COCAINA
Le popolazioni delle Ande hanno usato per secoli le foglie di coca in modo rituale ed i conquistatori
spagnoli giunti nel continente sud americano notarono questa usanza alle soglie dell’epoca
moderna. Altri esploratori nella stesso periodo, nel frattempo, vennero a conoscenza di altre droghe
presso i vari popoli asiatici. Cominciò così, tra alterne vicende, a partire dalle grandi esplorazioni ed
il successivo commercio delle droghe, l’epoca delle epidemie di uso, abuso e tossicodipendenze con
i diversi tentativi di arginare tale fenomeno attraverso interventi sociali e legislativi.
Tra accettazione culturale, usi voluttuari d’elite e guerre per il controllo del mercato delle droghe, il
consumo delle sostanze psicoattive è giunto fino all’attuale periodo storico, il quale è caratterizzato
da un consumo sempre più massivo e diffuso ad ogni livello sociale.
Le patologie mentali prevalenti oggi sono sicuramente quelle da uso di sostanze; se ai primi posti si
collocano la dipendenza da nicotina e alcol, di seguito troviamo la marijuana e le altre droghe come
gli oppiacei, la cocaina e le droghe “ricreative” di sintesi.
In termini quantitativi, l’uso della cocaina negli ultimi decenni è aumentato, risalendo nella
graduatoria dei consumi, fino a raggiungere valori simili o superiori a quelli dell’eroina.
Sembra verosimile attribuire questa espansione del consumo di cocaina a diversi fattori.
In primo luogo, bisogna ricordare che alla base dell’uso di una sostanza è correlata una sofferenza,
acuta o cronica dell’individuo. Così ad esempio negli abusatori o dipendenti da sostanze non sono
certamente rari i disturbi di personalità (specialmente borderline ed antisociali ), ai quali possono
affiancarsi anche dei disturbi psicotici, con la gestione degli affetti negativi associati. In generale,
chi usa sostanze ha un deficit nella “autogestione” delle proprie emozioni, dei propri affetti
dolorosi, per cui l’assunzione di una droga può essere vista come una sorta di autoterapia. Questo
deficit va correlato alla propria storia personale e familiare : la famiglia d’origine è quasi sempre
una famiglia “problematica”, dove esiste un coinvolgimento eccessivo degli appartenenti, i confini
ed i ruoli di ciascuno possono presentarsi confusi, non è rara la presenza di episodi di abuso fisico o
trascuratezza da parte dei genitori. Un ambiente familiare di questo tipo non aiuta di certo la
crescita equilibrata degli appartenenti. Ulteriore prova del peso esercitato dalla famiglia è il
riscontro frequente di più consumatori di sostanze all’interno di uno stesso nucleo famigliare.
Nella selezione di una droga, agisce anche un condizionamento sociale. Nel caso specifico della
cocaina in questa fase storica, non può essere trascurato il ruolo dello stile di vita imperante a livello
sociale, la pressante richiesta quotidiana di prestazioni ed efficienza. La cocaina diventa funzionale
alle esigenze ed ai bisogni creati da una società nella quale i valori dell’individualismo,
dell’aggressività, della competizione, della crescita socio-economica ad ogni costo, si accrescono e
propagano sempre più in profondità, coinvolgendo ogni strato sociale ed ogni latitudine. Ad ogni
individuo viene chiesto uno sforzo di adattamento “innaturale” che non è esattamente alla portata di
chiunque. In generale, da una situazione sociale di questo tipo nasce la ricerca di un “aiutino” che
possa sostenere questo modo di essere (o di apparire). La pubblicità propone in tal senso degli
integratori alimentari o dei complessi vitaminici, assolutamente inadatti e insufficienti. Le molecole
sedative o psichedeliche non rispondono più al bisogno di chi ha fatto proprio il desiderio di
“realizzare, fare e produrre”. Si rende così necessaria una sostanza stimolante che fornisca quel di
più di energia richiesta, come la cocaina appunto.
