la cosa pubblica Gestione ambulatoriale del paziente di interesse cardiologico: ruolo del medico di medicina generale e del cardiologo, tra sostenibilità ed appropriatezza Roberta Rossini1, Daniela Lina2, Marco Ferlini3, Giuseppina Belotti4, Salvatore Ivan Caico5, Fabrizio Caravati6, Pompilio Faggiano7, Annamaria Iorio1, Davide Lauri8, Corrado Lettieri9, Emanuela Teresa Locati10, Antonio Maggi11, Ferdinando Massari12, Andrea Mortara13, Luigi Moschini14, Giuseppe Musumeci15, Daniele Nassiacos16, Fabrizio Negri17, Domenico Pecora11, Simona Pierini18, Roberto Pedretti19, Pierfranco Ravizza20, Michele Romano9, Fabrizio Oliva10 Dipartimento Cardiovascolare, ASST Papa Giovanni XXIII, Bergamo 2 U.O. Cardiologia, Azienda Ospedaliero-Universitaria, Parma 3 S.C. Cardiologia, Fondazione IRCCS Policlinico San Matteo, Pavia 4 U.O. Elettrofisiologia, Ospedale di Treviglio, ASST Bergamo Ovest 5 U.O. Cardiologia, Ospedale S. Antonio Abate di Gallarate, ASST Valle Olona, Varese 6 U.O. Cardiologia 1, Dipartimento Cardiovascolare, Ospedale di Circolo e Fondazione Macchi, ASST dei Sette Laghi, Varese 7 Cardiologia, Azienda Ospedaliera Spedali Civili, Brescia 8 Medico di Medicina Generale, Presidente Cooperativa Medici Milano Centro 9 Dipartimento Cardiotoracovascolare, ASST Carlo Poma, Mantova 10 Dipartimento Cardiotoracovascolare “A. De Gasperis”, ASST Grande Ospedale Metropolitano Niguarda, Milano 11 U.O. Cardiologia, Fondazione Poliambulanza, Brescia 12 U.O.C. Malattie Cardiovascolari, Fondazione IRCCS Ca’ Granda-Ospedale Maggiore Policlinico, Milano 13 Dipartimento di Cardiologia Clinica, Policlinico di Monza, Monza (MB) 14 U.O. Cardiologia, ASST Cremona-Ospedale di Cremona 15 S.C. Cardiologia, Ospedale Santa Croce e Carle, Cuneo 16 U.O. Cardiologia, Ospedale di Saronno, Saronno (VA) 17 ASL 312 di Pavia, Distretto di Casteggio, Casteggio (PV) 18 U.O.C. Cardiologia, ASST Nord Milano, Cinisello Balsamo (MI) 19 U.O. Cardiologia, IRCCS Fondazione Salvatore Maugeri, Istituto Scientifico di Tradate, Tradate (VA) 20 Centro Cardiologico Riabilitativo, Ospedale A. Manzoni, Lecco 1 The increasing rate of cardiovascular diseases, the improved survival after the acute phase, the aging of the population and the implementation of primary prevention caused an exponential increase in outpatient cardiac performance, thereby making it difficult to maintain a balance between the citizen-patient request and the economic sustainability of the healthcare system. On the other side, the prescription of many diagnostic tests with a view to defensive medicine and the related growth of patients’ expectations, has led several scientific societies to educational campaigns highlighting the concept that “less is more”. The present document is aimed at providing the general practitioner with practical information about a prompt diagnosis of signs/symptoms (angina, dyspnea, palpitations, syncope) of the major cardiovascular diseases. It will also provide an overview about appropriate use of diagnostic exams (echocardiogram, stress test), about the appropriate timing of their execution, in order to ensure effectiveness, efficiency, and equity of the health system. Key words. Appropriateness; Cardiologist; General practitioner; Outpatient visit, Patient. G Ital Cardiol PREMESSA © 2017 Il Pensiero Scientifico Editore Ricevuto 05.12.2016; nuova stesura 02.01.17; accettato 04.01.2017. Gli autori dichiarano nessun conflitto di interessi. Per la corrispondenza: Dr.ssa Roberta Rossini Dipartimento Cardiovascolare, ASST Papa Giovanni XXIII, Piazza OMS 1, 24127 Bergamo e-mail: [email protected] Le malattie cardiache costituiscono in Italia uno dei più importanti problemi di salute pubblica: esse sono, infatti, tra le principali cause di morbosità, invalidità e mortalità1. Lo spettro delle situazioni cliniche da affrontare e gestire in ambulatorio per il follow-up di pazienti che hanno già avuto eventi è quindi ampissimo, così come estremamente diverG ITAL CARDIOL | 1 R Rossini et al sificato può essere l’outcome clinico e quindi la conseguente necessità ed intensità del follow-up richiesto. In molti casi, chi sopravvive ad una forma acuta diventa un malato cronico con notevoli ripercussioni sulla qualità della vita e sui costi economici e sociali che la società deve affrontare. Al volume di prestazioni ambulatoriali necessario per la gestione di coloro che sono oggetto di prevenzione secondaria e con stabilità clinica, si sommano poi le prestazioni richieste per la valutazione di pazienti in cui si sospetta l’insorgenza di un nuovo, rilevante problema cardiologico per l’insorgenza di sintomi sospetti per cardiopatia. È evidente come sia difficile integrare la gestione delle prestazioni ambulatoriali del paziente cronico con quelle del paziente con attualità cliniche. Il quadro generale è reso ancor più complesso dalla progressiva implementazione della prevenzione cardiovascolare primaria, volta alla correzione dei fattori di rischio cardiovascolare, anche nei pazienti che non presentano patologia cardiologica nota o sospetta. Anche questo ha infatti contribuito ad incrementare la richiesta di prestazioni cardiologiche ambulatoriali. Inoltre, non va trascurato che anche il progressivo incremento dell’aspettativa di vita con il conseguente aumento della popolazione anziana, e dei pazienti fragili, ha ulteriormente contribuito, nel recente passato, alla lievitazione dei numeri delle prestazioni cardiologiche ambulatoriali. Infine anche la prescrizione di numerosi esami diagnostici in un’ottica di medicina difensiva e talvolta finalizzata a rispondere alle aspettative dei cittadini-utenti ha contribuito a moltiplicare ulteriormente i numeri. È ben noto che in questo scenario il volume delle prestazioni richieste al cardiologo in regime ambulatoriale è enorme ed altrettanto nota è la difficoltà di conciliare il volume di prestazioni richieste con le risorse quantitativamente limitate ed effettivamente disponibili rispetto alla domanda delle stesse, in tempo utile. Nella gestione ambulatoriale del paziente di interesse cardiologico, ciò che in primis andrebbe considerato è il valore aggiunto che una valutazione specialistica cardiologica, clinica e/o strumentale è in grado di fornire al singolo paziente, nonché la sostenibilità di tali richieste (Figura 1). In merito al Sostenibilità Valore aggiunto Appropriatezza prescrittiva Figura 1. Valutazione specialistica cardiologica clinica e/o strumentale in ambito ambulatoriale: relazione tra valore aggiunto, appropriatezza e sostenibilità economica. 2 G ITAL CARDIOL | valore aggiunto dello specialista, non si può non considerare la severità della patologia in questione, unitamente alle caratteristiche del paziente. Infatti, pur in presenza di grave cardiopatia, il valore della prestazione specialistica sulla prognosi del paziente sarà fortemente condizionato dall’aspettativa di vita del paziente stesso, dalla presenza di eventuali comorbilità, dagli strumenti diagnostico-terapeutici a nostra disposizione e, infine, dal risultato atteso. A fronte di tutto questo permane la ferma volontà da parte della comunità cardiologica di assicurare la possibilità di accesso e l’efficacia della prestazione cardiologica quando questa è effettivamente necessaria ed in grado di modificare l’iter diagnostico-terapeutico del paziente. Anche i tempi in cui la prestazione viene erogata devono essere congrui con la gravità della patologia sottostante. Solo una valutazione preliminare della sostenibilità del percorso clinico-terapeutico proposto potrà assicurare che le prestazioni previste vengano effettuate e lo siano nei tempi previsti. Al fine di garantire quindi l’efficienza, l’efficacia e l’equità del sistema sanitario anche in regime ambulatoriale diventa centrale l’identificazione del ruolo del medico di medicina generale (MMG), del valore aggiunto di una prestazione specialistica cardiologica nelle principali cardiopatie e la definizione dei criteri clinici per inquadrare le classi di priorità. OBIETTIVI DELLA VALUTAZIONE CLINICA DEL PAZIENTE DI INTERESSE CARDIOLOGICO La valutazione clinica del paziente in prevenzione primaria o già affetto da cardiopatia è volta all’identificazione e alla correzione dei fattori di rischio, al controllo dell’aderenza terapeutica e alla sorveglianza clinica. Tali azioni vedono come attore principale il MMG, che potrà monitorare ciascuno degli obiettivi a cadenza regolare, sulla base del profilo di rischio del paziente. Il MMG farà ricorso alla valutazione cardiologica specialistica laddove trovi difficoltà nella correzione dei fattori di rischio o nel mantenimento di un’adeguata aderenza alla terapia, ad esempio per la presenza di effetti collaterali, o in caso di difficile titolazione dei farmaci, e soprattutto quando vi sia un viraggio clinico del paziente che faccia sospettare l’insorgenza di una patologia cardiaca o una riacutizzazione di una patologica cardiaca cronica. Il ruolo del MMG nei confronti dei pazienti con malattie croniche è altresì quello di ascoltare i loro bisogni, supportarli nello sviluppare le conoscenze, le competenze e la fiducia per adottare le misure più efficaci per gestire la propria salute e prendere decisioni appropriate in merito alla cura e all’assistenza anche attraverso l’integrazione multiprofessionale. Correzione dei fattori di rischio/raggiungimento dei target terapeutici È importante procedere all’accurata raccolta anamnestica di ciascun paziente al fine di identificare il suo profilo di rischio. Nel caso della cardiopatia ischemica, è importante che vengano valutati in modo accurato e prioritario pazienti che presentano un rischio più elevato (es. familiarità per cardiopatia ischemica in giovane età, familiarità per cardiomiopatia, presenza di ipertensione arteriosa, diabete mellito, storia di cardiopatia). Lo screening di soggetti di età <40 anni senza fattori di rischio cardiovascolare non è raccomandato. Interventi intensivi e strutturati nella medicina generale contribuiscono alla Gestione ambulatoriale del paziente di interesse cardiologico prevenzione di recidive cardiovascolari e