PEDIATRIC NUTRITION & HEALTH AND FOOD SCIENCE a cura di Antonella Diamanti Dieta chetogena: fisiopatologia e indicazioni cliniche Ketogenic diets: pathophysiology and therapeutic implications Arianna Maiorana (foto) Giovanna Cotugno Lucilla Manganozzi Carlo Dionisi-Vici UOC Patologia Metabolica, Dipartimento di Pediatria, Ospedale Pediatrico Bambino Gesù, Roma Key words Ketogenic diet • Epilepsy • Neurodevelopment • Metabolic diseases • Ketones • Dietary therapies Abstract Ketogenic diets (KDs) are established effective treatment diets for refractory epilepsy. Ketone bodies provide an alternative substrate to glucose for energy production and in developing brain also are utilized for biosynthesis of cell membranes and lipids. Anticonvulsive effects are generated by enhancing mitochondrial metabolism and inhibitory neurotransmitter synthesis, increasing the ATP/ADP ratio in brain. In addition to classical KDs with different ketogenic ratios (4:1, 3:1), novel diets such as the MCT diet (MCT), the modified Atkins diet (MAD), and the low glycemic index treatment (LGIT) have emerged. Currently, there is a growing interest in using dietary therapies in conditions other than epilepsy. Indirizzo per la corrispondenza Arianna Maiorana piazza Sant’Onofrio 4, 00165 Roma E-mail: [email protected] 108 Definizione La dieta chetogena (DC) è un regime alimentare ad elevato contenuto lipidico e basso contenuto glucidico e proteico, che è stato utilizzato come terapia per l’epilessia refrattaria per circa un secolo e che costituisce il trattamento elettivo in due patologie metaboliche caratterizzate da alterazioni del trasporto e dell’utilizzazione del glucosio, il deficit di GLUT1 e il deficit di PDH. La DC classica è calcolata in un rapporto di grammi di lipidi versus grammi di carboidrati più proteine. È costituita da trigliceridi a lunga catena (LCTs) in rapporto di 3:1-4:1 rispetto a carboidrati più proteine. La DC fornisce un substrato energetico alternativo al glucosio ed ha effetti neuroprotettivi 1. Nell’ultimo decennio l’interesse per la DC è stato sempre maggiore per la sua provata efficacia e per la sua applicazione in diverse patologie. Si è dimostrata efficace nel controllo del peso corporeo e in altre condizioni patologiche con insulinoresistenza come il diabete, l’ovaio policistico e l’acne, oltrechè in varie malattie neurologiche, oncologiche, cardiovascolari, respiratorie e metaboliche 2, 3. Recentemente è stata inoltre utilizzata con successo nel miglioramento dei sintomi muscolari e della cardiomiopatia in pazienti con glicogenosi di tipo III, fornendo una fonte energetica alternativa sotto forma di corpi chetonici 4-6. Nel corso degli anni, alla DC tradizionale si sono aggiunte nuove varianti per migliorare la compliance alimentare dei pazienti sia in età pediatrica che nell’adulto. Sono ad oggi disponibili 4 tipi di DC: la DC classica, la DC con acidi grassi a catena media (MCT), la dieta Atkins modificata (MAD) e la dieta a basso indice glicemico (LGIT) 2, 7 (Tab. I). Giorn Gastr Epatol Nutr Ped 2015;VII:108-112 PEDIATRIC NUTRITION & HEALTH AND FOOD SCIENCE Dieta chetogena Tabella I. Composizione lipidica, proteica, glucidica e calorica delle diverse diete. Calorie Totali Lipidi Proteine Carboidrati Dieta normale Secondo RDA 30-35% 15-20% 50% Dieta chetogena classica 3:1/4:1 Secondo RDA 90% 7% 3% Dieta Atkins modificata Secondo RDA 60-70% 20-30% 5% (10 g/die) Dieta supplementata in trigliceridi a catena media (MCT) Secondo RDA 90%, di cui 30-60% da MCT (10-45% da LCT) 10% 15-20 % Dieta a basso indice glicemico Secondo RDA 45-60% 20-30% 25-30% (40-60 gr/die IG < 50) Meccanismo d’azione I meccanismi attraverso cui la dieta chetogena provoca una riduzione dell’eccitabilità neuronale sono diversi: la riduzione del rapporto tra carboidrati e proteine rispetto agli acidi grassi riproduce una condizione simile al digiuno, in cui le riserve di glucosio diventano insufficienti per la sintesi di ATP a partire dalla glicolisi e il metabolismo cellulare è ottimizzato, spostando la produzione di energia dalla glicolisi alla betaossidazione degli acidi grassi, con conseguente produzione