, i percorsi formativi. La tipizzazione delle figure deve basarsi sul riconoscimento di un insieme, sufficientemente omogeneo, di contenuti tecnici e disciplinari e di oggetti fisici e simbolici su cui si opera. Si tratta di un procedimento complesso e dinamico. Oltre al necessario lavoro preliminare di aggregazione sulla base delle affinità di contenuto, è utile il riferimento ad esperti che siano in grado di convalidare le ipotesi di lavoro attingendo alla specifica competenza nell’area occupazionale analizzata. Il gruppo è costituito da soggetti provenienti da mondi diversi ma tutti esperti del settore, e svolge un lavoro di verifica e integrazione rispetto al lavoro svolto dai ricercatori essendo portatore di una concreta esperienza maturata sul campo. Il rapporto tra il gruppo di ricerca e gli esperti è caratterizzato da un continuo confronto e può essere così schematizzato: 164 Classificazione e descrizione delle professioni: il modello Isfol-Orientaonline a. i ricercatori censiscono un certo numero di profili professionali; b. con la raccolta e l’elaborazione di ulteriori informazioni di tipo qualiquantitativo, procedono all’accorpamento dei profili identificando le figure professionali e scegliendo le figure più significative (secondo parametri di rappresentatività, ecc); c. verificano il proprio operato confrontandosi una prima volta con il panel di esperti per convalidare la correttezza del lavoro fatto; d. passano dalle figure professionali selezionate alle “figure professionali-tipo”; e. il risultato è sottoposto a convalida e verifica con il gruppo di esperti che, se del caso, potranno suggerire modifiche e integrazioni. In questo modo, non resta che procedere alla descrizione delle figure professionali tipo individuate. In questo processo è utile tener presenti i rapporti con i profili previsti dai contratti collettivi nazionali di lavoro, mantenendo i collegamenti anche con le classificazioni Istat e con le risultanze del progetto Excelsior. 3.4 La scheda per la rappresentazione delle figure professionali La scheda di ogni figura professionale tipo fa riferimento ad uno standard. È cambiata nel tempo con l’introduzione di alcune parziali modifiche alla scheda originaria e di un paragrafo sulle “caratteristiche di genere”. Nella versione “Young” - realizzata esclusivamente per fini di orientamento dei giovani -, le voci della scheda standard hanno subìto modifiche e accorpamenti, in funzione del diverso target delle pubblicazioni (Collana “Alla scoperta delle professioni”, Isfol, Roma). Nella versione completa - riportata nei Manuali per gli operatori3 - la scheda professionale standard corrisponde alla versione “Professional” riportata sul sito www.isfol.it/orientaonline e articolata nelle seguenti sezioni: 1. Definizione. Si riporta una definizione sintetica, il più possibile esaustiva, chiarificatrice delle caratteristiche salienti della figura-tipo presentata nella scheda. 2. Compiti e principali attività. La descrizione dei compiti e delle principali attività della figura è la rappresentazione di quello che fa e di come lo fa. La descrizione è sufficientemente analitica e descrive le attività macro e micro con particolare attenzione a quelle che caratterizzano in modo specifico la figura in oggetto, senza tralasciare le attività secondarie ma significative della figura. 3 Si possono consultare vari manuali, tra i quali: Taronna (1991, 1999, 2002, 2003, 2007a, 2007b. 2008) e Taronna e Gatti (1991). Definire figure professionali tramite testimoni privilegiati 165 3. Competenze. Le competenze, presentate nelle loro caratteristiche generali, sono articolate in competenze tecnico-specifiche, competenze di base e competenze trasversali. 4. Situazione di lavoro. È presentata, con ricchezza di particolari, la situazione reale in cui la figura opera, articolando il rapporto tra i contenuti del lavoro e i diversi contesti produttivi e operativi, tenendo conto anche dell’evoluzione delle attività concrete. Vi sono presentati, inoltre, i rapporti funzionali e gerarchici propri della figura professionale, le caratteristiche del rapporto di lavoro e i riferimenti alla tipologia del rapporto, alla durata, alla retribuzione annua. 5. Specificità di genere. Vi è descritta la dimensione occupazionale della presenza femminile, anche in un’ottica tendenziale. È il caso di ricordare come sia operazione ardua reperire dati attendibili e specifici relativi alle singole figure professionale e articolati per genere. 6. Percorsi formativi e di carriera. Vi sono descritti i percorsi formativi tipici di ogni figura professionale, illustrando anche i percorsi di formazione sul lavoro e informali. Vi sono richiamati i titoli professionali e le qualifiche necessarie o opportune e i percorsi di carriera più frequenti con alcune avvertenze di carattere generale. 7. Tendenze occupazionali. Vi sono presentate la situazione occupazionale e le tendenze a breve/medio periodo attingendo sia alle analisi appositamente realizzate sia al parere di esperti qualificati dell’area di competenza. 8. Figure professionali prossime. Vi sono citate le figure professionali apparentabili alla figura presentata, in un’ottica di potenziale mobilità orizzontale o verticale. 9. Profili formali correlati alla figura-tipo. Con riferimento alle classificazioni ufficiali, vi sono riportati i codici e le denominazioni della figura. 10. Fonti. Sono una serie di informazioni aggiuntive che riguardano: amministrazioni pubbliche, università, associazioni sindacali, datoriali e professionali, enti e corsi di formazione, pubblicazioni, riviste, fiere ed expo, siti internet. 4. Considerazioni conclusive L’Isfol ha definitivamente acquisito il concetto che il processo di definizione e analisi delle figure professionali tipo non può essere il risultato di un lavoro esclusivamente interno, ma deve essere aperto, in tutte le sue fasi, ad una valutazione esterna. È necessaria, quindi, l’interlocuzione con gruppi di esperti settoriali di 166 Classificazione e descrizione delle professioni: il modello Isfol-Orientaonline diversa estrazione che affianchino i gruppi di ricerca coinvolti negli studi delle aree occupazionali. Alcuni aspetti richiedono degli approfondimenti. Ci riferiamo, tra gli altri, alla necessità di procedere ad aggiornamenti continui degli studi e alla necessità di poter rappresentare le evoluzioni della struttura professionale, sia in relazione all’emergere di nuove figure professionali sia alla modifica più o meno sostanziale dei contenuti di lavoro, e di competenze, di figure professionali che cambiano i propri paradigmi. Il sito www.isfol.it/orientaonline - e in particolare la sezione dedicata alle schede professionali - ha raggiunto risultati, anche dal punto di vista quantitativo, che fanno intuire il ruolo che Orientaonline ha svolto in questi anni, e continua tuttora a svolgere, nel panorama formativo italiano in relazione all’orientamento alla scelta professionale. Pochi dati sintetici derivanti dal sistema di audit: dal sito Orientaonline sono state scaricate circa 1.800.000 schede professionali; la media giornaliera delle schede scaricate è passata dalle 120 schede del 2002 alle oltre 2.300 del 2008; ogni anno si registrano incrementi sostanziali sull’anno precedente. A questi, vanno aggiunti i dati delle pubblicazioni a stampa: oltre 700.000 volumi della collana “Alla scoperta delle professioni” relativi a 23 aree occupazionali; oltre 40.000 volumi della collana “Manuali degli operatori” relativi a 20 aree occupazionali. Entrambe le collane editoriali – come del resto il sito Orientaonline – sono costantemente migliorati. Il completamento dell’intero percorso prevede la pubblicazione di 34 “Manuali per gli operatori” e altrettanti volumi della collana “Alla scoperta delle professioni” con oltre 450 schede di figure professionali nella doppia versione Professional e Young. Riferimenti bibliografici AA.VV. (2002) Non profit e sussidiarietà. 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(2005b) Le professioni del turismo nella sfida per la competitività,. In: Rapporto sul Turismo Italiano, Mercury, Firenze TARONNA P. (a cura di) (2007a) Isfol Orienta: Manuale per gli operatori- Area occupazionale “Beni culturali”, Isfol, Roma TARONNA P. (a cura di) (2007b) Isfol Orienta: Manuale per gli operatori- Area occupazionale “Progettazione, Ricerca e Sviluppo”, Isfol, Roma TARONNA P. (a cura di) (2008) Isfol Orienta: Manuale per gli operatori- Area occupazionale Turismo, Ospitalità e Tempo libero”, Isfol, Roma TARONNA P., GATTI M. (1991) L'area professionale "Informatica". In: Repertorio delle Professioni Isfol, Strumenti e Ricerche Isfol, Franco Angeli, Milano U.S. DEPARTMENT OF LABOR – BUREAU OF LABOR STATISTICS (2008) Occupational Outlook Handbook (OOH), 2008-09 Edition (http://www.bls.gov/OCO/) 168 Classificazione e descrizione delle professioni: il modello Isfol-Orientaonline Classification and Description of Jobs: The Isfol-Orientaonline Model Summary. In this paper we present the methodology for the analysis of the Isfol’s Orientaonline project. The project started from the Isfol’s Inventory of Jobs and was aimed at overcoming the inadequacies of the current classification systems. We consider the Italian official classifications and the experiences carried out in other countries and describe the research activities by Orientaonline people with reference to the Occupational area and the Professional figure. Occupational areas are 34 and may be classified into three groups: 1) for the production of goods, 2. for the production of services, 3. cross-area or common to more-than-one area. Currently, 23 Occupational areas and about 350 Professional Profiles have been described. Keywords. Orientaonline; Job; Professional figure; Education; Guidance. Ottimizzare la coerenza tra profili formativi universitari e sbocchi occupazionali: proposta di una metodologia Marisa Civardi, Emma Zavarrone, Paola Zappa1 Università degli Studi di Milano-Bicocca Riassunto. In questa nota si propone un nuovo approccio per la predisposizione dell’offerta formativa di un corso di laurea triennale che ingloba i “saperi” richiesti dal mercato del lavoro alle figure professionali da inserire in specifici settori di attività economica. Il punto di partenza di questo lavoro è l’adozione di un sistema integrato di informazioni che descrive le figure professionali in termini di competenze richieste dalle imprese. Nel modello proposto si costruisce, innanzitutto, una corrispondenza tra i “saperi” e i settori scientifico-disciplinari (le 371 macro-aree scientifiche definite dal MUR cui appartengono e in cui sono raggruppati gli insegnamenti impartiti nei corsi di studio) per pervenire, grazie all’analisi delle reti sociali, all’individuazione dei profili professionali più rilevanti e, quindi, ad una “ricetta di produzione del laureato” per ciascuno dei settori di attività in esame. Parole chiave: Social network analysis; Saperi; O*NET; Ordinamento di un corso di laurea. 1. Introduzione Il ruolo del sistema universitario come formatore di professionisti specializzati, capaci di soddisfare il fabbisogno di elevate competenze avanzato dal mercato del lavoro, è oggi ampiamente riconosciuto. Il riferimento esplicito del DM 270/04 all’ideazione di percorsi formativi volti a favorire l’inserimento dei laureati nel mondo del lavoro, indica la necessità di cercare la coerenza tra l’offerta formativa progettata dalle università e le reali esigenze del mercato del lavoro. Il Decreto ha 1 Il presente lavoro è stato finanziato nell’ambito del progetto “Modelli e metodi per abbinare profili formativi e bisogni di professionalità di comparti del terziario avanzato”, cofinanziato dal MIUR. Coordinatore nazionale è L. Fabbris, coordinatore dell’Unità di ricerca di Milano-Bicocca è M. Civardi. La nota è stata redatta da: M. Civardi per i Paragrafi. 3 e 6, da E. Zavarrone per i Paragrafi 2, 4.1, 5.2 e da P. Zappa per i Paragrafi 4.2, 5.1. I Paragrafi 1 e 7 sono opera comune dei tre autori. 170 Ottimizzare la coerenza tra profili formativi universitari e sbocchi occupazionali: proposta di una metodologia dato rilevanza alla fase progettuale dei corsi di studio, sottolineando la necessità che l’università guardi verso le effettive dinamiche del mercato del lavoro, le analizzi e le ponga al centro del dibattito sui contenuti dell’offerta formativa. Pertanto, occorre che chi elabora l’offerta di un corso di laurea scelga, coerentemente con la declaratoria della classe di appartenenza, una composizione di insegnamenti, in termini di tipo e dosaggio di settori scientifico-disciplinari tale da formare effettivamente i profili professionali indicati nell’offerta. Solo in questo modo, infatti, è possibile massimizzare la probabilità per i neolaureati di trovare un impiego adeguato e coerente con la formazione ricevuta. Affinché quest’ultimo importante obiettivo si realizzi, il sistema universitario deve compiere passi nella direzione del mercato del lavoro. Occorre che, una volta definita l’attività economica per la quale si intende preparare lo studente, se ne esaminino le caratteristiche, se ne individuino i profili professionali che in essa operano e le competenze e/o conoscenze richieste e, infine, si elaborino queste informazioni, così da includerle nell’ordinamento del corso di laurea o, come sarà denominato nel prosieguo della nota, nella “ricetta di produzione del laureato". Con quest’ultima espressione si intende la composizione di “saperi”, sotto forma di settori scientifico-disciplinari, cui è associato un peso relativo (da qui il termine ricetta), che il laureato “ideale” dovrà acquisire per poter svolgere una specifica attività lavorativa. L’aggettivo “ideale” è connesso al fatto che, nell’elaborare la Ricetta, si considerano le reali richieste formative espresse dal mercato del lavoro. 2. Conoscenze acquisite e formazione di competenze I “saperi” acquisiti dagli studenti grazie alla frequenza di un corso di studio universitario, ossia le conoscenze su specifici argomenti o ambiti, certificate dai crediti universitari acquisiti, non si trasformano automaticamente in competenze. Queste ultime, infatti, si formano attraverso l’esperienza operativa, ossia mettendo a frutto i saperi appresi e applicandoli allo svolgimento di una specifica occupazione, e in ragione delle capacità individuali. Le competenze ricoprono un ruolo molto importante sia nell’ambito della formazione e della gestione delle risorse umane sia in quello aziendale e manageriale anche se, data la varietà di ambiti disciplinari coinvolti, non c’è uniformità riguardo alle definizioni e alla terminologia adottata. L’analisi semantica del termine competenza indica la sua radice latina, poiché deriva da cum e petere che significa “dirigere verso”, “cercare”: da qui l’analogia con vocaboli quali “competere” e “competizione”. Non a caso, alla presenza di forti pressioni concorrenziali, le imprese sono indotte a prestare una maggiore attenzione Definire figure professionali tramite testimoni privilegiati 171 sia alla pianificazione delle risorse interne, considerate fonte primaria del vantaggio competitivo (Grant, 1991), sia all’economicità della gestione aziendale. Ciò implica che, nei contesti ad elevata incertezza, la formulazione di strategie di lungo periodo non possa essere orientata al semplice sfruttamento delle opportunità di mercato o di nicchie favorevoli, ma debba tendere verso ciò che l’impresa è capace di fare meglio dei propri concorrenti e, dunque, verso le “competenze distintive” dell’impresa. Le risorse interne vengono così a definire l’identità aziendale, concepita non come un portafoglio di “aree d’affari” bensì come un complesso di capacità da acquisire e gestire per svilupparne le potenzialità (Prahalad e Hamel, 1990). L’adozione di questa prospettiva di analisi strategica ha comportato un rinnovato interesse non solo per le competenze individuali ma anche per il ruolo della formazione nel determinarle. È proprio in quest’ultimo filone che si inserisce il presente lavoro in cui, seguendo un percorso a ritroso, dal mondo del lavoro all’università, ci si propone la scomposizione della competenza richiesta ai diversi profili professionali in termini di saperi impartiti dalle università. Tale scomposizione consente di individuare l’insieme di conoscenze necessarie per lo sviluppo della competenza. Il riferimento alle conoscenze è quasi implicito in questo contesto poiché, come ampiamente condiviso nella letteratura economica, la competenza è un insieme di caratteristiche, tra cui rientrano la conoscenza e le abilità impiegate per svolgere determinati lavori (Sandberg, 2000). La competenza valutata in relazione al lavoro svolto non è certamente un concetto nuovo: si deve, infatti, a Taylor (1911) l’elaborazione del modello basato sui “time and motion studies” il cui utilizzo da parte dei manager dovrebbe apportare maggiori competenze nei lavoratori e, di conseguenza, migliorarne la produttività. A un secolo di distanza, sia la definizione di competenza, sia le metodologie proposte per quantificarla, non seguono tanto l’approccio “time-motion” quanto piuttosto la vasta letteratura sulla “job analysis” (Armstrong, 1991; Cascio, 1995; Gael, 1988). Per questa analisi si possono individuare tre approcci: a) worker oriented, b) work oriented, c) multimethod oriented. L’approccio worker-oriented, che è il più semplice e diffuso, segna il passaggio dal concetto di competenza a quello di competenze: la competenza è definita come l’insieme dei tratti personali del lavoratore, quali abilità, capacità e saperi, che si aggiungono alle caratteristiche personali richieste per essere efficaci sul lavoro (Veres et al., 1990). Sempre seguendo questo approccio e valorizzando l’aspetto soggettivo della competenza, Boyatzis (1982) descrive la competenza necessaria per espletare un determinato lavoro come caratteristiche latenti di un soggetto, quali ad esempio la motivazione, la capacità, le abilità, il ruolo nella società. Dal momento che il soggetto nello svolgimento del proprio lavoro può impiegare più di una caratteristica, allora si parlerà di competenze (competency) e 172 Ottimizzare la coerenza tra profili formativi universitari e sbocchi occupazionali: proposta di una metodologia non solo di competenza (competence). Inoltre, poiché le competenze cosi definite possono essere utilizzate in diversi contesti lavorativi, sempre Boyatzis parla di competenze generiche. Jacobs (1989) sulla base di uno studio effettuato nel Regno Unito su oltre 500 imprese con lo scopo di verificare la tesi di Boyatzis sulle competenze generiche, perviene a conclusioni opposte: lavori di tipo manageriale diversi richiedono competenze diverse, evidenziando così che il metodo di Boyatzis per l’analisi delle competenze tende ad essere generico ed astratto (Sandberg, 2000). L’approccio work-oriented presenta anch’esso la competenza come il risultato di una serie di attributi, ma il punto di partenza dell’analisi non è più rappresentato dal lavoratore bensì dal lavoro svolto che viene diviso in sub-attività previa individuazione dell’attività principale (Fine, 1988; Flanagan, 1954). Le subattività sono, a loro volta, tradotte in attributi personali in modo da ottenere descrizioni dettagliate di ciò che costituisce la competenza richiesta per lo svolgimento di una data attività. Questo modus operandi permette di transitare da una definizione di competenza generica a una specifica. Raven (1984), tuttavia, fa notare che non sempre è possibile individuare in modo dettagliato tutte le sub-attività e quindi ricostruire esattamente i profili di specifiche competenze. L’approccio multimethod-oriented cerca di superare i limiti dei precedenti, per tener conto del fatto che non tutti gli individui presentano lo stesso livello di competenza: l’esser più competente, cioè, dipende da un elemento indipendente dal contesto lavorativo. Sebbene questo approccio sia convincente, esso presenta serie difficoltà in termini operativi, poiché è molto difficile riuscire a misurare il differenziale di competenza tra due soggetti che presentano la stessa tipologia di abilità, capacità e conoscenza (Sandberg, 1994; Norris 1991). Gli studi di Bernstein (1983), Searle (1992), Shotter (1992), sviluppati in varie aree disciplinari, hanno evidenziato che per poter arrivare a una definizione esaustiva di competenza non si può escludere il contesto lavorativo: ciò non significa applicare gli schemi analitici propri del primo o del secondo approccio, bensì procedere a una loro fusione. Il punto di partenza è che ogni soggetto e il lavoro che svolge non sono due entità separate ma un’unica entità e questo processo di fusione ha luogo attraverso le esperienze che derivano dal contesto lavorativo. La competenza, dunque, è vista come l’esperienza lavorativa che si innesta su un insieme di caratteristiche pregresse o latenti (Dall’Alba e Sandberg, 1996; Sandberg, 1994) e che può essere analizzata in ogni sub-attività decomponendola in una serie di attributi (Tyre e Von Hippel, 1997). Alcuni di questi attributi, quali quelli che fanno riferimento all’esperienza, non possono essere scissi dall’ambiente lavorativo. A tal riguardo, si può richiamare ciò che, riferendosi proprio alla formazione della competenza, aveva sostenuto Polanyi (1967), ripreso in tempi più recenti da Nonaka (1991): la competenza nello svolgere un determinato lavoro deriva non solo dall’esperienza ma anche da una parte di sapere che è implicito o tacito. In altri Definire figure professionali tramite testimoni privilegiati 173 termini, essa rappresenta il sapere personale che è di difficile concettualizzazione, decisamente non trasferibile e che, a parità di capacità e abilità, differenzia le diverse performance sul lavoro. Nella conoscenza tacita, convivono due anime: la prima è caratterizzata dalle capacità tecniche accumulate nel corso degli anni (il know-how); la seconda è, invece, contraddistinta dalla dimensione cognitiva ossia dall’adozione di specifici modelli mentali e, quindi, di schemi di comportamenti che sono propri dell’individuo. Seguendo questa distinzione Giddens (1984) evidenzia un’altra chiave di lettura: esiste una conoscenza di tipo conscio e una di tipo inconscio; ovviamente è molto più semplice trasformare il sapere in attributi di tipo conscio (la pratica), ma tale sapere non è altro che esperienza. L’analisi condotta da Schon (1983) con lo scopo di esaminare quali saperi e competenze siano richiesti ai professionisti nello svolgimento del loro lavoro, evidenzia come non sia possibile scindere dall’esperienza gli attributi in cui si scompone la competenza. Assumendo che la competenza è composta di un insieme di attributi, ci si propone di individuare, a partire da specifiche figure professionali inserite nel mondo lavorativo, e quindi aventi una determinata esperienza, gli attributi più rilevanti che delineano i saperi necessari per svolgere un determinato lavoro. 3. La progettazione del percorso formativo di un corso di laurea La relazione introduttiva tenuta da Schon al convegno dell’American Educational Research Association (AERA), svolto a Washington nel 1987, inizia con le seguenti domande: "What are the competences that teachers should be trying to help students, kids acquire? - What kinds of knowledge and what sort of know-how should teachers have in order to do their jobs well? - What kinds of education are most likely to help teachers prepare for effective teaching?". Il DM 270/04 che, come già ricordato, richiede alle facoltà universitarie una progettazione culturale e strategica della propria offerta formativa, sembra voler fornire una risposta a questi interrogativi cruciali. Infatti, i più importanti e innovativi cardini del Decreto2 sono la qualità della formazione e l’ideazione di percorsi formativi finalizzati a favorire sia “l’inserimento nel mondo del lavoro” sia l’accesso ai corsi di studio di livello superiore. Il riferimento legislativo al mondo del lavoro ha l’obiettivo di ridurre la forbice esistente tra gli sbocchi professionali indicati nelle declaratorie del corso di laurea e quelli effettivamente offerti al laureato. Questo obiettivo, tuttavia, può essere conseguito solo se sussistono: 2 Rispetto alla L. 509/99, il DM 270/04 si caratterizza per una maggiore autonomia di scelta nei contenuti disciplinari da parte degli atenei. Ottimizzare la coerenza tra profili formativi universitari e sbocchi occupazionali: proposta di una metodologia 174 coerenza progettuale, ossia coerenza tra ciò che si progetta (obiettivi qualificanti) e ciò che si realizza (percorso formativo proposto). CUN e nuclei di valutazione sono le strutture che hanno il compito di verificare che tale tipo di coerenza sussista; 2) coerenza effettiva, e cioè coerenza tra i saperi acquisiti dal laureato nel percorso formativo progettato e i profili professionali richiesti; 3) coerenza numerica, e cioè coerenza, per ogni profilo professionale offerto sul mercato, tra il numero di laureati e il numero di sbocchi occupazionali richiesti. La verifica del primo tipo di coerenza richiede l’identificazione degli obiettivi formativi da raggiungere che, in relazione alla figura del laureato e ai relativi sbocchi professionali, devono essere definiti in termini di conoscenze da impartire e di competenze da acquisire. In particolare, l’articolo 10, comma d) del Decreto impone che i corsi di studio prevedano: “attività formative (…) volte ad acquisire ulteriori conoscenze linguistiche, nonché abilità informatiche e telematiche, relazionali, o comunque utili per l’inserimento nel mondo del lavoro, nonché attività formative volte ad agevolare le scelte professionali, mediante la conoscenza diretta del settore lavorativo cui il titolo di studio può dare accesso…”. Nel D.M. 26 luglio 2007, recante le linee guida per l’istituzione e l’attivazione, da parte delle Università, dei corsi di studio ai sensi del DM 270/04, tra gli obiettivi generali delle azioni di miglioramento del sistema universitario italiano nel contesto europeo è indicato quello di assicurare “allo studente un’adeguata padronanza di metodi e contenuti scientifici generali, anche nel caso in cui sia orientato all’acquisizione di specifiche conoscenze professionali” (Articolo 1Obiettivi generali, comma 3-Obiettivi di sistema). All’articolo 1.4.2, commi c) e d), è richiesto che gli atenei effettuino: “una effettiva e realistica definizione degli obiettivi formativi di ciascun corso di studio, anche attraverso l’utilizzo di strumenti concordati in sede europea in termini di apprendimento atteso (i cosiddetti “descrittori di Dublino” del dicembre 2004) [e] la collaborazione con il mondo del lavoro e delle professioni nella progettazione dei percorsi formativi e, se necessario e opportuno, nella messa in opera di parti del percorso medesimo;…”. Nella parte dedicata alle Raccomandazioni è ricordato che nel dichiarare gli obiettivi formativi del corso di studio, deve essere indicato “…il significato del corso di studio sotto il profilo occupazionale, individuando gli sbocchi professionali anche con riferimento alle classificazioni nazionali ed internazionali” ed è richiamata la necessità di “istituire un rapporto costante con il mondo del lavoro, perché sia compreso il valore della riprogettazione in atto dell’offerta formativa e vi sia collaborazione nell’individuare le specificità dei curricula e delle professionalità attese in uscita dalla formazione di laurea e laurea magistrale, ovviando il più 1) Definire figure professionali tramite testimoni privilegiati 175 possibile alla persistente troppo scarsa visibilità della laurea di primo livello sul mercato del lavoro”. Ad esempio, con riferimento alla Classe L-18 delle Scienze dell’economia e della gestione aziendale, il DM 270/04 indica i seguenti obiettivi formativi qualificanti: “I laureati dei corsi di laurea della classe devono: - possedere conoscenze di metodiche di analisi e di interpretazione critica delle strutture e delle dinamiche di azienda, mediante l’acquisizione delle necessarie competenze in più aree disciplinari: economiche, aziendali giuridiche e quantitative; - possedere un’adeguata conoscenza delle discipline aziendali, che rappresentano il nucleo fondamentale, declinate sia per aree funzionali (la gestione, l’organizzazione, la rilevazione), sia per classi di aziende dei vari settori (manifatturiero, commerciale, dei servizi, della pubblica amministrazione). Il Decreto specifica che “sbocchi occupazionali e attività professionali previsti dai corsi di laurea sono nelle aziende, dove [i laureati] potranno svolgere azioni manageriali o imprenditoriali, nelle pubbliche amministrazioni e nelle libere professioni dell’area economica”. Ai fini indicati, i curricula dei corsi di laurea della classe: - comprendono in ogni caso la necessaria acquisizione di conoscenze fondamentali nei vari campi dell’economia e della gestione delle aziende, nonché i metodi e le tecniche della matematica finanziaria e attuariale, della matematica per le applicazioni economiche e della statistica; - comprendono in ogni caso l’acquisizione di conoscenze giuridiche di base e specialistiche negli ambiti della gestione delle aziende private e pubbliche; - comprendono in ogni caso l’acquisizione di conoscenze specialistiche in tutti gli ambiti della gestione delle aziende pubbliche e private e delle amministrazioni pubbliche; possono prevedere la conoscenza in forma scritta e orale di almeno due lingue dell’Unione Europea oltre l’italiano; - prevedono, in relazione ad obiettivi specifici di formazione professionale ed agli sbocchi occupazionali, l’obbligo di attività esterne con tirocini formativi presso aziende e organizzazioni pubbliche e private nazionali e internazionali”. Un ateneo, nel proporre all’approvazione da parte del CUN l’ordinamento di un corso di laurea che intende istituire e poi attivare in una delle classi previste, deve indicare con sufficiente dettaglio gli obiettivi formativi specifici del corso e descriverne il percorso formativo. 176 4. Ottimizzare la coerenza tra profili formativi universitari e sbocchi occupazionali: proposta di una metodologia Le basi di dati utilizzabili: proprietà e caratteristiche Nella presente ricerca si adotta un orientamento integrato, o multimethod, cosicché come fonte di dati dovrà essere utilizzato un sistema che consenta di pervenire ad una descrizione delle singole occupazioni in linea con la visione del profilo professionale come insieme di saperi e competenze. Il Sistema Nazionale di Osservazione Permanente dei Fabbisogni Professionali (Isfol, 2008) rappresenta la scelta ideale, poiché i dati concernenti le 811 unità professionali in esso individuate si riferiscono al mercato del lavoro italiano e sono stati raccolti mediante un’apposita indagine campionaria sulle professioni, condotta da Isfol e Istat tra oltre 16 mila lavoratori. Tuttavia, l’insieme di professioni descritte del sistema Isfol non è ad oggi completo3. Inoltre, in esso non è presente una informazione centrale per il nostro lavoro, l’individuazione delle professioni analoghe sotto il profilo delle competenze utilizzate in uno specifico settore di attività, cioè il grado di importanza di ognuna delle figure professionali impiegate in uno specifico settore. Nel seguito, nel descrivere il modello, si farà pertanto riferimento al sistema O*Net (Occupational Information Network – US Department of Labor Employment and Training Administration, 1997) da cui, tra l’altro, discende il sistema messo a punto da Isfol che è stato realizzato assumendo proprio O*Net come modello sia per la raccolta (sono uguali i questionari somministrati) sia per la presentazione dei dati (coincidono i descrittori delle professioni e le scale adottate)4. 4.1 O*Net: il modello concettuale Sviluppato con l’obiettivo di fornire informazioni occupazionali sul mercato del lavoro nord-americano, O*Net è un sistema articolato, sia per i dati che fornisce sia per gli scopi che persegue. Il suo cuore è un database open source, accessibile online e aggiornato con continuità, contenente informazioni sulle caratteristiche degli occupati (worker) e delle occupazioni o profili professionali (work o job). In O*Net sono, difatti, definiti, classificati e descritti oltre 800 profili professionali (812 per esattezza, aggiornati a maggio 2007)5. 3 Sul sito www.fabbisogniprofessionali.it, appositamente creato dall’Isfol, è disponibile solo un numero ridotto di schede descrittive delle 811 unità professionali codificate (l’annotazione si riferisce a marzo 2008). 4 Può essere utile richiamare alcuni studi empirici (Shin, Morgeson, e Campion, 2007; Taylor et al., 2008) che hanno dimostrato la possibilità di generalizzare il modello O*Net, estendendo le conclusioni e le informazioni a differenti contesti geografici. 5 I dati sono raccolti attraverso appositi questionari, elaborati nell’ambito dell’O*NET Data Collection Program e consultabili online, somministrati ad un campione casuale di imprese, esperti di Definire figure professionali tramite testimoni privilegiati 177 O*Net si fonda su un modello concettuale che serve a delineare la struttura e l’organizzazione delle informazioni raccolte e che è stato formalizzato in seguito a ricerche sul campo ed analisi condotte presso imprese o istituzioni. Esso specifica quali attributi distintivi delle occupazioni sono usati per descrivere i profili professionali del database. Tali attributi, denominati Descrittori, sono espressi sotto forma di un set di variabili uguali per ogni profilo e misurabili. Il modello concettuale è costituito per ciascun profilo da due tipologie di descrittori che fanno riferimento a due aree differenti: la prima è costituita da descrittori definiti work-oriented, perché riguardano gli aspetti distintivi del lavoro da svolgere, la seconda, invece, è costituita da descrittori worker-oriented perché hanno come oggetto le caratteristiche dei lavoratori. Questi descrittori, a loro volta, sono articolati in sub-descrittori (per un totale di 277 descrittori analitici), organizzati in una struttura gerarchica a più livelli. La varietà e la numerosità dei descrittori consentono di delineare ciascun profilo professionale in modo dettagliato e con attenzione alle molteplici sfumature. Grazie a questa caratteristica, O*Net è in grado di soddisfare le richieste di fruitori potenzialmente eterogenei e con esigenze informative molto differenziate (datori di lavoro, lavoratori, analisti, ecc.), ciascuno dei quali potrà scegliere di utilizzare un sottoinsieme di descrittori e, dunque, di dati. Lo schema logico-operativo del modello concettuale è riportato nella Fig. 1. La presente ricerca utilizza alcune informazioni reperibili in O*Net. In particolare, considera: • Knowledge, ossia i “saperi” richiesti allo specifico profilo professionale quali, Servizi per il cliente, Vendite e Marketing, Amministrazione e Management, ecc., ciascuno affiancato da una specifica descrizione. La selezione dei saperi di O*Net è riprodotta nella Tab. 1. • Detailed Work Activities, ossia i compiti e le attività specifiche, dettagliatamente illustrati. Le attività sono suddivise in quattro gruppi, in relazione agli aspetti dell’attività lavorativa cui si riferiscono: x raccolta di informazioni (fonti utilizzate e modalità adottate per reperire informazioni e dati necessari a svolgere uno specifico lavoro); x interazione con gli altri (interazioni connesse alla professione esercitata, in termini sia di attività di supervisione, coordinamento o collaborazione con colleghi, di creazione, mantenimento o sviluppo di relazioni con personale esterno, sia di attività di supporto emotivo, sanitario o personale); x processi di elaborazione mentale (attività svolte nell’ambito della professione che più implicano il contributo personale del lavoratore e analisi dell’occupazione, lavoratori ed altri esperti. Le informazioni ottenute su competenze, saperi ed altri attributi descrivono il mercato del lavoro dal punto di vista di chi vi opera (lavoratori e datori di lavoro). 