Immunità - Dipartimento.net

annuncio pubblicitario
MECCANISMI DI DIFESA
DELL’OSPITE CONTRO LE
INFEZIONI
Immunità
L’immunità è il meccanismo
attraverso il quale l’organismo
si
difende da tutte le potenziali
minacce alla propria integrità
Con il termine IMMUNITA’ si definisce la resistenza alle
malattie, che possono essere di origine infettiva o causate da
un’alterazione di una cellula sana.
L’insieme delle cellule, tessuti e molecole che determinano
tale resistenza si definisce
SISTEMA IMMUNITARIO
e la sequenza di reazioni che si verificano in seguito al legame
tra le cellule e le molecole del sistema immunitario con la
sostanza estranea (batterio, virus) si definisce
RISPOSTA IMMUNITARIA
3
4
Immunità
Compito del sistema immunitario non è soltanto quello di
riconoscere l’agente estraneo giudicandolo “non self” cioè
diverso dalle proprie strutture, ma anche di conservare la
memoria dell’avvenuto incontro, così da reagire in maniera
più pronta, più efficace e più duratura ad un secondo
incontro col medesimo antigene
MEMORIA IMMUNOLOGICA
Antigeni
Si definiscono antigeni tutte quelle sostanze che, introdotte
nell’organismo, sono in grado di indurre l’attivazione del sistema
immunitario con la produzione di anticorpi o con l’innesco di una
reazione cellulo-mediata e di reagire specificatamente con gli anticorpi
di cui hanno indotto la produzione o con le cellule effettrici della
risposta immunitaria cellulo-mediata
Un antigene risulta definito da due principali funzioni:
l’immunogenicità, cioè la capacità di stimolare
immunitario
il
sistema
l’antigenicità o specificità di combinazione, ossia la capacità di
reagire specificatamente con gli anticorpi o con le cellule di cui ha
indotto la formazione
Determinanti antigenici (epitopi)
I determinanti antigenici o epitopi sono specifiche regioni
poste sulla superficie dell’antigene la cui configurazione
sterica può essere riconosciuta dal sistema immunitario.
IMMUNITA’
INNATA
ACQUISITA
È presente dalla
nascita ed è
pronta a reagire
con rapidità
Si sviluppa in risposta ad
un’infezione o ad una
sostanza estranea
8
Tipi di immunità
10
L’ IMMUNITA’ INNATA O NATURALE
E’ costituita da una serie di meccanismi di difesa non
specifici, evoluzionisticamente antichi, presenti fin dalla
nascita di un individuo.
Questi sono presenti già prima dell’esposizione all’antigene
e rappresentano la prima vera barriera di difesa
dell’organismo agli agenti patogeni.
E’ altamente efficiente e non ha memoria immunologica
Meccanismi attivati nell’immunità innata
I componenti principali dell’immunità innata sono:
• le barriere fisico-chimiche quali la pelle, la mucosa vaginale (il cui pH
impedisce la crescita di batteri), la mucosa bronchiale (caratterizzata
da muco e cellule ciliate), il flusso urinario, la mucosa nasale, la saliva
e le lacrime (contenenti lisozima)
• alcune proteine ematiche, tra cui i componenti del sistema del
complemento ed altri mediatori dell’infiammazione, lattoferrina,
transferrina
• La temperatura corporea (febbre)
• le cellule fagocitiche (macrofagi, cellule dendritiche, neutrofili) ed altri
leucociti ad attività citotossica naturale (natural killer)
• fattori solubili, cioè sostanze che agiscono su altre cellule come ad
esempio le citochine prodotte dai macrofagi tra cui INF a - INF b
Azione delle barriere chimico- fisiche
La prima barriera all’ingresso dei patogeni è rappresentata
dagli epiteli in primis quello della cute, poi quelli delle
mucose degli apparati respiratorio, gastrointestinale e
genitourinario
Gli epiteli sono caratterizzati da cellule con giunzioni salde
o strette (tight junctions)
I flussi di aria o i fluidi presenti sulle mucose rendono
difficile l’adesione dei patogeni
Azione delle barriere chimico-fisiche
Le mucose sono in grado di produrre un fluido viscoso detto
muco che è caratterizzato da un elevato contenuto in
glicoproteine dette mucine. I microorganismi rivestiti da muco
non riescono a legarsi all’epitelio e grazie al movimento delle
cilia vengono espulsi col muco stesso. I malati di fibrosi cistica
sono molto esposti al rischio di infezioni polmonari perché hanno
problemi sia nei movimenti delle cilia che nella secrezione del
muco.
