CAP.IV TRASFORMAZIONE E CONVERSIONE DELL’ENERGIA ELETTRICA (Estratto per il Corso di Introduzione ai Circuiti – Accademia Aeronautica – AA 2013/2014) §IV.1 Richiami sul trasformatore ideale Si definisce trasformatore ideale il doppio bipolo, caratterizzato dalle relazioni v1 (t ) a v2 (t ) (IV.1.1) 1 i1 (t ) i2 (t ) a (il coefficiente a - detto rapporto di trasformazione- è numero reale diverso da zero). Tale doppio bipolo può essere letto quindi come trasformatore di tensione e/o di corrente. 1 i1 v1 1’ a 1 2 i1 i2 v2 2’ a 2 i2 e2 v1 1’ 2’ Fig.IV.1.1 – Il trasformatore ideale Nella definizione di trasformatore ideale, non interessa l’evoluzione temporale delle tensioni e delle correnti. In particolare, esse possono essere costanti (regime stazionario) oppure variabili in modo qualsiasi nel tempo (condizione quasi stazionaria); quindi, in generale, 1 p1ass (t ) v1 (t ) i1 (t ) av 2 (t ) ( )i2 (t ) v 2 (t ) i2 (t ) p 2 ass (t ) p 2er (t ) (IV.1.2) a Possiamo quindi affermare che il trasformatore ideale è trasparente alla potenza istantanea. Il trasformatore ideale è convenzionalmente rappresentato come in fig.IV.1.1. Avuto riguardo alla proprietà di trasparenza alle potenze, è diffuso l’uso di considerare la convenzione dell’utilizzatore alla porta 1 e quella del generatore alla porta 2. Il trasformatore ideale è anche un trasformatore di resistenze; infatti se si collega (fig.IV.1.2) un resistore di resistenza R alla porta 2, la resistenza equivalente alla porta 1 vale: Cap. IV – Trasformazione e conversione dell’energia elettrica - pag.1 Req1 1 i1 v1 1’ a v1 av2 v e a 2 2 a 2 2 a 2 Ru (IV.1.3) i1 i2 i2 i2 a 2 1 i2 i1 Ru v2 2’ v1 a 2 i2 Ru e2 1’ 2’ Fig.IV.1.2 – Trasformazione di resistenze Dalle (IV.1.3) si nota che, qualunque sia il valore ed il segno di a, la resistenza vista dal primario si ottiene moltiplicando semplicemente il valore della resistenza collegata al secondario per un numero positivo, pari al quadrato del rapporto di trasformazione. In questo modo si può realizzare, con una scelta opportuna di a, la condizione di adattamento per il massimo trasferimento di potenza sul carico. Considerata la resistenza interna (equivalente) R* del generatore collegato al primario, dovrà essere a R* (IV.2.4) R La costruzione di un componente con le caratteristiche del trasformatore ideale non è semplice; si pongono tuttavia numerose soluzioni di interesse ingegneristico per la realizzazione di trasformatori di tensione, trasformatori di corrente, adattatori che possono avvicinarsi alle condizioni di funzionamento da trasformatore ideale nel caso di grandezze variabili (in condizioni quasi-stazionarie). La realizzazione di tali componenti per il funzionamento anche in regime stazionario comporta l’uso di amplificatori operazionali (a loro volta realizzabili attraverso dispositivi elettronici). In condizioni dinamiche, in particolare in regime sinusoidale, possono essere utilizzati circuiti magneticamente accoppiati per la realizzazione di trasformatori reali il cui funzionamento è collegabile al modello del trasformatore ideale (vedi §IV.1.2). Come si vedrà nei prossimi paragrafi, opportune condizioni ed ipotesi permettono di considerare praticamente realizzato un trasformatore ideale. In regime sinusoidale, le caratteristiche del trasformatore ideali si riscrivono V1 aV2 1 (IV.2.5); I1 I 2 a oltre alla ”trasparenza” alla potenza istantanea, è verificata anche la trasparenza alla potenza complessa: Cap. IV – Trasformazione e conversione dell’energia elettrica - pag.2 ~ ~ 1~ P1ass V1 I 1 aV2 I 2 V2 I 2 P2 er a (IV.2.6); e quindi la trasparenza alla potenza media ed alla potenza reattiva; un’impedenza Ż=R+jX posta al secondario è vista al primario come Z1eq a 2 Z (IV.2.7)(1); la condizione di adattamento si ottiene considerando la (IV.2.4) e la condizione complementare X * a 2 X a R* R (IV.2.7) (2). X* X Il trasformatore ideale è un doppio bipolo adinamico. IV.2 Doppi bipoli dinamici – Circuiti magneticamente accoppiati Si consideri un doppio bipolo ed una relazione del tipo di1 di M 12 2 dt dt di di v 2 M 21 1 L2 2 dt dt v1 L1 (IV.2.1) Tale relazione è tipica del mutuo induttore ideale; in tale componente possono essere considerati i flussi di campo magnetico concatenati con due circuiti: il flusso concatenato con un circuito avrà un contributo collegato alla corrente del primo circuito (flusso di autoinduzione) ed un contributo legato alla corrente dell’altro circuito (flusso di mutua induzione): 1 L1i1 M 12i2 2 M 21i1 L2 i2 (IV.2.2) 1 Nell’impedenza “vista” dal primario si deve tener conto quindi di una variazione del modulo, ma non dell’argomento (quindi, ad esempio, una impedenza ohmico-induttiva sarà vista a monte del trasformatore ideale, ancora come una impedenza ohmico-induttiva) Per questa ragione si è usato spesso tale connessione per realizzare (in elettronica) un adattamento dell’impedenza. Caso tipico è un altoparlante che per funzionare con la massima potenza deve essere adattato all’amplificatore (come ben sanno gli appassionati di audio ad alta fedeltà). 