Le esternalità come fallimento di mercato

Le esternalità come fallimento di mercato. Definizioni e caratteristiche
(versione provvisoria)
Marisa Faggini – Università di Salerno
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Definizioni e caratteristiche
Nella definizione di Pigou si ha esternalità quando “una persona A nel rendere un determinato
servizio, retribuito, ad una seconda persona B, rende anche incidentalmente dei servizi o dei disservizi
ad altre persone (le quali non producono servizi simili), e di tipo tale da impedire che qualsiasi
pagamento possa essere fatto dalle persone beneficate, od esatto per conto delle persone
danneggiate”1. Dalla definizione pigouviana si evincono due aspetti qualificanti il concetto di
esternalità: le interdipendenze tra soggetti economici da cui si originano costi e benefici addizionali e
il fatto che tali costi e benefici non si riflettano nei prezzi di mercato.
Tutta la letteratura sull’Economia del benessere s’impernia sul principio il mercato di
concorrenza perfetta assicura il coordinamento delle decisioni individuali attraverso il meccanismo dei
prezzi e il raggiungimento dell’ottimalità paretiana.
Prezzo
dell’alluminio
Offerta
(costo privato)
Equilibrio
Domanda
(valore privato)
0
QMERCATO
Quantità di
alluminio
Fig. 1 Equilibrio di mercato ed efficienza paretiana
Dalla determinazione delle curve di offerta e di domanda (Fig. 1) è possibile derivare
indicazioni importanti su costi e benefici in quanto:
1
Pigou 1965
1
- la curva di domanda di un bene riflette il valore di quel bene per il consumatore, misurato
attraverso il prezzo che egli è disposto a pagare. Per ogni data quantità, la curva di domanda mostra la
disponibilità a pagare del compratore marginale cioè il valore dell’ultima unità di merce acquistata;
- la curva di offerta, riflette i costi sostenuti dal produttore di un determinato bene. Per ogni data
quantità, l’altezza della curva di offerta indica il costo sostenuto dal venditore marginale (cioè il costo
dell’ultima unità di merce venduta). In un sistema di concorrenza perfetta e senza interventi esterni (da
parte dello Stato o di privati) il prezzo di una merce si aggiusta in modo da garantire l’eguaglianza di
quantità domandata e offerta sul mercato di quella determinata merce. Si dirà allora che il mercato è
efficiente perché massimizza l’ammontare della differenza tra il valore per il consumatore e il costo
per il produttore di quella merce. Fondamentale per ottenere questi risultati è l’ipotesi che non ci siano
esternalità, ovverosia che:
a) le scelte di consumo di alcuni soggetti non influenzino i livelli di utilità che altri soggetti
derivano dalle loro scelte di consumo;
b) i risultati produttivi di talune imprese non siano influenzate dalle decisioni di produzione di
altre imprese.
Laddove non ricorrono queste condizioni per cui alcune delle variabili che influenzano il costo
di un produttore o l’utilità di un consumatore sono direttamente influenzate dalla decisione di
produzione o di consumo di un altro soggetto e per questi comportamento di consumo o produzione
non esiste un corrispettivo, cioè, non esiste un mercato per i vantaggi o i danni si hanno le esternalità.
Nella rete di interrelazioni che caratterizza l’operare degli agenti economici per queste
manifestazione dell’attività di consumo e/o di produzione –le esternalità- il meccanismo di mercato,
quindi non realizza un’efficiente allocazione delle risorse, in quanto le scelte degli individui, che sono
effettuate sulla base dei prezzi e di costi non riflettono il valore effettivo delle risorse utilizzate2.
La presenza di esternalità è, infatti, una delle condizioni per le quali cessa si valere il teorema
fondamentale dell’economia del benessere; il mercato cessa di essere lo strumento di allocazione
ottimale delle risorse e si allontana dalla posizione di equilibrio paretiano e i prezzi definiti dal
mercato non rispecchiano i valori dei beni3.
