Il Vesuvio tra arte e ricerca scientifica Nica Fiori - Dom, 14/01/2007 - 00:00 Quando si parla del Vesuvio, il nostro pensiero corre subito all’esplosione vulcanica del 79 d.C., che ha distrutto le città di Pompei, Ercolano e Stabia. L’evento ebbe un cronista d’eccezione, Plinio il Giovane. Da allora vi sono state altre importanti manifestazioni vulcaniche, come quella del 1631, che causò più di 4mila vittime, fino all’ultima del 1944. Ma, forse a causa dei lunghi periodi di quiescenza, il ricordo della pericolosità del Vesuvio si è quasi cancellato. Tant’è che ben 18 comuni, con quasi 600mila abitanti, si trovano attualmente in un’area a forte rischio vulcanico. La mostra «Alla scoperta del Vesuvio», ospitata nel Complesso del Vittoriano (Salone centrale-Ala Brasini fino all’11 febbraio), pone l’accento sugli aspetti scientifici, geologici e di prevenzione, facendo scoprire al visitatore il lavoro svolto dall’Osservatorio Vesuviano per mezzo di strumentazione di monitoraggio antica e moderna, e allo stesso tempo illustra la storia del celebre vulcano con una serie di ex-voto, gouaches, documenti, testi, fotografie, fumetti, installazioni e filmati. Salito alla ribalta della cronaca internazionale con l’eruzione del 16 dicembre 1631, il Vesuvio cominciò ad assumere un ruolo centrale anche nel mondo dell’arte, divenendo una delle poche immagini naturalistiche in grado di evocare un preciso contesto urbano: basti pensare alle innumerevoli gouaches napoletane sette-ottocentesche che lo raffigurano; questo anche perché a partire dalla seconda metà del XVII secolo si trasformò in un vulcano «addomesticato», alla cui sommità i turisti potevano facilmente accedere e da lì assistere a fantasmagorici spettacoli di fuoco. Anche molte opere contemporanee ce lo mostrano, come quelle in mostra di Andy Warhol, Max Ernst, Jannis Kounellis, Francesco Clemente, Mimmo Paladino, Ernesto Tatafiore, come pure i fumetti della strega Amelia, disegnata con le sembianze di Sofia Loren. Decisamente più poetiche sono le tavole dipinte provenienti dal Museo della Madonna dell’Arco: ingenui ex-voto che illustrano alcuni miracoli, come quello di una signora in carrozza che, pur colpita da un lapillo, rimane illesa. Nella sezione scientifica sono esposti diversi materiali eruttivi e strumenti tecnici per lo studio dell’attività vulcanica. Tra le curiosità vi è pure un «medagliere» vesuviano, ovvero una raccolta di grandi medaglie che venivano coniate direttamente nella lava fresca, soprattutto nel primo Novecento, quando il vulcano era ancora a condotto aperto. Ingresso libero