Dall’incontro tra un individuo “vulnerabile”, quale è quello descritto sopra, e la sostanza psicoattiva
che trasforma ed aiuta ad essere almeno “temporaneamente adeguati” al contesto sociale in cui si
vive, scaturisce il legame micidiale della dipendenza. L’uso continuo nel tempo materializza tale
legame adattando e modificando le strutture cerebrali.
Il consumatore di cocaina
Il consumatore di cocaina (abusatore o tossicodipendente) tende ad autovalutarsi positivamente.
Secondo un luogo comune, l’uso di tale stimolante, in confronto alla classica eroina, porta
prevalentemente dei vantaggi : chi la consuma può sostenere ritmi lavorativi pesanti, produrre più
ricchezza, può sperimentare un piacere intenso; e tutto questo senza la necessità di doversi bucare le
vene, come avviene per l’eroina, ovvero una droga che non lascia tracce visibili sul corpo (vene
calcificate, cicatrici e simili). In realtà se andiamo a considerare la cocaina dal punto di vista
chimico, degli effetti che produce a livello di sistema nervoso e delle relative influenze sul
comportamento del consumatore abituale, (non ultime le conseguenze legali e giudiziarie), non si
evidenziano grandi vantaggi o differenze significative con le altre droghe. Negli ultimi anni, ad
esempio, si registra un incremento dell’uso endovenoso della cocaina. Inoltre le sensazioni e
l’energia che la cocaina regala, spesso rendono necessaria la assunzione di una seconda sostanza
(sedativa) come l’alcol, gli psicofarmaci, la cannabis o la stessa eroina, per modulare gli effetti della
prima droga. Dal punto di vista delle conseguenze legali, si può osservare tra i detenuti
tossicodipendenti, una netta prevalenza di consumatori di cocaina rispetto agli eroinomani o agli
assuntori di altre droghe. Spesso i detenuti con una storia di uso importante e duraturo di cocaina
risultano “sconosciuti” ai servizi sanitari pubblici o privati, e quindi non è possibile soddisfare i
criteri per una certificazione, la quale apre la possibilità di accedere ad eventuali misure di
detenzione alternativa al carcere. L’individuo con una dipendenza da cocaina percepisce la fragilità
della propria situazione con molta difficoltà; in genere il paziente chiede aiuto alla struttura sanitaria
solo dopo la comparsa di complicazioni mediche o psichiatriche, cioè molti anni dopo l’inizio di un
consumo regolare.
La droga
La cocaina viene prodotta a partire dalle foglie mature di coca ( Erythroxylon Coca); pianta che si
sviluppa in ambiente caldo umido, tipicamente in sudamerica. I vari tentativi di coltivazione della
pianta nei climi più freddi non hanno dato risultati significativi (scarsa produzione di principio
attivo). La parola coca significa letteralmente "pianta" nel linguaggio degli Indios Aymara.
Le foglie di coca vengono raccolte mature (di colore giallo e consistenza simile alla pergamena) e
messe a seccare al sole; successivamente vengono trattate in vario modo per estrarre i diversi
alcaloidi contenuti.
Nelle foglie gli alcaloidi sono contenuti in una misura inferiore all'1%; di questi la cocaina
rappresenta il 60-80% del totale. La cocaina base, cioè allo stato puro è inodore e incolore,
trasparente e cristallina: è solubile nell'etere ma non nell'acqua.
Il consumo di cocaina avviene attraverso due forme. Una prima forma è quella della cocaina
cloridrato, trasparente e cristallina, solubile in acqua, contiene poco meno del 90% di cocaina pura.
Questa viene inalata per via nasale (sniffata); ma può essere anche iniettata in vena.
Sotto questa forma non può essere fumata perché l’alta temperatura distruggerebbe la molecola.
