I farmaci che fanno aumentare di peso

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Nr. 247
febbraio 2014
I farmaci che fanno aumentare di peso
I farmaci possono causare un aumento di peso attraverso varie modalità: stimolando l'appetito, rallentando
il metabolismo basale, alterando il metabolismo di carboidrati e lipidi, modificando la distribuzione del grasso
corporeo, riducendo l'attività fisica. Nei disturbi di tipo psichiatrico, non è facile distinguere in che misura
contribuiscano all'aumento di peso la malattia in sé e i farmaci impiegati nel trattamento.
I farmaci psicotropi mostrano la maggiore propensione ad aumentare il peso corporeo; l'effetto è da
attribuire alla stimolazione dell'appetito e alla sedentarietà conseguente alla sedazione. Tra gli
antidepressivi, l'incremento ponderale risulta più frequente (14% circa dei pazienti) con la mirtazapina
(es. Remeron). Anche gli antidepressivi triciclici si associano ad un aumento di peso, dose-dipendente, nel
7% circa dei pazienti. Altri antidepressivi come la duloxetina (Cymbalta e Xeristar) e la venlafaxina (Efexor)
possono produrre variazioni del peso sia in senso positivo che in senso negativo. Casi di aumento di peso
sono stati riportati con l'uso di alcuni inibitori selettivi della ricaptazione della serotonina come fluvoxamina
(es. Maveral) e citalopram (es. Elopram). Le benzodiazepine non agiscono direttamente sull'appetito, ma
l'ansia determina talora mutamenti nelle abitudini alimentari che portano ad un dimagrimento e un eventuale
aumento di peso può essere legato all'effetto ansiolitico. L'aumento di peso è frequente con i neurolettici
tradizionali (es. clorpromazina, aloperidolo) e atipici. I neurolettici atipici, in particolare la clozapina (Leponex)
e l'olanzapina (Zyprexa) sono associati al maggior incremento ponderale (più di 4Kg nel 20% circa dei
pazienti). L'aumento di peso è meno marcato con il risperidone (Risperdal) e la quietiapina (Seroquel) (meno
di 2Kg) e ancora più basso (circa 1Kg) con l'aripiprazolo (Abilify). L'incremento ponderale è costante per
tutto il primo anno di trattamento e vede coinvolti diversi meccanismi, tra cui l'aumento dell'appetito,
alterazioni metaboliche (es. iperglicemia), disordini endocrini e riduzione o assenza dell'attività fisica indotta
dal loro effetto sedativo. Un incremento di peso è stato segnalato anche con la tetrabenazina (Xenazina),
un farmaco impiegato per trattare i disturbi del movimento, soprattutto nei pazienti con corea di Huntington.
Il litio, farmaco elettivo nel disturbo bipolare, causa spesso aumento di peso: durante i primi 2 anni di
trattamento, tre/quarti dei pazienti aumentano di 4Kg. L'incremento può raggiungere i 10Kg. I meccanismi
chiamati in causa sono ritenzione idrica, edemi, riduzione del metabolismo basale correlata a ipotiroidismo
subclinico ed effetti insulino-simili. Alcuni antiepilettici stimolano l'appetito e possono aumentare il peso:
primo tra tutti l'acido valproico (Depakin), seguono con frequenza progressivamente più bassa lamotrigina
(Lamictal), gabapentina (Neurontin), pregabalin (Lyrica) e vigabatrina (Sabril).
Ormoni sessuali. I progestinici influiscono sull'appetito e sul peso corporeo. Il medrossiprogesterone
iniettabile (es. Depo-Provera) si associa con un incremento ponderale di 0,5-2Kg durante il 1° anno di
trattamento e sino a 4Kg nel 2°. Anche il ciproterone (Androcur) e il megestrolo (es. Megace) causano
aumento di peso. I contraccettivi orali estro-progestinici hanno effetti contrastanti sul peso: possono sia
aumentarlo che diminuirlo. Il testosterone e altri farmaci ad attività androgenica come il danazolo (Danatrol)
aumentano il peso per i loro effetti anabolizzanti (aumentata sintesi di proteine e massa muscolare).
Un incremento ponderale si osserva nel 10% circa dei pazienti con carcinoma della prostata trattati con gli
analoghi della gonadorelina come goserelin (Zoladex) e leuprorelina (es. Enantone).
Farmaci per il diabete. L'insulina causa aumento di peso. I pazienti con diabete di tipo 2 aumentano
generalmente di oltre 4Kg durante il primo mese di trattamento con insulina. L'effetto è imputabile alla
riduzione della glicosuria (la maggior fonte di perdita calorica in caso di iperglicemia mal controllata) e alla
ipoglicemia che porta ad assumere alimenti. Le sulfaniluree [es. gliclazide (Diamicron), glimepride (Amaryl)]
e la repaglinide (Novonorm) sono anch'esse associate ad incremento ponderale in quanto secretagoghi
dell'insulina. Oltre all'aumento di peso dovuto alla ritenzione idrica, i glitazoni [pioglitazone (Actos)] stimolano
l'appetito e incrementano la massa grassa per una interferenza sulla differenziazione degli adipociti.
I diabetici che assumono glitazoni aumentano mediamente di 3-4Kg durante il trattamento.
Corticosteroidi. Gli steroidi [es. prednisone (Deltacortene)], inducono un incremento ponderale
principalmente attraverso una stimolazione dell'appetito. Nel corso di terapie croniche possono anche
modificare la distribuzione del grasso corporeo con accumulo su collo e schiena.
