FINOCCHIO Foeniculum vulgare dulce Miller Sin. Foeniculum officinalis Famiglia: Apiaceae (Umbrelliferae) Ecologia Descrizione Il finocchio spontaneo è sensibilmente differente dalla varietà coltivata, detta “dolce”. Il finocchio selvatico è una bella perenne, dal fusto ramificato che può raggiungere in altezza anche i 2 m. Le foglie sottili sono di colore verde glauco. In estate compaiono grandi ombrelle costituite da numerosi piccoli fiori gialli. In seguito matureranno i frutti, degli acheni, inizialmente verdi e poi grigiastri, contenenti semi particolarmente aromatici. Il finocchio coltivato invece è una pianta annuale dalla radice fittonante. A livello del colletto le foglie presentano guaine molto larghe, carnose e sovrapposte a formare il caratteristico grumolo bianco utilizzata a scopo alimentari. La raccolta dei grumoli avviene in tutte le stagioni, secondo le zone di produzione: in genere a 90 giorni dalla semina. L’apparato vegetativo epigeo può elevarsi con rami frondosi fino a 60-80 cm. Le foglie sono pinnato-composte. Quando la pianta trascorre almeno un mese a temperature inferiori a 7°C passa dalla fase vegetativa alla fase riproduttiva, formando lo scapo fiorale ramificato che porta fiori gialli riuniti in infiorescenze a ombrella composta. L'impollinazione è di norma incrociata, ad opera dei pronubi. Il frutto è oblungo o ellissoide ed ha un aroma caratteristico molto apprezzato in cucina. I finocchi coltivati possono essere ascritti alle varietà Finocchio nostrale, prevalentemente diffuso nell'Italia centro-settentrionale (Dolce di Firenze, di Chioggia, di Lecce, di Bologna, Romano) e Finocchio grosso d'Italia estesamente coltivato al Sud (di Sicilia, di Palermo, di Messina, di Napoli, di Reggio Calabria). La pianta spontanea, tipica dell’area mediterranea, ama il sole e i terreni ghiaiosi. La varietà coltivata invece si trova ormai in tutta Italia, preferendo terreno di medio impasto con presenza di sostanza organica. Nei terreni molto compatti il grumolo tende a svilupparsi fuori terra andando incontro a grave deprezzamento perché in queste condizioni inverdisce e sviluppa germogli tra le guaine. La coltivazione prevede che le piante vengano disposte in file e distanziate di circa 25 cm l'una dall'altra. Richiede frequenti e abbondanti irrigazioni e preferisce un clima temperato di tipo mediterraneo. Durante il ciclo vegetativo necessita di temperature non troppo basse e per questo le condizioni migliori di coltivazione si hanno lungo i litorali, sia in collina che in piano. Aspetti interessanti ¾ ¾ ¾ ¾ ¾ I principi attivi contenuti sono: anetolo (da cui dipende il suo aroma), fencone, galattogeno, chetone anisico, dipinene, canfene, fellandrene, dipentene e acido metilcavicolo. Per questo ha proprietà emmenagoghe, diuretiche, carminative, aromatiche, antispasmodiche, antinfiammatorie, epatiche. Da sempre è utilizzato da chi presenta difficoltà digestive, aerofagia, vomito. Addirittura un tempo le puerpere lo consumano poiché nel periodo dell'allattamento, si riducevano le coliche d'aria nei bambini. Del resto anche gli adulti utilizzano tisane di semi di finocchio per ridurre i gonfiori addominali. La raccolta del fiore del finocchio selvatico avviene in Italia appena il fiore dischiude, ovvero normalmente a partire dalla metà d'agosto fino a settembre inoltrato. Il fiore si può usare fresco oppure seccato (all’ombra). I frutti dati da diacheni si possono raccogliere all'inizio dell'autunno. Molto importante è il contenuto in sostanze estrogeniche naturali, i flavonoidi o fitoestrogeni, che pur essendo presenti in quantità limitata, sviluppano