riducono le ospedalizzazioni2. Le linee guida europee sulla prevenzione mettono al centro il ruolo del MMG che dovrebbe valutare il profilo di rischio del paziente, intervenire sulla correzione dei singoli fattori di rischio ed educare il paziente ad un corretto stile di vita3. È importante sottolineare che lo stile di vita contribuisce a determinare il 50% della prognosi in termini di sopravvivenza e di qualità di vita, sia per soggetti esenti da eventi clinici, sia per portatori di molteplici fattori di rischio cardiovascolare con o senza pregressi eventi clinici4. Tuttavia, i target cardiovascolari nella medicina generale spesso non sono raggiunti5-7. Risulta, pertanto, fondamentale uno sforzo congiunto al fine di garantire l’applicazione delle raccomandazioni delle linee guida nella pratica clinica. Aderenza terapeutica L’aderenza è stata definita come il coinvolgimento attivo, volontario e collaborativo del paziente in un comportamento atto a produrre un risultato terapeutico8. L’aderenza terapeutica è stata soprannominata la prossima frontiera nel miglioramento della qualità e rappresenta al giorno d’oggi parte importante della ricerca cardiovascolare di outcome clinico9-11. L’aderenza alla terapia si è rivelata costo-efficace sia in termini clinici che economici nelle patologie croniche come lo scompenso cardiaco, l’ipertensione essenziale, l’ipercolesterolemia e il diabete. Sia l’adesione ad un corretto stile di vita, sia l’aderenza alla terapia medica nel lungo periodo risentono favorevolmente di strategie rivolte al miglioramento dell’organizzazione e di un impego globale da parte del mondo sanitario: tutti i tecnici della salute (principalmente medici, infermieri e farmacisti) e tutti i “laici” che compongono la variegata galassia di quanti si prendono cura (caregivers) dei pazienti si devono sentire impegnati a contribuire, ciascuno per la propria parte, al mantenimento di uno stile di vita corretto e della terapia medica cronica. Organizzazioni sanitarie e associazioni professionali devono impegnarsi a promuovere ogni forma di educazione in tal senso, sia del personale tecnico, sia di quello civile12,13. Sorveglianza clinica Il MMG dovrebbe interrogare sempre il paziente, indagando un’eventuale presenza di sintomatologia sospetta e lo stato funzionale del paziente, ponendo domande semplici e precise. In caso di presenza di sintomi di richiamo cardiologico è importante approfondire il periodo di insorgenza di tali sintomi, la loro intensità, la capacità funzionale del paziente, le situazioni in grado di scatenare i sintomi e le modalità di regressione degli stessi. Sarà importante anche valutare la presenza e la gravità di eventuali altre comorbilità (es. la presenza di anemia in un soggetto con angina o deterioramento della funzione renale in un paziente con segni di scompenso). Tali aspetti, infatti, sono fondamentali per porre la diagnosi, cercare di definire la gravità della patologia in atto e stratificare il rischio e per identificare il valore aggiunto dello specialista e il timing della presentazione da richiedere. Angina La presenza di angina andrebbe sempre, periodicamente indagata in pazienti con fattori di rischio coronarico o già affetti da cardiopatia ischemica da parte del MMG. L’angina di recente insorgenza o la presenza di angina ingravescente, in relazione ad attività moderate o lievi impone una valutazione cardiologica in tempi rapidi, in taluni casi anche con invio del paziente direttamente in Pronto Soccorso14. Al fine di una corretta diagnosi di angina, nella raccolta anamnestica, è molto importante valutare la tipicità dei sintomi (Figura 2). Si ricorda, infatti, che la diagnosi di angina è esclusivamente clinica ed è pertanto fondamentale che il medico ponga al paziente domande chiare e precise per verificare quanto il sintomo riferito sia tipico, tenendo in considerazione anche la capacità di esprimersi del paziente, l’eventuale “barriera linguistica” e la soglia del dolore del paziente15. Si ricorda che sintomi atipici sono più frequenti nei soggetti anziani, nelle donne, nei pazienti diabetici, nei pazienti con insufficienza renale e demenza. In tutti questi casi è fondamentale la valutazione del profilo di rischio cardiovascolare del paziente e la formulazione di domande precise e chiare volte ad un’accurata definizione della sintomatologia14. Dispnea Il problema della dispnea è epidemiologicamente rilevante, giustificando circa il 10% degli accessi in dipartimenti di emergenza, dove in oltre due terzi dei pazienti la causa della dispnea riconosce problematiche di natura cardiologica16. Tuttavia, il timore di non identificare correttamente la natura della dispnea può comportare iter diagnostici-strumentali articolati ed eseguiti in maniera inappropriata. L’elemento centrale per l’interpretazione della dispnea è l’inquadramento del profilo clinico di presentazione del paziente. In tale contesto diventa fondamentale che il MMG ipotizzi e cerchi di escludere che si tratti di dispnea secondaria a patologia non cardiaca. Nell’eterogeneità degli scenari clinici, per la ricerca della causa eziologica della dispnea sarà fondamentale un’accurata definizione del profilo anamnestico (fattori di rischio cardiovascolare che inducono a ricondurre la dispnea ad equivalente ischemico rispetto a forme concomitanti che possono giustificare il sintomo) e clinico per identificare eventuali segni di congestione (es. stasi polmonare, edemi, turgore giugulare). Esami di laboratorio che possono aiutare nell’inquadramento diagnostico (stato anemico, insufficienza renale, valori di peptide natriuretico cerebrale [BNP]) sono da considerarsi parte integrante della valutazione clinica del paziente con dispnea da parte del MMG17. Oltre a queste componenti diventa importante, nello scenario epidemiologico, relazionare il sintomo con l’età del paziente, le plurime comorbilità che potrebbero di per sé giustificare la presenza di dispnea in assenza di scompenso cardiaco oppure aggravarla, e il grado di fragilità del paziente. Il riscontro clinico di segni di congestione deve orientare verso una diagnosi di scompenso. Considerando l’ampio scenario clinico, proponiamo una flow-chart che possa in qualche modo aiutare nel dirimere la causa cardiologica della dispnea ed indirizzare il paziente verso un approfondimento cardiologico clinico-strumentale (Figura 3). Cardiopalmo Il cardiopalmo o le palpitazioni sono tra i sintomi riportati più frequentemente dal paziente ambulatoriale. Solitamente sono manifestazioni benigne, ma occasionalmente potrebbero essere la manifestazione di una patologia a possibile prognosi infausta. Il timore di non riconoscere quest’ultima condizione può portare, anche in questo caso, alla prescrizione di test diagnostici multipli in maniera inappropriata, non arrivando, peraltro, alla diagnosi definitiva. G ITAL CARDIOL | 3 R Rossini et al QUESTIONARIO PER VALUTARE LA SINTOMATOLOGIA ANGINOSA • Avverte una delle seguenti sensazioni: *Nei pazienti affetti da angina cronica, cioè cronicamente sintomatici per angina, andrà monitorata la stabilità della sintomatologia: chiedere se la sintomatologia si manifesta sempre per gli stessi sforzi o se c’è un abbassamento della soglia • Dolore al petto? • Peso al petto? Appoggiando la mano aperta sullo sterno • Oppressione al petto? • Dolore interscapolare? • Stringere, chiudere la gola? • Dolore alla spalla e/o al braccio sinistro (specie se associato ad uno dei suddetti sintomi)? • Affanno, mancanza di fiato, insorto di recente, specie in soggetti diabetici? • La sintomatologia insorge per lo più sotto sforzo o quando si arrabbia? • La sintomatologia dura qualche minuto e passa con il riposo e/o dopo l’assunzione di nitrati sl? • La sintomatologia si associa a sudorazione? • La sintomatologia è analoga a quella che aveva in passato quando è stata fatta diagnosi di cardiopatia ischemica? SI NO I sintomi sono di recente insorgenza (<1 mese), o sono ingravescenti, insorgono più volte al giorno, o anche a riposo? SI NO Sintomatologia atipica Visita cardiologica (non urgente) Visita cardiologica urgente Figura 2. Questionario per la valutazione clinica da parte del medico di medicina generale di un paziente con sintomatologia sospetta/dubbia per angina pectoris. DISPNEA cronica o progressiva Anamnesi, segni di interessamento polmonare acuto/cronico, esami di laboratorio ev. ECG Storia/segni di patologia polmonare primitiva? NO SI Presenza di segni di congestione? Gestione ambulatoriale/ indagini radiologiche‐ laboratorio/specialista di competenza SI? SC noto? SI NO NO elevato grado di fragilità/ peggioramento funzione renale‐anemizzazione SI NO Elevato sospetto clinico di cardiopatia Tentativo di titolazione diuretico (MMG) (gestione multidisciplinare delle comorbidità) Mancata risposta clinica Visita cardiologica Figura 3. Flow-chart per la valutazione clinica da parte del medico di medicina generale (MMG) di un paziente con dispnea. ECG, elettrocardiogramma. 