Il basso pH dello stomaco rappresenta una ulteriore barriera
protettiva così come gli enzimi digestivi quali la pepsina presenti
nell’intestino o nella saliva.
Anche la flora saprofitica normale svolge un’ azione di
competizione nei confronti dei patogeni proteggendo l’organismo
ospite (pro-biotici).
Fagocitosi e PAMPS
La risposta immediatamente successiva a quella delle barriere
chimico-fisiche dell’organismo è rappresentata dalla fagocitosi.
La fagocitosi e il killing microbico è quel processo operato
dai leucociti polimorfonucleati, dai monociti, macrofagi e cellule
dendritiche che prevede l’attacco, l’ingestione e la distruzione
intracellulare dei batteri.
Fagocitosi
Fagocitosi e PAMPS
Dopo la fase infiammatoria iniziale le cellule fagocitiche possono essere
richiamate al sito di infiammazione (chemiotassi).
I fagociti (macrofagi e cellule dendritiche) hanno anche una funzione
importante nell’attivazione della risposta immunitaria acquisita.
I fagociti sono in grado di riconoscere i patogeni tramite recettori che si
legano a strutture altamente conservate tra i microrganismi dette PAMPS
(pathogen associated molecular patterns).
Fagocitosi e PAMPS
A differenza degli antigeni i PAMPS sono strutture molto comuni
tra i patogeni e condivise anche da virus e batteri diversi.
I PAMPS sono comunque prodotti solo dai patogeni e non dalle
cellule ospiti (distinzione tra “self” e “non-self”).
Sono molecole invariate tra i microorganismi di una data classe
I recettori per i PAMPS sono detti Pattern Recognition Receptors
(PRR)
Fagocitosi e PAMPS
Un esempio di PAMP è lo zucchero mannosio che è presente sulla
superficie di molti batteri, funghi e anche di alcuni virus. Il mannosio è
riconosciuto da un PRR, che è la lectina legante il mannosio (MBL,
mannose binding lectin).
Questa proteina fa parte della famiglia delle collectine
Le collectine vengono prodotte dal fegato durante la fase acuta
dell’infiammazione, opsonizzano i batteri legandosi ai PAMPS e
vengono poi riconosciute da specifici recettori dei fagociti facilitando la
fagocitosi del microorganismo legato.
Toll like-receptors
Una classe particolare di recettori per i PAMPS è
rappresentata dai Toll like receptors (TLR)
•TLRs riconoscono i patogeni
• Inducono la produzione di citochine proinfiammatorie
Toll like receptors
Il legame tra TLRs e PAMPS indica la presenza di un’infezione
iniziando una cascata di segnali che portano alla rimozione del
microorganismo
Una famiglia di proteine transmembrana scoperta nel 1997
Sono strutturalmente connessi al Toll di Drosophila ed al
recettore dell’IL- 1
Sono 13: TLR1—TLR 13
1-9 uomo/topo
10 uomo
11-13 topo
Recettori TLR coinvolti nel
riconoscimento
di strutture batteriche
Il recettore TLR4 è responsabile del riconoscimento
lipopolisaccaride batterico LPS di vari Gram negativi
del
Il recettore TLR2 è invece responsabile del riconoscimento di un
ampia serie di prodotti batterici:
Lipoproteine/lipopeptidi
Lipoarabinomannano (micobatteri)
Glicosilfosfatidilinositolo (trypanosoma cruzi)
Zymosan (funghi)
Recettori TLR coinvolti nel
riconoscimento
di strutture batteriche
Il recettore TLR5 riconosce la flagellina una proteina
dei flagelli batterici.
Sembra
essere
implicato
principalmente
nel
riconoscimento batterico al livello delle mucose. Infatti è
espresso dalle cellule epiteliali intestinali e polmonari.
Recettori TLR coinvolti nel
riconoscimento
virali e batteriche
Il TLR9 riconosce le isole CpG non metilate presenti nel
DNA sia virale che batterico.
Il TLR7 ed il TLR8 riconoscono RNA virali a singola elica.
Il TLR3 riconosce RNA virali a doppio filamento.
Il TLR3, TLR7-8 ed il TLR9 si trovano sulla parete del
fagolisosoma dove avviene la degradazione batterica e virale.
Il sito di riconoscimento e legame del PAMP è rivolto all’interno
del lume del fagolisosoma mentre il dominio di trasduzione del
segnale sporge verso il citosol attivando le vie di segnale comuni
a tutti i TLR.
Fagocitosi
Dopo il riconoscimento il parassita viene ingerito per emissione di
estroflessioni di membrana , che dopo averlo avvolto si richiudono a
formare il fagosoma.
Successivamente il fagosoma si fonde con i lisosomi cellulari a formare
il fagolisosoma.