2 Cap. IV – Trasformazione e conversione dell’energia elettrica - pag.3 Si può dimostrare che i due coefficienti di mutua sono uguali (3). L’accoppiamento magnetico tra due circuiti di coefficienti di autoinduzione L 1, L2 e mutua induzione M è valutato dal coefficiente di accoppiamento k=M/√ L1L2. Tale coefficiente è in valore assoluto non superiore all’unità, dovendo essere non negativa l’energia magnetica, funzione quadratica delle correnti, con parametri L1, L2,M . Nel caso sia M 2 L1 L2 (condizione di accoppiamento perfetto, k=±1) l’energia magnetica wm (i1 , i2 ) 1 2 1 2 L1i1 L2 i2 Mi1i2 2 2 (IV.2.3) diventa un quadrato perfetto di un binomio L 1 1 L Wm L1i12 L2i22 Mi1i2 1 i1 k 2 i2 2 2 2 2 2 (IV.2.4) in tal caso, per infinite coppie di valori delle intensità di corrente non nulle i1 k L2 i2 L1 (IV.2.5) l’energia magnetica totale risulta nulla, ossia il campo magnetico è nullo in tutto lo spazio; tale condizione può essere praticamente realizzata con due solenoidi lunghi e sottili addossati, separati da un sottile strato di isolante. Si vedrà più avanti che il mutuo induttore ideale è un doppio bipolo dinamico del secondo ordine, riducibile ad uno del primo ordine nel caso di accoppiamento perfetto. Due circuiti accoppiati possono essere studiati in regime sinusoidale con il modello del doppio bipolo, matrice Z V1 jL1 I 1 jMI 2 V2 jMI 1 jL2 I 2 jL1 Z jM (IV.2.6) jM jL2 Si consideri che il flusso Φ21 del campo di induzione magnetica B1 prodotto da una spira (o avvolgimento) γ1 interessata da corrente di intensità i1 e concatenato con una linea chiusa (spira o avvolgimento) γ2, ossia attraverso una superficie Sγ orlata dalla linea γ è, per il teorema di Stokes, pari alla circuitazione del potenziale vettore A (definito dalla relazione 3 B=rot A): calcolato i t dl i t t 21 M 21i1 A1 t 2 dl2 0 1 1 1 t 2dl2 0 1 1 2 dl1 dl2 . Allo stesso modo può essere 4 1 r12 4 2 1 r12 2 2 12 M 12i2 A 2 t1 dl1 . Si deduce che i due coefficienti di mutua sono uguali. Allo stesso risultato si 2 perviene considerando che l’energia magnetica associata ad una coppia di valori (i 1,i2) è funzione solo di questi valori e quindi il differenziale dWM M 12i1di2 M 21i2 di1 deve risultare esatto, ossia deve essere M 12 M 21 . Cap. IV – Trasformazione e conversione dell’energia elettrica - pag.4 Nel caso di accoppiamento perfetto, il doppio bipolo è equivalente ad un trasformatore ideale con un induttore L1 [L2] in parallelo sulla prima [seconda] porta. Infatti dalle (IV.2.6) si ricava M I2 V1 jL1 I1 jMI 2 L1 I1 MI 2 L1 L1 V2 jMI1 jL2 I 2 MI1 L2 I 2 M I L2 I 1 2 M I1 (IV.2.7) Se risulta M 2 L1 L2 (accoppiamento magnetico perfetto) dalle (IV.2.6)-(IV.2.7) si ha V1 L1 v t j 0 a j 0 1 a 0 V2 M v1 t V1 I I 0 I 1 2 I 1 I 1' jL1 a (IV.2.8) Le tensioni alle porte sono in rapporto “reale” (ossia in fase od in opposizione a seconda del segno di a) come nel trasformatore ideale; le intensità di corrente non rispettano la corrispondente caratteristica del trasformatore ideale, ma si mette in evidenza un termine dipendente dalla tensione alla porta 1 che può essere interpretato come “intensità di corrente a vuoto” quando cioè la seconda porta è “aperta”. 4 1 i1 i’1 L1 v1 a 2 i2 v2 i0 1’ 2’ Fig.IV.2.1 – Rete equivalente in caso di accoppiamento perfetto (a=L1/M) La (IV.2.8) suggerisce l’adozione della rete equivalente di fig. IV.2.1. Un doppio bipolo ad accoppiamento magnetico perfetto è quindi equivalente in regime sinusoidale ad un trasformatore di tensione; esso non è trasparente alla potenza reattiva; per quanto riguarda le correnti, rispetto ad un trasformatore ideale, è presente la corrente a vuoto alla prima [seconda] porta. Tale corrente a vuoto è nulla se alla seconda [prima] porta è collegato un bipolo cortocircuito: in tal caso il doppio bipolo si comporta come un trasformatore (ideale) di corrente, ma ambedue le tensioni sono nulle. 4 Vale qui e nel seguito che le due porte sono del tutto interscambiabili (basta scambiare tutti i pedici). Cap. IV – Trasformazione e conversione dell’energia elettrica - pag.5 Il diagramma vettoriale simbolico relativo al funzionamento di tale doppio bipolo a vuoto è rappresentato in fig. IV.2.2, quello in condizioni di carico generico in fig. IV.2.3. Sarà precisato nel seguito il significato del vettore simbolico associato al flusso d’induzione Φ. i’1=0 1 i1 i2=0 L1 v1 V1 2 a V2 v2 I 0 I1 i0=i1 2’ 1’ Fig.IV.2.2 – Rete equivalente in caso di accoppiamento perfetto a vuoto (a>1) 1 V1 I1 I 1' L1 V1 a 2 I2 V2 V2 Z u I0 1’ I2 u I1' I1 I0 I2 2’ Fig.IV.2.3 – Rete equivalente in caso di accoppiamento perfetto sotto carico (a>1; carico ohmicoinduttivo: angolo di potenza u compreso tra 0 e ) 2 L’intensità della corrente a vuoto è tanto più piccola (rispetto ad i1 ed i2 ) quanto più grande è la reattanza ωL1 rispetto al modulo di Z1eq=a2Zu. Per realizzare valori elevati di L1 si possono realizzare avvolgimenti con elevato numero di spire e disponendoli