178 Ottimizzare la coerenza tra profili formativi universitari e sbocchi occupazionali: proposta di una metodologia l’impiego delle sue competenze, sotto forma di analisi di dati o informazioni, sviluppo di obiettivi o strategie, formulazione di progetti, programmazione, suddivisione di incarichi o responsabilità, verifica e valutazione del lavoro e delle capacità del team di lavoro); x risultati/output del lavoro svolto (attività in cui si esplicita il lavoro e che producono un risultato concreto; richiedono sovente l’utilizzo di un supporto meccanico o elettronico, come, ad esempio, il controllo di macchinari, la gestione ed elaborazione di informazioni, l’uso di un computer o la riparazione di un congegno elettronico). Figura 1. Il modello concettuale di O*NET (Peterson et al., 1999) In O*Net sono disponibili altre informazioni, oltre quelle incorporate nei descrittori, che consentono di meglio definire i profili professionali. Tra queste, rilevante per questo lavoro è la Job Zone. Una Job Zone è un gruppo di professioni simili, poiché accomunate dall’ammontare di esperienza complessiva, di formazione scolastica e di pratica richiesti per poterle svolgere, nonché dalla quantità di persone che vi si dedicano. In ragione di come questi attributi si combinano, lo specifico profilo professionale apparterrà alla: x Job Zone 1 – professioni che richiedono una preparazione scarsa o nulla; x Job Zone 2 – professioni che richiedono una moderata preparazione; x Job Zone 3 – professioni che necessitano di una preparazione intermedia; x Job Zone 4 – professioni che comportano una preparazione considerevole; Definire figure professionali tramite testimoni privilegiati 179 x Job Zone 5 – professioni richiedenti una preparazione molto approfondita. Un’informazione anch’essa rilevante ai fini di questo lavoro riguarda le professioni correlate: per ogni profilo professionale, infatti, il report fornito da O*Net restituisce come ouput di ogni interrogazione l’elenco dei profili simili in base alla condivisione di saperi, abilità, attività lavorative e ambiente di lavoro. Tabella 1. Strutturazione dei saperi in O*NET (Adattato da Peterson et al., 1999) Sapere Descrizione O*Net Conoscenza dei principi di business e gestione riguardanti la pianificazione Amministrazione e strategica, l'allocazione delle risorse, la gestione delle risorse umane, le Management tecniche di leadership, i metodi produttivi e il coordinamento di persone e risorse ……………. Attività d’ufficio Computer e Elettronica Comunicazione e Media Servizi per il cliente Progettazione Conoscenza di circuiti, processori, attrezzature elettroniche, hardware e software e loro applicazioni e programmazione Conoscenza delle tecniche e dei metodi di produzione, comunicazione e diffusione dei media. Sono inclusi anche modi alternativi per informare e intrattenere attraverso mezzi scritti, orali e visivi Conoscenza dei principi e dei processi per fornire servizi al cliente, inclusi l'individuazione dei fabbisogni del cliente, il rispetto di standard di qualità per i servizi e la valutazione della soddisfazione del cliente Conoscenza delle tecniche di design, degli strumenti e dei princìpi riguardanti la produzione di piani tecnici di precisione, disegni e modelli Economia e Accounting Conoscenza di princìpi e pratiche economiche, dei mercati finanziari e del sistema bancario, analisi e sintesi di dati finanziari ……………. ……………. Conoscenza di princìpi e metodi per presentare, promuovere e vendere prodotti e servizi. Comprende il marketing strategico e operativo, le dimostrazioni di prodotto, le tecniche di vendita e i sistemi di controllo delle vendite Vendite e Marketing 4.2 ……………. Conoscenza di procedure e sistemi amministrativi e d'ufficio, come i programmi di scrittura, la gestione di file e dati, la stenografia e le trascrizioni, ed altre procedure e terminologie d'ufficio Le misure O*Net fornisce un complesso di misure che consentono di meglio approfondire i contenuti delle professioni. Tali misure si riferiscono sia ai profili sia ai singoli descrittori. Con riguardo al profilo professionale, la misura più significativa è il peso 180 Ottimizzare la coerenza tra profili formativi universitari e sbocchi occupazionali: proposta di una metodologia della “relevance” (RS), ossia il punteggio assegnato al grado di importanza di ognuna delle figure professionali impiegate nello specifico settore. Tali punteggi consentono di identificare i profili più rilevanti del settore. Quest’informazione, cruciale per la metodologia che si intende proporre, è al momento disponibile nel sistema O*Net ma non in quello Isfol. La relevance di una professione è definita da O*Net come la sua pertinenza rispetto all’attività economica/settore indagata e costituisce un indicatore del grado di rilevanza del profilo per quest’attività/settore. Per la professione i-esima, la relevance è espressa da un punteggio (RSi), determinato da O*Net sulla base del numero di ricorrenze delle parole-chiave presenti nel profilo con riferimento ad aspetti come titolo, compiti, ecc., ottenuto con l’analisi testuale delle parole chiave utilizzate per descrivere ciascun profilo. La somma delle ricorrenze per ogni aspetto, pesata per tener conto della loro frequenza relativa sul totale delle parole usate per descriverlo, costituisce lo Scorei. Assumendo il punteggio più elevato, Maximum Score, come fattore di normalizzazione, i punteggi delle singole professioni sono convertiti su una scala da 0 a 100: RS i Score i · § u 100 ¸ ¨ ¹ © Maximum Score Per una data attività economica, è possibile inserire in O*Net le parole chiave che la caratterizzano, ottenendo in questo modo la lista degli n profili professionali pertinenti, ordinati in modo decrescente in base al punteggio di relevance. Con riguardo ai descrittori, O*Net propone una serie di misure, come l’importanza, il livello/complessità e la sua frequenza di utilizzo nello svolgimento del lavoro, atte a quantificare le dimensioni rilevanti per il profilo professionale considerato. Per ogni professione selezionata, è possibile conoscere l’importanza relativa e il livello richiesto di ciascuno dei descrittori. Quelli di interesse in questo caso saranno: knowledge, work activities, tasks e skills. Le dimensioni studiate sono quantificate ricorrendo a tipologie di scala diverse. Ad esempio, per il livello/complessità è utilizzata una scala a 7 gradi (1-7)6 che ipotizza un continuum sottostante; per l’importanza è, invece, utilizzata una scala ordinale a 5 gradi. Per tutti i tipi di scala, l’estremo inferiore coincide con il grado 6 Esempio di scala utilizzata per rilevare il livello di complessità del sapere “Economia e accounting” Definire figure professionali tramite testimoni privilegiati 181 più basso dell’attributo descritto. Dalla distribuzione dei punteggi ottenuti mediante la somministrazione di appositi questionari ad un campione di lavoratori appartenenti al profilo professionale esaminato, di ciascun attributo dei descrittori si determina il punteggio medio, sottoposto a sua volta ad un processo di normalizzazione che lo converte su scala 0-100. 5. Social Network Analysis e “Ricetta di produzione del laureato” La determinazione della “Ricetta di produzione del laureato” richiede che siano correttamente identificate le caratteristiche dell’attività economica per cui egli è stato formato. La metodologia scelta per conseguire questo obiettivo è la Social Network Analysis (SNA). Elaborata per l’esame delle dinamiche relazionali in ambito socioantropologico (Moreno, 1934), la SNA ha recentemente trovato ampia diffusione in vari campi, e in particolar modo per lo studio del capitale umano (Tsai e Goshal, 1998; Cross et al., 2001). Essa si focalizza sui singoli soggetti e sulle relazioni di varia natura da questi intrattenute. Anche i profili professionali di una specifica attività economica (che costituiscono una popolazione definita) possono essere considerati i soggetti di un network7. L’analisi delle loro relazioni, e dunque della struttura del network, fornisce indicazioni che possono aiutare sistema universitario e imprese nella creazione, il primo, e nella individuazione, le seconde, dei profili più adeguati, in termini di saperi. Lo studio del network di un’attività economica, costruito partendo dai profili professionali, rende possibile trovare figure che soddisfano, anche se parzialmente, la domanda delle imprese di specifici tipi di saperi, individuare quali aspetti siano più importanti, o offrano maggiori opportunità di lavoro e di carriera e identificare quali tipi di saperi siano più richiesti. L’applicazione della SNA al mercato del lavoro consente di considerare ogni attività economica come caratterizzata da un insieme di profili professionali legati fra loro da una relazione di similarità. Questo insieme di relazioni assume la forma di un network in cui i profili professionali sono i nodi, collegabili da linee. Quando, come nel presente caso, i nodi hanno la stessa natura, il network si definisce one-mode (Wasserman e Faust, 1994). In questa nota, la costruzione del network si basa sulla relazione di similarità intesa come condivisione di saperi, abilità, attività lavorative e ambiente di lavoro tra 7 Un network N è rappresentato da un grafo G (V,L), dove V si riferisce ad un set di n vertici/nodi/punti/attori; L si riferisce, invece, ad un insieme di m edges/linee/link/relazioni tra di essi, ossia V= {v1, v2,…, vi, ..vn} e L= {l1, l2,…, lk, ..lm} (Borgatti e Everett, 1992). 182 Ottimizzare la coerenza tra profili formativi universitari e sbocchi occupazionali: proposta di una metodologia coppie di profili professionali. L’utilizzo delle principali misure di rete conduce alla determinazione del peso di importanza che, nel predisporre l’ordinamento di un corso di studio con specifici sbocchi occupazionali, dovrà essere attribuito a ciascun profilo professionale in esame. L’ordinamento del corso di studio idoneo a generare laureati occupabili in un dato settore di attività economica è il risultato di un processo che consta di più fasi: 1: costruzione del network dei profili professionali, 2: descrizione di ciascun profilo professionale appartenente al network, 3: studio del network, 4: sintesi delle informazioni in un indice di importanza del profilo. 5.1 Costruzione del network e descrizione dei profili professionali La costruzione del network dei profili professionali (Fase 1) avviene mediante un processo che si articola in tre momenti: 1. Individuazione delle professioni iniziali, utilizzando il peso di relevance RS, una volta fissato un valore minimo al di sotto del quale la professione non è selezionata8. I profili professionali così ottenuti sono detti di “livello zero”. 2. Individuazione di profili di livello gerarchico inferiore. A ciascun profilo professionale di “livello zero” è applicata la tecnica dello snowballing9 (Goodman, 1961; Frank, 1979) che consiste nella ricerca ricorsiva di profili collegati a quelli già individuati, iniziando da un numero ridotto di agenti (le professioni iniziali, di livello zero) e aggiungendo strada facendo profili simili. Si identificano così professioni di “livello 1” (così chiamate perché ottenute direttamente da ogni professione di “livello zero” cui risultano simili), quindi, quelle di “livello 2” collegate, in base al medesimo criterio, ad ogni professione del “livello 1”. La procedura si interrompe in corrispondenza del valore dello stadio s per il quale non emergono profili professionali diversi da 8 Anche se O*Net suggerisce di selezionare i profili con un RS 67, nell’applicazione si è deciso di considerare profili con RS 25 così da disporre di un set di profili sufficientemente numeroso. 9 Lo snowball sampling (con k nomi e s stadi) consiste di un campione casuale di individui estratti da una data popolazione finita, cui è chiesto di nominare k differenti individui nella medesima popolazione. Questi ultimi formano il primo stadio (s=1). Ad ognuno degli individui del primo stadio è domandato di nominare k differenti individui, che costituiscono il secondo stadio (s=2). A ciascuno di essi è poi chiesto di citare k individui distinti e così via agli stadi successivi. La procedura continua finché a ciascuno degli individui appartenenti allo stadio s-esimo sia stato domandato di nominare k individui. Definire figure professionali tramite testimoni privilegiati 183 quelli individuati ai livelli precedenti10. In questo modo, i confini del network risultano definiti, rendendo plausibile l’ipotesi che il network possa essere considerato come una popolazione finita e chiusa. Inoltre, considerati gli obiettivi del lavoro, diversamente da quanto avviene negli studi di network di carattere sociologico, non è fissato a priori k, il numero massimo di relazioni da cercare per ogni profilo, ma si registrano tutte quelle esistenti. Figura 2. Esempio di network di profili professionali11 3. 10 Strutturazione del network (Fig. 2). Per ciascun profilo professionale ottenuto, si considerano le relazioni di similarità, senza riferimento al livello, così da esaminare il network come un tutt’uno (Mitchell, 1969), invece che come un insieme di network egocentrici12 generati dai profili di livello zero. Per procedere all’analisi statistica dei dati relazionali, è opportuno tradurre in termini matriciali le informazioni ottenute, Nell’applicazione svolta da Civardi, Zavarrone, Zappa (2008), per tutti i settori di attività studiati, la procedura si è interrotta al secondo stadio, poiché in corrispondenza dello stadio s=3 non è emerso alcun nuovo profilo. 11 Il software utilizzato per la rappresentazione del network è Pajek 1.21 (de Nooy, Mrvar e Batagelj, 2005). 12 L’ego-network, o network “ego-centrico”, rappresenta le relazioni di un solo soggetto, scelto come centro del network stesso. Esso è dunque una rete costituita da un nodo focale (“ego”) e dai nodi a cui l’ego è collegato direttamente (“alters”) più i legami tra gli alters. 184 Ottimizzare la coerenza tra profili formativi universitari e sbocchi occupazionali: proposta di una metodologia predisponendo una matrice di adiacenze (Galtung, 1967; Wasserman e Faust, 1989). Essa è una matrice quadrata n x n, le cui righe e colonne sono intestate agli attori del network (i profili professionali, nel nostro caso). Dal momento che la relazione non è espressa con un valore numerico, nelle celle all’incrocio fra l’i-esimo e il j-esimo profilo, il generico elemento aij assume valore 1 se esiste la relazione di similarità, 0 altrimenti. Le celle sulla diagonale, all’incrocio fra un attore e se stesso sono, invece, lasciate vuote. Per analizzare le caratteristiche del network, è necessario conoscere alcuni attributi dei profili che lo compongono. La verifica della pertinenza rispetto all’attività economica di ciascun profilo professionale incluso nel network attiene alla Fase 2 ed è condotta sulla base del peso RSi del generico profilo professionale iesimo. Per assegnare un valore di RS, si definisce la seguente regola: ad ogni profilo i-esimo individuato negli stadi s1, è attribuito un RSi pari ad una quota D della media aritmetica semplice13 dei punteggi di relevance degli Ni profili a cui è legato: Ni RS i D ¦ RS j / N i j 1 dove RSj è il peso RS dei profili professionali collegati all’i-esimo (j=1,….,Ni). Il valore di D è determinato come media aritmetica semplice dei rapporti (RSk/RSh) istituibili fra tutte le coppie di profili appartenenti al livello zero, i soli per i quali O*Net fornisce il peso RS. I suffissi h e k indicano profili professionali collegati dalla relazione di similarità: RS h t RS k La scelta di porre al denominatore il valore RS più elevato consegue al significato di D. Esso, infatti, è una misura di sintesi determinata per stimare il peso RS di una professione partendo da quelli noti di professioni simili di livello almeno pari. Deve, quindi, assumere valori inferiori a uno. La Fase 2 si completa individuando il fabbisogno formativo di ogni figura professionale all’interno dell’attività economica esaminata. A tal fine si opera una conversione degli l saperi contemplati in O*NET nei q' settori scientifico-disciplinari (SSD), le 371 macro-aree scientifiche definite dal MUR cui appartengono e in cui sono raggruppati gli insegnamenti impartiti nei corsi di laurea. La conversione avviene in base al confronto tra la descrizione di ciascun sapere contenuta in O*Net e quella degli SSD attinenti. La costruzione della matrice di ordine 33x372 che riporta 13 Trattandosi di medie di rapporti la media geometrica sarebbe ovviamente preferibile, tuttavia, quando i dati presentano una variabilità relativamente contenuta, la scelta della media aritmetica comporta una sovrastima praticamente trascurabile. Definire figure professionali tramite testimoni privilegiati 185 nelle celle valore 1 quando si individua la corrispondenza tra sapere e SSD e valore 0 quando tale corrispondenza non è individuata, comporta, come si vedrà, una notevole riduzione del numero di SSD da considerare nell’analisi. Nella costruzione della matrice delle corrispondenze saperi-SSD, ad ogni sapere possono risultare associati uno o più SSD14. Nel caso in cui la corrispondenza sia uno-a-uno, all’SSD viene assegnato lo stesso peso del sapere (il suo livello di importanza), nei casi in cui ad un sapere sia associato più di un SSD, il peso di importanza del sapere è stato ripartito in parti uguali su ognuno degli SSD. Alcuni saperi, anche se caratterizzati da un punteggio d’importanza superiore al minimo fissato, dipendono fortemente dal settore produttivo in cui il lavoratore è occupato. Si pensi, a titolo d’esempio, al profilo “Analista di ricerche di mercato”, al sapere “Produzione Alimentare” che è evidentemente citato esclusivamente dai rispondenti impiegati in un’impresa del settore alimentare, ma non è strettamente connesso né al profilo professionale d’interesse né all’attività economica oggetto di studio. In tal caso, sembra corretto assegnare peso 0 a questi tipi di saperi, escludendoli quindi dalle analisi successive. L’effetto di questa scelta è, ovviamente, una riduzione del numero di saperi richiesti per il profilo. La reiterazione del processo per ogni profilo professionale conduce alla rappresentazione del singolo profilo professionale come una combinazione dei diversi SSD pesati in funzione della loro importanza relativa. 5.2 Studio del network e determinazione dell’indice di importanza Lo studio della struttura e della composizione (Frank e Strauss, 1986) del network al fine di determinare quali profili professionali siano più importanti all’interno dell’attività economica in esame è affrontato nella Fase 3. Si ricorre a tre misure del network: grado di centralità, connettività e sottogruppi. Il grado di centralità (cDEG) è applicato per rilevare i nodi o profili che occupano una posizione più centrale all’interno del network. cDEG è, difatti, definita come il numero di linee incidenti ad un nodo (Freeman, 1979). Questa scelta consegue all’ipotesi secondo cui la centralità all’interno del network indica il potere 14 Per la conversione da sapere a SSD, si è fatto ricorso a giudici che hanno classificato le unità in osservazione in k categorie, operando indipendentemente (Spitzer et al., 1967; Everitt, 1968). Il grado di accordo nella valutazione è espresso mediante il coefficiente k di Cohen (1960): ( po pc ) (1 p c ) dove po= proporzione osservata di valutazioni concordanti tra i giudici e pc è la proporzione attesa di valutazioni concordanti tra i giudici nell’ipotesi di indipendenza di valutazione. In caso di perfetto accordo tra i giudici, k = 1; in caso di disaccordo k < 0. 186 Ottimizzare la coerenza tra profili formativi universitari e sbocchi occupazionali: proposta di una metodologia o la preminenza del nodo che la ricopre. Si ritiene, infatti, che profili professionali che possiedono saperi simili ad altri dovrebbero pesare di più nell’elaborazione dell’offerta formativa. In altri termini, dall’assunzione che un profilo professionale richiedente un insieme di saperi analogo a quello domandato da numerosi altri profili darà a chi li ricopre più elevate possibilità di trovare un altro impiego, consegue una proporzionalità diretta tra il peso di un profilo professionale ed il numero di profili ad esso simili o adiacenti. Per il profilo professionale i-esimo, il grado di centralità è espresso come: ci DEG Ni ¦a ij j 1 Si ricorda che aij sono i valori nelle celle della matrice di adiacenze e i loop sono esclusi, date le modalità di costruzione della matrice di adiacenze. La misura così ottenuta è normalizzata al fine di agevolare il confronto tra nodi. Si ottiene così cNDEG, che consiste nel rapporto tra il valore di cDEG e il valore massimo che può assumere, pari al numero (n-1) di tutte le linee di congiunzione possibili incidenti al singolo nodo. Lo studio della distribuzione dei cNDEG permette di derivare i nodi più centrali, dal momento che quanto più elevato è il numero di linee incidenti al nodo, tanto più importante è il l’insieme di saperi (e, quindi, di SSD) ad esso associati. La misura della connettività del network15 permette di estrarre i punti di rottura. Questi ultimi sono definiti come i nodi che, se rimossi, disconnettono il network, dividendolo in due o più sottogruppi coesi fra i quali non vi è alcun collegamento (Scott, 1991). Dal momento che i punti di rottura legano sottogruppi di profili simili e rappresentano l’unico modo per raggiungere professioni che, diversamente, sarebbero isolate dal network, si può ragionevolmente supporre che siano caratterizzati da saperi e, quindi, da SSD per così dire trasversali, richiesti cioè da una pluralità di profili professionali. Questi saperi, e i corrispondenti SSD, sono generalmente ritenuti cruciali, poiché permettono al lavoratore laureato di possedere un maggior grado di flessibilità. I profili professionali identificati come punti di rottura devono, dunque, ricoprire un peso maggiore nella “Ricetta di produzione”; pertanto, all’i-esimo nodo del network è assegnato un coefficiente Ȗi, che è positivo nel caso in cui il nodo sia un punto di rottura. Diversamente, assume valore zero. Infine, investe importanza non secondaria l’individuazione di eventuali 15 Un network si definisce connesso se esiste un sentiero tra ogni coppia di nodi nel grafo, ossia se tutte le coppie di nodi (diadi) sono raggiungibili (Hage e Harary, 1995) attraverso una sequenza di linee. La lunghezza di un sentiero è indicata dal numero di linee che contiene. La connettività k di un network è il numero minimo di nodi che occorre rimuovere per rendere il network disconnesso. Tali nodi sono chiamati punti di rottura (Wasserman e Faust, 1994). Definire figure professionali tramite testimoni privilegiati 187 sottogruppi coesi all’interno del network16, composti cioè da nodi più densamente legati fra loro17 che possono assumere la forma di cliques18, di k-plex19 o di componenti20 (Borgatti et al., 1990; Freeman, 1992; Frank, 1995). La presenza di sottogruppi coesi rivela, infatti, l’esistenza di profili in qualche modo più simili agli altri. D’altra parte, poiché ogni profilo è descritto dagli SSD che lo caratterizzano, la composizione degli insiemi di SSD di ciascun sottogruppo e la comparazione fra sottogruppi fornisce informazioni rilevanti in quanto rende possibile l’individuazione degli SSD più importanti per ciascun sottogruppo, cioè degli SSD con un peso medio relativo all’interno del sottogruppo superiore a quello che presentano negli altri sottogruppi considerati congiuntamente. L’analisi congiunta degli SSD caratteristici e della Job Zone cui appartiene il profilo consente di verificare se tutti i sottogruppi richiedano effettivamente per lo svolgimento delle relative attività un livello di conoscenze elevato, pari a quello solitamente acquisito mediante un corso di laurea. Solo i profili appartenenti ai sottogruppi che soddisfano questa condizione potranno essere obiettivo del corso di laurea in oggetto e, quindi, dovranno pesare di più nell’elaborazione della “Ricetta di produzione”. Per il generico profilo i-esimo, appartenente al sottogruppo j-esimo, questo peso è rappresentato da ȕ*j. Esso assume un valore specifico per ciascun sottogruppo individuato. Nella Fase 4, le misure sono sintetizzate in un valore che definisce la “Ricetta di produzione” per ogni settore di attività economica. La quantificazione del contributo del singolo SSD avviene pesando l’insieme di SDD di ciascun profilo per uno apposito fattore, CRSi (Corrected RS), che integra la rilevanza del profilo professionale i-esimo con le informazioni ottenute dall’analisi del network. CRSi è calcolato come: CRS i DEG RS i * C Ni 1 J i E *j dove: RSi è il RS del profilo professionale i-esimo; cNiDEG = grado di centralità 16 Un sottogruppo di un network è un sottografo il cui insieme di nodi è un sottoinsieme dei nodi del grafo G e il cui insieme di linee è un sottoinsieme delle linee di G. 17 La densità di un network o di un sottogruppo è funzione del numero di legami tra i nodi che lo compongono, in rapporto al numero massimo di legami possibili: D m /(n(n 1) / 2) , dove m è il numero di linee presenti e n il numero di nodi. Una clique è un sottogruppo in cui ogni nodo è collegato ad ogni altro (Wasserman e Faust, 1994). 19 Un k-plex è un set di p nodi, ciascuno dei quali è collegato ad almeno altri (p-k) nodi del network. 20 Una componente di un network è un sottonetwork massimamente connesso, tale per cui esista un sentiero tra ogni coppia di nodi del sottonetwork e non esista invece nessun sentiero tra nodi appartenenti a sottonetwork diversi. 188 Ottimizzare la coerenza tra profili formativi universitari e sbocchi occupazionali: proposta di una metodologia normalizzato del profilo i-esimo e Ȗi è il coefficiente per un nodo punto di rottura: Ji Ji N. punti di rottura all' interno del network N. nodi nel network 0 se il nodo non è un punto di rottura ȕ*j = coefficiente per i profili professionali obiettivo specifico del corso di laurea ȕ *j ȕj 6. ȕj Maxȕ j N. SSD del sottogruppo j - esimo con peso medio ! peso medio degli altri sottogruppi N. SSD sottogruppo j - esimo La soluzione del modello Il ricorso al calcolo matriciale rende più agevole la presentazione del modello descritto nei precedenti paragrafi. Siano: n: I profili professionali del settore di attività che l’università indica come sbocco occupazionale dei laureati del corso di laurea; l: Il numero di saperi definiti da O*NET; q’: Il numero dei Settori Scientifico Disciplinare (SSD) indicati dal MUR. Si costruiscono: CRS ( n,1) il vettore dei pesi RS corretti dei profili professionali, CRS i l’elemento che rappresenta il Relevance Score Corretto assegnato al profilo professionale i-esimo, PK ( n, l ) la matrice dei pesi di importanza dei saperi per i profili professionali21, PK ij l’elemento che rappresenta il peso di importanza del sapere j-esimo per il profilo professionale i-esimo, 21 Si ricorda che nel costruire la matrice PK tutti gli elementi delle colonne intestate a saperi poco specifici e quindi non direttamente connessi ai profili professionali in analisi sono posti uguali a zero. Definire figure professionali tramite testimoni privilegiati 189 KSI (l , q' ) la matrice iniziale delle corrispondenze Saperi/SSD, KSI jm 1 se il sapere j-esimo è associato all’SSD m-esimo e 0 altrimenti, KII (l ,1) il vettore iniziale somma di riga di KSI , si ottiene: KII KSI u 1 (l,1) (l,q’) (q’,1) dove 1 è un vettore colonna unitario. Il generico elemento KII j fornisce il numero di SSD associati al sapere j-esimo. Sia, inoltre: PSI ( n, q' ) la matrice dei pesi di importanza dell’ m-esimo SSD per il profilo professionale i-esimo: > @ u KSI (n.q’) (n,l) (l,l) (l,q’) PSI > @ dove KÎ ) 1 PK u KÎ 1 è la matrice diagonale formata dagli elementi del vettore KII . Sia KSS (1, q' ) il vettore riga somma dei pesi di importanza dell’ m-esimo SSD nell’insieme di tutti i profili KSS 1 u PSI . (1,q’) (1,n) (n,q’) Gli elementi KSS m 0 individuano gli SSD che non sono associati ad alcuno dei saperi e che, quindi, non dovranno essere introdotti nella “Ricetta di produzione”. Si procede quindi alla riduzione delle dimensioni della matrice PSI eliminando le colonne corrispondenti agli elementi nulli del vettore KSS . In questo modo si determina la matrice: PS ( n, q ) , matrice finale dei pesi d’importanza dell’m-esimo SSD per il profilo professionale i-esimo, dove q è il numero di SSD da introdurre nella Ricetta di produzione. Sia PSS ( n,1) il vettore somma dei pesi di importanza di tutti gli SSD di ogni profilo, si ha: PSS PS u 1 (n,1) (n,q) (q,1) Sia, infine PSR ( n, q ) la matrice dei pesi di importanza relativi dell’m-esimo SSD per il profilo j-esimo: PSR >PSS @1 u PS Ottimizzare la coerenza tra profili formativi universitari e sbocchi occupazionali: proposta di una metodologia 190 (n,q) (n,n) (n,q) > @1 è la matrice diagonale formata dagli elementi del vettore PSS ˆS dove PS Sia SS( q ,1) il vettore della somma dei pesi di importanza relativi dell’mesimo SSD: SS (PSR)'uCRS (q,1) (q,n) (n,1) e SSS (1,1) la somma dei pesi di importanza relativi di tutti i SSD: SSS 1'uSS (1,1) (1,q) (q,1) si ricava SSF ( q ,1) , il vettore dei pesi relativi dei SSD, vale a dire la Ricetta di produzione del laureato: SSF > @ SS u SŜS 1 (q,1) (q,1) (1,1) Il peso relativo di ciascun SSD fornito dal vettore SSF è agevolmente convertibile nel numero di CFU (Crediti Formativi Universitari) da assegnare a ogni SSD. 7. Ulteriori sviluppi In questa nota si è proposta una metodologia per l’utilizzo congiunto di dati secondari derivanti da due diversi contesti: il mercato del lavoro e il sistema formativo universitario, così da ottenere valide indicazioni sui profili professionali più rilevanti nelle diverse attività economiche e sulle conoscenze che è necessario trasmettere agli studenti per formare tali profili. I risultati di questo approccio costituiscono il punto di partenza per approfondimenti successivi. Ci si propone, infatti, di ricorrere alla Textual network analysis al fine di prendere in esame ulteriori informazioni, analizzando in maggior dettaglio le descrizioni ed i contenuti delle singole tipologie di conoscenza. L’obiettivo è quello di arrivare all’esplicitazione dei settori scientifico-disciplinari enucleati nella “Ricetta di produzione del laureato” in specifici insegnamenti così da passare dall’offerta formativa alla sua articolazione nel regolamento del corso di laurea. Definire figure professionali tramite testimoni privilegiati 191 Un affinamento dei risultati potrebbe derivare dall’adozione di una base di dati appositamente predisposta, in modo da dare adeguato risalto ai localismi del mercato del lavoro. Riferimenti bibliografici ARMSTRONG M. (1991) A Handbook of Personnel Management Practice, Kogan Page, London BERNSTEIN R.J. (1983) Beyond Objectivism and Relativism: Science, Hermeneutics, and Praxis, University of Pennsylvania Press, Philadelphia BORGATTI P., EVERETT M. (1992) Notions of position in Social Network Analysis, Sociological Methodology, 22: 1-35 BORGATTI P., EVERETT M., SHIREY P. (1990) LS sets, lamda sets, and other cohesive subsets, Social Networks, 12(3): 337-357 BOYATZIS R.E. (1982) The Competent Manager: A Model for Effective Performance, John Wiley & Sons Inc., New York CASCIO W.F. (1995) Managing Human Resources: Productivity, Quality of Work Life, Profits, McGraw-Hill, New York CIVARDI M., ZAVARRONE E., ZAPPA P. 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In our model, each field of knowledge is converted into one or more scientific areas (there are 371 scientific macro-areas defined by the Ministry for University and Research; the macro-areas contain any scientific discipline taught in Italian universities’ study programmes) and social network analysis is suggested. Our model’s purpose is to identify the relevant jobs and to design the educational offer. Keywords. Social Network Analysis; Knowledge; O*Net; Study programme. Progettazione di percorsi formativi mediante skill gap analysis1 Corrado Crocetta*, Francesco Domenico d’Ovidio** * Dipartimento di Scienze Economiche, Matematiche e Statistiche, Università di Foggia ** Dipartimento di Scienze Statistiche “Carlo Cecchi”, Università di Bari Riassunto: Nel presente lavoro si propone un approccio di tipo quantitativo per la realizzazione di una skill gap analysis finalizzata alla progettazione di azioni di formazione continua. Sulla base delle divergenze fra le competenze necessarie per svolgere una determinata mansione e quelle effettivamente possedute dal lavoratore che svolge detta mansione, è possibile individuare le situazioni che necessitano di formazione. In funzione delle diverse situazioni operative, si propongono alcuni algoritmi, utilizzabili per la costruzione dei percorsi formativi e per l’individuazione dei fruitori degli interventi. Parole chiave: Competenze, Assessment center, Skill gap analysis, Formazione. 1. Introduzione Nel seguito, si propone un metodo per la definizione dei fabbisogni formativi basato sulla stima dei gap esistenti fra le competenze richieste e quelle possedute. L’ottica in cui ci si pone è quella di un ente di formazione che abbia ricevuto mandato da una grande azienda polisettoriale, o da un consorzio di imprese, di pianificare attività di formazione continua in favore di potenziali allievi aventi bilanci di competenze estremamente variegati ed esigenze molto diversificate. Il punto di partenza della proposta è un indicatore del divario fra le competenze necessarie per occupare una certa posizione organizzativa e quelle effettivamente possedute dalla persona che occupa quella posizione. L’indicatore può essere facilmente utilizzato per definire i percorsi formativi, individuando i lavoratori su cui intervenire con attività di formazione continua e per la formazione delle classi. 1 Il presente lavoro è stato realizzato nell’ambito del PRIN 2005 “Modelli e metodi per abbinare profili formativi e bisogni di professionalità di comparti del terziario avanzato” (cofinanziato dal MIUR). Coordinatore nazionale del PRIN è L. Fabbris, coordinatore dell’unità locale di Bari è E. Toma. La nota, opera congiunta dei due autori, è stata redatta da C. Crocetta per quanto riguarda i Paragrafi 1, 2 e relativi sottoparagrafi, 4.1, 4.3 e 6, da F. D. d'Ovidio per i Paragrafi 3, 4.2 e 5. 196 Progettazione di percorsi formativi mediante skill gap analysis L’approccio quantitativo che si propone è piuttosto innovativo, considerato che le applicazioni di skill gap analysis adottano in genere un approccio di tipo qualitativo2. In questa nota si riportano i princìpi ispiratori e le metodologie statistiche applicabili per la realizzazione di un piano di formazione continua considerando ipotesi operative diverse. Nel seguito, dopo una breve descrizione delle principali definizioni del concetto di competenza e del bilancio delle competenze (Par. 2), si presenta un metodo di misura del gap di competenze (Par. 3). Partendo da tale misura, si propongono tre diversi algoritmi per la costruzione di percorsi formativi sulla base delle esigenze aziendali in diverse situazioni operative (Par. 4). Nel Par. 5 sono riportate alcune considerazioni conclusive. 