Seguendo invece un altro processo di preparazione (foglie sciolte nell’acido solforico,
precipitazione degli alcaloidi con carbonato di sodio) si può ottenere la pasta di coca o "free base"
(non è un sale come la cocaina cloridrato), che contiene in grande maggioranza cocaina, ma anche
altri alcaloidi della pianta; l'aspetto è quello della polvere bianca o bruna con un odore dolciastro.
Questa preparazione non è solubile e quindi non può essere ingerita o inalata né iniettata in vena;
però può essere fumata. Una delle forme free base è il crack (ottenuto riscaldando la cocaina con
soda e acqua per eliminare il cloridrato). Questa cocaina che può essere fumata dà sensazioni più
intense ma di minor durata, rispetto alla cocaina cloridrato inalata per via nasale.
Il risultato è che la cocaina fumata può indurre una più intensa e rapida dipendenza.
Nel mercato illegale la cocaina viene venduta tagliata, cioè vengono aggiunte sostanze chimiche
che possono avere una reale azione psicofarmacologica simile alla cocaina (amfetamine,
yohimbina, PCP, procaina, benzocaina, caffeina, efedrina, ...) oppure si usano sostanze che sono
prive di attività (il lassativo mannitolo, il lattosio o zucchero del latte, il talco, il bicarbonato di
sodio, ...); in entrambi i casi la finalità rimane quella di aumentare il volume della sostanza venduta
e realizzare così un maggior guadagno.
Nell'acquistare tale droga si pone sempre il seguente problema :
qual’è il reale quantitativo del principio attivo ? In una minoranza di casi è pressoché assente e
contiene solo sostanze da taglio; normalmente la concentrazione media è poco oltre il 50% di
principio attivo.
Effetti sul sistema nervoso
La cocaina giunta al sistema nervoso, induce un aumento enorme e innaturale della Dopamina
(come ogni altra droga del resto). La Dopamina è la molecola del piacere, dell’euforia, della
ricompensa, prodotta ed usata in specifici circuiti nervosi, (nel cosiddetto “Centro del Piacere o
della Gratificazione”, circuiti mesolimbici, nucleo accumbens). In una prima fase di consumo la
cocaina rende disponibile una grande quantità di Dopamina, attraverso il blocco del suo ripescaggio
nello spazio tra i neuroni (reuptake); da questo deriva la sensazione di euforia. Nel tempo,
continuando a usare cocaina, si verifica gradualmente un adattamento del sistema nervoso; si
riducono sia i recettori della Dopamina che la quantità di Dopamina prodotta, probabilmente per un
aumento della capacità dei neuroni di metabolizzarla. Riducendosi il livello di Dopamina e quindi
anche l’energia e l’euforia bisogna di conseguenza aumentare progressivamente il dosaggio assunto.
Anche altre molecole di neurotrasmettitori vengono coinvolti dalla azione della cocaina
(Noradrenalina, Serotonina, GABA, Glutammato)e questo spiega il corteo di sintomi che
accompagnano abitualmente l’uso di cocaina (tachicardia e ipertensione, aumento della
temperatura, eccetera). Naturalmente possono manifestarsi numerosi altri sintomi, a seconda della
dose assunta, del tipo di preparazione (cocaina o crack) e della propria situazione cerebrale e
psichica di base; tra gli altri sintomi si ricordano i tremori, i comportamenti aggressivi (che causano
di frequente dei problemi legali), l’attacco di panico e dopo un lungo periodo di consumo si
possono manifestare vere e proprie crisi psicotiche (con delirio o allucinazioni).
Nei casi in cui si sviluppa una dipendenza, il rischio di ricaduta nell’uso di cocaina persiste anche
dopo molto tempo dalla cessazione dell’assunzione.
Il decesso per cocaina è possibile per arresto cardiaco o crisi convulsiva con arresto respiratorio.
La terapia
Prevede l’uso di diversi farmaci (molecole usate nella malattia di Parkinson, antidepressivi recenti e
meno recenti, neurolettici. buprenorfina), insieme ad un percorso di tipo psicologico.
Paolo S. Polizzi