DAL DEFAULT DEL 19998 ALLA CRISI DI OGGI

DAL DEFAULT DEL 1998 ALLA CRISI DI OGGI
Partiamo da una breve disamina della situazione in Russia risalendo a 11 anni fa, agosto 1998 il
grande default.
In questi 11 anni il ritmo di crescita del Paese (PIL) era stato di ca.il 6% annuo, il prezzo del
barile era salito da ca. 10 $/barile (agosto 98) – e fu una delle cause scatenanti delle crisi- fino
a 150 $/barile ( per il tipo russo Urals, 130 a luglio 08).
Il debito estero era stato ridotto notevolmente (rimasto un 3% ca. Sul PIL), le riserve valutarie
erano balzate da una decina di miliardi di $ a ca. 600 , 3-e dopo Giappone e Cina. La bilancia
commerciale presentava ampi surplus e così pure il bilancio federale; rientravano iingenti flussi
di capitali (83 mlrd di $ nel 2007); il rating sovrano era risalito all’investment grade; grandi
aziende investivano e creavano proprie strutture produttive.
Questi aspetti macroenomici si riflettevano sulla popolazione che dopo anni di terapie shock
legate alla rapido e spesso traumatico passaggio all’economia di mercato vedeva crescere
l’occupazione e i salari. Nuovamente , ritengo per la terza volta, il ceto medio si stava
affacciando e consolidando posizioni sulla scena economica del paese, con tutti i benefici che
ciò comporta per l’economia, al di là della classe degli oligarchi e delle leggende metropolitane
che li circondano.
A smorzare parzialmente questo quadro positivo, l’inflazione dal 2007 aveva ripreso a salire
portandosi al 13% per arrivare poi nei mesi centrali del 2008 ad attestarsi saldamente attorno al
15% , causa anche il rincaro dei prodotti alimentari a livello mondiale (ricorderete , per tutti, il
balzo dei prezzi del grano e quindi della pasta) e ciò creava anche problemi alla popolazione che
, vedeva le tariffe di servzi pubblici o aumentare oppure da pagare dopo decenni di gratuità, e
che non potevva essere difesa da meccanismi diprotezione sociale pressoché inesistenti.
La crisi che il mondo sta attraversando a partire dal 2007, in forme e modi più o meno evidenti,
al’inizio sembrava non troppo preoccupare la classe dirigente russa che pensava di non esserne
torppo direttamente coinvolta e , con una certe sopravalutazione, di potersi proporre come
potenza finanziaria e produttrice di beni hi-tech.
E in effetti nel 2008 la crisi che infuriava in altri paesi legata al fenomeno dei subprime ha
toccato se non marginalmente la Russia, anche per l’arretratezza delle sue strutture finanziarie,
fino a circa metà dell’anno. Fino ad allora il PIL cresceva di ca.l’8%. (l’economia era suttiscaldata
da crediti stranieri relativamente bassi tassi e alta spesa statale)
Ma la Russia è molto dipendente dalle materie prime, ha un settore energetico che si porta
dietro la bilancia commerciale, le riserve valutarie e, il gettito erariale e quindi il bilancio
pubblico.
Quando dopo i picchi del luglio 2008 , il prezzo del greggio inizia a scendere si verificano una
serie di eventi necessariamente concatenati: arrivano meno capitali nell’economia russa
seguito da una fuga di capitali sempre più accentuata (- 130 mlrd a fine 2008, nel 2007 +83
mlrd $) che mette in crisi il sistema bancario (di per sé no dei talloni d’Achille dell’economia
russa) e quindi l’economia reale. Infatti si assiste alla svalutazione del rublo , tensioni di
liquidità, caduta della borsa di Mosca, che è stato l’ultima fase dell’effetto domino che ha
colpito il Paese.
Poi l’inasprirsi della crisi da agosto 08 in avanti (il non salvataggio di Lehman Brothers che ha
sancitol’inizio dell’effetto domino finanziario) alcuni casi economici interni (TNK-BP, Mecel) e
soprattutto la crisi georgiana hanno innscato la fuga di capitali dei fondi investitori che,
dovendo ricoprire urgentemente posizioni sul mercato domestico in fretta hanno dismesso
asset denominati in rubli provocando svalutazione del rublo, tensioni di liquidità, ecc. (deflusso
di capitali : - 130 mlrd $ a fine 08).