2. Risorse umane e analisi delle competenze I primi studi sulle competenze risalgono agli anni ‘60, quando le grandi organizzazioni produttive iniziavano a rendersi conto che l’approccio tayloriano era superato e che vi era l’esigenza di valorizzare chi padroneggiava le competenze utili a realizzare il proprio lavoro. Il susseguente cambiamento dei modelli organizzativi ha chiesto ai dipendenti crescenti dosi di capacità di adattamento e di motivazione. Negli anni ‘80 s’inizia a parlare di risorse umane, per cui il lavoratore non rappresenta più solo un costo per l’azienda ma una risorsa in grado di generare valore aggiunto (Borgogni, 1996). La Harvard Business School individua le seguenti aree di investimento nelle risorse umane (Walton, 1985; Ulrich, 1998): (i) competenze; (ii) coinvolgimento dei dipendenti; (iii) corrispondenza tra gli obiettivi dei dipendenti e quelli dell’organizzazione; (iv) efficacia dei costi delle pratiche di gestione delle risorse umane. La prima area pare particolarmente importante perché la gestione delle risorse umane si indirizza sempre più verso l’individuazione e lo studio di conoscenze, abilità e altre caratteristiche personali dei lavoratori. Questo approccio ha consentito di sviluppare programmi mirati a migliorare le performance dei singoli e dell’organiz2 Ad esempio, il metodo Forma® (registrato presso il Ministero dell’Industria), utilizzato da grandi aziende e pubbliche amministrazioni, fornisce indicatori di tipo quantitativo sul gap di competenze sintetizzando informazioni di tipo qualitativo (quali figure sono coinvolte nelle varie attività, quali competenze sono necessarie per svolgere tali attività e quali competenze sono possedute da tali figure; cfr. Certiskills, project “Dalla competenza alla certificazione”, http://www.certiskills.net/). Le informazioni qualitative vengono elaborate, per ottenere indicatori quantitativi, mediante varie procedure (fra le quali la più efficace è quella implementata nel software Prometheos da Satef s.r.l., partner del Gruppo Italia Forma; cfr. http://web.tiscali.it/satef/prometheos.htm). Definire figure professionali tramite testimoni privilegiati 197 zazione, sforzandosi di mettere le risorse giuste ai posti giusti. Esso può essere utile per la definizione delle posizioni organizzative, per la messa a punto di percorsi di sviluppo professionali e per la gestione di piani di mobilità. L’approccio “per competenze” risulta, dunque, una nuova ed efficace chiave di lettura del problema di definizione della professionalità nell’attuale processo evolutivo del mondo del lavoro. Per comprenderne l’importanza, occorre procedere in un breve excursus sul concetto stesso di competenza. 2.1 Le competenze Secondo White (1959), la competenza è una generale capacità dell’uomo di interagire efficacemente con l’ambiente, pertanto è anche abilità, possibilità, capacità, efficienza. Essa non è una proprietà fissa, ma implica una capacità generativa nella quale le abilità cognitive, sociali e comportamentali possono essere organizzate per raggiungere più scopi. Secondo Boyatzis (1982), la competenza è una caratteristica intrinseca di un individuo collegata ad una performance eccellente in una mansione, e si compone di motivazione, immagine di sé, ruoli sociali, conoscenze e abilità. Sulla stessa lunghezza d’onda sono Spencer e Spencer (1993) che definiscono la competenza come “una caratteristica intrinseca individuale che è causalmente correlata ad una performance efficace e/o superiore in una mansione o in una situazione, e che è misurata sulla base di un criterio prestabilito”. Gli Spencer approfondiscono il legame fra la competenza e la performance, rilevando un nesso di causalità e di prevedibilità in questa relazione. Individuano cinque tipi di competenze: Ö le motivazioni – che attengono alla voglia di fare; Ö i tratti di personalità – la propensione personale ad agire in un certo modo; Ö l’immagine di sé – la percezione del proprio io e la fiducia in sé; Ö la conoscenza di discipline o tecniche; Ö la capacità di svolgere determinate attività fisiche o intellettive. Per gli scopi sopra enunciati è importante che un’organizzazione complessa provveda alla redazione di un inventario delle competenze, ossia alla identificazione delle competenze, alla classificazione delle caratteristiche e dei ruoli e delle mansioni svolte dal personale per definire le conoscenze e le abilità necessarie. Si parte, in genere, dalla rilevazione delle attività (job description), per poi scomporre i ruoli e le mansioni in comportamenti che rappresentano le azioni necessarie per svolgere le diverse attività (Levati, 1992; Levati e Saraò, 1998). Si perviene così alla formulazione dell’inventario delle competenze fondamentali che i responsabili delle diverse posizioni organizzative devono possedere. Ovviamente tale inventario va rivisto periodicamente ed aggiornato in caso di modifiche all’organizzazione aziendale. 198 2.2 Progettazione di percorsi formativi mediante skill gap analysis I bilanci delle competenze Per definire un bilancio delle competenze (Lemoine, 2002), si analizza prima il quadro di competenze posseduto da ciascun candidato e quello delle competenze necessarie per ricoprire il ruolo assegnato. L’analisi delle competenze possedute consiste generalmente in un’autovalutazione delle performance che riguarda sia la sfera psicologica che quella delle capacità operative. La valutazione soggettiva della propria abilità è correlata alla capacità di svolgere efficacemente un’attività diretta al raggiungimento di un obiettivo. Per un individuo, indagare sulle proprie competenze (e dunque sugli aspetti della personalità che hanno peso in termini di interessi, motivazione, conoscenze, attitudini e ambizioni) può essere molto importante ed utile per pianificare il proprio percorso di crescita professionale e personale. Il bilancio delle competenze si esplica essenzialmente nella analisi di quattro elementi chiave dell’individuo: bilancio di personalità (chi è in realtà); attitudini personali e professionali (cosa sa realmente fare); potenzialità (cosa può fare); obiettivi (cosa vorrebbe fare). Il bilancio delle competenze è dunque un vero e proprio check-up professionale, da inquadrare in un’ottica non solo di orientamento, poiché costituisce una fase importante per la programmazione degli interventi di formazione continua. È noto che le necessità di apprendimento interessano tutto l’arco della vita di una persona. Appunto tramite il bilancio di competenze è possibile valutare le differenze tra le capacità richieste per ricoprire una determinata posizione e le abilità effettivamente possedute dal titolare della posizione (o da chi aspira ad essa). In questo contesto si utilizza la valutazione del potenziale del personale tramite assessment center3. Detta valutazione è incentrata sulla congruenza fra le caratteristiche psico-attitudinali possedute e quelle richieste dall’organizzazione in termini di copertura ottimale di un ruolo organizzativo. Per l’azienda, la valutazione rappresenta un’occasione per conoscere capacità e motivazioni dei collaboratori e per pianificare interventi gestionali coerenti con le necessità aziendali ed i potenziali degli individui. In genere, dopo la definizione degli obiettivi aziendali, dell’organigramma e del mansionario, si procede all’analisi dei profili e delle caratteristiche professionali (competenze, capacità e orientamenti) coerenti con i diversi ruoli da ricoprire. In 3 Sugli scopi e le caratteristiche dell’assessment center esiste una ricca bibliografia. Per addentrarsi nel tema si possono consultare: Balzaro, De Carlo e Robusto (1990); Augugliaro (1991; 1993); Augugliaro e Majer (1993); Levati e Saraò (1993; 1998); Augugliaro e Majer (2001); Gallo e Boerchi (2004); Levati e Mariani (2004). Definire figure professionali tramite testimoni privilegiati 199 funzione di tali ruoli si definiscono le prove più adatte alla rilevazione delle informazioni necessarie. Le prove sono spesso simulazioni di attività tipiche delle posizioni organizzative considerate. Dopo aver portato a termine le sessioni di assessment, si procede con l’elaborazione dei profili e con la restituzione delle analisi agli interessati. 2.3 Skill gap analysis La misura del divario tra le competenze richieste e quelle effettivamente possedute (skill gap analysis), ha il fine di evidenziare le aree sulle quali l’individuo è adeguato alle attese della posizione che ricopre (o che vorrebbe ricoprire), quelle nelle quali le supera e quelle nelle quali deve investire in termini di aggiornamento e formazione. Un’azienda che voglia essere o restare competitiva investe sulla skill gap analysis non solo per scoprire se i propri dipendenti sono idonei a fare ciò che fanno o se gli aspiranti dipendenti sono in grado di operare in azienda, ma anche e soprattutto per valutare la convenienza di intraprendere percorsi formativi adeguati alle reali mancanze dei dipendenti, ottimizzandone la struttura. Non sono poche le strategie che possono far uso di metodiche statistiche in grado di rielaborare i risultati di una skill gap analysis. Esse hanno in comune le informazioni di partenza, ossia la conoscenza di quali competenze siano necessarie in azienda (e a quale livello), e di quali competenze disponga l’individuo. Le indagini di autovalutazione possono essere incrociate con quanto affermano colleghi e superiori (360°-assessment). In entrambi i casi, dovranno essere disponibili informazioni sul livello di competenze richieste in azienda (e/o con quale frequenza vengano richieste) e sul livello di competenze possedute dal singolo. Tali informazioni, peraltro, possono essere ottenute anche tramite simulazione di procedure aziendali, come previsto nell’assessment center, eventualmente anche con inserimento di episodi critici per valutare correttamente le capacità di problem solving dell’individuo. Quali siano le competenze da valutare dipende dall’obiettivo aziendale. In alcune aziende, ad esempio nel campo di servizi, si può assegnare maggiore importanza al bilancio di personalità e al sapere, inserendo nel “saper fare” anche la capacità di intrattenere rapporti umani positivi. In altre aziende, può essere utile mantenere una netta distinzione fra, da una parte, il sapere e il saper fare, vale a dire le competenze professionali “di base” e le competenze tecniche e specialistiche, e d’altra parte il “saper essere”, le attitudini personali (Gallo e Lorè, 2006). 200 3. Progettazione di percorsi formativi mediante skill gap analysis La misura dei gap individuali Solitamente, la skill gap analysis viene realizzata confrontando, in modo ragionato, indicazioni di tipo qualitativo fornite dal dipendente o dal responsabile con indicazioni sulle competenze necessarie per ricoprire un determinato ruolo professionale. Ciò comporta l’impegno di personale molto specializzato. Sulla base della descrizione (qualitativa) dei gap, basata sulla valutazione della presenza/assenza di alcune conoscenze e abilità nel patrimonio culturale dal lavoratore, in ragione di ciò che è necessario per le attività aziendali4, si sceglie se intervenire o meno per colmare tali discrepanze oppure si decide quale sia il candidato più adatto a ricoprire un certo ruolo. Il metodo che si propone nel seguito adotta un approccio di tipo quantitativo. Sotto l’ipotesi che i soggetti coinvolti nel processo di valutazione siano in grado di quantificare in modo abbastanza preciso le variabili oggetto di giudizio (le proprie competenze), fornisce una procedura abbastanza snella per individuare dei percorsi di sviluppo professionale in grado di rendere più efficiente l’organizzazione aziendale, riducendo al minimo l’investimento in formazione dei soggetti coinvolti. L’innovatività della proposta risiede nel fatto che con questo approccio si tenta una quantificazione dei divari dei singoli soggetti, fornendo una metodologia che minimizza l’intervento degli esperti in formazione continua e in pianificazione e organizzazione aziendale, tentando di sostituire con procedure semiautomatiche di raggruppamento quelle attività che di solito sono fatte mediante scelte soggettive. Le metodologie utilizzabili cambiano secondo le situazioni concrete e non è proponibile un approccio valido per ogni situazione. Inoltre, la nostra proposta riguarda solo una parte delle attività conseguenti all’attività di assessment e alla redazione dei bilanci di competenze, ovvero la pianificazione delle attività di formazione continua (escludendo, dunque, la definizione di percorsi di sviluppo professionali e la scelta delle posizioni organizzative), anche se i concetti di fondo della nostra proposta possono essere utilmente estesi a considerare anche tali situazioni. L’ottica in cui ci si pone è quella di un ente di formazione che abbia ricevuto mandato da un consorzio di imprese piuttosto eterogenee di redigere i bilanci di competenze dei lavoratori delle imprese consorziate e di pianificare l’attività di formazione in funzione della skill gap analysis. La procedura di valutazione è la seguente. Per ogni profilo lavorativo, si redige una mappa delle competenze ritenute necessarie, attribuendo un punteggio al livello di necessità di dette competenze (auspicabilmente, su scala 1-100). 4 La valutazione, il più delle volte, è soggettiva. Talvolta, come nel caso del software Prometheos, viene “oggettivizzata” tramite un’interfaccia che guida il valutatore nell’organizzazione delle informazioni rilevate e fornisce poi indicatori sintetici (espressi su scala quantitativa) del livello di attenzione richiesto per ogni attività aziendale e/o dell’aderenza del profilo della figura a ciò che da essa si richiede (Magistrali e Colombo, 1999). Definire figure professionali tramite testimoni privilegiati 201 Senza entrare nei dettagli dei metodi per la individuazione delle diverse competenze per ciascun profilo lavorativo, possiamo pensare di utilizzare la classificazione ISFOL in competenze di base, specialistiche, trasversali. Per definire questo benchmark ideale per ciascun profilo lavorativo, si può (secondo un approccio top-down) ricorrere ad esperti in organizzazione aziendale, oppure si può chiedere ai responsabili delle varie funzioni aziendali di indicare i benchmark per ogni posizione organizzativa di loro competenza. In alternativa, si può (secondo un processo bottom-up) domandare ai diversi lavoratori di indicare quali sarebbero le conoscenze necessarie per svolgere il proprio lavoro e quello dei colleghi con cui interagiscono maggiormente per lo svolgimento dell’attività lavorativa. In quest’ultimo caso, è comunque opportuno un processo di revisione da parte di esperti, non essendo scontato che le persone che occupano una posizione organizzativa siano in grado di identificare il benchmark ideale, espresso in termini di competenze. Analogamente, per ciascun soggetto che ricopre una posizione organizzativa o che si candida a tale ruolo, si deve ottenere, nella medesima scala (1-100), il punteggio che questi attribuisce al proprio livello di padronanza delle competenze necessarie per svolgere tale lavoro (o, nella valutazione incrociata, il livello di padronanza che i suoi colleghi e superiori gli attribuiscono). Infine, poiché non tutte le competenze necessarie per ricoprire un determinato ruolo sono utilizzate con la stessa frequenza, è utile considerare anche un punteggio relativizzato alla frequenza di utilizzo di ciascuna competenza per lo svolgimento delle mansioni assegnate in azienda. Anche questa valutazione può essere richiesta ai responsabili delle diverse funzioni aziendali, oppure al dipendente stesso. Il vantaggio dell’approccio proposto – rispetto a quelli basati su criteri qualitativi – consiste nella possibilità di ottenere un indicatore quantitativo in grado di valutare la differenza, appunto il gap, fra le competenze necessarie e quelle effettivamente possedute da ciascun lavoratore, tenendo conto anche della frequenza con cui si ritiene che dette competenze siano utilizzate. L’indicatore Gij di gap per la j-esima competenza si ricava dalla formula: ­k j 1 se Fij ! F0j Gij = (Nij - Pij)·× kj ; ® ¯k j 0 altrimenti e N ij ! Pij , dove Nij indica il punteggio di necessità assegnato dall’i-esimo intervistato alla jesima competenza, Pij indica il punteggio attribuito al livello di competenze possedute dal lavoratore e Fij indica la frequenza di utilizzo della competenza da parte del lavoratore medesimo5, mentre F0j è la frequenza di utilizzo che, nel benchmark ideale 5 Per il calcolo di Nij, Pij e Fij si può utilizzare la media tra i punteggi attribuiti dal lavoratore e quelli attribuiti dai colleghi o dai superiori. Agendo così nel caso di Pij si rientrerebbe nei canoni del 360° assessment). In questo modo la valutazione del gap terrebbe conto sia dell’esperienza di chi quotidianamente ricopre certi ruoli, sia della valutazione dei “clienti interni” e dei decision maker. 202 Progettazione di percorsi formativi mediante skill gap analysis dell’azienda, rappresenta la soglia sopra la quale la carenza di competenze rappresenta un problema a cui porre rimedio (tenendo conto dei costi della formazione). Il termine kj consente di prendere in considerazione solo i divari positivi, per cui l’indicatore è nullo tutte le volte che il punteggio assegnato al livello di competenza posseduta è maggiore del punteggio assegnato a quella necessaria (Nij>Pij) e se la frequenza di utilizzo di tale competenza è minore del livello soglia prefissato. Se opportuno ai fini descrittivi, Gij può essere standardizzato utilizzando, ad esempio, il campo di variazione teorico: informazione facilmente ricavabile dai dati, posto che, annullandosi Pij quando è maggiore di Nij, il campo di variazione è semplicemente fornito da max(Ni). L’indicatore assume così valori compresi fra 0 e 1, eventualmente moltiplicabili per 100 per una migliore leggibilità. La standardizzazione, tuttavia, è ininfluente ai fini degli algoritmi proposti nella presente nota. L’indicatore Gij è anche utilizzabile per ottenere indicatori sintetici (di uso descrittivo o comparativo) relativi all’adeguatezza dei lavoratori di un’azienda o di un’insieme di imprese. Tale sintesi può essere eseguita mediante una semplice media aritmetica dei rispettivi indicatori di gap individuale. Allo stesso modo, è possibile ricavare per media aritmetica la “competenza media” Gi dell’i-esimo lavoratore o il “livello medio aziendale” Gj per la j-esima competenza. Detti indicatori si riconducono in parte all’ultima versione del CSI – customer satisfaction index, elaborato entro il modello SERVQUAL da Parasuraman et al. (1991)6. L’indicatore Gij consente una notevole flessibilità nella gestione delle diverse esigenze aziendali, perché, in funzione delle situazioni operative e del budget disponibile, è possibile inserire negli algoritmi uno o più filtri per escludere le situazioni meno gravi, agendo sia sul livello di soglia del divario che sulla soglia di utilizzo, tenendo conto degli interessi aziendali. A titolo esemplificativo, per ridurre il numero dei dipendenti da formare, si possono escludere dal programma i lavoratori che hanno gap effettivi variabili tra 1/10 e 1/5 del valore massimo (secondo le caratteristiche e le disponibilità dell’azienda), incentivandoli ad intraprendere azioni di auto-apprendimento. L’utilizzo dell’indicatore di gap individuale per la costruzione dei percorsi formativi da realizzare a seguito della mappatura dei fabbisogni e per l’identificazione delle persone inserire nei programmi formativi potrebbe destare qualche perplessità fra gli esperti di formazione continua, poiché è noto che non tutte le competenze hanno la stessa importanza per lo svolgimento di una attività lavorativa in azienda, né la medesima importanza per tutti coloro che svolgono tale attività. In realtà, l’indice riesce a tener conto di tale diversità sia in fase d’individuazione dei benchmark di competenze ideali che nell’attribuzione del punteggio relati6 Entrambi gli indicatori appartengono alla famiglia degli indicatori soggettivi di qualità: che si tratti di customer satisfaction (CSI) oppure, come nel caso presente, di skill satisfaction (soddisfazione per l’adeguatezza delle competenze necessarie in azienda). Definire figure professionali tramite testimoni privilegiati 203 vo alla frequenza di utilizzo. Una carenza in una competenza fondamentale, infatti, produrrà un punteggio alto, mentre lacune in una competenza intrinsecamente importante ma raramente utilizzata per il lavoro forniranno comunque un punteggio nullo, in quanto per l’azienda sarà più conveniente fare ricorso a competenze specialistiche esterne (outsourcing) piuttosto che alla formazione per il proprio personale su quella specifica materia. 4. Costruzione di percorsi formativi a partire dall’indicatore Gij Dall’indice Gij è possibile ottenere indicazioni precise per la costruzione di percorsi formativi finalizzati allo sviluppo professionale dei lavoratori e all’incremento dell’efficienza organizzativa. Quando siano stati esclusi dall’insieme dei dipendenti di un’azienda o di un consorzio di imprese quelli che non necessitano di formazione (o per i quali non risulta conveniente, ai fini aziendali, programmare tali attività), in ragione delle diverse situazioni operative, si possono adottare le soluzioni seguenti: 1) costruzione di micro-moduli formativi (Par. 4.1); 2) costruzione di percorsi formativi mediante una procedura automatica di assegnazione degli allievi ai singoli corsi (Par. 4.2); 3) costruzione di percorsi formativi tramite analisi fattoriale delle competenze necessarie (Par. 4.3). 4.1 Micro-moduli formativi La costruzione di micro-moduli formativi è opportuna quando si è alla presenza di un cospicuo numero di dipendenti con gap nelle varie competenze. In questo caso, l’elevato numero dei corsisti e l’eterogeneità dei fabbisogni suggeriscono la realizzazione di micro-moduli distinti per ciascuna competenza per la quale sia stata evidenziata la presenza di un divario. I micro-moduli andranno, a loro volta, distinti in due o al massimo tre livelli, provvedendo così corsi di livello base, intermedio e avanzato, a seconda del punteggio attribuito alle competenze possedute ed a quelle necessarie. Infatti, ove il livello di competenze possedute sia basso e siano necessarie competenze elevate, il dipendente potrebbe frequentare sia corsi base che di livello superiore, mentre se le competenze necessarie sono di livello inferiore è consigliabile solo il corso di base7. 7 Per semplicità, nello schema dell’algoritmo sono descritte solo le tipologie di corsi “base” e “avanzati”, ma la procedura è facilmente modificabile per l’inserimento di moduli intermedi. Progettazione di percorsi formativi mediante skill gap analysis 204 Figura 1. Algoritmo per la costruzione di micro-classi per la copertura di gap formativi Definizione della soglia di utilizzo (benchmark) Identificazione dei gap formativi Analisi nuovi parametri Definizione della soglia di gap oltre cui intervenire No, le risorse sono meno consistenti del necessario Le risorse disponibili per la formazione sono sufficienti? Sì, ma non è possibile impegnarle tutte insieme Sì Analisi delle priorità (scheduling) Definizione di soglie di importanza e di possesso delle competenze Il soggetto con gap viene assegnato a un corso di base Costruzione classi di micro-moduli di base (vincoli organizzativi) Il livello di competenza posseduto è maggiore o minore della soglia prevista? Analisi delle competenze dei dipendenti > Il soggetto con gap viene assegnato a un corso avanzato Il livello di necessità della > competenza è maggiore o minore della soglia prevista? Costruzione classi di micro-moduli avanzati (vincoli organizzativi) Organizzazione dei percorsi formativi costituiti da micro-moduli in sequenza (identificazione della sequenza ottimale) Verifica compatibilità dei risultati ottenuti (Eventuale correzione di criteri di soglia e di assegnazione) Definire figure professionali tramite testimoni privilegiati 205 Se alcuni moduli sono troppo affollati, si possono prevedere più edizioni dello stesso corso o la suddivisione dei moduli in più classi. Particolare attenzione va dedicata alla formulazione del calendario, onde evitare l’accavallamento o la sovrapposizione di moduli destinati agli stessi corsisti, e alla scansione logica degli argomenti e delle propedeuticità fra i corsi dei diversi livelli. Per formare le classi, si terrà conto degli usuali vincoli, quali: numero di postazioni disponibili per aule e laboratori (ad esempio, non più di 30 corsisti per ogni aula) oppure minimo numero di corsisti necessari per ammortizzare il costo del corso (almeno 15 per ogni corso). Nella Fig. 1 è riportato, nei suoi tratti essenziali, l’algoritmo pratico che può essere utilizzato per la costruzione di percorsi formativi in micro-classi (in alcuni nodi sono sintetizzate, fra parentesi e con carattere corsivo, le decisioni accessorie che vanno assunte, volta per volta, da parte degli esperti dell’organizzazione). Apparentemente, questa soluzione è la più semplice ed efficiente, oltre che la più prossima alle usuali strategie formative, ma presenta non pochi problemi di tipo logistico. Innanzitutto, per poter essere applicata, richiede che l’azienda abbia un gran numero di dipendenti “in difficoltà”, in modo da poter assicurare a ciascun micro-modulo un numero di corsisti tale da giustificarne il costo. Inoltre, le competenze che danno titolo al modulo devono essere sufficientemente distinte, in modo da poter costruire dei percorsi di apprendimento idonei a potenziarle. Infine, può costituire una seria difficoltà l’identificazione della miglior sequenza di micro-moduli, ove questi siano eccessivamente numerosi, ed occorre abilità da parte dei formatori per operare eventuali correzioni ai criteri di assegnazione alle classi. Il vantaggio nell’utilizzo di tale soluzione risiede, oltre che nella semplicità dell’attuazione del piano formativo, nel notevole contenimento dei costi aziendali. Infatti, organizzando in modo accurato le attività formative, ogni lavoratore sarà sottratto all’attività lavorativa solo per brevi periodi e per colmare le lacune individuate dal proprio indicatore Gij. 4.2 Assegnazione automatica degli allievi ai corsi Se il numero dei potenziali corsisti non è tale da consentire la programmazione di un elevato numero di mini-corsi, può essere proficuo aggregare mediante cluster analysis i dipendenti il cui valore di Gij sia simile ed abbastanza elevato. L’individuazione del numero dei corsi e l’identificazione dei corsisti avvengono contestualmente, con una procedura semplice e oggettiva. Vi è tuttavia un notevole margine per l’intervento dei decision maker, che possono decidere tra varie alternative in termini di numerosità di corsi e, conseguentemente, di numero di corsisti per gruppo classe. Se per qualche cluster il numero dei corsisti fosse superiore rispetto ai posti disponibili in aula, si possono organizzare più sessioni dello stesso corso. Progettazione di percorsi formativi mediante skill gap analysis 206 Figura 2. Algoritmo per la costruzione di percorsi formativi mediante procedura automatica di assegnazione dei corsisti (con cluster analysis) Definizione della soglia di utilizzo (benchmark) Identificazione dei gap formativi Analisi nuovi parametri Definizione della soglia di gap oltre cui intervenire No, le risorse sono meno consistenti del necessario Le risorse disponibili per la formazione sono sufficienti? Sì, ma non è possibile impegnarle tutte insieme Sì Analisi delle priorità (scheduling) Analisi delle competenze dei dipendenti Selezione dei soggetti con gap in almeno una competenza Applicazione della cluster analysis ai soggetti selezionati per identificare quelli con maggiore somiglianza nella configurazione dei gap Taglio del dendrogramma e costruzione dei singoli percorsi (rami del dendrogramma) Definizione delle soglie di importanza e di possesso Applicazione delle soglie Il livello di competenza posseduto è maggiore o minore della soglia prevista? Il soggetto con gap viene assegnato a un corso di base Eventuale modifica dei criteri di taglio > Il soggetto con gap viene assegnato a un corso avanzato Il livello di necessità della competenza è maggiore o minore della soglia prevista? > Verifica compatibilità dei risultati ottenuti Definire figure professionali tramite testimoni privilegiati 207 La procedura di raggruppamento dovrà essere in grado di tener conto dei due (o tre) diversi livelli di competenza necessari, distinguendo quindi le competenze fra “elementari” e “avanzate”, per cui i gruppi-classe individuati saranno stratificati, in uscita, per competenze omogenee e per livello di preparazione. Nella Fig. 2 viene presentata la soluzione più semplice, con due soli livelli formativi (viene infatti escluso il livello “medio”), ma è immediata l’estensione a tre livelli, dovendo solo aggiungere un ulteriore operazione di verifica della soglia “di necessità” al secondo nodo decisionale. L’algoritmo schematizzato, peraltro, pone in evidenza il parallelismo che sussiste con il primo metodo, fino all’ultima decisione assunta dagli operatori umani: invero, questa procedura utilizza la medesima analisi dei gap del metodo precedente, ma va applicata quando il numero dei corsisti identificati non risulta sufficientemente elevato, poiché consente, grazie all’aggregazione di alcuni micro-moduli, di costruire un percorso formativo più economico. La procedura proposta è quasi completamente automatizzata, tuttavia è necessario l’intervento umano per la definizione della soglia d’importanza delle competenze in azienda e per altre scelte concernenti gli obiettivi e i vincoli organizzativi e per un’attenta verifica sulla congruità dei risultati ottenuti. 4.3 Analisi fattoriale dei gap di competenze La terza soluzione proposta, applicabile se il numero di potenziali corsisti è ridotto, prevede che l’articolazione dei percorsi formativi sia effettuata mediante un’analisi fattoriale condotta sui benchmark di competenze necessarie per svolgere un determinato lavoro e per i soli dipendenti che hanno fatto rilevare divari in tali competenze, nell’ipotesi abbastanza verosimile che vi siano gruppi di competenze fortemente correlate fra loro e che i dipendenti con rilevanti carenze in una abbiano carenze anche in altre competenze correlate. In pratica, attraverso l’analisi delle componenti principali (applicata all’insieme dei soggetti con svantaggio di competenze), si individuano i fattori più importanti in cui sono raggruppate le diverse competenze necessarie. Una volta determinata l’articolazione dei temi e degli argomenti da trattare per ciascun corso, ovvero scelte che siano le materie che saranno oggetto di un certo percorso di studio, si procede all’individuazione dei corsisti di ciascun corso, sulla base dei valori dei gap di competenze rilevati dall’indicatore Gij. L’assegnazione dei corsisti ai diversi corsi è dunque realizzata in base ai risultati dell’analisi fattoriale, escludendo (corso per corso) coloro che non hanno carenze superiori alla soglia prefissata in alcuna delle competenze che sono oggetto del corso. Per ciascun percorso, si potranno identificare due o tre livelli formativi (da “elementare” ad “avanzato”) in base al livello d’importanza delle competenze richieste in azienda ed al livello posseduto dai corsisti. Progettazione di percorsi formativi mediante skill gap analysis 208 Figura 3. Algoritmo per la costruzione di percorsi formativi tramite analisi fattoriale delle competenze necessarie Definizione della soglia di utilizzo (benchmark) Identificazione dei gap formativi Analisi nuovi parametri Definizione della soglia di gap oltre cui intervenire No, le risorse sono meno consistenti del necessario Le risorse disponibili per la formazione sono sufficienti? Sì, ma non è possibile impegnarle tutte insieme Sì Analisi delle priorità (scheduling) Analisi delle competenze dei dipendenti Selezione dei soggetti con gap in almeno una competenza Applicazione dell’analisi fattoriale (con metodo delle componenti principali) ai soggetti selezionati per identificare le competenze necessarie maggiormente correlate fra loro Identificazione delle competenze più correlate ai fattori Definizione delle soglie di importanza e di possesso Applicazione delle soglie Il livello di competenza posseduto è maggiore o minore della soglia prevista? Il soggetto con gap viene assegnato a un corso di base Eventuale modifica dei criteri di analisi > Il soggetto con gap viene assegnato a un corso avanzato Il livello di necessità della competenza è maggiore o minore della soglia prevista? > Verifica compatibilità dei risultati ottenuti Definire figure professionali tramite testimoni privilegiati 209 Nella Fig. 3, per semplicità di esposizione, è riportata la soluzione a due livelli formativi. Per il secondo e il terzo dei metodi qui presentati, è presumibile che alcuni allievi siano inseriti in qualche percorso formativo pur avendo deficit solo in alcune delle competenze necessarie. Tuttavia, volendo privilegiare una visione di insieme dei problemi aziendali, è senz’altro utile investire nella formazione del proprio personale anche in situazioni per le quali non sono state evidenziate necessità impellenti. È opportuno, dunque, calcolare gli errori di assegnazione, ovvero quantificare le ore di formazione che i dipendenti sono chiamati a svolgere in materie per le quali non emergono rilevanti situazioni di deficit. Appare evidente che, quanto più articolati e lunghi saranno i percorsi formativi determinati mediante cluster analysis o analisi fattoriale, tanto più grande sarà il rischio di dispersione delle risorse destinate alla formazione. Anche questo può essere un parametro per la determinazione del numero ottimale di percorsi formativi da avviare. 5. Sperimentazione del metodo Le due ultime procedure proposte (Paragrafi 4.2 e 4.3) sono state applicate utilizzando le risultanze di un’indagine sulle competenze nel settore informatico barese (cfr: Crocetta e D’Ovidio, 2008). A fini applicativi, i metodi sono stati semplificati, in parte a causa di limiti dell’indagine e in parte per la necessità di evitare complicazioni operative e difficoltà nell’interpretazione dei risultati. Nell’indagine, le valutazioni sulle sedici tipologie di competenze specialistiche in osservazione sono espresse su scala 1-5, e questo è il primo limite con cui occorre confrontarsi. Un altro limite è la mancanza di benchmark aziendali analitici, per cui, nella scelta delle soglie di intervento, ci siamo attenuti ad indicazioni di massima. Abbiamo innanzitutto escluso dal database gli intervistati che non avevano necessità di aggiornarsi o per i quali, essendo minimo il differenziale riscontrato fra i valori attribuiti alle competenze utilizzate in azienda e quelli spettanti alle competenze possedute8, non era conveniente provvedere all’aggiornamento. Su un campione di 221 lavoratori del settore, si sono evidenziate ben 109 situazioni in cui vi era al8 Ossia non superiore ad un punto, sul massimo di cinque; con gap nullo o minimo, in effetti, è più conveniente un’attività di auto-aggiornamento. Nel calcolo dell’indicatore di gap, inoltre, per ogni competenza si è assunta come soglia di intervento una frequenza minima di utilizzo (F0j) pari a quella valutata con punteggio 2. La medesima soglia è stata assunta, per la determinazione dei corsi di base o avanzati, in riferimento al livello di padronanza delle competenze, mentre per la loro necessità in azienda è stato posto come discriminante un punteggio pari a 3 (intermedio fra minimo e massimo). 