Il pH acido del fagolisosoma attiva diversi enzimi litici come le idrolasi
acide ed una serie di proteine litiche o tossiche per il patogeno.
All’atto della formazione del fagolisosoma si assembla anche il
complesso della NADPH ossidasi sulla membrana dell’organulo
Fagocitosi
La NADPH ossidasi è responsabile del burst respiratorio. Determina
un forte consumo di O2 con conseguente attivazione della
glicogenolisi.
L’ossigeno molecolare è trasformato in anione superossido che a sua
volta è trasformato velocemente dalla superossido dismutasi in
H2O2,dando luogo alla formazione di sostanze fortemente citotossiche
Killing intracellulare
Due meccanismi con i quali il fagocita elimina i batteri
internalizzati:
Killing ossigeno-dipendente: Il fagosoma si fonde con
vescicole
contenti
potenti
radicali
tossici
dell’ossigeno
(perossido di idrogeno, ioni superossido) che attaccano la
parete batterica.
Killing lisosomiale: Il fagosoma si fonde con lisosomi che
contengono enzimi che digeriscono il batterio fagocitato.
Killing intracellulare
I granuli lisosomiali dei fagociti contengono inoltre mielo-perossidasi
enzima che in presenza di alogenuri catalizza la reazione di
trasformazione dell’H2O2 in ioni ipoclorito ed ipobromito, prodotti
fortemente tossici per i patogeni.
Tale reazione può essere resa innocua dalla catalasi che la scinde
in acqua + ossigeno.
In alcuni casi particolari può avvenire che tutte le sostanze tossiche
prodotte dal fagocita possano essere rilasciate all’esterno della cellula
si parla in questi casi di “rigurgito durante il pasto”. Avviene quando il
fagocita non è in grado di internalizzare il parassita o in presenza di
immunocomplessi. In questo caso la risposta fagocitaria causa danno
all’ospite (malattie autoimmuni).
Killing intracellulare
Oltre agli enzimi lisosomiali i fagociti contengono nei loro
granuli anche altre sostanze ad azione battericida tra cui:
La lattoferrina che sottrae sostanze essenziali per la
sopravvivenza dei batteri quali il Ferro e la vitamina B12
Il lisozima che scinde il legame N-acetil glucosamminaacido muramico presente nella parete batterica
danneggiandola
Le defensine peptidi cationici citotossici per i patogeni
Cellule dendritiche
Le cellule dendritiche sono caratterizzate dalla presenza di prolungamenti ramificati
del citoplasma. Si distinguono due tipi cellulari, con origini e funzioni differenti:



Cellule di Langerhans disseminate lungo tutta l'epidermide (captano gli antigeni
che entrano attraverso la barriera cutanea e li trasportano nei linfonodi drenanti);
sono definite “immature”, in quanto non sono capaci di stimolare i linfociti T;
Cellule dendritiche interdigitate, presenti nelle aree T dei linfonodi e della milza;
Cellule follicolari dendritiche, presenti nei centri germinativi dei follicoli linfatici
linfonodali e splenici, nonché nei tessuti linfoidi associati alle mucose (zone B), che
trattengono i complessi antigene-anticorpo.
32
Captazione degli antigeni
I
microrganismi,
attraverso
penetrati
l’epitelio
sono
catturati dalle cellule residenti
ed entrano nei vasi linfatici o
sanguigni, che li trasportano
agli organi linfoidi periferici.
33
INNATE IMMUNITY
ADAPTIVE IMMUNITY
Fagocitosi
L’importanza di una efficiente fagocitosi da parte dei
neutrofili ed altri fagociti è dimostrata dalla malattia
granulomatosa cronica.
Questa patologia è causata da mutazioni inattivanti a
carico dei geni che codificano per le subunità della
NADPH ossidasi.
In questi pazienti non può essere attivato il burst
respiratorio e quindi batteri e funghi sopravvivono
all’interno di neutrofili e macrofagi.
L’immunità innata per contenere l’infezione sequestra i
macrofagi infetti in noduli localizzati detti granulomi.
Proteine con funzione di difesa
Interferoni
Citochine
Proteine del sistema del complemento
Interferoni
Gli Interferoni (interferone-a e interferone-b) sono prodotti e
rilasciati dalle cellule infettate dai virus per favorire la protezione
dall’infezione virale delle cellule circostanti
Segnalano tramite recettori specifici causando l’espressione di
proteine che rendono complessa la replicazione virale perché
degradano gli mRNA e bloccano la sintesi proteica
Fanno aumentare l’espressione delle molecole MHC di classe I,
facilitando l’esposizione dei peptidi virali ai linfociti T citotossici e
proteggendo le cellule non infette dall’azione delle natural killer
Attivano le cellule NK
L’IFN-g, invece, è prodotto dai linfociti T attivati e svolge
un’azione immunomodulante
Citochine proinfiammatorie
Le principali citochine proinfiammatorie sono l’interleuchina 1 beta e il
TNF alfa che hanno molteplici effetti sia a livello locale che sistemico.
