Ma quanti sono i collaboratori
parlamentari? Inchiesta di Openpolis
VARESE, 26 febbraio 2017- di GIANNI BERALDO-
Ma quanti sono e come
vengono retribuiti i
collaboratori
parlamentari? Un tema
che sta facendo
discutere anche perchè,
come spesso accade nel
nostro Paese, non esiste
in tal senso una regola
comune con i singoli
parlamentari che
redigono contratti molto
spesso non conformi alla
reale mole di lavoro
svolo o, all’opposto,
collaboratori che si
ricoprono tale ruolo per
parlamentari diversi.
Per capirne di più ecco la bella e dettagliata (come al solito) inchiesta e
raccolta dati effettuata da Openpolis.it.
In Italia la materia è regolamentata poco e male. Gli assistenti di deputati
e senatori svolgono un ruolo fondamentale nelle dinamiche parlamentari, ma
sono molto poche le informazioni che le istituzioni fanno circolare. A
partire da numero complessivo e tipi di contratti usati.
L’Associazione italiana collaboratori parlamentari (Aicp) ha lanciato
un appello ai questori di camera e senato per sapere il numero esatto di
collaboratori con contratto nel parlamento italiano. Una richiesta semplice,
che evidenzia le molte zone d’ombra sulla materia. Ma cominciamo dall’inizio.
Oltre all’indennità (circa 5.000 euro) e alla diaria (circa 3.500 euro), ogni
parlamentare riceve un rimborso spese per l’esercizio del proprio mandato.
Questo rimborso, che ammonta a 3.690 euro alla camera e circa 4.000 euro al
senato, è pensato per sostenere le spese per le attività istituzionali. Metà
è sottoposta a rendicontazione quadrimestrale, l’altra metà è erogata
forfettariamente.
Tra le spese da certificare rientra anche quella per il proprio
collaboratore. In pratica ogni parlamentare ha un budget individuale a
disposizione che può spendere per assumere personalmente un suo assistente. I
dettagli del rapporto lavorativo sono lasciati alla piena discrezione del
politico e del professionista.
Come denuncia l’Associazione italiana collaboratori parlamentari «non vi è
alcun tipo di modello contrattuale al quale il parlamentare possa fare
riferimento, non vi è alcuna relazione fra l’incarico ricoperto, il numero di
ore lavorate e la retribuzione, non vi è alcuna chiarezza sul dovere di
versamento di tasse, contributi e non vi è alcun elemento di trasparenza.
Sebbene vi sia l’obbligo da parte del parlamentare di depositare presso gli
uffici competenti il contratto del proprio collaboratore, permane il ricorso
diffuso a contratti di lavoro atipici, in particolare partite iva e
collaborazioni a progetto, nonostante il rapporto di lavoro abbia, molto
spesso, le caratteristiche del rapporto di lavoro subordinato». Tutti questi
elementi fanno emergere evidenti lacune normative.
Per raccogliere informazioni cruciali l’associazione ha lanciato il
questionario 2016 per i collaboratori parlamentari e cercare così di
sapere quanti sono gli assistenti di deputati e senatori, che tipo di
contratto hanno, che tipo di mansioni svolgono e per quanti diversi
parlamentari lavorano.
Parlamento
Quest’ultimo aspetto è particolarmente interessante. Non è raro infatti che
uno stesso professionista lavori per più parlamentari, nonché per gruppi
politici o partiti nazionali. Poiché anche i gruppi parlamentari ricevono
denaro dalle istituzioni per assumere personale, questa ricorrente
sovrapposizione di incarichi può essere considerata impropria dal punto di
vista dell’uso dei fondi pubblici.
Per cambiare le cose basterebbe prendere esempio da altri paesi europei, o
anche dall’Unione europea stessa. Nel 2005 il parlamento europeo ha adottato
lo “Statuto dei deputati del parlamento europeo” , che all’articolo 21 recita
«1. I deputati hanno diritto ad essere assistiti da collaboratori personali
da loro liberamente scelti. 2. Il parlamento copre le spese effettivamente
sostenute per l’impiego degli assistenti. 3. Il parlamento fissa le
condizioni per l’esercizio di questo diritto».
Tre semplici regole che fanno una grande differenza: i parlamentari scelgono
da chi essere assistiti ma il contratto intercorre direttamente con il
parlamento, che stabilisce anche i criteri e le modalità del rapporto
lavorativo. Sono inoltre previste delle regole di incompatiblità: il
collaboratore del politico non può far parte del personale di un gruppo
parlamentare né di un partito politico di livello europeo, né può essere
retribuito a tempo pieno da una delle istituzioni comunitarie. Infine esiste
anche un registro pubblico degli assistenti parlamentari. Come sottolineato
dall’Aicp la professione è regolamentata anche in Germania, Francia, Spagna e
Gran Bretagna.
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