210 Progettazione di percorsi formativi mediante skill gap analysis meno un differenziale di competenze rilevante, su cui intervenire con formazione mirata. Tale numero, anche quando è consistente, è insufficiente ad organizzare microcorsi, soprattutto tenendo conto della loro tipica esigua numerosità (da due a dieci frequentanti, numero insufficiente a costituire una classe). Nel seguito, si effettua la selezione in base alla cluster analysis, distinguendo i gap di ciascuna competenza secondo che il livello di possesso sia inferiore o superiore ad una soglia9. Questo criterio di rilevazione presuppone che i corsi siano di livello elementare oppure avanzato. La tecnica di raggruppamento utilizzata è il metodo di Ward, applicato alla distanza di potenza di parametri (2,4) fra gli indici di gap, corrispondente alla radice quarta della distanza euclidea che si è rivelata, sperimentalmente, la misura di distanza più adeguata in termini di omogeneità e interpretabilità dei raggruppamenti. Figura 4. Cluster analisys dei gap di competenze informatiche nell’area di Bari. Distanza riscalata fra le combinazioni di cluster 0 5 10 15 20 25 Gap rilev. +---------+---------+---------+---------+---------+ Comp.base C ņŎņņņņņņņņņņņņņʼn Comp.base F ņŋ Ōņņņņņņņņņņņʼn Comp.base D ņņņņņņņņņņņņņņņŋ Ōņņņņņʼn Comp.base A ņņņņņņņņņņņņņņņŎņņņņņʼn Ň Ň Comp.base H ņņņņņņņņņņņņņņņŋ Ōņņņņņŋ Ň Comp.base B ņņņņņņņņņņņņņņņņņņņņņŋ Ōņņņņņņņņņņņņņņņʼn Comp.spec.E ņņņņņņņņņņņņņņņŎņņņņņņņʼn Ň Ň Comp.spec.G ņņņņņņņņņņņņņņņŋ Ōņņņʼn Ň Ň Comp.spec.B ņņņņņņņņņņņņņņņņņŎņņņņņŋ Ōņņņņņŋ Ň Comp.spec.C ņņņņņņņņņņņņņņņņņŋ Ň Ō Comp.spec.F ņņņņņņņņņņņņņņņņņņņņņņņņņņņŋ Ň Comp.base I ņņņņņņņņņņņņņņņņņņņņņņņņņņņņņŎņņņņņņņʼn Ň Comp.spec.A ņņņņņņņņņņņņņņņņņņņņņņņņņņņņņŋ Ōņņņʼn Ň Comp.base G ņņņņņņņņņņņņņņņņņņņņņņņņņņņņņņņņņņņņņŋ Ōņņņņņņņŋ Comp.base E ņņņņņņņņņņņņņņņņņņņņņņņņņņņņņņņņņņņņņņņņņŋ Competenze: Base_A Installazione hardware e periferiche Base_B Gestione di sistemi operativi Base_C Word processor (elaborazione di testi) Base_D Utilizzo di fogli elettronici Base_E Uso di database (Oracle, SQL server, ecc.) Base_F Navigazione in internet Base_G Realizzazione di siti web Base_H Multimedia (elaborazione suoni, video ecc.) 9 Base_I Spec_A Spec_B Spec_C Spec_D Spec_E Spec_F Spec_G Installazione reti di trasmissione dati Progettazione e calcolo reti di trasm. dati CAD/CAM/CAE Progettazione assistita Programmazione macro di fogli elettronici Progettazione e gestione di data base Programmazione in Basic, Pascal, Delphi Programmazione HTML, PHP, XML, Java Programmazione in Assembly, C, C++ ecc. Non sono stati individuati differenziali significativi nella competenza specialistica “SpecD: Progettazione e gestione di database”. Definire figure professionali tramite testimoni privilegiati 211 L’applicazione della cluster analysis (Fig. 4) ha condotto all’individuazione di due percorsi principali, il primo dei quali si può suddividere a sua volta in due rami ben definiti: quello delle competenze di base e quello delle competenze specialistiche. L’altro percorso riguarda le competenze concernenti le reti informatiche (Installazione reti di trasmissione dati e Progettazione di reti di trasmissione dati). La Realizzazione di siti web ha una posizione semi-autonoma e ancor più staccata dalle altre è la competenza nell’Uso di database. La scelta, dunque, spazia fra due grandi percorsi formativi e cinque percorsi di minore ampiezza (comprendenti due micro-corsi singoli). In riferimento a questi scenari, l’errore di attribuzione dei soggetti da formare varia fra 0,15 e 0,30, vale a dire che dal 15% al 30% dei corsisti dovrebbe seguire corsi su competenze in cui non presenta deficit rilevanti. Spetta al management dell’ente formativo, di concerto con i responsabili aziendali, la scelta operativa fra queste soluzioni. Tabella 1. Analisi fattoriale dei gap di competenze informatiche nell’area di Bari. Competenze Installazione hardware e periferiche Gestione di sistemi operativi Word processor (elaborazione di testi) Utilizzo di fogli elettronici Uso di database Navigazione in internet Realizzazione di siti web Multimedia Installazione reti di trasmissione dati Progettazione e calcolo reti di trasm. dati CAD/CAM/CAE Progettazione assistita Programmazione macro fogli elettronici Programmazione in Basic, Pascal, ecc Programmazione HTML, PHP, ecc Programmazione in Assembly, C, ecc. Componenti ruotate (metodo Varimax) 1 2 3 4 5 6 0,76 0,04 0,22 -0,02 0,16 0,01 0,65 -0,10 -0,22 0,14 0,11 0,08 0,01 0,06 0,01 0,82 -0,17 0,06 0,00 -0,03 -0,08 0,70 0,29 -0,12 0,09 0,03 0,06 -0,07 -0,14 0,84 0,11 0,11 -0,14 0,01 0,75 -0,17 0,03 0,06 0,14 0,58 0,20 0,55 0,27 -0,08 0,72 -0,16 0,12 0,01 0,78 0,04 0,11 -0,05 -0,06 0,02 0,49 0,25 0,13 -0,12 -0,16 -0,45 0,03 0,25 0,54 -0,09 -0,11 0,18 -0,10 0,17 0,64 0,14 -0,18 -0,27 0,04 0,76 0,19 0,10 0,17 -0,06 -0,05 0,69 -0,01 -0,20 0,31 0,09 0,06 0,79 0,08 0,10 -0,23 -0,07 L’analisi fattoriale con il metodo delle componenti principali categoriali10 è stato adottato perché la scala su cui sono rilevate le valutazioni è assimilabile ad una scala ordinale. Il modello selezionato conta 6 fattori che spiegano quasi il 65% della 10 Il metodo delle componenti principali categoriali, o CatPCA (De Leeuw, 1982; De Leeuw & Meulman, 1986), basato su un algoritmo ALSOS-Alternative Least Squares Optimal Scaling, tiene conto di eventuali gerarchie ordinali delle modalità osservate e fornisce in uscita i parametri di scaling delle singole modalità delle variabili, ossia quantificazioni normalizzanti dei punteggi inseriti. 212 Progettazione di percorsi formativi mediante skill gap analysis variabilità complessiva. La rotazione Varimax fornisce i pesi fattoriali mostrati nella Tab. 1, da cui si evince un’apprezzabile separazione delle relazioni individuate, fuorché per la realizzazione di siti web. Aggregando in percorsi formativi distinti le competenze la cui correlazione con i sei fattori è maggiore, si ottiene un errore di attribuzione leggermente superiore al 30%, ragion per cui si ritiene preferibile caldeggiare la precedente soluzione, a meno che non intervengano elementi estranei, come la disponibilità e le competenze specifiche dei formatori, i quali possono avvalorare la scelta di percorsi più “specializzati”, come quelli identificati tramite l’analisi fattoriale. . 5. Considerazioni finali Lo scopo del presente lavoro era quello di fornire un contributo di tipo statistico al tema del bilancio delle competenze. Come è noto, le grandi organizzazioni produttive, nel continuo tentativo di trovare un assetto organizzativo in grado di valorizzare a pieno le risorse umane disponibili, stanno investendo molto nella realizzazione di inventari e di bilanci delle competenze nonché in procedure di assessment center. Si propone di utilizzare l’approccio per la valutazione delle discrepanze fra le competenze che una persona candidata a ricoprire una determinata posizione dovrebbe avere e quelle realmente possedute. Tale valutazione è fatta in termini puramente descrittivi con tutti i limiti derivanti da detto approccio: analisi caso per caso, soggettività delle valutazioni, scarsa confrontabilità con situazioni simili. La soluzione qui proposta tenta di superare i limiti sopra descritti con un approccio quantitativo, dove l’intervento degli esperti è sempre determinante ma si riducono al minimo le valutazioni di tipo soggettivo. La possibilità di compiere una gap analysis basandosi su punteggi consente di confrontare situazioni anche molto diverse, di monitorare nel tempo l’evoluzione delle singole situazioni e di misurarne gli scostamenti. Operando in situazioni molto complesse in termini di eterogeneità dei soggetti da formare, di temi da trattare e di numerosità della popolazione di riferimento, l’utilizzo di un indicatore quantitativo e di tecniche statistiche per ridurre la complessità del fenomeno e per raggruppare casi simili può essere utile sia in termini di riduzione dei costi e dei tempi di realizzazione dell’analisi sia in termini di analiticità dei risultati. La riduzione del livello di soggettività delle valutazioni, se da un lato può rappresentare un vantaggio, espone tuttavia a considerevoli rischi. Negli approcci proposti si utilizzano tecniche piuttosto complesse, solitamente affidabili ma che presuppongono un’ottima conoscenza dei fenomeni oggetto di studio e che le ipotesi di partenza trovino effettivo riscontro nella realtà. Per questo Definire figure professionali tramite testimoni privilegiati 213 motivo, prima di rendere definitivo un progetto di formazione continua realizzato in base alle proposte suesposte è necessario predisporre tutta una serie di controlli di congruità a monte e a valle delle diverse fasi del processo. L’applicazione è stata proficua. Tuttavia, “una rondine non fa primavera”: per convalidare questo metodo saranno necessari altri approfondimenti e applicazioni a casi pratici e il proficuo affiancamento di esperti formatori, soprattutto per la determinazione dei “livelli soglia” ottimali. Inoltre, le proposte presentate possono essere arricchite con nuove varianti. Riferimenti bibliografici AUGUGLIARO P. (1991) L'Assessment Center, uno sguardo internazionale, Risorse Umane in azienda, 5: 1-8 AUGUGLIARO P. (1993) Assessment Center: la storia, il presente, il futuro, Risorse Umane in azienda, 26: 3-6 AUGUGLIARO P., MAJER V. 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Through a measure of discrepancy between competencies needed to perform a certain task and those actually owned by workers playing this task, it is possible to identify situations that require training interventions. The indicator can also be used in the construction of several training courses and for the identification of users of such activities. Keywords: Skills; Assessment center; Skill gap analysis; Training. Un indice per la misura del mismatch tra domanda e offerta di lavoro per laureati applicato alle fonti Excelsior e Centri per l’impiego Paolo Mariani, Biancamaria Zavanella1 Università degli Studi di Milano Bicocca, Dipartimento di Statistica Riassunto: Nel presente lavoro si propone un nuovo indice per misurare l’eterogeneità tra la domanda e l’offerta di lavoro a livello locale. L’indice sintetizza il mismatch che si registra a livello provinciale per quanto attiene all’offerta di lavoratori laureati e alla richiesta di laureati prevista dalle imprese. L’indice è una media ponderata del divario per indirizzo di studio. La metodologia è applicata sulla domanda e sull’offerta di laureati nella provincia di Padova. L’offerta di laureati è ricavata dai centri per l’impiego della provincia; la domanda si delinea dalle informazioni raccolte tramite l’indagine Excelsior. Parole chiave: Mercato del Lavoro, Mismatch, Excelsior; Centri per l’impiego. 1. Introduzione Negli ultimi decenni, il sistema economico è stato contraddistinto da una susseguirsi di cambiamenti riguardanti l’apparato produttivo e i modelli organizzativi delle imprese. Questa tendenza è assecondata da fattori quali ¾ la globalizzazione dei mercati, ¾ lo sviluppo del terziario avanzato, ¾ l’innovazione tecnologica, ¾ l’incidenza delle operazioni finanziarie sull’assetto delle imprese. Le trasformazioni economiche, oltre a determinare un cambiamento del ciclo di vita delle imprese, influenzano le dinamiche del mercato del lavoro. Il tessuto produttivo riceve continui stimoli al cambiamento, che si riflettono sulla condizione 1 Il presente lavoro è stato presentato nell’ambito del progetto “Modelli e metodi per abbinare profili formativi e bisogni di professionalità di comparti del terziario avanzato”, cofinanziato dal MIUR. Coordinatore nazionale è L. Fabbris, coordinatore dell’Unità di Milano è M. Civardi. Pur essendo il frutto di un lavoro comune, i Paragrafi 1, 2, 3 e 5 sono attribuibili a P. Mariani e B. Zavanella, e il Par. 4 a P. Mariani. 216 Un indice per la misura del mismatch tra domanda e offerta di lavoro per laureati applicato alle fonti Excelsior e Centri per l’impiego lavorativa delle persone, la quale da stabile tende a divenire una successione di opportunità lavorative (Mezzanzanica, 2006). I cambiamenti riguardano sia le imprese, chiamate a rinnovarsi e a specializzarsi quali fornitrici di prodotti o servizi, sia i lavoratori, per i quali si profilano nuove figure professionali e forme contrattuali. Di conseguenza, assume rilevanza la capacità di adattamento, tanto delle imprese quanto dei lavoratori, a fronteggiare questi cambiamenti, non subendoli, bensì cogliendo e valorizzando le prospettive che si aprono (Mariani, 2007). Per rispondere alle esigenze delle categorie che interagiscono sul mercato del lavoro, è necessario predisporre un sistema di servizi. Occorre configurare un sistema informativo integrato, attraverso il quale monitorare le dinamiche del mercato e supportare dal punto di vista informativo i decisori politici nella definizione dei servizi di orientamento, formazione, accompagnamento individuale per i lavoratori e di consulenza per le imprese (Battistoni, 2006). La profondità del dettaglio delle informazioni di cui si può disporre, incide sull'efficacia delle risposte ai fabbisogni dei soggetti che interagiscono sul mercato (lavoratori, imprese, enti). La possibilità di fruire di dati disaggregati a diversi livelli di analisi riveste particolare importanza in Italia, dove tra mercati locali si registrano significative differenze. L’opportunità di restringere il campo di osservazione dei fenomeni che interessano l’incontro tra domanda e offerta di lavoro deriva dal progressivo decentramento che ha affidato alle regioni, e da queste alle province, il compito di organizzare e gestire le attività e i servizi inerenti all’occupazione. Un’analisi delle caratteristiche della domanda e dell’offerta locale di lavoro permette di evidenziare l’esistenza di squilibri strutturali dell’area, in base ai quali possono essere indirizzate le politiche locali del lavoro. Se la mancata corrispondenza tra la domanda delle imprese e l’offerta di lavoro è imputabile al fatto che i profili professionali richiesti dalle imprese non trovano riscontro nelle competenze di cui dispongono i lavoratori in cerca di occupazione; emerge un fattore strutturale che pregiudica l’efficienza del mercato del lavoro locale (Petrongolo e Pissarides, 2001). Le competenze sono correlate con varie caratteristiche della persona, come il titolo di studio, l’attività svolta, l’esperienza lavorativa acquisita, il settore in cui opera ed altro ancora. Le competenze sono così variegate da rendere difficoltoso il loro uso a fini di classificazione delle persone. Pertanto, per tracciare una rappresentazione stilizzata del profilo di un lavoratore, si adotta il titolo di studio. Il livello di istruzione e l'indirizzo degli studi suggeriscono la presenza di una forma mentis nella persona, la quale costituisce uno degli elementi tenuti in considerazione da parte delle imprese nel momento dell'assunzione, specie nel caso di giovani che hanno da poco concluso il loro percorso di studi (Assolombarda, 2007). Il presente contributo si articola in cinque paragrafi: il Par. 2 è dedicato a richiamare il concetto di mismatch, inquadrandolo nell’ambito generale delle Definire figure professionali tramite testimoni privilegiati 217 funzioni di matching. Il Par. 3 descrive le principali fonti del mercato del lavoro, sottolineando le caratteristiche salienti di ciascuna di esse, focalizzando l’attenzione sui Centri per l’Impiego – CpI e sull’indagine Excelsior, i primi quali fonti di informazioni dal lato dell’offerta e la seconda da quello della domanda di lavoro. Nel Par. 4, è introdotto e applicato un nuovo indice di mismatch per misurare lo squilibrio tra domanda e offerta di laureati in provincia di Padova. L’ultimo paragrafo (Par. 5) è riservato alle conclusioni. 2. Modelli di incontro tra domanda e offerta di lavoro e mismatch L’incontro tra domanda e offerta di lavoro non è immediato a causa di frizioni che impediscono la corrispondenza istantanea tra posti vacanti e soggetti disposti a lavorare. Le frizioni implicano attività di ricerca dispersive sia da parte dei lavoratori sia da parte delle imprese. Le frizioni sono incorporate nel modello teorico di definizione dell’occupazione, il quale diventa funzione del numero di lavoratori in cerca di occupazione, del numero di imprese che cercano lavoratori e di alcune variabili che riproducono gli effetti delle frizioni, senza necessariamente identificarsi con queste. Il modello si basa sull’assunto che l’attività di ricerca e l’attività di produzione costituiscono due fasi distinte che non si possono sovrapporre, vale a dire che i lavoratori occupati non si dedicano alla ricerca di un nuovo impiego e che i posti di lavoro occupati sono indisponibili per nuovi lavoratori. L’offerta di lavoro è così rappresentata unicamente dai disoccupati e la domanda dai soli posti vacanti. Il numero di posti vacanti V e il numero di disoccupati U sono le variabili inserite nella funzione che esprime il numero di rapporti di lavoro creati. Tale funzione è detta di matching poiché rappresenta l’incontro tra domanda e offerta di lavoro a livello aggregato. La formula generale della funzione di matching è2: M f (U , V ) , dove M è il numero di posti creati in un certo arco temporale. La formula esprime il numero di incontri realizzati in funzione solamente di U e di V, tuttavia la funzione diviene più complessa se si tenta di inserirvi le implicazioni che derivano dalle frizioni. L’esistenza di frizioni impedisce che i lavoratori si collochino immediatamente in corrispondenza dei posti vacanti, affinché ciò avvenga è necessario che trascorra un determinato intervallo, durante il quale alcuni rapporti di 2 La funzione f si assume crescente, concava per entrambi gli argomenti e omogenea di grado 1. 218 Un indice per la misura del mismatch tra domanda e offerta di lavoro per laureati applicato alle fonti Excelsior e Centri per l’impiego lavoro si possono sciogliere. Pertanto, prima che tutti i disoccupati abbiano trovato lavoro e che tutti i posti vacanti siano stati occupati, si aggiungono nuovi disoccupati e nuovi posti da coprire. In definitiva, la presenza di frizioni giustifica un equilibrio che prevede la coesistenza di disoccupati e di posti vacanti. Le frizioni possono dipendere dal fatto che i lavoratori non dispongono di informazioni adeguate sulle esigenze delle imprese e, viceversa, le caratteristiche dei lavoratori possono non collimare con i profili chiesti dalle imprese e, quand’anche tale corrispondenza si realizzasse, i lavoratori e i posti vacanti possono essere in aree diverse (Nosvelli, 2005) per cui è necessario modificare le caratteristiche dei lavoratori o spostarli sul territorio (Turvey, 1977). Tali discrepanze sono indicate con il termine mismatch, che può essere analizzato a diversi livelli di disaggregazione. L’analisi del mancato incontro tra domanda ed offerta di lavoro si sviluppa su due dimensioni principali: le competenze e la localizzazione territoriale. È possibile delineare il profilo dei lavoratori in relazione a queste dimensioni e porlo a confronto con le richieste espresse dalle imprese. Il mismatch di competenze è provocato da un’offerta di competenze da parte dei lavoratori inadeguata rispetto ai fabbisogni espressi dalle imprese. Il mismatch è un concetto empirico che si riconduce alle eterogeneità riscontrabili a diversi livelli di disaggregazione, tuttavia le differenze incidono anche sull’incontro tra domanda e offerta di lavoro in un'ottica aggregata. Il mismatch in una o in entrambe le dimensioni costituisce un fondamento a livello disaggregato per la medesima funzione di matching giacché, se non esiste mismatch, in assenza di ulteriori frizioni, si verifica una corrispondenza immediata tra lavoratori e posti vacanti. D’altro canto, se l’esistenza di squilibrio strutturale motiva la scelta di ricorrere ad una funzione di matching aggregata, nel caso in cui il mismatch vari tanto da non poter essere misurato precisamente, la funzione di matching perde di utilità (Petrongolo e Pissarides, 2001). L’esistenza di mismatch può generare disoccupazione a livello aggregato. Ciò induce a misurare l’intensità dello squilibrio strutturale del mercato quando si definisce una funzione di matching aggregata. Per questo si impiegano indicatori sintetici in grado di fornire indicazioni sull’esistenza di squilibri strutturali (Jackman e Roper, 1987). 3. Le fonti L’analisi delle dinamiche del mercato del lavoro necessita della raccolta e della selezione di informazioni rappresentative, significative e dettagliate, sia dal lato della domanda di lavoro sia da quello dell’offerta. Non esiste una fonte che possa ritenersi Definire figure professionali tramite testimoni privilegiati 219 esaustiva di queste necessità informative; conseguentemente, vanno individuate sia le fonti dalle quali ricavare le informazioni appropriate, sia il criterio per il impiego congiunto. Per questo, si può fare ricorso a fonti amministrative pubbliche per escludere, da un lato, i costi che implicherebbe la conduzione di indagini statistiche ad hoc e, d’altro lato, per contenere la molestia statistica. L’utilizzo di fonti amministrative amplia l'offerta informativa, consente di disporre di informazioni dettagliate per aree territoriali, può generare basi di dati longitudinali, ricostruire carriere lavorative individuali, monitorare con tempestività le dinamiche del mercato del lavoro. Tuttavia, affinché dagli archivi degli enti amministrativi si possano ricavare statistiche tempestive, sistematiche e disaggregate è necessario che soddisfino ai requisiti della completezza, affidabilità e integrabilità, requisiti che sono talvolta problematici (Trivellato, 2006). 3. 1 Le fonti del mercato del lavoro Le principali fonti a cui fare riferimento per lo studio del mercato del lavoro sono: l’Istat, l’Inps, l’Inail, i centri per l'impiego, il sistema informativo Excelsior, l’Isfol. Nella Tab. 1 si pongono a confronto alcuni tratti di ciascuna delle fonti dette. Tabella 1. Le fonti del mercato del lavoro in Italia FONTE Natura Riferimento dei dati Campo di osservazione Livello di dettaglio Periodicità CpI Amministrativa Offerta EXCELSIOR Statistica Domanda ISTAT Statistica Offerta Settore privato Settore privato Universo Elevato Continua Elevato Annuale Errori campionari/ non campionari Elevato Trimestrale Errori campionari/ non campionari Accuratezza Errori non campionari FONTE Natura Riferimento dei dati Campo di osservazione Livello di dettaglio Periodicità INPS Amministrativa Offerta INAIL Amministrativa Offerta ISFOL Statistica Offerta Lavoratori Lavoratori Universo Medio Continua Basso Continua Errori non campionari Errori non campionari Elevato Annuale Errori campionari/ non campionari Accuratezza 220 Un indice per la misura del mismatch tra domanda e offerta di lavoro per laureati applicato alle fonti Excelsior e Centri per l’impiego Nel definire le modalità del “riferimento dei dati” si tiene in considerazione solamente la capacità della fonte di fornire indicazioni per quanto riguarda la domanda o l’offerta di lavoro. Inoltre, per quanto attiene agli archivi dell’Inps e dell’Inail, è indicato il medesimo campo di osservazione, quantunque non sussista esatta coincidenza tra i campi dei due archivi: ciò è dovuto da un lato al fatto che entrambe le fonti si riferiscono a soggetti che svolgono un’attività lavorativa, dall’altro al fatto che l'elencazione dei soggetti tenuti all’obbligo di iscrizione nel registro dell’uno o dell’altro ente esula dalle finalità della presente trattazione3 (Mariani, 2005). Nel momento in cui sussistono le condizioni per l’uso congiunto di fonti di diversa natura, emerge l’opportunità di sfruttare in maniera complementare i dati provenienti da indagini statistiche mirate e quelli ricavabili da registri amministrativi, al fine di ottenere informazioni statistiche approfondite sul mercato del lavoro. In proposito, si considera l’impiego congiunto delle informazioni desumibili dall’indagine Excelsior insieme con la base informativa fornita dai CpI, la prima rappresenta la domanda di lavoro prevista da parte delle imprese private mentre la seconda evidenzia l’offerta di lavoro espressa dai soggetti in cerca di occupazione. Entrambe le fonti, forniscono informazioni rappresentative e dettagliate a livello provinciale, e ciò consente di far emergere le reali esigenze del mercato del lavoro locale. L’attività dei CpI è incentrata sulla raccolta e la gestione delle informazioni riguardanti i lavoratori che volontariamente vi si iscrivono4. L’iscrizione volontaria costituisce la modalità principale di alimentazione degli archivi dei CpI da un lato per la ricchezza di informazioni raccolte in occasione dell’intervista, dall’altro perché le iscrizioni volontarie costituiscono il flusso di ingresso numericamente più rilevante nelle banche dati (Mariani, 2006). Il sistema informativo Excelsior, promosso e realizzato da Unioncamere in accordo con il Ministero del Lavoro e l’Unione Europea, si fonda su un sondaggio effettuato con cadenza annuale sulle imprese iscritte al Registro delle Imprese delle camere di commercio. Da esso possono essere rilevati oltre ai flussi di entrata e di uscita previsti dalle imprese anche le principali caratteristiche delle assunzioni attese (età, istruzione, esperienza, difficoltà di reperimento, ecc.). Il sistema informativo 3 Per una disamina approfondita relativa ai soggetti che rientrano nel campo dell’azione amministrativa dell’Inps e dell’Inail si rinvia ai rispettivi siti internet: www.inps.it, www.inail.it. 4 I centri per l’impiego nascono in seguito al mutamento del quadro normativo in materia di lavoro avvenuto dal 1997 al 2004, dovuto al decentramento di compiti e funzioni in termini di collocamento e politiche attive del lavoro dal Ministero del Lavoro alle regioni e da queste alle province (Mariani, 2007). I centri sono strutture che, oltre a registrare lo stato di disoccupazione e la domanda d’impiego, offrono servizi di orientamento e consulenza. Ad ogni soggetto che s’iscrive al centro sono chieste informazioni socio-anagrafiche, relative allo stato occupazionale attuale e passato, all’occupazione ricercata e alle aspirazioni lavorative. Definire figure professionali tramite testimoni privilegiati 221 informa sulla domanda di lavoro sia a livello aggregato, sia per distribuzioni riferite ad ambiti territoriali, alla dimensione e all’attività economica delle imprese, così da permettere di monitorare l’evoluzione della richiesta di profili professionali da parte delle imprese. Per quanto riguarda la confrontabilità delle fonti Excelsior e CpI, soprattutto in vista dello studio congiunto delle due fonti, uno dei limiti è la differente metodologia di rilevazione delle fonti. I dati raccolti tramite l'indagine Excelsior sono di natura campionaria invece i dati a disposizione dei CpI fanno riferimento all’universo degli iscritti che compaiono nelle proprie banche dati. Inoltre, una porzione degli individui alla ricerca di un’occupazione potrebbe non essere iscritta, dunque l’universo di riferimento dei CpI non rappresenta necessariamente l’insieme di soggetti in cerca di occupazione. Nei medesimi archivi dei CpI potrebbero comparire individui che si sono iscritti non perché alla ricerca di un lavoro ma per godere delle agevolazioni che possono derivare dall’iscrizione. In altri termini, è possibile che i dati dei CpI da un lato sovrastimino l’offerta di lavoro per via della difficoltà di distinguere, nell’ambito degli iscritti, coloro che effettivamente sono alla ricerca di un impiego da quanti si sono iscritti per altre ragioni, dall’altro sottostimino la reale offerta di lavoro perché non tutti i soggetti in cerca di lavoro sono registrati negli archivi dei CpI. Inoltre, esiste tuttora una differenziazione nel grado di informatizzazione dei CpI e ciò può comportare disomogeneità tra i patrimoni informativi dei contesti locali (Zavanella, 2000). La medesima problematica si presenta sul versante della domanda di lavoro, in quanto il numero di assunzioni previste desumibile da Excelsior l’esigenza di personale da parte delle imprese è stimata sulla base delle previsioni degli imprenditori. Possono esservi problemi di dimensione del campione quando l’ambito territoriale considerato è ristretto. Una condizione negativa che accomuna entrambe le fonti è la parzialità del dominio al quale si riferiscono, dato che raccolgono dati unicamente sul settore privato, tralasciando quello pubblico. 3. 2 L’uso congiunto delle dichiarazioni di immediata disponibilità e di assunzione programmata Per rilevare l'esistenza di squilibrio all'interno del mercato locale, sono utili le informazioni sull’offerta di lavoro ricavabili dal modulo di Dichiarazione di Immediata Disponibilità (DID) compilato dalle persone che si iscrivono presso i CpI. Le informazioni sulla domanda di lavoro si traggono dalle assunzioni programmate dalle aziende (DAP) rilevate con la ricerca Excelsior. Le due fonti sono descritte nella Tab. 2. 222 Un indice per la misura del mismatch tra domanda e offerta di lavoro per laureati applicato alle fonti Excelsior e Centri per l’impiego Tabella 2. Dichiarazione di immediata disponibilità (DID) di fonte CpI e dichiarazione di assunzione programmata (DAP,) di fonte Excelsior, anno 2004. DID Età Titolo di studio offerto Zona di residenza Ultima tipologia di contratto firmata Indirizzo di studio Genere Disponibilità alla mobilità Figura professionale offerta Stato occupazionale DAP Età Indirizzo di studio richiesto Zona di residenza Tipologia di contratto offerta Settore di attività economica Genere Figura professionale richiesta Tabella 3. Modalità di risposta dei quesiti caratterizzanti il mercato del lavoro di fonte Excelsior, anno 2004. Variabile Età Titolo di studio Zona di residenza Tipologia di contratto Indirizzo di studio Genere Mobilità Figura professionale Stato occupazionale Settore di attività economica Attributi 15,…,65 anni scuola dell’obbligo, istruzione professionale e tecnica, diploma superiore, laurea triennale, laurea specialistica 1,…,103 (province italiane) dipendente a tempo determinato, lavoro interinale, collaboratore coordinato, collaboratore continuativo, apprendistato, dipendente a tempo indeterminato, stagionale, nessun contratto economico-commerciale amministrativo, informatico e telecomunicazione, paramedico, ingegneria edile e civile, ingegneria elettronica ed elettrotecnica, ingegneria meccanica, linguistico traduttori ed interpreti, altri di ingegneria, urbanistico, territoriale e architetti, letterario, filosofico, pedagogico e assimilati, scientifico (matematica e fisica), chimico, farmaceutico, biologico e biotecnologia, medico e odontoiatrico, politicosociologico, giuridico, altri indirizzi maschio, femmina sì, no dirigenti e direttori, professioni intellettuali, scientifiche e di elevata specializzazione, professioni tecniche, professioni esecutive relative all’amministrazione e gestione, professioni relative alle vendite ed ai servizi per le famiglie, operai specializzati nell’agricoltura; operai specializzati, conduttori di impianti, operatori di macchinari e operai di montaggio industriale, personale non qualificato disoccupato in cerca di prima occupazione, disoccupato in cerca di occupazione 1,…,80 (Classificazione Ateco91) Definire figure professionali tramite testimoni privilegiati 223 Nel seguito, si confrontano i titoli di studio universitari offerti dai lavoratori e quelli chiesti dalle aziende, al fine di appurare quali siano gli indirizzi di studio per i quali esiste squilibrio tra la domanda e l’offerta. Mentre il livello di studio è direttamente confrontabile nelle due fonti considerate, la classificazione degli indirizzi disciplinari non lo è, in quanto nella DID compare il titolo di laurea nella sua dicitura originale e nella DAP è riportato l’indirizzo in base al settore di attività. Per istituire un confronto in termini di domanda e offerta di laureati, i titoli di studio ricavati dalle DID sono stati ricondotti alla classificazione per indirizzo proposta da Excelsior (le modalità adottate sono descritte nella Tab. 3).. 4. L’applicazione Nel seguito, si definisce un nuovo indice di discrepanza tra la domanda e l’offerta di lavoro (Par. 4.1) e si applica l’indice alla realtà della provincia di Padova (Par. 4.2). 