Parallelamente è crollata la domanda di idrocarburi e quindi il prezzo del petrolio (Ural da 130
$ a luglio a 39 $ a dicembre 08), quando la legge si spesa dello stato era stata impostata su un
prezzo medio del barile a 95$ .
Nel complesso il 2008 si è chiuso con un PIL cresciuto del 5.6% mentre per quest’anno le stime
sono oscillano fra il -2% e il -5.6 dell’OCSE. Il bilancio federale ha chiuso il 2008 con un avanzo
del 4.1% sul PIL ma ne 2009 si avrà un deficit di ca. 7-8%. (per info: l’ultima variante delle legge
di spesa prevede un -7.4% sul PIL don barile a 41$ - con b. A 46% , 6.29 , +10 mlrd di entrate)
A febbraio-marzo il barile è salito da 40 a 50$ generando un qualche ottimismo sull’andamento
dell economia.
Valori negativi vengono anche dalla produzione industriale ( i dati aggregati dei settori
estrattivo, manifatturiero e energetico danno ca. Un -15 nel primo bimestre 2009) e dalla
disoccupazione che , si stima, ha superato l’8% e pare destinata a salire. Aumentano in volume
gli stipendi arretrati non pagati dalle aziende.
L’inflazione attualmente viaggia sul 13-14 % e pare che questa sarà la tendenza per il l’anno in
corso. Il rublo ha perso ca. Il 30% del proprio valore su Euro e $.
ANALISI DELLE CARATTERISTICHE E RELATIVI PROBLEMI DELL’ECONOMIA DELLA RUSSIA
L’economia russa è poco diversificata e si tende ad accusare di questo il Governo e in primis
Putin principale attore sulla scena politica da 10 anni. Ricordiamo brevemente che la Russia
elztinjana (specialmente il secondo mandato, dal 1996) è stata il periodo della spoliazione del
paese , della svendita di beni immensi a favore della nascente classe degli oligarchi e che poi nel
1998 si è abbattuto su questo scenario in violenta trasformazione un default (1998) che non è
paragonabile ad una crisi ciclica o a quella attuale, che è globale nella sua intensità e ampiezza,
ma ha rischiato ri distruggere e risucchiare l’intera struttura politica federale. Politicamente gli
89 soggetti federali che compongono la FR stavano disgregandosi , si legiferava nelle Regioni in
contrasto con le leggi federali. Se dal 2000 si può parlare di una ripartenza del tessuto
economico russo (ancorchè dal 1999 già si vedessero tangibili segni di ripresa con +6.4% di
crescita) , è difficile pensare che si potesseso sviluppare altri settori trainanti. Certo è che si è
tentato di fare anche poco, abbagliati dal prezzo del greggio Urals che a partire dal 2004 (2-o
mandato Putin) raggiungeva quotazioni impensabili prima.
Quindi alla base della ripartenza della Russia dopo il 1998 vi è la svalutazione del rublo che ha
aumentato l’aumento della produzione interna e l’ ascesa del prezzo degli idrocarburi, che ha
permesso di sviluppare il settore energetico, accumulare riserve e pagare il debito estero
anzitempo. In tale frangente si è molto sviluppato il settore dei servizi ( si pensi ad es. alla
telefonia mobile, i-net) e quello edilizio, mentre il settore manifatturiero è rimasto sullo sfondo.
Nel 2008 lo Stato ha iniziato una diversificazione dell’economia, prendendo a modello (come a
molti osservatori è parso correttamente) le gandi holding del periodo sovietico e , perchè no, la
politica industriale che in Italia si identificava con l’ IRI. Quindi attorno al tronco di grandi
compagnie statali , Rosoboronexport, ad es., si sono via via accorpate altre società fino a creare
dei mostri economici che contengono anche decine di società (es. Rustekhnologii) Questo nei
settori difesa, aerospaziale, cotruzioni navali, nucleare, nanotecnologie. In tali grossi gruppi si
cercano alleanze con società straniere detentrici di know how specifici per innalzare il livello
tecnologico dell’azienda recettrice.