Le esternalità assumono le forme più diverse:
- gli scarichi delle automobili sono una esternalità negativa poiché producono smog che viene
respirato anche da chi non compra o non vende automobili;
- il restauro di un palazzo storico apporta una esternalità positiva in quanto anche i passanti e i
turisti godono della loro bellezza;
2
3
Delbono e Zamagni 1999
Mankiw
2
- un cane che abbaia crea una esternalità negativa in quanto disturba il riposo anche dei vicini
dei loro padroni;
- la ricerca nel campo delle nuove tecnologie produce una esternalità positiva perché crea
conoscenze che anche altri soggetti possono utilizzare.
Come è evidente in ognuno di questi casi l’autore di un determinato comportamento (l’avere un
cane, possedere un’automobile, restaurare ect.,) non considera gli effetti esterni del proprio
comportamento su terzi, da qui la necessità di tener conto anche di questi inquadrandoli in un contesto
più ampio quale quello di interesse sociale che si estende al di là del benessere di compratori e
venditori per comprendere anche quello dei terzi che in qualche modo vengono condizionati.
Sia compratori che venditori tendono a non considerare gli effetti esterni delle proprie azioni nel
determinare quanto domandare o offrire, per cui l’equilibrio del mercato non riesce a massimizzare il
beneficio per la società nel suo complesso. Quindi le valutazioni sociali o costo marginale sociale
(CMS) e valutazioni private o costo marginale privato (CMP) non coincidono tra loro (Fig.2). Le
interazioni dirette tra agenti economici, non mediate dal mercato, determinano che una parte della
produzione (consumo) va a beneficiare (danneggiare) qualcuno che a tale produzione (consumo) non
ha contribuito (partecipato), senza che questi debba pagare (esser risarcito) per tale fenomeno. È
evidente, comunque, che la definizione di esternalità dipende dai gusti personali, implica cioè un
giudizio soggettivo per cui quello che rappresenta un’esternalità positiva per qualcuno può non
necessariamente lo è per altri.
Tassonomia delle esternalità
Le esternalità si distinguono in negative e positive a seconda che l’azione di consumo o
produzione comporti un danno o un beneficio per il soggetto non coinvolto in maniera diretta
nell’attività suddetta. All’interno di queste due categorie è possibile distinguere: a) esternalità dal lato
del consumo: un’esternalità di consumo si verifica quando il consumo del bene da parte di un
individuo influenza il livello di utilità di un altro individuo. E’ positiva se l’utilità dell’altro individuo
aumenta, e negativa se tale utilità diminuisce. Esempi possono essere: l’inquinamento dei gas delle
auto, l’inquinamento da rifiuti urbani, la coltivazione del proprio giardino, etc; b) esternalità dal lato
della produzione: un’esternalità di produzione si verifica quando l’attività di produzione di un
individuo influenza il livello di utilità di un altro individuo. Anche qui è positiva se l’utilità dell’altro
individuo aumenta, e negativa quando l’utilità diminuisce; esempi in tal senso sono: l’inquinamento
delle fabbriche, la diffusione della tecnologia grazie all’addestramento dei lavoratori apicoltori e
floricoltori che operino su terreni contigui, etc.
3
Esternalità negative
Analizziamo cosa accade se c’è un’esternalità negativa nella produzione. Esternalità negativa
nella produzione significa che si produce di più di quanto è socialmente desiderabile se esistono costi
non sopportati da chi produce e da chi consuma.
Supponiamo che la fabbrica che produce un certo bene, alluminio produca anche inquinanti.
Qual è l’effetto di questa esternalità sul mercato?
L’impresa che produce alluminio, non tenendo conto dell’inquinamento prodotto, cioè in
assenza di esternalità realizzerà una quantità ottima QMERCATO (Fig.2) in corrispondenza della quale si
verifica l’equilibrio di mercato efficiente. La curva di domanda riflette come sappiamo il beneficio
marginale per l’individuo derivante dal consumo di un’unità addizionale del bene; la curva di offerta
riflette il costo marginale di produzione di un’unità addizionale di bene. Nel punto di intersezione il
beneficio marginale è uguale al costo marginale il che ci permette di dire che questo punto rappresenta
uno scambio efficiente4.