4.1 Indice I M La misurazione del mismatch richiede la definizione delle variabili che si ritengono rappresentative della domanda e dell’offerta di lavoro: il numero di posti vacanti costituisce la domanda di lavoro mentre il numero di disoccupati indica l’offerta di lavoro. L’indice di mismatch, IM, è funzione dello scarto assoluto tra il numero di disoccupati Ui e del numero di posti vacanti Vi distinti per modalità (i=1,…,n) inerenti ad una delle dimensioni (territorio, competenze) rispetto alle quali è possibile analizzare lo squilibrio nel mercato del lavoro: n I M ¦U i Vi ¦ U i Vi i 1 n i 1 L’indice varia nell’intervallo [0,1], assumendo il valore zero nel caso in cui si realizzi una corrispondenza perfetta tra posti vacanti e disoccupati, Ui=Vi per ogni modalità i, e il valore uno quando si verifica il massimo squilibrio, cioè Ui=0 e Vi0, oppure viceversa, Ui0 e Vi=0. L’indice in esame evidenzia i contributi di ciascuna modalità considerata rispetto alla determinazione dell’indice di mismatch. A tale scopo, denotando con: 224 Un indice per la misura del mismatch tra domanda e offerta di lavoro per laureati applicato alle fonti Excelsior e Centri per l’impiego Gi Ji U i Vi U i Vi , Gi dove Ȗi denota il mismatch riferito alla modalità i, l’indice IM si può scrivere nella forma: n ¦J G i I M i 1 n i . ¦G i i 1 M L’indice I si può quindi concepire come la media aritmetica ponderata dei singoli Ȗi. 4.2 Il mismatch di laureati in provincia di Padova La realtà della provincia di Padova è analizzata prendendo in esame le caratteristiche formative dei soggetti afferenti ai CpI e ponendole a confronto con i livelli e gli indirizzi di istruzione richiesti dalle imprese operanti sullo stesso territorio, desumibili dall'indagine Excelsior. Grazie all’utilizzo dei dati a disposizione dei nove CpI5 dislocati nella provincia di Padova, è possibile indagare sui titoli di studio posseduti dai lavoratori al momento della richiesta d’inserimento nell'elenco anagrafico come disoccupato. L’analisi è condotta con riguardo ai soggetti il cui ultimo titolo conseguito è la laurea, con riferimento alla quale, attraverso l’informazione contenuta nelle dichiarazioni d’immediata disponibilità dei soggetti iscritti ai CpI, si risale all’indirizzo di laurea. I titoli di studio individuati sono ricondotti alla classificazione Excelsior, al fine di poter istituire un confronto tra domanda ed offerta in termini di titoli universitari a livello provinciale per l’anno 2004. Dal lato della domanda, Excelsior fornisce il numero di assunzioni di laureati programmate dalle aziende (DAP), suddiviso per indirizzo di studio; ciò permette di delineare la richiesta di laureati a livello provinciale. Il quadro dell'offerta e della domanda per quanto attiene ai titoli universitari nella provincia di Padova è presentato nella Tab. 4. Dall’osservazione della Tab. 4, si evince che il rapporto maggiore tra disponibilità di laureati e assunzioni previste si riferisce all’indirizzo biologico e 5 I centri per l’impiego del Padovano hanno sede a Padova, Abano Terme (sezione decentrata del CpI di Padova), Camposampiero, Cittadella, Monselice, Conselve (sezione decentrata del CpI di Monselice), Este, Montagnana (sezione decentrata del CpI di Este) e Piove di Sacco. Definire figure professionali tramite testimoni privilegiati 225 biotecnologico. In termini assoluti, l'indirizzo che registra la differenza maggiore tra domanda e offerta è quello “letterario, filosofico, pedagogico e assimilati” e quello che offre maggiori sbocchi occupazionali è quello “economico-commerciale amministrativo”. Un altro squilibrio tra domanda ed offerta attiene all'indirizzo “medico e odontoiatrico”. Una condizione di eccesso di domanda è comune a tutti gli indirizzi ingegneristici, in particolare con riguardo all’indirizzo “ingegneria elettronica ed elettrotecnica”. L’indirizzo “informatico e telecomunicazioni”, oltre ad occupare la seconda posizione quanto a richieste di laureati dopo l'indirizzo “economico-commerciale amministrativo”, è quello che evidenzia il più grande rapporto tra posizioni lavorative da coprire e laureati disponibili. Tabella 4. Assunzioni programmate di laureati (DAP) e iscritti laureati ai CpI (DID), valori assoluti (v.a), 2004, Padova. Fonti: Excelsior (DAP) e CpI (DID) Indirizzi dei titoli universitari Economico-commerciale amministrativo Informatico e telecomunicazioni Paramedico Ingegneria edile e civile Ingegneria elettronica ed elettrotecnica Ingegneria meccanica Linguistico traduttori ed interpreti Altri ingegneria Urbanistico, territoriale e architetti Letterario, filosofico, pedagogico e assimilati Scientifico: matematica e fisica Chimico Farmaceutico Biologico e biotecnologia Medico e odontoiatrico Politico-sociologico Giuridico Totale Assunzioni previste (v.a.) 925 326 173 48 221 119 44 73 17 38 8 19 41 6 57 39 22 2176 Iscritti ai CpI (v.a.) 327 48 110 38 91 47 287 30 126 609 50 52 92 127 17 284 176 2778 Lo squilibrio nel mercato del lavoro esistente nella provincia di Padova è misurato dall’indice IM, ponendo il numero di DID, riferito a ciascun indirizzo considerato, al posto di Ui e il numero di DAD al posto di Vi: 226 Un indice per la misura del mismatch tra domanda e offerta di lavoro per laureati applicato alle fonti Excelsior e Centri per l’impiego n I M ¦ DID i DAPi i 1 n ¦ DIDi DAPi . i 1 Tabella 5. Mismatch dei laureati iscritti ai CpI per indirizzo di studio, Provincia di Padova, anno 2004. Fonti: Excelsior (DAP) e CpI (DID) Indirizzi dei titoli universitari Verso dello squilibrio DID e DAP Orientamento del mismatch per indirizzo Intensità del mismatch per indirizzo Mi Ji Contributo all’indice per indirizzo Ji Gi n ¦G i i 1 Economico-commerciale amministrativo Informatico e telecomunicazioni Paramedico Ingegneria edile e civile Ingegneria elettronica ed elettrotecnica Ingegneria meccanica Linguistico traduttori ed interpreti Altri ingegneria Urbanistico, territoriale e architetti Letterario, filosofico, pedagogico e assimilati Scientifico: matematica e fisica Chimico Farmaceutico Biologico e biotecnologia Medico e odontoiatrico Politico-sociologico Giuridico IM DID<DAP -0,477 0,477 0,127 DID<DAP DID<DAP DID<DAP DID<DAP DID<DAP DID>DAP DID<DAP DID>DAP -0,743 -0,222 -0,116 -0,416 -0,433 0,734 -0,417 0,762 0,743 0,222 0,116 0,416 0,433 0,734 0,417 0,762 0,059 0,013 0,002 0,027 0,015 0,051 0,009 0,023 DID>DAP 0,882 0,882 0,121 DID>DAP DID>DAP DID>DAP DID>DAP DID<DAP DID>DAP DID>DAP 0,724 0,464 0,383 0,909 -0,540 0,758 0,777 0,724 0,464 0,383 0,909 0,540 0.758 0,777 0,009 0,007 0,011 0,026 0,008 0.052 0.033 0.598 L’indice assume nel Padovano il valore 0,598. Tale valore suggerisce l’esistenza di un certo squilibrio tra domanda ed offerta di lavoratori laureati nella provincia. Considerando il medesimo indice espresso quale media ponderata degli squilibri dei singoli indirizzi, è possibile evidenziare il mismatch per ciascuno degli Definire figure professionali tramite testimoni privilegiati 227 indirizzi presi in esame e misurare il contributo di ognuno di essi alla determinazione dell’indice sintetico IM. La generica misura di mismatch per indirizzo. In valore relativo, vale a dire fornendo il verso dello squilibrio per l’i-esimo indirizzo di studio, è: DIDi DAPi Mi DIDi DAPi . Nella Tab. 5 è descritto il mismatch per indirizzo, da cui si evince che gli squilibri non sono unilaterali: per alcuni indirizzi si configura un eccesso di offerta di laureati, per altri si delinea una domanda di laureati superiore all’offerta. Un valore negativo della misura di mismatch indica che la domanda di laureati eccede l’offerta. La colonna indicata con il simbolo Ȗi evidenzia il mismatch per singolo indirizzo di studio considerato in valore assoluto, tale valore costituisce la misura del mismatch riferito al generico indirizzo senza tenere in considerazione il verso dello squilibrio. Il generico Ȗi rappresenta l’intensità del mismatch in corrispondenza dell’i-esimo indirizzo di studio, tuttavia per ottenere un indicatore sintetico del grado di mismatch presente nel mercato è necessario considerare ciascuna misura di mismatch ponderata per l’importanza del rispettivo indirizzo, valutata in termini di rapporto tra la somma di assunzioni previste e di laureati per indirizzo ed il totale delle assunzioni programmate e dei laureati disposti a lavorare. Il prodotto Ji Gi n ¦G i i 1 rappresenta il contributo in termini di mismatch dell’i-esimo indirizzo di studio alla determinazione dell’indice IM. Dall’osservazione dell’ultima colonna della Tab. 5 emerge che i contributi più rilevanti per la determinazione di IM sono riferiti all’indirizzo “economico-commerciale e amministrativo” e all’indirizzo “letterario, filosofico, pedagogico e assimilati”, i quali rappresentano gli indirizzi dove si registrano gli squilibri tra domanda e offerta più marcati in termini numerici. 5. Conclusioni Il mercato del lavoro italiano evidenzia sensibili differenze tra ambiti territoriali, da qui la necessità di fruire di informazioni disaggregate a livello locale per delineare i contorni della domanda e dell’offerta di lavoro in una zona geografica. Una volta individuate le fonti ritenute più idonee per analizzare la domanda e l’offerta di lavoro, occorre predisporre degli indicatori per la misura del grado di squilibrio presente nel mercato. 228 Un indice per la misura del mismatch tra domanda e offerta di lavoro per laureati applicato alle fonti Excelsior e Centri per l’impiego L’indice IM, oltre a fornire una misura sintetica del mismatch, evidenzia gli squilibri sia a livello aggregato e sia per categoria. Per ogni categoria individuata, si può determinare il contributo relativo all’indice, in maniera da sottolineare in quali categorie si verificano i maggiori squilibri. L’indice è utilizzato per misurare il mismatch tra offerta e domanda di laureati, distinti per indirizzo di studio. La scelta di concentrare l’attenzione sul titolo di studio è motivata dalla considerazione che il percorso di studi sia il carattere che più di altri fornisce indicazioni con riguardo alle attitudini e conoscenze di cui dispone una persona giovane. Con riferimento al contesto padovano, l’indice IM si è dimostrato in grado di misurare il mismatch a livello provinciale e tenere in considerazione la rilevanza degli squilibri per singolo indirizzo di studio che si osservano attraverso un’analisi descrittiva. L’applicazione dell'indice IM è sviluppata con riferimento alla provincia di Padova a causa dell’attuale mancanza di informazioni dettagliate relative ad altre province italiane. Se, tuttavia, fossero disponibili anche le informazioni riguardanti altre province, si potrebbe istituire un confronto tra esse basato su IM, e al contempo estendere il raffronto per singoli titoli di studio tra contesti geografici differenti, analizzando il mismatch sia sotto il profilo delle competenze sia dal punto di vista territoriale. Riferimenti bibliografici ASSOLOMBARDA (2007) Le competenze per le imprese. Primi risultati di una ricerca sulle competenze richieste dalle imprese ai laureati. Presentato al Convegno Laureati e Mercato del Lavoro, Assolombarda, 12 dicembre, Milano BATTISTONI L. (2006) La Borsa Continua Nazionale del Lavoro: sistema integrato dei servizi per il lavoro, Spinn-Periodico di informazione e dibattito per i servizi per l’impiego, 2: 3-9 JACKMAN R., ROPER S. (1987) Structural unemployment, Oxford Bulletin of Economic and Statistics, 49: 9-36 MARIANI P. (2005) Fonti e geografie per la statistica economica, CUSL, Milano MARIANI P. 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The methodology is applied on data of the Padua Province, in Italy. The graduates’ offer data were drawn from the provincial employment centres and the demand from the Excelsior Survey. Keywords. Labour Market, Mismatch, Excelsior Survey; Employment centres. I differenziali semantico ed esperenziale degli esperti e la rappresentazione di professioni mediante il metodo Delphi1 Luigi Fabbris*, Maria Cristiana Martini** *Università di Padova; **Università di Modena e Reggio Emilia Riassunto. In questa nota si analizza il differenziale semantico, ponendolo in relazione con l’expertise e le opinioni manifestate da esperti in una ricerca Delphi. La ricerca, svolta via www con tre iterazioni di rilevazione su due panel di esperti, uno composto di direttori del personale e l’altro di professori universitari, riguarda il profilo attuale e futuro dell’addetto alla gestione e dell’addetto allo sviluppo delle risorse umane. Le opinioni riguardano le competenze professionali, le previsioni occupazionali, la desiderabilità sociale e la formazione auspicabile per le due figure. Il differenziale deriva da 21 quesiti bipolari aventi ciascuno 6 modalità di risposta. Le relazioni sono analizzate con metodi d’analisi statistica anche multivariata. Parole chiave: Differenziale semantico; Metodo Delphi; Addetto allo sviluppo delle risorse umane; Addetto alla gestione delle risorse umane; Previsioni; Professioni; Analisi fattoriale; Analisi di reti sociali. 1 Il differenziale semantico nella ricerca sulle professioni Il metodo Delphi è adatto alla rilevazione di dati statistici e informazioni qualitative per analizzare e prevedere fenomeni complessi e perfezionare analisi quantitative con valutazioni qualitative, talvolta in sostituzione delle indagini statistiche tradizionali. Il metodo, nato nell’ambito delle analisi e previsioni militari (Dalkey e Helmer, 1963) e sviluppato anche per studi tecnologici o sociali (Landeta, 2005), è stato nel tempo adattato all’evoluzione tecnica e tecnologica degli strumenti di ricerca2. Consiste essenzialmente in (Linstone e Turoff, 1975): 1 Il presente lavoro è stato realizzato con un cofinanziamento del MIUR e dell’Università di Padova nell’ambito del PRIN 2005 “Modelli e metodi per abbinare profili formativi e bisogni di professionalità di comparti del terziario avanzato”, coordinato da Luigi Fabbris. La nota è stata redatta da L. Fabbris per i Paragrafi 1 e 6 e da M.C. Martini per i restanti paragrafi. 2 Tra le varianti, si annovera quella detta Shang (Ford, 1975), a cui appartiene la presente ricerca. I differenziali semantico ed esperenziale degli esperti e la rappresentazione di professioni mediante il metodo Delphi 232 individuazione e contatto di un insieme di persone note per possedere una conoscenza intima del fenomeno in esame. Il metodo Delphi si basa su testimonianze di esperti chiamati a rappresentare, a nome della collettività, realtà che conoscono meglio d’ogni altro, grazie al ruolo sociale o professionale che rivestono o che hanno rivestito (Fabbris, 1991). - Rilevazione iterata di informazioni tramite questionari da autocompilare, o interviste somministrate da rilevatori, garantendo l’indipendenza delle opinioni e l’anonimato degli esperti. Un tipico obiettivo delle rilevazioni condotte iterando le domande è il raggiungimento di un certo grado di convergenza, o di consenso, tra gli esperti in merito alle stime. - Immissione di feedback controllato da parte del ricercatore tra una rilevazione e l’altra. In questo modo, si garantisce lo scambio delle informazioni senza subire il condizionamento delle personalità forti presenti nel gruppo. Le informazioni individuali restano statisticamente indipendenti, pur creando nell’esperto la consapevolezza di partecipare a creare una visione d’assieme del fenomeno in esame. - Analisi statistica delle risposte ottenute dall’insieme degli esperti. Le domande sono formulate in modo da poter analizzare le risposte con metodi statistici tradizionali o di text mining. Il metodo Delphi è stato applicato in una ricerca presentata nel dettaglio da Fabbris et al. (2008a). La ricerca riguarda lo studio di due figure professionali rilevanti nell’ambito degli uffici per le risorse umane (RU) di aziende private di una certa importanza dimensionale e di enti pubblici, l’addetto, o esperto, nello sviluppo delle RU e l’addetto, o esperto, nella gestione delle RU. Le scelte metodologiche della ricerca sono state le seguenti. a) Individuazione di due categorie di esperti: i direttori del personale di grandi e medio-grandi imprese insediate in Italia e i docenti universitari italiani di materie connesse alla formazione delle due figure professionali in esame. I direttori sono stati selezionati tra i membri di un’associazione di categoria. I professori tra gli insegnanti delle seguenti materie: psicologia del lavoro, pedagogia (educatore professionale), diritto del lavoro, sociologia del lavoro e delle organizzazioni, economia aziendale e le scienze umanistiche orientate all’attività lavorativa in comparti produttivi e nei servizi (gestione del turismo, ecc.). L’individuazione di due categorie di esperti si proponeva di giustapporre due punti di vista, quello dei responsabili del mondo del lavoro e quello dei responsabili della formazione superiore. Dal confronto tra i due punti di vista, si voleva capire se vi sono motivi di distinzione e quali sono le conseguenze del metterli assieme per rappresentare il fenomeno in esame. b) Selezione di un campione per ognuna delle due categorie. Il panel di rappresentanti del lavoro con il quale è iniziata la rilevazione era composto di - Definire figure professionali tramite testimoni privilegiati 233 400 direttori, quello dei rappresentanti della formazione di 107 professori. I direttori che hanno acconsentito a partecipare alla ricerca erano 39, di cui 21 l’hanno portata a compimento. I professori si sono autoselezionati rispondendo a domande sulla loro esperienza professionale: se non possedevano alcuna caratteristica esperenziale specifica, erano ringraziati ed esclusi dalla rilevazione. Altri professori hanno abbandonato la ricerca dopo aver dato un primo, generale consenso. Hanno così terminato la rilevazione 62 professori. Anche ai direttori è stato chiesto di indicare l’intensità delle esperienze lavorative. Sulla base dell’analisi fattoriale delle risposte ottenute dai panelist, Fabbris et al. (2008b) hanno determinato un punteggio standardizzato di expertise per ogni esperto. Questi punteggi saranno utilizzati nel seguito come misure del differenziale esperenziale dei panelist. c) Rilevazione tramite sistema di rilevazione CAWI (Computer Assisted Webbased Interviewing) basato sull’autocompilazione on-line di un questionario reso accessibile via posta elettronica3. La rilevazione è stata realizzata inviando, in tre riprese, un diverso questionario; i questionari erano adattati ai panel di esperti ma con possibilità di confronto dei dati tra panel. Gli interpellati al secondo e terzo round hanno avuto come feedback la media della distribuzione dei dati forniti da proprio panel nel round precedente. d) Nel terzo questionario rivolto ai direttori e nel primo dei professori è stata inserita una batteria di quesiti per la determinazione del “differenziale semantico” (Osgood et al., 1957), il quale consiste nella ricerca dell’origine dei significati di alcune parole chiave della ricerca presso i panelist. Il differenziale è stato rilevato con una batteria di 21 quesiti aventi ciascuno sei modalità di risposta equispaziate. Il quesito è stato posto nel modo seguente: “Modalità per modalità, porre un segno vicino al termine che meglio interpreta il proprio pensiero. Ritengo che nel futuro il mercato delle professioni sarà: (es. molto dinamico=F; molto statico=A). e) Analisi dei dati con metodi statistici. Dei dati raccolti, si analizzano, in modo particolare, quelli che, indicando un legame sistematico tra atteggiamenti, opinioni e caratteristiche ascrittive ed esperenziali dei soggetti collaboranti, possono suggerire criteri sia per l’utilizzazione ottimale dei dati raccolti e sia per lo svolgimento di altre analisi con lo stesso metodo e su analoghi argomenti. Le analisi intendono rispondere alle seguenti domande a carattere metodologico: 3 I questionari sono stati progettati, oltre che dal coordinatore della ricerca, dal prof. Antonio Pacinelli dell’Università di Chieti-Pescara e dal dott. Stefano Sedda dell’associazione GIDP/HRDA– Associazione Direttori Risorse Umane con sede a Milano. L’informatizzazione dei questionari è stata realizzata dai professori Corrado Crocetta e Domenico Francesco D’Ovidio su host concesso dall’Università di Foggia. I differenziali semantico ed esperenziale degli esperti e la rappresentazione di professioni mediante il metodo Delphi 234 (i) Esiste una relazione sistematica tra la conoscenza che gli esperti possiedono sull’argomento oggetto di ricerca e gli atteggiamenti misurati dal differenziale semantico? In altri termini, esperienza e atteggiamenti hanno un substrato comune o le esperienze specifiche incidono solo marginalmente sugli atteggiamenti degli esperti relativi al mercato del lavoro? A questo quesito si dà risposta nel Par. 2. (ii) Gli atteggiamenti, misurati con il differenziale semantico, possono condizionare la partecipazione degli esperti alla ricerca? In modo particolare, i valori personali e la consapevolezza circa l’oggetto della ricerca condizionano la volontà di troncare o, all’opposto, quella di partecipare a tutte le fasi della ricerca? Inoltre, gli atteggiamenti dei rispondenti sono legati all’attendibilità delle risposte ottenute? A questi quesiti si cerca di dare risposta nel Par. 3. (iii) Le previsioni sull’occupazione a breve, medio e lungo termine e la rappresentazione sociale e operativa delle figure professionali sono in qualche modo legate agli atteggiamenti svelati dal differenziale semantico? Vale a dire, una persona ottimista, oppure una che è più consapevole di come sta andando il mercato del lavoro, fornisce rappresentazioni diverse da una che ha atteggiamenti opposti? A questo tipo di quesiti si dà risposta nel Par. 4 per quanto attiene alle previsioni e nel Par. 5 per le rappresentazioni sociali e professionali delle figure. (iv) Quali sono i quesiti da porre per rilevare il differenziale semantico dei testimoni privilegiati nei confronti dell’oggetto della ricerca? In modo particolare, quali quesiti si devono porre per rilevare in modo neutrale questo atteggiamento, o, con riferimento all’argomento che ci interessa, quali sono le dimensioni psicologiche rilevanti di esperti chiamati ad informare su professioni, lavoro e formazione? Inoltre, esiste la possibilità di rilevare sfumature della conoscenza specifica degli esperti, tramite domande poste con la tecnica del differenziale semantico, in modo da complementare la stima dell’expertise maturata dalle persone designate a partecipare alla ricerca? Questi temi sono trattati nel paragrafo posto alla fine della nota (Par. 6). L’impiego di esperti che hanno una conoscenza diretta dei fenomeni muove, in una ricerca Delphi, dai seguenti assunti (adattati da Dalkey, 1975): - gli esperti sono sufficientemente realistici per descrivere il fenomeno oggetto della ricerca. A fini analitici, si assume che gli esperti che hanno collaborato alla ricerca siano stati selezionati tra quelli più titolati a rispondere e rappresentino quindi l’universo degli esperti del fenomeno studiato; Definire figure professionali tramite testimoni privilegiati 235 la curva del realismo si estende su un insieme ampio di domande. Ciò equivale a dire che, nel complesso della ricerca, le risposte sono prive di distorsione, anche se è possibile che alcune delle risposte date siano erratiche, meno realistiche della media del complessivo. Nel seguito, il differenziale semantico e quello esperenziale sono la pietra di paragone di tutte le categorie di domande poste nei questionari; - la capacità di dare risposte congrue è una proprietà stabile degli esperti. È, tuttavia, opportuno distinguere le dimensioni culturali e psicologiche misurate dal differenziale semantico, che sono relativamente stabili nella mente delle persone, da quelle che fanno riferimento all’esperienza che cresce nel tempo, forse addirittura grazie al processo iterativo d’indagine. In merito al cumulo temporale dell’expertise in un processo di interrogazione ripetuta sullo stesso argomento, si vedano i commenti in Fabbris et al. (2008b). La letteratura sulle ricerche condotte con il metodo Delphi, aventi per oggetto le caratteristiche distintive di mestieri e professioni e i legami tra la professionalità e la formazione pertinente è fiorente, anche se rimane episodica4. Poco frequenti sono, invece, le esperienze scientifiche di collegamento tra gli atteggiamenti degli esperti e le risposte date in rilevazioni Delphi, a meno che non ci si riferisca alla più generale letteratura di ambito psicologico (tra gli altri: Hoffman e Smith, 1960; Adelson e Aroni, 1975; Gordon, 1992; Blind et al., 2001). In questa nota, prendendo spunto dall’esperienza di ricerca sugli addetti alle RU, si vuole contribuire alla definizione di una metodologia – in parte diversa da quella utilizzata – per la rilevazione di dati sulle caratteristiche delle professioni con il metodo Delphi, studiando il sistema di valori dei testimoni consultati e possibilmente collegandolo al criterio di misura dell’expertise proposto nel paragrafo conclusivo di Fabbris et al. (2008b). - 2 Gli atteggiamenti e la conoscenza degli esperti Le 21 coppie di aggettivi adottate per studiare il differenziale semantico degli esperti hanno prodotto i punteggi medi riportati nella Tab. 1. I punteggi forniti da professori universitari e direttori del personale sono complessivamente coerenti: il mercato del lavoro è visto dai due panel come una realtà complessa, dinamica, tangibile, innovativa, accessibile, svincolata da albi, 4 Il lettore interessato allo studio delle professioni mediante pareri “esperti” può trovare elementi di confronto in: Madden (1964), Milkovich et al. (1972), Prochaska e Norcross (1982), Rosenbaum (1985), Elder (1985), Reid (1988), Hornsby et al. (1994), Czinkota e Ronkainen (1997), Gibson (1998), Slaughter (1999), Boyd (2003). 236 I differenziali semantico ed esperenziale degli esperti e la rappresentazione di professioni mediante il metodo Delphi meritocratica. Tuttavia, i professori universitari tendono a vedere il mercato in espansione più dei direttori del personale, ma anche più caotico, oscuro e instabile. I direttori del personale lo percepiscono più flessibile e specializzato, diviso in compartimenti e individualistico, ma anche più orientato al merito. Gli indici di variabilità più elevati corrispondono alle dicotomie: ordinato/caotico, flessibile/rigido, individualistico/ cooperativo, probabilmente perché più legate agli ambiti di esperienza individuali degli esperti. Viceversa, c’è unanimità di vedute tra i docenti e i direttori del personale, sull’essere il mercato complesso, rilevante e accessibile. Tabella 1. Media e scarto quadratico medio (sqm) delle risposte ottenute dagli esperti Delphi sugli aspetti del differenziale semantico, per categoria di esperti Ritengo che nel futuro il mercato delle Direttori personale Professori univ professioni sarà: Media sqm Media sqm 1-Dinamico vs Statico 4,55 1,10 4,36 1,16 2-Peggiore vs Migliore 3,35 0,87 3,09 1,07 3-In contrazione vs In espansione 3,15 0,87 2,91 1,02 4-Ordinato vs Caotico 3,15 1,23 2,89 1,06 5-Governabile vs Ingovernabile 3,85 1,04 3,79 1,11 6-Stabile vs Instabile 3,10 0,91 2,71 1,07 7-Inaccessibile vs Accessibile 2,85 0,87 2,68 0,89 8-Imprevedibile vs Prevedibile 4,30 0,86 3,79 1,19 9-Flessibile vs Rigido 4,35 1,42 2,65 1,19 10-Rilevante vs Irrilevante 4,55 0,89 4,60 0,88 11-Oscuro vs Trasparente 3,20 1,00 4,37 0,92 12-Generico vs Specializzato 2,40 0,82 3,53 1,04 13-Egualitario vs Meritocratico 2,10 0,72 2,39 1,06 14-Reale/tangibile vs Astratto 4,35 0,81 4,07 1,05 15-A compartimenti vs Internam. coerente 4,05 1,15 3,96 1,11 16-Complesso vs Semplice 5,25 0,79 4,88 0,78 17-Individualistico vs Cooperativo 4,50 1,19 3,63 1,47 18-Conservativo vs Innovativo 2,30 0,98 2,42 1,15 19-Ricco (prospero) vs Povero (scarno) 3,90 1,12 3,72 0,92 20-Svincolato da albi, ordini vs Regolato albi 4,50 1,10 4,20 1,27 21-Clientelare vs Orientato a merito 2,45 1,00 3,14 1,14 1 2 3 4 5 6 7 8 9 10 11 12 13 14 15 16 17 18 19 20 21 1 1,00 -,20 -,27° -,01 ,23° -,01 -,23° -,11 ,03 ,33* ,22 -,24° -,36* ,09 -,17 ,24° ,07 -,54* ,46* -,03 -,24° 1,00 ,02 -,23° -,04 ,37* ,30* ,27° -,23° -,33* ,16 ,21 -,07 ,17 -,06 -,06 ,18 -,28* ,08 ,14 3 1,00 ,23° ,62* ,05 -,23° ,08 -,02 ,00 -,10 -,02 ,05 -,10 -,40* -,08 ,11 ,16 ,02 -,13 4 ° = p-value d0,05 * = p-value d0,01 1,00 ,43* -,07 -,21 -,17 ,24° ,28* ,31* -,06 -,20 ,23° ,22° ,06 ,16 -,09 -,03 ,28* -,20 ,07 ,25° 2 1,00 ,36* -,29* -,27° -,10 -,06 -,05 -,22° -,09 ,15 -,14 -,09 ,04 -,07 ,15 ,04 -,02 5 1,00 ,03 -,30* ,09 -,10 -,15 -,24° ,09 ,19 -,07 -,31* -,08 ,14 ,17 -,16 ,01 6 1,00 ,21 ,15 -,34* -,12 ,18 ,39* -,10 ,31* -,05 ,06 ,34* -,35* -,02 ,13 7 1,00 ,22° ,10 -,07 ,20 ,05 ,01 ,21 ,32* ,11 -,04 -,09 -,03 ,03 8 1,00 -,09 -,47* ,03 ,20 -,02 ,06 -,02 ,07 ,23° -,03 -,05 ,20 9 1,00 ,44* ,06 -,22° -,01 -,04 ,26° -,05 -,32* ,23° -,03 -,18 10 1,00 ,18 -,07 ,18 ,01 ,13 -,10 -,22 ,15 ,10 -,02 11 1,00 ,32* -,30* ,35* -,07 -,12 ,20 -,30* -,18 ,48* 12 1,00 -,23° ,19 -,22° -,06 ,48* -,32* -,08 ,32* 13 1,00 -,15 ,11 -,09 -,19 ,40* ,07 -,19 14 16 17 1,00 ,19 1,00 ,34* ,08 1,00 ,33* -,35* ,17 -,42* ,07 -,08 -,10 ,04 ,16 ,38* -,14 -,00 15 19 20 1,00 -,42* 1,00 -,09 ,01 1,00 ,42* -,47* -,24° 18 Tabella 2. Correlazione U di Spearman tra coppie di aggettivi proposti agli esperti per l’analisi del differenziale semantico. 238 I differenziali semantico ed esperenziale degli esperti e la rappresentazione di professioni mediante il metodo Delphi L’analisi delle correlazioni tra le voci del differenziale semantico (Tab. 2) porta ad individuare alcune parziali sovrapposizioni tra le coppie di aggettivi utilizzate, in particolare tra dinamico/statico, conservativo/innovativo e ricco/povero, tra stabile/instabile e ordinato/caotico, tra oscuro/trasparente e flessibile/rigido, tra clientelare/orientato al merito e generico/specializzato o ricco/povero, tra conservativo/innovativo e egualitario/meritocratico. Tuttavia, soltanto in un caso, due coppie di aggettivi superano 0,5 come livello di correlazione, escludendo così che le voci siano eccessivamente ridondanti. Per visualizzare il sistema di correlazioni tra aggettivi, si costruisce una particolare matrice di correlazione: - duplicando ciascuna voce, in modo da tener conto della direzione delle correlazioni; la matrice così ottenuta è quadrata, di dimensione pari a 42; - ponendo 1 in corrispondenza delle correlazioni significative almeno al livello del 5% e 0 altrove, in una matrice di interconnessione tra dicotomie; - codificando con 1 le coppie di estremi posti allo stesso lato della scala (ad esempio, “dinamico” e “ricco” oppure “statico” e “povero”) e con 1 i capi opposti della scala (ad esempio, “dinamico” e “innovativo”, oppure “statico” e “conservativo”), per tener conto della direzione della relazione. La matrice di correlazione così modificata è rappresentata graficamente (Fig. 1) con il software Pajek (Batagelj e Mrvar, 2003) attraverso il procedimento Kamada e Kawai (1989). I vertici della rete hanno dimensione proporzionale al grado (degree). Si tratta di una configurazione simmetrica, dato che correlazioni positive tra due aggettivi implicano correlazioni positive anche tra i loro opposti, mentre correlazioni negative implicano relazioni simmetriche tra coppie opposte di aggettivi. Il grafo indica l’esistenza di alcuni aggettivi scarsamente connessi con gli altri (svincolato/regolato da albi e individualistico/cooperativo) e l’esistenza di due gruppi di aggettivi fortemente interconnessi. Uno dei gruppi comprende gli aggettivi che qualificano il mercato del lavoro: troviamo forti relazioni tra ricco, dinamico, meritocratico, internamente coerente, innovativo, orientato al merito, specializzato, in espansione, accessibile e rilevante. Esiste poi l’ovvia interconnessione tra i loro giustapposti. Un secondo gruppo, di dimensione più contenuta, riguarda gli aggettivi che descrivono la conoscibilità del mercato: governabile, prevedibile, stabile, ordinato, semplice (e i loro corrispettivi). Le relazioni che legano queste coppie di aggettivi hanno una duplice interpretazione: da un lato, infatti, voci correlate indicano profili di pensiero simili negli esperti, ma anche la possibilità di rimodellare la batteria di aggettivi, limitando le ridondanze, costruendo dimensioni del differenziale semantico più mirate agli obiettivi della ricerca e più equilibrate quanto a numero di voci per dimensione. Definire figure professionali tramite testimoni privilegiati 239 Figura 1. Rappresentazione Kamada-Kawai della rete che rappresenta il sistema di correlazioni fra le coppie di aggettivi proposti per l’analisi del differenziale semantico. L’analisi fattoriale delle risposte espresse dagli esperti ai quesiti sul differenziale semantico evidenzia l’esistenza di due dimensioni semantiche principali5 (Tab. 3, Fig. 2). Le dimensioni confermano quanto già emerso dall’analisi della rete di relazioni. Infatti, la prima dimensione vede contrapposta una visione del mercato delle professioni prospera, dinamica, meritocratica, specializzata ed internamente coerente ad una visione conservativa, tendente alla contrazione, clientelare/nepotistica, irrilevante e difficilmente accessibile, connotandosi così come una dimensione di ottimismo versus pessimismo per il futuro economico delle professioni6. 5 I primi sei autovalori dell’analisi fattoriale sono: 4,44; 2,67; 1,73; 1,46; 1,37; 1,18. L’analisi dello scree-plot evidenzia l’esistenza di due fattori principali. 6 Il lettore può trovare elementi di confronto negli studi sull’ottimismo di Martino (1970), Weinstein (1980), Klar et al. (1996), Klein e Helweg-Larson (2002), Price et al. (2002), Radcliffe et al. (2002). 240 I differenziali semantico ed esperenziale degli esperti e la rappresentazione di professioni mediante il metodo Delphi La seconda dimensione, affatto indipendente, rappresenta la conoscibilità e prevedibilità del mercato delle professioni nel futuro. Infatti, contrappone l’idea di un mercato complesso, imprevedibile, oscuro e non specializzato a quella di un mercato ordinato, stabile e governabile. La quota di varianza spiegata dalle due dimensioni, rispettivamente pari al 20,4% e al 13,5%, è coerente con quanto emerso dall’analisi della rete, ovvero l’esistenza di un sistema di relazioni più intricato e un grado di complessità più elevato per i vertici che rappresentano aspetti del mercato del lavoro rispetto a quelli che indicano la possibilità di conoscerne la complessità. Tabella 3. Pesi fattoriali ottenuti con l’analisi fattoriale ruotata Varimax delle variabili del differenziale semantico. Ritengo che nel futuro il mercato delle professioni sarà: Dinamico vs Statico Peggiore vs Migliore In contrazione vs In espansione Ordinato vs Caotico Governabile vs Ingovernabile Stabile vs Instabile Inaccessibile vs Accessibile Imprevedibile vs Prevedibile Flessibile vs Rigido Rilevante vs Irrilevante Oscuro vs Trasparente Generico vs Specializzato Egualitario vs Meritocratico Reale/tangibile vs Astratto A compartimenti vs Internamente coerente Complesso vs Semplice Individualistico vs Associativo/cooperativo Conservativo vs Innovativo Ricco (prospero) vs Povero (scarno) Svincolato da albi, ordini vs Regolato albi Clientelare vs Orientato a merito Varianza spiegata Comunanza Fattore I 0,630 -0,484 -0,524 -0,013 0,220 -0,068 -0,543 -0,209 -0,336 0,507 0,328 -0,439 -0,667 0,281 -0,483 0,295 -0,118 -0,755 0,668 0,142 -0,648 20,4% II 0,027 -0,169 -0,091 0,641 0,523 0,786 -0,142 -0,584 0,157 -0,301 -0,363 -0,462 -0,017 0,272 -0,361 -0,602 -0,099 0,140 0,238 -0,014 -0,122 13,5% 0,398 0,263 0,283 0,411 0,322 0,622 0,315 0,385 0,138 0,348 0,239 0,406 0,445 0,153 0,364 0,449 0,024 0,590 0,503 0,020 0,435 33,9% Definire figure professionali tramite testimoni privilegiati 241 Gli aggettivi scarsamente legati agli altri nella rappresentazione di rete mostrano comunanze esigue nell’analisi fattoriale, indicando la loro estraneità al sistema di dimensioni ricavato. È il caso delle voci individualistico/cooperativo e svincolato/regolato da albi che, nonostante l’apparente filo comune (un mercato svincolato da albi si può considerare più individualistico, mentre un mercato regolato si potrebbe considerare cooperativo), non sono mutuamente correlate. Figura 2. Soluzione fattoriale ottenuta col metodo delle componenti principali sulle variabili del differenziale semantico presso docenti universitari e direttori del personale 1,0 compless impreved generico 0,5 oscuro comparti rilevant II Fattore inacessi individu dinamico 0,0 svincola nepotist peggiore contrazi conserva flessibi ricco egualita tangibil governab -0,5 ordine stabile -1,0 -1,0 -0,5 0,0 0,5 1,0 I Fattore Anche le altre voci con bassa comunanza (per esempio flessibile/rigido, tangibile/astratto, oscuro/trasparente e migliore/peggiore) confermano di avere un ruolo marginale nella definizione dei fattori, come indicava anche l’analisi reticolare. 242 I differenziali semantico ed esperenziale degli esperti e la rappresentazione di professioni mediante il metodo Delphi Il coefficiente alpha di Cronbach fra le voci considerate è comprensibilmente basso, 0,29, data la sostanziale bi-dimensionalità –invece che unidimensionalità– delle relazioni tra gli aggettivi del differenziale7. Limitando l’analisi alle sole voci con pesi fattoriali superiori a 0,4 sul primo fattore, l’alpha assume valore 0,40; può arrivare fino a 0,77 rimovendo le tre dicotomie ricco/povero, dinamico/statico e rilevante/irrilevante. Rimangono8: peggiore/migliore, in contrazione/in espansione, inaccessibile/accessibile, generico/specializzato, egualitario/meritocratico, a comparti /internamente coerente, conservativo/ innovativo e clientelare/orientato al merito. Per meglio caratterizzare gli atteggiamenti emersi dall’analisi del differenziale semantico, si calcolano i punteggi ottenuti sui due fattori di ottimismo e conoscibilità da alcuni sottogruppi di esperti (Tab. 4). Tabella 4. Valori medi e scarti quadratici medi (sqm) dei punteggi fattoriali degli esperti consultati, per caratteristiche degli esperti. Genere Maschi (n=55) Femmine (n= 20) Posizione Professore Ordinario (n=23) Professore Associato (n=19) Ricercatore (n=12) Regione (n=1) Direttore del personale (n=20) Età Fino a 39 anni (n=16) 40-49 anni (n=26) 50-59 anni (n=16) Da 60 ani in su (n=17) I fattore Media sqm II fattore Media sqm 0,16 -0,43 0,91 1,13 0,09 -0,26 1,02 0,92 0,05 -0,26 0,38 ---0,02 1,09 1,13 1,04 --0,68 0,10 -0,26 -0,28 --0,25 0,97 1,17 0,82 --0,94 0,31 -0,23 -0,20 0,25 0,82 1,06 0,80 1,16 -0,29 0,11 -0,37 0,46 0,85 1,01 1,04 0,93 7 L’alpha di Cronbach (1951) è un coefficiente che misura la coerenza interna di un insieme p 2 omogeneo di p test psicometrici. Si definisce come D p§¨1 ¦ V i2 / V T2 ·¸ /( p 1) , dove V i denota la ¨ ¸ i 1 © ¹ 2 varianza della variabile i-esima e V T quella del punteggio ottenuto sommando i p test. Il coefficiente si può usare per misurare quanto bene un insieme di variabili rappresenta una stessa dimensione. 