di corpi chetonici, fonte energetica alternativa per la fosforilazione ossidativa. Inoltre, i corpi chetonici aumentano la concentrazione mitocondriale di acetil-CoA, bypassando il complesso della piruvatodeidrogenasi (PDH); in questo modo, una lieve chetosi provoca gli stessi effetti metabolici dell’insulina senza utilizzarne la via intracellulare. Poiché glucosio e corpi chetonici hanno una Km simile ai trasportatori del glucosio a livello della barriera ematoencefalica (BEE) (Km 5 mM) (costante di MichaelisMenten (Km) è un indice di affinità tra l’enzima e il substrato, ndr), i corpi chetonici possono essere utilizzati come fonte di energia a livello del sistema nervoso quando superano la concentrazione di 4 mmol/L, offrendo una resa energetica migliore rispetto al glucosio (l’ossidazione del 3-idrossibutirrato porta alla formazione di un maggior numero di molecole di ATP). Inoltre, gli astrociti sono in grado di interiorizzare gli acidi grassi liberi attraverso recettori specifici, convertendoli in corpi chetonici che vengono successivamente trasferiti ai neuroni dal trasportatore degli acidi monocarbossilici (MCT) che possiede una Km più bassa (Km 0,5 mM). I corpi chetonici hanno un effetto neuroprotettivo poichè attivano numerose vie metaboliche endogene e programmi genetici che stabilizzano e / o migliorano il metabolismo cellulare, cui conseguono l’aumento della produzione di ATP nel mitocondrio, la stimolazione della biogenesi mitocondriale, la riduzione dello stress ossidativo e la modulazione dell’eccitabilità neuronale per blocco dei ca- nali ionici voltaggio-dipendenti (Fig. 1). Inoltre, nel cervello in via di sviluppo, i corpi chetonici sono costituenti essenziali per la biosintesi delle membrane cellulari e dei lipidi 1. Patologie neurologiche e neuro-metaboliche trattabili La DC si è dimostrata efficace nel trattamento di numerose patologie di seguito elencate 2, 3, 7. Spasmi infantili: la DC è in grado di controllare le forme refrattarie al trattamento antiepilettico di prima scelta. Epilessia mioclonico-astatica (sindrome Doose): una forma di epilessia generalizzata della prima infanzia con elevata frequenza di intrattabilità. Le crisi atoniche con perdita di controllo del capo rispondono rapidamente alla DC. Sindrome di Rett: la DC migliora le convulsioni intrattabili, tuttavia la sua applicazione deve essere individualizzata in considerazione dello scarso accrescimento, frequente in questi pazienti. 109 A. Maiorana et al. Figura 1. Meccanismi neuroprotettivi della DC. I canali KATP-dipendenti a livello dei neuroni sono attivati (aperti) dalla riduzione della glicolisi che si verifica in seguito alla somministrazione della DC, e alla conseguente riduzione del rapporto intracellulare ATP/ADP. L’attivazione di questi canali provoca l’iperpolarizzazione della membrana cellulare, con conseguente riduzione dell’eccitabilità neuronale. Inoltre, gli acidi grassi polinsaturi (PUFA) forniti dalla DC agiscono sulle cellule neuronali con diversi meccanismi: inibiscono i canali Na + e Ca2+ voltaggio-dipendenti, e insieme ai corpi chetonici, possono attivare canali K2P e potenziare l’attività delle pompe Na+/K+ ATPasi che iperpolarizzano le membrane cellulari. Essi inducono inoltre l’espressione del recettore attivante la proliferazione α del perossisoma (PPARα), che a sua volta induce l’espressione della proteina disaccoppiante la fosforilazione ossidativa 2 (UCP2) che separa il trasporto degli elettroni dalla produzione di ATP e indirettamente diminuisce la produzione dei radicali liberi dell’ossigeno (ROS). Anche se apparentemente la produzione di energia cellulare sembra essere ridotta, l’espressione cronica di UCP2 nelle cellule neuronali stimola la biogenesi mitocondriale, pertanto in ultima analisi l’ATP cerebrale risulta aumentato, ma parallelamente vi è una ridotta produzione dei ROS con conseguente riduzione della disfunzione mitocondriale provocata dalle convulsioni. Un altro meccanismo neuroprotettivo è l’aumento del tono noradrenergico e della produzione di GABA, con conseguente inibizione dell’eccitabilità neuronale. Infine, anche l’inibizione dell’attività di mTOR nei neuroni provoca un ulteriore effetto anticonvulsivante (da Bough et al., 2007 1, mod.). Sclerosi tuberosa complessa: molti pazienti sono refrattari alla terapia medica e la presenza di tuberi multipli può controindicare il trattamento chirurgico. In questi pazienti, la DC si è dimostrata efficace nel controllo delle crisi. 