Progetto V1: Valutazione della pericolosità vulcanica in termini probabilistici Direttore del progetto: Warner Marzocchi, Istituto Nazionale di Geofisica e Vulcanologia, sezione Roma 1. 1. Obiettivi In un'ottica pluriennale, il progetto V1 è focalizzato alla stima della pericolosità vulcanica del Vesuvio, Campi Flegrei, Etna e Vulcano. In questo ambito il termine pericolosità ha implicitamente un significato probabilistico e rappresenta la probabilità di accadimento di un certo tipo di evento potenzialmente dannoso a cui si è interessati, in un certo intervallo di spazio e di tempo. Nella prima fase del progetto, che durerà un anno, ci si concentrerà solo sui primi due vulcani perché questi rappresentano una priorità definita dalla Protezione Civile, e a causa del tempo e dei finanziamenti limitati. In sintesi, lo scopo principale del progetto è quello di sviluppare in parallelo due aspetti di basilare importanza per il calcolo della pericolosità: facilitare il confronto ed eventuali sintesi tra diversi modelli di pericolosità sviluppati indipendentemente da diversi gruppi; sviluppare ricerche innovative atte a migliorare le conoscenze scientifiche sui processi che stanno alla base della pericolosità vulcanica. Specificatamente, gli obiettivi del progetto V1 per un anno di attività sono: i) sviluppo di una piattaforma per il calcolo e visualizzazione della pericolosità vulcanica e per la creazione di un database dei dati di terreno raccolti durante il progetto ii) stima della pericolosità di lungo termine per i Campi Flegrei e per il Vesuvio. iii) approfondimento e miglioramento di tematiche scientifiche (modellistica, dati di laboratorio e di terreno) inerenti la stima della pericolosità vulcanica. Nei successivi due anni di attività si intendono proseguire gli studi relativi agli obiettivi sopra elencati, e soprattutto sviluppare ricerche e stime di pericolosità di lungo termine per l'Etna e Vulcano, con particolare enfasi alle colate laviche e ai collassi di versante dell'Etna, utilizzando le stesse linee guida descritte in questo primo anno di attività per i Campi Flegrei e Vesuvio. Le attività specifiche potranno essere descritte solo dopo avere un'idea del budget a disposizione. Tutti i prodotti consegnati sono soggetti alla “data policy” della Protezione Civile che garantisce la proprietà intellettuale dei singoli ricercatori. 2. Stato dell'arte Negli anni recenti sono stati fatti significativi passi avanti nel campo della valutazione probabilistica della pericolosità vulcanica; ciò è testimoniato dalle numerose pubblicazioni su riviste internazionali (e.g., Newhall e Hoblitt 2002, Marzocchi et alii 2004, 2010, Cioni et alii 2008, Neri et alii 2008, Marti et alii 2008) e da progetti europei e finanziati dalla Protezione Civile come Exploris, e-Ruption, INGV/DPC V3 2005-2007, INGV/DPC Unrest, Speed e Lava 2008-2010. Questi lavori stanno segnando un graduale passaggio dall'uso di mappe di pericolosità semi-qualitative o mappe di singoli scenari a mappe probabilistiche che forniscono una più adeguata stima della pericolosità complessiva. Allo stato attuale esistono già prototipi di stime di pericolosità vulcanica per il Vesuvio e Campi Flegrei (e.g. Cioni et alii 2008, Macedonio et alii 2008, Neri et alii 2008, Costa et alii 1 2009, Selva et alii 2010; vedi anche i risultati dei progetti europei e-Ruption ed Exploris, e i progetti INGV/DPC Speed). In generale si può dire che tali stime sono: i) statiche e non facilmente aggiornabili e/o integrabili con valutazioni fornite da altri ricercatori; ii) lacunose in quanto spesso sono stime basate solo su alcuni aspetti della pericolosità e/o su un numero limitato e non esaustivo di scenari; iii) condizionate all'accadimento di specifici scenari la cui probabilità è incognita; iv) con incertezze epistemiche elevate, quindi ampiamente migliorabili con l'incremento della raccolta dati di campagna, con una definizione sempre più accurata e precisa degli scenari, e con una modellazione dei fenomeni più realistica. Inoltre, il termine stesso 'pericolosità' viene spesso usato in maniera troppo generica se non impropria, rendendo impossibile il confronto tra mappe di 'pericolosità' diverse. Ciò comporta che la Protezione Civile ha di solito a disposizione stime che rappresentano solo alcuni aspetti della pericolosità, prodotti da singoli gruppi e non facilmente confrontabili e integrabili, senza quindi avere una visione di insieme di quanto la comunità scientifica ha prodotto fino a quel momento. Non ultimo, è ormai prassi comune in molto campi dove si stima la pericolosità da eventi naturali di avere un modello 'operativo e autorevole' (Jordan et alii, 2011). Di solito la strategia seguita per il raggiungimento di questo scopo è attraverso l'utilizzo di modelli ensemble come avviene, tra altri esempi, per il climate change (Salomon et alii, 2007) e per la pericolosità sismica (Budnitz et alii, 1997). Tale approccio non è mai stato perseguito in vulcanologia dove ci si affida a modelli sviluppati da singoli gruppi che difficilmente riescono a catturare in maniera soddisfacente le incertezze epistemiche. Le stime di pericolosità si basano fondamentalmente su dati di terreno e sperimentali e sulla modellazione fisica dei processi eruttivi. Una descrizione dello stato dell'arte in questi campi sarà fatta brevemente nella descrizione delle attività dei singoli task. 3. Progressi attesi In sintesi, rispetto allo stato dell'arte in questo campo, il progetto V1 ambisce a: 1) rendere più facilmente fruibili e confrontabili i risultati di stime di pericolosità ottenute da modelli indipendenti; 2) sviluppare stime indipendenti di pericolosità di lungo termine per i Campi Flegrei e Vesuvio; 3) portare significativi progressi in tutti quegli aspetti scientifici che stanno alla base della stima della pericolosità vulcanica, in particolare ad una più capillare e omogenea raccolta dei dati di terreno, ad un miglioramento della definizione degli scenari eruttivi, allo sviluppo di modelli numerici sempre più realistici. 4. Interazioni con altri progetti passati ed in corso d'opera e con gli altri progetti V2 e V3 Per ottenere risultati significativi in un anno di progetto, è necessaria una forte sinergia con alcune delle attività previste dal progetto ByMuR (Bayesian MultiRisk), il cui scopo è la stima e il confronto tra rischi naturali (vulcanico, sismico, tsunami, ecc...) che minacciano la città di Napoli. Il coordinatore di ByMur (Jacopo Selva) parteciperà a questo progetto in modo da rendere fruibili immediatamente tutti i risultati ottenuti in quell'ambito ed omogenizzare i contributi della pericolosità con gli standard stabiliti dalla Protezione Civile (vedi task 1). Al fine di minimizzare le sovrapposizioni, si specificherà volta per volta quale prodotto è stato sviluppato in ByMuR e quale in V1. Sempre al fine di ottimizzare tempo ed energie, tutte le attività previste partono dalle esperienze positive di progetti passati di cui si intende fare tesoro, come i progetti europei eRuption, Exploris, INGV/DPC V3 2005-2007, INGV/DPC Unrest, Speed, e Lava 2008-2010. 2 Le attività e i risultati aspettati di V1 hanno forti relazioni con i progetti V2 e V3. In particolare, i risultati del primo anno forniscono quello che può essere definito il background probabilistico di partenza durante una fase di quiete del vulcano. In presenza di un unrest, le probabilità variano partendo da tale background. Per quanto riguarda il V3, le attività di V1 nel secondo e terzo anno di progetto focalizzati sull'Etna richiederanno molte delle informazioni che saranno sviluppate durante il primo anno dal progetto V3. 