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Istituto Superiore
Superiore di Formazione PoliticoPolitico-Sociale “Mons. A. Lanza”
“ La crisi delle costituzioni di “compromesso”
e il ruolo dei cattolici in europa”
- Prof. Antonino SpadaroMercoledì 16 Maggio 2007
Un patrimonio minimo di valori indisponibili. Un nucleo duro di principi accettati dalla
comunità, stabili nel tempo e a garanzia di tutti. Le Costituzioni democratiche contemporanee altro
non sono che un accordo, un compromesso su questa tavola di valori fondamentali. Che riguardano
sia le regole del gioco politico, sia valori sostanziali non negoziabili. Eppure, proprio questo zoccolo
duro delle costituzioni, sembra soffrire una crisi irreversibile.
Di questo processo in atto nelle democrazie costituzionali, del ruolo dei cattolici impegnati in
politica, ha parlato Antonino Spadaro – ordinario di diritto costituzionale presso l’Università
Mediterranea di Reggio Calabria - durante una conversazione tenutasi nel Centro giovanile “Padre
Valerio Rempicci” di Condofuri. L’incontro è stato promosso dai Padri Marianisti, in collaborazione
con l’Istituto di formazione socio-politico di Reggio “Monsignor Lanza” e con l’associazione Libera
Area grecanica.
Articolato e complesso il tema proposto, ma che ha permesso di riflettere su argomenti attuali
e che toccano da vicino la vita di tutti.
Il professore Spadaro ha illustrato la crisi delle “costituzioni di compromesso”, come crisi del
costituzionalismo e dei valori sostanziali ad esso sottesi. «Questa crisi – ha spiegato il docente nasce dal fatto che tutto è considerato negoziabile, disponibile. E’ la crisi di un pezzo dell’etica
pubblica laica, e cioè quella personalista, in parte legata alla tradizione cristiana».
Quali le cause di questo declino? «Il mondo è cambiato in fretta, e le Costituzioni del
dopoguerra non potevano prevedere e disciplinare ambiti che oggi sono di rilievo, come la bioetica
o aspetti del diritto di famiglia. Inoltre, mentre i valori del costituzionalismo si diffondono in ogni
parte del mondo, l’etica pubblica dello Stato sembra non reggere di fronte agli attacchi di una
cultura relativista e individualista. Il modello costituzionale - che garantisce la dignità personale, ma
prevede doveri e responsabilità accanto ai diritti - è messo in discussione da atteggiamenti di
libertarismo radicale che comporta un esasperante individualismo».
Via Cattolica dei Greci, 26 - 89127 Reggio Calabria - Tel-Fax 096522769 - e-mail: [email protected]
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C’è, tuttavia, un altro fenomeno che sembra minare alla base il modello dello Stato
costituzionale.
«Le società multietniche, multi religiose
- spiega Spadaro - mettono in discussione le
fondamenta costituzionali del passato. E se si vuole avviare un modello interculturale - che rispetti
le diversità e le integri -, si deve individuare un minimo comune denominatore di regole e valori
costituzionali. A cui tutti i consociati devono aderire. Chi vuole diventare cittadino di una
democrazia costituzionale, cioè, deve accettare quel patrimonio di principi indisponibili che ne sono
alla base. Mentre chi è già cittadino, può cercare di dare risposta alle nuove sfide che vengono dalle
altre culture. Si può tentare una mediazione culturale, un dialogo su temi “nuovi”, tenendo conto di
tutte le istanze in gioco. Così, mentre non sarebbe possibile accettare forme di famiglie poligamiche,
si potrebbero istituire altri giorni di festa, come il venerdì per i musulmani o il sabato per gli ebrei».
Dopo aver illustrato la crisi delle costituzioni di compromesso, come crisi dell’etica pubblica laica, il
docente ha si è soffermato sull’esempio italiano. Qui l’etica pubblica è nata come mediazione tra
culture politiche diverse, e ha recepito molte istanze della dottrina sociale della Chiesa.
«Il compromesso costituzionale disegnato dai padri costituenti nel ’48 – ha proseguito Spadaro
- è stato il migliore possibile. In questo modello era inevitabile che potesse accadere anche qualcosa
che non è gradito ai cattolici (come è successo con la legge sul divorzio e l’aborto). E’ il prezzo che
deve pagare una minoranza etico – religiosa nel momento in cui accetta il compromesso laico. In
questo quadro, bisogna cercare spazio per la mediazione culturale, tentando la via del dialogo e del
confronto. Senza stravolgere l’antropologia personalista, ci si potrebbe battere, ad esempio, per
evitare l’eutanasia ma permettere il testamento biologico. Oppure escludere il matrimonio tra gay
ma disciplinare i rapporti tra conviventi non eterosessuali. Ma come deve avvenire tale mediazione?
- si è ancora chiesto il docente - Il Concilio Vaticano II afferma che sono i laici e le Chiese locali i
protagonisti della mediazione. Le diocesi conoscono bene le necessità e i problemi delle comunità
locali. Solo un’attenta azione pastorale può davvero aiutare l’uomo. Quanto ai laici, tocca a loro
individuare le soluzioni ai problemi locali, compiendo un lavoro di mediazione. I cattolici impegnati
nel sociale, quindi, devono sbrigarsela da soli, scrollandosi di dosso la tentazione del clericalismo.
Ma al tempo stesso devono smettere di essere troppo disinvolti e pronti a mediare su tutto. Il
rischio, in questo caso, sarebbe quello di annacquare il Vangelo per arrivare a scelte condivise.
Mentre il rischio opposto è quello di impuntarsi su tutto, di irrigidirsi inutilmente. I cattolici, allora,
dovrebbero essere chiari e fermi sui fondamenti della loro fede, ma anche dolci e flessibili. Questo
per evitare
la crisi del modello costituzionale a cui hanno dato un grande contributo. E se
resteranno uniti, sul fronte etico piuttosto che politico, potranno dare un apporto significativo alle
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moderne democrazie. Perché questo non è il tempo per ergere muri o steccati, ma per gettare ponti
e lavorare insieme agli altri».
Vittoria Modafferi
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