Durante l’infiammazione la prima citochina ad essere prodotta ed
aumentare in circolo è il TNF-alfa seguita dall’IL-1 beta , dall’IL-6 e
dalla chemiochina IL-8.
IL-1, TNF-alfa e IL-6 sono prodotte dai macrofagi attivati.
Tumor necrosis factor: TNF
Prende il nome dalla sua capacità di causare la necrosi
tumorale o la morte per via apoptotica.
Il TNF alfa è il fattore coinvolto nell’infiammazione ed è
secreto dai macrofagi attivati, il TNF beta o linfotossina è
invece secreto dai linfociti T attivati e media
essenzialmente l’apoptosi.
Interleuchina 1
La famiglia dell’interleuchina 1 comprende due proteine:
interleuchina 1 alfa ed interleuchina 1 beta, tra loro non
molto simili nella struttura primaria ma che acquisicono un
ripiegamento spaziale tale da renderle riconoscibili dallo
stesso recettore.
Tra le due IL1 beta è quella maggiormente prodotta e che
svolge la funzione proinfiammatoria.
Complemento
Il complemento (C) è un complesso di diverse proteine:
(C1-C9) molte delle quali dotate di attività enzimatica,
presente nel siero in forma inattiva.
Queste proteine possono venir attivate in maniera
sequenziale e ordinata con un meccanismo a cascata nel
quale i vari componenti si attivano uno di seguito all’altro e
con un meccanismo definito ad amplificazione che porta
alla formazione di numerosi componenti alcuni dei quali
biologicamente attivi
La via classica del complemento
viene attivata quando il C1q
prende contatto con le porzioni Fc
di anticorpi delle classe IgM o IgG.
Questo attiva l’attività proteasica
del C1s, che lo porta a tagliare i
componenti C4 e C2, producendo
il C4b2b, che funge da C3
convertasi tagliando il C3 in C3a e
C3b. Il C3a è un mediatore
dell’infiammazione,
il
C3b
osponizza il bersaglio e si associa
al C4b2b, formando la C5
convertasi.
Piccole quantità di C3 sierico si
decompongono spontaneamente,
generando C3b che si può legare
alla superficie del batterio. Al C3b
legato si lega il fattore B che viene
poi tagliato dal fattore D,
producendo Bb associato al C3b. Il
complesso C3bBb funge da C3/C5
convertasi della via alternativa
FUNZIONI DIFENSIVE MEDIATE DAL COMPLEMENTO
L’attivazione della cascata del complemento da batteri
gram+ e gram– porta alla produzione di:
Fattori chemiotattici (C5a) che attraggono neutrofili e
macrofagi nel sito di infezione
Anafilotossine (C3a, C5a) che stimolano le mast cells a
rilasciare istamina aumentando la permeabilità vasale
Opsonine (C3b) che si legano ai batteri e facilitano la
fagocitosi
MAC (membrane attack complex, C5b-6-7-8-9) determina
la lisi batterica
IMMUNITA’ ACQUISITA
UMORALE
Linfociti B con la produzione di anticorpi
CELLULO-MEDIATA
Linfociti T (helper e citotossici)
49
Tipi di immunità acquisita
50
Immunità Acquisita
L’immunità acquisita può essere di due tipi :
Umorale (mediata da anticorpi).
Le cellule responsabili dell’immunità umorale sono i linfociti B.
Costituisce un meccanismo di difesa nei confronti di microbi
extracellulari e delle loro tossine, dal momento che gli anticorpi
possono legarsi a tali agenti ed eliminarli.
Cellulo-mediata (mediata dai linfociti T).
E’ indispensabile per la difesa contro microrganismi intracellulari, come
virus e batteri, che proliferano all’interno delle cellule dell’ospite e
quindi risultano essere inaccessibili agli anticorpi, ma accessibili ai
linfociti T specifici che determinano la loro morte.
