Il Rischio Vulcanico I vulcani sono apparati naturali attraverso i quali le materie fuse (materiale solido, liquido e gassoso ad alta temperatura) provenienti dall'interno della Terra (magma), raggiungono la superficie. Le eruzioni vulcaniche possono avvenire da un unico camino (es. Vesuvio) o da più condotti che si aprono in punti diversi (es. Campi Flegrei) e possono emettere volumi di magma molto variabili. In base alla loro violenza, le eruzioni vulcaniche possono essere suddivise in: effusive, caratterizzate da una bassa esplosività e dall'emissione di colate di lava che scorrono lungo i fianchi del vulcano, ed esplosive, caratterizzate da estrema esplosività e da un'alta colonna eruttiva che si espande verso l'alto formando una nube di cenere. Le eruzioni esplosive più violente possono mutare completamente la morfologia di un luogo: se da un lato accumulano grosse quantità di materiale, dall'altro esse demoliscono l'apparato vulcanico preesistente (come nel caso del sistema vulcanico Somma –Vesuvio). In alcuni casi, la rapida emissione di magma e il vuoto che viene a crearsi in profondità possono provocare lo sprofondamento di vaste aree che prendono il nome di caldere (come per i Campi Flegrei). Il Rischio vulcanico è definito come il prodotto: Rischio vulcanico = Pericolosità vulcanica x Vulnerabilità x Esposizione dove la pericolosità è la probabilità che una data area sia soggetta ad un determinato evento vulcanico distruttivo; la vulnerabilità è il valore percentuale delle vite umane (o beni) a rischio in conseguenza di un dato evento e l’esposizione è data dal numero di vite umane, oppure dal valore in beni immobili, a rischio in un'area vulcanica. Così come definito, il concetto di rischio comprende il fenomeno naturale e la probabilità con cui esso si ripete nonché gli effetti che può determinare sull'ambiente umano. Gli effetti disastrosi di un'eruzione, infatti, sono tanto maggiori quanto maggiore è l'urbanizzazione dell'area circostante il vulcano e quanto maggiore è la probabilità che si verifichino fenomeni di tipo esplosivo. Nelle valutazioni della pericolosità, l'elemento di maggiore difficoltà nello stimare il rischio, è proprio la valutazione della probabilità di eruzione del vulcano, dal momento che la vita di un vulcano abbraccia periodi di tempo dell'ordine delle decine o centinaia di migliaia di anni e per ricostruire la sua storia eruttiva bisogna ricorrere a metodologie in grado di coprire spazi temporali molto più ampi rispetto alla durata della vita umana. La vulnerabilità, invece, è stimata sulla base della pericolosità relativa ai differenti eventi vulcanici. Diversi sono infatti i fenomeni pericolosi connessi all'attività vulcanica: colate di lava, caduta di materiali grossolani (bombe e blocchi), caduta e accumulo di materiali fini (ceneri e lapilli), colate piroclastiche, emissioni di gas, colate di fango, frane, maremoti (tsunami), terremoti, incendi. Nell'Italia meridionale si trovano concentrati numerosi vulcani attivi ed i loro effetti sull'ambiente sono stati particolarmente rilevanti nel passato. Il territorio napoletano è interessato dalla presenza di due tipi diversi di vulcano: il Vesuvio, ad apparato centrale, ed i Campi Flegrei, a campo vulcanico con diversi centri di emissione. A causa dell'elevata urbanizzazione sviluppatasi alle sue falde, il Vesuvio è oggi uno dei vulcani a rischio più elevato al mondo. La sua ultima eruzione è avvenuta nel 1944 ed attualmente esso si trova in stato di quiescenza con possibilità di riprendere l'attività eruttiva in futuro. L’eruzione del Vesuvio non sarà tuttavia improvvisa, ma preceduta da una serie di fenomeni precursori identificabili già diverso tempo prima, attraverso la rete di monitoraggio dell'Osservatorio Vesuviano, che controlla lo stato del vulcano 24 ore al giorno. Per fronteggiare l’evento, inoltre, è stato redatto un piano nazionale d'emergenza sulla base dei fenomeni precursori attesi, che, oltre a suddividere l’area vesuviana in tre differenti zone sulla base del rischio calcolato (rossa, gialla e blu), individua tre livelli di allerta: attenzione, preallarme, allarme, ai quali corrispondono fasi operative successive. I Campi Flegrei sono una caldera vulcanica attualmente in fase di riposo e, come il Vesuvio, presentano un rischio molto elevato per la presenza di numerosi centri abitati nell’area e per la loro immediata vicinanza alla città di Napoli. Come per il Vesuvio, il Piano Nazionale d'Emergenza dei Campi Flegrei, redatto nel 1995 e aggiornato in alcune parti nel 2001, identifica un’area rossa, potenzialmente soggetta allo scorrimento dei flussi piroclastici, e un’area gialla, potenzialmente interessata dalla ricaduta di ceneri e lapilli. L’area dei Campi Flegrei è caratterizzata inoltre dal fenomeno del bradisismo, che consiste in un lento movimento di sollevamento e abbassamento del suolo probabilmente dipendente da variazioni del sistema vulcanico, che producono un aumento di temperatura e di pressione nelle rocce del sottosuolo. Una crisi bradisismica tuttavia, non è necessariamente il primo segnale di un’eruzione, sebbene gli sciami sismici che ne conseguono possono causare danni agli edifici e disagi alla popolazione. Le principali monitoraggio difese e dall’attività prevenzione. Le vulcanica attività di consistono nelle monitoraggio attività sono di affidate all’Osservatorio vesuviano che dispone di una rete di stazioni sismiche progettata per monitorare continuamente le aree vulcaniche attive della Campania (Vesuvio, Campi Flegrei, Ischia) e fornire informazioni relative alla loro sismicità. Per la pianificazione di emergenza, invece, è stata istituita una specifica Commissione Nazionale che ha l’incarico di provvedere all'aggiornamento dei piani d'emergenza dell'area vesuviana e dell'area flegrea per il rischio vulcanico. In base al sistema di competenze previste dalla legge 225/92, gli Enti coinvolti per fronteggiare tale tipo di rischio sono il Dipartimento Nazionale di Protezione Civile, la Regione, la Provincia, la Prefettura, il Comune e tutte le strutture operative nazionali.