4 G ITAL CARDIOL | Gestione ambulatoriale del paziente di interesse cardiologico La raccolta dettagliata della storia clinica personale e familiare può orientare sulla natura aritmica o meno del cardiopalmo e sul possibile rischio associato18. Tra gli elementi più importanti nella raccolta anamnestica da parte del MMG che potrebbero indirizzare verso una visita specialistica cardiologica sono: a) la natura non extrasistolica isolata del disturbo (“perdita di un battito”), ma la tachicardia protratta, specie se a insorgenza e a remissione improvvisi (modalità “on-off”, che renderebbe meno probabile la diagnosi di una semplice tachicardia sinusale), b) l’eventuale familiarità per morte improvvisa e/o episodi lipotimici o sincopali del paziente, c) il cardiopalmo associato a segni di congestione polmonare19, d) il cardiopalmo associato ad angina o dolore precordiale. Nell’ipotesi si sospetti una tachicardia sinusale, sarebbe sempre opportuno che il MMG (ove possibile) escluda che si tratti di una forma secondaria ad altra patologia (es. anemia, tireotossicosi, embolia polmonare, stato ansioso, ecc.). L’elettrocardiogramma (ECG) basale è un test di primo livello che dovrebbe essere eseguito nella maggior parte dei pazienti. L’ECG può essere eseguito anche presso gli ambulatori dei MMG. La refertazione può essere effettuata anche con modalità di telemedicina. Data la ristretta finestra temporale (massimo 10 s), è improbabile la registrazione di un’aritmia al momento dell’esecuzione, se non persistente (tipicamente la fibrillazione atriale [FA]), ma alcuni segni possono aiutare a restringere le possibilità di diagnosi differenziale delle palpitazioni. Alcuni dei segni più comuni sono illustrati nella Figura 4. Sincope La sincope e la pre-sincope sono un sintomo non infrequente nei pazienti ambulatoriali; nella maggioranza dei casi sono una condizione benigna, ma è importante riconoscere precocemente i casi associati a una prognosi infausta, anche a breve termine. L’inquadramento iniziale è basato su una raccolta accurata dell’anamnesi e sull’esecuzione dell’esame obiettivo; la clinica e soprattutto la modalità di insorgenza della sincope permettono in molti casi di arrivare alla diagnosi di sincope neuromediata, che non richiede terapia, se non l’educazione alle misure preventive, ed ha una prognosi benigna20. È fondamentale che il MMG accerti, tramite un’accurata raccolta anamnestica, se si è effettivamente trattato di episo- SEGNI ELETTROCARDIOGRAFICI dio sincopale, escludendo altra forma di perdita di conoscenza non sincopale (es. crisi comiziali totali o parziali). A tale proposito, si ricorda che la sincope è una perdita di coscienza transitoria causata da una momentanea e globale ipoperfusione cerebrale caratterizzata da rapida insorgenza, breve durata e rapido e completo recupero spontaneo. La sincope neuromediata si riferisce tradizionalmente a un gruppo eterogeneo di condizioni in cui riflessi cardiovascolari, che sono normalmente utili per controllare la circolazione, possono diventare inappropriati ad intermittenza, in risposta a un trigger, causando una rapida caduta della pressione arteriosa e quindi l’ipoperfusione cerebrale. Le sindromi da intolleranza ortostatica sono una causa comune di sincope negli anziani e sono di solito secondarie ad insufficienza autonomica, all’utilizzo di farmaci vasodilatatori o alla deplezione di volume, correlata a disidratazione anche per l’uso di diuretici. Le aritmie sono la causa più comune di sincope cardiaca, ma alcune cardiopatie, come ad esempio la cardiomiopatia ipertrofica ostruttiva o la stenosi aortica severa, possono anch’esse causare la sincope in alcune circostanze. La presentazione del paziente presenta una distribuzione bimodale sulla base dell’età: negli adolescenti e giovani adulti un meccanismo riflesso è il più comune; nei pazienti di età >65 anni devono essere sospettate una causa cardiaca o l’ipotensione ortostatica. La valutazione del paziente dopo un episodio di perdita di conoscenza è illustrato nella Figura 5. Nei casi in cui la sincope si verificasse nei pazienti portatori di pacemaker, defibrillatori o loop recorder, vi sarebbe indicazione a valutazione cardiologica, con controllo del dispositivo o, qualora il paziente sia in telemonitoraggio, al controllo in remoto interagendo con il centro di riferimento. FACILITAZIONE DELLA COMUNICAZIONE TRA MEDICO DI MEDICINA GENERALE E SPECIALISTA Uno degli ostacoli alla gestione integrata e condivisa del follow-up del paziente cardiopatico è rappresentato dalla difficoltà di comunicazione tra MMG e specialista. La lettera di dimissione è certamente la più importante forma di comunicazione tra l’ospedale e il territorio ed è pertanto essen- CAUSA SUGGERITA DI CARDIOPLAMO • PR corto, onda delta • Tachicardia da rientro atrioventricolare (sindrome di WPW) • Ingrandimento atriale sinistro, ipertrofia ventricolare sinistra, extrasistolia atriale • Fibrillazione atriale • Extrasistolia ventricolare con morfologia a blocco di branca sinistra e asse verticale • Tachicardia ventricolare idiopatica a origine dall’ efflusso ventricolare destro • Extrasistolia ventricolare con morfologia a blocco di branca destra e deviazione assiale sinistra • Tachicardia ventricolare idiopatica fascicolare sinistra • Onde Q • Extrasistolia ventricolare, tachicardia ventricolare sostenuta o non sostenuta • Blocco atrioventricolare completo • Extrasistolia ventricolare, tachicardia ventricolare polimorfa • Intervallo QT allungato • Tachicardia ventricolare polimorfa • Onde T invertite in V2, con o senza onde epsilon • Displasia aritmogena del ventricolo destro Figura 4. Rilievi elettrocardiografici patologici e possibili cause di cardiopalmo. WPW, Wolff-Parkinson-White. G ITAL CARDIOL | 5 R Rossini et al Episodio di perdita di conoscenza Rapida insorgenza, breve durata, completo recupero spontaneo NO SI • Esame obiettivo • Misurazione PA clino e ortostatismo • ECG Valutare natura non sincopale (es. crisi parziale o totale) Riscontro almeno 1 dei seguenti fattori: • ECG patologico • insufficienza cardiaca (storia o segni fisici) • sincope durante lo sforzo • storia familiare di morte cardiaca improvvisa in persone di età <40 anni e/o una anomalia cardiaca ereditaria • dispnea di nuova insorgenza o inspiegabile • riscontro di soffio al cuore NO SI Sincope vaso‐vagale o da ipotensione ortostatica o situazionale NO Valutazione cardiologica specialistica SI Indicazioni su norme comportamentali Figura 5. Flow-chart per la valutazione clinica da parte del medico di medicina generale di un paziente con episodio sincopale. ECG, elettrocardiogramma; PA, pressione arteriosa. ziale che contenga le informazioni necessarie al MMG per la corretta gestione del paziente dopo la dimissione15. Tuttavia, anche in conseguenza della riduzione dei tempi di ospedalizzazione, il MMG si trova spesso a gestire problematiche che in passato erano affrontate in ambito ospedaliero, come ad esempio la titolazione della terapia farmacologica. In quest’ottica, diventa di fondamentale importanza la possibilità di creare un filo diretto tra territorio ed ospedale in modo tale che il MMG e lo specialista possano scambiare in tempi utili informazioni per la corretta gestione del paziente, senza necessariamente ricorrere a prestazioni ambulatoriali specialistiche. Una possibile modalità di comunicazione facilitata è il teleconsulto, che può avvenire tramite posta elettronica certificata (PEC) o numero telefonico dedicato. In generale, potrebbe essere prevista la figura di un case manager ospedaliero, che funga da filtro ed indirizzi per competenza le richieste di consulto del MMG allo specialista di riferimento e all’interno di ogni Unità Operativa potrebbero essere individuati spazi di attività medica dedicata (Figura 6). APPROPRIATEZZA: “CHOOSING WISELY” Il progressivo, esponenziale aumento, negli ultimi anni, del numero di esami diagnostici e prestazioni terapeutiche in ambito cardiologico ha numerose cause, tra cui l’invecchiamento demografico, la disponibilità di tecnologie innovative e la crescita delle aspettative della popolazione, con un livellamento verso l’alto degli standard di vita. È stato ipotizzato, infatti, che fino a un terzo di tutte le indagini cardiologiche non invasive possono risultare inappropriate. 6 G ITAL CARDIOL | MMG CASE MANAGER SPECIALISTA 1 SPECIALISTA 2 Figura 6. Modello organizzativo del teleconsulto tra medico di medicina generale (MMG) e ospedale (con posta elettronica certificata o linea telefonica): il case manager ospedaliero dedicato indirizza le richieste allo specialista di riferimento. L’Organizzazione Mondiale della Sanità stima che dal 20% al 40% della spesa sanitaria (almeno il 30% negli Stati Uniti) sia dovuta a un utilizzo inefficiente delle risorse21-23 . Nel 2010 è nata la campagna dell’American Board of Internal Medicine Foundation denominata “Choosing Wisely”, che proponeva ad ogni Società Scientifica specialistica di individuare una lista di 5 test diagnostici o trattamenti (Top Five List) ad alto rischio di inappropriatezza24-27. Un esame si definisce appropriato quando condiziona le scelte terapeutiche, specie se può contribuire in modo significativo a migliorare la prognosi o la qualità di vita del paziente. Al contrario, un esame inappropriato potrebbe potenzialmen- Gestione ambulatoriale del paziente di interesse cardiologico OBIETTIVI PRINCIPALI DELLA VALUTAZIONE CLINICA NEI PIÙ FREQUENTI QUADRI DI PATOLOGIA DI PERTINENZA CARDIOLOGICA te essere dannoso per il paziente, generando, peraltro, costi inutili sulla spesa sanitaria. Ad esempio, secondo le linee guida, un esame ecocardiografico non è indicato come controllo periodico routinario in tutti i pazienti affetti da cardiopatia in assenza di segni/sintomi di cambiamento dello stato clinico28. In casi selezionati, come ad esempio nei pazienti affetti da valvulopatia, l’esame ecocardiografico è indicato ad un timing variabile a seconda della gravità della valvulopatia e sempre in caso di viraggio clinico del paziente (Tabella 1)29,30. Similmente, l’esecuzione di un test provocativo in pazienti asintomatici, senza storia di cardiopatia ischemica, non è raccomandata, mentre potrebbe essere presa in considerazione nel paziente diabetico31. Nei pazienti con cardiopatia ischemica nota, le linee guida americane sulla rivascolarizzazione miocardica non raccomandano di eseguire routinariamente un test provocativo nel paziente asintomatico32. Le linee guida europee consigliano una valutazione funzionale precoce in soggetti asintomatici solo in particolari sottogruppi di pazienti rivascolarizzati ad elevato rischio, mentre prendono in considerazione l’esecuzione routinaria dello stress test dopo almeno 2 anni dall’angioplastica coronarica (PCI) e dopo 5 anni da una rivascolarizzazione chirurgica31 (classe di raccomandazione IIb, livello di evidenza C) (Tabella 1). La Tabella 1 riassume la tempistica di programmazione di prestazioni cardiologiche specialistiche per il follow-up di pazienti con patologia cardiaca nota e la Tabella 2 elenca gli obiettivi principali di una valutazione clinica nei principali quadri di patologia di pertinenza cardiologica evidenziando il valore aggiunto o meno di