Bibliografia essenziale
Drug-induced weight gain. Prescrire Int 2011; 21.11-13. Martindale. The Complete Drug Reference. The Pharmaceutical Press, 2007.
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Disturbi dentali indotti da farmaci
I farmaci possono causare problemi a carico dei denti modificandone il colore, provocando danni fisici diretti
o indebolendo meccanismi di difesa locali come la produzione di saliva.
Le tetracicline sono antibiotici a largo spettro, da tempo abbandonati per la comparsa di resistenze
batteriche. Oggi relegati al solo trattamento dell'acne, potrebbero ridiventare importanti per il fenomeno
crescente della resistenza agli altri antibiotici in uso. Le tetracicline si legano irreversibilmente al calcio e si
depositano nei denti in fase di crescita impartendo loro una tipica colorazione gialla che può virare al grigiomarrone (per ossidazione da esposizione alla luce). Poiché i denti si sviluppano nel periodo che va dalla vita
intrauterina fino all'età di circa 8 anni e poiché la mineralizzazione della maggior parte dei denti non si
completa fino a quel periodo, le teracicline non dovrebbero essere utilizzate nelle donne in gravidanza o
allattamento e nei bambini di età inferiore agli 8 anni (la maggior parte delle fonti bibliografiche consiglia di
evitarle sotto i 12 anni). La minociclina (Minocin) può causare ingiallimento permanente dei denti in una
percentuale di pazienti che arriva al 6%; diversamente da quanto accade con le altre tetracicline,
l'alterazione del colore può avvenire anche dopo che il dente si è formato del tutto.
La clorexidina in collutorio, se utilizzata per lunghi periodi, può impartire una patina bruna ai denti; con l'uso
orale dei sali di ferro in formulazione liquida i denti possono assumere una pigmentazione nerastra. In questi
casi, le alterazioni del colore sono superficiali e si possono eliminare con strumenti detergenti.
La saliva riveste un ruolo cruciale nel mantenimento delle funzioni orali e della salute in generale. Una
diminuzione della secrezione salivare e la conseguente secchezza della bocca (xerostomia) sono associate
ad un aumentato rischio di carie e di candidosi e possono influire negativamente sulla qualità di vita,
causando bruciore e dolore locali, deterioramento del senso del gusto e della capacità di parlare, masticare
o deglutire. La saliva è importante anche ai fini dell'aderenza e della ritenzione delle dentiere, pertanto chi
soffre di secchezza della bocca può incontrare difficoltà a portare la protesi. Un declino naturale della
funzione salivare può essere legato all'età, ma negli anziani la xerostomia è comunemente associata all'uso
di farmaci. Nelle ghiandole salivari, il controllo della secrezione è mediato dal sistema nervoso autonomo e
il principale neurotrasmettitore dell'impulso è l'acetilcolina che interagisce con i recettori muscarinici.
L'incidenza più alta di xerostomia (un paziente su quattro) si registra con gli antimuscarinici puri ossibutinina
(Ditropan), solifenacina (Vesiker), tolterodina (Detrusitol), trospio (Uraplex) e fesoterodina (Toviaz), utilizzati
nel trattamento dell'incontinenza urinaria. La xerostomia rappresenta il principale effetto indesiderato
dell'antipertensivo ad azione centrale clonidina (Catapresan) e viene riportato nel 5% circa dei pazienti che
assumono farmaci con componente anticolinergica nel loro meccanismo d'azione come antidepressivi
triciclici [es. amitriptilina (es. Laroxyl)], neurolettici, in particolare le fenotiazine [es. clorpromazina (Prozin)],
antistaminici di prima generazione [es. clorfenamina (Trimeton)], antiaritmici come disopiramide (Ritmodan)
e propafenone (Rytmonorm). La secchezza delle fauci interessa l'1-3% dei pazienti con ipertrofia prostatica
benigna trattati con un alfa-bloccante [alfuzosina (Mittoval e Xatral), doxazosina (Benur), tamsulosina
(Pradif), terazosina (Urodie), silodosina (es. Urorec)]. La xerostomia che compare in corso di terapia
diuretica [(es. furosemide (Lasix)] è imputabile alla disidratazione. La xerostomia indotta da farmaci è un
effetto dose-dipendente e reversibile con la sospensione del trattamento.
Le preparazioni in polvere di farmaci antiasmatici in forma di aerosol dosati come beclometasone,
fluticasone, salmeterolo, terbutalina, hanno un pH basso, inferiore a 5,5, e se rimangono a contatto con i
denti possono provocare una parziale erosione dello smalto; il danno è cumulativo e trattandosi di terapie
croniche è essenziale raccomandare al paziente di sciacquarsi la bocca dopo ogni inalazione.
Un problema che non influisce sulla salute dei denti, ma che può risultare fastidoso è quello dell'ipertrofia
gengivale; talora l'ingrossamento delle gengive è tale da ricoprire gran parte del dente. I farmaci
maggiormente coinvolti sono gli antiepilettici e gli immunosoppressori, in particolare la fenitoina (Dintoina)
che causa ipertrofia gengivale in quasi la metà dei pazienti trattati (per lo più bambini) e la ciclosporina
(Sandimmun) con una frequenza intorno al 30%. L'evento è associato anche al trattamento con i calcioantagonisti, ma è raro (meno di 1 paziente su 1.000).
A cura del dott. M. Miselli
Bibliografia essenziale
Tredwin C. Disturbi dentali indotti da farmaci. Adv Drug React Bull 2005; 165:661. Drug-induced hyperplasia. Rev Prescr 2011; 31:432.
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