5. Attività previste per il primo anno Task 1. Piattaforma di calcolo della pericolosità vulcanica (Leader: Warner Marzocchi) WP1. Sviluppo di una piattaforma per il calcolo e visualizzazione della pericolosità vulcanica di lungo termine per Vesuvio e Campi Flegrei (INGV-RM1) La piattaforma per il calcolo e visualizzazione della pericolosità vulcanica ha, come principale obiettivo, quello di facilitare il confronto ed eventualmente la sintesi della pericolosità vulcanica calcolata con diversi modelli e procedure. Ciò rende significativamente più veloce e più oggettivo il lavoro di chi deve utilizzare tali mappe per la riduzione del rischio vulcanico. Alla base della piattaforma c'è la definizione di un formato standard per la quantificazione della pericolosità vulcanica, che è una condizione imprescindibile per potere confrontare diversi modelli. Questo formato standard consiste nella definizione di: i) una griglia spaziale per il calcolo della pericolosità e per la collezione dei dati di campagna; ii) un intervallo temporale sul quale calcolare la pericolosità; iii) una o più variabili che rappresentino le grandezze per le quali si calcolano le probabilità di accadimento (eventi potenzialmente dannosi per strutture, infrastrutture, lifeline, e persone). Questo aspetto è di fondamentale importanza per una definizione univoca di 'pericolosità'. Tutte queste scelte vanno decise in base alle esigenze della Protezione Civile, poiché la loro scelta dipende molto dal tipo di utilizzo che si intende fare con le stime di pericolosità di lungo termine. La piattaforma è strutturata in 3 livelli (vedi figura 1): Livello 1. Questo livello è dedicato al confronto e sintesi di stime di pericolosità ottenute con diversi modelli indipendenti. L'importanza di avere più modelli è basilare poiché il loro insieme definisce una stima delle incertezze epistemiche aspettate. In output, si possono visualizzare i risultati di singoli modelli di pericolosità, le differenze tra le diverse stime, ed eventualmente creare una mappa di sintesi, pesando opportunamente ogni modello di pericolosità. I pesi sono un parametro libero della piattaforma che devono essere definiti da chi utilizzerà la piattaforma per scopi pratici. La sintesi eventuale di diversi modelli seguirebbe la stessa procedura adottata nel logic tree dove i diversi rami dell'albero sono composti dai modelli di pericolosità in input (vedi figura 1). Livello 2. In questo livello, si può costruire uno o più modelli di pericolosità attraverso una struttura Bayesiana con albero degli eventi, integrando risultati di modelli numerici, expert opinion e dati raccolti in campagna. L'output di questo(i) modello(i) è interfacciato con il livello 1 fornendo uno o più dei tanti modelli indipendenti che possono essere confrontati. Livello 3. In questo livello, si intende costruire una sorta di repository per i dati raccolti in campagna, utilizzando la stessa griglia spaziale, oppure relativi ad una caratterizzazione 3 quantitativa degli scenari. In questo modo si crea una base comune per la raccolta dati che possono essere utilizzati dall'Event Tree del livello 2, o da qualsiasi altro modello indipendente che può essere integrato nel livello 1. Nel caso esistano già database analoghi presso la Protezione Civile si opererà per una loro integrazione. In sintesi, la piattaforma è molto flessibile ed aperta a qualsiasi modello di pericolosità che è stato sviluppato in passato o che sarà sviluppato in futuro. L'unico vincolo consiste nell'utilizzo dello stesso formato standard. Si enfatizza ancora che l'uso di uno standard è imprescindibile se si vogliono confrontare diverse mappe di pericolosità e/o scenari. In output la piattaforma può fornire diversi tipi di informazioni: i) le mappe e/o le curve di pericolosità di un singolo modello; ii) le mappe e/o le curve di pericolosità di un modello ensemble ottenuto "pesando" ogni modello a disposizione con pesi definiti dall'utilizzatore; iii) mappe di singoli scenari selezionati; iv) mappe che visualizzano le differenze tra i diversi modelli. Ogni mappa è stampabile in diversi formati, anche per l'interfaccia con GoogleEarth e GIS. Risultati attesi. WP1-S1: Struttura della piattaforma per il calcolo della pericolosità vulcanica. 4 Figura 1: Schema della piattaforma di calcolo e visualizzazione per la pericolosità vulcanica. I tre livelli di utilizzo della piattaforma sono descritti nel testo. Task 2. Osservazioni di terreno e sperimentali per la stima della pericolosità vulcanica (leader: Mauro Rosi) Le attività in questo task sono orientate alla raccolta ed elaborazione di dati osservativi, sia in campagna che in laboratorio, in un formato standard in modo che possano essere facilmente fruibili sia all'interno del progetto che in eventuali futuri modelli di pericolosità. Tali attività hanno 3 scopi generali: i) definire le fenomenologie vulcaniche attese, in termini di apertura della bocca eruttiva, energia, intensità e tipologia di eruzione; ii) definire i parametri di controllo necessari per le simulazioni numeriche per Vesuvio e i Campi Flegrei; iii) vincolare i modelli, o stimare direttamente la pericolosità vulcanica da dati osservativi. Molte di queste attività sono già state sviluppate in precedenza e non si pretende di analizzare in dettaglio l'ampio range di osservazioni di terreno e sperimentali possibili sia per il Vesuvio che per i Flegrei, ma ci si concentrerà su alcuni punti ritenuti importanti per la finalità del progetto. Nello specifico, nel primo anno le attività si concentreranno sui seguenti workpackages: WP2. Definizione di scenari eruttivi (UNIPI, INGV-OV, INGV-PI, UNIROMA3) Questo workpackage si articola in diversi obbiettivi: - (UNIPI) Riorganizzare criticamente e, possibilmente implementare, il database del numero di eventi vulcanici e dei centri eruttivi ad essi collegati nei Campi Flegrei. Fondamentale risulta accertare se il concetto delle “epoche” sia applicabile unicamente all’area centrale della caldera dei Campi Flegrei o se esso debba includere anche la parte occidentale della struttura. In alcuni casi il comportamento dell’area occidentale della caldera sembra correlato con le “epoche” (Averno), in altri appare decorrelato (Monte Nuovo e Baia). Risultati attesi. WP2-S1: Database del numero di eventi vulcanici e dei relativi centri eruttivi per i Campi Flegrei. - (UNIPI). Riesaminare le dinamiche eruttive e i parametri fisici (volume, durata, dispersione dei balistici, tempi di risalita, etc.) di eruzioni a piccola scala per i Campi Flegrei. In particolare per eruzioni (tipo il cluster di eventi nell'area della Solfatara) poco o per nulla studiate, sia come eventi in se che come tipologia eruttiva (eruzioni miste esplosive/effusive, freatiche, duomi). Questi dati possono essere utili per la costruzione di uno scenario eruttivo che sembra essere quello a più alta probabilità di accadimento, e allo stesso tempo sono utilizzabili per effettuare un confronto con le eruzioni avvenute nel settore occidentale della caldera. Risultati attesi. WP2-S2: tabella con i parametri fisici di eruzioni a piccola scala nell’area Flegrea (UNIPI). - (UNIPI) Studio di dettaglio della storia vulcanica nell'intorno del Tufo Giallo Napoletano (TGN) è importante per comprendere se l'eruzione del TGN è stata caratterizzata da un solo evento o da una sequenza multi-vent di eruzioni avvenute in poco tempo, ovvero che l’intero periodo si possa configurare come ulteriore una "epoca" chiusa dall'eruzione del TGN. Questi 5 dati possono essere importanti anche per una migliore definizione dei margini della caldera del TGN. Risultati attesi: WP2-S3: Report sull'eruzione del Tufo Giallo - (UNIPI, INGV-OV) Approfondire lo studio strutturale di faglie e fratture dei Campi Flegrei, per ricavare parametri quali la densità, lunghezza, età di faglie e/o fratture, che rappresentano i dati più oggettivi e meglio utilizzabili per la costruzione di una mappa di distribuzione di probabilità di apertura bocche. Questi dati permetteranno anche di confrontare la corrispondenza tra i lineamenti strutturali misurati e quelli ricavati da analisi morfo-strutturali (es. foto interpretazione, analisi di DEM etc.) e contribuire ad un data-base più robusto. L’evoluzione strutturale-deformativa (subsidenza/sollevamento) della caldera nelle fasi che precedono l'inizio dell'attività eruttiva sarà esteso indietro nel tempo (> 5 ka) per meglio definirne il timing, la geometria e possibilmente l'entità. I risultati ci permetterebbero di verificare la ripetitività di comportamento nella dinamica della caldera e le relazioni con i processi di alimentazione magmatica, mettendo a confronto le deformazioni pre-eruttive passate con quelle recenti o attuali. L’analisi strutturale sarà guidata anche da un’analisi critica della localizzazione e dei meccanismi focali dei terremoti degli ultimi 10 anni presenti nella banca dati dell’Osservatorio Vesuviano. Tale analisi consentirà di definire le strutture maggiormente attive e la loro cinematica. Risultati attesi: WP2-S4: Mappa geologico-strutturale dell’area Flegrea; WP2-S5: Mappa delle faglie attive dalla sismicità degli ultimi 10 anni. - (INGV-PI). Migliorare la definizione degli scenari delle eruzioni Vesuviane, cioè il set di dati e informazioni che definiscono l’intervallo di variabilità dei principali parametri che controllano una determinata tipologia eruttiva. In particolare, si focalizzano gli sforzi sul miglioramento delle conoscenze degli scenari di tipo Pliniano, sub-Pliniano, e Stromboliano violento, in particolare definendo la granulometria delle diverse fasi, durate delle fasi dominate da lapilli e ceneri, volumi associati ai flussi piroclastici, ecc. Risultati attesi: WP2-S6: Tabella con i parametri descrittivi degli scenari delle eruzioni vesuviane. - (UNIROMA3). Caratterizzare le proprietà reologiche multifase dei magmi utilizzate come parametri di input per le simulazioni di dinamica di condotto. Il magma in natura è in genere una sospensione di liquido più cristalli e bolle in continua evoluzione durante il processo di risalita e degassamento. La risposta reologica di tale miscela differisce anche di diversi ordini di grandezza rispetto a quella di un liquido puro. Attualmente, pur essendo fondamentale per la modellistica della dinamica di condotto ed eruttiva, la reologia di un sistema multifase (liquido ± cristalli ± bolle) è scarsamente definita. Verranno quindi definite le equazioni costitutive di reologia multifase dei magmi naturali verificando l’effetto dei cristalli e delle bolle sulla dinamica del magma, applicando la parametrizzazione a casi naturali chiave per i Campi Flegrei e il Vesuvio. Dapprima si procederà all’analisi tessiturale dei prodotti in termini di vescicolarità e cristallinità (CSD, BSD) per quantificare processi di nucleazione e velocità di crescita di bolle e cristalli, entità della coalescenza e velocità di ascesa del magma e entità della sovrasaturazione. In seguito verranno effettuate misure di reologia sul campione naturale e su campioni rifusi. Lo scopo è quello di fornire una caratterizzazione più quantitativa dei parametri di input per modelli fisici di dettaglio. Risultati attesi: WP2-S7: Tabella con le proprietà reologiche multifase dei magmi Flegrei e Vesuviani (eruzioni tipo) WP3. Flussi piroclastici (UNIBA, UNIPI, INGV-PI, UNIROMA3) Questo workpackage si articola in diversi obbiettivi: 6 - (UNIBA, UNIPI, INGV-PI). Effettuare nuovi studi di campagna sulla distribuzione e l’associazione delle diverse facies dei depositi da corrente piroclastica, al fine di definire i parametri di controllo del processo e vincolarne l’impatto. Sui depositi delle eruzioni del Vesuvio e dei Campi Flegrei, tali studi potrebbero chiarire quanto le differenze nelle architetture di facies siano da attribuire alla natura del collasso (nube radiale vs. collasso denso) oppure al tasso eruttivo all’uscita del condotto, offrendo una chiave interpretativa sulla grande variabilità delle correnti. Un altro aspetto che verrà affrontato è quanto le transizioni di facies dipendano dal cambiamento del regime di trasporto della corrente, o siano condizionate dalla morfologia del substrato, in particolare dalla presenza di salti topografici. Lo studio di dettaglio dell’architettura di facies rende possibile, attraverso i parametri fisici delle particelle dei depositi (granulometria, densità e forma) risolvere un sistema di equazioni che consente di ricostruire il range (secondo una funzione di probabilità gaussiana) delle variabili di campo della corrente, con un processo di inversione dal prodotto (deposito piroclastico) al processo (corrente piroclastica). Infine è possibile ricavare la stratificazione nella corrente dei parametri di impatto quali la velocità, la pressione dinamica, la densità e la concentrazione volumetrica delle particelle. Confrontando i risultati degli studi di campagna con i risultati di esperimenti a grande scala sulla messa in posto delle correnti piroclastiche potrebbe infine consentire di verificare l’ipotesi di collassi molto densi (senza entrainment) e di verificare se esiste una relazione funzionale fra il flusso di massa all’impatto e la mobilità e decadimento della capacità di trasporto delle correnti in funzione del tempo e dello spazio. Per il Vesuvio in particolare, si prevede un approfondimento delle conoscenze sui depositi di flusso piroclastico associati alle eruzioni Pliniane e sub-Pliniane, in modo da definire le diverse tipologie di flussi e stimare i principali parametri fisici che le controllano (concentrazione delle particelle, temperatura, stazionarietà della corrente, durata temporale, granulometria complessiva del materiale trasportato, flusso di massa associato alla fase eruttiva, ecc.). Questi dati sono fondamentali per la definizione e la successiva validazione dei modelli numerici utilizzati nella stima della pericolosità, così come rappresentano informazioni necessarie in ogni esercizio di “expert elicitation”. Risultati attesi. WP3-S1: Mappe dei depositi da corrente piroclastica per i Campi Flegrei e il Vesuvio in formato standard. - (UNIROMA3). Determinare la temperatura di messa in posto delle correnti piroclastiche. Tale parametro e la sua dissipazione durante il processo di trasporto e deposizione sono infatti importanti fattori di controllo dell’impatto delle correnti piroclastiche. La determinazione quantitativa della variazione di temperatura durante il trasporto e la deposizione può essere raggiunta tramite uno studio combinato di: 1) stratigrafia e sedimentologia delle successioni piroclastiche al fine di definire le principali caratteristiche fluidodinamiche dei flussi piroclastici in studio; 2) misure di calore specifico e di temperatura alla frammentazione (temperatura di transizione vetrosa) da analisi calorimetriche (calorimetro a scansione differenziale). 