Immunità Acquisita
SPECIFICITA’: ogni linfocita presenta, sulla sua superficie, un recettore
che riconosce un solo epitopo o determinante dell’antigene (per epitopo o
determinante si intende la porzione, proteica o polisaccaridica,
dell’antigene riconosciuta dall’anticorpo)
DIVERSITA’ : ogni individuo possiede un "repertorio linfocitario" costituito
da un numero molto elevato di linfociti per discriminare diversi determinanti
antigenici
MEMORIA : il sistema immunitario risponde ad un particolare antigene
estraneo in maniera più efficace quando è già entrato in contatto con tale
antigene una prima volta. Le risposte immunitarie secondarie sono più
rapide e più intense
AUTOLIMITAZIONE : tutte le risposte immunitarie normali si esauriscono
col tempo dopo l’eliminazione del patogeno
Immunità Acquisita
DISCRIMINAZIONE del self dal non-self: le cellule del
sistema immunitario sono capaci di riconoscere, rispondere
ed eliminare antigeni estranei senza reagire contro i
componenti antigenici del proprio organismo.
Quest’ultimo fenomeno prende il nome di "tolleranza".
Anomalie
nell’induzione o nel mantenimento della
tolleranza verso il self portano alla generazione di risposte
immuni verso gli antigeni autologhi provocando malattie
autoimmuni.
Anticorpi
Sono immunoglobuline specifiche sintetizzate in risposta
ad una stimolazione antigenica. Appartengono alla frazione
γ globulinica del siero
Sottoponendo il siero ad elettroforesi esso si separa in
albumina e tre componenti globulinici
Gli anticorpi si trovano nella frazione γ globulinica
Sono definiti immunoglobuline ed indicati con la sigla: Ig
Le immunoglobuline non sono tutte uguali, ma possono essere
divise in 5 classi chiamate: IgG, IgM, IgA, IgD, IgE
The Fab portion of the antibody has specificity for binding an epitope of an
antigen. The Fc portion directs the biological activity of the antibody. In the case
of IgG, the Fc portion can bind to phagocytes for enhanced attachment
(opsonization) as well as activate the classical complement pathway. Antibodies
are composed of 4 protein chains: 2 identical heavy chains and 2 identical light
chains. Disulfide (S-S) bonds join the protein chains together.
WEB PAGE FOR DR. KAISER 'S MICROBIOLOG Y COURSE (BIO L 230) THE COMMUNITY COLLEGE OF BALTIMORE COUNTY,
CATONSVI LLE CAMPUS.
Copyright ゥ1995 -2005 Gar y E. Kaiser All Rights Reserved Updated: Feb. 27, 2006
Produzione degli anticorpi
Per risposta primaria si intende la produzione di anticorpi
quando un antigene penetra per la prima volta in un
organismo.
Per risposta secondaria si intende la produzione di
anticorpi quando lo stesso antigene penetra per la seconda
volta nell’organismo.
Esiste una sostanziale differenza tra la produzione di
anticorpi durante il corso della risposta primaria e durante il
corso della risposta secondaria.
Produzione di anticorpi
Le fasi dell’immunità specifica cellulomediata
Attivazione dei linfociti T
Differenziamento linfociti T effettori
Reazioni immunitarie cellulo-mediate
Linfociti T
Nascono nel midollo osseo e maturano nel timo. Durante la
maturazione esprimono sulla membrana uno specifico
recettore per l’Ag: recettore del linfocita T (T cell receptor,
TCR)
TCR riconosce Ag solo se è legato a proteine MHC,
glicoproteine polimorfiche
Ci sono 2 sottopopolazioni di linfociti T:
T helper (TH)
T citotossiche (Tc)
Antigeni di Membrana
I linfociti T non riconoscono antigeni isolati e solubili, ma
soltanto antigeni presenti sulla superficie di una cellula in stretta
associazione molecolare con le molecole del complesso MHC.
Segnale di riconoscimento per il TCR: Modificazioni steriche del
complesso MHC (self) conseguenti alla sua interazione con un
frammento di antigene (non self)
Antigeni di membrana CD4 e CD8 : Antigeni mutuamente
esclusivi
Linfociti T periferici CD4+ ad attività helper che vedono
l'antigene nel contesto delle molecole MHC di classe II
Linfociti T periferici CD8+ ad attività citotossica che vedono
l'antigene nel contesto delle molecole MHC di classe I
La funzione dei linfociti T è duplice: effettrice e
regolatoria
Effettrice: Eliminazione diretta di patogeni intracellulari
(es. virus, micobatteri)
Regolatrice: Reclutano le cellule coinvolte nella fase
effettrice della risposta immunitaria e ne modulano la
funzione
Anche se per motivi di studio sono stati analizzati i vari
aspetti di un sistema così complesso, come quello
immunitario, in uno schema “a blocchi”, in realtà esso
si basa soprattutto sulla simultanea interazione delle
varie cellule immunitarie, capaci di comunicare e di
collaborare tra loro.
Scarica