Prezzo
dell’alluminio
Costo
dell’inquinamento
Costo sociale
Offerta
(costo privato)
Ottimo
Equilibrio
Domanda
(valore privato)
0
QOTTIMALE QMERCATO
Quantità di
alluminio
Fig. 2 Equilibrio con esternalità negative
La produzione di alluminio, però comporta l’emissione di una certa quantità di inquinanti che
rappresenta un costo sociale, effetti su terzi, per cui la quantità di equilibrio QMERCATO non rappresenta
una situazione Pareto-efficiente perchè l’effetto esterno negativo non è stato considerato dall’impresa
nella sua decisione di produzione. Come precedentemente accennato nel caso di un bene che non
produce effetti esterni i costi e i benefici marginali da considerare sono solo quelli dei soggetti che
comprano o vendono quel bene; nel caso in cui il bene produce un’esternalità c’è differenza tra i costi
4
Un’allocazione è Pareto-efficiente se il costo marginale è uguale al beneficio marginale. Bosi 2003
4
e i benefici marginali sociali e i costi e benefici marginali privati direttamente coinvolti nella
transazione5.
A causa dell’esternalità negativa il costo sociale della produzione di alluminio è più elevato di
quello sostenuto dai produttori in quanto per ogni unità di alluminio prodotta il costo sociale include
oltre al costo privato della produzione anche il costo per i terzi danneggiati dall’inquinamento. Quindi,
al fine di considerare l’esternalità – l’inquinamento - la curva di offerta che rappresenta il costo
privato, ossia i costi sostenuti dall’impresa per produrre una data quantità di alluminio si sposta verso
l’alto.
Dunque, la curva del costo sociale è più alta rispetto alla curva di offerta perché prende in
considerazione anche i costi esterni che gravano sulla collettività a causa della produzione.
Lo spazio tra le due curve è equivalente al costo dell’inquinamento emesso dal produttore di
alluminio. Rispetto alla curva di offerta che ingloba anche il costo sociale l’equilibrio di mercato si
realizza in corrispondenza della quantità QOTTIMALE la quale rappresenta una soluzione Pareto-ottimale
in quanto si realizza la condizione per cui i costi marginali sociali sono uguali ai benefici marginali
sociali. Da notare che in presenza di inquinanti la soluzione Pareto-ottimale non corrisponde ad un
livello di inquinamento pari nullo, il che implicherebbe una produzione nulla, ma individua un gradi di
inquinamento ottimale.
La quantità di equilibrio è maggiore della quantità socialmente ottima QOTTIMALE. In condizione
di equilibrio del mercato il consumatore attribuisce al bene un valore inferiore al suo costo sociale e
questo vuol di re che a QMERCATO la curva di domanda si trova al di sotto della curva di costo sociale e
che, quindi, riducendo la produzione e il consumo di alluminio rispetto al livello di equilibrio, è
possibile aumentare il benessere economico totale.
Esternalità positive
Esempio di esternalità positive nella produzione. Esternalità positive nella produzione significa
che si produce meno di quanto è socialmente desiderabile se esistono benefici non percepiti da chi
produce e da chi consuma, ad esempio per la presenza di un effetto di trasferimento tecnologico
implicito in una produzione.
La presenza di una esternalità positiva significa che l’attività posta in essere da un soggetto,
nell’esempio un produttore comporta un beneficio ai terzi e, di conseguenza, il costo sociale di
produzione è inferiore a quello sostenuto dai produttori.
Un esempio di mercato di questo tipo è quello dei robot industriali (Fig. 3) in quanto i nuovi
progetti non avvantaggiano solo l’azienda ma la società nel suo complesso dato che le conoscenze
5
Bosi 2003
5
acquisite per questa via diventeranno parte delle conoscenze tecnologiche della società. La diffusione
della tecnologia è dunque una esternalità positiva. A causa della diffusione tecnologica, il costo sociale
di produzione dei robot è inferiore al costo sostenuto dai produttori; sarebbe quindi auspicabile un
aumento nella produzione di robot.