3) misure di temperatura di messa in posto da analisi paleomagnetiche di TRM (thermoremanence) dei clasti litici incorporati nel deposito e dallo studio di macerali di sostanza organica. Risultati attesi. WP3-S2: Report sulla determinazione della temperatura di correnti piroclastiche, dalla frammentazione al trasporto e alla messa in posto. WP4. Depositi cineritici (UNIPI, INGV-RM1, INGV-PI) Questo workpackage si articola in diversi obbiettivi: 7 - (UNIPI, INGV-PI). Analizzare in dettaglio le caratteristiche sedimentologiche e fisiche di depositi di cenere distali, allo scopo di discriminarne la possibile genesi come depositi distali di correnti piroclastiche, come il risultato della sedimentazione da nubi “buoyant” sia sostenute che coignimbritiche. La studio della distribuzione di tali depositi vulcanici e' particolarmente importante nelle aree corrispondenti alla piana intorno al Vesuvio, dove depositi di flusso piroclastico distali si intercalano con prodotti cineritici e dove in alcuni casi non e' chiaramente definito il limite massimo di runout delle correnti piroclastiche dell'attività passata del Vesuvio e dei Campi Flegrei. I depositi distali verranno studiati anche in relazione all’impatto della deposizione sull’ambiente e sull’uomo, grazie anche alla proficua collaborazione con archeologi. Lo studio chimico e mineralogico dei prodotti di eruzioni dei Campi Flegrei e del Vesuvio permetterà una migliore correlazione tra depositi prossimali, distali e ultradistali. Risultati attesi. WP4-S1: Database sulla distribuzione dei depositi vulcanici in aree distali e ultradistali; WP4-S2: Mappa del massimo runout delle correnti piroclastiche nella piana intorno al Vesuvio - (INGV-RM1). Determinare sperimentalmente le proprietà ed i meccanismi di sedimentazione delle ceneri vulcaniche dell’area Flegrea e Vesuviana in condizioni di aggregazione e sedimentazione in massa. La maggior parte dei modelli attuali di dispersione e sedimentazione da una nube piroclastica considerano le proprietà aerodinamiche medie delle particelle, funzione della loro forma, densità e dimensione. Tuttavia, casi storici e recenti dimostrano chiaramente che spesso le particelle di cenere sedimentano dalle nubi vulcaniche non in maniera individuale ma in modo complesso, o attraverso zone preferenziali di sedimentazione, o sotto forma di aggregati. In entrambi i casi viene incrementa sostanzialmente la sedimentazione nelle aree prossimali e si impoverisce prematuramente la nube di particelle fini. Lo studio della sedimentazione complessa di particelle di cenere verrà effettuato tramite esperimenti di laboratorio. In un primo gruppo di esperimenti, flussi rilevanti (kg/s) di particelle con varie distribuzioni granulometriche e composizionali verranno fatti sedimentare da un’altezza tale da far raggiungere al flusso una condizione stazionaria. Verranno misurati i tassi di sedimentazione al suolo e, tramite videoriprese ad alta velocità, la velocità di sedimentazione delle particelle nelle diverse zone del flusso. In un secondo gruppo di esperimenti verranno fatti sedimentare aggregati artificiali di particelle, determinandone le caratteristiche aerodinamiche e la stabilità durante la sedimentazione. I dati sperimentali saranno confrontati coi risultati di osservazioni naturali (ove possibile) e quindi utilizzati come parametri di input in quei modelli di dispersione che soni già in grado di incorporare il processo di aggregazione Risultati attesi. WP4-S3: Report contenente le proprietà e dei meccanismi di sedimentazione delle ceneri vulcaniche in condizioni di aggregazione e sedimentazione in massa. WP5. Lahars (UNIBA, INGV-PI) - (UNIBA, INGV-PI). Compiere uno studio di dettaglio dei depositi da lahars. In confronto con i depositi massivi di origine primaria e con le dinamiche osservate a Sarno e Quindici, tale studio potrebbe fornire utili indicazioni sulla mobilità e sulle dinamiche di trasporto di questi flussi ad alta concentrazione di particelle. Caratterizzazione delle aree soggette a flussi volcanoclastici (lahar). Durante un’eruzione esplosiva, la ricaduta di ceneri, lapilli e pomici può generare accumulo di depositi lungo i versanti e nei bacini idrografici. Tali depositi incoerenti, durante intense precipitazioni, possono diventare saturi in acqua, essere facilmente erosi e quindi diventare instabili. In tale contesto, si possono innescare flussi volcanoclastici a diverso rapporti sedimento/H2O (debris flow, flussi iperconcentrati) in funzione della pendenza dei rilievi (Iverson, 1997), della geometria del bacino idrografico (Pareschi et al., 2000) e dello spessore del deposito accumulato durante l’eruzione. A seguito di una eventuale ripresa dell’attività esplosiva al Vesuvio, diverse aree potrebbero essere interessate da ricaduta di materiale piroclastico. L’area appenninica sottovento e la zona dell’apron del 8 Vesuvio possono essere soggetti all’innescarsi di flussi potenzialmente pericolosi, e per tale motivo, necessitano di una serie di specifici studi finalizzati alla prevenzione e mitigazione dei rischi da pericolosità di flussi ad alta concentrazione di materiale vulcanico. L’attività di ricerca per il primo anno si focalizzerà su: a) Implementazione di una mappa di zonazione che individui le aree più propense alla generazione di flussi vulcanoclastici che rappresenti un upgrade delle mappe disponibili (Bisson et al., 2010); b) Mappatura preliminare delle coperture del suolo (e.g. aree vegetate, antropizzate, etc) realizzata elaborando dati multi- ed iper-spettrali con lo scopo di ottenere una visione d’insieme degli elementi che compongono l’area oggetto di studio; c) Implementazione preliminare di modelli di stabilità dei versanti per la quantificazione dei volumi dei depositi piroclastici che potrebbero essere rimobilizzati. Risultati attesi. WP5-S1: Mappa dei depositi da lahars;WP5-S2: Mappa delle coperture del suolo; WP5-S3: Mappa di propensione ai lahars. Task 3. Modellistica dei fenomeni eruttivi per Vesuvio e Campi Flegrei (leader Augusto Neri) I fenomeni presi in considerazione per il Vesuvio e i Campi Flegrei sono l'ash fall e i flussi piroclastici. Per l'Etna ci focalizzeremo negli anni successivi sui flussi lavici e sui possibili collassi laterali nel lungo termine. La parte modellistica si può dividere in tre workpackages: 1) sviluppo e applicazione di modelli di ash fall; 2) sviluppo e applicazione di modelli di flussi piroclastici; 3) sviluppo di un modello per l'attività esplosiva freatomagmatica. WP6. Modelli di ash fall (INGV-RM1) Uno degli aspetti di fondamentale interesse per la stima della pericolosità vulcanica da ash fall è lo studio dei processi che governano la dinamica della dispersione delle ceneri su brevi e grandi distanze. Sebbene allo stato attuale esistano già diversi modelli che sembrano fornire stime realistiche di tale fenomeno, ci sono aspetti di grande rilevanza che non sono ancora stati modellati in maniera soddisfacente. Forse l'aspetto più interessante è la modellazione della presenza dei lapilli accrezionali su distanze brevi (minori di 100 km) osservati in campagna (e.g., Cioni et alii 2008). La presenza di lapilli accrezionali implica che una parte delle ceneri che potrebbero essere portate a grande distanza si agglomerano e precipitano a distanza molto più brevi. L'impatto pratico di tale effetto è evidente. Per ora, i modelli a disposizione tengono conto di questo processo solo in maniera euristica introducendo correzioni empiriche ai modelli fisici a disposizione. Non è ancora chiaro quanto queste correzioni siano funzionali e, comunque, sarebbe più soddisfacente avere un modello fisico che potesse tenere conto di tale fenomeno. In questo settore, gli obiettivi del progetto sono due: i) (INGV-RM1) applicazione dei modelli esistenti su un set esaustivo di scenari per il Vesuvio e i Campi Flegrei. In prima battuta si utilizzeranno gli scenari già proposti in altri progetti e/o pubblicazioni internazionali, tenendo conto della variabilità dei parametri che caratterizzano lo scenario. Ovviamente, nel caso di risultati prodotti in tempo utile nel task 2, si procederà alla modellazione