intorno a nuclei di materiale ferromagnetico (vedi §IV.3). Se l’accoppiamento non è perfetto si può considerare la scomposizione (a valori non negativi) L1=L1‘+L1” e L2= L2‘+L2“ tali che tra L1 “ e L2“ vi sia la condizione di accoppiamento perfetto. Una delle due induttanze L’ può essere scelta ad arbitrio (ad esempio nulla). Quindi la scomposizione ha un grado di libertà. Le (IV.2.6) possono essere riscritte come V1 jL'1 I1 V1* jL"1 I 1 jMI 2 V2 jL'2 I 2 V2* jMI1 jL"2 I 2 (IV.2.9) La rete equivalente diventa quella di fig.IV.2.4. Cap. IV – Trasformazione e conversione dell’energia elettrica - pag.6 L'1 1 I 1' 1* I 1 * 1 V1 V L'2 2* a I2 V2* " 1 L V2 Z u I0 1’ 2 2*’ 1*’ 2’ Fig.IV.2.4 – Rete equivalente generica in caso di accoppiamento non perfetto ( a L " 1 M ) Un doppio bipolo circuito accoppiato ad accoppiamento non perfetto è in genere del secondo ordine (5). Per valutare la condizione di accoppiamento magnetico nel caso ad esempio di trasformatori reali, costituiti ad esempio da due avvolgimenti di N1 e N2 spire, si definiscono i flussi medi di auto e mutua induzione 11 N1 N1 21m i2 0 21 N2 i2 0 L1i1 N1 22 M i1 N2 N 2 N2 12m i1 0 12 N1 i1 0 L2i2 N2 M i2 N1 (IV.2.10) , i coefficienti di dispersione magnetica 1d 2d 11 21m 11 22 12m 22 L1i1 M i1 M N1 N1 N2 1 L1i1 L1 N 2 N1 (IV.2.11) L2i2 M i2 M N2 N N1 2 1 L2i2 L2 N1 N2 e le induttanza di dispersione L1d 1d L1 L1 L2 d M N1 N2 M N2 2 d L2 L2 N1 (IV.2.12) 5 Anche se in fig.IV.2.4 compaiono tre induttanze, esse non sono indipendenti tra loro e possono essere ridotte a due indipendenti (ad es. ponendo L’1=0). Cap. IV – Trasformazione e conversione dell’energia elettrica - pag.7 Si ricava anche che M2 1 1d 1 2d k2 L1L2 (IV.2.13) La condizione di accoppiamento perfetto si realizza quando i due coefficienti di dispersione sono nulli, oppure quando sono di segno opposto e di valore opportuno (ad esempio se il primo avvolgimento ha una spira, la seconda ha due spire di cui una copre la metà della spira del primo avvolgimento: i coefficienti di dispersione valgono 0,5 e -1). Se nello schema equivalente di fig. IV.2.4, relativo all’accoppiamento non perfetto, si sceglie come L’ il valore dell’induttanza di dispersione, si ottiene lo schema ed il diagramma vettoriale simbolico di fig. IV.2.5, in quanto, per la (IV.2.13) L'1 L1d 1d L1 L1 M N1 N2 ; L"1 L1 1 1d M N1 N2 ;a L"1 N 1 M M N2 M L L 1 1d 1 2 d M M L"2 " 1 2 L2 1 2 d ; L'2 L2 L"2 2 d L2 L2 d L1 L1 1 1d L1 1 1d 1 L1d 2 2 1* I 1 I 1' V1* V1 L1 1 1d L2 d a 2* I2 V2* jL2 d I 2 2 1*’ V1* * 2 V V2 Z u I0 1’ jL1d I 1 V1 2*’ u V2 I ' 1 I2 (IV.2.14) I2 I0 I1 2’ Fig.IV.2.5 – Rete equivalente con induttanze di dispersione §IV.3 I circuiti magnetici – I materiali ferromagnetici La soluzione del problema generale della magnetostatica, in presenza di correnti libere e materiali ferromagnetici, risulta particolarmente complessa. Fortunatamente, in molte applicazioni di interesse applicativo, si ottengono ottime soluzioni, attraverso un'analisi simile a quella sviluppata per i circuiti elettrici in condizioni stazionarie. E' possibile, cioè, condurre lo studio facendo riferimento a parametri globali, analoghi a quelli che, nel caso del campo di corrente stazionario (tensioni, correnti, resistenze, ecc.), Cap. IV – Trasformazione e conversione dell’energia elettrica - pag.8 consentono una notevole semplificazione del modello e una valutazione più immediata delle grandezze di interesse. I principi sui quali tale analogia si basa e le limitazioni del modello saranno illustrate nel seguito. Si ricorda che la circuitazione del campo d’induzione magnetica B vale B t dl J o o S E n dS (legge di Ampère-Maxwell) t (IV.3.1) Si considerino condizioni quasi-stazionarie magnetiche (modello QSM), in cui si trascura la densità di corrente di spostamento B t dl J n dS o (IV.3.2) S E’ opportuno separare i contributi al campo d’induzione magnetica B delle correnti nei conduttori o delle correnti di convezione ( densità di corrente “libera” JL ) dalle correnti equivalenti al moto degli elettroni negli atomi e nelle molecole (densità di corrente”vincolata” Jv) e quindi introdurre l’intensità del campo magnetico H (collegabile alle sole correnti libere) e la intensità di magnetizzazione M (collegabile alle sole correnti vincolate). M risulta essere il momento risultante di dipolo magnetico per unità di volume. B t dl J o L J v n dS o H M t dl S H t dl J L n dS (IV.3.3) S M t dl J v n dS S §IV.3.1 Legge di Hopkinson per i circuiti magnetici Consideriamo un avvolgimento di N spire “compatte e serrate” distribuite uniformemente su un supporto a forma di anello (toro) (fig. IV.3.1.1) Applicando la seconda delle (IV.3.3) si verifica subito che il campo H ha struttura circolare ed è nullo all’esterno dell’avvolgimento, mentre all’interno vale H ( r ) r rr 1 2 NI 2r (IV.3.1.1) se il toro è sottile, possiamo considerare il campo praticamente uniforme all’interno e pari al campo sull’asse Cap. IV – Trasformazione e conversione dell’energia elettrica - pag.9 H ( r ) r r r 1 2 NI NI (IV.3.1.2) 2r0 0 r1 r0 I A r2 B Fig. IV.3.1.1 – Avvolgimento toroidale di N spire Si supponga che il supporto non sia di materiale ferromagnetico (ossia si considerino trascurabili gli effetti delle correnti vincolate). Il toro costituisce chiaramente un tubo di flusso del vettore B; il flusso di questo tubo di flusso può essere considerato pari al flusso Φ concatenato con la singola spira. Il flusso di B concatenato con le N spire ed il coefficiente di autoinduzione valgono N 2 I S N N 0 2r0 N 2 S L 0 (IV.3.1.3) 2r0 Se in un avvolgimento toroidale si volesse tener conto della variazione del campo con il raggio di una spira quadrata di altezza b, il coefficiente di autoinduzione potrebbe essere calcolato nel modo seguente (fig.IV.3.1.2): b Fig. IV.3.1.2 – Sezione trasversale del toro Cap. IV – Trasformazione e conversione dell’energia elettrica - pag.10 N1 0 N L I I 0 N bNI 0bN 2 r2 S HdS I r 2r dr 2 ln r1 (IV.3.1.4) r2 1 Dalla (IV.3.3) si ricava B S dl t dl 0 S 0 S H t dl NI (IV.3.1.5) Un tubo di flusso del vettore B viene anche definito come circuito magnetico; la (IV.3.1.5) prende il nome di legge (di Hopkinson) per i circuiti magnetici semplici: la circuitazione del campo H (forza magnetomotrice) è pari al flusso di B per la riluttanza del tubo di flusso (6). L’analogia con un circuito elettrico semplice è immediata H t dl NI E t dl e R I (IV.3.1.6) Analogamente cioè a quanto avviene per il campo densità di corrente J in un conduttore immerso in un mezzo isolante in condizioni stazionarie (per cui definiamo circuiti elettrici elementari interessati da un’intensità di corrente i pari al flusso di J attraverso una sezione e, più in generale, reti elettriche), si possono considerare i tubi di flusso del campo magnetico B interessati dal flusso , come circuiti magnetici elementari, ovvero se riconosciamo una più ampia distribuzione di B, come reti magnetiche. La riluttanza magnetica va quindi attribuita al circuito magnetico o ad un tratto (ramo) di circuito magnetico; il suo reciproco viene denominato permeanza. Si comprende a questo punto, come nelle situazioni del tipo descritto, le due leggi fondamentali della magnetostatica possono essere presentate in forma "circuitale", in cui le forze magnetomotrici Ni prendono il posto delle f.e.m., i flussi prendono il posto delle intensità di corrente e le riluttanze R prendono il posto delle resistenze. Alla luce di questa analogia la (IV.3.1.6) viene spesso indicata come legge di Ohm per i circuiti magnetici. Ai circuiti magnetici possono essere estese per analogia gli elementi delle reti elettriche (nodi, maglie, ….) e le proprietà “circuitali” (scomposizione, equivalenza, …). Per chiarire meglio tale analogia si può far riferimento allo schema mostrato in fig. IV.3.1.3, dove compaiono due tratti in aria (traferri) di spessore δ1 e δ2. Il circuito magnetico 6 La riluttanza dell’anello toroidale in materiale amagnetico (omogeneo) vale 2 r0 0 S Cap. IV – Trasformazione e conversione dell’energia elettrica - pag.11 può essere studiato, in prima approssimazione, trascurando le riluttanze dei tratti in ferro, considerando il circuito elettrico associato (corrispondenze in tab. IV.1): Tab. IV.1 E Ni R1 1 =1/µ0S1 R2 2 =2/µ0S2 I i1 1 i2 2 avendo indicato rispettivamente con il flusso che interessa la colonna sulla quale sono avvolte le N spire e 1 2 i flussi nelle due colonne verticali. i N S µ 0 S1 1 a) µ -> • i i E 2 R2 i 1 R1 b) fig. IV.3.1.3 – Analogia tra circuiti magnetici e circuiti elettrici Le considerazioni sviluppate in precedenza consentono in prima approssimazione di affrontare l'analisi dei circuiti magnetici tipici di alcune macchine elettriche quali i trasformatori. Dalla legge di Hopkinson si ricava anche che considerando i flussi medi di due circuiti accoppiati, si può stabilire una relazione tra coefficienti di auto e mutua induzione e riluttanze “equivalenti” Cap. IV – Trasformazione e conversione dell’energia elettrica - pag.12 L1 N1 i1 i2 0 N2 N11 N1 N1i1 N12 ; L2 i1 i11 1 i2 i1 0 N2 N 22 ; M 2 i1 i2 0 N 2 21m N 2 N1i1 N 2 N1 i1 i11 1 (IV.3.1.7) Il flusso medio di mutua induzione viene anche chiamato flusso principale. La differenza tra il flusso medio di autoinduzione e del flusso principale viene classificato come flusso disperso e, come siè visto, ad esso è associata l’ induttanza di dispersione. §IV.3.2 Comportamento dei materiali ferromagnetici Nel caso dei materiali ferromagnetici (tra i più comuni: ferro, nickel, cobalto, loro leghe e composti) assumono rilevanza il comportamento collettivo (allineamento magnetico) degli atomi di materiali in regioni significative (detti domini di Weiss, delle dimensioni anche superiori al decimo di millimetro). Si consideri nuovamente un anello di materiale ferromagnetico su cui è predisposto un avvolgimento di N spire (fig. IV.3.1.1). Il campo H all’interno dell’anello vale ancora H ( r ) r rr 1 2 NI NI (IV.3.2.1) 2r0 l mentre all’esterno è nullo. Alimentando l’avvolgimento con intensità