Facce nuove e vecchie maschere

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Facce nuove e vecchie maschere - Massimo Fini
Bastano la giovinezza e le facce pulite dei giovani 'grillini' siciliani (un'antropologia che si
riproporrà, e probabilmente con numeri ancor più consistenti, alle prossime elezioni politiche)
per sperare in un futuro migliore? In linea di massima direi di no. Nei dintorni del Sessantotto,
quando imperversava il più spudorato giovanilismo ( il modo migliore per inculare i giovani è
farli sentire protagonisti, portarli in palmo di mano – allora, nella società che assaporava il
benessere, c'era anche, e forse soprattutto, una ragione economica: i giovani erano diventati un
settore di mercato appetibile) scrissi per Linus un articolo intitolato: 'Basta con i giovani' che
concludeva così: “ la cosa migliore, modesta ma onesta, che possono fare i giovani è una sola:
invecchiare”. E' vero che quelli del Sessantotto non fanno testo, erano giovani fuori ma già
marci dentro. Erano figli della borghesia e della borghesia avevano preso tutti i notori vizi: il
cinismo e l'opportunismo. Non volevano cambiare il mondo ma semplicemente sostituirsi ai loro
padri nell'esercizio del potere, con metodi, se possibile, ancora più trucidi. Il viso di Paolo Mieli (
militante, insieme ad altri rampolli dell'alta borghesia e dell'aristocrazia romana, di PotOp,
'molotov e champagne') diceva, già allora, tutto: non voleva fare nessuna rivoluzione ma
diventare, per vie scorciatoie, direttore del Corriere della Sera.
Avranno la stessa sorte i giovani 'grillini' una volta preso il potere o una sua fetta? E' probabile.
Il Tempo, padrone assoluto delle nostre vite, ci logora, affievolisce i nostri entusiasmi, spegne le
nostre speranze. Ci si adegua. In 'C'eravamo tanto amati', un bel film del 1974, con Gassman,
Manfredi, la Sandrelli che, passati i tempi spavaldi della giovinezza si ritrovano nei loro
quarant'anni, uno dei protagonisti dice, amaramente: “Volevamo cambiare il mondo, ma è il
mondo che ha cambiato noi”. “Ci vuole del talento per invecchiare senza diventare adulti” canta
Franco Battiato.
I giovani 'grillini' hanno però qualche vantaggio rispetto alle generazioni che li hanno preceduti.
Per quanto possono invecchiare, incarognire e i loro volti deformarsi è difficile che finiscano per
omologarsi totalmente ai mascheroni che sono in circolazione attualmente. Gasparri,
Berlusconi, Cicchitto sono dei 'top ten' dell'orrore, fisico e morale, e pare impossibile scalzarli da
questa speciale classifica. E poi i giovani 'grillini' hanno un guru, un capo, un padre-padrone
ultrasessantenne, che li sorveglia, li tartassa, li bacchetta, li punisce, li espelle e che è uno dei
pochissimi che “è invecchiato senza diventare adulto”.
Massimo Fini
Il Fatto Quotidiano, 1 novembre 2012
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