un’eventuale valutazione specialistica da parte del cardiologo rispetto al MMG. Ipertensione arteriosa La prevalenza generale di ipertensione arteriosa si aggira intorno al 30-45% della popolazione, con un brusco incremento con l’età33. La misurazione della pressione arteriosa dovrebbe costituire parte essenziale della visita medica del MMG e dovrebbe essere rilevata ad ogni controllo clinico dei pazienti, soprattutto dopo i 40 anni e in presenza di storia familiare di ipertensione o di altri fattori di rischio cardiovascolare. La valutazione del rischio cardiovascolare globale dovrebbe diventare parte integrante dell’attività del MMG per la prevenzione delle malattie cardiovascolari dei propri assistiti. La valutazione iniziale di un paziente con ipertensione arteriosa dovrebbe mirare a confermare la diagnosi, identificare Tabella 1. Tempistica di programmazione delle prestazioni cardiologiche specialistiche per il follow-up di pazienti con patologia cardiaca nota. Patologia Ecocardiogramma 3M 6M 12M 24M 3A 5A Insufficienze valvolari (pazienti asintomatici con FE conservata) Insufficienza aortica lieve Insufficienza aortica moderata Insufficienza aortica severaa Insufficienza mitralica lieve Insufficienza mitralica moderata Insufficienza mitralica severa Test da sforzo 3M 6M 12M 24M 3A 5A / 5A / / a Visita 3M 6M 12M 24M 3A / / Dilatazione aorta ascendente Stenosi valvolari (pazienti asintomatici con FE conservata) Stenosi aortica lieve / Stenosi aortica moderata Stenosi aortica severa Stenosi mitralica con AVM >1.5 cm Stenosi mitralica con AVM 1.0-1.5 cm / Stenosi mitralica con AVM <1.0 cm2 / / 2 2 / / CAD CAD stabile post-PCI CAD stabile post-CABG A, anni; AVM, area valvolare mitralica; CABG, bypass aortocoronarico; CAD, cardiopatia ischemica; FE, frazione di eiezione; M, mesi; PCI, angioplastica coronarica. , indicazioni tratte dalle linee guida americane29. , indicazioni tratte dalle linee guida europee30. /, indicazioni tratte da entrambe le linee guida americane29 ed europee30. a Se cambiamento di FE e delle dimensioni del ventricolo sinistro: più frequentemente. G ITAL CARDIOL | 7 R Rossini et al Tabella 2. Valutazione clinica per i principali quadri di patologia cardiaca: obiettivi, strumenti, valore aggiunto della prestazione specialistica e organizzazione del follow-up. Patologia Obiettivo primario Strumenti Valore aggiunto dello specialista Prevenzione primaria Riduzione rischio CV Correzione dei FR (modifica dello stile di vita, tp farmacologica) –* Follow-up presso MMG IPA inquadramento iniziale Escludere forme secondarie Adeguato controllo della PA con tp Verifica danno d’organo Screening di laboratorio Controllo della PA ECG/ECO + 1 ECG/ECO IPA follow-up: PA ben controllata senza significativa IVS Adeguato controllo della PA Controllo della PA –* Follow-up MMG Eventuale rivalutazione dopo 5 anni IPA follow-up: PA non ben controllata/con significativa IVS Adeguato controllo della PA e prevenzione della progressione di danno d’organo Controllo della PA –* Follow-up MMG CAD a basso rischio, con rivascolarizzazione completa Sorveglianza clinica Correzione dei FR Aderenza alla tp Valutazioni cliniche –* CAD ad alto rischio e/o rivascolarizzazione incompleta Sorveglianza clinica Correzione dei FR Aderenza alla tp Valutazioni cliniche + Controlli clinici cardiologici ± stress test CAD dopo SCA Sorveglianza clinica Correzione dei FR Aderenza alla tp Valutare durata DAPT Valutazioni cliniche + Controlli clinici cardiologici (6, 12, 24 mesi) CAD con necessità di tp antitrombotica complessa (es. triplice tp con antiaggreganti e anticoagulante) Sorveglianza clinica Correzione dei FR Aderenza alla tp Valutare durata DAPT, regime tp antitrombotica e sorveglianza del rischio ischemico ed emorragico Valutazioni cliniche + Controlli clinici cardiologici (specie nei primi 12 mesi dopo PCI) FA primo riscontro Valutazione del rischio ischemico ed emorragico Escludere cardiopatia sottostante Strategia terapeutica: tp anticoagulante, strategia di controllo del ritmo vs strategia di controllo della FC Valutazione clinica ECO + FA permanente in follow-up (strategia di controllo della FC) in NAO Aderenza alla tp Controllo periodico degli esami ematochimici con calcolo clearance creatinina per eventuale necessità di aggiustamento della posologia Valutazione del rischio ischemico ed emorragico Controllo della FC Valutazione clinica Esami ematochimici ECG – Follow-up presso MMG/Centro TAO FA permanente in follow-up (strategia di controllo della FC) in TAO Aderenza alla tp Controllo periodico INR Valutazione rischio ischemico ed emorragico Controllo FC Valutazione clinica Esami ematochimici ECG – Follow-up presso MMG/Centro TAO FA parossistica/persistente in follow-up (strategia di controllo del ritmo) in TAO Aderenza alla tp Controllo periodico dell’INR Valutazione del rischio ischemico ed emorragico Controllo della FC Valutazione clinica Esami ematochimici ECG – ECG periodico Controllo cardiologico specie se eventi ricorrenti Prestazione Ipertensione arteriosa Cardiopatia ischemica Fibrillazione atriale (continua) 8 G ITAL CARDIOL | Gestione ambulatoriale del paziente di interesse cardiologico Tabella 2. (segue) Patologia Obiettivo primario Strumenti Valore aggiunto dello specialista Prestazione Aderenza alla tp (gestione del diuretico in base a peso/sintomisegni di congestione) Gestione della multicomorbilità Valutazione clinica Esami ematochimici –/+ Follow-up presso il MMG con integrazione del sostegno specialistico *Eventuale controllo se in stabilizzazione clinica Valutazione clinica Esami ematochimici ECG –/+ Controlli (2 anni) a meno di instabilizzazione clinica Follow-up presso MMG per forme a completa guarigione Scompenso cardiaco SC cronico in paziente anziano (>75 anni) con multiple comorbilità non cardiache (>3 Charlson)/ fragilità di grado medio-alto Aderenza alla tp SC primo episodio in paziente con identificata Sorveglianza clinica patologia cardiaca reversibile SC con disfunzione ventricolare sinistra moderato-severa di natura ischemica/non ischemica Aderenza alla tp Sorveglianza clinica (controllo peso, PA, FC) periodica Valutazione clinica Esami di laboratorio/ strumentali + Controlli periodici 6-18 mesi a seconda del grado di stabilità SC in giovane paziente affetto da CMPD Aderenza alla tp Sorveglianza clinica (controllo peso, PA, FC) Identificazione di fattori prognostici avversi (ev. valutazione a tp non farmacologiche avanzate) Screening familiare Valutazione clinica Esami di laboratorio/ strumentali + Controlli periodici 6-12 mesi presso centri di riferimento SC in giovane paziente con Aderenza alla tp altre forme di cardiomiopatia Sorveglianza clinica (controllo peso, PA, FC) Identificazione di fattori prognostici avversi (ev. valutazione a tp non farmacologiche avanzate) Screening familiare Valutazione clinica Esami di laboratorio/ strumentali + Controlli periodici 6-12 mesi presso centri di riferimento CAD, cardiopatia ischemica; CMPD, cardiomiopatia dilatativa; CV, cardiovascolare; DAPT, duplice terapia antiaggregante; ECG, elettrocardiogramma; ECO, ecocardiogramma; FA, fibrillazione atriale; FC, frequenza cardiaca; FR, fattori di rischio; INR, international normalized ratio; IPA, ipertensione arteriosa; IVS, ipertrofia ventricolare sinistra; MMG, medico di medicina generale; NAO, nuovi anticoagulanti orali; PA, pressione arteriosa; PCI, angioplastica coronarica; SC, scompenso cardiaco; SCA, sindrome coronarica acuta; TAO, terapia anticoagulante orale; tp, terapia. +, valore aggiunto della prestazione specialistica; -/+ dubbio valore aggiunto della prestazione specialistica; –, nessun valore aggiunto della prestazione specialistica. *può essere utile una valutazione specialistica laddove non siano raggiunti gli obiettivi primari. le cause di una eventuale ipertensione secondaria, valutare il rischio cardiovascolare e la presenza di danno d’organo. Questo comporta misurazioni pressorie ripetute, la raccolta di un’attenta anamnesi personale e familiare, un accurato esame obiettivo, l’esecuzione di esami di laboratorio e di altri test diagnostici, ove necessario. Alcuni accertamenti vanno eseguiti in tutti i pazienti, altri solo in specifici gruppi di pazienti. In tutti i pazienti è opportuno che il MMG esegua misurazioni pressorie, consigliando al paziente anche automisurazioni a domicilio. È importante, inoltre, che il paziente iperteso venga sottoposto alla ricerca di danno d’organo. La presenza di danno d’organo asintomatico rappresenta, infatti, una determinante importante del rischio cardiovascolare globale e uno stadio intermedio nel continuum della malattia cardiovascolare. Il cuore rappresenta uno dei principali organi bersaglio dell’ipertensione e in questo contesto si inserisce il ruolo del cardiologo nella gestione del paziente iperteso, in collaborazione con il MMG. Un ECG basale a 12 derivazioni dovrebbe far parte integrante della valutazione di routine del paziente iperteso alla ricerca di ipertrofia ventricolare sinistra34. L’ECG può essere utilizzato anche per identificare il pattern di so- vraccarico ventricolare sinistro che indica un maggior rischio cardiovascolare35. La visita cardiologica non dovrebbe costituire un esame di routine nella valutazione del paziente iperteso, ma dovrebbe essere eventualmente richiesta dal MMG in un secondo tempo, in caso di inadeguato controllo farmacologico della pressione arteriosa e in caso di sospetta ipertensione secondaria o in presenza di danno d’organo. In questo ambito la visita cardiologica può essere prescritta elettivamente, senza carattere di urgenza. L’esame ecocardiografico è un esame molto più sensibile dell’ECG nell’identificare l’ipertrofia ventricolare sinistra36. Dovrebbe costituire parte integrante della valutazione basale del paziente iperteso come esame aggiuntivo al termine del completamento degli esami di routine. In assenza di sintomatologia specifica da parte del paziente che possa far sospettare un’attualità cardiologica, l’esame ecocardiografico può costituire un esame elettivo, da effettuare nel follow-up successivo del paziente. In