Purtroppo però la crisi attuale, che fa prevedere almeno per i prossimi due anni valori di
crescita negativa non depone a favore della diversificazione produttiva , che non ha bisogno di
un clima economico depresso) e che richiede allo stao , attraverso i vari fondi di riserve
valutarie,di stabilizzazione e welfare, di investire costantemente per sopperire alle varie
problematiche produttive e sociali.
I capitali, gli investimenti diretti e indiretti, i crediti , prima concessi dalla banche mondiali e
rinnovati alla loro naturale scadenza senza problemi, si sono inceppati di fronte al crollo del
prezzo del barile. Come detto sopra è lo stato che oggi soccorre , in varia misura, anche il
settore privato, prestando crediti controo pacchetti azionari e , in una certa ottica, meno male
che può fare così per non arrivare ad una seconda (o terza ) svendita di beni importanti del
settore economico.
EVOLUZIONE: DALLA FASE DI CRISI AD UNA NUOVA ESPANSIONE
La domanda che ci si pone stante questa congiuntura nel paese è se la Russia di oggi possa
essere a rischio di default. Si deve rilevare che la situazione oggi è radicalmente differente
perchè se allora tra i fattori scatenanti figurava un prezzo del greggio sceso ai minimi storici,
tuttavia allora vi erano anche un forte indebitamento statale, finanze pubbliche in disordine
debolezza delle istituzioni e del potere centrale.
La Russia di oggi è più solida sotto il profilo finanziario e politico. Si viene da dieci anni di
crescita economica, di politiche fiscali e di bilancio prudenti, di politiche monetarie e di cambio
equilibrate, che hanno creato riserve da utilizzare nei tempi difficili. In primis si può citare
l’intervento svolto dal MInFIN che ha adottato un pacchetto di misure a sostegno del sistema
industriale e finanziario per oltre 220 mlrd di $ (15% del PIL).
Quindi nel breve termine la Russia ha ed ha già adottato gli strumenti necessari per uscire dalla
crisi. Ovviamente la ripresa è legata alle prospettive di crescita a livello globale che oggi sono
incerte.
Purtroppo la Russia, meglio il suo Esecutivo, almeno negli ultimi 10 anni non ha saputo trarre
vantaggio dall’andamento positivo , di grande espansione dell’economia per dare al paese altri
strumenti di sviluppoo che non fossero solo le risorse naturali vs. import di prodotti finiti. Pur
tenendo presente come elementi di difficoltà in questo percorso le enormi dimensioni del
paese, la mancanza di adeguate infrastrutture, (soprattutto nei territori siberiani e dell’estremo
oriente), è stato fatto poco per promuovere un’imprenditoria diffusa, snellire le pratiche
burocratiche, ridurre la corruzione.
Quindi la ripresa della Russia ancora una volta dipenderà dall’aumento di domanda di petrolio e
materie prime e ciò aiutera a riequilibrare i principali parametri dell’economia russa.
Il Governo sta adottando misure nel complesso idonee a questo scopo, sia come politica
monetaria, sia agendo per contrastare l’erosione del potere di acquisto, al rincaro dei beni e
servizi essenziali.
Il Paese oggi ha bisogno anche di stabilità sociale ,nonostante problemi di disoccupazione
crescente (oltre 8% ) e l’aumento del volume degli stipendi non pagati, soprattutto nelle città
attorno ai grossi complessi industriali).
Il Paese per la sua struttura istituzionale e il lmodus agendi dell’esecutivo è imperiato sulla
figura di Putin che da dieci anni dominio della scena politica del Paese. Egli , proponendosi
come uomo forte, ha ristabilito l’ordine l’autorità dello stato,il rispetto per la Russia da parte
dei paesi confinanti e dei partner occidentali. Ha restituito l’orgolgio di essere russi e questo è
uno dei motivi più diretti che gli danno vasta popolarità . Il Presidente Medvedev, mostrando
un orientamento più liberale, e cercando anche di affrancarsi dal suo predecessore attraverso
riforme che prevedono , ad es. Il ricambio dei quadri della pubblica amministrazione per
accrescere l’efficienza della classe dirigente, attenzione per la società civile e i diritti umani.