di questi nuovi scenari proposti. I modelli introducono una correzione empirica per la presenza di lapilli accrezionali e sono tuttora utilizzati per prevedere la deposizione delle ceneri all'Etna (Scollo et alii, 2009), per invertire i dati di terreno per ottenere i parametri per la modellazione fisica (e.g., Macedonio et alii 2008; Costa et alii 2009; Bonasia et alii 2012), e per calcolare la probabilità di accadimento di specifici carichi di cenere associati a diversi scenari eruttivi (e.g., Costa et alii 2009; Selva et alii 2010) tenendo conto della variabilità dei parametri di input per ogni scenario. Alcune delle 9 modellazioni richieste per il Vesuvio sono in corso di sviluppo nel progetto ByMuR. Oltre a tali modelli, in V1 si intende sviluppare una modellazione analoga per i Campi Flegrei. Risultati attesi: WP6-S1: mappe di distribuzione di ash fall per diversi scenari eruttivi ii) (INGV-RM1) La presenza di lapilli accrezionali a distanze brevi dalla bocca eruttiva è modellata con correzioni empiriche. L'obiettivo qui è quello di sviluppare modelli fisici autoconsistenti che possano modellare questo processo estremamente importante per la stima della pericolosità vulcanica. La cenere fine è trasportata dal vento a distanza molto grandi, ma spesso si aggrega creando aggregati più grandi che precipitano a distanze brevi dal vulcano. L'aggregazione è dovuta a diversi processi fisici come la carica elettrostatica, la condensazione del vapore ed interazioni meteorologiche. Gli aggregati assumono forme e densità molto diverse, che possono variare da 50 (aggregati elettrostatici con legame debole) a 2000 kg/m3 (aggregati cementati). La differenza fondamentale tra questi aggregati è la presenza della fase fluida che genera con diversi processi aggregati con densità molto elevate. In questo ambito ci si propone di modellare la formazione di ogni tipo di aggregato in modo da potere integrare questa componente ai modelli di dispersione delle ceneri attualmente in uso. Costa et alii (2010) hanno iniziato questo percorso partendo dall'equazione di coagulazione di Smoluchowski, modificata in modo da conservare la massa. Una componente cruciale di questo modello è la quantificazione della probabilità di aggregazione delle particelle in funzione della loro dimensione. Oltre ad una più completa caratterizzazione fisica, il modello necessita di una calibrazione con i dati di campagna e di laboratorio (task 2) che verrà iniziata in questo progetto. Risultati attesi: WP6-S2: Report contenente lo sviluppo di modelli di ash fall integranti la formazione di lapilli accrezionali e aggregati. WP7. Modelli di flussi piroclastici (INGV-PI, UNIBA) Gli studi condotti finora sulle correnti piroclastiche di densità del Vesuvio e dei Campi Flegrei sono stati svolti attraverso diversi approcci e rappresentano un riferimento per la comunità vulcanologia internazionale. E’stato possibile, nel recente passato, sia ricostruire l’area di dispersione dei depositi delle diverse eruzioni passate che, in alcuni casi, calcolare i parametri di impatto attraverso un approccio fisico-sedimentologico e simulazioni numeriche multifase. Lo studio di passate eruzioni sia ai Campi Flegrei che al Vesuvio ha mostrato un ampio range spaziale della loro capacità distruttiva la cui variabilità dipende da molti fattori. Per avere una stima ragionevole in termini di pericolosità vulcanica occorre modellare tali flussi tenendo conto di tutte le incertezze aleatoriche ed epistemiche. Allo stato attuale delle conoscenze non si hanno modelli condivisi che possano simulare la grande varietà di scenari e parametri di input del modello. Per questo motivo, gli obiettivi raggiungibili in un anno di progetto consistono in un aggiornamento e confronto di modelli e dati provenienti da diverse tecniche e da diversi gruppi di ricerca, in modo da raggiungere una “standardizzazione” degli approcci ed un consolidamento e condivisione delle conoscenze su questi eventi naturali complessi. Nello specifico, le attività si svilupperanno con i seguenti obiettivi: i) (UNIBA) Ingegneria inversa dei depositi: dal processo al prodotto ai parametri di impatto. I dati di terreno relativi ai flussi piroclastici raccolti nel task 2 (granulometria, densità e forma) possono essere invertiti matematicamente per ottenere funzioni di probabilità delle variabili di campo dei flussi. Ciò crea una relazione quantitativa tra il prodotto (deposito piroclastico) e il processo (corrente piroclastica). In questo modo è anche possibile stimare alcuni parametri fisici, come la velocità, la pressione dinamica e la densità dei flussi. Allo stato attuale, queste tecniche hanno permesso di avere stime puntuali spazialmente per il Vesuvio e i Flegrei, mostrando, ad esempio, un range di variabilità della pressione dinamica in funzione della distanza e della taglia dell'eruzione. In questo progetto auspichiamo di implementare questa 10 mappatura e anche di studiare un argomento ancora poco compreso, come i parametri fisici dei flussi e le caratteristiche morfologiche che portano alle transizioni di facies osservate sul terreno. Questo argomento ha una chiara importanza pratica, poiché possono aiutare a caratterizzare meglio la capacità distruttiva dei flussi, soprattutto in prossimità di salti topografici. Risultati attesi. WP7-S1: Mappe di distribuzione dei parametri di impatto delle correnti piroclastiche; WP7-S2: report che descrive le relazioni funzionali fra tasso eruttivo, flusso di massa all’impatto al suolo e mobilità delle correnti piroclastiche ii) (INGV-PI) Simulazione multifase 2D/3D di flussi piroclastici e definizione di correlazioni per la descrizione della loro pericolosità. Questa attività è finalizzata al miglioramento della modellazione della dinamica dei flussi piroclastici e alla valutazione della loro pericolosità tramite sviluppo e utilizzo di modelli multifase 2D/3D, e sarà articolata secondo due obiettivi principali: a) Studio dell’effetto dei principali parametri che caratterizzano la formazione dei flussi piroclastici sulle loro principali azioni pericolose (distanza massima raggiunta, distribuzione della pressione dinamica, temperatura, concentrazione di cenere, ecc.). Lo studio sarà realizzato attraverso una serie di simulazioni numeriche 2D realizzate con il modello multifase PDAC (Esposti Ongaro et al., 2007; Neri et al., 2003; Todesco et al., 2006) e per condizioni eruttive tipiche di eruzioni Pliniane e sub-Pliniane al Vesuvio/Campi Flegrei. Questo studio mirerà a descrivere i processi fondamentali che controllano la dinamica dei flussi di densità stratificati e le loro proprietà di scala. L’enfasi sarà posta sull’effetto dei processi di non-equilibrio che controllano la sedimentazione e deposizione delle particelle piroclastiche (Esposti Ongaro et al., 2012a) nonché sul partizionamento della massa tra porzioni convettive e di flusso. Dallo studio numerico si cercherà di derivare una parametrizzazione delle diverse variabili di pericolosità dei flussi e, possibilmente, dei processi di deposizione ed erosione. b) Analisi degli effetti topografici sulla propagazione dei flussi. Saranno realizzate diverse simulazioni 3D tramite il codice PDAC con l’obiettivo di esplorare l’effetto della topografia sulla dinamica e sulla distribuzione areale dei flussi. In particolare verrà analizzato l’effetto della pendenza media del vulcano nonché l’influenza della distanza e l’orientamento di una barriera topografica sulla propagazione del flusso. Alcune simulazioni 3D saranno inoltre realizzate alla scala naturale del vulcano con particolare riferimento alle scale subPlinane/Pliniane (e.g. Esposti Ongaro et al., 2012b). Sarà