Prezzo
dei robot
Offerta (costo privato)
Valore della
diffusione della
tecnologia
Costo sociale
Equilibrio
Ottimo
Domanda
(valore privato)
0
QMERCATO QOTTIMALE
Fig. 3 Equilibrio con esternalità positiva
In questo caso, lo Stato, per internalizzare l’esternalità, potrebbe offrire sussidi alla loro
produzione. Per essere certi che l’equilibrio corrisponda all’ottimo sociale bisogna fare in modo che
l’ammontare del sussidio corrisponda al valore della diffusione della tecnologia .La curva di offerta è
anche una curva di costi; se deduciamo i benefici esterni (trasferimento tecnologico) si sposta verso il
basso abbiamo quindi due equilibri, con e senza benefici sociali. QMERCATO rappresenta l’equilibrio
senza tener conto degli effetti positivi dell’attività di produzione dei robot, ma non rappresenta una
soluzione Pareto-efficiente. Pareto efficiente è, invece, la soluzione di mercato corrispondente a
QOTTIMALE , soluzione che si realizza tenendo conto dei benefici sociali connessi a questa produzione.
Soluzioni alle esternalità
La teoria economica, se da un lato concorda nell’individuare le esternalità tra le cause che
conducono ad una cattiva allocazione delle risorse, dall’altro non fornisce una spiegazione
unanimemente accettata del perché in presenza di esternalità si parla di fallimento del mercato.
Questo aspetto è importante perché, a seconda della linea di pensiero cui si aderisce, si hanno
implicazioni diverse per quanto riguarda soprattutto il ruolo che lo Stato deve svolgere.
Secondo il filone che si può far risalire a Ronald Coase (1960), un'esternalità esiste quando al
verificarsi di un certo evento le parti coinvolte presentano interessi ed esigenze contrapposte. In
assenza di tutela legale, cioè in assenza di reali diritti di proprietà, ogni parte coinvolta riterrà di essere
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danneggiata e di essere portatrice di generici diritti individuali. L’individuo che subisce, ad esempio
l’inquinamento atmosferico riterrà di dover essere risarcito ma, non esistendo un diritto di proprietà
sull’aria pulita, non potrà adire a nessuna azione legale contro chi inquina.
La sovrapposizione degli interessi mette in luce la natura reciproca delle esternalità: il
produttore di alluminio che inquina l'aria lede il diritto di colui che vivendo in quell’area vuole
respirare aria pulita; nello stesso tempo, però, il divieto ad emettere fumo impedisce al produttore di
alluminio di esercitare un'attività che gli procura profitto. Il fallimento del mercato deriverebbe,quindi
da un problema istituzionale circa la corretta definizione dei diritti di proprietà dove l’essenza di tale
diritto consiste: a) nel diritto di esclusione e b) nel diritto di poter contrattare. Il diritto di proprietà
costituisce l'elemento fondamentale su cui si basa l'economia di mercato. Solo in presenza di una
corretta definizione dei diritti di proprietà si possono effettuare contrattazioni. In base a tale filone,
quindi, il solo problema rilevante è quello di definire con precisione l'attribuzione dei diritti di
proprietà. Sono poi le parti a definire, attraverso scambi mutuamente vantaggiosi, il livello di attività
efficiente.
Secondo il filone di pensiero che potremmo far risalire a Pigou (1965), invece, il mercato
fallisce proprio perché per alcuni beni (mali) è impossibile costruire un mercato. In effetti vi è
esternalità perché chi inquina si trova di fronte ad un prezzo nullo per uno dei due beni che produce –
l’inquinamento-anche se l'inquinato sarebbe disposto a pagare per ridurre quella quantità di
inquinamento: dal punto di vista sociale, l'inquinamento dovrebbe avere prezzo negativo. Manca un
mercato dell’inquinamento.
C’è comunque da evidenziare che in entrambi i filoni di analisi l’origine delle esternalità sono
da ricondurre alla mancata o imperfetta definizione dei diritti di proprietà. Consideriamo l’esempio
dell’impresa che scarica inquinanti della produzione in un corso d’acqua nel quale un’impresa ittica ha
il proprio allevamento. L’acqua pulita in questo caso è un fattore di produzione a tutti gli effetti e come
tale rappresenta una risorsa scarsa per la quale non è stato definito chi e con che limiti ne possieda la
proprietà. Per quanto ci riguarda limiteremo l’attenzione essenzialmente a due delle soluzioni alle
esternalità: una di tipo privato, l’applicabilità del teorema di Coase, l’altra di tipo pubblico, l’imposta o
tassa pigouviana.