presenza di un esame basale normale e di ipertensione arteriosa ben controllata dalla terapia medica non esiste indicazione a ripetere un esame ecocardiografico prima di 5 anni, a meno del verificarsi di nuove condizioni cliniche che lo rendano necessario. G ITAL CARDIOL | 9 R Rossini et al Cardiopatia ischemica cronica Nel paziente affetto da cardiopatia ischemica cronica è fondamentale la correzione dei fattori di rischio, un appropriato stile di vita, l’aderenza alla terapia e la sorveglianza clinica, volta a verificare nel tempo la ripresa di angina o il peggioramento della stessa qualora presente con carattere di stabilità. Il numero di procedure di PCI è in costante aumento a livello mondiale e in Italia raggiunge la quota di 145 000/anno37. Il crescente numero di pazienti trattati con PCI ha fatto emergere il problema del loro follow-up successivo alla procedura, sia da un punto di vista logistico (risorse e liste d’attesa) sia da un punto di vista clinico-gestionale. È emerso in modo chiaro come il determinante maggiore sulla probabilità di eseguire una prestazione cardiologica post-PCI non sia il profilo di rischio del paziente, ma l’“abitudine” del Centro dove il paziente viene ricoverato, con una tendenza ad eseguire un maggior numero di esami nei pazienti a basso rischio38,39. L’eseguire un maggior numero di prestazioni cardiologiche in modo routinario inoltre non si associa ad una riduzione di recidive infartuali o a un miglioramento della sopravvivenza, ma al contrario ad un maggior numero di coronarografie senza successive PCI40. L’assenza di una strategia sistematica di follow-up determina quindi un notevole rischio di inappropriatezza delle prestazioni sia sotto l’aspetto clinico (esami e visite inutili) sia sotto quello economico (costi sanitari). Recentemente è stato pubblicato un documento di consenso intersocietario sulla gestione a lungo termine dei pazienti sottoposti a PCI che propone un’intensità di follow-up individualizzata sul profilo di rischio del paziente in tre differenti percorsi che considerano variabili cliniche ed angiografiche. L’approccio proposto è estremamente razionale e sistematico e prevede il coinvolgimento del MMG subito post-dimissione e dello specialista cardiologo in diversi momenti del follow-up15. Un recente studio ha dimostrato che l’applicazione di tale protocollo nella pratica clinica potrebbe tradursi in una riduzione del 39% delle liste d’attesa per questa tipologia di prestazioni nel contesto clinico specifico. Pertanto, si potrebbe proporre una razionalizzazione delle prestazioni ambulatoriali nei pazienti dopo PCI, affidando il paziente stabile ed a basso rischio al MMG e riservando l’esecuzione routinaria di esami strumentali a pazienti estremamente selezionati. La prevenzione secondaria post-sindrome coronarica acuta I pazienti con infarto miocardico presentano un rischio di nuovi eventi cardiovascolari del 20% circa nei 3 anni successivi all’evento indice41. Queste osservazioni indicano che la storia naturale della malattia coronarica non viene fermata dalla PCI e ci forniscono il razionale per una possibile prosecuzione della duplice terapia antiaggregante (DAPT) oltre i 12 mesi non tanto per evitare la trombosi di stent, ma per prevenire le recidive ischemiche. Sulla base delle evidenze attuali nel paziente con sindrome coronarica acuta (SCA), la durata della DAPT raccomandata rimane inizialmente di 12 mesi se il rischio di sanguinamento non è eccessivo, indipendentemente dal fatto che il paziente sia stato sottoposto o meno a rivascolarizzazione miocardica24. La raccomandazione più recente a proseguire oltre i 12 mesi richiede al momento una individualizzazione del profilo di rischio ischemico/emorragico, considerando sempre la possibilità che esso può anche variare nel tempo e deve pertanto essere rivalutato nel follow-up dei nostri pazienti42. 10 G ITAL CARDIOL | Appare, pertanto, ragionevole che il paziente venga rivalutato dallo specialista cardiologo al compimento dei 12 mesi dopo una SCA al fine di rivalutare un eventuale proseguimento della DAPT. La triplice terapia antitrombotica Circa il 6-8% dei pazienti trattati con PCI ha indicazione ad assumere un anticoagulante orale per la presenza di FA, protesi valvolari meccaniche o tromboembolismo venoso43. La necessità di una DAPT dopo impianto di stent o nei pazienti con SCA in associazione alla terapia anticoagulante porta ad un aumentato rischio di sanguinamento, con una notevole difficoltà di bilanciare il rischio-beneficio di questa triplice terapia; cosa resa ancora più complessa dalla mancanza di studi randomizzati ad hoc sull’argomento. Nei pazienti con FA viene proposta dalle linee guida europee per il trattamento dei pazienti con SCA una gestione della terapia basata sul rischio emorragico (valutato con l’HAS-BLED) del singolo paziente: se rischio basso (HAS-BLED 0-2) è raccomandata una triplice terapia per i primi 6 mesi, proseguendo con terapia anticoagulante e singolo antipiastrinico per gli ulteriori 6 mesi; in caso di rischio emorragico più alto (HAS-BLED ≥3) la triplice terapia viene raccomandata solo per le prime 4 settimane, togliendo poi uno dei due antiaggreganti fino all’anno44. Come alternativa, nei pazienti ad alto rischio emorragico può essere considerata da subito la duplice terapia con terapia anticoagulante + clopidogrel, sulla base dei risultati dello studio WOEST45. Al dodicesimo mese viene incoraggiata la sospensione di ogni terapia antiaggregante, ad eccezione dei pazienti ad alto rischio di eventi coronarici, anche se tale suggerimento è basato sulle raccomandazioni di un documento di consenso e non sui risultati di uno studio clinico46. L’uso dei nuovi anticoagulanti orali (NAO) in associazione alla DAPT (sempre con clopidogrel) non è al momento controindicato e sono attualmente in corso diversi studi clinici randomizzati che confrontano tra di loro diversi schemi terapeutici con warfarin/NAO/clopidogrel/prasugrel/ticagrelor e che dovrebbero darci una risposta su quale sia il miglior trattamento antitrombotico in questa non trascurabile quota di pazienti. Scompenso cardiaco Nonostante la riduzione della mortalità negli ultimi decenni, lo scompenso cardiaco rappresenta ancora una delle patologie croniche a più elevato impatto sulla sopravvivenza con una mortalità del 30% ad 1 anno e con importanti ripercussioni sulla spesa sanitaria (circa il 2% di quella europea)47-50. Il progressivo incremento di prevalenza dello scompenso cardiaco in pazienti anziani e la correlata dilatazione della spesa sanitaria richiedono di ridisegnare i percorsi di cura che permettano il decentramento delle attività e l’interazione di competenze diverse, ottimizzando così l’impiego delle risorse. In Italia il problema della gestione del paziente con scompenso cardiaco è stato affrontato nel documento di consenso ANMCO/SIC “La rete cardiologica per la cura del malato con scompenso cardiaco: organizzazione dell’assistenza ambulatoriale”, che pone l’attenzione sui percorsi assistenziali e sull’organizzazione e struttura degli ambulatori cardiologici51. I principali aspetti da definire nell’organizzazione di un percorso di follow-up del paziente affetto da scompenso cardiaco potrebbero essere riassunti come segue: a) percorsi prestabiliti, con diversa intensità, diversificati non solo sulla base del profilo di rischio del paziente ma anche del risultato atteso; Gestione ambulatoriale del paziente di interesse cardiologico b) figure sanitarie coinvolte e loro ruolo (cardiologo, MMG, personale infermieristico) sulla base dei presidi diagnostico-terapeutici adottati; c) indicatori di qualità. I percorsi di follow-up devono prevedere una diversa intensità e devono essere diversificati sulla base del profilo di rischio del paziente e sul risultato atteso. Un paziente con possibile indicazione a trapianto cardiaco sarà quindi destinato ad una sorveglianza clinico-strumentale specialistica diversa rispetto al paziente molto anziano destinato ad una terapia palliativa. In particolare, in diversi casi, generalmente nel paziente anziano/molto anziano (ma non solo) il profilo di rischio non è dato solo dalla gravità della malattia cardiaca, ma anche dalla presenza di plurime comorbilità che sono in grado di condizionare il quadro clinico e l’outcome di per sé. In questo scenario è quindi importante e necessaria la collaborazione di più figure specialistiche al fine di ottenere la stabilità del quadro clinico e di evitare i numerosi ricoveri ospedalieri ripetuti, vera causa dell’incremento dei costi di questa patologia52,53. Come descritto precedentemente, il riscontro di dispnea associato a segni di congestione dovrebbe orientare verso una genesi cardiologica da attribuire a un quadro di scompenso cardiaco. In questo caso, il MMG, con classe di priorità diversa, potrà avviare il paziente a valutazione cardiologica con classe di priorità adeguata al quadro clinico (Figura 3). In generale, l’elemento che dovrebbe regolare il timing degli interventi specialistici sia come visite che come esami strumentali non è il solo e semplice dato anagrafico, ma il grado di stabilità clinica che si riesce a raggiungere. Il paziente stabile sarà prevalentemente controllato al di fuori dell’ospedale dai cosiddetti centri di medicina territoriale (MMG e le forme organizzative complesse della medicina generale), mentre nel paziente più critico ed instabile la presa in carico sarà delle unità di cura dello scompenso più avanzate che detteranno i tempi dei controlli. Nei pazienti stabili il MMG (o le forme associative di medicina generale) potrebbe (con eventuale schema fornito dal tutor cardiologico ed internistico) modulare la terapia diuretica in base a semplici indicatori (peso, peggioramento della dispnea) e segni di congestione. Anche i farmaci neuromodulatori (es. inibitori dell’enzima di conversione dell’angiotensina [ACE] e betabloccanti) potrebbero essere adeguati nella posologia dal MMG in base a pressione arteriosa/insufficienza renale (possibile sempre un eventuale consulto con il tutor)54,55. Nei pazienti affetti da malattia