110 Epilessia mioclonica severa dell’infanzia (sindrome di Dravet): l’epilessia intrattabile è una delle caratteristiche della sindrome di Dravet; numerosi studi suggeriscono che la dieta chetogena può ridurre la frequenza delle crisi, in particolare delle assenze atipiche. Forme specifiche di epilessia: la DC si è dimostrata efficace in casi isolati di: sindrome di Landau Kleffner o afasia epilettica acquisita, sindrome di Lennox Gastaut, assenze epilettiche (qualora la terapia antiepilettica si sia dimostrata parzialmente efficace), panencefalite subacuta sclerosante (PESS), alcuni deficit dei complessi della catena respiratoria mitocondriale (es. malattia di Alpers), epilessia parziale migrante dell’infanzia, epilessia con crisi mioclonico-atoniche, encefalopatia epilettica refrattaria secondaria a convulsioni febbrili (FIRES). Alcuni casi di lissencefalia e di encefalopatia ipossicoischemica hanno mostrato una buona risposta alla DC 2. Deficit di GLUT1: il deficit di GLUT1 è una malattia metabolica caratterizzata da un alterato trasporto del glucosio attraverso la BEE, responsabile di neuroglicopenia, con conseguenti esiti neurologici quali epilessia generalizzata, ritardo dello sviluppo e disturbi del movimento. La malattia può anche manifestarsi con crisi di assenza ad esordio precoce. Lo studio del rapporto glicorrachia/glicemia è il gold standard per la diagnosi e un valore < 0,5 rappresenta la soglia diagnostica. La diagnosi deve essere confermata geneticamente con la ricerca delle mutazioni nel gene SLC2A1. La DC è il trattamento di prima scelta in questa patologia in quanto attraverso i corpi chetonici fornisce una fonte di energia alternativa per il cervello. Le convulsioni tipicamente regrediscono con l’inizio della dieta mentre gli effetti sul ritardo del- PEDIATRIC NUTRITION & HEALTH AND FOOD SCIENCE Dieta chetogena lo sviluppo neuromotorio sono meno evidenti. Bisogna tuttavia considerare che la diagnosi di deficit di GLUT-1 è spesso tardiva, e le sequele neurocognitive potrebbero verosimilmente giovarsi di un inizio più precoce della DC. La supplementazione con trieptanoato di glicerina, un trigliceride di sintesi a catena media a numero dispari di atomi di carbonio con potenziale effetto anaplerotico sul ciclo di Krebs, è oggi in fase di studio come potenziale terapia innovativa per il deficit di GLUT1. Deficit di piruvato deidrogenasi (PDH): la dieta chetogena si è dimostrata efficace come fonte di energia alternativa per il cervello anche nei pazienti affetti da deficit di PDH, una malattia mitocondriale che impedisce la conversione del piruvato, derivato dall’ossidazione del glucosio, in acetilCoA. La patologia è caratterizzata da acidosi lattica, gravi sintomi neurologici e, occasionalmente, epilessia intrattabile. La DC viene utilizzata per produrre acetilCoA dall’acetoacetato bypassando il difetto enzimatico. Alcuni pazienti in DC mostrano esiti neurologici favorevoli. Iperglicinemia non chetotica (NHK): raro errore congenito del metabolismo dovuto al deficit dell’attività del sistema di clivaggio della glicina, caratterizzato da ipotonia, mioclonie ed epilessia farmaco-resistente. La diagnosi biochimica si basa sull’aumento del rapporto glicina liquorale/glicina plasmatica (0,09-0,49 nella NKH classica). Nei casi in cui la terapia farmacologica specifica non consente un controllo della sintomatologia critica, la DC migliora il quadro clinico ed elettroencefalografico con conseguente miglioramento della qualità di vita 8. L’efficacia e la sicurezza della DC vengono valutate mediante: a) riduzione del numero ed intensità delle crisi epilettiche; b) modificazioni EEG; c) valutazione degli aspetti neuropsicologici; d) mantenimento dello stato di chetosi con monitoraggio degli eventuali effetti collaterali; e) compliance