Soluzioni private alle esternalità: teorema di Coase
L'interpretazione che fa riferimento ai diritti di proprietà come causa delle esternalità può
servire a renderci meglio conto del perché il mercato fallisce nella determinazione di un equilibrio
efficiente. Abbiamo visto (fig. 2 e 3) che un livello socialmente ottimo di attività economica non
coincide con l'ottimo paretiano se ci troviamo in presenza ci costi esterni. Emerge allora il problema di
come raggiungere l'ottimo sociale (paretiano). In alcuni casi i privati, senza l’intervento del governo,
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possono porre rimedio da soli alle inefficienze del mercato, spostando l’allocazione delle risorse verso
l’ottimo sociale.
Secondo Coase (1960) la causa del fallimento del mercato non è dovuta alla sua natura
intrinseca quanto piuttosto ad una inappropriata condizione reale in cui il mercato opera e che gli
impedisce di svolgere a pieno la sua funzione fondamentale, ovvero allocare in modo efficiente le
risorse scarse.
Il mercato, che sovrintende allo scambio dei diritti di proprietà, come condizione basilare
necessita di un sistema, di una realtà,in cui i diritti di proprietà sono ben definiti ed assegnati. Senza
questa premessa il mercato non può funzionare .Per Coase l’esternalità è la conseguenza di una non
chiara o mancata assegnazione dei diritti di proprietà.
Il teorema di Coase ci spiega, in effetti, quanto efficacemente il mercato riesce a gestire le
esternalità. Secondo questo teorema, se alle parti in causa viene concesso di negoziare senza costi
l’allocazione delle risorse, il mercato riesce sempre a risolvere il problema delle esternalità e ad
allocare le risorse in modo efficiente. In particolare, i privati possono risolvere il problema delle
esternalità autonomamente qualunque sia la distribuzione iniziale dei diritti; cioè le parti in causa
possono sempre negoziare un accordo grazie al quale tutti traggono vantaggio e il cui risultato è
efficiente. Più precisamente il teorema di Coase afferma che:
•
data una definizione precisa dei diritti di proprietà;
•
ipotizzando che non esistano costi di contrattazione;
•
ignorando gli effetti di reddito;
la determinazione del punto di equilibrio che risulta dalla contrattazione fra le parti sarà
indipendente dall'assegnazione iniziale dei diritti di proprietà e risulterà efficiente in senso paretiano.
Partendo da questa constatazione il teorema del Coase sostanzialmente afferma che la
distribuzione dello stato dei diritti è irrilevante per quanto riguarda la determinazione del punto di
equilibrio efficiente. In altri termini, assumere che l'inquinatore sia responsabile (diritti agli inquinati)
oppure irresponsabile (diritti agli inquinatori) è del tutto equivalente per quanto riguarda la
determinazione del punto di equilibrio efficiente.
Questo teorema ha implicazioni importanti concretamente perché mette in luce che i problemi
implicati dalle esternalità (ad esempio dall'inquinamento dell'aria e delle acque) non possono essere
trattati dal punto di vista giuridico semplicemente ignorandoli, oppure simmetricamente vietando
l'attività inquinante, se si vuole raggiungere un punto di ottimo paretiano. Il punto di vista
dell'economista, in proposito, è quello di cercare di determinare il livello di inquinamento ottimale per
quanto riguarda la società nel suo complesso.
È vero che il teorema del Coase afferma che per la determinazione del punto efficiente
l'attribuzione dei diritti è irrilevante, ma da ciò non segue assolutamente che l'attribuzione dei diritti
sia ininfluente dal punto di vista dell'equilibrio. In effetti l'attribuzione dei diritti all'una o all'altra parte
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è rilevante dal punto di vista distributivo, nel senso che il livello di benessere delle parti è differente a
seconda delle ipotesi circa l'attribuzione dei diritti.