di corrente I (proporzionale ad H), aduna variazione di corrente in un certo intervallo di tempo corrisponderà una variazione del flusso di B e quindi una tensione valutabile ai morsetti A-B; integrando nel tempo per valori di I crescenti fino ad un valore I max si può ricavare una relazione tra B ed H del tipo in fig. IV.3.2.1 (7). B saturazione Hmax H=NI/l Fig.IV. 3.2.1 Caratteristica B-H di un materiale ferromagnetico Il campo di induzione può essere letto come 7 In realtà la curva (B,H) non è continua, ma frammentata dal meccanismo “a scatto” dell’allineamento, corrispondente al rumore acustico noto come “effetto Barkhausen”( Barkhausen ,1919). Cap. IV – Trasformazione e conversione dell’energia elettrica - pag.13 B o ( H M ) o ( NI M) l (IV.3.2.2) con M (intensità di magnetizzazione) crescente fino al valore Ms di saturazione corrispondente al miglior allineamento degli atomi nei domini di Weiss (il valore di B al “ginocchio” della saturazione è nell’intervallo 1.5-2 T, vedi tab.IV.2). La circuitazione del campo lungo l’asse del toro (nel ferro) risulta B Il termine Ml t dl NI Ml (IV.3.2.3) o assume il significato di totale corrente molecolare equivalente concatenata con la linea . Con tale linea saranno concatenate le correnti elementari determinate dalle particelle (di raggio medio r0) poste a distanza non superiore ad r0 dalla linea . Se la densità di particelle è n, il numero totale di particelle coinvolte è (n r02l); detta im l’intensità di corrente elementare, per la totale corrente molecolare equivalente vale la relazione J 0 l nr02l im n m l Ml (IV.3.2.4) dove m è il momento elementare; pertanto M è il momento magnetico risultante per unità di volume (detto anche intensità di magnetizzazione). I valori di saturazione sono riportati nella tab.IV.2 TAB.IV.2 – Saturazione di materiali ferromagnetici Materiale Intensità di Magnetizzazione Ms [A/m] μ 0Ms [T] Ferro 1.7 106 2.1 Ferro-cobalto 1.9 106 2.4 Acciaio temprato 1.4 106 1.7 Cobalto 1.4 106 1.7 Nickel 0.48 106 0.6 Magnetite 0.50 106 0.6 Se vi fosse linearità tra M e B , si potrebbe scrivere Cap. IV – Trasformazione e conversione dell’energia elettrica - pag.14 B μ o H βB B μo H μ rμ 0 H μ H (IV.3.2.5) 1β con permeabilità magnetica assoluta e r permeabilità relativa potrebbe. In realtà il meccanismo di allineamento degli atomi nei domini è tutt’altro che “lineare” e presenta una saturazione. Per cui è necessario ricavare sulla caratteristica B-H la permeabilità differenziale d H dB rd 0 (IV.3.2.6) dH La permeabilità differenziale relativa varia da circa 250 per bassi valori di H (permeabilità iniziale) ad un massimo di diverse migliaia (può raggiungere anche le centinaia di magliaia per materiali speciali anisotropi a grani orientati) per poi tornare a valori unitari alla saturazione. Oltre a questa marcata non linearità, l’allineamento del magneti per azione del campo non ha natura elastica, per cui si ha il fenomeno dell’ isteresi magnetica: al diminuire delle intensità di corrente cioè di H fino ad annullarsi, il campo B descrive un’altra traiettoria ed il materiale esibisce una induzione residua Br (se Br risulta superiore a 0,4T il materiale viene classificato come magnete permanente o “duro”). Per un ciclo completo di H, non si ha un ciclo di isteresi chiuso (fig. IV.3.2.2); il ciclo di isteresi si assesta dopo numerosi cicli di H (fig. IV.3.2.3). L’area del ciclo di isteresi assestato rappresenta la perdita (in calore) per unità di volume del materiale ferromagnetico. La potenza dissipata per isteresi per unità di volume può essere valutata con la espressione semi-empirica (di Steinmetz) p[ W / m 3 ] BM1,6 (IV.3.2.7) Nelle forniture di materiale ferromagnetico viene usualmente fornita la cifra di perdita, intendendosi con questa indicare la perdita per isteresi per unità di peso (per lamierini di macchine rotanti tale cifra è circa 4 W/kg per l’induzione massima di 1 T) Per i materiali a bassa induzione residua (“dolci”) si definisce una curva di magnetizzazione “normale” (convenzionale) rappresentata dal luogo dei vertici dei cicli di isteresi assestati decrescenti. Su tale curva si definisce una permeabilità differenziale “normale”. Cap. IV – Trasformazione e conversione dell’energia elettrica - pag.15 B saturazione Hmax H=NI/l Fig.IV. 3.2.2 Ciclo di isteresi non assestato B saturazione Hmax H=NI/l Fig. IV. 3.2.3 Ciclo di isteresi assestato Nella fig. IV.3.2.4 è riportata, in scala semilogaritmica, la curva di magnetizzazione normale di una lega industriale al ferro silicio a grani orientati. Cap. IV – Trasformazione e conversione dell’energia elettrica - pag.16 Fig.IV. 3.2.4 Caratteristica di magnetizzazione normale In campo elettronico, considerando un punto di lavoro base tra quelli rappresentati nella curva “normale” di fig. IV.3.2.4, ha interesse considerare un comportamento prevedibile analiticamente da parte del ferro rispetto a piccole variazioni di H e di B (piccoli segnali); ha interesse cioè considerare variazioni così