severa ed instabile il valore aggiunto del cardiologo impone la definizione di controlli clinici e strumentali specialistici periodici in grado di identificare precocemente fattori di rilevanza prognostica ed avviare il paziente ove indicato a percorsi terapeutici adeguati. Nelle forme dilatativo-ipocinetiche, di fondamentale importanza per guidare il follow-up successivo è l’identificazione delle forme di “cardiopatia reversibile” (es. miocardite, cardiopatia valvolare, post-partum, alcolica, tossiche), che spesso si accompagnano a scompenso cardiaco acuto con buon recupero sintomatologico e strutturale56. Questi modelli di disfunzione ventricolare sinistra possono simulare una cardiomiopatia dilatativa idiopatica e sono causati spesso da una noxa patogena specifica, rimossa la quale si assiste ad un rimodellamento inverso persistente nel tempo. Appare, dunque, fondamentale il valore di una valutazione clinico-strumentale cardiologica approfondita al momento della diagnosi per impostare terapia adeguata. Dopo un iniziale inquadramento ed ottimizzazione della terapia, nei pazienti inquadrati come forme reversibili con miglioramento/ recupero clinico strutturale, la programmazione di controlli periodici successivi sarà ovviamente influenzata dall’andamento clinico del paziente che il MMG può monitorare (es. nuova insorgenza di dispnea, palpitazioni che ricordano forme di FA) con controlli specialistici che potrebbero essere più dilazionati nel tempo. È, invece, diverso per la cardiomiopatia dilatativa a componente infiammatorio-genetica, che interessa prevalentemente individui dalla terza alla quinta decade di vita e costituisce una delle maggiori cause di ospedalizzazione per scompenso cardiaco e di trapianto cardiaco in questa fascia di età56,57. Generalmente, dati derivanti da centri di riferimento in contesti specifici mostrano un trend di miglioramento nel tempo della prognosi. Il miglioramento della prognosi riscontrato nei centri di riferimento è parzialmente da attribuirsi alla precocità della diagnosi e al più precoce inizio del trattamento grazie anche allo screening familiare. Lo screening familiare andrebbe ripetuto nel tempo (ogni 2 o 3 anni almeno per i parenti di primo grado), anche nei familiari sani (in assenza di una diagnosi molecolare), per escludere un’evoluzione tardiva della malattia dovuta alla bassa penetranza58,59. In tal senso, diventa fondamentale il ruolo del MMG nell’indirizzare i familiari di pazienti affetti verso uno screening clinico-strumentale. È, d’altra parte, divenuto evidente come la cardiomiopatia dilatativa costituisca un modello dinamico, il cui andamento nel tempo non è facilmente prevedibile sulla base di predittori basali né sulla base della risposta iniziale alla terapia59. Il follow-up strutturato è, quindi, un elemento cruciale nella gestione dei pazienti affetti da tale patologia e deve iniziare precocemente al fine di ottimizzare la terapia e rivalutare il rischio aritmico anche alla luce degli elementi prognostici che emergono in seguito all’inizio del trattamento. Anche nei piani di follow-up di pazienti affetti da forme primitive a componente genetica, come la cardiomiopatia ipertrofica, la displasia aritmogena del ventricolo destro e cardiopatie congenite, resta forte l’indirizzo verso centri di riferimento. In tutte queste forme il MMG ha ruolo fondamentale nell’affiancare lo specialista per una stretta aderenza ai piani di follow-up e terapeutici. L’identificazione di indicatori di qualità è fondamentale nella definizione di un percorso di follow-up. Nel caso dello scompenso cardiaco, l’American College of Cardiology/American Heart Association (ACC/AHA) hanno stilato una serie di indicatori di qualità sulla gestione dei pazienti ospedalizzati60. Tra questi, compare la prescrizione alla dimissione di ACE-inibitori o bloccanti dei recettori dell’angiotensina, la valutazione della funzione sistolica del ventricolo sinistro, indicazioni scritte precise unitamente a materiale informativo per pazienti e caregiver al momento della dimissione (in merito a dieta, stile di vita, terapie farmacologiche, programma di follow-up, controllo del peso e indicazioni su cosa fare in caso di peggioramento della sintomatologia), avvio a un programma di cessazione del fumo, ove necessario, prescrizione di terapia anticoagulante in pazienti affetti da FA ove non controindicata. D’altro canto, il tasso di riospedalizzazione ha ricevuto sempre maggior attenzione negli ultimi anni, in quanto si traduce in elevati costi di cura ed è stato considerato come indicatore di qualità assistenziale dei singoli ospedali61. Lo scompenso cardiaco compare tra le principali cause di riospedalizzazione a 30 giorni, con enormi costi sulla spesa sanitaria62. È stato stimato, infatti, che più del 25% dei pazienti ospedalizzati per scompenso cardiaco verranno G ITAL CARDIOL | 11 R Rossini et al nuovamente ricoverati entro 30 giorni dalla dimissione63,64. Per questo motivo, la quota di riospedalizzazioni a 30 giorni è sempre più spesso considerata un indicatore di qualità, con valenza anche economica. Tuttavia, recenti studi hanno dimostrato che bassi livelli di riospedalizzazione non correlano con alti standard di cura, come ad esempio quelli definiti dall’ACC/AHA, né con la prognosi dei pazienti e la mortalità65-67. Pertanto, la quota di riospedalizzazioni a 30 giorni sembra aver fallito come surrogato di qualità di cura degli ospedali. Questo è dovuto principalmente alla presenza di fattori confondenti sia a livello delle strutture ospedaliere (es. la percentuale di pazienti ad alto rischio è diversa tra i diversi ospedali) che a livello del profilo clinico dei pazienti, con differente gravità della patologia di base, eventuale presenza di comorbilità e diverso grado di assistenza domiciliare che ricevono. È stato invece dimostrato che il numero complessivo dei giorni di ospedalizzazione in occasione di un evento indice si associava in modo inversamente proporzionale al rischio di mortalità a 30 giorni e veniva pertanto invocato come nuovo, possibile indicatore di qualità. È, pertanto, auspicabile che sforzi futuri siano indirizzati verso l’identificazione di più affidali indicatori di qualità, che potranno ispirare efficienti protocolli gestionali per i pazienti con scompenso cardiaco. Aritmie Le bradiaritmie e le tachiaritmie ventricolari si presentano solitamente con il sintomo sincope e/o cardiopalmo per cui, ai fini della presente trattazione, rimandiamo ai precedenti paragrafi sull’argomento. La FA è l’aritmia di maggiore riscontro nella popolazione, particolarmente nelle fasce di maggiore età, e quindi il primo riscontro è spesso effettuato dal MMG. La FA incrementa il rischio di ictus ischemico di 5-6 volte, in maniera indipendente da altri fattori di rischio. Gli ictus correlati alla FA sono di maggiore gravità clinica e la mortalità associata è maggiore in confronto a quelli non associati all’aritmia. Gli episodi di FA sono spesso asintomatici e l’aritmia può essere diagnosticata per la prima volta in seguito a complicanze quali il tromboembolismo o l’insufficienza cardiaca44. La valutazione del rischio di ictus è una delle prime valutazioni da effettuare, al momento del primo riconoscimento della presenza della FA, da parte del medico, che effettua il primo contatto. La decisione di iniziare la terapia anticoagulante orale può essere intrapresa sulla base del punteggio CHA2DS2-VASc (rischio di ictus) e HAS-BLED (rischio di emorragia), per poter valutare oggettivamente il rapporto rischio-beneficio della terapia stessa. Un sospetto o riscontro elettrocardiografico di FA, non associata a sincope o a scompenso cardiaco, e con adeguata frequenza cardiaca, per cui è richiesta una valutazione specialistica urgente o l’accesso in Pronto Soccorso, può essere gestito in una prima fase dal MMG. In particolare, è opportuno che, nel sospetto di FA da parte del MMG, il paziente esegua un ECG per confermarne la diagnosi. Il parere dello specialista può essere richiesto in modalità non urgente, dopo aver sottoposto il paziente ad esami ematochimici volti a escludere la presenza di anemia (che potrebbe controindicare una terapia anticoagulante o comunque richiedere ulteriori approfondimenti per stratificare il rischio emorragico del paziente), la funzione renale ed epatica, la coagulazione e gli elettroliti plasmatici, eventualmente anche la funzionalità tiroidea. In attesa del parere dello specialista cardiologo, il MMG, dopo l’esecuzione di esami ematochimici potrebbe iniziare terapia con eparina a 12 G ITAL CARDIOL | basso peso molecolare (es. enoxaparina), eventualmente procedendo all’aggiustamento della posologia nei casi di ridotta funzione renale. La compilazione del piano terapeutico per i NAO (dabigratan, rivaroxaban, apixaban ed edoxaban in ordine di immissione temporale sul mercato), prescritti per valori di international normalized ratio (INR) non ottimali, rischio emorragico elevato o infine difficoltà logistiche nell’eseguire i prelievi per la determinazione dell’INR potrà essere effettuata dallo specialista cardiologo. Il monitoraggio clinico successivo in follow-up del paziente in terapia con NAO può essere effettuato dal MMG, che dovrà monitorare l’aderenza terapeutica, controllare periodicamente gli esami ematochimici come emocromo, funzionalità renale ed epatica. In particolare, si ricorda che è fondamentale monitorare la funzionalità renale mediante il calcolo della clearance della creatinina con la formula di Cockcroft-Gault. Il paziente necessiterà di rivalutazione specialistica presso il cardiologo o un centro di emostasi e trombosi nel caso di aumento del rischio emorragico (es. per ipertensione arteriosa mal controllata, insorgenza di nuova patologia extracardiaca che potrebbe favorire sanguinamenti) o laddove sia necessario l’aggiustamento della posologia o addirittura la sospensione del NAO per peggioramento della funzione renale. La richiesta del parere dello specialista, infine, è necessaria per ulteriori decisioni in merito alla modalità di trattamento della FA (terapia di controllo del