Ad esempio, nel caso dell'inquinamento, se il diritto è attribuito agli inquinati, questi devono
essere compensati con un indennizzo a carico degli inquinatori. Al contrario, se supponiamo che il
diritto sia attribuito agli inquinatori, saranno gli inquinati a dover indennizzare gli inquinatori perché
questi si astengano dall'inquinare. Questo significa altresì che in certe condizioni l'attribuzione dei
diritti all'una o all'altra parte è bensì irrilevante a proposito della possibilità di raggiungimento di
ottimi paretiani, ma che gli ottimi paretiani raggiunti nei due casi possono non coincidere.
Ricapitolando quindi possiamo dire che il teorema di Coase è applicabile se:
•
Vi sono solo due controparti nella negoziazione e i diritti di proprietà sono ben definiti
•
Ciascuna controparte conosce perfettamente la funzione dei payoff dell’altra controparte e
agisce in accordo ai comportamenti postulati dall’economia concorrenziale
•
Assenza di costi transnazionali o di altri impedimenti alla contrattazione
•
Atteggiamento delle parti all’accordo piuttosto che alla rotture delle trattative
•
Assenza di effetto reddito. La soluzione di Coase implica trasferimento di ricchezza tra le
controparti non determini un cambiamento delle funzioni di domanda e di offerta
Purtroppo, nella realtà, le trattative tra privati falliscono; alcune situazioni non consentono ai
soggetti economici privati di risolvere autonomamente il problema delle esternalità e questo è da
attribuire essenzialmente al fatto che:
•
Le controparti non sono mai due ma numerose
•
I costi transnazionali e i costi di informazione sulle cause e gli effetti
dell’inquinamento sono molto elevati
•
Gli agenti economici manifestano potere di mercato e non si comportano come
concorrenti perfetti
•
Il disinquinamento è un bene pubblico e quindi si pone un problema di ottima
fornitura. A questo si aggiunga manifestazioni di free riding da parte dei beneficiari
che devono coprire il costo di fornitura
•
Ogni contrattazione implica un problema noto come dilemma del prigioniero.
Così, quando la trattativa tra privati in virtù di quanto esposto, non funziona, e quindi non è
applicabile quanto esposto da Coase, lo Stato può a volte giocare un proprio ruolo in quanto istituzione
nata per agire in nome della collettività.
Soluzioni pubbliche alle esternalità
L’intervento pubblico può rimuovere la divergenza fra costo privato e sociale “internalizzando”
il costo il o il vantaggio procurato dall’operatore al resto della collettività. Ciò può essere ottenuto
attraverso vari strumenti, in particolare si può far ricorso a imposte a carico di coloro che creano
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esternalità negative oppure introducendo una regolamentazione che ne vieti la creazione. Infatti le
soluzioni pubbliche alle esternalità si suddividono in due grandi categorie: le soluzioni basate sul
mercato e la regolamentazione diretta. Mentre le soluzioni orientate al mercato tentano di influenzare
gli incentivi per giungere a soluzioni economicamente efficienti, ad esempio le imposte possono essere
utilizzate per considerare anche i costi sociali connessi ad un determinato comportamento di
produzione o di consumo, la regolamentazione è utilizzata per limitare le esternalità. Esempi in tal
senso sono gli standard obbligatori per l’emissione di inquinanti.
Lo Stato può intervenire per risolvere una esternalità in due modi:
- con provvedimenti di disposizione e di controllo – regolando direttamente i comportamenti.
Questo è quello che avviene, ad esempio, per quanto riguarda lo scarico di rifiuti tossici ed in molti
altri casi di inquinamento: le leggi di tutela dell’ambiente possono assumere molte forme così, a volte
lo stato definisce il livello massimo consento di emissioni di un impianto industriale oppure può
imporre alle imprese l’adozione di tecnologie volte a ridurre le emissioni (es. permessi di
inquinamento negoziabili).
- con politiche di mercato – costruendo un sistema di incentivi che induca i soggetti economici
privati a risolvere autonomamente il problema oppure imponendo delle tasse (le c.d. tasse pigoviane)
che fungono da deterrente e dunque correggere una esternalità negativa.