piccole dei campi che il ciclo si chiude “subito” cioè il ferro ha un comportamento reversibile (fig.IV.3.2.5). Si definisce quindi la permeabilità reversibile come B rev H H B Curva “normale” rev Ciclo reversibile ΔB ΔH H=NI/l Fig.IV. 3.2.5 Permeabilità reversibile Cap. IV – Trasformazione e conversione dell’energia elettrica - pag.17 §IV.3.3 Elettromagneti (facoltativo) Si si pratica nell’anello un taglio sottile di spessore δ (fig. IV.3.9) si crea un “traferro” accessibile, in cui il campo magnetico può essere di valore notevole. δ r1 r2 r0 I A B Fig.IV. 3.9 Anello ferromagnetico con traferro Infatti, in presenza di taglio la struttura rappresenta ancora ragionevolmente un tubo di flusso; le linee di B sono praticamente normali e continue alla superficie di separazione ferro-aria al traferro . Ne consegue che il campo H è trascurabile nel ferro e quindi discontinuo al traferro. Per rendersene conto basta considerare la legge di Hopkinson H t dl NI H t dl Fe H t dl traferro Hdl H 0 traferro Btraferro 0 traferro NI (IV.3.17) Si può ottenere quindi (in prima approssimazione) il valore desiderato di B al traferro alimentando l’avvolgimento su ferro (8). In realtà gli elettromagneti si realizzano con strutture componibili quale quella mostrata in fig. IV.3.10. In prima approssimazione, se il ferro lavora ad elevata permeabilità differenziale (lontano dalla saturazione) e se trascuriamo gli effetti degli spigoli, trattasi ancora di un tubo di flusso di B, per cui tali strutture vengono nella pratica chiamati “circuiti magnetici” . 8 La distribuzione di campo magnetico nel ferro (lontano dalla saturazione) non varia quasi per niente se le N spire sono concentrato in un tratto limitato della periferia dell’anello. Cap. IV – Trasformazione e conversione dell’energia elettrica - pag.18 i N fig. IV.3.10 – Struttura di un elettromagnete La mappa del campo magnetico dimostra la consistenza di tale approssimazione (fig. IV.3.11) x x x Ni 1 L fig. IV.3.11 – Elettromagnete reale Indicata con L la lunghezza della colonna, si può comunque osservare che, se il traferro ha dimensioni trascurabili rispetto a L (e, quindi, rispetto allo sviluppo complessivo della struttura in ferro), il campo nell'aria, al di fuori del traferro, è trascurabile rispetto al valore che esso assume nel traferro. Questa considerazione induce, allora, a trattare i sistemi del tipo in esame, introducendo un'ulteriore approssimazione che consiste nel trascurare del tutto il campo in aria (al di fuori del traferro). Ci si riconduce, cioè, ad una situazione nella quale il campo B è “incanalato” nel ferro e prolungato nel traferro, il quale costituisce, sostanzialmente un tubo di flusso (circuito magnetico). Si osservi, in particolare, che mentre H è quasi nullo nel ferro, B si mantiene ivi limitato. Una analisi più approfondita dei campi in presenza materiale ferromagnetico, con particolare riguardo alle interfacce, è presentata nel paragrafo successivo. Cap. IV – Trasformazione e conversione dell’energia elettrica - pag.19 §IV.3.3.1 Comportamento del campo magnetico alla superficie di separazione fra un mezzo a permeabilità molto elevata e l'aria (facoltativo) Sia la superficie di separazione fra un materiale (1) caratterizzato da una permeabilità µ1 ed un mezzo (2) di permeabiltà µ2 come schematicamente indicato in fig.IV.3.3.1.1. Supponiamo che le due permeabilità siano legate da una relazione del tipo µ1>> µ2 , come avviene, ad esempio, quando il materiale 1 è costituito da un materiale ferromagnetico e il mezzo 2 è l'aria (µ2=µ0) L’approssimazione consiste nel considerare µ1/µ2 -> ∞: tale ipotesi evidentemente non corrisponde ad alcuna situazione fisicamente realizzabile, ma può costituire una prima approssimazione per sistemi fisici di notevole interesse applicativo che comprendano materiali ferromagnetici. Si noterà inoltre che tale ipotesi di consentirà di separare con successo lo studio del problema della soluzione del campo all'interno e all'esterno del materiale ferromagnetico. n 1 2 1 2 fig. IV.3.3.1.1 Per studiare il comportamento del campo nel passaggio dal mezzo 1 al mezzo 2, cominciamo ad esaminare le due configurazioni di principio rappresentate in fig. IV.3.3.1.2a e fig. IV.3.3.1.2b: in esse, O è la traccia di un conduttore filiforme rettilineo perpendicolare al piano del foglio, percorso da una corrente i. Nel caso (a), il mezzo a permeabilità infinita (che nel seguito per brevità sarà denominato "ferro") è costituito da una struttura toroidale interrotta in corrispondenza di un traferro di spessore ; nel caso (b), invece, si ha un toro che si concatena con il conduttore interessato dalla corrente i. Prima di esaminare il comportamento dei campi H e B in corrispondenza della superficie di separazione fra ferro e aria, si ricorda che, per due mezzi a permeabilità diversa, in generale risulta: Cap. IV – Trasformazione e conversione dell’energia elettrica - pag.20 n . [B(2)-B(1)] = Bn2- Bn1 = 0 (1) n x [H(2)-H(1)] = Ht2-Ht1 = K (2) Si