inoltre esplorato l’utilizzo di modelli 1D/2D semplificati e di modelli statistici per la valutazione della pericolosità associata alle correnti piroclastiche. Risultati attesi. WP7-S3: Simulazioni numeriche 2D di flussi piroclastici per scale subPliniane e Pliniane e derivazione di correlazioni semplificate in grado di descrivere la pericolosità dei flussi piroclastici; WP7-S4: Simulazioni numeriche 3D di flussi piroclastici al Vesuvio/Campi Flegrei finalizzate alla valutazione degli effetti topografici iii) (UNIBA) Meccanismi di innesco delle correnti piroclastiche. In vulcanologia si ritiene, generalmente, che il collasso di una colonna eruttiva e la conseguente formazione di correnti piroclastiche di densità dipenda dalla mancata capacità del getto eruttivo turbolento di generare convezione termica e quindi formare plume convettivi. Secondo questo modello, sebbene la colonna eruttiva abbia la capacità di espandersi attraverso l’entrainment di aria atmosferica, questo non porti sempre ad una diluizione tale che, esaurita l’energia cinetica del getto, la densità multifase della colonna divenga inferiore di quella atmosferica. Sarebbe quindi possibile che anche una colonna eruttiva non molto più densa dell’atmosfera possa collassare e generare correnti piroclastiche. Recenti indagini di ingegneria fluidodinamica, ed osservazioni di eruzioni recenti (vedi Montserrat), suggeriscono che in alcuni casi il getto eruttivo, a causa dell’elevato contrasto di densità con l’atmosfera, sebbene turbolento, non sviluppi affatto la capacità di inglobare aria atmosferica ed il collasso avvenga semplicemente attraverso un “fontanamento” idraulico. Se queste recenti ipotesi fluidodinamiche fossero 11 confermate per il caso vulcanico, se ne dovrebbe dedurre che nel caso dei collassi, la colonna eruttiva non abbia un vero entrainment e che il collasso dipenda semplicemente dall’equilibrio fra energia cinetica all’uscita del condotto ed energia potenziale. Questo porterebbe alla formazione di correnti piroclastiche attraverso il collasso di una colonna molto densa che fornisce un elevato flusso di massa alla corrente ed un’alimentazione forzata del trasporto anche su topografie poco inclinate. Recenti esperimenti a grande scala condotti dall’UR dell’Università di Bari hanno consentito di formare regimi eruttivi sia di colonne collassanti che convettive. Un’analisi di dettaglio dei dati di questi esperimenti, confrontati con i caratteri litologici dei depositi da corrente piroclastica del Vesuvio e Campi Flegrei in posizione prossimale (località dell’impatto al suolo della colonna) potrebbero consentire di verificare l’ipotesi di collassi molto densi (senza entrainment) e di verificare se esiste una relazione funzionale fra il flusso di massa all’impatto e la mobilità e decadimento della capacità di trasporto delle correnti in funzione del tempo e dello spazio. Queste analisi potrebbero consentire di definire meglio le dinamiche di innesco dei flussi e quanto l’impatto al suolo determini la mobilità della corrente rispetto al contributo dell’angolo di pendio del vulcano. Risultati attesi: WP7-S5: definizione della pressione dinamica di correnti piroclastiche all'impatto al suolo di una colonna collassante densa. WP8. Sviluppo di un modello matematico per la descrizione dell’attività esplosiva freatomagmatica (INGV-PI) Lo studio dei depositi prodotti da eruzioni esplosive al Vesuvio e ai Campi Flegrei suggerisce che importanti fasi di questi eventi siano state caratterizzate da una rilevante interazione del magma con acqua esterna (e.g. Barberi et al., 1989, Orsi et al., 2004). Sebbene alcuni studi teorici e sperimentali (e.g. Wohletz, 2002; Starostin et al., 2005) abbiano evidenziato un significativo effetto di questa interazione, la sua influenza sulla dinamica dell’eruzione e sulla sua potenziale pericolosità non sono state sufficientemente approfondite. L’obiettivo di questa attività (da svolgersi su un arco di tempo pluriennale) è lo sviluppo di un modello numerico in grado di descrivere la dinamica accoppiata condotto-colonna in presenza di interazione della miscela magmatica con acqua esterna. Nel corso del primo anno di attività verrà approfondita la dinamica del flusso nel condotto vulcanico in modo da analizzare l’effetto dell’acqua sulle caratteristiche dinamiche del flusso e sulle condizioni della miscela eruttiva all’uscita del condotto. L’analisi verrà realizzata attraverso l’adozione e l’ulteriore sviluppo di un modello matematico di flusso di condotto sviluppato presso l’INGV Pisa e in grado di descrivere in 1D la natura multifase e non-isoterma del flusso (de’Michieli Vitturi et al., 2011 e sottomesso). Il modello è basato sulla teoria dei sistemi termodinamici compatibili che permette di rappresentare le equazioni di trasporto attraverso un sistema di equazioni differenziali iperboliche in forma conservativa. Il modello permetterà quindi di descrivere regimi di flusso sia densi che diluiti e di rappresentare il flusso al di sotto e al di sopra della superficie di frammentazione. Nel primo anno, in particolare, si studierà l’effetto dell’ingresso di acqua freatica nel condotto sulle condizioni di flusso, sull’intensità dell’evento e sulle sue variazioni nel tempo e si realizzeranno confronti con i risultati del modello di Starostin et al. (2005). Prime applicazioni saranno realizzate per eventi esplosivi di piccola e media scala ai Campi Flegrei. Risultati attesi: WP8-S1: Modello numerico di condotto in grado di quantificare l’effetto dell’acqua esterna sulla dinamica del condotto e sulle condizioni alla bocca eruttiva (INGVPI). Task 4. Sviluppo di modelli per la stima della pericolosità vulcanica (co-leader: Warner Marzocchi, Mauro Rosi, Augusto Neri) 12 Le attività di questo task si articolano in tre workpackages: 1) sviluppo di un modello di pericolosità vulcanica da ash fall per i Campi Flegrei e per il Vesuvio, basato sul concetto di Bayesian Event Tree; 2) sviluppo di un modello di pericolosità per i Campi Flegrei e Vesuvio come implementazione di Event Tree già sviluppati in progetti recenti (Exploris, Speed); 3) Produzione di scenari per ash fall dovuti ad eventi di bassa esplosività. Tutti i modelli di pericolosità vulcanica saranno forniti utilizzando lo stesso standard definito nel task 1. Ciò permetterà confronti ed eventualmente sintesi di modelli diversi. WP9. Sviluppo di un modello di pericolosità vulcanica da ash fall per i Campi Flegrei e per il Vesuvio, basato sul concetto di Bayesian Event Tree (INGV-RM1 & tutti i partners) Il livello 2 della piattaforma di calcolo e visualizzazione della pericolosità vulcanica permette di sviluppare un proprio modello di pericolosità utilizzando una logica ad albero ad eventi Bayesiano (Bayesian Event Tree). In questa ottica, ci si propone di creare un modello traendo il massimo vantaggio dalle informazioni e modelli già disponibili oppure sviluppati nei task 2 e 3. La struttura dell'Event Tree è riportata schematicamente in figura 2 Il settaggio del modello richiede di definire una distribuzione di probabilità ad ogni nodo dell'albero (Marzocchi et alii, 2008; Selva et alii, 2008). Ciò viene fatto utilizzando tre tipi di informazioni: i dati di terreno (task 2), gli output dei modelli (task 3) e l'expert opinion. In estrema sintesi, i modelli forniscono un'informazione che viene codificata nella distribuzione a priori; eventuali dati di terreno formano la likelihood; entrambe le funzioni, utilizzando il formalismo Bayesiano, portano alla distribuzione a posteriori che rappresenta la sintesi di tutte le informazioni disponibili; in presenza di più modelli, il 'peso' dell'output di ogni modello utilizzato è attribuito da un gruppo di esperti tramite procedure di elicitazione. Specificatamente, i nodi 4, 5 e 6 richiedono una definizione chiara ed esaustiva degli scenari attesi, mentre i nodi 7 e 8 richiedono l'utilizzo di modelli fisici e possibilmente l'utilizzo dei dati osservati in campagna. Il nodo 1-2-3 rappresenta la probabilità di avere almeno un'eruzione nell'intervallo di tempo considerato. In prima battuta si possono utilizzare le informazioni relative al Vesuvio e Campi Flegrei già fornite da altri progetti e lavori scientifici. Le procedure di elicitazione e la definizione di distribuzioni a priori dove non siano presenti modelli fisici adeguati (per esempio, la distribuzione spaziale delle bocche eruttive) coinvolgeranno tutti i partecipanti al progetto. 