ugualmente la loro attività: non sono quindi assolutamente tossici o dannosi, pur esercitando un effetto equilibrante sui livelli degli ormoni femminili. Attenua la sindrome premestruale e molti dei problemi legati alla menopausa. I fitoestrogeni proteggono anche il seno dall'attacco di A cura di Patrizia Pedron ¾ ¾ ¾ ¾ ¾ ¾ ¾ ¾ ¾ eccesso di estrogeni che possono essere cancerogeni. Aumenta il latte nelle donne che hanno appena partorito sempre per la presenza di fitoestrogeni che sono alla base della proprietà galattogena. È diuretico, disintossicante, depurativo del sangue e in grado di sciogliere i calcoli renali. Agisce sul sistema digerente grazie alla sua abilità di stimolare l'appetito e la secrezione gastrica, dovuta all'azione dell'olio volatile e di altri principi aromatici. Gli aromatici sono anche usati per alleviare le flatulenze, aprire i passaggi nasali, migliorare il sapore delle medicine e dare sostegno psicologico. Agisce sul sistema immunitario e contrasta le infiammazioni. L'infuso può essere usato come sciacquo per gli occhi o compressa per occhi per curare le congiuntiviti e le infiammazioni delle palpebre (blefarite). Similmente all'anice ha effetto calmante su bronchite e tosse. In effetti è anche un addolcente per tutti gli sciroppi preparati a questo scopo. I frutti di finocchio pestati ed uniti ad argilla verde ventilata servono per preparare un dentifricio che rinfresca l'alito e rinforza le gengive. In cucina si possono usare tutte le parti del finocchio: il bulbo si può mangiare crudo nelle insalate oppure lessato e gratinato e si può aggiungere agli stufati; i fiori si usano per aromatizzare le castagne bollite, i funghi al forno o in padella, le olive in salamoia e le carni di maiale; i “semi” in realtà frutti, si usano per aromatizzare ciambelle o altri dolci casalinghi e per speziare vino caldo o tisane; le foglie fresche e sminuzzate insaporiscono minestre, piatti di pesce, insalate e formaggi. Curiosità Il nome scientifico del finocchio selvatico viene dal latino “foenum” ovvero fieno, per sottolineare come le foglie siano sottili similmente a quella graminacea. Quello della specie ha a che vedere con la frequenza di incontro, ovvero al fatto che è molto comune nelle zone mediterranee di origine; lo specifico del sinonimo “officinalis” si riferisce ai numerosi usi della farmacopea tradizionale. La varietà “dulce” deve l’appellativo alle caratteristiche del grumolo edule. Alcune espressioni come “lasciarsi infinocchiare” derivano dall'abitudine dei cantinieri di offrire spicchi di finocchio orticolo a chi si presentava per acquistare il vino custodito nelle botti. Il grumolo contiene tali e tante sostanze aromatiche da rendere gustoso anche il vino della qualità più scadente: in questo modo si vendeva come ottimo un vino dalle dubbie qualità! Il termine “finocchio”, utilizzato spregiativamente per denotare un uomo con atteggiamenti femminili e successivamente per indicare genericamente gli omosessuali, risale secondo alcuni studiosi al Medioevo. Sembra infatti che la Santa Inquisizione mettesse al rogo i presunti colpevoli sia di stregoneria che di omosessualità. Per purificare tali carni impure, alle fiamme veniva aggiunta una fascina di finocchio selvatico. Secondo altri è semplicemente una leggenda priva di fondamento e l’uso potrebbe derivare dal fatto che il termine, originariamente indicava qualcosa di scarso valore, assumendo più tardi il significato di “persona di poco valore, spregevole”. Per approfondimenti: http://it.wikipedia.org www.agraria.org www.giovannidall’orto.com Foto tratte dai siti indicati. A cura di Patrizia Pedron