suppone, inoltre, che in questo caso sulla superficie di separazione non sia localizzata alcuna corrente superficiale libera K, ovvero K=0. Le relazioni suddette possono essere riscritte nella forma seguente: µ1Hn1 - µ2Hn2 = 0 (3) (Bt1/µ1) - (Bt2/µ2) = 0 (4) Per studiare le due situazioni sopra schematizzate imponiamo, inoltre, la condizione di regolarità all'infinito. µ ->• 1 µ ->• 1 O µ 1 O 0 2 µ0 1 2 µ0 2 b) a) fig. IV.3.3.1.2 Caso (a) Nell'aria il campo di induzione B sarà senz'altro limitato; ne consegue che la componente normale di B, Bn2, risulta limitata (e quindi anche Hn2); per la (1), anche la Bn1 risulterà limitata e, data la caratteristica B-H del ferro, ne consegue che Hn1=0. In questa situazione osserviamo dunque che nel ferro il problema può essere studiato sulla base del seguente modello: rot H = 0 ; divH = 0 Cap. IV – Trasformazione e conversione dell’energia elettrica - pag.21 D'altra parte il ferro costituisce un dominio semplicemente connesso nel quale l'ipotesi di irrotazionalità di H consente di introdurre un potenziale scalare, dal quale far discendere tale campo. Avremo cioé H = grad e all'interno del ferro il problema risulta descritto da: = 0 Hn1= ∂/∂n=0 Si tratta dunque di risolvere un problema di Neumann la cui soluzione risulta peraltro banale. Infatti, su risulta = cost che implica = costante all'interno e, di conseguenza, H= grad= 0 nel ferro. L'ipotesi µ -> ∞ dà, dunque, origine ad un problema che risulta formalmente simile a quello relativo alla determinazione del campo elettrico E all'interno di un conduttore perfetto ( ->∞). La soluzione di questo problema consente inoltre di affrontare anche il problema esterno. Infatti, per la (2), Ht1=Ht2=0 e poichè Bt2=µ0Ht2 anche la componente tangente di B nell'aria risulterà nulla. Ciò implica che il campo B emerge perpendicolarmente da nell'aria, dove le equazioni risultano: divB = 0 ; rot B = µ0Jlib con la condizione al contorno del tipo Bt2=0. Resta a questo punto da determinare l'andamento di B all'interno del ferro. Tale ultimo problema può essere affrontato sulla base della conoscenza di B ottenuto dalla soluzione di del problema esterno: divB = 0 ; rot B = 0 con la condizione al contorno del tipo Bn1=G(P), con G(P) funzione di punto, ricavabile dalla soluzione del problema esterno. Bt1 risulterà indeterminata (in ogni caso limitata o nulla) dovendo essere nulla la Ht1. Una tabella riassuntiva servirà a chiarire gli andamenti delle componenti tangenti e normali di H e B per la configurazione in esame (Tabella I). Un disegno qualitativo delle linee di B all'interfaccia è quello rappresentato in fig. IV.3.3.1.3. Cap. IV – Trasformazione e conversione dell’energia elettrica - pag.22 Tabella I Ferro (1) Aria (2) Ht 0 0 Hn 0 limitata Bt indeterminata 0 Bn limitata limitata 1 Ferro B 2 Aria B fig. IV.3.3.1.3 Caso b) Si osserva che in questa configurazione, essendo il dominio non semplicemente connesso, non è possibile introdurre un potenziale scalare per il campo magnetico. Notiamo, peraltro, che in applicazioni di notevole rilievo, come ad esempio nel caso del trasformatore, il dominio toroidale concatena una corrente quasi nulla. Ciò consente di ritornare ad una situazione simile a quella descritta nel caso a). Una valutazione delle componenti dei campi B ed H può peraltro essere ottenuta sulla base delle seguenti considerazioni. La componente tangente di H nell'aria, Ht2, si mantiene limitata su dovendo soddisfare la legge di Ampère; si avrà, quindi che anche Ht1, per la (2), si manterrà limitata. Poichè µ1 -> ∞, essendo Ht1 limitata, ne consegue che Bt1 risulterà illimitata. La componente tangente di B nell'aria, Bt2, risulterà, invece, limitata (Bt2=µ0Ht2). Essendo B limitato nell'aria si mantiene limitata la sua Cap. IV – Trasformazione e conversione dell’energia elettrica - pag.23 componente normale Bn2 che è continua all'interfaccia (Bn2=Bn1): per la (3), risulta, dunque, nulla la componente normale Hn1 nel ferro. Da queste posizioni discende, inoltre, che Hn2 deve risultare limitata (Hn2=Bn2/µ0). Le singole componenti dei campi H e B possono pertanto essere valutate secondo lo schema sintetico riportato nella Tabella II. Tabella II Ferro (1) Aria (2) Ht limitata limitata Hn 0 limitata Bt illimitata limitata Bn limitata limitata Un disegnoo qualitativo delle linee di H all'interfaccia è quello rappresentato in fig. IV.3.3.1.4. 