8 È lo stesso insieme di item che resterebbe eliminandoli ad uno ad uno fino al massimo incremento di alpha, valore dopo il quale la rimozione di item provocherebbe una diminuzione dell’indice. Definire figure professionali tramite testimoni privilegiati 243 Si rilevano così alcune differenze negli atteggiamenti riguardo al mercato delle professioni. Gli esperti maschi tendono ad averne una visione più ottimistica delle colleghe e, in misura maggiore rispetto a queste, lo considerano conoscibile, ordinato, governabile. È di un certo interesse rilevare che anche l’esperienza in tema di mondo del lavoro era inferiore tra le donne (Fabbris et al., 2008b). Cercheremo nel seguito di scoprire se è la minore esperienza ad essere causa di una visione più grigia e chiusa del mondo del lavoro. Non c’è differenza sostanziale tra il grado di ottimismo degli accademici e quello dei direttori del personale. Tra gli universitari, i ricercatori sono il gruppo più ottimista sul futuro e i professori associati quelli che hanno la visione più negativa. La relazione tra età e ottimismo non è lineare. Ad essere più ottimisti sono le persone che hanno meno di quarant’anni e quelle da sessanta in su, mentre ad avere valori inferiori alla medi è la classe di mezzo, dai quaranta fino a quasi sessant’anni. Questa relazione è analoga a quella tra età ed expertise determinata da Fabbris et al. (2008b): i docenti che hanno avuto le esperienze più intense con gli uffici del personale sono i più giovani e quelli più avanti con l’età, mentre sono quelli delle età di mezzo a dimostrare una minore expertise. Tabella 5. Coefficienti di correlazione tra il fattore di esperienza e i due fattori del differenziale semantico con relativa significatività, per ruolo svolto dagli esperti. I fattore Correlazione Signific. Genere Maschi (n=55) Femmine (n= 20) Posizione Professore ordinario (n=23) Professore associato (n=19) Ricercatore (n=12) Regione (n=1) Direttore del personale (n=20) Età Fino a 39 anni (n=16) 40-49 anni (n=26) 50-59 anni (n=16) Da 60 ani in su (n=17) Totale (n=75) II fattore Correlazione Signific. 0,15 0,42 0,272 0,066 -0,21 0,07 0,118 0,756 0,37 0,03 0,53 --0,18 0,083 0,900 0,078 --0,460 -0,38 -0,01 0,01 --0,06 0,075 0,962 0,984 --0,806 0,27 0,23 0,16 0,36 0,25 0,306 0,262 0,545 0,159 0,029 -0,12 -0,16 -0,44 -0,09 -0,12 0,664 0,447 0,091 0,721 0,29 244 I differenziali semantico ed esperenziale degli esperti e la rappresentazione di professioni mediante il metodo Delphi È da segnalare che gli accademici mostrano, nel complesso, un grado di fiducia minore dei direttori sulla leggibilità e sulla prevedibilità del mercato del lavoro. Questa sfiducia è particolarmente evidente tra i professori associati e i ricercatori, ragionevolmente in dipendenza dell’età. Quindi, sono le categorie che hanno avuto i rapporti più frequenti con le figure professionali in esame ad avere la maggiore sicurezza nelle analisi e nelle previsioni. Dai coefficienti di correlazione tra la dimensione esperenziale e le dimensioni di atteggiamento ricavate dall’analisi del differenziale semantico (Tab. 5), si percepisce un legame tra l’ottimismo e l’esperienza, ma nessuna relazione tra la stessa esperienza e la percezione di conoscibilità del mercato manifestata dagli esperti. Tuttavia, anche la relazione tra l’ottimismo e l’esperienza è influenzata dal ruolo professionale degli esperti: la relazione è modesta e non significativa per i professori associati e i direttori del personale, è più solida per i professori ordinari e ancora maggiore per i ricercatori. Invece, la relazione tra la conoscibilità e l’esperienza è nulla per direttori del personale e professori associati, un po’ più marcata tra i ricercatori, e raggiunge una quale significatività per i professori ordinari. Assai curiosa è la differenza tra donne e uomini esperti: mentre per le une la relazione tra l’esperienza e l’ottimismo è positiva e quella tra l’esperienza e la conoscibilità del mercato è nulla, per gli altri si trova una correlazione diretta tra l’ottimismo e l’esperienza e inversa tra l’esperienza e la conoscibilità del mercato. Per le donne consultate come esperte, l’esperienza maturata nel campo delle RU sembra accompagnarsi ad una visione ottimistica, dinamica e meritocratica dei rapporti sul mercato del lavoro, mentre per gli uomini una maggiore esperienza comporta una percezione di complessità interna tale da rendere ardua la produzione di pensiero consapevole sui meccanismi che regolano il mercato del lavoro e delle professioni. Nessuna differenza di rilievo si osserva tra le variabili di atteggiamento e quelle esperenziali all’interno delle varie classi di età. 3 Gli atteggiamenti e la partecipazione alla ricerca L’atteggiamento degli esperti nei confronti del mondo del lavoro, emerso dall’analisi del differenziale semantico, potrebbe influire sul modo in cui costoro hanno reagito ai meccanismi d’indagine e, in modo particolare, sulla loro disponibilità a collaborare alla rilevazione. La volontà di collaborare è un aspetto cruciale in ogni indagine e, a Definire figure professionali tramite testimoni privilegiati 245 fortiori, in una di tipo Delphi, dove la rilevazione si fonda su più cicli di consultazione del campione designato. Un modo di valutare la partecipazione è quello di distinguere coloro che hanno risposto fino all’ultimo questionario e quelli che hanno abbandonato dopo avere iniziato la collaborazione (Par. 3.1). Per un esperto, un modo meno diretto di limitare la propria partecipazione all’indagine consiste nel rifiuto a rispondere ad alcuni quesiti centrali. Nel caso della presente indagine, fra i quesiti nodali si possono senz’altro annoverare le previsioni occupazionali a 3 e a 6 anni (Par. 3.2). 3.1 Quelli che si perdono per strada La collaborazione degli esperti alla ricerca può essere messa in relazione con il differenziale semantico esclusivamente per i docenti universitari, i quali hanno risposto ai quesiti del differenziale semantico nel corso del primo round di rilevazione, mentre ai direttori del personale le domande sono state poste solo con l’ultimo round, quando la caduta nella partecipazione si era ormai verificata. Dei 55 professori che hanno completato il differenziale semantico, il 21,8% si è fermato al primo round, il 12,7% ha risposto anche al secondo questionario ma non al terzo, e il 65,5% ha completato anche l’ultimo round dell’indagine. Dunque, lo scoglio è rappresentato dalla seconda rilevazione, nel senso che la probabilità di ottenere un terzo contributo informativo da chi ne ha dato un secondo è più elevata della probabilità di ottenere il secondo da chi ha dato il primo. La percezione di conoscibilità del mercato del lavoro aumenta di intensità ad ogni occasione di rilevazione, mentre l’intensità dell’ottimismo non è differente in chi abbandona dopo il primo round, o dopo il secondo, o li completa tutti9 (Tab. 6). Le differenze tra i gradi di collaborazione prestata sono appena percettibili anche relativamente al fattore di esperienza. Tuttavia, l’esperienza di chi interrompe la collaborazione è superiore a quella media di chi prosegue, mentre la percezione della conoscibilità del mercato va nella direzione opposta. Ciò indica che se l’esperto percepisce che il mercato delle professioni è in qualche modo prevedibile, è più disposto a proseguire nel processo d’indagine. D’altronde, le persone convinte che il mercato del lavoro è troppo complesso perché sia possibile trarne previsioni, sono restie a dedicare a ricerche più tempo di quanto imposto dalla cortesia normale tra colleghi. Tra l’altro, i meno propensi a spendere tempo nelle iterazioni della rilevazione sono i professori più coinvolti in attività esterne e, quindi, verosimilmente più impegnati. 9 Quand’anche si aggregassero gli abbandoni dopo il I round a quelli dopo il II, non si otterrebbero differenze statisticamente significative tra i gruppi. 246 I differenziali semantico ed esperenziale degli esperti e la rappresentazione di professioni mediante il metodo Delphi Tabella 6. Punteggi medi sui fattori “semantici” e di conoscenza del mercato per grado di collaborazione prestata e test per l’uguaglianza tra le medie. Abbandono dopo il I round (n = 12) Abbandono dopo il II round (n = 7) Concluse tre rilevazioni (n = 56) F di Snedecor Significatività (p) 3.2 Fattori semantici I II -0,33 -0,65 0,43 -0,32 0,02 0,18 1,319 4,139 (0,274) (0,020) Fattore di esperienza10 0,14 0,04 -0,08 0,451 (0,638) Quelli che non sanno rispondere La possibilità di rispondere “Non so” ai quesiti sulle previsioni occupazionali è stata offerta soltanto ai docenti universitari11. Le dichiarazioni di incapacità a rispondere sono soltanto tre fra chi ha risposto ai quesiti sul differenziale semantico. Un altro docente non ha risposto né ai quesiti sulla previsione occupazionale, né a quelli del differenziale semantico, e altri due hanno dato solo risposte parziali. Come dato tendenziale, tra i rispondenti che non azzardano previsioni, si osservano livelli più bassi sia di ottimismo rispetto all’andamento dell’occupazione nel futuro, sia alla possibilità reale di conoscere il mercato delle professioni (Tab. 7). Tuttavia, anche in virtù del basso numero di mancate risposte, le differenze non sono statisticamente significative tra chi ha fatto previsioni per il futuro lavorativo delle figure professionali in analisi e chi non si è sbilanciato. Infine, è interessante notare la forte relazione tra l’expertise maturata nel contatto con gli uffici e gli operatori delle RU e la volontà di fare previsioni sul futuro lavorativo delle figure professionali in esame. Ciò indica sia la capacità del fattore di conoscenza di esprimere la capacità degli esperti di muoversi agevolmente tra gli argomenti indagati, sia la loro disponibilità a “fare un passo indietro”, piuttosto che improvvisare risposte inconsapevoli, quando non si sentono in grado di esprimersi su specifici argomenti. 10 Il punteggio di esperienza è stato calcolato anche per i direttori del personale, dato che le relative domande erano state chieste per tutti nel primo round di rilevazioni, e pertanto in questo caso le numerosità complessive sono 26 abbandoni dopo il I round, 16 abbandoni dopo il secondo round, e 59 rilevazioni completate. 11 Probabilmente, anche fra i direttori del personale vi è chi non ha risposto al quesito. Tuttavia, nella base di dati, l’eventuale non-risposta non è distinguibile dall’aver risposto che non si prevedono variazioni. Definire figure professionali tramite testimoni privilegiati 247 Tabella 7. Punteggi medi sui fattori semantici e su quello esperenziale degli esperti, secondo che abbiano espresso o non previsioni sugli sviluppi occupazionali delle figure professionali12 e test di uguaglianza tra le medie dei punteggi. Previsione - espressa (n = 52) - non espressa (n = 6)13 Test t Significatività 4 Fattori semantici I II 0,018 -0,084 -0,433 -0,223 0,689 0,227 0,494 0,821 Fattore di esperienza 0,087 -0,814 2,160 0,035 Gli atteggiamenti e le previsioni occupazionali La correttezza di una previsione è verificabile solo a posteriori. Tuttavia, è possibile porre a confronto le previsioni formulate da gruppi di esperti, evidenziando le analogie e le discordanze di gruppi o di singoli dentro i gruppi. Le previsioni occupazionali non sono state rilevate con lo stesso schema per i direttori del personale e per i docenti universitari. I direttori del personale sono stati interrogati sulle previsioni lavorative per le figure professionali in esame su un orizzonte temporale di uno, tre e sei anni e sono stati suddivisi in due sottogruppi, uno interpellato per l’analisi della prima figura e l’altro per la seconda. Ai docenti universitari è stata chiesta una previsione soltanto a tre e sei anni e a ciascuno è stata chiesta un’opinione su entrambe le figure professionali. Infine, nel corso del primo round, è stato loro chiesto non un unico valore di stima delle previsioni occupazionali, bensì un intervallo di possibili valori, definito da un valore massimo e uno minimo di previsione. Nel seguito, si analizzano le risposte fornite nel corso della prima (Par. 4.1) e delle successive occasioni di rilevazione (Par. 4.2). 4.1 Il primo round di rilevazioni Nella prima occasione di rilevazione, le previsioni occupazionali sono state chieste in modo diretto, come stima della variazione prevista rispetto alla situazione attuale. I 12 Nel seguito, non si distingue tra previsioni a tre e a sei anni e tra previsioni per le due figure di addetto alle RU, poiché chi non si è espresso, non l’ha fatto per nessuno degli aspetti indagati. 13 I valori sui due fattori derivati dall’analisi del differenziale semantico sono calcolati su 3 soli casi, poiché gli altri 3 non hanno completato la batteria di domande relative. 248 I differenziali semantico ed esperenziale degli esperti e la rappresentazione di professioni mediante il metodo Delphi valori medi ottenuti sono riportati nella Tab. 8, insieme alle correlazioni tra stime fornite e punteggi ottenuti nelle dimensioni già descritte in precedenza. Tabella 8. Valori medi delle previsioni occupazionali a 3 e a 6 anni per addetti allo sviluppo e addetti alla gestione delle risorse umane (tra parentesi lo scarto quadratico medio), e coefficienti di correlazione (tra parentesi la significatività) tra le previsioni occupazionali e i punteggi ottenuti sulle dimensioni di ottimismo, conoscibilità e esperienza (n = 52). Addetto allo sviluppo, 3 anni (n = 65) Addetto alla gestione, 3 anni (n = 59) Addetto allo sviluppo, 6 anni (n = 65) Addetto alla gestione, 6 anni (n = 59) Previsione media (sqm) 7,15 (17,05) 5,26 (16,29) 9,66 (23,28) 3,78 (14,19) Ottimismo (signific.) 0,24 (0,056) 0,01 (0,924) 0,26 (0,041) 0,05 (0,728) Correlazioni Conoscibilità (signific.) -0,06 (0,658) -0,03 (0,825) -0,24 (0,056) -0,04 (0,778) Esperienza (signific.) -0,05 (0,666) -0,07 (0,550) -0,02 (0,872) -0,16 (0,167) Non si osserva alcuna relazione significativa tra le previsioni occupazionali per l’addetto alla gestione delle RU e i fattori calcolati14. Invece, le previsioni per gli addetti allo sviluppo mostrano qualche tendenza: gli esperti caratterizzati da un atteggiamento più ottimistico ipotizzano tassi di occupazione più elevati della media sia per l’orizzonte temporale dei tre che per quello dei sei anni. Inoltre, sempre in relazione all’addetto allo sviluppo, coloro che considerano il mercato del lavoro più prevedibile e governabile tendono a fare previsioni di occupazione a sei anni meno elevate di coloro che lo vedono complesso e poco conoscibile. Poiché le previsioni sono di un aumento di quasi il 10% rispetto al valore attuale, si può ipotizzare che l’esperto più consapevole dei propri mezzi interpretativi preveda che il mercato evolva più lentamente rispetto a chi lo ritiene complesso e inafferrabile. Si è quindi calcolata la differenza in valore assoluto tra la previsione fornita dal singolo esperto e il valore medio dei due panel di esperti15. Tale differenza 14 Le correlazioni non sono significativamente diverse da zero neppure analizzando separatamente i dati dei docenti universitari e quelli dei direttori del personale. 15 La distinzione è necessaria giacché, nel primo round di rilevazione, ai direttori si chiedeva di esprimere un valore di stima mentre ai docenti si chiedeva di indicare un intervallo di stima. La stima dei docenti adottata in questa nota è il valore centrale dell’intervallo di stima. I valori medi delle stime dei due panel sono risultati nettamente diversi (Fabbris et al., 2008a). Tuttavia, le analisi sono state svolte sulla totalità dei rispondenti, poiché tra i direttori del personale soltanto 7 hanno completato la Definire figure professionali tramite testimoni privilegiati 249 rappresenta la distanza tra la risposta fornita da ciascun esperto e quella media del gruppo dei “pari”. Si constata (Tab. 9) che non esiste alcuna relazione importante tra l’atteggiamento degli esperti e la distanza tra la loro previsione circa il futuro occupazionale degli addetti alla gestione delle RU e la media del gruppo dei pari, mentre esperti con maggiore esperienza si collocano su posizioni più vicine alla media del panel, almeno per quanto riguarda le previsioni di occupazione degli addetti allo sviluppo delle RU. Tabella 9. Coefficienti di correlazione (tra parentesi la significatività) tra i punteggi ottenuti sui fattori semantici e quello esperenziale e distanza tra la previsione fornita dagli esperti e la media del gruppo dei pari. Addetto allo sviluppo delle R.U., 3 anni (n = 65) Addetto alla gestione delle R.U., 3 anni (n = 59) Addetto allo sviluppo delle R.U., 6 anni (n = 65) Addetto alla gestione delle R.U., 6 anni (n = 59) Fattori semantici I II 0,13 0,08 (0,299) (0,525) -0,01 -0,00 (0,948) (0,994) -0,07 0,04 (0,587) (0,746) -0,06 -0,08 (0,649) (0,556) Fattore di esperienza -0,16 (0,172) -0,08 (0,470) -0,17 (0,167) -0,02 (0,841) Per i docenti universitari, si calcola l’incertezza delle previsioni occupazionali come differenza tra il valore massimo e quello minimo della stima dell’occupazione futura e si pone in relazione l’incertezza con gli atteggiamenti. Si osserva (Tab. 10) una certa connessione in positivo tra l’ottimismo degli esperti e l’ampiezza dell’intervallo di stima e una in negativo tra l’ampiezza dell’intervallo e l’esperienza, per quanto riguarda le stime a tre anni per gli addetti allo sviluppo delle RU. Intervalli più ampi per un valore tendenzialmente positivo (il valore medio delle previsioni occupazionali per gli addetti allo sviluppo delle RU a 3 anni è +7,2) possono indicare un valore massimo elevato, e quindi una maggiore disponibilità a scommettere nel futuro, oppure una profonda incertezza sui futuri scenari, forse a causa di una limitata esperienza. Le relazioni con l’ampiezza dell’intervallo di stima a sei anni sono assai più modeste, forse a causa della generale difficoltà di esprimersi su un orizzonte temporale così lontano. Non si osserva alcuna relazione significativa tra l’ampiezza degli intervalli di stima dell’occupazione dell’addetto alla gestione e le dimensioni studiate, il che batteria di domande sul differenziale semantico e risposto alle domande sulle previsioni di occupazione per gli addetti alla gestione delle risorse umane e 13 a quelle sugli addetti allo sviluppo. 250 I differenziali semantico ed esperenziale degli esperti e la rappresentazione di professioni mediante il metodo Delphi ribadisce la maggiore difficoltà nel rinvenire comportamenti regolari e standardizzati quando si tratta di esprimere una previsione su questa figura professionale. Tabella 10. Coefficienti di correlazione (tra parentesi la significatività) tra l’ampiezza degli intervalli di stima forniti dai docenti universitari e i punteggi da loro ottenuti sulle dimensioni semantiche ed esperenziali (n = 52). Addetto allo sviluppo delle R.U., 3 anni Addetto alla gestione delle R.U., 3 anni Addetto allo sviluppo delle R.U., 6 anni Addetto alla gestione delle R.U., 6 anni Fattori semantici I II 0,27 -0,01 (0,052) (0,953) 0,06 0,18 (0,679) (0,205) 0,23 -0,20 (0,108) (0,152) -0,02 0,08 (0,907) (0,561) Fattore di esperienza -0,22 (0,093) -0,14 (0,321) -0,20 (0,147) -0,15 (0,262) Nel seguito, si presentano i risultati dell’adattamento di un modello di regressione lineare multipla nel quale la previsione occupazionale è la variabile dipendente e i fattori di atteggiamento sono i predittori. Si è considerata come variabile di controllo l’identificatore del panel (direttori del personale vs professori universitari) e come possibili predittori le interazioni tra l’identificatore e le tre variabili di atteggiamento. Le interazioni sono state inserite in un secondo blocco di possibili predittori selezionati con criterio stepwise (Tab. 11). Si osserva nuovamente l’incapacità dei fattori considerati di cogliere le differenze tra le previsioni occupazionali per gli addetti alla gestione delle RU: il modello a tre anni non spiega minimamente la variabilità delle previsioni, mentre nel modello a sei anni l’unica variabile (moderatamente) significativa è l’identificatore dei panel, che dà ragione del fatto che le previsioni occupazionali espresse dai direttori del personale per questa figura professionale sono assai meno rosee di quelle ipotizzate dai docenti. La differenza tra le opinioni espresse dai direttori e quelle espresse dai docenti emerge anche nel modello che spiega la previsione di occupazione a tre anni per gli addetti allo sviluppo delle RU. In questo caso, però, si evidenzia che gli esperti caratterizzati da maggiore ottimismo esprimono previsioni occupazionali più alte. La non significatività delle interazioni indica che l’ottimismo agisce in modo analogo sulle previsioni espresse dai due panel di esperti. Definire figure professionali tramite testimoni privilegiati 251 Tabella 11. Stime e standard error dei parametri e test t per la verifica della significatività per vari modelli di regressione in cui la variabile dipendente (Y) è la previsione occupazionale rilevata al primo round. Stima di ȕ s.e. t p-value Y = Previsione occupazionale a 3 anni per addetti allo sviluppo delle risorse umane 10,86 2,00 5,43 0,000 Intercetta -17,94 4,47 -4,01 0,000 Direttore vs professore -2,73 1,92 -1,42 0,162 Esperienza 4,02 1,75 2,29 0,026 Ottimismo -1,00 1,93 -0,52 0,607 Conoscibilità Nessuna interazione significativa R2 corretto = 0,217; n = 64 Y = Previsioni occupazionali a 3 anni per addetti alla gestione delle risorse umane 6,76 1,90 3,57 0,001 Intercetta -5,86 5,68 -1,03 0,307 Direttore vs professore -1,41 2,03 -0,70 0,490 Esperienza 0,55 1,73 0,32 0,754 Ottimismo -0,15 1,73 -0,09 0,930 Conoscibilità Nessuna interazione significativa R2 corretto = 0,000; n = 58 Y = Previsioni occupazionali a 6 anni per addetti allo sviluppo delle risorse umane 12,05 2,31 5,21 0,000 Intercetta -13,77 5,31 -2,59 0,012 Direttore vs professore -5,02 2,48 -2,02 0,048 Esperienza 5,03 2,03 2,47 0,016 Ottimismo -5,52 2,26 -2,45 0,017 Conoscibilità 13,27 5,46 2,43 0,018 Interazione Dir * Esperienza R2 corretto = 0,252; n = 64 Y = Previsioni occupazionali a 6 anni per addetti alla gestione delle risorse umane 7,09 2,07 3,42 0,001 Intercetta -12,01 6,21 -1,93 0,058 Direttore vs professore -2,37 2,22 -1,07 0,290 Esperienza 1,33 1,90 0,70 0,485 Ottimismo -0,00 1,89 -0,00 0,998 Conoscibilità Nessuna interazione significativa R2 corretto = 0,030;n = 58 252 I differenziali semantico ed esperenziale degli esperti e la rappresentazione di professioni mediante il metodo Delphi Quando si fanno previsioni a più lungo termine, entrano in campo altri fattori. Le previsioni a sei anni per gli addetti allo sviluppo delle RU sono, infatti, influenzate, oltre che dall’ottimismo e dal ruolo dell’esperto che avanza la previsione, anche dal suo livello di esperienza, da quanto questi ritiene governabile il mercato del lavoro, e dall’effetto combinato del ruolo e dell’esperienza. Le previsioni di maggiore occupazione sono degli esperti che – tramite il differenziale semantico – si sono dimostrati ottimisti, quelle meno rosee appartengono a chi ritiene il mercato del lavoro conoscibile e ordinato. I direttori del personale esprimono, ceteris paribus, le previsioni più negative. L’esperienza, invece, ha un effetto controverso. Infatti, per i docenti universitari, una maggiore esperienza si associa a previsioni di occupazione più pessimistiche, mentre per i direttori del personale l’effetto diventa nettamente positivo. I motivi di tale differenza non sono chiari, ma la relazione tra queste variabili si ripete se, nel modello a tre anni, forziamo l’ingresso dell’interazione fra la variabile-indicatore per i direttori del personale e l’esperienza (Tab. 12). Tabella 12. Stime dei parametri con relativo standard error (s.e.), valore del test t e significatività per l’analisi della regressione tra le previsioni occupazionali a tre anni rilevate al primo round per gli addetti allo sviluppo delle risorse umane e i fattori semantici ed esperenziali (R2 corretto = 0,229; n = 64). Intercetta Direttore Expertise Ottimismo Conoscibilità Interazione Dir * Esperienza Stima di ȕ 10,97 -16,51 -4,04 4,15 -1,38 6,56 s.e. 1,98 4,55 2,13 1,74 1,93 4,68 t 5,53 -3,63 -1,90 2,38 -0,71 1,40 p-value 0,000 0,001 0,062 0,021 0,479 0,166 Anche in questo caso, assume rilevanza l’expertise, con un valore negativo per i professori, compensato da un valore positivo dei direttori del personale. 4.2 La rilevazione dal secondo round in poi La seconda e la terza richiesta di collaborazione sono state accompagnate da un feedback ai rispondenti del valor medio espresso dagli esperti nella precedente Definire figure professionali tramite testimoni privilegiati 253 rilevazione16 e dall’invito a rivedere, se lo ritenevano opportuno, la previsione espressa (Fabbris et al., 2008a). La distanza tra le risposte fornite nella prima e nella terza rilevazione può essere concepita come una misura della disponibilità ad adeguare la propria opinione all’opinione media del panel, resa nota attraverso il feedback17. Questa distanza non è in relazione con alcun indicatore di esperienza o di ottimismo (Tab. 13). Tuttavia, mostra una certa disponibilità a modificare le proprie posizioni chi ritiene il mercato del lavoro meno prevedibile per gli addetti allo sviluppo delle RU. È possibile che l’esperto percorso da dubbi sulla possibilità di fare previsioni occupazionali a lungo raggio si faccia più facilmente condizionare nel rispondere, almeno per quanto riguarda il futuro di una figura così particolare come l’addetto allo sviluppo delle RU, che è la figura più plasmabile delle due. Tabella 13. Coefficienti di correlazione (tra parentesi la relativa significatività) tra il valore assoluto della distanza tra le risposte fornite nella prima e nella terza rilevazione e i punteggi ottenuti sui fattori semantici ed esperenziali (n=52). Addetto allo sviluppo delle R.U., 3 anni (n = 46) Addetto alla gestione delle R.U., 3 anni (n = 40) Addetto allo sviluppo delle R.U., 6 anni (n = 46) Addetto alla gestione delle R.U., 6 anni (n = 40) Fattori semantici I II 0,19 -0,30 (0,215) (0,047) -0,08 -0,15 (0,600) (0,369) 0,03 -0,27 (0,818) (0,075) -0,16 -0,09 (0,336) (0,578) Fattore di esperienza -0,03 (0,854) -0,08 (0,633) -0,04 (0,808) 0,17 (0,301) La distanza tra le previsioni fatte al primo e al terzo round non è legata neppure al variare del ruolo e del genere dell’esperto (Tab. 14). L’unica eccezione, osservabile esclusivamente per le previsioni a sei anni relative agli addetti allo 16 Su un sottogruppo di direttori del personale, è stato svolto un esperimento che prevedeva di comunicare i valori minimo e massimo rilevati anziché il valore medio. Ciò, tuttavia, riguarda soltanto i 10 esperti che hanno completato l’indagine rispondendo alle domande sul differenziale semantico, e in particolare 7 persone che hanno risposto sugli addetti allo sviluppo delle risorse umane e 3 sugli addetti alla gestione. Nel seguito le loro risposte sono state analizzate congiuntamente alle altre. 17 Si utilizza la distanza tra la prima e la terza rilevazione, trascurando i dati della seconda, affinché la convergenza sia diluita in tre occasioni soltanto per permettere ai rispondenti di mediare in modo più morbido tra le proprie opinioni e quelle degli altri esperti. Infatti, le relazioni tra queste variazioni e le altre variabili in gioco, già modeste quando si confronta la prima e l’ultima rilevazione, perdono di significatività quando si confrontano le stime ottenute in occasioni di rilevazione contigue. 254 I differenziali semantico ed esperenziale degli esperti e la rappresentazione di professioni mediante il metodo Delphi sviluppo delle RU, è una maggiore disponibilità a modificare le proprie risposte dagli esperti di età compresa fra i 40 e i 60 anni, mentre i rispondenti più giovani e quelli sopra i 60 anni modificano in modo assai più contenuto le loro previsioni. Tabella 14. Scarto tra la media della distanza, in valore assoluto, tra le risposte fornite nella prima e nella terza occasione di rilevazione da alcuni sottogruppi di rispondenti, e significatività delle distanze (tra parentesi la numerosità campionaria). Genere Maschi Femmine (n=12) t Significatività Posizione professionale Professore ordinario (n=13) Professore associato Ricercatore (n=8) Direttore del personale F Significatività Età Fino a 39 anni 40-49 anni 50-59 anni Da 60 ani in su F Significatività 18 Addetto sviluppo 3 anni Addetto gestione 3 anni Addetto sviluppo 6 anni Addetto gestione 6 anni 12,73 (n=35) 11,68 0,27 0,791 10,63 (n=29) 10,14 0,15 0,885 12,47 (n=34) 12,03 0,8018 0,937 11,65 (n=28) 8,37 0,94 0,353 10,46 12,18 (n=13) 15,06 13,15 (n=13) 0,26 0,851 12,31 9,30 (n=13) 10,25 9,57 (n=7) 0,23 0,876 8,23 11,79 (n=12) 16,94 14,17 (n=13) 0,9113 0,456 11,62 9,81 (n=12) 10,25 10,86 (n=7) 0,07 0,977 8,99 (n=12) 12,67 (n=17) 16,95 (n=8) 12,70 (n=10) 0,74 0,535 12,57 (n=7) 9,68 (n=16) 4,5 (n=6) 13,33 (n=12) 1,29 0,293 8,48 (n=12) 13,25 (n=17) 21,70 (n=8) 7,50 (n=9) 2,26 0,096 10,93 (n=7) 12,64 (n=16) 6,50 (n=6) 9,91 (n=11) 0,55 0,653 Poiché non è soddisfatto l’assunto di omoschedasticità, si sono condotti test robusti. Definire figure professionali tramite testimoni privilegiati 255 Le relazioni che si osservano fra le modifiche nelle previsioni fra il primo e il terzo round di rilevazioni e tutte le variabili di cui si è già parlato riproducono invece, ma rovesciato, quanto già osservato per le previsioni espresse nella prima rilevazione. Vale a dire che chi ha fatto, in prima battuta, previsioni troppo contenute tende a ritoccarle verso l’alto, mentre chi si è tenuto alto corregge il tiro verso il basso. Si descrivono i risultati dell’adattamento di quattro modelli di regressione stepwise19 alla differenza20 tra le previsioni espresse al terzo round e quelle del primo round. Tra i possibili predittori si considerano i fattori di esperienza, ottimismo e conoscibilità, il genere e la variabile-indicatore per i direttori del personale. Risulta (Tab. 15) che nessun potenziale predittore è legato alle variazioni nelle previsioni sugli addetti alla gestione delle RU occorse lungo il processo Delphi. Tabella 15. Stime e standard error dei parametri e test t per la verifica della significatività per vari modelli di regressione (criterio di selezione stepwise) con variabile dipendente data dalla differenza tra la previsione fornita dagli esperti al terzo e quella fornita al primo round. Stima di ȕ s.e. t p-value Y = Previsioni occupazionali a 3 anni per addetti allo sviluppo delle risorse umane -5,00 2,84 -1,76 0,084 Intercetta 15,61 5,60 2,79 0,008 Direttore -3,55 2,27 -1,56 0,125 Ottimismo Nessuna interazione significativa R2 corretto = 0,151; n = 50 Y = Previsioni occupazionali a 3 anni per addetti alla gestione delle risorse umane Nessun predittore significativo Y = Previsioni occupazionali a 6 anni per addetti allo sviluppo delle risorse umane -6,49 3,30 1,97 0,055 Intercetta 14,85 6,52 -2,28 0,027 Direttore 5,82 3,10 1,88 0,066 Conoscibilità 2 R corretto = 0,114; n = 50 Y = Previsioni occupazionali a 6 anni per addetti alla gestione delle risorse umane Nessun predittore significativo 19 Per essere certi di non escludere variabili anche solo lievemente significative, il livello di significatività è stato fissato pari a 0,15 in ingresso e 0,20 in uscita. 20 Per questa analisi, la differenza non è calcolata in valore assoluto. 256 I differenziali semantico ed esperenziale degli esperti e la rappresentazione di professioni mediante il metodo Delphi Invece, i direttori del personale tendono a rivedere le loro stime verso l’alto sia nelle previsioni a tre che a sei anni, gli ottimisti ritoccano al ribasso le stime di occupazione a tre anni e chi ritiene il mercato del lavoro più ordinato e governabile alza le proprie previsioni di occupazione a sei anni. Questo però consegue al fatto che i direttori del personale sono partiti con stime più basse della media, così come gli esperti con alti punteggi del fattore di conoscibilità, e, viceversa, gli ottimisti con previsioni elevate. L’avvicinarsi alla media indica che l’inversione di tendenza è stata trascinata dal feedback. 5 Rappresentazioni delle professioni e differenziale semantico degli esperti Nella nostra indagine, il livello d’istruzione richiesto per ricoprire le posizioni di addetto alla gestione e addetto allo sviluppo delle RU è stato rilevato nel primo round della rilevazione sui direttori del personale (con una domanda di feedback nella seconda rilevazione) e nel secondo di quella sui docenti. Le scale di misura sono state ridotte in tre classi: “diploma di scuola superiore, diploma universitario o laurea triennale”, “laurea specialistica o del vecchio ordinamento” e “master, dottorato, scuola di specializzazione”. In questo modo, si possono analizzare congiuntamente le risposte fornite dai due panel e valutare se la laurea specialistica sia riconosciuta dagli esperti come titolo più formativo rispetto alla laurea triennale21 e se gli stessi ritengono necessaria una formazione ulteriore dopo la specialistica. Nella Tab. 16 si riportano i punteggi medi ottenuti per le misure di esperienza, ottimismo e conoscibilità da parte di coloro che hanno indicato i tre livelli di istruzione come appropriati per le due figure professionali in esame. Per entrambe le figure professionali, chi individua nel diploma di scuola secondaria superire o nella laurea triennale il titolo più adatto ha un’esperienza minore e un’immagine più semplificata del mercato del lavoro, mentre chi ritiene necessario un titolo post lauream mostra di possedere una visione del mercato più ottimistica ma al tempo stesso meno prevedibile. Più complessa, ma più interessante a fini di rappresentazione del profilo professionale, è la caratterizzazione in termini di competenze22. Interessante è anche la rappresentazione sociale della professione, vale a dire il prestigio attribuitole da 21 Soltanto 2 unità hanno indicato il diploma di scuola superiore. Le competenze proposte ai direttori del personale e ai docenti universitari non sono identiche. Pertanto, sono analizzate solo le competenze rilevate in entrambe le indagini. Si ricorda che solo 7 direttori del personale hanno risposto alla batteria di domande sul differenziale semantico con riferimento all’addetto alla gestione delle risorse umane e 13 con riferimento all’addetto allo sviluppo. 22 Definire figure professionali tramite testimoni privilegiati 257 datori di lavoro, addetti e pubblica opinione, in termini economici, di posizione gerarchica e di sviluppo di carriera23. Tabella 16. Valori medi e scarti quadratici medi (sqm) dei punteggi fattoriali degli esperti consultati e del punteggio di esperienza, per livello di istruzione ritenuto necessario a ricoprire le posizioni professionali. Fattori semantici I Addetto allo sviluppo delle RU Diploma o laurea triennale (n=7; esperienza n=8) Laurea specialistica (n=25; esperienza n=28) Titolo post-lauream (n=23; esperienza n=26) Addetto alla gestione delle RU Diploma o laurea triennale (n=17; esperienza n=21) Laurea specialistica (n=14; esperienza n=27) Titolo post-lauream (n=18; esperienza n=19) II Fattore di esperienza -0,12 (1,14) -0,26 (1,05) 0,45 (0,97) 0,29 (0,79) 0,20 (0,77) -0,20 (1,06) -0,45 (1,19) -0,16 (1,19) 0,09 (1,04) -0,70 (0,94) 0,32 (0,98) 0,66 (0,91) 0,46 (0,77) 0,41 (1,11) -0,36 (1,14) -0,43 (1,20) 0,16 (0,97) 0,46 (0,58) Nella Tab. 17 si riportano le correlazioni calcolate fra i fattori del differenziale semantico e della conoscenza, e i punteggi attribuiti dagli esperti alle dimensioni della desiderabilità dei due profili professionali. Il fattore di ottimismo è positivamente correlato con la desiderabilità complessiva della posizione professionale, in modo assai debole per le opinioni sull’addetto allo sviluppo delle RU, più deciso per l’addetto alla gestione. Ciò conferma l’ipotesi che chi ha una visione complessivamente favorevole, tende a ritenere quelle di addetto allo sviluppo e alla gestione delle RU come posizioni lavorative buone. 