Pregi e difetti della globalizzazione I pregi della globalizzazione Fra i pregi da attribuire alla globalizzazione c’è, secondo alcuni, la lotta alla povertà. Secondo le statistiche della FAO, negli ultimi trent’anni la povertà mondiale è diminuita: oggi il numero di persone denutrite è di poco inferiore a quarant’anni fa, ma la popolazione mondiale è nettamente superiore; pertanto l’incidenza della denutrizione è diminuita Grazie alla globalizzazione sono stati creati centinaia di milioni di posti di lavoro, dando modo a milioni di famiglie di guadagnarsi un salario. L’economia globalizzata crea risorse e finanziamenti per la ricerca ed entrate fiscali con cui gli Stati garantiscono servizi sociali alla popolazione; la globalizzazione , inoltre, richiede e consente un elevato livello di dialogo e confronto fra le maggiori nazioni del mondo. Tale dialogo contribuisce a far prevalere le ragioni del vantaggio economico reciproco, superando molte tensioni diplomatiche e possibili escalation militari. I difetti della globalizzazione I due principi guida della globalizzazione sono la crescita economica e la convenienza: industrie, mercati e informazioni si muovono alla ricerca di buoni investimenti, competenze , riduzione dei costi. Fabbriche e centri di ricerca sorgono dove il lavoro operaio o specializzato costa poco e rende bene e dove , al tempo stesso, le tasse, i controlli antinquinamento e altre pratiche costose sono ridotte al minimo. Tutto ciò produce sviluppo e profitto ma, se portato al estreme conseguenze, presenta alcuni risvolti negativi: -Man mano che l’industrializzazione e la richiesta di beni nuovi e diversi divengono gloabari, aumentano anche l’9nquinamento e la distruzione dell’ambiente; -l’aumento delle produzioni industriali per soddisfare i bisogni di un numero sempre più elevato di individui richiede risorse energetiche minerarie crescenti: questo fatto ha già aperto una competizione serrata fra alcuni grandi Paesi come la Cina, gli USA, l’unione europea, il Giappone, la Russia, il brasile, l’india. -La globalizzazione tende a diffondere le info più utili, interessanti o pubblicizzate in tutto il mondo e a imporle come modello culturale dominante a scapito dei modelli culturali loca; -la globalizzazione ha investito anche l’agricoltura e l’allevamento, spingendo a privilegiare la coltivazione e l’allevamento di poche specie redditizie; in altre parole la globalizzazione restringe la biodiversità, ossia la varietà delle forme viventi sulla terra. L’economia sostenibile Un’economia che si basi esclusivamente sulla crescita economica e la convenzione, ignorando elementi essenziali come la tutela dell’ambiente e la felicità delle persone, è destinata prima o poi a incepparsi. In altre parole, esiste un punto oltre il quale non è possibile sfruttare la terra e l’uomo per ottenere maggiori profitti senza produrre enormi disastri. Per queste ragioni, negli ultimi vent’anni si è affermato il concetto di economia sostenibile. Un’economia sostenibile è un sistema organizzativo per la produzione e consumo che : -limita il consumo di risorse non rinnovabili e cerca di sfruttare le risorse rinnovabili. -rispetta l’ambiente, limitando il più possibile e con ogni mezzo tecnologico l’inquinamento della natura; -migliora le condizioni lavorative degli essere umani cercando di eliminare sfruttamento ingiustizie. Alcune regole di sostenibilità economica hanno oggi buone possibilità di affermarsi ed essere ascoltate anche per una ragione strettamente economica: esse producono buoni affari. Le tecnologie volte a sfruttare le risorse rinnovabili si diffondono e rappresentano una fetta importante fetta nuovi investimenti. Lo stesso vale per le tecnologie antinquinanti. La sfida dei prossimi decenni per un economia sostenibile può davvero essere vinta FOCUS Solidarietà fra individui e popoli Un sistema economico globale che non cerchi di alzare il livello di vita dei più poveri tra gli esseri umani è destinato al fallimento . Le conseguenze della povertà sono devastanti: rivoluzioni, dittature , criminalità dilagante, guerre fra Stati, persecuzioni. Nella foto , una fiera dedicata al commercio equo e solidale: i prodotti esposti sono stati creati in Paesi poveri, da produttori indipendenti, senza sfruttamento del lavoro o dell’ambiente.