Soluzioni basate sul mercato: imposta pigouviana
Anche se il meccanismo di mercato da solo non permette di raggiungere l’efficienza paretiana in
presenza di esternalità, è possibile utilizzare un meccanismo simile al mercato per poter ottenere una
soluzione efficiente. È questo il criterio alla base delle soluzione basate sul mercato come le imposte,
le multe, i sussidi e i permessi negoziabili.
Consideriamo gli effetti dell’introduzione di un’impsta pigouviana. Il concetto di tassa
pigouviana è semplice ed intuitivo e segue il principio polluter pays; il funzionamento garantisce il
raggiungimento dell’ottimo sociale mediante meccanismi di mercato e per scelta spontanea
dell’inquinante il quale finisce per sostenere i costi che provoca. Sembra essere una “applicazione”
ideale del teorema di Coase in quanto lo stato è detentore dei diritti di proprietà sul bene inquinato (per
es. aria), e contemporaneamente rappresenta gli inquinati, cioè negozia con l’inquinante accettando un
prezzo solo se superiore al costo marginale sociale
Le tasse pigouviane sono diverse da tutte le altre tasse. La maggior parte delle tasse, infatti,
distorce il sistema degli incentivi e allontano l’allocazione delle risorse dal punto ottimo sociale. La
conseguente riduzione del benessere economico – ovvero della somma di surplus del consumatore e
del produttore – è sempre superiore alle entrate fiscali e, perciò, si genera una perdita secca. In
presenza di esternalità, invece, il nostro panorama deve comprendere anche il benessere dei terzi e la
tassa pigouviana, correggendo il sistema degli incentivi in funzione delle esternalità, induce una
allocazione delle risorse più
prossima a quella socialmente desiderabile. Dunque, una tassa
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pigouviana, pur generando entrati fiscali per lo Stato, riesce a migliorare l’efficienza economica.
Applicare una tassa di questo genere significa internalizzare l’esternalità.
Nella rappresentazione grafica di figura 3, il livello di inquinamento efficiente è raggiunto
imponendo all'inquinatore un'imposta unitaria fissa per unità prodotta Tale tassa sposterebbe verso
l’alto la curva di offerta e, se fosse accuratamente calcolato il suo ammontare, la nuova curva di offerta
coinciderebbe con la curva di costo sociale. L’ammontare della tassa dunque è dato dalla differenza tra
la curva del costo privato e la curva del costo sociale.
Prezzo
dell’alluminio
Costo
dell’inquinamento
Costo sociale
Offerta
(costo privato)
Ottimo
Equilibrio
Domanda
(valore privato)
QOTTIMALE QMERCATO
0
Quantità di
alluminio
Fig. 3 Equilibrio con di mercato con e senza imposte
Si osservi anzitutto che nel nostro caso l'imposta è commisurata alla quantità di bene
inquinante prodotta; il livello di inquinamento, infatti è per ipotesi proporzionale alla quantità di bene
inquinante prodotto. L'aliquota ad esso applicata è determinata dall'ammontare di danno marginale
misurato in corrispondenza dell'allocazione socialmente efficiente. Il gettito che questa imposta
produce verrà attribuito in somma fissa o alla popolazione nel suo complesso o al soggetto vittima
dell'esternalità.
Ora senza internalizzare l’esternalità il mercato raggiunge un punto di equilibrio efficiente in
QMERCATO. L’introduzione di un’imposta commisurata alla produzione individuerà una nuova curva di
offerta per cui il nuovo punto di equilibrio sarà dato da QOTTIMALE. Introducendo un’imposta su ogni unità
prodotta di ammontare uguale al costo marginale sociale dell’inquinamento si indurrà l’impresa a
produrre il livello socialmente efficiente di output.
Tuttavia se l'inquinamento per unità di bene prodotto è suscettibile di variazioni mediante
mutamenti nella tecnologia, come di fatto accade concretamente, l'imposta deve correttamente essere
commisurata all'emissione di agenti inquinanti, perché ciò costituirebbe un incentivo ad adottare il
procedimento tecnologico meno inquinante. Infatti le imprese possono ridurre l’inquinamento producendo
meno o cambiando i metodi di produzione
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