Soia italiana: OGM free ma con polemica

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Soia OGM / IL DIBATTITO
Soia italiana: OGM free ma con polemica
L’Italia proibisce la coltivazione di soia OGM anche se le analisi sulle sementi
contemplano di fatto un limite di tolleranza. Il
problema e il dibattito su Valori.it.
La produzione di soia italiana OGM? Proibita per legge.
Ma la polemica non manca e il tema si apre al dibattito.
Partiamo dalle basi: la legge in materia, innanzitutto, che
vieta l’utilizzo nei campi delle sementi OGM affidando i
controlli all’ex Ense (Ente nazionale sementi elette), oggi
accorpato nel Consiglio per la Ricerca e la
Sperimentazione in Agricoltura (CRA-SCS). Il Decreto
Ministeriale del 27 novembre 2003 impone le analisi a
campione - 3.000 semi, pari a circa 1,5 Kg per ogni lotto
da 40 tonnellate - ma stabilisce anche che il risultato di
queste ultime – il peso in termini percentuali del DNA
transgenico sul DNA totale - sia espresso “per
approssimazione alla prima cifra decimale”. Un arrotondamento che ha dato origine ad un limite de
facto dello 0,05%. E qui iniziano le discussioni.
Di soia OGM (ma anche di disseccanti e del ruolo della bioingegneria nel comparto agricolo) abbiamo
discusso con Giuseppe Altieri, docente di agricoltura biologica e titolare del Centro Studi Agernova, che
in riferimento all’Italia e alle sementi OGM parla di “presenza illegale” e punta il dito contro le analisi del
CRA-SCS, l’ente chiamato a valutare l’eventuale presenza di materiale geneticamente modificato nei
lotti dei semi. “L’approssimazione dei risultati? È prevista dalla legge” replica, a colloquio con Valori,
Rita Zecchinelli, responsabile del Laboratorio di analisi che tende anche a escludere il rischio di ampie
contaminazioni da soia OGM nei terreni italiani. “Nessuno in Europa svolge controlli così vasti come
quelli condotti nel nostro Paese” aggiunge sostenendo che l’approssimazione dei risultati sarebbe di
fatto una necessità di fronte al “rischio di scartare erroneamente alcuni lotti di semi”. Accanto alle
discussioni, ovviamente, restano i problemi relativi al rilancio del comparto. Secondo Andrea Ferrante,
presidente dell’AIAB, l’Associazione italiana agricoltura biologica. l’Italia “è di fatto un produttore OGM
free”. Una caratteristica, quest’ultima, che potrebbe offrire “vantaggi significativi”. A patto però di
favorire la produzione interna riducendo il peso dell’import.
Un approfondimento sul mercato mondiale della soia è presente sul nostro numero di novembre. Le
interviste integrali a Giuseppe Altieri (leggi), Rita Zecchinelli (leggi) e Andrea Ferrante (leggi) sono
pubblicate nella nostra edizione online.
12 Novembre 2014
Matteo Cavallito @ [email protected]
Zecchinelli: analisi regolari.
"Da noi i controlli più vasti d’Europa”.
“L’approssimazione dei risultati? È prevista dalla legge” replica Rita Zecchinelli,
responsabile delle analisi presso il CRA-SCS. Scarsi, spiega, i rischi di contaminazione,
soprattutto nelle coltivazioni di soia.
“Nessuno in Europa svolge controlli così vasti come quelli condotti nel nostro Paese”. Lo dichiara a
Valori Rita Zecchinelli, responsabile del Laboratorio del Centro di Sperimentazione e certificazione delle
Sementi del Consiglio per la Ricerca e la Sperimentazione in Agricoltura (CRA-SCS). Le analisi,
spiega, rispettano in pieno la legge. E l’approssimazione dei risultati, afferma replicando alle critiche,
sarebbe di fatto una necessità. Di fronte al “rischio di scartare erroneamente alcuni lotti di semi”.
Dottoressa Zecchinelli, come nasce la cosiddetta soglia di tolleranza dello
0,05%?
La legge (DM 27 novembre 2003) non prevede soglie di tolleranza, ma prevede
l’arrotondamento del risultato quantitativo alla prima cifra decimale. Il che, dal
punto di vista matematico, significa che un risultato inferiore allo 0,05% deve
essere arrotondato a 0,0, mentre un risultato pari a 0,05% o più viene arrotondato
a 0,1%.
Semplificando: la presenza di un seme OGM su 3.000, ovvero lo 0,033% del campione, darebbe
quindi un risultato pari a zero?
Un risultato di 0,033 sarebbe arrotondato a 0,0, sì. Ma questo non significa esattamente che all’interno
del campione sia presente 1 seme OGM. La questione è in realtà più complessa e la percentuale in
peso del DNA può non coincidere con la percentuale in numero di semi. Il peso del DNA transgenico
sul DNA totale, che è ciò che l’analisi calcola, dipende senz’altro dal numero dei semi OGM presenti,
ma anche da fattori biologici, come ad esempio la natura omo o eterozigote del seme.
In ogni caso, è bene ricordare che quantificazioni inferiori allo 0,1% diventano via via sempre meno
affidabili, a causa dei limiti tecnici della strumentazione.
Però resta il fatto che una presenza minima di materiale OGM viene tollerata. Perché la legge
parla di “assenza” e poi consente l’arrotondamento?
La necessità dell’arrotondamento nasce dal fatto che esiste un’intrinseca incertezza nella
misurazione e, con essa, il rischio di scartare erroneamente alcuni lotti di semi. Questa incertezza
dipende da diversi fattori, come innanzitutto il campionamento, con il quale a partire da lotti anche di 40
tonnellate nel caso del mais, si ottengono i campioni di analisi di 3.000 semi, pari a circa 1,5 kg. Credo
sia corretto affermare che l’Italia ha raggiunto un equilibrio tra la ricerca della perfezione dell’analisi e la
scelta di operare controlli su vasta scala. Occorre ricordare che nessuno in Europa svolge controlli così
vasti come quelli condotti nel nostro Paese che, non dimentichiamolo, interessano migliaia di lotti ogni
anno: fra mais e soia, nei 10 anni di applicazione del decreto sono stati verificati oltre 21.000 lotti di
seme destinato agli agricoltori italiani.
Secondo i critici tuttavia una presenza minima di materiale OGM sarebbe sufficiente a
contaminare ampiamente i terreni a causa dell’impollinazione. È così?
Non ho dati per stimare con precisione l’impatto di un’eventuale contaminazione nel seme sulla
coltivazione ed i suoi prodotti, ma non ritengo che l’eventuale presenza anche di un solo seme possa
provocare ampie contaminazioni. Nel caso della soia, ricordo poi che la specie è autogama, cioè
autoimpollinante e pertanto la dispersione di polline è molto limitata. Naturalmente, se la coltivazione è
destinata a produrre una nuova generazione di sementi, il prodotto rientrerà nei piani di monitoraggio
dell’anno successivo e sarà pertanto escluso dal mercato qualora risultasse positivo per la presenza di
OGM.
12 Novembre 2014
Matteo Cavallito
@ [email protected]
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