ritmo o terapia di controllo della frequenza), per l’ottimizzazione della terapia farmacologica e per l’indicazione a terapie invasive quali l’impianto di dispositivi cardiovascolari (loop recorder, pacemaker, defibrillatori automatici impiantabili) o l’ablazione transcatetere dell’aritmia. I CReG In Lombardia, il sistema CReG (Chronic Related Group) rappresenta un nuovo modello di integrazione delle cure per persone affette da patologie croniche, dove l’intenzione del legislatore è di coordinare in modo appropriato un percorso condiviso di cura tra ospedale e territorio, nell’ottica di una migliore e più definita presa in carico dei pazienti con malattie croniche. Il coordinamento di tale percorso è affidato a un terzo soggetto indipendente denominato “provider”. Nell’ambito cardiovascolare, le malattie croniche oggetto di attenzione dei CReG sono rappresentate dallo scompenso cardiaco e dall’ipertensione arteriosa; sono ricomprese come comorbilità la cardiopatia ischemica e le cardiopatie valvolari. Le patologie sopradette, a loro volta, possono essere catalogate allo stato puro o essere associate in un solo paziente ad altre forme croniche come il diabete, l’insufficienza renale, la broncopneumopatia ostruttiva o altre ancora. Nella delibera DGR IX/937 del 1° dicembre 2010 della Regione Lombardia, il soggetto gestore deputato all’attuazione dei CReG veniva in prima istanza assegnato tramite un bando a progetto a una cooperativa di MMG che fossero in grado di garantire tutta una serie di servizi extraospedalieri (visite ambulatoriali, diagnostica, farmaceutica, protesica, ecc.) specifici per la patologia cronica da trattare. Le linee generali di presa in carico avvenivano attraverso la formulazione di un piano di cura individualizzato per ogni paziente che tenesse conto da un lato dei percorsi diagnostico-terapeutici concordati, in cui venissero assicurati i livelli essenziali di assistenza (LEA), e dall’altro di una personalizzazione specifica per il singolo individuo e le sue comorbilità. Gestione ambulatoriale del paziente di interesse cardiologico Nell’ambito delle prestazioni clinico-strumentali che il MMG può richiedere ai pazienti CreG, la Regione Lombardia emette ogni anno un consuntivo basato sull’analisi storica delle prestazioni effettuate per tali patologie. Questo elenco, denominato “Elenco delle Prestazioni Attese” (EPA), identifica una quota percentuale attesa per una certa prestazione che il paziente potrà o dovrà effettuare, con cadenza annuale, nell’ambito della patologia cronica oggetto del CReG. Ad esempio, per l’anno 2016 e nell’ambito dello scompenso cardiaco, la visita cardiologica ambulatoriale di controllo annuale è prevista nel 78% dei casi, mentre l’ecocardiogramma ogni anno è previsto nel 35% dei casi. Analogamente, nella cardiopatia ischemica la visita cardiologica di controllo annuale è attesa nell’80% dei casi, mentre il test da sforzo annuale nel 9% dei casi. Nelle cardiopatie valvolari, la visita cardiologica annuale è attesa nell’80% dei casi, mentre l’ecocardiogramma annuale nel 45% dei casi. In tutte e tre le patologie cardiovascolari analizzate un ECG a cadenza annuale è previsto nel 91-93% dei casi. Le frequenze di valutazioni annuali così definite non sono assolutamente vincolanti per il medico CreG, né rappresentano necessariamente un indicatore di appropriatezza, ma possono rappresentare un indicatore di controllo sull’aderenza al trend regionale di richieste per prestazioni ambulatoriali nei pazienti cronici di una determinata classe di patologia basata sullo storico di spesa. Con il criterio EPA, l’aspetto che più emerge è che non viene standardizzato e definito a priori un profilo di rischio nei pazienti arruolati nel sistema CReG e l’appropriato uso delle valutazioni clinico-strumentali (e la conseguente stratificazione di gravità) è quindi demandato al medico CReG, cui è richiesto annualmente la formulazione di un Piano di Assistenza Individualizzato (PAI) per ogni paziente arruolato. Il MMG ha utilizzato come strumento di appropriatezza clinica per redigere il PAI uno o più PDTA della sua ASL di riferimento a seconda della/e patologia/e principali della classe CReG di ogni paziente, tenendo conto però anche della sua storia clinica complessiva e dei suoi consumi storici (riferimento a EPA). Non viene, peraltro, contemplata l’evolutività clinica del paziente, che nel tempo “non è mai uguale a se stesso” e la cui patologia potrebbe modificarsi nel tempo sul piano clinico e necessitare, pertanto, di un adattamento del livello di intensità di follow-up. Sulla base di queste considerazioni, un elenco di prestazioni attese definito a priori, senza un tempestivo aggiornamento del PAI dei singoli pazienti da parte del MMG, rischia di non correlare sempre con il profilo clinico del paziente, che è destinato a cambiare nel tempo. Il rischio di una mancata stratificazione del profilo di rischio individuale ma basata sulla patologia è che si verifichi il paradosso già evidenziato in letteratura, e cioè di destinare più esami e risorse a pazienti a basso rischio e meno valutazioni in pazienti con profilo di rischio più alto. Inoltre, va sottolineato che l’EPA è stato redatto sulla base di percorsi diagnostico-terapeutici locali e non si è ispirato alle linee guida internazionali di settore. Questo potrebbe determinare, in alcuni casi, un certo grado di inappropriatezza delle prestazioni eseguite, o comunque di non conformità alle linee guida di settore vigenti, e di eccessiva eterogeneità di prestazioni richieste nelle diverse realtà locali. Gli estensori del presente documento sottolineano come sia importante considerare sempre il valore aggiunto della prestazione specialistica, che a sua volta non può prescin- dere dall’evidenza scientifica che lo abbia documentato e dal profilo di rischio del paziente e dalla stabilità clinica dello stesso nel tempo. È fondamentale, inoltre, che prima dell’implementazione di nuove strategie assistenziali, sia effettuata a priori una valutazione di sostenibilità delle prestazioni previste nel paziente cronico, poiché queste vanno a sommarsi con tutte le prestazioni urgenti o richieste con carattere di priorità, che devono sempre avere la precedenza. Il rischio è che, in assenza di adeguate risorse, vi sia uno sbilanciamento a favore di follow-up di pazienti cronici rispetto alla gestione ambulatoriale di patologie con un certo grado di acuzie. STRATIFICAZIONE DELLA DOMANDA SECONDO CLASSI DI PRIORITÀ Le linee guida ministeriali, ben delineate nel progetto mattone, pubblicato ormai circa 10 anni fa, raccomandano la gestione dell’accesso alle prestazioni specialistiche ambulatoriali attraverso liste d’attesa trasparenti e stratificando la domanda secondo classi di priorità68. La Regione Lombardia ha recepito il Piano Nazionale di Governo delle Liste d’attesa (DGR n. X/3993 del 4 agosto 2015). La normativa prevede 4 classi di priorità che sono oggi riportate sui ricettari del sistema sanitario regionale: U per urgenti da effettuarsi nel più breve tempo possibile e comunque entro 72h, B per breve da eseguirsi entro 10 giorni, D per differibile da eseguirsi entro 30 giorni per le visite e 60 giorni per gli esami strumentali, P per programmabile. La stratificazione della domanda di prestazioni sanitarie in classi di priorità formalmente differenziate è un elemento metodologico fondamentale al fine di garantire a tutti gli utenti una risposta adeguata disponendo di una quantità di risorse che può essere insufficiente per rispondere a tutti subito, in particolare nelle punte massime di domanda di intervento. L’elemento centrale di questo modello organizzativo è il “fattore tempo”, vale a dire l’intervallo che intercorre tra la richiesta di prestazione specialistica e il momento in cui questa viene erogata. Il tempo va gestito con modalità che si presuppone non compromettano la prognosi del paziente, né influenzino in maniera significativa l’eventuale stato di sofferenza attuale. L’erogazione delle prestazioni sanitarie entro i tempi appropriati alle necessità di cura degli assistiti rappresenta infatti una componente strutturale dei LEA che devono essere garantiti in modo equo e trasparente. Il tempo di attesa per le prestazioni sanitarie costituisce, peraltro, una delle maggiori criticità percepite dal cittadino quando egli si rapporta al sistema sanitario. In un’ottica di trasparenza, è, quindi, importante che i pazienti con uguale livello di priorità siano trattati secondo l’ordine cronologico di presentazione. È compito degli specialisti in cardiologia identificare i criteri per la definizione della priorità clinica dei diversi quadri patologici, tenendo conto anche delle linee guida specifiche di riferimento. Le classi di priorità devono infatti avere contenuto clinico esplicito e caratteristiche di misurabilità, ed è necessario prevedere il monitoraggio continuo e il feedback fra prescrittori ed erogatori di prestazioni, questo anche perché sono molto scarse le evidenze scientifiche relativamente alla correlazione fra attesa e presenza di beneficio e/o assenza di danno. G ITAL CARDIOL | 13 R Rossini et al Tabella 3. Contenuti clinici per i quali si ritiene ragionevole una prestazione specialistica cardiologica con classe di priorità. Livello U (<72h) Livello B (<10 giorni) Livello D (<30 giorni) Visite cardiologiche <72h Fibrillazione atriale (con riscontro obiettivo confermato da ECG) insorta da più di 48h o in epoca indeterminata con segni di scompenso Sincope di possibile natura cardiaca non di natura vaso-vagale o da ipotensione ortostatica (laddove non indicata una valutazione entro tempi rapidi con accesso in Pronto Soccorso) Scompenso cardiaco precedentemente noto o non noto, non responsivo a terapia diuretica somministrata per via orale Sospetta angina instabile (angina di recente insorgenza o ingravescente negli ultimi 30 giorni) Recente esecuzione di ECG francamente patologico <10 giorni Fibrillazione atriale (con riscontro obiettivo confermato da ECG) insorta da più di 48h o in epoca indeterminata, senza segni di scompenso Scompenso cardiaco