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XVI Congresso Nazionale SIMG – Firenze, 2-4 dicembre 1999
La Depressione per il Medico Generale del terzo millennio
Epidemiologia: il contesto
Dr. Giuseppe Leggieri
Responsabile Area Psichiatria
L’approssimarsi del terzo millennio induce a momenti di riflessione sul passato
e sul futuro della professione, così come la biologia o le scienze che studiano l’uomo
non possono sottrarsi a momenti di verifica.
Le conquiste della medicina nell’ultimo secolo sono state straordinarie e lo
sviluppo tecnologico ha permesso di raggiungere traguardi impensabili (trapianti,
genetica, ecc.). Ma, probabilmente, nella seconda metà del ‘900 si è perso di vista il
vero oggetto degli studi: l’uomo.
La medicina si è allontanata dai veri bisogni dell’Entità-Uomo, dimostrando
l’incapacità di gestire il progresso della scienza riportandola alle angosce del singolo,
ammalato o presunto tale.
In tale contesto il medico di famiglia si è fatto “ travolgere” dal turbinio della
ricerca e non è riuscito ad essere il “filtro” naturale e scientificamente abilitato nei
confronti del cittadino, permettendo che la società focalizzasse sempre di più
l’attenzione sul sensazionale e dimenticando i più sani principi della prevenzione e
del coinvolgimento interpersonale.
Il rapporto medico-paziente è in crisi profonda.
Il III millennio è vissuto come l’epoca della solitudine e dell’angoscia
(indagine Eurisko-99)
Nel 2010, secondo la Banca Mondiale e l’OMS, la Depressione sarà la prima
causa di anni persi di vita.
Già oggi, negli ambulatori dei medici di famiglia, il 35% dei pazienti è affetto
da disturbi psichici ben definiti (ICD-10) o “sottosoglia”, di questi l’8,4% è affetto da
Depressione (Studio SIMG-Italia) ed il 4,9% da depressione sottosoglia, senza alcuna
differenza geografica. L’età intermedia ed il sesso femminile sono più rappresentati,
ma è interessante ricordare che anche gli anziani (>65 anni) hanno una prevalenza
della depressione del 7,5%.
Questi disturbi incidono direttamente sulla qualità della vita (MOS SF-36), più
che la presenza di malattie internistiche.
Il riconoscimento di queste patologie non può prescindere dalle capacità
comunicative del medico di famiglia. Queste “communication skills” rappresentano il
nucleo centrale della professione del MMG. La consapevolezza di questo dovrà
indurre il singolo medico, la Società scientifica e le Istituzioni ad approfondire le
varie possibilità di “formazione alla relazione”, non potendo più pensare che questa si
instauri spontaneamente.
Il futuro MMG dovrà essere formato alla relazione ed alla comunicazione sia al
livello degli studi universitari che nel corso della specializzazione. Ma il patrimonio
di conoscenze, in questo campo, fa parte del bagaglio culturale del MMG che già ora
ha approfondito l’argomento, per cui quel MMG esperto deve far parte della “equipe
formativa” sia al livello del corso di laurea che nella successiva specializzazione.
Si vuole qui rilevare che ogni azione o provvedimento legislativo o
amministrativo che ostacoli la relazione medico paziente non può non incidere sulla
qualità delle prestazioni e sulla relativa insoddisfazione da parte degli utenti. Questo
aspetto del problema sembra poco studiato o, forse, volutamente tralasciato, ma i
medici di famiglia che tuttora sono al primo posto in Europa ed in Italia, in
particolare, per apprezzamento, non devono farsi risucchiare da questi vortici.
L’interazione medico-paziente, secondo Ong (1995) è composta da due
sistemi: “Cure system” e “Care system”. Il paziente ha bisogno durante la
consultazione con il proprio medico sicuramente di “cure”, di risposte pratiche
relative al proprio bisogno di capire e di sapere. Ma, nello stesso tempo, il paziente
porta con sé una soggiacente richiesta di “care”, cioè il bisogno di “sentirsi capito”,
con la possibilità di sentire compreso il significato che quel determinato problema ha
assunto per lui. Questo i medici di famiglia lo devono sempre tenere presente nello
svolgimento della loro attività quotidiana.
In conclusione, la necessità di formazione permanente accreditata e di ricerca
di collaborazione con i Dipartimenti di Salute Mentale per migliorare le capacità
gestionali del MMG nei confronti dei pazienti affetti da disturbi psichici, non possono
prescindere dal riconoscimento della specificità del lavoro del medico di famiglia e
dal coinvolgimento di altri livelli istituzionali.
L’Area Progettuale Psichiatria della SIMG è impegnata in questo senso.
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