Entrambi godono di una stabile popolarità (70-80% dei consensi) e mentre le prossime
scadenze elettorali sono ,per il Parlamento nel dicembre 2011 e per la presidenza nella
primavera del 2012, in questo lasso di tempo si potrebbe prevedere un rimpasto nell’esecutivo
e nei vertici delle maggiori aziende a controllo statale promuovendo persone managerialmente
più valide. Questi cambiamenti potrebbero potare all’attuazione di misure di sostegno e
rilancio dell’economia volte a mantenere nel medio periodo il consenso dell’elettorato e la pace
sociale.
La Russia deve anche partecipare a costruire un nuovo rapporto con gli usa (reset). Medvedev si
è detto pronto a collaborare con gli USA per fissare nuove regole e rapporti che superino quelli
stabiliti a metà del secolo scorso.
Per uscire dalla crisi la Russia ha anche bisogno delle maggiori economie , tra le quali l’Italia, che
grazie all’afflusso di capitali per investimenti produttivi possano accelerare la ripresa nella
produzione industriale e dei livelli occupazionali. Quindi ci si aspetta dai russi segnali di
apertura, proseguendo sulla via delle riforme della normativa vigente per incoraggiare gl
investimenti stranieri.
RAPPORTI ECONOMICI FRA ITALIA E RUSSIA
I rapporti Italia Russia sono più che soddisfacienti e , per la parte italiana, mantenuti sempre su
livelli alti a prescinere dai governi che si sono succeduti in Italia. Abbiamo bisogno di energia
russa e abbiamo bisogno di esportare i nostri prodotti e tecologie. Stessa cosa, specularmente ,
per i russi.
Anche nel settore degli investimenti si assiste a questo fenomeno , ciò che è il focus di questa
conferenza.
L’Italia negli anni ha cercato di costriursi un rapporto privilegiato con la Russia, partecipando
anche a progetti energetici impostati dal Cremlino, sia prendendo posizioni a favore della
Russia su questioni geopolitiche anche spinose.
L’Italia marcia in prima linea, almeno così vorrebbe, verso la Russia.
Le buone relazioni fra i nostri leaders governativi hanno rafforzato questo trend già nel primo
mandato Putin e ciò si è rafforzato anche dopo l’avvento al Cremlino di Medvedev.
L’interscambio commerciale in valori assoluti tra il ns. Paese e la Russia è passato da 23,9 mlrd
E. A 26.5 mlrd di E.fra 2007 e 2008, all’interno del quale le ns. Esportazioni, per nella
congiuntura difficile del 2008 , sono aumentate del 9.3 % , passando a 10,5 mlrd di E. Ca.
Dalla russia il 70% di ciò che importiamo è gas e petrolio (italia seconda dopo Germania), oltre
23 mlrd di mc di gas anno.
Eni ha staccato un assegno da 8 mlrd di Euro a gazprom per forniture nel 2008.
Legate al settore energetico sono le nostre principali realizzazioni tecnologiche con ENI Saipem che ha realizzato il progetto Blue Stream e le condotte off shore del progetto Sakhalin.
Anche nella vendita dei prodotti energetici c’è una significativa specularità : citiamo gli accordi
Eni Gazprom del 2006 per permettera alla società russa di entrare nel settore della
distribuzione e commercializzazione del gas nel nostro paese con due società distinte. (ENI
ottenne la possibilità di partecipare alle opere di prospezione e successivo sfruttamento di
alcuni giacimenti russi.
Nel 2008 la controllata diENI, ENI Energia, ha firmato con TGK-9 (società di generazione) un
accordo analogo per entrare nel downstream del gas per contratti di compravendita.
Nel novembre 2007 è stata firmata un’intesa per la realizzazione del South Stream che porterà
gas all’europa, via Bulgaria, aggirando Bielorussia e Ucraina. Valore stimato 10 mlrd di E.per 31
mlrd mc di gas/anno operativo (impegno alla sottoscrizione) entro dicembre 2015.