precedentemente noto o non noto, in cui vi sia il sospetto di genesi valvolare (nota o sospettata ad esame obiettivo) Scompenso cardiaco precedentemente noto o non noto, parzialmente responsivo a terapia diuretica somministrata per via orale In tempo differito <30 giorni Fibrillazione atriale cronica con controllo della frequenza non ottimale o terapia non ottimale Cardiopalmo con recente storia in paziente ad elevato rischio aritmico Scompenso cardiaco recentemente noto o non noto, responsivo a terapia diuretica somministrata per via orale Ipertensione arteriosa “resistente” (non responsiva a terapia farmacologica ottimizzata con almeno 3 farmaci a dosi piene tra cui un diuretico) Nuovo riscontro di angina pectoris stabile Nuovo riscontro di cardiopatia dilatativa con severa disfunzione ventricolare sinistra (con eziologia da definire) Nuovo riscontro di dispnea ingravescente con significativo soffio cardiaco non noto in precedenza Esami strumentali ECOCARDIOGRAMMA Nota: Si concorda di limitare il più possibile la possibilità di prescrizione di esami ecocardiografici ai MMG o ad altri specialisti, ma di richiedere, ove necessario, una valutazione clinica. Sarà poi il cardiologo ad eseguire l’esame ecocardiografico, qualora lo ritenesse necessario. *Può essere ragionevole la richiesta del solo esame ecocardiografico come livello B e, preferenzialmente, D nei seguenti casi: – * Valutazione della pressione polmonare in pazienti sintomatici per dispnea, portatori di patologia sistemica o polmonare, in cui sia alta la probabilità di riscontrare un aumento della pressione polmonare, limitatamente ai casi in cui tale riscontro si associ ad una significativa modifica della strategia terapeutica e siano state escluse altre cause della dispnea Sospetto di endocardite (dopo valutazione infettivologica) Valutazione funzione di pompa ventricolare sinistra (FE) prima dell’inizio della chemioterapia. *In questo caso, si raccomanda l’esecuzione dell’esame solo ove strettamente necessario e di prediligere corsie preferenziali definite all’interno degli ospedali (liste preferenziali per pazienti oncologici). Va scoraggiato il ricorso alla richiesta di prestazioni con classe di priorità. ECG DINAMICO (HOLTER) Nota: Le prescrizioni di esame Holter sono, di norma, di competenza del cardiologo. – – Storia di palpitazioni parossistiche prolungate, regolari, recidivanti di origine indeterminata in cui siano state escluse cause extracardiache TEST ERGOMETRICO Nota: Le prescrizioni di test ergometrici sono di competenza del cardiologo, che deciderà la classe di priorità e provvederà alla programmazione dell’esame. HOLTER PRESSORIO Nota: Non sono previste prescrizioni di Holter pressori con classe di priorità, ad eccezione di casi selezionati, come in donne gravide con sospetta preeclampsia o soggetti anziani selezionati con frequenti e significativi episodi di ipotensione. ECG, elettrocardiogramma; FE, frazione di eiezione; MMG, medico di medicina generale. 14 G ITAL CARDIOL | Gestione ambulatoriale del paziente di interesse cardiologico I criteri di priorità si devono basare in primis sulle caratteristiche cliniche del quadro patologico. Pertanto, gli elementi generali da tenere in considerazione per l’individuazione di priorità cliniche sono i seguenti: severità del quadro clinico (incluso il sospetto diagnostico), prognosi (quoad vitam e quoad valitudinem), tendenza al peggioramento a breve, presenza di dolore e/o deficit funzionale, implicazione sulla qualità di vita, presenza di casi particolari che richiedono di essere trattati in un tempo prefissato o di speciali caratteristiche del paziente (che possono configurare delle eccezioni purché esplicitamente dichiarate dal medico prescrittore). Un elemento importante che deve accompagnare la definizione delle priorità è la necessità di attuare iniziative che aumentino l’appropriatezza, sia in termini generali che di priorità delle prestazioni rese. È indubbio infatti che l’esecuzione delle prestazioni nei tempi previsti dalla normativa non può prescindere dal numero totale di richieste delle prestazioni in ciascuna classe di priorità. Allo stesso tempo, in assenza di un tetto massimo di richieste, emerge ancora di più la necessità di definire criteri condivisi che possano essere impiegati come strumento a garanzia dell’appropriatezza. Una prestazione cardiologica con classe di priorità andrebbe riservata ai pazienti con un’attualità clinica potenzialmente riconducibile ad acuzie cardiologica (primo riscontro di cardiopatia o riacutizzazione di cardiopatia già nota), preferibilmente nei pazienti dove una diagnosi tempestiva si associ ad una modifica significativa della strategia terapeutica. Si precisa che tale documento non si sostituisce alla valutazione clinica del singolo caso e alla discrezionalità del MMG, che può richiedere una valutazione cardiologica con classe di priorità, laddove lo ritenga opportuno, al di fuori delle indicazioni contenute nel presente documento. Inoltre, le raccomandazioni qui contenute non comprendono le situazioni cliniche di emergenza/urgenza in cui, a discrezione del MMG, il paziente deve essere indirizzato direttamente in Pronto Soccorso. Si sottolinea, inoltre, che è preferibile la richiesta di una visita cardiologica ed ECG con classe di priorità e non un esame strumentale (es. Holter, test da sforzo, esame ecocardiografico). Sarà poi lo specialista ad indicare, ove necessario, l’esecuzione di ulteriori accertamenti strumentali e a programmarne l’esecuzione. È, altresì, auspicabile che la richiesta di visita specialistica cardiologica con carattere di priorità sia corredata da una breve sintesi redatta dal medico di medicina generale relativa alla storia clinica del paziente e alla terapia in corso e che sulla richiesta sia chiaramente esplicitato il quesito clinico posto allo specialista. Sarebbe anche utile avere in visione l’esito di esami ematochimici recenti del paziente e, in casi selezionati, anche di radiografia del torace. Si sottolinea, infine, che la dispnea, in assenza di segni di congestione, non autorizza a porre la diagnosi di scompenso né a richiedere una valutazione cardiologica specialistica, senza aver effettuato altre valutazioni come radiografia del torace, emocromo e altri esami ematochimici. La Tabella 3 presenta i quadri clinici per i quali si ritiene ragionevole una prestazione specialistica cardiologica con classe di priorità e la classe di priorità ragionevolmente assegnata ai contenuti clinici sopradetti. Tali indicazioni sono state condivise con la Società Italiana di Medicina Generale e delle Cure Primarie. PROPOSTE OPERATIVE PER FAVORIRE L’APPROPRIATEZZA PRESCRITTIVA Al fine di garantire l’implementazione di quanto proposto, favorendo l’appropriatezza prescrittiva, sarebbe fondamentale che gli interventi da parte dei decisori in ambito regionale e locale si ispirassero al contenuto scientifico con il supporto delle Società Scientifiche, tenendo contro di valore aggiunto e sostenibilità. Come esposto sopra, la Tabella 1 riassume il ruolo del MMG e il valore aggiunto della valutazione specialistica nelle patologie più comuni del paziente ambulatoriale di interesse cardiologico. In particolare, sarebbe auspicabile che le seguenti proposte fossero accolte ed implementate al fine di garantire efficienza ed appropriatezza prescrittiva: 1. il MMG dovrebbe, in genere, richiedere una valutazione clinica e non l’esame strumentale, laddove non altrimenti indicato in precedenti valutazioni. Sarà poi compito del cardiologo valutare l’eventuale indicazione a procedere ad ulteriori approfondimenti strumentali; 2. il MMG dovrebbe corredare di una breve sintesi anamnestica, terapia in corso e soprattutto quesito clinico, in modo circostanziato, la richiesta di valutazione cardiologica; 3. ogni realtà locale dovrebbe garantire una rete che possa mettere in comunicazione in tempi rapidi il MMG e lo specialista cardiologo; 4. lo specialista cardiologo dovrebbe riportare in modo chiaro il tipo di follow-up del paziente in ogni referto clinico e strumentale (se necessario un nuovo controllo e con quale timing); 5. sarebbero auspicabili, anche a livello locale, gruppi di lavoro volti a misurare l’appropriatezza prescrittiva, ad esempio sulla base delle indicazioni di follow-up riportate nei referti delle prestazioni ambulatoriali. RIASSUNTO L’aumento dell’incidenza delle patologie cardiovascolari, l’aumento della sopravvivenza dopo la loro fase acuta, l’invecchiamento della popolazione e l’implementazione della prevenzione primaria, hanno determinato un incremento esponenziale delle prestazioni cardiologiche ambulatoriali, così da rendere difficile il mantenimento di un equilibrio tra la richiesta del cittadino-paziente e la sostenibilità economica del sistema sanitario. Dall’altro lato, la prescrizione di numerosi esami diagnostici in un’ottica di medicina difensiva e legate alla crescita di aspettative della popolazione, ha portato numerose società scientifiche a campagne educazionali con l’obiettivo di dimostrare che fare di più non significa fare meglio. La presente rassegna ha scopo di fornire al medico di medicina generale delle indicazioni pratiche sui segni/sintomi delle principali patologie cardiovascolari (angina pectoris, dispnea, cardiopalmo, sincope) e allo specialista cardiologo una rapida revisione delle raccomandazioni sulla richiesta degli esami strumentali (ecocardiogramma, stress test), per favorire una stratificazione della domanda secondo classi di priorità, così come oggi riportate sui ricettari del sistema sanitario regionale, con la finalità ultima di garantire l’efficacia, l’efficienza e l’equità del sistema sanitario in un’ottica di appropriatezza prescrittiva. Parole chiave. Appropriatezza; Cardiologo; Medico di medicina generale; Paziente; Visita cardiologica. G ITAL CARDIOL | 15 R Rossini et al BIBLIOGRAFIA 1. Catapano A, Vannuzzo D. Epidemiologia nazionale e regionale. G Ital Cardiol 2009;10(Suppl 3-6):38S-57S. 2. Murphy AW, Cupples ME, Smith SM, Byrne M, Byrne MC, Newell J. 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