23 I dati sulla rappresentazione professionale e sociale delle due figure professionali sono stati rilevati nel secondo round per i docenti universitari e nel terzo per i direttori del personale. La scala di misura è quantitativa a 10 punti. L’indagine svolta presso i docenti universitari rileva anche il grado di accettazione immaginato da parte dei datori di lavoro, mentre l’indagine svolta presso i direttori del personale rileva il grado di desiderabilità sociale avvertito dagli addetti e dai datori di lavoro. Gli aspetti rilevati in modo non omogeneo presso le due tipologie di esperti, nel seguito non saranno analizzati. 258 I differenziali semantico ed esperenziale degli esperti e la rappresentazione di professioni mediante il metodo Delphi Tabella 17. Coefficienti di correlazione (tra parentesi la significatività) tra il livello di desiderabilità di alcuni aspetti delle professioni di addetto allo sviluppo e addetto alla gestione delle risorse umane e punteggi delle dimensioni di ottimismo, conoscibilità ed esperienza degli esperti. Addetto allo sviluppo delle R.U. Desiderabilità economica Sviluppo di carriera Utilizzo delle competenze Possibilità di cambiare posto di lavoro Prestigio sociale Desiderabilità complessiva Accettazione della preparazione Addetto alla gestione delle R.U. Desiderabilità economica Sviluppo di carriera Utilizzo delle competenze Possibilità di cambiare posto di lavoro Prestigio sociale Desiderabilità complessiva Accettazione della preparazione Fattori semantici I II (n = 55) (n = 55) 0,19 -0,18 (0,169) (0,184) 0,10 -0,29 (0,471) (0,033) 0,09 -0,32 (0,532) (0,018) -0,13 0,01 (0,347) (0,962) 0,00 -0,37 (0,991) (0,006) 0,23 -0,32 (0,097) (0,017) 0,14 -0,30 (0,309) (0,028) (n = 46) (n = 46) 0,13 -0,05 (0,382) (0,721) 0,23 -0,08 (0,126) (0,582) 0,07 -0,04 (0,664) (0,807) -0,05 0,03 (0,727) (0,835) 0,09 -0,27 (0,543) (0,065) 0,32 -0,18 (0,033) (0,222) 0,22 -0,23 (0,148) (0,127) Fattore di esperienza (n = 60) 0,09 (0,514) -0,10 (0,423) 0,14 (0,299) 0,12 (0,348) -0,10 (0,458) 0,00 (1,00) 0,09 (0,518) (n = 55) 0,00 (0,992) 0,00 (0,988) 0,05 (0,711) 0,00 (0,996) 0,26 (0,056) 0,18 (0,191) 0,14 (0,319) Meno immediato, ma piuttosto forte, è il ruolo del fattore di conoscibilità: gli esperti che ritengono il mercato del lavoro una realtà semplice e prevedibile sono Definire figure professionali tramite testimoni privilegiati 259 meno inclini ad attribuire desiderabilità, soprattutto alla figura dell’addetto allo sviluppo delle RU. È possibile che una visione semplificata del mercato delle professioni induca a ritenere questa figura non strettamente necessaria, e quindi non appagante sul piano dello sviluppo di carriera, dell’utilizzo di competenze, del prestigio sociale e della desiderabilità complessiva. Anche l’accettazione della figura da parte dei datori di lavoro è giudicata tanto più negativamente quanto più elevata è reputata la possibilità di conoscere il mercato del lavoro. Qualcosa di analogo si osserva anche per quanto riguarda l’addetto alla gestione delle RU, ma solo relativamente alla desiderabilità complessiva. È possibile (si veda anche Eveleth, 1999) che i non esperti tendano a percepire una situazione come più incerta e meno strutturata degli esperti. I non esperti usano analogie lontane, appartenenti ad altri domini della conoscenza umana, gli esperti usano analogie letterali, ossia parole che appartengono allo stesso dominio specifico su cui s’indaga. Per questo motivo, gli esperti sono più analitici, argomentati ed esigenti dei primi. Nel caso dell’addetto allo sviluppo delle RU, ciò può voler dire che gli esperti che più conoscono le possibili esigenze degli uffici del personale, sono quelli che più credono nel valore potenziale di una figura specifica per incrementare le competenze trasversali e la cultura generale delle risorse umane dell’azienda. Sono quasi nulle, invece, le relazioni fra il fattore di esperienza e i punteggi di desiderabilità assegnati. Fa eccezione un legame positivo con il prestigio sociale, limitatamente alla figura dell’addetto alla gestione. 6 Conclusioni e proposte Il lavoro di ricerca descritto nella presente nota si proponeva di comprendere se un certo modo di misurare il differenziale semantico, congiuntamente ad informazioni sull’expertise posseduta da esperti, spiegasse la quantità e la qualità della collaborazione ottenuta dagli esperti stessi. L’obiettivo ultimo era quello di proporre un metodo per prevedere la collaborazione da parte degli esperti sin dal primo round di un processo Delphi. Abbiamo trovato che i 21 item utilizzati identificano due dimensioni, una di ottimismo versus pessimismo nei confronti dello sviluppo del mercato del lavoro e una associata alla percezione della possibilità di conoscere a fondo il mercato e anticiparne le tendenze. L’atteggiamento ottimistico ha mostrato parziali legami con l’expertise. Non così la percezione di prevedibilità, la quale è indipendente sia dall’atteggiamento 260 I differenziali semantico ed esperenziale degli esperti e la rappresentazione di professioni mediante il metodo Delphi ottimistico, per costruzione, e sia dall’esperienza specifica, con la sola esclusione dei professori universitari più avanti nella carriera. Ciò implica che le dimensioni di atteggiamento possono essere utilizzate a corollario di una rappresentazione dell’expertise per comprendere sin dal primo contatto con l’esperto se si ha a che fare con una persona tendente all’ottimismo o al pessimismo e se immagina un mercato del lavoro ordinato e prevedibile. L’ottimismo degli esperti non è in alcun modo legato alla probabilità di collaborare al processo di rilevazione Delphi. Lo è, invece, la percezione di conoscibilità dei meccanismi del mercato: ad ogni round, si arrende qualcuno che, ritenendo il mercato poco conoscibile, non procede nella collaborazione che intende rappresentare un tema che egli considera indecifrabile. Bisognerebbe approfondire con una ricerca specifica se chi abbandona darebbe o no contributi informativi, perché se il contributo non fosse informativo sarebbe persino desiderabile che si auto-escludesse dalla ricerca. Può anche darsi che la perplessità manifestata sulla prevedibilità del mercato dipenda dalla volontà di troncare una collaborazione faticosa: in questo secondo caso, la perdita di questi esperti può abbassare l’attendibilità delle stime. Ciò che è sicuro è che esiste correlazione tra la manifestazione di ottimismo e la possibilità di sviluppo dell’occupazione delle figure professionali esaminate. I più ottimisti nei confronti del mercato manifestano previsioni occupazionali più alte. La relazione trovata è circolare: chi crede che il mercato stia espandendosi ovviamente tende a prevedere che, nello stesso periodo, si sviluppino professionalità moderne, legate all’evoluzione del mercato, come quelle esaminate. L’ottimismo, pertanto, non può essere utilizzato come un filtro della capacità discriminatoria dei rispondenti, bensì come segnalatore della tendenza di un certo gruppo di persone a manifestare benevolenza in merito al futuro occupazionale e al livello di formazione idoneo a svolgere una data attività lavorativa. La perifericità di questo gruppo di esperti per una ricerca che produca previsioni è comprovata anche dal fatto che si adattano più facilmente al feedback. Tichy (2004) trova che gli insider, vale a dire coloro che operano all’interno di strutture operative, sono più ottimisti degli outsider: “the respondents tend to neglect – or at least to understimate – difficulties that lie beyond their own field of work, even if there are keys to success”. Gli esperti del mondo del lavoro insider sono più ottimisti sui temi legati alla loro professionalità. Per esempio, gli accademici e gli esperti dell’amministrazione pubblica sono più ottimisti degli uomini d’affari nelle previsioni in materia di medicina (si può leggere “servizi pubblici”, cioè nelle materie di propria primaria pertinenza). Su questo concordano anche Linstone (1978), Schnaars (1989) e Rosemberg (1994). Le persone che (sulla base di autovalutazione) sono più esperte, sono più ottimiste sulle innovazioni tecniche, sulle costruzioni coerenti con criteri Definire figure professionali tramite testimoni privilegiati 261 ambientalistici e altre innovazioni abitative, sulla innovatività (che sentono come una mission professionale e culturale e su cui perdono il senso delle dimensioni rispetto alla più generale popolazione). Coerenti con la propria mission, i membri di associazioni non governative o di tutela del consumatore sono più pessimisti della più generale popolazione. Gli esperti che, avendo manifestato in prima istanza una previsione estrema, in negativo come in positivo, rispetto a quella del grosso degli altri esperti, palesano una sindrome da isolamento. Ciò succede sia agli ottimisti che ai pessimisti. Costoro, appena capiscono, tramite il feedback, di essere poco centrali, rivedono le prime stime. Su costoro, il feedback è davvero condizionante. La conoscibilità del mercato va nella direzione opposta a quella dell’expertise in merito al proseguimento della collaborazione alla rilevazione. Gli esperti che abbandonano nelle fasi iniziali della ricerca hanno atteggiamenti di maggiore diffidenza nei confronti del metodo di rilevazione, ma hanno anche una expertise superiore alla media. Ha dimostrato sensibilità alle stime previsionali anche l’offerta della modalità “non so”. Chi la utilizza, dimostra di sapere effettivamente meno degli altri. Anche in questo caso, ci si chiede se convenga non farli rispondere su ciò che ammettono di non sapere o se convenga, invece, insistere per avere una risposta e usare la loro expertise generica per aggiungere una dose d’informazione alle stime. La nostra posizione pregiudiziale è che, una volta ottenuta la disponibilità dell’esperto a collaborare, è conveniente sfruttare ogni dose di informatività. La variabilità delle posizioni ideali degli esperti sta alla base della qualità delle stime. Il possesso di una conoscenza specifica sul lavoro, sulle professioni e sulla formazione di alto livello non implica, infatti, una standardizzazione delle risposte. Al contrario, quanto più consapevole è la collaborazione degli esperti, tanto più variano le risposte che danno alla fine del percorso Delphi, soprattutto su temi previsionali e in genere su argomenti a carattere molto soggettivo. Pertanto, al fine di ottenere previsioni realistiche, si può proporre – in accordo con Tichy (2004) – di formare panel che sono miscuglio di esperti aventi gradi differenti di expertise, non solo di specialisti come vorrebbe la logica primitiva del Delphi. A questo punto valutiamo anche le modalità con cui misurare i differenziali semantici. Nell’esperienza descritta in questa nota, si vede che sono almeno 10 su 21 le modalità che descrivono la dimensione dell’ottimismo/pessimismo, 5 descrivono quella della prevedibilità del mercato, 5 sono a mezza via tra le due dimensioni (flessibile/rigido, tangibile/astratto, oscuro/trasparente, migliore/peggiore, estranee/ sconnesse), e quindi possono essere escluse perché non informative e 2 (regolato/svincolato da albi e individualistico/cooperativo) sono totalmente estranee alle dimensioni trovate. 262 I differenziali semantico ed esperenziale degli esperti e la rappresentazione di professioni mediante il metodo Delphi Per bilanciare le due dimensioni ed eliminare le ridondanze in un’eventuale ripetizione della ricerca, si potrebbero inserire le modalità: meritocratico/egualitario, internamente coerente/a compartimenti, innovativo/conservativo, orientato al merito/clientelare-nepotistico, specializzato/generico, in espansione/in contrazione, accessibile/inaccessibile, escludendo ricco/povero, statico/dinamico e irrilevante/ rilevante che meno saturano il fattore di ottimismo. Oltre a queste, si possono considerare le cinque modalità del fattore di prevedibilità del mercato (ingovernabile/governabile, prevedibile/imprevedibile, instabile/stabile, caotico/ ordinato, semplice/complesso) e inserire modalità rappresentative di una o due nuove dimensioni. Siccome la credibilità delle previsioni dipende anche dal sistema di valori attraverso il quale gli esperti filtrano la realtà, il differenziare gli esperti rispetto alle posizioni ideologiche e l’introdurre nel differenziale semantico una dimensione che evidenzi come si posizionano ideologicamente gli esperti sul tema oggetto dello studio, sono scelte opportune in eventuali ripetizioni del processo di ricerca. Si possono, inoltre, inserire nel differenziale alcune modalità rappresentative della difficoltà dell’esperto a prevedere e a valutare in modo da comprendere quanta capacità l’esperto riconosce a se stesso. Questi dati possono essere corredati da domande sulla fiducia che gli esperti ripongono sul metodo Delphi, sulla statistica in genere e su quali sono gli stimatori più realistici (si veda, a questo proposito, Dalkey, 1967). Un’ulteriore proposta – adatta alle ricerche sulle professioni e allo studio del sistema formativo – è quella di mantenere il differenziale semantico sul mercato del lavoro e inserirne un secondo riferito al mondo della formazione professionale e culturale delle forze di lavoro. Le dimensioni attese possono essere, mutatis mutandis, le stesse del mondo del lavoro, vale a dire la prevedibilità e la desiderabilità. Gli aggettivi potrebbero essere, pertanto: Ansiogeno versus tranquillizzante, oppure Preoccupante vs rasserenante, oppure Inaffidabile vs affidabile Appiattente vs meritocratico, oppure Egualitaristico vs differenziante, oppure Permissivo vs severo Astratto vs concreto; Teorico vs pratico, oppure Gassoso vs solido Casuale vs sistematico, oppure Episodico vs metodico Contorto vs lineare, oppure Complicato vs comprensibile, oppure Difficile vs facile, oppure Vago vs preciso Deprimente/frustrante vs stimolante/immaginifico, oppure Spiacevole vs piacevole, oppure Indesiderabile/antipatico vs desiderabile/simpatico, oppure Intimidatorio/coercitivo vs libero, oppure anche Pesante/oppressivo vs leggero Definire figure professionali tramite testimoni privilegiati 263 Illusorio vs realistico, oppure Impraticabile vs praticabile, oppure Virtuale vs reale Indefinito vs definito Ingovernabile vs governabile Inutile vs utile, oppure Inefficace vs efficace, oppure Improduttivo vs produttivo Lento vs veloce Lontano vs vicino, oppure Freddo vs caldo, oppure Chiuso vs aperto, oppure Disumanizzante vs umanizzante, oppure Asociale vs sociale, oppure Individuale vs comunitario, oppure Intollerante vs tollerante Passato vs futuro Rivolto all’interno vs rivolto all’esterno, oppure Implosivo vs esplosivo, oppure Pubblico vs privato Sconnesso vs internamente coerente, oppure Irrazionale vs razionale Riferimenti bibliografici ADELSON M., ARONI S. 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We reduce the expertise and the semantic differential to factors. Keywords: Semantic differential; Delphi method; HR improvement export; HR management export; Forecasting; Jobs; Factor analysis; Social network analysis. Esperimenti di feedback wording per stimare competenze e speranze occupazionali di figure professionali seguendo il metodo Delphi Luigi Fabbris, Cristiano Vanin1 Università degli Studi di Padova Riassunto. Nella presente memoria si presentano la metodologia e l’analisi dell’esito di alcuni esperimenti inseriti in una rilevazione di tipo Delphi svolta on-line presso panel di direttori del personale e di professori universitari. Il questionario da autocompilare conteneva quesiti sulla composizione, in termini di: competenze tecnico-professionali, desiderabilità sociale e speranze occupazionali a uno, tre e sei anni, di due figure professionali, l’addetto alla gestione e l’addetto allo sviluppo delle risorse umane. Ciascun esperimento fattoriale, basato sul confronto tra due modalità sperimentali, mirava a individuare il criterio di composizione dei quesiti in grado di massimizzare l’accuratezza delle risposte ottenibili. Parole chiave: Question wording; Feedback; Esperimento fattoriale; Metodo Delphi; Figure professionali. 1 Figure professionali e formative definite da esperti In una complessa ricerca (Fabbris et al., 2008a) svolta su due panel di esperti, uno formato da direttori del personale di medie e grandi imprese e uno da professori universitari italiani, sono stati inseriti alcuni esperimenti volti a definire criteri ottimali per rilevare le caratteristiche tecniche e la proponibilità per il mercato del lavoro e della formazione di due figure professionali, applicando il metodo di rilevazione Delphi. 1 Il presente lavoro è stato realizzato con un cofinanziamento del MIUR e dell’Università di Padova nell’ambito del PRIN 2005 dal titolo: “Modelli e metodi per abbinare profili formativi e bisogni di professionalità di comparti del terziario avanzato”, coordinato da L. Fabbris. I questionari sono stati curati, oltre che dal coordinatore della ricerca, dal prof. Antonio Pacinelli dell’Università di ChietiPescara e dal dott. Stefano Sedda dell’associazione GIDP. L’informatizzazione dei questionari è stata realizzata da C. Crocetta e F. D’Ovidio. La nota è stata redatta da C. Vanin per i Paragrafi 3 e 5 e da L. Fabbris per i restanti paragrafi. 268 Esperimenti di feedback wording per stimare competenze e speranze occupazionali di figure professionali seguendo il metodo Delphi Il metodo Delphi è un protocollo di rilevazione di informazioni basato sulla richiesta iterata di opinioni ad esperti, o testimoni privilegiati, ideato per aiutare nell’analisi e nella previsione di fenomeni complessi. La richiesta si svolge in modo tale da garantire che ciascun esperto esprima le proprie opinioni in modo indipendente dagli altri. Le iterazioni della richiesta mirano ad ottenere, in una logica “ad imbuto”, o “a spirale”, la convergenza delle opinioni sui temi della ricerca. Per la rilevazione in esame, si è adottata la variante procedurale del processo Delphi, detta “Shang” (Ford, 1975), secondo la quale il ricercatore pone, da posizione remota, quesiti al panel di esperti, dando una scadenza per rispondere. Dopo aver ottenuto ed elaborato le risposte, presenta un nuovo questionario al panel, informandolo sui risultati basilari della precedente rilevazione. L’informazione retroattiva (feedback) fornisce agli interpellati le coordinate di massima con cui confrontarsi. Gli esperti possono così meglio collocare le proprie opinioni e sono indotti a riflettere sull’argomento, anche dopo che l’occasione di rilevazione si è esaurita, cercando motivi di conferma o di critica della propria e dell’altrui posizione. La rilevazione Delphi-Shang si può immaginare come un processo a spirale: le domande sul tema variano ad ogni occasione d’indagine e si innestano sulle risposte date alle fasi precedenti e sul feedback del ricercatore. La variante Shang è stata applicata sia nella rilevazione delle opinioni dei direttori del personale, sia in quella sui professori. Le iterazioni di domanda-e-risposta sono state tre per ciascun panel. I professori universitari sono stati, cioè, interpellati tre volte dopo che i direttori avevano completato la funzione loro richiesta rispondendo a tre questionari in sequenza. I dati sono stati rilevati facendo compilare un questionario elettronico on-line con il supporto di un sistema web-based (CAWI: Computer Assisted Web-based Interviewing). A ciascun esperto è stata inviata una e-mail con l’invito a collaborare e con l’indicazione del link che, cliccando sopra, avrebbe aperto il questionario. Pagina dopo pagina, il questionario appariva sullo schermo del computer dell’esperto e poteva essere autocompilato all’istante. Il questionario era stato studiato per poter essere compilato da posizione remota da un utilizzatore di base di strumenti informatici attento alle istruzioni. A compilazione del questionario completata, si creava nella base di dati un nuovo record immediatamente disponibile ai ricercatori. Sono state rilevate le competenze, le speranze occupazionali e la formazione appropriata per l’addetto allo sviluppo delle risorse umane (RU) e l’addetto alla gestione delle RU nelle imprese italiane di una certa dimensione e nelle istituzioni pubbliche più rappresentative. Le due figure professionali appartengono alla stessa area funzionale, quella dell’amministrazione delle risorse umane, di aziende o enti. La ricerca mirava ad evidenziare le visioni che le due categorie di esperti avevano delle due figure, giustapponendo i punti di vista dei direttori del personale, i quali Definire figure professionali tramite testimoni privilegiati 269 selezionano e coordinano queste figure professionali dentro imprese ed enti, e dei professori universitari, i quali insegnano materie affini a quelle che caratterizzano i curricula formativi. Sul modo di porre i quesiti in un questionario rivolto ad insiemi selezionati di rispondenti esiste una cospicua letteratura2. Perché dunque svolgere altri esperimenti sul question wording, ossia sul modo di porre i quesiti in una ricerca Delphi? Il motivo è riposto nella specificità del processo di rilevazione iterato, e in modo particolare nel processo a spirale Shang. In un processo iterativo si possono, infatti, sfruttare le risposte date alle precedenti domande per perfezionare non solo il contenuto, ma anche l’accuratezza delle valutazioni o previsioni. La comunicazione tra il centro di ricerca e gli esperti, realizzata tramite il feedback, può essere la via anche per verificare la coerenza tra le risposte ottenute in successione dagli esperti e per stimolare l’attenzione degli stessi su determinati aspetti del tema di ricerca. Infatti, il rischio che il processo di convergenza di valutazioni e previsioni (Salancik, 1973; Dalkey, 1975; Ludlow, 1975) si trascini stancamente di iterazione in iterazione, perdendo lungo via anche parti importanti del panel, è più che un’ipotesi accademica (Sackman, 1975; Fabbris et al., 2008b). Per questo motivo, Fabbris et al. (2008a) hanno realizzato alcuni esperimenti sul modo ottimale di interloquire con gli esperti. Hanno, cioè, puntato a definire il question wording del feedback. L’ipotesi è che esistano modi di comunicare quanto raccolto presso gli esperti che stimolano la volontà degli esperti di scavare più a fondo nella memoria e attivare lo spirito creativo e la riflessione. La sperimentazione è stata inserita nel feedback, vale a dire dalla seconda iterazione del processo Delphi in poi, perché è proprio sul modo ottimale di formulare il feedback che la letteratura è carente. Ma anche perché l’inserimento di esperimenti, che finisce inevitabilmente per intralciare la regolarità della rilevazione di dati, lascia la prima rilevazione libera dai possibili effetti della sperimentazione. Gli esperimenti realizzati sono quattro. Miravano ad ottenere indicazioni metodologiche sui criteri di: (i) composizione di una figura professionale in termini di competenze; (ii) convergenza nel definire le previsioni occupazionali a uno, tre e sei anni avanti. Gli esperimenti sono di tipo fattoriale completo, con due modalità confrontate ad ogni esperimento. Per questo, il campione di esperti interpellati è stato diviso casualmente in due parti di uguale numerosità e le modalità sperimentali sono state associate casualmente ai sub-campioni. I quattro esperimenti sono descritti nel Par. 2. 2 Il lettore può trovare riferimenti in Bradburn et al. (1979) e Sudman e Bradburn (1982), capostipiti della letteratura sulla progettazione di questionari, ma anche in articoli e volumi più recenti, tra i quali Hippler et al. (1987), Fowler e Mangione (1990), Jobe e Mingay (1991), Marbach (1992), Weeks (1992), Khurshid e Sahan (1995), Shaefler (1995). 270 Esperimenti di feedback wording per stimare competenze e speranze occupazionali di figure professionali seguendo il metodo Delphi Le analisi dei risultati della rilevazione sono presentate a partire dal Par. 3. Nel Par. 3, si descrivono le elaborazioni e le inferenze sugli esperimenti concernenti i modi di porre domande per ottenere una valutazione numerica di importanza per ciascuna competenza di un elenco predefinito. Nel Par. 4, si esamina l’esito di esperimenti sui criteri di convergenza tra le opinioni degli esperti in merito alle previsioni occupazionali di breve e medio periodo. Nel Par. 5, si valuta se il caricamento deliberato di una domanda può condizionare le risposte. Alcuni metodi tendenti a minimizzare l’errore di risposta sono presentati nel Par. 6. 2 Gli esperimenti Un esperimento si indica nel seguito con Xi (i=1, …, 4) e le due modalità alternative con A e B. Nella descrizione del question wording, si indicano tra parentesi quadre le perifrasi e i valori che il sistema di rilevazione dei dati ha inserito nei quesiti, secondo logica e senza soluzioni di continuità. La procedura per comporre in modo ottimo il quadro delle competenze tecnico-specialistiche di una figura professionale (esperimento X1), è stata così articolata: - nel primo round di interviste, si è chiesto agli esperti di indicare la frequenza di utilizzo delle competenze tecniche da parte di una figura professionale in un determinato luogo di lavoro. Nella rilevazione svolta presso i direttori del personale, si è scelto di fare riferimento alla loro stessa azienda. La sequenza di quesiti era così articolata: 1- Vorremmo sapere quali sono le competenze più rilevanti per una persona che si candida al ruolo di [addetto allo sviluppo delle risorse umane/addetto alla gestione delle risorse umane]. Distinguiamo per tipo, con riferimento alle aziende per cui Lei lavora o ha lavorato: Quali competenze tecnico-specifiche deve possedere il candidato (ossia, cosa deve saper fare)? Scelga fra le seguenti le più rilevanti (al massimo quattro) o aggiunga nel campo apposito quelle che eventualmente mancano (sempre fino a raggiungere al massimo quattro tipi in totale). 2 Quali competenze trasversali (ossia, quelle che devono essere possedute da quasi tutte le persone che operano allo stesso livello, anche in attività diverse) sono particolarmente richieste per il ruolo di addetto allo sviluppo delle risorse umane (come sopra, sceglierne o scriverne al massimo le quattro prevalenti). Nel questionario, si chiedeva ai direttori di indicare anche la modalità di utilizzo delle competenze di base (lingua straniera, uso del computer), competenze che, non essendo sottoposte ad esperimento, si lasciano sullo sfondo in questa nota. Definire figure professionali tramite testimoni privilegiati 271 Nel secondo round di questionari, è stato fatto votare il dosaggio delle competenze tecnico-specifiche con due quesiti alternativi, il primo orientato a far distribuire agli esperti 100 punti in base alla rilevanza delle competenze identificate nel precedente round, il secondo a dare una valutazione di rilevanza su una scala 0÷10 per le stesse competenze. Il primo quesito era: Nella prima tornata di opinioni sono state indicate, come caratterizzanti la figura professionale di [profilo professionale], le competenze professionali elencate qui di seguito. X1-A: In questa fase Le chiediamo di distribuire 100 punti tra le competenze elencate, secondo la loro rilevanza ai fini di un proficuo inserimento di tale figura professionale nel contesto lavorativo di cui Lei si occupa, mentre il secondo si differenziava nella seconda frase: X1B: In questa fase Le chiediamo di attribuire a ciascuna delle competenze elencate un punteggio variabile fra 0 e 10, dove 0 è il minimo (nullità) e 10 il massimo della rilevanza ai fini di un proficuo inserimento di tale figura professionale nel contesto lavorativo di cui Lei si occupa. Il secondo esperimento, X2, riguarda la procedura per determinare il criterio ottimo di rilevazione della speranza occupazionale di una figura professionale a vari orizzonti temporali (1, 3 e 6 anni avanti). La procedura era la seguente: o in ogni round, è stata proposta la stessa coppia di domande per conoscere l’opinione dell’esperto in merito alla speranza occupazionale espressa in percentuale di variazione dell’occupazione a tot anni avanti (rispetto a quella attuale). Nel primo round, le domande erano: 1 – Secondo Lei, a distanza di [tot anni, tot=1, 3, 6] da oggi, la speranza occupazionale della figura di [profilo professionale] sarà in aumento, stabile o in diminuzione rispetto alla situazione attuale? 2 – Se Lei ritiene che entro [tot anni] ci sarà un aumento o una diminuzione, può stimare in quale percentuale? (sempre rispetto al dato odierno) […%]. Nel secondo round, le domande erano diverse per i due panel di direttori casualmente selezionati. Dopo un’introduzione uguale per ambedue i panel, la domanda è stata composta seguendo due criteri alternativi: Nella prima tornata di opinioni, sono state stimate le probabilità di occupazione della figura di [profilo professionale], a distanza di 1, 3 e 6 anni in avanti. X2-A: Gli esperti consultati stimano, a [tot anni] avanti, una media di occupazione [in diminuzione di xx% / stabile / in aumento di xx%] (rispetto ad oggi). Secondo Lei, questa stima dovrebbe essere minore, è sostanzialmente giusta, o dovrebbe essere maggiore? Se non considera giusta la stima effettuata, può precisare su quale valore si attesterà la variazione dell'occupazione? […..% sopra / sotto il livello attuale]. X2-B: Qui di seguito è riportato l'intervallo entro il quale la maggior parte degli esperti ha previsto che vari (rispetto ad oggi) l'occupazione di tale figura professionale. - 272 Esperimenti di feedback wording per stimare competenze e speranze occupazionali di figure professionali seguendo il metodo Delphi Le chiediamo di indicare nuovamente, a fianco di tali valori, le sue stime delle variazioni della speranza di occupazione (0=stabilità). Sua stima % (Tempo % min % max /+) 1 anno xx% xx% ………..% 3 anni xx% xx% ………..% 6 anni xx% xx% ………..% Il terzo esperimento, X3, condotto al terzo round presso i professori, ha posto a confronto due coppie di modalità sperimentali: 1. la richiesta di fornire una stima della speranza occupazionale, dopo averne fornita una in ciascun round precedente, informando genericamente sulla media ottenuta presso gli esperti consultati: X3-A: Nella seconda tornata di opinioni, è stata stimata una variazione media nella speranza di occupazione dell’[profilo professionale] a [tot anni, tot=3, 6] avanti del [+/- ….%] rispetto a oggi. Tu hai indicato il […%]. Qual è la Tua stima definitiva della speranza occupazionale fra [tot anni] per [profilo professionale], in percentuale rispetto ad oggi? Stima definitiva (% rispetto ad oggi): +/……..%; 2. la richiesta di fornire una nuova stima in contraddizione rispetto sia alla stima ottenuta presso i colleghi universitari, sia presso i direttori del personale che erano stati consultati precedentemente. La domanda era così concepita: X3-B: Nella seconda tornata di opinioni, i colleghi universitari hanno stimato una variazione media nella speranza di occupazione dell’[profilo professionale] a [tot anni] avanti del [+/- …. %] rispetto a oggi e quella dei direttori del personale è, invece, del [+/- …. %]. Tu hai indicato nel secondo round il [+/…. %]. Qual è la Tua stima definitiva della speranza occupazionale fra [tot anni] per [profilo professionale], in percentuale rispetto ad oggi? Il quarto esperimento, X4, condotto al terzo round presso i professori, riguarda il caricamento deliberato della domanda per valutare la convinzione del rispondente nel fornire la propria opinione. Le modalità sperimentali erano: 3. il richiamo generico che “la maggioranza degli esperti” aveva indicato come opportuna per una figura professionale una preparazione a livello universitario. La domanda era: X4-A: La maggioranza degli esperti ha indicato come opportuna una preparazione a livello universitario per i due tipi di addetti. Si può pensare alla formazione del [profilo professionale] in un corso universitario specifico, o a un curriculum all’interno di corsi universitari a spettro formativo largo, oppure a corsi non universitari? 4. il richiamo che “la larga maggioranza degli esperti e dei professori” aveva indicato come opportuna una preparazione universitaria, con la medesima richiesta di opinione sul tipo di corso appropriato. La domanda era: X4-B: La Definire figure professionali tramite testimoni privilegiati 273 larga maggioranza degli esperti e dei professori ha indicato come opportuna una preparazione a livello universitario per i due tipi di addetti. Si può pensare alla formazione del [profilo professionale] in un corso universitario specifico, o a un curriculum all’interno di corsi universitari a spettro formativo largo, o a corsi non universitari? 3 Assegnare un peso alle competenze di una figura professionale I risultati dell’esperimento sul modo di assegnare livelli cardinali di rilevanza alle competenze tecniche delle due figure professionali sono riportati in sintesi nelle Tabelle 1 per l’addetto allo sviluppo e 2 per quello alla gestione delle RU. Tabella 1. Media, scarto quadratico medio (sqm) e coefficiente di variazione (cv) dell’importanza percentuale delle competenze tecnico-specifiche attese negli addetti allo sviluppo delle risorse umane dai direttori del personale nell’esperimento X1 Competenze specifiche Generali di sviluppo Analisi organizz., processi Tecniche di valutazione Tecniche di selezione Analisi bisogni formativi Tecniche di compensazione Bilancio di competenze Gestione del cambiamento Analisi motivazionale Numerosità campionaria (n) Ripartizione di 100 punti % sqm cv 8,8 6,4 0,72 13,1 8,4 0,64 15,6 6,8 0,44 14,1 15,3 1,09 10,0 9,3 0,93 10,6 12,7 1,20 9,3 10,5 1,13 6,9 4,6 0,67 11,6 9,3 0,80 (8) Media 8,4 7,4 7,7 6,9 7,0 6,9 6,9 7,0 6,3 Scala 0÷10 sqm 1,5 1,1 0,8 1,1 1,0 1,3 1,1 1,5 1,0 (7) cv 0,18 0,15 0,10 0,16 0,14 0,20 0,16 0,21 0,16 Dal confronto tra metodi, emerge nitidamente che il metodo della “ripartizione di 100 punti percentuali di rilevanza” tra un insieme di competenze dà distribuzioni numeriche considerevolmente diverse da quelle ricavabili dalla richiesta di esprimere la rilevanza per ciascuna competenza su una scala cardinale “da 0 a 10”. Sono diverse persino le graduatorie di importanza dalla competenza più rilevante alla meno rilevante, e non solo per le posizioni intermedie della graduatoria, che sono tipicamente le meno distinte, ma anche per le posizioni estreme che dovrebbero essere, e spesso sono poli di riferimento ben distanziati del continuum sul quale è collocabile l’insieme delle modalità. 