13 Risultati attesi: WP9-S1: Creazione di mappe di pericolosità (prodotto D2) WP10. Sviluppo di un modello di pericolosità per i Campi Flegrei e Vesuvio come implementazione di Event Tree già sviluppati in progetti recenti (Exploris, Speed) (INGV-PI) Nell’ambito dei progetti Exploris e Speed è stato sviluppato un albero degli eventi per il Vesuvio (Baxter et al., 2008; Neri et al., 2008). L’albero descrive i diversi scenari in termini di probabilità di accadimento, fenomeni attesi, evoluzione temporale degli stessi e zonazione di alcuni fenomeni pericolosi (e.g. flussi piroclastici). In questa attività si prevede di rivedere le stime di probabilità dei rami principali dell’albero alla luce delle più recenti ricerche e delle nuove conoscenze acquisite. Verrà inoltre ulteriormente approfondita l’influenza di diversi modelli di elicitazione degli esperti al fine di stimare l’influenza delle tecniche adottate sui risultati (e.g. Flandoli et al., 2011). In particolare, per il Vesuvio, si cercherà di quantificare meglio lo scenario eruttivo associato alle eruzioni Pliniane, sub-Pliniane e Stromboliane Violente essendo questi gli scenari di maggiore interesse per le problematiche di protezione civile. Relativamente ai Campi Flegrei si intende completare l’albero degli eventi delineato durante il progetto Speed tramite caratterizzazione degli scenari eruttivi principali e stima della probabilità di accadimento delle diverse categorie eruttive. Particolare attenzione sarà dedicata alla produzione di mappe di probabilità di apertura bocche. Uno dei prodotti più importanti di questo tema è la produzione di mappe di pericolosità da flussi piroclastici per il Vesuvio e i Campi Flegrei. In particolare, al Vesuvio, saranno riviste e completate le mappe da invasione da flussi piroclastici realizzate combinando dati di terreno, simulazioni numeriche 2D/3D e tecniche di elicitazione degli esperti (Neri et al., 2008; Neri et al., 2011; Flandoli et al., 2011). Le mappe faranno riferimento ad eventi di scala subPliniana e Pliniana e terranno conto anche della possibilità che la bocca eruttiva possa aprirsi in posizione decentrata rispetto al Gran Cono. Analogamente per i Campi Flegrei verranno completate prime mappe di invasione da flussi piroclastici per diverse scale eruttive e in grado di considerare l’incertezza nella localizzazione della bocca eruttiva e nella propagazione dei flussi (Bevilacqua et al., 2012). Le mappe saranno realizzate tenendo conto delle informazioni derivanti dagli studi di terreno, dalla simulazioni numeriche 2D/3D realizzate, dalle correlazioni sviluppate relative alla pericolosità dei flussi e da tecniche basate sul giudizio degli esperti. Risultati attesi: WP10-S1. Mappe di pericolosità di flussi piroclastici per il Vesuvio e i Campi Flegrei (prodotto D.3) WP11. Produzione di scenari (INGV-PI) i) Mappe da ricaduta di cenere prodotta da eventi esplosivi di bassa energia e colonne coignimbritiche. In questo caso, l’obiettivo della ricerca è la produzione di mappe di per eventi in grado di produrre dispersione di cenere nella bassa atmosfera. In particolare, l’attività sarà concentrata su eventi di tipo Stromboliano violento al Vesuvio che rappresentano oggi lo scenario a più alta probabilità di accadimento. A causa della prolungata durata di questi eventi e della complessità del fenomeno di dispersione che ha luogo negli strati inferiori dell’atmosfera (forti gradienti verticali della velocità e direzione del vento, effetti di boundary layer, variabilità meteorologica giorno/notte) è necessario descrivere la dinamica transiente e 3D del processo di dispersione e deposizione delle ceneri. A tal fine, si prevede di utilizzare il modello numerico VOL-CALPUFF (Barsotti et al., 2008) in grado di descrivere il processo di dispersione sotto l’azione di condizioni atmosferiche tempo dipendenti e 3D. In particolare, il modello sarà esteso in modo da considerare l’effetto dell’acqua sul processo di dispersione e deposizione (wet scavenging) nonché la possibilità di simulare la dispersione dei diversi componenti chimici gassosi emessi dal vulcano. Mappe per deposizione al suolo e di 14 concentrazione in area di cenere e gas saranno realizzate tramite un approccio Monte Carlo ed utilizzando dataset meteorologici rappresentativi delle condizioni meteo della regione (Barsotti et al., 2010). Il modello verrà inoltre esteso alla modellazione e simulazione numerica di eventi di dispersione di cenere prodotta da colonne co-ignimbritiche vista la rilevanza di questo fenomeno nel vulcanismo Vesuviano e Flegreo. Il modello esteso dovrebbe quindi essere utilizzato negli anni successivi per realizzare mappe di pericolosità da colonne co-ignimbitiche prodotte da eventi di varia scala al Vesuvio e ai Campi Flegrei. Risultati attesi. WP11-S1: Mappe di dispersioni di ceneri da eventi esplosivi di bassa energia. 6. Prodotti attesi Il formato dei prodotti attesi verrà concordato al kick-off meeting in accordo con quanto definito dall'Accordo Quadro e nel relativo Allegato C. D.1. Piattaforma per il calcolo della pericolosità vulcanica da ash fall per il Vesuvio e i Campi Flegrei. Questa piattaforma conterrà tutte le informazioni scientifiche per il calcolo e la visualizzazione di mappe di pericolosità (prodotto D.2) e di specifici scenari (prodotto D.4) D.2. Mappe di pericolosità vulcanica da ash fall di lungo termine per il Vesuvio e i Campi Flegrei. Per ogni cella della griglia, si forniranno le curve di pericolosità. D.3. Mappe di pericolosità di flussi piroclastici per il Vesuvio e i Campi Flegrei D.4. Mappe da ricaduta e dispersione di cenere e gas per eventi Stromboliani Violenti al Vesuvio; mappe di flussi piroclastici per eventi Pliniani e sub-Pliniani al Vesuvio; mappe di pericolosità da flussi piroclastici per eventi di varia scala ai Campi Flegrei D.5. Implementazione database contenente le informazioni geologiche e modellistiche utili per il calcolo della pericolosità vulcanica Numero D.1 D.2 D.3 WP*-S* WP1-S1, WP2S1,WP2S2,WP2S4,WP2S6, WP4S3, WP6S1, WP6S2, WP9S1 WP1-S1, WP2-S1, WP2S2,WP2S4, WP2S6, WP4S3, WP6S1, WP6S2, WP9S1 WP1-S1, WP2-S1, WP2-S6, WP2-S7, WP3-S1, WP3-S2, WP4-S1, WP4-S2, Titolo del deliverable UR Coinvolte Piattaforma per il calcolo della pericolosità vulcanica da ash fall per il Vesuvio e i Campi Flegrei INGV-RM1, UNIPI, INGV-PI, INGV-OV Mappe di pericolosità vulcanica da ash fall di lungo termine per il Vesuvio e i Campi Flegrei. Per ogni cella della griglia, si forniranno le curve di pericolosità. INGV-RM1, UNIPI, INGV-PI, INGV-OV Mappe di pericolosità di flussi piroclastici per il Vesuvio e i Campi Flegrei INGV-PI, UNIBA, UNIROMA3, UNIPI, INGVRM1 15 D.4 D.5 WP7-S1, WP7-S2, WP7-S3, WP7-S4, WP7-S5, WP10-S1 WP1S1,WP2S2, WP2S4,WP2S6, WP4S3, WP6S1, WP6S2, WP7S3, WP7S4, WP8S1, WP11S1 WP1-S1, WP2S1,WP2S2,WP2S3,WP2S4,WP2S5, WP4S1, WP4S2, WP5S1, WP5S2, WP5S3, WP7S5 