Ad aprile 2009 , durante la missione imprenditoriale italiana a Mosca, Gazprom ha riacquistato
da ENI il 20% delle azioni di Gazprom Neft (costola dell’ex impero di Khodarkovskij) p valore
della transazione, 4.2 mlrd di E.
Eni si è impegnata anche a cedere a Gazprom sue quote del giacimento petrolifero “Elephant”
in Libia.
Altra azienda fortemente impegnata in Russia nel settore energetico e ENEL che in tempi
relativamente brevi, a partire dal 2004 ha acquisito la gestione di una centrale a N.O. di
Pietroburgo (1-o gestore straniero di un’nità produttiva del sistema energetico locale).
In seguito entra con il 49% in RusEnergoSbyt (energy trading ) -2006- e nel 2007 con Rosatom
firma un protocollo d’intesa per lo sviluppo del sistema elettrico russo e la generazione di
energia nucleare. Partecipa anche con ENI in alcuni giacimenti di gaz e nel 2008 si aggiudica la
maggioranza delle azioni della soc.elettrica OKG 5.
Per le tecnologie e i prodotti di punta nel settore aerospazio e difesa, FINMECCANICA opera
attivamente nel settore regional aviation (ha acquistao il 25% della relativa JV con Sukhoj ), nel
controllo e sicurezza nella gestione del traffico ferroviario, e nel settore power (con le turbine a
gas di Ansaldo).
Numerosissimi sono i settori indusitriali presenti in Russia , commercializzati o con propria sede
produttiva . Fra questi: Indesit, Mapei, Parmalat, Cremonini, Marazzi, già operanti e altri in fase
di realizzazione come Ferrero, Maire technimont, Pirelli, Danieli, Buzzi.
Si è praticata anche la strada dei distretti industriali (vedi Lipetzk e Stupino) ma l’obiettivo non è
stato completamente centrato (in particolare per l’indotto della produzione del bianco nella
regione di Lipetzk). Il distretto inteso all’italiana è troppo radicato nella nostra tradizione
artigianale e/o di piccola impresa, storicamente legato a luoghi, aree “deputate” alla
produzione di una certo bene.
Con ca. 500 imprese operanti sul mercato siamo il 3-o partner commerciale dopo Germania e
Cina.
C’è anche un bel pò di Russia in Italia , e non solo nel settore energetico come detto più sopra e
come proposto dall’alleanza fra Lukoil (49%) e ERG per la raffineria siciliana di Priolo (valore
1.4 mlrd Euro).
Inoltre: Severstal in Lucchini e Redaelli Tecna; Evraz in Polini&Bartoli; Renova che controlla
Energetic Source e Marina Blu, per citare i nomi più conosciuti.
Dove siamo piuttosto scoperti è nella grande distribuzione commerciale per i beni di cosnumo
in particolare per i prodotti di fascia medio bassa, minacciati da prodotti provenienti da Cina e
India o da prodotti decisamente contraffatti. Siamo assenti nella grande distribuzione
commerciale a fronte dei grandi Metro, Auchan, Ikea, i urchi, ecc.
Certo la voglia di fare business , sia interscambio , sia reciproci investimenti, cozza contro una
serie di problematiche che puntualmente vengono elencate nei protocolli di chiusura dei vertici
bilaterali (es. Comitati imprenditoriali e/o Comitato di coperazione economica e scientifica) e si
possono sintetizzare in : non omogeneità dei sistemi di certificazione; sistema doganale;
burocrazia onnipresente e conseguenti sacche di corruzione, problema ben presente al governo
che però non si impegna come si deve per snellire le pratiche.
Parlando di investimenti, le lagnanze da parte degli operatori economici dei due Paesi si
incentrano su:
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Per gli italiani in Russia - L’ottenimento di licenze e permessi; carenze di infrastrutture e
quindi costi di allacciamento , sistema dei visti e permessi di soggiorno per lavoro.
Per i Russi in Italia – certificazione dei prodotti(permessi e passaporto doganale) dei
prodotti; burocrazia italica, assenza di credito , difficoltà dad ottenere il permesso di
soggiorno.
Torino, maggio 2009