274 Esperimenti di feedback wording per stimare competenze e speranze occupazionali di figure professionali seguendo il metodo Delphi Tabella 2. Media, scarto quadratico medio (sqm) e coefficiente di variazione (cv) dell’importanza percentuale delle competenze tecnico-specifiche attese negli addetti alla gestione delle risorse umane dai direttori del personale nell’esperimento X1 Competenze specifiche Giuslavoristiche generali Gestione del dipendente Tecniche di contrattazione Giuslavoristiche-ammin.ve Conoscenze sindacali Analisi dei carichi di lavoro Analisi progetti formazione Valutazione prestazioni Gestione delle competenze Recruiting e selezione pers. Numerosità campionaria (n) Ripartizione di 100 punti % sqm cv 9,2 3,8 0,41 17,5 7,6 0,43 10,0 5,5 0,55 10,0 4,5 0,45 10,0 3,2 0,32 5,0 3,2 0,64 7,5 5,2 0,75 10,0 5,5 0,55 10,0 7,1 0,71 10,8 9,7 0,90 (6) Media 8,5 7,6 7,5 7,5 7,5 5,3 6,0 7,5 7,9 7,4 Scala 0÷10 sqm 1,9 1,6 1,5 1,8 3,1 2,4 2,3 1,3 1,1 1,5 (8) cv 0,22 0,21 0,20 0,24 0,41 0,45 0,38 0,17 0,14 0,20 Nel delineare la professionalità dell’addetto allo sviluppo, i direttori del personale assegnano, tra i 100 che hanno a disposizione, più punti al possesso di tecniche di valutazione e selezione di personale. Con la valutazione individuale delle competenze, ottengono invece una valutazione più alta le conoscenze generali di sviluppo e le tecniche di valutazione. La competenza che è prima con il metodo A è seconda con il B, ma la seconda competenza del metodo A non coincide con la prima dell’altro. In definitiva, la competenza fondamentale – secondo i direttori – non è la stessa se si adotta il metodo della ripartizione di 100 punti o quello della valutazione singola delle competenze. Non è la stessa neppure la competenza meno importante: in risposta al quesito basato sulla ripartizione di 100 punti, la meno importante è l’abilità nelle tecniche di gestione del cambiamento. Invece, se le competenze sono valutate una ad una, il punteggio più basso è ottenuto dalla capacità di analizzare le motivazioni del personale. Con riferimento all’addetto allo sviluppo, la competenza nettamente prevalente con la ripartizione di 100 punti è l’abilità nella gestione dei dipendenti; con la valutazione su scala 0÷10 è, invece, la conoscenza di elementi generali di diritto del lavoro. All’ultimo posto, con ambedue le metodiche di rilevazione, si colloca la capacità di analisi dei carichi di lavoro. È evidente che il primo metodo dà più valore alle competenze distintive di una figura, mentre il secondo porta a delineare figure professionali più eclettiche e Definire figure professionali tramite testimoni privilegiati 275 generaliste. Si può quindi congetturare che il metodo della ripartizione di 100 punti induca gli esperti a valorizzare le competenze tecnico-specifiche della figura professionale in modo più distintivo di quanto non avvenga con il metodo della valutazione individuale delle competenze. Non è possibile stabilire quale dei due metodi di interrogazione attivi risposte più vicine al vero. Ciò non dipende dal fatto che si rilevano opinioni, giacché la teoria degli errori statistici stabilisce che, nella mente degli interpellati, esiste un “valore vero” – per date condizioni d’indagine – anche di un’opinione. Bensì dipende dal fatto che, nel chiedere l’opinione di esperti circa un’eventualità o un concetto, s’ipotizza indirettamente che le opinioni raccolte partecipino alla composizione di un quadro d’assieme irripetibile che, fatte salve le situazioni artificiali, non è – né individualmente né complessivamente – confrontabile con dati oggettivi3. Se il ricercatore vuole calcolare una misura di accuratezza delle opinioni raccolte, può simulare la ripetizione della rilevazione sotto identiche condizioni sperimentali (Fabbris, 1989), oppure può dare più credito agli esperti che sa essere più bravi, ma non può neppure essere certo che gli esperti più qualificati sono più prossimi al vero degli altri esperti consultati4. Si può, però, congetturare sul meccanismo generatore delle risposte. Se si chiede agli esperti di distribuire 100 punti tra le competenze, li si forza a definire almeno una graduatoria simultanea tra le competenze. Dato che il numero totale di punti disponibili è costante5, per assegnare un punto di rilevanza in più ad una competenza, il rispondente deve togliere un punto ad un’altra. In un processo per tentativi-ed-errori, qual è quello che ne determina le risposte, l’esperto è dunque chiamato ad assegnare punti in più alle competenze che ritiene più rilevanti. L’invito ad assegnare un voto da 0 a 10 a ciascuna competenza mira a definire l’importanza indipendente di ciascuna competenza. Se l’esperto esprime le proprie valutazioni nella successione scritta nel questionario6, i valori espressi dopo il primo sono “ancorati” a quello della prima valutazione. Si vuol dire che la valutazione espressa per la prima competenza della lista è riferita al continuum7 0÷10 che l’esperto deve figurarsi nella mente per rispondere. 3 In un certo senso, la stratificazione dei testimoni privilegiati è l’identificazione dei sistemi di valori individuali cui si vuole fare riferimento nelle ricerche di tipo Delphi. 4 Si veda quanto scrivono a questo proposito, Fabbris et al. (2008b). 5 Nel questionario elettronico era inserito un metodo di calcolo simultaneo per supportare il rispondente nel far quadrare le somme dei punti assegnati. 6 È opportuno precisare che l’elenco delle competenze compariva nella stessa pagina del questionario elettronico e il rispondente poteva dare risposte in qualsiasi ordine prima di confermare le risposte alla fine della compilazione della pagina. 7 La scala era presentata con i soli valori discreti, ma non è difficile immaginare che i valori interi siano i valori più facilmente comunicabili di un continuum che l’esperto immagina, quando gli si chiede di collocare una propria valutazione tra due estremi. 276 Esperimenti di feedback wording per stimare competenze e speranze occupazionali di figure professionali seguendo il metodo Delphi Dalla seconda competenza elencata in poi, l’esperto farà il confronto con le competenze già percorse ed esprimerà valori traguardati con le valutazioni espresse, invece che ricorrere ripetutamente al continuum mentale 0÷10. Difatti, avendo davanti agli occhi il quadro dei valori espressi, il rispondente non è costretto ad immaginare ogni volta un continuum per esprimere un nuovo valore. La valutazione data alla prima competenza condiziona dunque il valore delle altre. Per questo si dice che, nella rilevazione con la scala 0÷10, la prima risposta è un ancoraggio numerico. Se la valutazione data alla prima è vicina al massimo, le successive saranno schiacciate nelle prossimità del massimo. Infatti, la probabilità che il rispondente riveda i punteggi dati è prossima allo zero, anche perché quasi mai si chiede agli esperti di rivedere o aggiustare i punteggi espressi. In definitiva, ambedue i tipi di quesiti richiamano alla mente dei rispondenti lo stesso sistema di valori e le eventuali differenze tra i risultati dell’esperimento conseguono, pertanto, al meccanismo di risposta attivato. Chiedendo agli esperti di ripartire 100 punti, si propone loro una valutazione di importanza relativa, basata su una comparazione simultanea tra le competenze che attiva l’istinto discriminatorio tra le entità della lista. Chiedendo di valutare ciascuna competenza in relativa autonomia dalle altre, si propone, invece, una valutazione assoluta di ciascuna entità, anche se il valore dipende da quelli espressi in precedenza. I metodi posti a confronto sono diversi, quindi, quanto a capacità discriminatoria. Nella nostra accezione, discriminatorio è il metodo che distingue ogni modalità in analisi e colloca in posizioni distanti sull’asse reale le modalità che stanno in posizioni estreme. Il metodo della ripartizione di 100 punti pare il più efficace nell’allargare il campo di variazione delle stime: il rapporto tra la media della competenza più preferita e quella meno preferita, calcolate con questo metodo, è 2,2 con riferimento all’addetto allo sviluppo e 3,5 per l’addetto alla gestione delle RU, contro analoghi rapporti di, rispettivamente, 1,3 e 1,6 ottenuti con il metodo della valutazione “indipendente”. La variabilità delle stime fornite dai rispondenti interpellati con il metodo della ripartizione di 100 punti è, tuttavia, molto più accentuata di quella delle stime ottenute con il secondo metodo. Il coefficiente di variazione – calcolato relativizzando gli scarti quadratici medi delle stime con il valore della stima – per il primo tipo di quesiti, è da 2 a 4 volte quello ottenuto con il secondo. Indubbiamente, gli esperti tendono ad essere più in disaccordo tra loro se rispondono ad una domanda del primo piuttosto che del secondo tipo. La maggiore variabilità tra risposte al quesito sulla ripartizione di 100 punti discende dal maggiore impegno chiesto agli interpellati. Quando si risponde a una domanda su una competenza alla volta, la difficoltà è quella normale di una richiesta di opinione per la prima competenza e decresce mano a mano che la mappa mentale del rispondente viene precisandosi con le risposte date. Quando si risponde, invece, Definire figure professionali tramite testimoni privilegiati 277 ad una domanda volta a comparare simultaneamente un insieme di competenze, il grado di attenzione e il numero di operazioni mentali richiesti all’interpellato sono decisamente superiori e non tutti gli esperti reagiscono allo stesso modo agli stimoli. Alcuni esperti sono gelosi delle informazioni qualificate che hanno selezionato con l’esperienza, altri non sono disponibili a dedicare tempo e fatica mentale per un ricercatore che, in molti casi, non conoscono o con cui non hanno se non vagli rapporti di reciprocità. Il quesito sulla ripartizione di 100 punti si può, quindi, porre se il panel di esperti è motivato e se il tempo per ottenere le risposte e il contesto di ricerca sono distensivi. L’esperimento è stato condotto dopo che gli stessi esperti avevano risposto ad un primo questionario sul medesimo argomento. Infatti, nel corso del primo round, gli esperti erano stati invitati a selezionare da una lista un certo numero di competenze rilevanti per le figure professionali in esame. Per capire se il modo diverso di porre i quesiti può creare incoerenze tra valutazioni analoghe a distanza di tempo ravvicinata, si confrontano statisticamente le risposte ottenute al primo round e quelle date dagli stessi esperti a un mese di distanza. L’analisi delle graduatorie ottenute (Tabelle 3 e 4) mostra similitudine tra le valutazioni espresse nei due round, in misura maggiore quando al secondo round il quesito applica il metodo di interrogazione indipendente rispetto al primo. Tabella 3. Ranghi di importanza delle competenze tecnico-specifiche dell’addetto allo sviluppo delle risorse umane nell’esperimento X1 e nei giudizi espressi nel primo round da parte dei direttori del personale e coefficiente ȡ di Spearman di concordanza tra ranghi Competenze tecnico-specifiche Competenze generali di sviluppo Tecniche di analisi organizzativa e di processo Tecniche di valutazione Tecniche di selezione Tecniche di analisi dei bisogni formativi Tecniche di compensazione Tecniche di redazione bilancio di competenze Tecniche di gestione del cambiamento Tecniche di analisi motivazionale Numerosità campionaria ȡ di Spearman con il primo round Metodo sperim. A 8 3 1 2 6 5 7 9 4 8 0,34 Metodo sperim. B 1 3 2 7 4,5 7 7 4,5 9 7 0,75 Primo round 1 2 3 4 5,5 5,5 7 8,5 8,5 15 = 278 Esperimenti di feedback wording per stimare competenze e speranze occupazionali di figure professionali seguendo il metodo Delphi Tabella 4. Ranghi di importanza delle competenze tecnico-specifiche dell’addetto alla gestione delle risorse umane nell’esperimento X1 e nei giudizi espressi nel primo round da parte dei direttori del personale e coefficiente ȡ di Spearman di concordanza tra ranghi Competenze tecnico-specifiche Conoscenze giuslavoristiche generali Tecniche di gestione del dipendente Tecniche di contrattazione Conoscenze giuslavoristiche-amministrative Conoscenze sindacali Tecniche di analisi dei carichi di lavoro Tecniche di analisi/progetto formazione Tecniche di valutazione prestazioni Tecniche di gestione delle competenze Tecniche di recruiting e selezione Numerosità campionaria ȡ di Spearman con il primo round Metodo sperim. A 8 1 5 5 5 10 9 5 5 2 6 0,00 Metodo sperim. B 1 3 5,5 5,5 5,5 10 9 5,5 2 8 8 0,40 Primo round 1 2 3 4 5,5 5,5 7 8 9,5 9,5 14 = La semantica dei quesiti posti a confronto nei due round – nel primo caso si chiede di selezionare un massimo di quattro competenze da una lista e nel secondo di darne una valutazione quantitativa individuale – è ben diversa. Si può immaginare che se gli è chiesto di selezionare un certo numero di competenze, il rispondente scorre l’elenco, si appunta (nella mente o su un pezzo di carta) un certo numero di competenze importanti e poi indica quelle preminenti ripercorrendo l’elenco almeno un’altra volta. La valutazione individuale delle competenze è un processo meno oneroso, che – come si è già detto – richiede il confronto solo con le competenze già percorse. La ripartizione di 100 punti tra le competenze richiede, invece, la costruzione di una mappa mentale completa di tutte le competenze e la rilettura dell’intero elenco ad ogni aggiustamento dei valori. Pertanto, il meccanismo attivato dalla richiesta di selezionare un certo numero di modalità da una lista assomiglierebbe – in quanto metodo che richiede la comparazione simultanea della globalità delle entità poste a confronto – più a quello della ripartizione di 100 punti che a quello di valutare individualmente le entità sequenziate. Ciò nonostante, l’esito della selezione di un certo numero di competenze assomiglia più a quello basato sulle valutazioni individuali che a quello della ripartizione di 100 punti. Ciò può dipendere dall’avere gli esperti riposto nel processo di selezione delle competenze al primo round un’attenzione minore di quella necessaria per effettuare Definire figure professionali tramite testimoni privilegiati 279 un processo comparativo simultaneo8. Oppure, dall’avere i direttori interpellati risposto in modo poco riflessivo a causa della complessità del processo di ripartizione di 100 punti. Oppure, al contrario, dall’avere la severità del metodo di ripartizione di 100 punti obbligato a riflettere anche coloro che avevano effettuato al round precedente scelte a cuor leggero, simili a quelle sufficienti per la valutazione individuale delle competenze. In definitiva, il criterio di valutazione basato sulla ripartizione di 100 punti mostra di attivare percorsi mentali più complessi e comportamenti più selettivi di quelli attivabili sia dalla selezione di un certo numero di modalità da una lista e sia dalla valutazione individuale delle modalità. Estendendo il ragionamento oltre gli obiettivi dell’esperimento condotto, si può affermare che, tenendo conto del grado di difficoltà intrinseco nel modo di fare le domande, il metodo della valutazione indipendente è, tra i due, quello suggeribile se la ricerca delle opinioni riguarda la popolazione generale. Quello della ripartizione di 100 punti sembra applicabile, senza conseguenze negative rispetto al tasso di collaborazione, ad una rilevazione di dati presso esperti. 4 Esperimenti per rilevare la previsione occupazionale Per rilevare la previsione occupazionale sono stati condotti due esperimenti, uno presso i direttori del personale, con la somministrazione di un feedback puntuale versus un feedback intervallare (Par. 4.1), e un secondo presso i professori universitari con la richiesta di fornire una stima informando in modo differenziato i sub-campioni sperimentali (Par. 4.2). 4.1 Feedback puntuale vs feedback intervallare Nelle Tabelle 5 e 6 si riportano i risultati dell’esperimento realizzato presso i direttori per determinare i criteri di rilevazione delle previsioni occupazionali in un processo di convergenza Delphi. L’esperimento consiste nel rilevare, dal secondo round in poi, previsioni quantitative anteponendo ai questionari un feedback di tipo puntuale, cioè indicativo di un unico valore di sintesi delle risposte ottenute al round precedente, oppure un feedback di tipo intervallare, vale a dire con l’indicazione di un intervallo contenente la massima parte delle stime precedenti. 8 La lunghezza dell’elenco di entità da valutare può essere esiziale per la rilevazione con i criteri comparativi, se si effettuano come prescritto, lo è meno con il metodo della valutazione individuale. 280 Esperimenti di feedback wording per stimare competenze e speranze occupazionali di figure professionali seguendo il metodo Delphi Tabella 5. Media aritmetica e media trimmed (tra parentesi lo scarto quadratico medio) delle previsioni percentuali di occupazione per l’addetto allo sviluppo delle risorse umane nell’esperimento X2, e significatività delle differenze, secondo i direttori del personale (n1=17, n2=15, n3=13) Previsione a Round A 1 anno II (media I round: -2,7) III A 3 anni (media I round: -6,3) A 6 anni (media I round: -4,7) II III II III Feedback puntuale (n=8) Media M.trimmed -0,3 0,0 (2,3) (0,4) 0,5 0,6 (0,9) (0,3) 0,6 0,3 (2,1) (0,5) 1,3 1,0 (2,5) (1,3) 0,5 0,7 (3,4) (0,7) 1,4 1,0 (2,6) (1,4) Feedback intervallare (n=7) Media M.trimmed 2,9° 2,0° (4,9) (2,7) 0,6° 0,9° (0,7) (0,1) 10,1° 7,0** (15,9) (5,4) 2,7° 2,0° (3,5) (0,5) 8,7° 3,0° (18,8) (2,6) 3,0° 3,0** (2,4) (0,5) ° Differenza non significativa al 5%; * Differ. significativa al 5%; ** Diff. significativa all’1%; *** Diff. significativa all’1%o Per i confronti tra esiti sperimentali, si calcolano la media aritmetica e la media trimmed. Quella trimmed – che significa sfrondata delle appendici – si calcola ignorando le risposte con il valore più elevato e più basso ai quesiti sperimentali, allo scopo di ottenere una media più robusta, meno influenzata da gravi errori di risposta. Le differenze registrate sono costantemente non significative. Le tendenze emerse sono, tuttavia, ragionevoli: la convergenza si raggiunge con fatica maggiore se si propone agli interpellati un feedback intervallare, rispetto ad un feedback puntuale. La proposizione di un intervallo di variazione, che dovrebbe trasmettere l’idea di incertezza e mantenere la variabilità delle stime su valori elevati, si rivela, invece, meno variabile (in termini di coefficiente di variazione) al terzo round, vale a dire alla seconda iterazione dell’esperimento. Lo scarto quadratico medio è, infatti, in media (calcolata comprendendo le previsioni per ambedue le figure professionali), 1,6 per la stima a tre anni e 1,9 per quella a sei anni con il feedback puntuale e, rispettivamente, 0,6 e 0,7 con il feedback intervallare. Se ne deduce che le stime sono meno fluttuanti se i rispondenti hanno maggiori possibilità di riflettere sul proprio ruolo informativo e su ciò che con il feedback il ricercatore vuole comunicare. Gli indici di variazione sono ancora più favorevoli al feedback intervallare se si considera la media trimmed. Il coefficiente di variazione delle distribuzioni, dalle Definire figure professionali tramite testimoni privilegiati 281 quali siano escluse le due previsioni estreme, è, infatti, tra il 70 e l’80% del valore “a distribuzione completa” delle previsioni a tre anni e di poco sopra il 40% a sei anni. Ciò implica che le stime a sei anni avanti fluttuano a causa di valori anomali molto più che le stime dell’occupazione probabile a tre anni. Tabella 6. Media aritmetica e media trimmed (tra parentesi lo scarto quadratico medio) delle previsioni percentuali di occupazione per l’addetto alla gestione delle risorse umane nell’esperimento X2, e significatività delle differenze, secondo i direttori del personale (n1=22, n2=14, n3=8) Previsione a 1 anno (media I Round II round: +1,4) III 3 anni (media I round: +3,0) II III 6 anni (media I round: -4,1) II III Feedback puntuale (n=6) Media M.trimmed 1,7 0,0 (0,4) (0,0) 1,8 2,0 (0,5) (0,0) 0,5 0,3 (0,8) (0,3) 3,8 4,0 (1,5) (1,4) 2,0 2,0 (1,7) (1,0) 1,8 2,5 (3,4) (0,7) Feedback intervallare (n=8) Media M.trimmed 0,6° 0,0° (1,8) (0,0) 2,3° 1,0NC (2,3) (=) 0,6° 0,8° (3,0) (0,7) 2,7° 2,0 NC (2,1) (=) 0,0° 0,8° (4,6) (1,1) 3,0° 3,0 NC (2,0) (=) ° Differenza non significativa al 5%; * Differ. significativa al 5%; ** Diff. significativa all’1%; *** Diff. significativa all’1%o; NC = Non Calcolabile Se, invece della variabilità, si osserva l’andamento delle medie, si osserva che il feedback intervallare aumenta la possibilità di andamenti a zig-zag, con salti da una parte all’altra del valore finale di stima. Pertanto, se il processo di rilevazione si fosse fermato al secondo round, le stime connesse al feedback intervallare sarebbero state notevolmente diverse da quelle registrate nel round conclusivo. 4.2 Esperimento sul dettaglio informativo fornito come feedback Al panel di professori universitari, è stata chiesta una stima della possibile variazione dell’occupazione nel futuro di medio e lungo periodo rispetto alla situazione alla data dell’indagine. A ciascun professore, come feedback del terzo round di rilevazioni, è stato comunicato il valor medio dell’analoga stima all’iterazione precedente e ricordata la stima fornita dallo stesso rispondente nel precedente round, con la 282 Esperimenti di feedback wording per stimare competenze e speranze occupazionali di figure professionali seguendo il metodo Delphi richiesta di confermare l’ultimo valore dato o indicare una variazione dello stesso, in aumento o in diminuzione. L’esperimento è consistito nell’aggiungere, per un subcampione casualmente determinato, la stima ottenuta con la rilevazione sui direttori del personale. Occorre ricordare che la stima espressa dai professori era ben diversa da quella dei direttori del personale, addirittura i primi indicano, in media, una variazione di stima dell’occupazione costantemente positiva, i secondi iniziano, invece, a rispondere indicando una variazione negativa sia a tre che a sei anni. L’analisi statistica dell’esito dell’esperimento indica che le differenze tra i due sub-campioni di professori sono statisticamente apprezzabili solo relativamente alla speranza occupazionale degli addetti allo sviluppo delle RU (Tabelle 7 e 8). Tuttavia, anche se attenuata, anche la speranza occupazionale dell’addetto alla gestione mostra l’andamento registrato per l’altra figura professionale. Tabella 7. Media e scarto quadratico medio (sqm) delle stime dei professori per l’occupazione a 3 e 6 anni avanti per gli addetti allo sviluppo delle risorse umane nell’esperimento X3 sul quadro informativo offerto come feedback (nA=19; nB=19) Previsione della variazione dell’occupazione - a 3 anni (media precedente: +11,2%, media direttori: -5,8%) - a 6 anni (media precedente: +14,1%, media direttori: -5,0%) A. Quadro informativo base Media sqm 7,6 4,8 10,6 8,7 B. Richiamo stima dei direttori Media sqm 4,2* 5,2 4,9* 6,7 * Differenza significativa al 5%; ** Diff. significativa all’1%; *** Diff. significativa all’1%o Tabella 8. Media e scarto quadratico medio (sqm) delle stime dei professori per l’occupazione a 3 e 6 anni avanti per gli addetti alla gestione delle risorse umane nell’esperimento X3 sul quadro informativo offerto come feedback (nA=19; nB=19) Previsione della variazione dell’occupazione - a 3 anni (media precedente: +5,8%, media direttori: -1,2%) - a 6 anni (media precedente: +6,8%, media direttori: -3,8%) A. Quadro informativo base Media sqm 5,1 4,9 6,7 8,9 B. Richiamo stima dei direttori Media sqm 4,7° 4,7 5,4° 6,1 ° Differenza non significativa al 5%; * Differ. significativa al 5%; ** Diff. significativa all’1%; *** Diff. significativa all’1%o Definire figure professionali tramite testimoni privilegiati 283 Per entrambe le figure professionali, si registra una diminuzione della stima al terzo round rispetto al round precedente, sia a 3 che a 6 anni. Se ai professori si fa presente anche la stima ottenuta dai direttori del personale, la quale è negativa per ambedue le figure e per ogni orizzonte temporale, la nuova stima occupazionale dei docenti universitari si abbassa ulteriormente. In definitiva, il quadro informativo fornito con il feedback influisce sul risultato. Per i professori universitari, il comunicare ciò che pensano i direttori del personale, i quali sono tra i professionisti operativi più consapevoli di ciò che si muove all’interno degli uffici del personale, modifica sostanzialmente le previsioni dei professori. Conseguentemente, in un processo di rilevazione di tipo Delphi nel quale non si punti meramente a raggiungere la convergenza delle opinioni, ma si voglia attivare la riflessività e la consapevolezza degli esperti, è opportuno comunicare un quadro informativo composito, che comprenda anche opinioni di testimoni privilegiati che, per motivi strutturali, osservano il fenomeno da una posizione simmetrica. 5 Esperimento sul caricamento deliberato della domanda Nell’esperimento condotto presso i docenti universitari per saggiare l’effetto del caricamento deliberato di una domanda, la modalità di base era il feedback generico che “la maggior parte degli esperti” (dello stesso panel) aveva indicato come opportuna una preparazione universitaria, la modalità complementare era un feedback arricchito con l’espressione che “la larga maggioranza dei direttori e dei docenti contattati” riteneva opportuna una formazione universitaria. Le possibilità di risposta erano tre, in scala ordinale: che era necessario un corso universitario specifico per quella figura professionale, che bastava un corso a largo spettro, idoneo a formare una figura professionale più eclettica, oppure che bastava un diploma di scuola superiore. I risultati dell’esperimento sono riportati nella Tab. 9. Le risposte date dai docenti universitari indicano che il riferimento all’opinione espressa dai direttori del personale, oltre che dagli altri docenti, non sposta significativamente l’opinione dei docenti. La linea di pensiero prevalente è che i corsi devono essere a spettro piuttosto largo, sia per l’addetto allo sviluppo e sia per quello alla gestione delle RU e tale tendenza si conferma, anche se il feedback è corroborato con l’opinione dei direttori del personale. Addirittura, il sapere che i direttori, oltre che i propri colleghi, sono, a larga maggioranza, favorevoli ad una formazione universitaria per l’addetto alla gestione delle RU – che delle due figure è quella che ritengono più operativa – induce alcuni Esperimenti di feedback wording per stimare competenze e speranze occupazionali di figure professionali seguendo il metodo Delphi 284 professori a riflettere sulla differente formazione auspicabile per l’addetto alla gestione rispetto a quella necessaria per l’addetto allo sviluppo delle RU. Tabella 9. Distribuzione percentuale dei professori universitari in merito alla formazione auspicata per due figure di addetto agli uffici per le risorse umane nell’esperimento X4 proposto al terzo round della rilevazione Delphi(nA=19; nB=19) Feedback A. Base B. Arricchito° A. Base B. Arricchito° Corso universitario Specifico a largo spettro non necessario Addetto allo sviluppo delle risorse umane 26,3 73,7 0,0 31,6 68,4 0,0 Addetto alla gestione delle risorse umane 31,6 68,4 0,0 31,6 57,9 10,5 Totale 100,0 100,0 100,0 100,0 ° Differenza non significativa al 5%; * Differ. significativa al 5%; ** Diff. significativa all’1%; *** Diff. significativa all’1%o Quantunque la reazione non sia statisticamente significativa, si dimostra una volta di più che l’offerta di un feedback più ricco, in questo caso con opinioni di esperti di diverso profilo professionale e culturale, induce nel rispondente una riflessione maggiore di quanto non realizzi il feedback tradizionale, ossia la comunicazione della stima basilare del panel cui appartiene l’esperto e l’eventuale memoria della stima dallo stesso espressa in precedenza. 6 Conclusioni Domande apparentemente simili ma poste in modo da attivare percorsi mentali diversi negli esperti consultati in un processo di rilevazione Delphi, possono descrivere dimensioni distinte dello stesso fenomeno. Non esiste, pertanto, un criterio assoluto di fare un quesito, ma esiste un criterio ottimo di informarsi su una certa dimensione, per dati obiettivi e condizioni di rilevazione. In una rilevazione di tipo Delphi – nella quale si ponga a più riprese la stessa domanda, oppure si perfezioni la rilevazione dell’argomento in analisi con una sequenza di domande “ad imbuto” –, il porre domande in una sequenza guidata e il proporre un feedback adeguato sono elementi cruciali per l’accuratezza della rilevazione. In questa nota, abbiamo approfondito i modi di comporre le domande per rilevare le caratteristiche di figure professionali. Abbiamo dedotto che: Definire figure professionali tramite testimoni privilegiati 285 a) la composizione di una figura professionale in termini di competenze tecnico-specifiche può essere definita chiedendo agli esperti di indicare le competenze rilevanti, in una prima fase in forma aperta e poi con il criterio della ripartizione di 100 punti tra le competenze predefinite. Se al primo round il ricercatore dispone di una lista di competenze, può scremarle con il metodo della valutazione individuale, oppure con la selezione di un certo numero dalla lista, e poi, al secondo round, può farle valutare quantitativamente con il discriminatorio e stringente metodo della ripartizione di 100 punti. Tra una rilevazione e l’altra, agli esperti tornano alla mente le risposte date e sono inconsciamente portati a riflettere sulle proprie posizioni, talvolta addirittura ne parlano con altri esperti. Pertanto, se stimolati con un opportuno feedback, possono, dalla seconda fase, essere mentalmente già posizionati sull’argomento, dare risposte più consapevoli e quindi più accurate. b) Un feedback composto di una pluralità di informazioni, può stimolare lo spirito critico e la concretezza degli esperti. Un quadro che contempli, oltre alle tradizionali sintesi delle risposte ottenute dal panel, anche dati ufficiali obbliga i più fantasiosi a confrontarsi con la realtà; l’aggiunta di informazioni non direttive, può aiutare i meno consapevoli tra gli esperti a trovare la propria strada, evitando di divagare. Stewart (1991) chiama “imbeccate multiple” un quadro informativo internamente coerente e padroneggiabile dall’esperto9. Un feedback così composto è adatto alla rilevazione dal secondo round in poi. La stessa logica si può applicare per comporre i quesiti del primo round. Siccome un feedback meramente documentativo dell’andamento generale del panel può causare conformismo, ossia convergenza artificiosa, le modalità di arricchimento del feedback dovrebbero ricevere nuova attenzione da parte dei ricercatori interessati al miglioramento dell’accuratezza delle valutazioni e delle previsioni. c) Per quanto concerne il feedback wording, vale a dire i criteri non direttivi di proporre un feedback coinvolgente, si può fare riferimento all’ampia letteratura sul modo ottimo di porre i quesiti e di comunicare a distanza con persone interessate. L’esperimento svolto presso i direttori del personale per verificare se, a fini di feedback, sia più opportuno proporre una media puntuale o un intervallo di variazione delle stime ha indotto il seguente ragionamento: 9 il feedback puntuale determina un riferimento fermo su cui i rispondenti si appoggiano con fiducia – in certi casi con un eccesso di fiducia – per proporre nuove stime della variabile in argomento. Ciò induce una più rapida convergenza di opinione tra i rispondenti e una sequenza di medie disposte 9 Einhorn (1971) e Brehmer e Brehmer (1988) dimostrano che troppe informazioni di feedback riducono l’attendibilità delle stime, a causa della limitata capacità umana di padroneggiare simultaneamente una grande quantità di informazioni. D’altronde, se il compito è predicibile, anche gli esperti si comportano in modo predicibile. 286 Esperimenti di feedback wording per stimare competenze e speranze occupazionali di figure professionali seguendo il metodo Delphi secondo una linea di tendenza che stringe abbastanza regolarmente verso la stima finale; 9 il feedback intervallare, verosimilmente poco eloquente per i rispondenti che hanno scarsa familiarità con i numeri e troppo possibilista (in quanto indicatore di variabilità) per chi non intende impegnarsi al massimo per rispondere, può avere disorientato alcune componenti del panel. Le stime ottenute dopo un feedback intervallare hanno manifestato una non ignorabile tendenza alla fluttuazione; 9 il feedback intervallare ci pare pertanto suggeribile, in modo particolare, per rilevare dati con il metodo Delphi nei casi in cui gli esperti sono affatto consapevoli che l’intervallo di variazione condensa i concetti di centralità e variabilità della distribuzione e sono sufficientemente motivati a dare il loro apporto informativo alla rilevazione. Negli altri casi, il feedback puntuale resta preferibile. d) Un altro argomento cruciale di feedback wording è la stima di variazioni. Sulla rilevazione di previsioni occupazionali in Italia, l’Unioncamere stima, intervistando gli imprenditori, i nuovi posti di lavoro nel breve-medio periodo nelle imprese italiane (www.excelsior.unioncamere.net). Per ricerche tramite esperti e per orizzonti temporali medi e lunghi, è appropriata, invece, la stima di variazioni tendenziali. Nel nostro studio, abbiamo sperimentalmente dimostrato che il quesito sulla variazione dell’occupazione è di difficile comprensione per l’esperto che non abbia una mentalità matematica. Per esempio, si immagini di essere al secondo round e di voler chiedere una nuova previsione di occupazione. Il quesito può essere concepito secondo la seguente traccia: “nella precedente rilevazione, il gruppo di esperti di cui lei fa parte ha indicato che la stima è …. Di quanto ritiene che sia da cambiare la previsione?”. Così posta, la stima riguarda la variazione di una variazione. È sconsigliabile chiedere agli esperti di esprimere un valore di variazione che abbia a denominatore la precedente variazione. Va chiesta, invece, una nuova stima, indipendente dalla precedente. Oppure, come hanno fatto Fabbris et al. (2008a), si può chiedere all’esperto la conferma della propria precedente previsione o la volontà di cambiare la stima precedente, a cui seguirebbe la possibilità di esprimere una stima indipendente. Purtroppo, non pochi rispondenti si confondono nell’operare con variazioni, invece che con differenze, e fanno riferimento al valore di feedback o alla propria stima precedente, anche se il quesito recita esplicitamente di indicare una stima ex novo10. Anche la richiesta di sequele di variazioni merita dunque un approfondimento metodologico ulteriore. 10 Per indicare il cambiamento da un precedente -5% al -10%, quand’anche si scriva di fare riferimento alla percentuale di variazione rispetto alla data dell’indagine, esiste il rischio che il rispondente indichi +200%. Definire figure professionali tramite testimoni privilegiati 287 Riferimenti bibliografici BRADBURN N.M., SUDMAN S. & ASSOCIATES (1979) Improving Interview Method and Questionnaire Design: Response Effects to Threatening Questions in Survey Design, Jossey-Bass, San Francisco, CA BREHMER A., BREHMER B. (1988) What have we learned about human judgement from thirty years of policy capturing?. In: BREHMER A., JOYCE C.R.B. (eds) Human Judgment. The Social Judgment Theory View, North Holland, Amsterdam: 75-114 DALKEY N.C. (1975) Toward a theory of group estimation. In: LINSTONE H.A., TUROFF M. (eds) The Delphi Method. Techniques and Applications, Addison-Wesley Publ. Co, Reading Mass: 236-261 EINHORN H.J. (1971) Use of nonlinear, noncompensatory models as a function of task and amount of information, Organizational Behavior and Human Performance, 6: 1-27 FABBRIS L. (1989) L'indagine campionaria. 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The experimental questions concern the percent distribution of technical competencies and the employment forecasts at one, three and six years onward of the professional figures of HR management expert and HR improvement expert. The directors’ and professors’ convergence implied three question-and-answer iterations. All experiments, which are based on the comparison of two modes, aim at finding the data collection criterion that minimizes the response error rate. Keywords: Question wording; Feedback; Factorial experiment; Delphi method; Professional figures. _______________________________________________________________________________________________________________ Stampato nel mese di ottobre 2008 presso la C.L.E.U.P. “Coop. Libraria Editrice Università di Padova” Sc Tipografia, Redazione e Amm.ne: Via Belzoni, 118/3 - Padova - Tel. 0498753496 www.cleup.it