dietetica (strettamente legata alla compromissione cognitiva del paziente). Ulteriori indicazioni cliniche Alcuni studi recenti suggeriscono che la DC possa essere utilizzate anche in altre patologie. Queste condizioni includono, oltre ad alcune malattie metaboliche come la glicogenosi di tipo III (Fig. 2), anche autismo, tumori cerebrali, depressione, narcolessia, morbo di Alzheimer, traumi cerebrali, sindrome di Parkinson, sclerosi laterale amiotrofica (SLA), emicrania, disturbi del sonno, mioclono post-ipossico, danno cerebrale post-anossico e schizofrenia 3, 7. Le glicogenosi sono patologie metaboliche caratterizzate da segni epatici e/o muscolari quali epatopatia, ipoglicemia, cardiomiopatia, intolleranza all’esercizio, debolezza muscolare. Studi recenti hanno dimostrato un’efficacia della DC sui sintomi muscolari di pazienti affetti da glicogenosi di tipo V e VII, e sulla cardiomiopatia ipertrofica nella glicogenosi di tipo III 4-6. Controindicazioni e valutazioni di screening La DC in pazienti affetti da errori congeniti del metabolismo Figura 2. Indicazioni e controindicazioni all’utilizzo della DC nella malattie metaboliche. 111 A. Maiorana et al. ant mechanisms of the ketogenic diet. Epilepsia 2007;48:43-58. Kossof EH, Hartman AL. Ketogenic Diets: new advances for metabolism-based therapies. Curr Opin 2012;25:173-8. 2 3 Veech RL. The therapeutic implications of ketone bodies: the effects of ketone bodies in pathological conditions: ketosis, ketogenic diet, redox states, insulin resistance, and mithocondrial metabolism. Prostaglandins Leukot Essent Fatty Acids 2004;70:309-19. Valayannopoulos V, Bajolle F, Arnoux JB, et al. Successful treatment of severe cardiomyopathy in glycogen storage disease type III with D,L-3-hydroxybutyrate, ketogenic and high-protein diet. Pediatr Res 2011;70:638-41. 4 Figura 3. Effetti collaterali della DC. Brambilla A, Mannarino S, Pretese R, et al. Improvement of cardiomyopathy after high-fat diet in two siblings with glycogen storage disease tipe III. JIMD Rep 2014;17:91-5. 5 a carico del trasporto o dell’ossidazione degli acidi grassi può causare conseguenze gravissime, anche mortali. La DC può inoltre aggravare i sintomi nei pazienti con porfiria acuta intermittente (Fig. 2). L’incapacità di mantenere una nutrizione adeguata, l’individuazione di foci chirurgici cerebrali causa di epilessia e la mancata compliance familiare costituiscono controindicazioni relative all’utilizzo della DC 7. Effetti collaterali I genitori e gli operatori sanitari dei pazienti in DC devono essere informati degli effetti avversi comuni, occasionali e rari che possono verificarsi in corso di questo trattamento (Fig. 3). La maggior parte degli effetti collaterali sono prevedibili, spesso prevenibili, e solo raramente portano all’interruzione del trattamento 7. Mayorandan S, Meyer U, Hartmann H, et al. Glycogen Storage Disease type III: modified Atkins diet improves myopathy. OJRD 2014;9:196. doi: 10.1186/s13023014-0196-3. 6 7 Kossof EH, Zupec-Kania BA, Amark PE, et al. Optimal clinical management of children receiving the ketogenic diet: recommendations of the International Ketogenic Diet Study Group. Epilepsia 2009;50:303-17. Cusmai R, Martinelli D, Moavero R, et al. Ketogenic diet in early myoclonic encephalopathy due to non ketotic hyperglycinemia. Eur J Ped Neurol 2012;16:509-13. 8 Bibliografia Bough KJ, Rho JM. Anticonvulsiv- 1 • La DC mima una condizione di digiuno promuovendo la chetosi mediante la restrizione dell’apporto di carboidrati e l’au- mento del contenuto lipidico. • La DC fornisce un substrato energetico alternativo al glucosio. • La DC ha effetti neuroprotettivi e anticonvulsivanti. • La DC è indicata in malattie neurologiche, metaboliche, oncologiche, cardiovascolari, respiratorie. • L’effetto neuroprotettivo della DC si esplica attraverso l’ aumento della produzione mitocondriale di ATP, la stimolazione della biogenesi mitocondriale, la riduzione dello stress ossidativo e la modulazione dell’eccitabilità neuronale mediante l’azione sui canali di membrana voltaggio-dipendenti e l’aumento della sintesi dei neurotrasmettitori inibitori. 112