1 F erro H H 2 Aria fig. IV.3.3.1.4 La configurazione di fig. 2a) è tipica delle applicazioni nelle quali è necessario poter disporre di un assegnato valore di campo di induzione magnetica nella regione del traferro (ad esempio negli elettromagneti). La configurazione in cui il ferro ha struttura toroidale (del tipo di fig. 2b) risulta, come già accennato, di notevole interesse nei casi in cui esso è concatenato con correnti uguali e opposte. In tali casi (si pensi ad esempio al caso del trasformatore in cortocircuito), pur essendo il ferro completamente chiuso, in esso, il campo magnetico si mantiene nullo, dovendo rispettare la legge di Ampère. Cap. IV – Trasformazione e conversione dell’energia elettrica - pag.24 §IV.3.4 Le correnti parassite nel ferro (facoltativo) Si consideri un cilindro di materiale conduttore di lunghezza Δz, di raggio r* e di resistività η, immerso in un campo uniforme B(t)=B sen ωt diretto lungo l’asse del conduttore (fig. IV.3.4.1). Considerata una generica circonferenza coassiale γ di raggio r, il flusso concatenato con tale linea ed il valore efficace della relativa f.e.m. indotta valgono r* r γ dr fig. IV.3.4.1 – Cilindro metallico (correnti indotte) r B M r 2 sin t et d dt B M r 2 cos t E EM 2 B M r 2 2 Ad ogni linea γ si può associare un conduttore elementare di spessore infinitesimo dr, la cui conduttanza equivalente (per conduzione “azimutale”) vale dr 1 z dr 2r cui si può associare una dissipazione elementare 2 1 B M r 2 z dr 2BM2 z 3 dP E dr r dr 4 2 2r 2 La potenza dissipata totale vale 2 1 B M r 2 z dr 2BM2 z r * 4 P dP 2 r 16 2 0 0 r* r* quella per unità di volume Cap. IV – Trasformazione e conversione dell’energia elettrica - pag.25 2 BM2 r * 2 P p 2 R z 16 Le correnti indotte vengono dette correnti di Focault (se non volute, come nel ferro dei trasformatori, vengono dette parassite) producono quindi delle perdite proporzionali al quadrato della frequenza, al quadrato dell’induzione massima, al quadrato del raggio (o, in generale, di una larghezza equivalente) ed inversamente proporzionale alla resistività del materiale. Per ridurre quindi tali perdite si procede quindi a costruire il nucleo di ferro attraverso lamierini isolati tra di loro, in modo da presentare una larghezza d (collegabile ad r*) molto limitata. Per l’impiego ad alta frequenza (es antenne) si preferisce usare ferro ad elevata resistività quali ossidi di ferro sinterizzati (ferriti) che presentano tuttavia bassa induzione limite e elevata perdita per isteresi. Si è visto quindi che le perdite nel ferro per isteresi (formula di Steinmetz) sono proporzionali ad una potenza dell’induzione massima nel ferro pari a 1.6, mentre le perdite per correnti parassite sono proporzionali al quadrato dell’induzione massima nel ferro. In una struttura ferromagnetica semplice possiamo far riferimento al flusso di induzione principale e quindi possiamo schematizzare con accettabile approssimazione le perdite nel ferro con un resistore RFe sottoposto alla tensione V*1, dando luogo allo schema di fig. IV.3.4.2 1 L1d I1 I V1 L1 1 1d 1’ I 1' I Fe * 1 V RFe a L2 d I2 V2* 2 V2 Z u I0 2’ Fig. IV.3.4.2 – Schematizzazione delle perdite nel ferro In tale schema individuiamo la “corrente di magnetizzazione” Iμ (collegata al flusso principale) e la corrente IFe (collegata alle perdite nel ferro). E’ chiaramente da sottolineare che, oltre all’approssimazione introdotta, vi sarebbe anche da tener conto della consistente non-linearità della caratteristica magnetica, che porta a tensioni e correnti Cap. IV – Trasformazione e conversione dell’energia elettrica - pag.26 distorte, di cui gli schemi “lineari” proposti non possono tener conto; si dovrà quindi procedere ad una opportuna analisi armonica nel dominio del tempo (scomposizione in serie di Fourier) delle grandezze in esame, che esula dai limiti di questo corso. §IV.3.5 Le perdite nel rame (facoltativo) Nel trasformatore reale gli avvolgimenti in rame danno luogo a perdite, schematizzabili come in fig. IV.3.5.1, PCu R1 I 1 R2 I 2 2 V1 R1 I 1 V1* jL1d I 1 jL2 d I 2 V2* 1 I2 L1d I1 V1* V1 I1 V2 u I1' 2 a L1 1 1d R1 I2 V2* R2 I2 L2 d 2 V2 Z u I0 1’ I0 I 1' 2’ Fig. IV.3.5.1 Schematizzazione perdite nel rame A vuoto le perdite nel rame valgono PCu 0 R1 I 102 L’intensità di corrente a vuoto è molto minore di quella nominale o di funzionamento ordinario del trasformatore (eccetto i TV o trasformatori voltmetrici) per cui si può parlare di una resistenza equivalente PCu R1e I 12 R2 e I 22 R1e R1 a 2 R2 R2 e R2 R1 a2 La resistività dei materiali impiegati negli avvolgimenti (in genere, rame) dipende dalla temperatura di lavoro. Questa dipende sia dalle condizioni ambientali che dalle condizioni di funzionamento; inoltre non è uniforme. Può essere assunta una temperatura di riferimento o fattori correttivi (vedi Norme CEI-CENELEC) per la valutazione dei parametri equivalenti in prove mirate (vedi prova di corto circuito). Cap. IV – Trasformazione e conversione dell’energia elettrica - pag.27 Considerando che i coefficienti di dispersione sono in genere molto inferiori all’unità, si usano frequentemente gli schemi equivalente semplificati di fig. IV.3.5.2, in cui vengono riportati anche i parametri corrispondenti alle perdite nel ferro. 1 I 1' I1 L2 d a L1d a2 V1 2 I2 " L1 V1 V2 Z u L"2 R1 a) R2+R1/a2 * 2 L1d a2 2 I2 V2 V I 02 I0 1’ L2 d 1 1’ 2’ b) R2+R1/a2 Fig. IV.3.5.2 – Schemi semplificati: a) parametri longitudinali da un lato, parametri trasversali dall’altro; b) tutti i parametri da un lato ---------------------- Cap. IV – Trasformazione e conversione dell’energia elettrica - pag.28 2’