Mappe da ricaduta e dispersione di cenere e gas per eventi Stromboliani Violenti al Vesuvio; mappe di flussi piroclastici per eventi Pliniani e sub-Pliniani al Vesuvio; mappe di pericolosità da flussi piroclastici per eventi di varia scala ai Campi Flegrei Implementazione database contenente le informazioni geologiche e modellistiche utili per il calcolo della pericolosità vulcanica INGV-PI, INGVRM1, UNIPI, INGV-OV, UNIBA, UNIROMA3 INGV-RM1, UNIPI, INGV-PI, INGV-OV, UNIBA, UNIROMA3 7. UR coinvolte per le attività del primo anno e relativo budget: UR1. INGV-RM1: Warner Marzocchi Jacopo Taddeucci Piergiorgio Scarlato Valeria Misiti Massimo Mari Jacopo Selva (INGV Bologna) Laura Sandri (INGV Bologna) Antonio Costa (INGV Osservatorio Vesuviano) Ulrich Kueppers (Univ. di Monaco di Baviera) Daniele Andronico (INGV Catania) Luigi Lodato (INGV Catania). L'unità di ricerca è interdisciplinare e composta da ricercatori di quattro sezioni INGV, caratterizzata da una forte esperienza in diversi ambiti della valutazione della pericolosità e della vulcanologia sperimentale, modellistica e di terreno. Tale esperienza è comprovata dalle innumerevoli pubblicazioni su riviste ISI e dalle partecipazioni ad innumerevoli progetti italiani ed europei. I gruppi del Laboratorio HP-HT di Roma e dell’Experimental Volcanology Lab di Monaco hanno già collaborato in precedenti progetti per fornire una parametrizzazione sperimentale di processi vulcanici che comprendono la frammentazione del magma, la formazione e sedimentazione di cenere vulcanica e le dinamiche al vent di eruzioni esplosive. La presenza nella stessa UR di una componente modellistica e di terreno garantisce un’interazione diretta e un confronto immediato nell’incorporazione dei diversi parametri all’interno delle simulazioni. Budget di EURO 60000 (di questo budget, 5000 euro sono previsti per la collaborazione con i membri NON-INGV partecipanti alla UR) 16 UR2. INGV-PI: Augusto Neri Sara Barsotti Antonella Bertagnini Marina Bisson Mattia de’Michieli Vitturi Tomaso Esposti Ongaro Ilaria Isola Claudia D’Oriano Willy Aspinall (University of Bristol and Aspinall and Ass.) Peter J. Baxter (University of Cambridge) A. Bevilacqua (Scuola Normale Superiore) L. Bonaventura (Politecnico di Milano) S. Carcano (Politecnico di Milano) Raffaello Cioni (Univ. Cagliari) F. Flandoli (Università di Pisa) S. Orsucci (Università di Pisa), A. Spanu (Scuola Normale Superiore), Claudia Spinetti (INGV CNT). La UR INGV Pisa comprende competenze di diversa natura ma tutte necessarie alla definizione della pericolosità vulcanica. In particolare sono presenti competenze di a) vulcanologia di terreno e analitica mirate al riconoscimento delle sequenze vulcaniche e alla definizione degli scenari eruttivi, b) modellazione fisica e simulazione numerica dei principali fenomeni pericolosi che contraddistinguono l’attività vulcanica e 3) probabilità e statistica mirate alla quantificazione della pericolosità vulcanica e dell’incertezza ad essa associata. In particolare il personale coinvolto comprende ricercatori dell’INGV Pisa, INGV CNT, Università di Pisa, Scuola Normale Superiore di Pisa, Politecnico di Milano nonché Università di Bristol e Cambridge (UK). Budget di EURO 80000 (di questo budget, 25000 Euro sosterranno le ricerche dei componenti della UR NON-INGV) UR3. INGV-OV: Giovanni Orsi Francesca Bianco Mario Castellano Edoardo Del Pezzo Ilenia Arienzo Pasquale Belviso Antonio Carandente Danilo Galluzzo Mario La Rocca Enrica Marotta Valeria Di Renzo (Seconda Università di Napoli). I ricercatori della UR sono impegnati da lungo tempo in ricerche sulla geologia, vulcanologia, petrologia, geochimica, geochimica isotopica e sismologia di vulcani attivi, ed in particolare della caldera dei Campi Flegrei. Tali ricerche hanno avuto come oggetti specifici la definizione dei meccanismi eruttivi delle principali eruzioni avvenute negli ultimi 60 ka di attività della caldera, delle relazioni tra composizione dei magmi e dinamica eruttiva, del ruolo della dinamica della formazione e deformazione (risorgenza) della caldera sulla distribuzione delle bocche eruttive. Esse sono finalizzate alla definizione della pericolosità vulcanica a lungo termine. Budget EURO 30000 UR4. UNIBA: 17 Pierfanscesco Dellino Roberto Sulpizio Giovanni Zanchetta (Univ. Pisa) Daniela Mele Fabio Dioguardi Bernd Zimanowski (Univ. Wuerzburg) Ralf Buettner (Univ. Wuerzburg) Tobias Duerig (Univ. Wuerzburg) Gregory Valentine (Univ. Buffalo). L'UR dell'Università di Bari comprende ricercatori sia italiani che stranieri con esperienze di ricerca provate dalla partecipazione a numerosi progetti (PRIN, EU, DFG, INGV-PC) e da un elevato numero di pubblicazioni su riviste internazionali di prestigio (vedasi base dati Scopus e ISI) sulle tematiche del vulcanismo esplosivo, anche con riferimento alle eruzioni dei Campi Flegrei e Vesuvio. Le competenze presenti permettono indagini di terreno, laboratorio, modellistica fisica, sperimentali e di simulazioni numeriche sulle correnti piroclastiche attraverso un approccio integrato multidisciplinare. Attraverso questo approccio è possibile validare modelli teorici sul calcolo delle variabili di impatto delle correnti piroclastiche attraverso i dati di campagna ed esperimenti a grande scala. Budget, EURO 65000. UR5. UNIPI: Mauro Rosi Roberto Isaia (INGV-OV) Alessandro Sbrana Paola Marianelli Stefano Vitale (Univ. Napoli) Marco Pistolesi. L’UR di Pisa ha una forte vocazione per il lavoro vulcanologico di terreno e l'analisi attraverso i depositi della vulcanologia fisica delle eruzioni recenti. Il proponente (Mauro Rosi) oltre alla estesa conoscenza di vulcanologia di terreno applicata alla valutazione della pericolosità su un grande numero di sistemi vulcanici, annovera nel proprio curriculum anche una diretta conoscenza della caldera di Rabaul (Papua, Nuova Guinea) per aver condotto studi di terreno delle eruzioni di Tavurvur e Vulcano 1994. S. Sbrana e' stato il responsabile del progetto CARG da poco concluso e vanta vaste conoscenze sul sitema flegreo anche in collaborazione con P. Marianelli con cui è coautore di numerosissime pubblicazioni sullo stesso tema. Roberto Isaia è tra i principali conoscitori della geologia e stratigrafia dell'area flegrea ed è autore di numerosissimi lavori sul tema fatti in collaborazione con un vasto numero di ricercatori di livello internazionale. Budget EURO 80000. UR6. UNIROMA3: Claudia Romano Massimo Mattei Sveva Corrado Guido Giordano Alessandro Vona Arnaldo De Benedetti Lea Di Paolo Elena Zannella Daniele Giordano. Il gruppo ha una forte esperienza di analisi di laboratorio. I laboratori coinvolti nel progetto sono i seguenti: Laboratorio di Vulcanologia Sperimentale di Roma Tre (inserito nel consorzio EPOS), unica sede in Italia che raccoglie in un'unica struttura sia le strumentazione per la sintesi del campione, le misure delle proprietà fisico chimiche del magma e l’analisi del prodotto sperimentale. Laboratorio di Paleomagnetismo. Il laboratorio fa parte del Centro Interdipartimentale di Magnetismo delle Rocce (ICRM). Il laboratorio è equipaggiato per lo studio del fabric magnetico (AMS), della magnetizzazione termica (TRM) e delle proprietà 18 magnetiche dei prodotti vulcanici. Laboratorio di Preparazione e Analisi della Materia Organica. Il gruppo di ricerca è specializzato nell'analisi ottica della maturità della materia organica dispersa nei sedimenti, con l'obiettivo di definirne la storia termica e di seppellimento. Budget EURO 35000. Bibliografia Barberi, F.; Cioni, R.; Rosi, M.; Santacroce, R.; Sbrana, A. & Vecci (1989), R. 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